#Irraggiungibile
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“Quell’unico uomo disprezzato e coperto di cicatrici ha comunque lottato con il suo ultimo grammo di coraggio. Per raggiungere una stella irraggiungibile; e il mondo sarà migliore per questo.”
— Miguel de Cervantes, Don Chisciotte
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niente da fare, lasciami stare, tutto normale
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La cosa più castrante che una persona ti possa fare è quella di impedirti di raggiungerla quando i tuoi desideri sono così forti dal muovere il tuo corpo senza comando.
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PRIMA PAGINA Milano Finanza di Oggi mercoledì, 14 agosto 2024
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C'è che vederti mentre ti rivesti, mi provoca dentro un po' di malinconia. Il tuo corpo, che fino a poco fa era nudo e a mia disposizione, torna a essere una bellissima e irraggiungibile astronave, che vola alto e lontana da me. Ogni volta è un nostro piccolo addio.
Aliantis
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Tu non meriti un bravo ragazzo, uno che ti sfiori come fossi una bambola di cristallo. Che ti adori con timidezza come se tu fossi una regina, irraggiungibile Dea...Tu non meriti un uomo che ti metta sul piedistallo diventando tappeto per i tuoi tacchi maliziosi...Tu sei vulcano selvaggio, fuoco liquido, carne bollente...Meriti un uomo che ti vizi con una pacca sul culo ogni volta che ti passa vicino,uno sempre pronto a baciarti contro il muro con la sua gamba fra le tue, a scoprirti la spalla baciarti tutto il collo,a infilarti la mano fra le cosce farla salire senza fermarsi,col desiderio sempre pronto per riempirti ovunque...Un uomo che non viva l'orgasmo come fosse un traguardo,ma come base di partenza per spremere da Tela lussuria sfrenata che ti agita dentro, per farti sentire quella che sei in certi momenti, uno che ti prenda e strapazzi per trascinarti altrove...e poi ti lasci sul letto travolta e stravolta, come una zattera in mezzo all'oceano dopo la tempesta.Sei troppo femmina per un maschio qualsiasi...Tu non meriti un bravo ragazzo, sarebbe uno spreco...
Riccardo Tango Alfieri -
@jojojoshouse
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Non ci sarà mai qualcosa che non proverai a fare se davvero sarai innamorata
Ogni rinuncia non pesa
Ogni sogno lo vedi realizzabile
Ogni desiderio esaudibile
Ogni palpito
Ogni fremito
Ogni sospiro
Ti fanno pensare che nulla è irraggiungibile
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Sei il punto fisso dove i gatti mirano.
Sei un fottuto punto fisso.
Ti guardo senza mai vedere.
Sei un bellissimo e irraggiungibile punto fisso dove i miei pensieri.
Luigi Mancini
@luigimancini
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Troppi pensieri per un cervello, troppe ansie per un cuore. Ci sono giorni in cui la mia mente è come una tempesta, un vortice di pensieri che non riesco a fermare, e il mio cuore è come un tamburo che batte incessantemente, intrappolato in un ritmo che non riesco a controllare. Ogni giorno, mi sento come un equilibrista su una fune sottile, costretta a camminare senza mai fermarmi. Da un lato, i pensieri si accavallano come onde in piena, ogni singolo problema sembra amplificato, ogni minima preoccupazione diventa un ostacolo insormontabile. Dall’altro, l’ansia che serra il mio cuore come una morsa e mi lascia senza respiro.
A volte mi chiedo se sono solo io, se questo modo di sentire tutto in maniera così profonda e intensa sia un errore, un difetto nel mio modo di essere. Sembra quasi che il mio cervello non riesca mai a spegnersi, come se fosse perennemente in allerta, a caccia di qualcosa che non va, di qualche dettaglio che mi sfugge, di qualche motivo per preoccuparmi. E il mio cuore, invece di essere un rifugio, diventa un campo di battaglia, dove combatto costantemente contro le mie paure, i miei dubbi, le mie insicurezze. Non riesco mai a trovare pace, e tutto questo mi consuma dall'interno.
Ci sono notti in cui resto sveglia fino all’alba, perché i miei pensieri non mi lasciano dormire. Mi giro e rigiro nel letto, cercando un modo per calmarmi, per trovare un attimo di sollievo, ma non ci riesco. Ogni pensiero sembra accendere una scintilla di paura, e quella scintilla diventa subito un incendio. Mi preoccupo per il futuro, per le cose che ho fatto e per quelle che non ho fatto, per i miei errori, per le mie scelte. E anche quando penso di avere tutto sotto controllo, basta un dettaglio, un’idea, una parola per far crollare ogni sicurezza che pensavo di avere.
Sono stanca di questa guerra costante tra la mente e il cuore. È come se ogni giorno fosse una battaglia, e io non riesco a smettere di combattere. Ma è una battaglia in cui non vinco mai. Anzi, ogni giorno mi sento sempre più debole, sempre più esausto. Ogni pensiero diventa una trappola, ogni ansia una prigione. Mi sento come se fossi intrappolata in un ciclo infinito, incapace di liberarmi, incapace di trovare un momento di serenità.
E il peggio è che, spesso, nessuno se ne accorge. Ad alcuni mostro un volto sereno, una maschera che nasconde tutto questo tumulto interiore. Non voglio che gli altri vedano quanto sto soffrendo, quanto sto lottando. Mi dico che devo essere forte, che devo resistere, che devo andare avanti. Ma dentro di me so che questa forza apparente è solo una facciata, e che, sotto la superficie, sto crollando.
Vorrei poter fermare il tempo, poter mettere in pausa la mia mente e il mio cuore, anche solo per un attimo. Vorrei poter smettere di pensare, di preoccuparmi, di sentire tutto in modo così intenso. Vorrei poter respirare senza sentire questa morsa che stringe il mio petto, senza questa paura che non riesco mai a placare.
E mi chiedo se un giorno troverò mai pace. Se un giorno riuscirò a liberarmi di questi pensieri che mi tormentano, di queste ansie che mi consumano. Ma, al momento, tutto sembra così distante, così irraggiungibile. Mi sembra di essere in balia di una tempesta, e non vedo nessun porto sicuro dove rifugiarmi.
Forse, il vero problema è che non riesco ad accettare che la vita sia fatta anche di incertezze, di errori, di momenti di vulnerabilità. Forse, pretendo troppo da me stessa, cerco di controllare tutto, di avere sempre una risposta, una soluzione. Ma la verità è che, a volte, non ci sono risposte, e non ci sono soluzioni. A volte, bisogna solo accettare di sentirsi persi, di avere paura, di essere vulnerabili.
Ma io non so come fare. Non so come accettare questa parte di me. E così, continuo a lottare, a cercare di tenere tutto sotto controllo, anche se so che è una battaglia persa in partenza. Continuo a pretendere troppo dal mio cervello, e a chiedere troppo al mio cuore, anche se so che questo mi sta lentamente distruggendo.
Non so se un giorno troverò la forza di lasciar andare, di smettere di lottare contro me stessa. Ma, per ora, tutto ciò che posso fare è cercare di sopravvivere a questa tempesta, cercare di mettere un piede davanti all'altro, anche se ogni passo mi sembra sempre più pesante.
Perché, alla fine, non so essere diversa. Non so vivere senza pensare, senza preoccuparmi, senza sentire ogni emozione come un peso sul cuore. E, forse, questa è la mia condanna: troppi pensieri per un cervello, troppe ansie per un cuore che, anche quando è sul punto di crollare, continua a battere, nonostante tutto.
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L'infinito è troppo lontano per raggiungerlo, preferisco un orizzonte che vada bene!!!
RelaxBeach© (Tutti i Diritti Riservati.) 01/07/2024
Il Dilemma è: Essere un Infinito (in genere irraggiungibile) o un Orizzonte! (Che può essere toccato.)
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I GIAPPONESI, MEDIAMENTE, STANNO MALE MA LA SANNO LUNGA (cit.)
Ieri, oltre ad aver sistemato il problema al motore del mio fuoristrada appiccicando dello scotch davanti alla spia del guasto (si chiama Metodo Vorace Bestia Bugblatta di Traal), un tamblero ungherese mi ha suggerito di fare un upgrade e coprire i gemiti del motore ascoltando la musica a tutto volume (il mio motore emetteva gemiti? Non lo so... avevo la musica a tutto volume!)
Fatto sta che in un impeto di autolesionismo estremo, su youtube scelgo un collage della durata di 60 minuti - il tempo del viaggio di ritorno a casa senza fare i tornanti in derapata, sia mai che i gemiti del motore coprissero la musica - dicevo, un collage di tutte le sigle dei cartoni animati anni '70-'80, quindi Cristina D'Avena esclusa.
Ora, può darsi che i miei gusti musicali siano pessimi (lo sono) e che io abbia la sindrome di Munchausen a Stoccolma (mi avveleno da solo con cose che mi hanno reso psicodipendente da bambino) però è stato un viaggio davvero molto... istruttivo (che fatica non aver messo la D) perché mi sono reso conto che oggi i bambini non possono avere ciò di cui è stato fatto dono a chi guardava i cartoni animati sulle tv regionali.
Il trauma psicofisico di una violenza televisiva gratuita e improvvisa senza la minima censura o il minimo controllo della società.
E non sto parlando di Goku che frugava nelle mutande di Bulma chiedendosi cosa fosse quella cosa ma robe tipo Ninja Kamui, Kyashan o Judo Boy che AMMAZZAVANO DI BRUTTO LA GENTE CON TANTO DI TORTURA E SCHIZZI DI SANGUE.
Voglio dire, l'Uomo Tigre crepava di mazzate i suoi avversari ma non modello Goku Super Sayan AAAAAAAAHHHHHH!!!!... una roba più tipo il poliziotto preso a rasoiate in Pulp Fiction
E cosa dire di Bem il Mostro Umano?
Cioè, non lo so... 'umano' perché lui dava solo bastonate, mentre i cattivi cavavano occhi, evisceravano pance e torturavano bambini. Letteralmente.
Ho in mente questa scena in cui Ninja Kamui sta meditando su un albero (?!) e a poca distanza da lui un brigante cattura una donna e le taglia la gola con un coltello... uno schizzo di sangue della vittima imbratta il volto del protagonista ma il narratore afferma subito che lo stato di meditazione del ninja era così profondo che lui non poteva accorgersene.
Avevo 9 anni.
In genere, però, anche nelle serie più kid-friendly c'era questo sottile filo di sado-masochismo per cui ok che il/la protagonista trionfava ma per riuscirci dovevano SOFFRIRE VISTOSAMENTE, preferibilmente assistendo alla morte atroce di parenti o amici di infanzia e subendo torture da Guantanamo (spesso autoinflitte, per quella storia di Nietzsche temo un po' sfuggita di mano al mangaka).
Comunque - e qua so di citare un cosa praticamente irraggiungibile conoscitivamente dalla maggior parte di voi - la cosa che ancora adesso mi mette più angoscia è il ricordo di Madame Butterfly che durante gli allenamenti fa espodere con furia le palline da tennis contro al muro.
Poi sono arrivati il MOIGE e il CODACONS, quindi ora i bambini vivono in uno stato di dissociazione mentale dovuto ai buchi di trama per i tagli censori e alle cugine assolutamente non lesbiche di Sailor Moon.
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Abbiamo ringraziato ogni giorno.
Tokyo sembrava irraggiungibile. Non solo lo hanno eguagliato per numero di medaglie, 40, lo hanno superato per numero di ori, 12 contro 10. Non si faceva così bene da Sydney, 24 anni fa. 25 medaglie tra oro e argento contro le 24 di Los Angeles nel 1932 e le 23 di Atlanta e Roma nel 1996 e 1960. Seconda Olimpiade di fila con tutti i giorni a medaglia, oggi 36, striscia che è partita il 18 Agosto 2016 a Rio.
Il livello di competitività in più sport continua ad essere altissimo, sono saliti sul podio in 15 discipline diverse, sul gradino più alto in 10 di queste (mai successo prima). 20 quarti posti. Dopo 64 anni superiamo la Germania nella classifica finale. Siamo nelle prime 10 dal 1996. Il medagliere dice “solo” nona e sesta, ma la sostanza è diversa e questa è stata la migliore edizione per gli Azzurri. Nonostante il covid, i calcoli renali, la febbre, gli infortuni, le decisioni folli di giudici e arbitri. Nonostante il poco riguardo che si ha in questo paese per le strutture, le ore di sport a scuola e il sostegno che molto spesso manca per chi vuole intraprendere questa carriera.
I valori di questi atleti sono enormemente superiori rispetto ai numeri sul medagliere. È la migliore Italia e si può fare ancora meglio.
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Nella vita tutti noi abbiamo un segreto indicibile, un rimpianto irreversibile,
un sogno irraggiungibile
e un amore indimenticabile.
Diego Marchi
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Nessuno può consigliarvi o aiutarvi, nessuno.
C'è un'unica via da percorrere. Penetrate in voi stessi.
Amate la vostra solitudine e sopportate il dolore che essa vi procaccia con lamento armonioso.
Lasciate ai vostri giudizi il loro proprio sviluppo indisturbato, che – come ogni progresso – deve venire dall’intimo profondo e non può essere da nulla represso o accelerato.
Tutto è portare a termine e poi generare. Lasciar compiersi ogni impressione e ogni germe d’un sentimento dentro di sé, nel buio, nell’indicibile, nell’inconscio irraggiungibile alla propria ragione, e attendere con profonda umiltà e pazienza l’ora del parto d’una nuova chiarezza: questo solo si chiama vivere da artista: nel comprendere come nel creare.
Qui non si misura il tempo, qui non vale alcun termine e dieci anni son nulla. Essere artisti vuol dire: non calcolare e contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senz’apprensione che l’estate non possa venire.
Ché l’estate viene. Ma viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri d’ogni ansia.
Io l’imparo ogni giorno, l’imparo tra i dolori, cui sono riconoscente: pazienza è tutto!”
Rainer Maria Rilke
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Vorrei potermi vedere in modo oggettivo. Ideale irraggiungibile.
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Il giovane narratore di “Sei un mito” stando al testo consuma, durante l’uscita, almeno due cocktail (“ordiniamo un altro cocktail”) e poi prima di salire a casa di lei si ferma a comprare una bottiglia per festeggiare.
Considerando che sta uscendo con la tizia considerata da sempre irraggiungibile e lui non sembra essere propriamente pratico di donne, quante possibilità ci sono che esista un seguito intitolato “ti assicuro che non mi era mai successo”?
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