#Incisioni
Explore tagged Tumblr posts
persa-tra-i-miei-pensieri · 25 days ago
Text
Nuovo lavoretto work in progress:
La sfera del Pianeta del Tesoro 🪐
Like per sostenermi in questa nuova avventura creativa ☺️👍🏻
Fan di questo film Disney fatevi avanti!!!🥰
6 notes · View notes
insaid-ai · 17 days ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
What if... Gustave Doré avesse illustrato storie di fantascienza
2 notes · View notes
marcogiovenale · 1 year ago
Text
today, alexander brodsky @ macro (rome)
Alexander Brodsky Depth of field Opening 20 September 2023, from 6 pm to 9 pm  20 September 2023 – 18 February 2024 Alexander Brodsky, SPECTACLES, etching, 2021 https://www.museomacro.it/polyphony/alexander-brodsky-depth-of-field/ MACRO — Museo d’Arte Contemporanea di Roma Via Nizza 138 ― Roma Ingresso gratuito / Free entry
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
francesco-scanagatta · 2 years ago
Photo
Tumblr media
nuovi arrivi. La sezione della mia biblioteca con testi sulle #incisioni #rupestri della #Valcamonica si arricchisce di un nuovo volume. #camuni #libridiarcheologia #libri https://www.instagram.com/p/CnKMCiSLSNE/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
silviadeangelis · 2 years ago
Text
CONTROLLO DELLE EMOZIONI
Incisioni sulla pelle nella linea che s’incurva lasciando un fremito dolente su ventre ceduto alla fiamma. Mozioni tenute a bada nella matrice che scandisce passi sul tempo affusolato d’un narciso. Abbaglia voci antagoniste nell’inganno senza licenza scivolato su trucchi non riusciti… @Silvia De Angelis
youtube
View On WordPress
0 notes
uwmspeccoll · 1 year ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
It is Fine Press Friday!
Welcome to this week’s Fine Press Friday post, which features another book from our late friend Dennis Bayuzick entitled Ockers. This poem was written by Australian poet πo (1951) and features larger-than-life pop-art style linocuts created by Mike Hudson (1939-2021), as well as unique handset type by Jadwiga Jarvis (1947-2021). Ockers tells the story of the titular type of Australian man (a man that is uncouth and aggressive, but also helpful and has a good sense of humor) in an expressive, exciting manner. A fun, but sometimes crude read, the wording of the poem is further enhanced by the linocuts that help communicate the same over-the-top message as the author’s writing.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
This copy is part of an edition of 40 signed and number copies and was printed at the Wayzgoose Press (Katoomba, Australia) in 1999. The entire book’s creation and execution was done by Mike Hudson and Jadwiga Jarvis, consists of handset types in a variety of serifs, and was printed on paper using a Western proof press. The creators used a concertina binding for the book.
View more Fine Press Friday Posts.
View other books from the collection of Dennis Bayuzick.
View more books from Wayzgoose Press.
– Sarah S., Special Collections Graduate Intern
8 notes · View notes
storiearcheostorie · 12 days ago
Text
Straordinaria scoperta in Valtellina: a Valfurva (Sondrio) il ghiacciaio in ritirata rivela le incisioni rupestri più "alte" d'Europa
ARCHEOLOGIA | Straordinaria scoperta in Valtellina: a Valfurva (Sondrio) il ghiacciaio in ritirata rivela le incisioni rupestri più "alte" d'Europa Il ritrovamento è avvenuto a 3.000 metri di altitudine nel Parco Nazionale dello Stelvio
Redazione La Lombardia si conferma come un vero e proprio libro di storia e di biodiversità a cielo aperto e si arricchisce di una nuova eccezionale scoperta: i petroglifi del Pizzo Tresero nel Comune di Valfurva (Sondrio) nel Parco Nazionale dello Stelvio. Una scoperta che nasce dalla segnalazione, nell’estate 2017, da parte dell’escursionista comasco Tommaso Malinverno alla Soprintendenza,…
0 notes
stilouniverse · 1 year ago
Text
Giuseppe Zocchi: "vedute" nei dintorni di Firenze
Villa di Pratolino Vai alla galleria delle “Vedute” nei dintorni di Firenze
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
crazy-so-na-sega · 5 days ago
Text
iL GHIACCIAIO SI RITIRA ED EMERGONO INCISIONI RUPESTRI DI 5500 ANNI FA 👀
Tumblr media
Quindi: 1 Sul ghiacciaio di oggi vivevano i pastori
2 Faceva più caldo
3 La Terra si è raffreddata e non riscaldata
4 Non avevano i diesel
5 La CO2 non c'entra niente 🤡
-Massimo Montanari
------
fino allo sfinimento...😼👍
61 notes · View notes
diceriadelluntore · 13 days ago
Text
Tumblr media
Storia Di Musica #349 - Art Farmer & Gigi Gryce, Art Farmer Quintet Featuring Gigi Gryce, 1956
Jackie McLean, uno dei più grandi sassofonisti bianchi, che pubblicò con la Prestige 6 album, considerava Bob Weinstock solo un affarista. Altri non erano d'accordo (Miles Davis era uno tra questi) ma è indubbio che le modalità con cui Weinstock faceva funzionare la Prestige erano peculiari, tanto che divennero quasi un marchio di fabbrica. Innanzitutto, non pagava le prove ai musicisti, così buona parte del pur prestigioso catalogo è composto da standard e molto poco da brani originali, data l'impossibilità di provarli. D'altronde, lui spingeva moltissimo a registrare qualsiasi cosa: negli anni d'oro, a metà anni '50, riusciva a pubblicare 75 dischi all'anno, un'enormità. E persino i ritmi delle registrazioni erano quasi "industriali": agli studi Van Gelder c'erano sessioni anche per 18 ore al giorno e spulciando i cataloghi Prestige (ci sono superbi siti che ne raccolgono tutti i dati) non di rado grandi dischi furono registrati nello stesso giorno, a poche ore di distanza. Weinstock era un tipo strano, ed era famoso anche per la sua tirchieria: si dice che il numero davvero esiguo di alternative takes (cioè registrazioni differenti dello stesso brano da parte degli stessi musicisti) della Prestige era dovuto al fatto che imponesse il riutilizzo dei nastri non considerati pubblicabili per risparmiare, quando invece per altre case discografiche quelle registrazioni alternative era una vera e propria miniera d'oro di filologia musicale sull'evoluzione di brani o artisti.
Ci sono però delle eccezioni, come il disco di oggi, che è uno dei capolavoro del catalogo Prestige e uno dei dischi più belli di post bop del tempo. I suoi due protagonisti furono Art Farmer e Gigi Gryce. Farmer è stato uno dei più grandi trombettisti della sua generazione: a fine anni '40 suona con Jay McShann e in seguito con Benny Carter, Gerald Wilson, Roy Porter e Dexter Gordon, concentrandosi ad esibirsi nella zona di Kansas City. Nel 1952 scrive per Wardell Gray, un sassofonista, la sua prima canzone che diventerà uno standard, Farmer's Market. Suonerà poi con alcuni dei più grandi e dopo l'incontro con Gryce suonerà in famosi dischi di Coleman Hawkins, Thelonious Monk, Charles Mingus, Art Blakey/Horace Silver's Jazz Messengers, prenderà il posto, nel 1958, di Chet Baker, cacciato da Gerry Mulligan nel suo Quintetto e fonderà un gruppo davvero straordinario, Jazztet, con Benny Golson e di cui faranno parte suo fratello Addison al contrabbasso, Dave Bailey alla batteria, Curtis Fuller al trombone e McCoy Tyner al pianoforte, all'inizio della sua straordinaria carriera.
Sebbene fu breve, il suo incontro con Gigi Gryce lasciò un grande segno nella storia del Jazz. George General Grice Jr., il vero nome di Gigi Gryce, è stato un sassofonista, compositore e arrangiatore. Nativo della Florida, si diploma al conservatorio di Boston. Si incrocia già con Farmer, poichè i due ruotano nella band di Lionel Hampton, il celeberrimo vibrafonista, ma Gryce vola a Parigi dove incide i primi brani, nel 1953. Al ritorno dall'Europa, mette su un sodalizio con Farmer, che porta a varie incisioni ai Van Gelder Studios per la Prestige: le prime nel 1954 e nel 1955 finiscono in When Farmer Met Gryce, un'altra, dell'ottobre 1955, nel disco di oggi, come già accennato uno dei capolavori di quegli anni.
Art Farmer Quintet Featuring Gigi Gryce esce nel 1956 ma nel 1963 verrà ristampato con un altro nome, Evening In Casablanca, dal nome di una delle più famose composizioni di Gryce presente nel disco. Come in When Farmer Met Gryce, le composizioni sono quasi tutte autografe, regalando un suono ricco di nuove strutture e armonie. Il quintetto di Farmer era composta da: Duke Jordan al piano, Addison Farmer (fratello di Art) al bass, Philly Joe Jones alla batteria e Gryce al sassofono contralto. Il disco si apre con Forecast di Jordan, molto swing, con tre assoli di Farmer, Gryce e Jordan. Poi arriva tutta la grazia di Gryce: Evening In Casablanca diventerà un classico, la novità introdotta dalla struttura musicale di Nica's Tempo, brano dedicato alla leggendaria baronessa del jazz, Pannonica de Koenigswarter, per gli amici Nica, erede del ramo Rothschild inglese, mecenate di tanti musicisti jazz tra gli anni '40 e '50. E poi la grazia e lo spumeggiante di Satellite (altro esempio di struttura musicale innovativa) e le più classiche Sans Souci e Shabozz.
Farmer continuerà la sua carriera, tra l'altro vivendo spesso in Europa: dopo un tour europeo si trasferisce a Vienna, sposa una viennese, si interessa alla musica classica, portando il jazz nella capitale austriaca dato che ogni suo vecchio amico americano per andarlo a trovare finiva per suonare con lui da qualche parte. Molto più misteriosa fu invece la vita di Gryce: dopo Farmer, fondò un gruppo, Jazz Lab Quintet, suonò fino agli inizi degli anni '60 tra gli altri con Thelonious Monk, John Coltrane e Coleman Hawkins ed era considerato uno dei migliori arrangiatori della scema musicale. Poco dopo si convertì all'islam, cambiando nome in Basheer Quisim, e lavorò come professore di scuola elementare fino alla morte, nel 1983, nella nativa Pensacola, abbandonando la musica. Che nel 1956 fu molto fortunata ad aver sostenuto l'incontro tra Art Farmer e Gigi Gryce.
12 notes · View notes
ilventomuovelerighe-blog · 3 months ago
Text
Tumblr media
"Il Mare di Redondolo" (2024)
acrilici e tratti in gesso colorato e matita con incisioni su mattonella cm27x13x2,5
"Ho ritrovato il Mare in un prato e il bosco attorno, non riusciva a contenerlo."
11 notes · View notes
massimogilardi · 1 year ago
Text
GIAN LORENZO BERNINI: NETTUNO E TRITONE
Il cardinale Alessandro Damasceni Peretti Montalto, pronipote di Sisto V, era un uomo magnanimo e gioviale, un munifico committente tanto benvoluto che, alla sua morte, il pittore Giovanni Bricci (padre di Plautilla, futuro architetto) licenziò un libello molto apprezzato nel quale si tessevano le lodi di quello che, se non fosse mancato prematuramente – per una congestione – a poco più di cinquant’anni, avrebbe potuto diventare papa nel conclave del 1623, che vide poi invece eletto Maffeo Barberini.
Il cardinale Montalto, come tutti lo chiamavano, era figlio della nipote Sisto V e, ad appena quattordici anni, fu adottato dal prozio che lo creò così giovanissimo cardinale. La nonna di Alessandro, Camilla, era la sorella di Sisto V, colei per la quale fu coniato il modo di dire “Camilla, tutti la vònno, nessuno pija…”, nonché proprietaria del terreno che avrebbe poi ospitato la favolosa villa che, con lui, sarebbe divenuta la villa privata più estesa di Roma. Un posto che, a giudicare dalle incisioni e da alcune foto di fine Ottocento, doveva essere incantevole e che il cardinale, raffinato collezionista, arricchì con tante opere d’arte.
La peschiera Montalto era la più grande “piscina” di Roma e si trovava a due passi dalla casa paterna di Bernini (Via Liberiana), sua prima casa romana. A pianta ovale con diametri di mt 36,50x24,50 essa, secondo la descrizione di Giuseppe Bianchini a commento della tav. 194 del X Libro delle Magnificenze di Roma di Giuseppe Vasi, 1761: “Nasce dal clivo del colle Viminale […] a destra si alza, quasi custode della delizia, un Ercole colla mazza, e a sinistra un Fauno con una zampogna, come se volesse accrescere il delizioso mormorio delle acque. Gira attorno alla peschiera una balaustra con di marmo con dodici statue sopra, e fra una e l’altra tante tazze dalle quali si drizzano altrettanti zampilli di viva acqua verso il centro della peschiera. Nel sito più alto, ove spiccano più copiose le acque, si alza la statua di nettuno col suo tridente in atto di domare quell’elemento e ai lati in sito più basso le statue di Orfeo e di Mercurio…”. (In realtà le statue a decorazione erano sedici, tutte raffiguranti dèi pagani e imperatori dell’Antica Roma).
La peschiera, che fu ancora per l’Ottocento un acquario molto vario, aveva anche uno “scherzo”, uno di quei trucchi tanto apprezzati nel Seicento: uno scalino calpestabile che correva tutt’intorno alla vasca sotto il pelo dell’acqua così che, nel calpestarlo, bagnava le caviglie degli ospiti, e fu descritto come: “Uno scalino falso che inaqua un poco le gambe”.
La fontana-laghetto creata da Domenico e Giovanni Fontana ai tempi di Sisto V – le cui insegne ricorrevano sotto le statue della balaustra – fu “coronata” dal Nettunoberniniano per volontà del cardinale Alessandro, con un basamento che recava le proprie insegne: al momento della commissione, attorno al 1619, Bernini aveva appena 20 anni. Per Leone Strozzi, che aveva la propria villa vicina a quella di Monalto, suo padre Pietro aveva già licenziato alcune statue (e lo stesso Gian Lorenzo gli venderà, sebbene l’avesse scolpito per sé stesso, il San Lorenzo sulla graticola oggi coll. Contini Bonacossi presso Uffizi, Firenze) per le quali aveva in parte coinvolto anche il giovane figlio. Potrebbe esser stato dunque un “passaparola” tra ricchi mecenati a far sì che Montalto affidasse al giovane Lorenzo un gruppo da porre in piena vista nel suo fantastico giardino. Che il giovane avesse talento per i gruppi, il cardinale lo sapeva comunque avendo visto senz’altro il gruppo di Enea, Anchise e Ascanio (o Fuga da Troia) licenziato nel 1619 per il cardinale Scipione Borghese.
A Gian Lorenzo Bernini Montalto avrebbe commissionato tre opere in tutto: il Nettuno, il busto ritratto oggi ad Amburgo (1622) e il David oggi alla Galleria Borghese (1621-3).
Alcune incisioni mostrano come il gruppo del Nettuno e Tritone fosse posto a coronamento della peschiera che si ergeva all’estremità della proprietà, smembrata a fine ‘800 per far posto alla stazione Termini, nella parte più rialzata (l’unico edificio rimasto della villa, cmq modificato, è l’attuale Palazzo Massimo alle Terme): da lì si aveva una vista sopraelevata dell’abside di Santa Maria Maggiore, dov’era sepolto il prozio del cardinale, Sisto V, e dove Montalto stesso sarebbe stato prematuramente sepolto (sebbene il suo cuore si trovi in Sant’Andrea della Valle, i cui lavori di realizzazione aveva profusamente finanziato).
Il Nettuno ha una resa aspra, quasi ruvida, coerente con la destinazione all’aperto e l’esposizione alle intemperie: troneggia sulla vasca a gambe divaricate su una conchiglia, barba e baffi arruffati, quasi imbrinati di salsedine, e punta il tridente in basso con piglio deciso in un avvitamento turbinoso come il mare in tempesta che gli spazza il viso mentre il panneggio gli lambisce i fianchi come fosse al centro di un ciclonico mulinello.
Tra le gambe del dio spunta un tritone che con la sx si aggrappa al suo polpaccio sx, mentre con la dx tiene una buccina della quale pare ancora di udire il richiamo. Sotto al gruppo, l’acqua fluiva nel bacino sottostante formando una cascata su tre gradini.
Si è a lungo supposto che la fonte iconografica fosse da individuare in Virgilio, EneideI, 132 e segg., ma è più probabile che la fonte sia da ricercarsi in Ovidio, MetamorfosiI, 330-48:
“Cessò l’ira del mare, il dio delle acque depose l’asta tricuspide, chiamò il ceruleo tritone che sovrastava il pelago profondo con le spalle coperte di natie conchiglie e gli comandò di dar fiato alla conca fragorosa, per fare ormai, con quel segnale, rientrare i flutti e le correnti. Quegli prese la cava buccina tortuosa che va dal principio allargandosi in ampia spirale, la buccina che, quando in alto mare si empie d’aria, introna del suo suono i lidi che si stendono dall’oriente all’occaso. E anche allora, appena ebbe toccato la bocca del dio dalla barba stillante, e gonfia annunziò l’ordine della ritirata, fu udita da tutte l’acque della terra e del mare, e tutte le onde che l’udirono raffrenò e respinse. Il mare ebbe ancora le sue rive, i letti contennero i fiumi rigonfi, si abbassarono le correnti, si videro i colli riapparire fuori, sorse la terra, si ingrandirono le cose col decrescere delle acque e, dopo lunghi giorni, le selve mostrarono le loro cime, spogliate, e avevano ancora su le fronde il limo lasciato dai flutti. Il mondo era rinato.”
Rispetto al testo ovidiano, che Gian Lorenzo avrebbe letto a fondo di lì a breve anche per Apollo e Dafne, il suo Nettuno non ha ancora posato il tridente e sembra ancora piuttosto contrariato: Bernini lo rappresenta nell’acme dell’azione. Il tritone invece è stato reso abbastanza calzante al testo, e in esso vediamo un concetto che tornerà in tutte le sue fontane successive: l’acqua che emerge alla luce da un essere umano, mitologico o animale.
L’episodio ovidiano, che narra del mito di Pirra e Deucalione, trova corrispettivo nel racconto biblico del diluvio universale; la clemenza di Nettuno che, di concerto col fratello Giove, permette alla coppia di sopravvivere e rigenerare il genere umano, corrisponde al passo di Genesi: 8,1: “Or Iddio si ricordò di Noè, di tutti gli animali e di tutto il bestiame che era con lui nell’arca, e Dio fece passare un vento sulla terra, e le acque si calmarono.”
La pietasdivina che dopo il caos ristabilisce la quiete era allusione alla munificenza del cardinale Montalto, mentre il senso del contrasto tra l’agitazione di Nettuno e lo specchio piatto dell’acqua nella peschiera era chiaro: Nettuno aveva appena placato una tempesta per permettere che gli ospiti di Montalto potessero ammirare con calma i pesci che la popolavano e, in generale, il suo elemento.
Chi poteva aver suggerito un collegamento pagano-cristiano così sottile? Se è vero che il cardinale faceva segretamente parte dell’Accademia degli Intronati con lo pseudonimo di Profundus, è stato suggerito anche tuttavia il nome dell’allora cardinale Maffeo Barberini, da sempre appassionato di poesia, ma il quesito rimane senza risposta.
Nettunolasciò Roma parecchio tempo prima della demolizione di villa Montalto ormai Negroni: nel 1784 il ricco commerciante Giuseppe Staderini comprò la villa dai Negroni (che l’avevano acquistata a loro volta nel 1696) e iniziò una vendita sistematica di tutto ciò che essa conteneva, alberi compresi.
Tuttavia, da una lettera scritta da Raphael Mengs da Madrid nel 1767 al cav. D’Azara, deduciamo che forse i Negroni avevano già tentato di piazzare il gruppo berniniano: “Desidererei sapere quanto costerebbe il gruppo del nettuno del Bernini”. Non se ne fece evidentemente nulla se nel 1777 il viaggiatore De la Roque, in visita alla villa, affermò che Nettuno si trovava in una rimessa annessa alla peschiera, dunque già “smontato” in vista di un trasloco ma ancora a Roma. Dopo un periodo in custodia presso Villa Borghese, infine, nel 1786, il gruppo fu acquistato da sir Joshua Reynolds e venduto, dopo la sua morte, a Lord Yarborough nella cui famiglia è rimasto fino al 1950.
L’idea del Nettuno sarà ripresa da Bernini per il mai realizzato progetto della Fontana di Trevi al quale aveva dato principio sotto Urbano VIII Barberini poi abbandonato per mancanza di fondi, stornati sulla guerra di Castro: la prima idea prevedeva un complicato gioco architettonico e scultoreo dove sarebbe apparsa la Virgo della leggenda (colei che aveva permesso ad Agrippa e ai suoi soldati di trovare la fonte dell’Acqua Virgo che serve la fontana) mentre la seconda, se la prima non fosse piaciuta al papa, contemplava appunto la figura del dio marino.
Sotto Innocenzo X Pamphili Bernini rispolverò l’idea di una fontana sormontata da un Nettuno per la “terza” fontana di piazza Navona, dopo la Fontana dei Quattro Fiumi e il Moro: anch’essa rimase però irrealizzata per la sopraggiunta morte di papa Pamphili e quella che anche oggi non a caso ritrae il dio del mare (opera di Antonio della Bitta) mostra come l’idea di Bernini per essa fosse nota e tenuta in considerazione. Infine, l’idea del Nettuno fu ripresa da Salvi nella figura di Oceano che oggi vediamo proprio in trionfo nella fontana di Trevi.
di Claudia Renzi ©
In foto: Gian Lorenzo Bernini, Nettuno e tritone (Londra, Victoria and Albert Museum).
Tumblr media
43 notes · View notes
marcogiovenale · 1 year ago
Text
alexander brodsky @ macro (rome): opening sept 20th
Alexander Brodsky Depth of field Opening 20 September 2023, from 6 pm to 9 pm  20 September 2023 – 18 February 2024 Alexander Brodsky, SPECTACLES, etching, 2021 https://www.museomacro.it/polyphony/alexander-brodsky-depth-of-field/ MACRO — Museo d’Arte Contemporanea di Roma Via Nizza 138 ― Roma Ingresso gratuito / Free entry
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
obviouswar · 8 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
nel corpo vulnerato
metamorfosando
l'invisibile già noto
incista - nutre
***
Vulnerato I e II
incisioni su rame corroso
25x50 cm - 2024
6 notes · View notes
yaellaharpe-blog · 5 months ago
Text
THE WORLD'S OLDEST OCULAR PROSTHESIS
LA PRÓTESIS OCULAR MÁS ANTIGUA DEL MUNDO
LA PRÓTESIS OCULAR MÁS ANTIGUA DEL MUNDO
Tumblr media
(English / Español / Italia
More than 5,000 years ago, a woman with an ocular prosthesis was buried in the desert of Sistan (Iran).
This is a hemisphere made of a light material (derived from bitumen paste) and coated with gold; with incisions, imitating the pupil.
To hold the eyeball in place, they drilled two small holes. In this way, the prosthesis was held in place by a string (like a patch).
Its owner wore it during the day to hide its empty orbit, and at night she kept it in a leather pouch, also found in the burial site.
Several vessels, various ornaments and a bronze mirror were also found in the tomb of this (surprisingly tall) woman. It is thought that she may have been an important social figure or perhaps a priestess.
-----------------------------------------------------------------------------
Hace más 5.000 años, en el desierto de Sistán (Irán), fue enterrada una mujer con una prótesis ocular.
Se trata de una semiesfera hecha con un material ligero (derivado de la pasta de betún) y recubierta de oro; con incisiones, imitando la pupila.
Para mantener el globo ocular en su sitio perforaron dos pequeños agujeros. De este modo, la prótesis quedaba sujeta por una cuerda (como un parche).
Su dueña lo llevaba puesto de día, para ocultar su órbita vacía, y por la noche lo guardaba en un saquito de cuero, encontrado también en el enterramiento.
En la tumba de esta mujer (sorprendentemente alta) se encontraron además varias vasijas, diversos adornos y un espejo de bronce. Se cree que puede haberse tratado de un personaje importante en la sociedad o quizá de una sacerdotisa.
----------------------------------------------------------------------------
Più di 5.000 anni fa, nel deserto del Sistan (Iran) fu sepolta una donna con una protesi oculare.
Si tratta di una semisfera realizzata con un materiale leggero (derivato dalla pasta di bitume) e rivestita d'oro; con incisioni che imitano la pupilla.
Per tenere il bulbo oculare in posizione, hanno praticato due piccoli fori. In questo modo, la protesi è stata tenuta in posizione da una corda (come un cerotto).
La sua proprietaria lo indossava di giorno per nascondere l'orbita vuota, mentre di notte lo teneva in un sacchetto di pelle, anch'esso rinvenuto nella sepoltura.
Nella tomba di questa donna (sorprendentemente alta) sono stati trovati anche diversi vasi, vari ornamenti e uno specchio di bronzo. Si pensa che potesse essere un'importante figura sociale o forse una sacerdotessa.
Fuente: Arqueología de la medicina
3 notes · View notes
storiearcheostorie · 9 months ago
Text
STUDI / La scrittura a Rapa Nui (Isola di Pasqua) è nata prima dell’arrivo degli europei?
STUDI / La scrittura a Rapa Nui (Isola di Pasqua) è nata prima dell’arrivo degli europei? Una di quattro tavolette in legno con incisioni in Rongorongo potrebbe essere antecedente all’arrivo delle prime navi europee, negli anni venti del Settecento.
Redazione Due gruppi di ricerca dell’Università di Bologna entrambi finanziati dallo ERC – Consiglio Europeo della Ricerca, insieme a studiosi internazionali, hanno pubblicato un articolo su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature, dimostrando che la ricerca altamente interdisciplinare porta a risultati di successo. I due progetti ERC che hanno guidato lo studio sono INSCRIBE – Invention…
Tumblr media
View On WordPress
13 notes · View notes