#Incisioni
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Nuovo lavoretto work in progress:
La sfera del Pianeta del Tesoro 🪐
Like per sostenermi in questa nuova avventura creativa ☺️👍🏻
Fan di questo film Disney fatevi avanti!!!🥰
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#creatività#Disney#diy#diy projects#fantasia#immaginazione#terracotta#polistirolo#incisioni#sfera#pianeta del tesoro#treasure planet#jim hawkins#disneyana
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today, alexander brodsky @ macro (rome)
Alexander Brodsky Depth of field Opening 20 September 2023, from 6 pm to 9 pm 20 September 2023 – 18 February 2024 Alexander Brodsky, SPECTACLES, etching, 2021 https://www.museomacro.it/polyphony/alexander-brodsky-depth-of-field/ MACRO — Museo d’Arte Contemporanea di Roma Via Nizza 138 ― Roma Ingresso gratuito / Free entry
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#Alexander Brodsky#art#arte#Depth of field#etchings#incisioni#Macro#MACRO via Nizza#mostra#opening#vernissage
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nuovi arrivi. La sezione della mia biblioteca con testi sulle #incisioni #rupestri della #Valcamonica si arricchisce di un nuovo volume. #camuni #libridiarcheologia #libri https://www.instagram.com/p/CnKMCiSLSNE/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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CONTROLLO DELLE EMOZIONI
Incisioni sulla pelle nella linea che s’incurva lasciando un fremito dolente su ventre ceduto alla fiamma. Mozioni tenute a bada nella matrice che scandisce passi sul tempo affusolato d’un narciso. Abbaglia voci antagoniste nell’inganno senza licenza scivolato su trucchi non riusciti… @Silvia De Angelis
youtube
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#antagoniste#controllo delle emozioni#fiamma#fremito#Incisioni#licenza#mozioni#Narciso#trucchi#Youtube
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It is Fine Press Friday!
Welcome to this week’s Fine Press Friday post, which features another book from our late friend Dennis Bayuzick entitled Ockers. This poem was written by Australian poet πo (1951) and features larger-than-life pop-art style linocuts created by Mike Hudson (1939-2021), as well as unique handset type by Jadwiga Jarvis (1947-2021). Ockers tells the story of the titular type of Australian man (a man that is uncouth and aggressive, but also helpful and has a good sense of humor) in an expressive, exciting manner. A fun, but sometimes crude read, the wording of the poem is further enhanced by the linocuts that help communicate the same over-the-top message as the author’s writing.
This copy is part of an edition of 40 signed and number copies and was printed at the Wayzgoose Press (Katoomba, Australia) in 1999. The entire book’s creation and execution was done by Mike Hudson and Jadwiga Jarvis, consists of handset types in a variety of serifs, and was printed on paper using a Western proof press. The creators used a concertina binding for the book.
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– Sarah S., Special Collections Graduate Intern
#Fine Press Friday#fine press fridays#wayzgoose press#ockers#pi o#mike hudson#jadwiga jarvis#australia#australian poetry#poetry#fine press#fine press books#western proof press#concertina binding#dennis bayuzick#sarah s.#letterpress#letterpress printing#Magniani Incisioni
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Giuseppe Zocchi: "vedute" nei dintorni di Firenze
Villa di Pratolino Vai alla galleria delle “Vedute” nei dintorni di Firenze
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"Il Mare di Redondolo" (2024)
acrilici e tratti in gesso colorato e matita con incisioni su mattonella cm27x13x2,5
"Ho ritrovato il Mare in un prato e il bosco attorno, non riusciva a contenerlo."
#acrylics#art#colours#contemporaryart#painting#galleryart#style#gallery#paint#briquette#object#stories#tucuman#chalks#pencil drawing#meadow#grass#sea#summer 24#friends#artworks#artists on tumblr#mare
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STUDI / La scrittura a Rapa Nui (Isola di Pasqua) è nata prima dell’arrivo degli europei?
STUDI / La scrittura a Rapa Nui (Isola di Pasqua) è nata prima dell’arrivo degli europei? Una di quattro tavolette in legno con incisioni in Rongorongo potrebbe essere antecedente all’arrivo delle prime navi europee, negli anni venti del Settecento.
Redazione Due gruppi di ricerca dell’Università di Bologna entrambi finanziati dallo ERC – Consiglio Europeo della Ricerca, insieme a studiosi internazionali, hanno pubblicato un articolo su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature, dimostrando che la ricerca altamente interdisciplinare porta a risultati di successo. I due progetti ERC che hanno guidato lo studio sono INSCRIBE – Invention…
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#alfabeto#archeologia#In evidenza#INSCRIBE - Invention of Scripts and their Beginnings#iscrizioni#Isola di Pasqua#Mike Friedrich#Rapa Nui#Rongorongo#Sahra Talamo#Scientific Reports#scoperte#scrittura#Silvia Ferrara#studi#Università di Bologna#Università di Hohenheim
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GIAN LORENZO BERNINI: NETTUNO E TRITONE
Il cardinale Alessandro Damasceni Peretti Montalto, pronipote di Sisto V, era un uomo magnanimo e gioviale, un munifico committente tanto benvoluto che, alla sua morte, il pittore Giovanni Bricci (padre di Plautilla, futuro architetto) licenziò un libello molto apprezzato nel quale si tessevano le lodi di quello che, se non fosse mancato prematuramente – per una congestione – a poco più di cinquant’anni, avrebbe potuto diventare papa nel conclave del 1623, che vide poi invece eletto Maffeo Barberini.
Il cardinale Montalto, come tutti lo chiamavano, era figlio della nipote Sisto V e, ad appena quattordici anni, fu adottato dal prozio che lo creò così giovanissimo cardinale. La nonna di Alessandro, Camilla, era la sorella di Sisto V, colei per la quale fu coniato il modo di dire “Camilla, tutti la vònno, nessuno pija…”, nonché proprietaria del terreno che avrebbe poi ospitato la favolosa villa che, con lui, sarebbe divenuta la villa privata più estesa di Roma. Un posto che, a giudicare dalle incisioni e da alcune foto di fine Ottocento, doveva essere incantevole e che il cardinale, raffinato collezionista, arricchì con tante opere d’arte.
La peschiera Montalto era la più grande “piscina” di Roma e si trovava a due passi dalla casa paterna di Bernini (Via Liberiana), sua prima casa romana. A pianta ovale con diametri di mt 36,50x24,50 essa, secondo la descrizione di Giuseppe Bianchini a commento della tav. 194 del X Libro delle Magnificenze di Roma di Giuseppe Vasi, 1761: “Nasce dal clivo del colle Viminale […] a destra si alza, quasi custode della delizia, un Ercole colla mazza, e a sinistra un Fauno con una zampogna, come se volesse accrescere il delizioso mormorio delle acque. Gira attorno alla peschiera una balaustra con di marmo con dodici statue sopra, e fra una e l’altra tante tazze dalle quali si drizzano altrettanti zampilli di viva acqua verso il centro della peschiera. Nel sito più alto, ove spiccano più copiose le acque, si alza la statua di nettuno col suo tridente in atto di domare quell’elemento e ai lati in sito più basso le statue di Orfeo e di Mercurio…”. (In realtà le statue a decorazione erano sedici, tutte raffiguranti dèi pagani e imperatori dell’Antica Roma).
La peschiera, che fu ancora per l’Ottocento un acquario molto vario, aveva anche uno “scherzo”, uno di quei trucchi tanto apprezzati nel Seicento: uno scalino calpestabile che correva tutt’intorno alla vasca sotto il pelo dell’acqua così che, nel calpestarlo, bagnava le caviglie degli ospiti, e fu descritto come: “Uno scalino falso che inaqua un poco le gambe”.
La fontana-laghetto creata da Domenico e Giovanni Fontana ai tempi di Sisto V – le cui insegne ricorrevano sotto le statue della balaustra – fu “coronata” dal Nettunoberniniano per volontà del cardinale Alessandro, con un basamento che recava le proprie insegne: al momento della commissione, attorno al 1619, Bernini aveva appena 20 anni. Per Leone Strozzi, che aveva la propria villa vicina a quella di Monalto, suo padre Pietro aveva già licenziato alcune statue (e lo stesso Gian Lorenzo gli venderà, sebbene l’avesse scolpito per sé stesso, il San Lorenzo sulla graticola oggi coll. Contini Bonacossi presso Uffizi, Firenze) per le quali aveva in parte coinvolto anche il giovane figlio. Potrebbe esser stato dunque un “passaparola” tra ricchi mecenati a far sì che Montalto affidasse al giovane Lorenzo un gruppo da porre in piena vista nel suo fantastico giardino. Che il giovane avesse talento per i gruppi, il cardinale lo sapeva comunque avendo visto senz’altro il gruppo di Enea, Anchise e Ascanio (o Fuga da Troia) licenziato nel 1619 per il cardinale Scipione Borghese.
A Gian Lorenzo Bernini Montalto avrebbe commissionato tre opere in tutto: il Nettuno, il busto ritratto oggi ad Amburgo (1622) e il David oggi alla Galleria Borghese (1621-3).
Alcune incisioni mostrano come il gruppo del Nettuno e Tritone fosse posto a coronamento della peschiera che si ergeva all’estremità della proprietà, smembrata a fine ‘800 per far posto alla stazione Termini, nella parte più rialzata (l’unico edificio rimasto della villa, cmq modificato, è l’attuale Palazzo Massimo alle Terme): da lì si aveva una vista sopraelevata dell’abside di Santa Maria Maggiore, dov’era sepolto il prozio del cardinale, Sisto V, e dove Montalto stesso sarebbe stato prematuramente sepolto (sebbene il suo cuore si trovi in Sant’Andrea della Valle, i cui lavori di realizzazione aveva profusamente finanziato).
Il Nettuno ha una resa aspra, quasi ruvida, coerente con la destinazione all’aperto e l’esposizione alle intemperie: troneggia sulla vasca a gambe divaricate su una conchiglia, barba e baffi arruffati, quasi imbrinati di salsedine, e punta il tridente in basso con piglio deciso in un avvitamento turbinoso come il mare in tempesta che gli spazza il viso mentre il panneggio gli lambisce i fianchi come fosse al centro di un ciclonico mulinello.
Tra le gambe del dio spunta un tritone che con la sx si aggrappa al suo polpaccio sx, mentre con la dx tiene una buccina della quale pare ancora di udire il richiamo. Sotto al gruppo, l’acqua fluiva nel bacino sottostante formando una cascata su tre gradini.
Si è a lungo supposto che la fonte iconografica fosse da individuare in Virgilio, EneideI, 132 e segg., ma è più probabile che la fonte sia da ricercarsi in Ovidio, MetamorfosiI, 330-48:
“Cessò l’ira del mare, il dio delle acque depose l’asta tricuspide, chiamò il ceruleo tritone che sovrastava il pelago profondo con le spalle coperte di natie conchiglie e gli comandò di dar fiato alla conca fragorosa, per fare ormai, con quel segnale, rientrare i flutti e le correnti. Quegli prese la cava buccina tortuosa che va dal principio allargandosi in ampia spirale, la buccina che, quando in alto mare si empie d’aria, introna del suo suono i lidi che si stendono dall’oriente all’occaso. E anche allora, appena ebbe toccato la bocca del dio dalla barba stillante, e gonfia annunziò l’ordine della ritirata, fu udita da tutte l’acque della terra e del mare, e tutte le onde che l’udirono raffrenò e respinse. Il mare ebbe ancora le sue rive, i letti contennero i fiumi rigonfi, si abbassarono le correnti, si videro i colli riapparire fuori, sorse la terra, si ingrandirono le cose col decrescere delle acque e, dopo lunghi giorni, le selve mostrarono le loro cime, spogliate, e avevano ancora su le fronde il limo lasciato dai flutti. Il mondo era rinato.”
Rispetto al testo ovidiano, che Gian Lorenzo avrebbe letto a fondo di lì a breve anche per Apollo e Dafne, il suo Nettuno non ha ancora posato il tridente e sembra ancora piuttosto contrariato: Bernini lo rappresenta nell’acme dell’azione. Il tritone invece è stato reso abbastanza calzante al testo, e in esso vediamo un concetto che tornerà in tutte le sue fontane successive: l’acqua che emerge alla luce da un essere umano, mitologico o animale.
L’episodio ovidiano, che narra del mito di Pirra e Deucalione, trova corrispettivo nel racconto biblico del diluvio universale; la clemenza di Nettuno che, di concerto col fratello Giove, permette alla coppia di sopravvivere e rigenerare il genere umano, corrisponde al passo di Genesi: 8,1: “Or Iddio si ricordò di Noè, di tutti gli animali e di tutto il bestiame che era con lui nell’arca, e Dio fece passare un vento sulla terra, e le acque si calmarono.”
La pietasdivina che dopo il caos ristabilisce la quiete era allusione alla munificenza del cardinale Montalto, mentre il senso del contrasto tra l’agitazione di Nettuno e lo specchio piatto dell’acqua nella peschiera era chiaro: Nettuno aveva appena placato una tempesta per permettere che gli ospiti di Montalto potessero ammirare con calma i pesci che la popolavano e, in generale, il suo elemento.
Chi poteva aver suggerito un collegamento pagano-cristiano così sottile? Se è vero che il cardinale faceva segretamente parte dell’Accademia degli Intronati con lo pseudonimo di Profundus, è stato suggerito anche tuttavia il nome dell’allora cardinale Maffeo Barberini, da sempre appassionato di poesia, ma il quesito rimane senza risposta.
Nettunolasciò Roma parecchio tempo prima della demolizione di villa Montalto ormai Negroni: nel 1784 il ricco commerciante Giuseppe Staderini comprò la villa dai Negroni (che l’avevano acquistata a loro volta nel 1696) e iniziò una vendita sistematica di tutto ciò che essa conteneva, alberi compresi.
Tuttavia, da una lettera scritta da Raphael Mengs da Madrid nel 1767 al cav. D’Azara, deduciamo che forse i Negroni avevano già tentato di piazzare il gruppo berniniano: “Desidererei sapere quanto costerebbe il gruppo del nettuno del Bernini”. Non se ne fece evidentemente nulla se nel 1777 il viaggiatore De la Roque, in visita alla villa, affermò che Nettuno si trovava in una rimessa annessa alla peschiera, dunque già “smontato” in vista di un trasloco ma ancora a Roma. Dopo un periodo in custodia presso Villa Borghese, infine, nel 1786, il gruppo fu acquistato da sir Joshua Reynolds e venduto, dopo la sua morte, a Lord Yarborough nella cui famiglia �� rimasto fino al 1950.
L’idea del Nettuno sarà ripresa da Bernini per il mai realizzato progetto della Fontana di Trevi al quale aveva dato principio sotto Urbano VIII Barberini poi abbandonato per mancanza di fondi, stornati sulla guerra di Castro: la prima idea prevedeva un complicato gioco architettonico e scultoreo dove sarebbe apparsa la Virgo della leggenda (colei che aveva permesso ad Agrippa e ai suoi soldati di trovare la fonte dell’Acqua Virgo che serve la fontana) mentre la seconda, se la prima non fosse piaciuta al papa, contemplava appunto la figura del dio marino.
Sotto Innocenzo X Pamphili Bernini rispolverò l’idea di una fontana sormontata da un Nettuno per la “terza” fontana di piazza Navona, dopo la Fontana dei Quattro Fiumi e il Moro: anch’essa rimase però irrealizzata per la sopraggiunta morte di papa Pamphili e quella che anche oggi non a caso ritrae il dio del mare (opera di Antonio della Bitta) mostra come l’idea di Bernini per essa fosse nota e tenuta in considerazione. Infine, l’idea del Nettuno fu ripresa da Salvi nella figura di Oceano che oggi vediamo proprio in trionfo nella fontana di Trevi.
di Claudia Renzi ©
In foto: Gian Lorenzo Bernini, Nettuno e tritone (Londra, Victoria and Albert Museum).
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nel corpo vulnerato
metamorfosando
l'invisibile già noto
incista - nutre
***
Vulnerato I e II
incisioni su rame corroso
25x50 cm - 2024
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THE WORLD'S OLDEST OCULAR PROSTHESIS
LA PRÓTESIS OCULAR MÁS ANTIGUA DEL MUNDO
LA PRÓTESIS OCULAR MÁS ANTIGUA DEL MUNDO
(English / Español / Italia
More than 5,000 years ago, a woman with an ocular prosthesis was buried in the desert of Sistan (Iran).
This is a hemisphere made of a light material (derived from bitumen paste) and coated with gold; with incisions, imitating the pupil.
To hold the eyeball in place, they drilled two small holes. In this way, the prosthesis was held in place by a string (like a patch).
Its owner wore it during the day to hide its empty orbit, and at night she kept it in a leather pouch, also found in the burial site.
Several vessels, various ornaments and a bronze mirror were also found in the tomb of this (surprisingly tall) woman. It is thought that she may have been an important social figure or perhaps a priestess.
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Hace más 5.000 años, en el desierto de Sistán (Irán), fue enterrada una mujer con una prótesis ocular.
Se trata de una semiesfera hecha con un material ligero (derivado de la pasta de betún) y recubierta de oro; con incisiones, imitando la pupila.
Para mantener el globo ocular en su sitio perforaron dos pequeños agujeros. De este modo, la prótesis quedaba sujeta por una cuerda (como un parche).
Su dueña lo llevaba puesto de día, para ocultar su órbita vacía, y por la noche lo guardaba en un saquito de cuero, encontrado también en el enterramiento.
En la tumba de esta mujer (sorprendentemente alta) se encontraron además varias vasijas, diversos adornos y un espejo de bronce. Se cree que puede haberse tratado de un personaje importante en la sociedad o quizá de una sacerdotisa.
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Più di 5.000 anni fa, nel deserto del Sistan (Iran) fu sepolta una donna con una protesi oculare.
Si tratta di una semisfera realizzata con un materiale leggero (derivato dalla pasta di bitume) e rivestita d'oro; con incisioni che imitano la pupilla.
Per tenere il bulbo oculare in posizione, hanno praticato due piccoli fori. In questo modo, la protesi è stata tenuta in posizione da una corda (come un cerotto).
La sua proprietaria lo indossava di giorno per nascondere l'orbita vuota, mentre di notte lo teneva in un sacchetto di pelle, anch'esso rinvenuto nella sepoltura.
Nella tomba di questa donna (sorprendentemente alta) sono stati trovati anche diversi vasi, vari ornamenti e uno specchio di bronzo. Si pensa che potesse essere un'importante figura sociale o forse una sacerdotessa.
Fuente: Arqueología de la medicina
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alexander brodsky @ macro (rome): opening sept 20th
Alexander Brodsky Depth of field Opening 20 September 2023, from 6 pm to 9 pm 20 September 2023 – 18 February 2024 Alexander Brodsky, SPECTACLES, etching, 2021 https://www.museomacro.it/polyphony/alexander-brodsky-depth-of-field/ MACRO — Museo d’Arte Contemporanea di Roma Via Nizza 138 ― Roma Ingresso gratuito / Free entry
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#Alexander Brodsky#art#arte#Depth of field#etchings#incisioni#Macro#MACRO via Nizza#mostra#opening#vernissage
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fino ad allora per me era un gioco. l’ho capito solo il giorno stesso, quando guardando la mia immagine riflessa nello specchio dorato, uno dei pochi oggetti tenuti e uno degli ultimi ad essere portati via, non ho più trovato alle mie spalle il profilo confortante della grande libreria in noce, da cui mi divertivo ogni pomeriggio a sfilare un libro da grandi per sbirciarne qualche pagina. in quel momento mi rendevo conto anche che non sarei più entrata nel ripostiglio con i ripiani pieni di copriletti che profumava sempre di bucato appena fatto, la tana in cui mi andavo a rifugiare accovacciata per terra insieme ai miei giocattoli ogni volta che non volevo più essere trovata. e non avrei neanche più percorso il corrimano delle scale con i miei polpastrelli, per trovare le incisioni dei nomi dei bambini che avevano abitato prima di me e fantasticare sulle loro storie, quello che li aveva portati lì e quello che li aveva portati fuori di lì. uscivo dalla porta consapevole che non mi sarei più sentita a casa altrove. oggi quello specchio è in camera mia.
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“ Invece di seguire il programma di austerità del suo predecessore Hoover, il presidente del New Deal, come ha notato Barbara Spinelli su «la Repubblica», «aumentò ancor più le spese federali. Investì enormemente sulla cultura, la scuola, la lotta alla povertà». Purtroppo, aggiunge la Spinelli, «non c’è leader in Europa che possegga, oggi, quella volontà di guardare nelle pieghe del proprio continente e correggersi. Non sapere che la storia è tragica, oggi, è privare di catarsi e l’Italia, e l’Europa». Già: addirittura una «catarsi». Ma è proprio quello che ci vorrebbe. Roosevelt, infatti, non mise solo i disoccupati a scavare buche e a riempirle, come tanto spesso si dice. Tre dei più importanti progetti della Works Progress Administration, i più singolari, innovativi e duraturi, furono quelli compresi nel cosiddetto Progetto Federale numero 1, altrimenti noto come Federal One, che sponsorizzò per la prima volta piani di lavoro per insegnanti, scrittori, artisti, musicisti e attori disoccupati. Il Federal Writers’ Project, il Federal Theatre Project e il Federal Art Project misero al lavoro per qualche anno più di ventimila knowledge workers (come li chiameremmo oggi), tra i quali c’erano Richard Wright, Ralph Ellison, Nelson Algren, Frank Yerby, Saul Bellow, John A. Lomax, Arthur Miller, Orson Welles, Sinclair Lewis, Clifford Odets, Lillian Hellman, Lee Strasberg (il fondatore del mitico Actors Studio) ed Elia Kazan. Non si trattò di elemosina: checché. Oltre a produrre opere d’arte (migliaia di manifesti, disegni, murales, sculture, pitture, incisioni...), gli artisti plastici e figurativi vennero impiegati nella formazione artistica e nella catalogazione dei beni culturali, e crearono e resero vivi anche un centinaio di community art centres e di gallerie in luoghi e regioni in cui l’arte era completamente sconosciuta. In tre anni, nella sola New York, più di dodici milioni (12.000.000!) di persone assistettero agli spettacoli teatrali incentivati dal Federal Theatre Project. Quanto al Writers’ Project, che costò ventisette milioni di dollari in quattro anni, produsse centinaia di libri e opuscoli, registrò storie di vita di migliaia di persone che non avevano voce e le classificò in raccolte etnografiche regionali, ma soprattutto, con le American Guide Series, contribuì a ridare forma all’identità nazionale degli Stati Uniti, che la Grande Depressione aveva profondamente minato, fondandola su ideali più inclusivi, democratici ed egualitari. E scusate se è poco. Tuttavia anche lì, e anche allora, non mancavano i sostenitori dell’idea che la cultura è un lusso e, soprattutto, un lusso di sinistra. Dal maggio del 1938, sotto la guida di due «illuminati statisti» come Martin Dies e J. Parnell Thomas, la Commissione della Camera contro le attività antiamericane non smise di accusare i tre progetti di essere al soldo di Mosca e non si arrese fino a quando non furono fermati. Poi, venne la guerra e molti sogni si infransero. Ma intanto, con quel solido lavoro culturale alle spalle, le fondamenta di una nuova consapevolezza di sé e di una nuova idea di futuro erano comunque gettate. E da lì, dall’idea di fondo della necessità dell’intervento statale per vivificare la cultura e modificare così la specializzazione produttiva di un Paese, partirà, già durante la guerra, un altro liberale illuminato, Vannevar Bush, consigliere di Roosevelt, per elaborare il famoso rapporto Science: the Endless Frontier, che rappresenta un po’ il manifesto della politica culturale e scientifica – e a ben vedere anche economica – che avrebbero seguito gli Stati Uniti nei successivi decenni fino a Barack Obama. “
Bruno Arpaia e Pietro Greco, La cultura si mangia, Guanda (collana Le Fenici Rosse), 2013¹ [Libro elettronico]
#Bruno Arpaia#Pietro Greco#La cultura si mangia#saggistica#intellettuali italiani#economia#Giulio Tremonti#la Repubblica#Franklin Delano Roosevelt#New Deal#Barbara Spinelli#FDR#knowledge workers#Italia#Europa#disoccupazione#XX sec#Works Progress Administration#Storia del '900#Federal One#Federal Writers’ Project#Federal Theatre Project#America#Commissione contro le attività antiamericane#Saul Bellow#Federal Art Project#Arthur Miller#Orson Welles#Elia Kazan#Sinclair Lewis
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Claudio Massini Trieste
testi di Giulio Ciavoliello, Massimiliano Forza, Paolo Magris, Francesca Tavarado, Pietro Valle e Roberto Vidali
Juliet ed., Trieste 2009, 295 pagine, 21x26cm, ISBN 978-88-90 302-8-9
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Fili Fatali, Trieste 2009
“Fili fatali” si compone di un insieme di tele volutamente dedicate agli ambienti e alle memorie dell’ infanzia di Massini, napoletano d’origine ma trasferitosi presto a Trieste dove vive sino all’età di diciotto anni studiando decorazione pittorica all’Istituto Statale d’Arte “Enrico ed Umberto Nordio” sotto il magistero di Riccardo Bastianutto, Ugo Carà e Dino Predonzani. E’ grazie a questo percorso di studi tradizionali che il pittore acquisisce conoscenze che ritornano in un percorso espressivo interamente votato al culto della bellezza e della preziosità della superficie cromatica, entrambe coniugate secondo un sentire contemporaneo.
Ed è alla realtà triestina che le tele dipinte a tecnica mista con rilievi e incisioni si rivolgono, grazie all’allusione di alcuni titoli e di alcuni soggetti facilmente riconoscibili: stelle, fiori, calici, architetture, chicchi di caffè. In questi dipinti troviamo fissata una realtà carezzevole e istigatrice al sentimento del lusso e della voluttà, grazie alla preziosità del pigmento che è ricollegabile all’antica pittura di tradizione medioevale e presente ancora nella delicata preziosità coloristica ed espressiva dei rilievi quattrocenteschi di Carlo Crivelli. Una luce uniforme, falsificatrice, investe le cose raffigurate, quasi immobilizzandole e stendendole sul lettino dello psicanalista per poi espandersi e abbracciare orizzonti lontani: disegna l’oscillazione di un mondo orientale che si ricongiunge con quello occidentale e si trasforma in una luce moderna che incontra, nella gustosità tattile dei materiali, quella antica.
03/06/24
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Immagini di Toscana nelle "vedute" di Giuseppe Zocchi
Siena – Piazza del Campo con fiaccolata notturna Vai alla galleria immagini di Toscana nelle ���vedute” di Giuseppe Zocchi
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#Giuseppe Zocchi stampe e incisioni#Giuseppe Zocchi: Immagini di Toscana#Immagini Toscana#stampe e incisioni Toscana
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