Tumgik
#Il sentimento che ho imparato a definire amore
seoul-italybts · 1 year
Text
[✎ ITA] Weverse Magazine : Articolo - V, il Visualista | 10.09.23⠸
🌟 Weverse Magazine 🗞
V, il Visualista
__ Tra le ispirazioni del membro dei BTS ci sono il jazz, Ante Badzim, Colin Firth, le pellicole in bianco e nero e molto altro __
__ di SONG HOORYEONG | 10. 09. 2023
Twitter  |  Orig. KOR 
Tumblr media
Nel video musicale di “Rainy Days” - uno dei singoli rilasciati nelle settimane precedenti all'uscita del suo primo album solista, Layover, V intinge una baguette nella vernice bianca e la usa per dipingere su un pannello di vetro. L'immagine che disegna potrebbe essere una qualche sorta di alieno o anche un autoritratto, ma, in ogni caso, l'intento è quello di immortalare emozioni ed umori passeggeri come solo V potrebbe fare. La sua tavolozza creativa gli permette, infatti, di esprimere frammenti della sua immaginazione attraverso foto, dipinti, il parlato, la recitazione e la musica. Inoltre, V può trarre ispirazione da ciò che vede, ascolta, sperimenta ed apprezza.
In questo articolo, abbiamo cercato di seguire lo sguardo attento di questo talentuoso visualista—maestro nel trasformare i sensi in immagini concrete.
youtube
Jazz
Non è un mistero che V abbia un debole per il jazz. Infatti, come ha spiegato in un'intervista con Weverse Magazine: “Quando hai una passione per qualcosa da lungo tempo, quel sentimento non fa che intensificarsi, e quando c'è qualcosa che mi piace, non posso non provare a farci qualcosa. Crescendo, ho sempre ascoltato molta musica jazz, che mi piace molto, ed è lo stile musicale che vorrei fare ora.” Il suo amore per il jazz è talmente profondo, da arrivare a definire la scena di High Society in cui Bing Crosby e Louis Armstrong cantano “Now You Has Jazz” una delle sue preferite in assoluto, quando ne ha condiviso un link. Inoltre, ha anche tessuto le lodi del genere su Weverse, dicendo che è “una vera e propria benedizione il potersi lasciar commuovere dal jazz”. Ha anche consigliato il film drammatico Born to Be Blue, visto il suo amore per Chet Baker, e ha postato un video Instagram in cui suonava in playback la tromba su “Autumn Leaves” - strumento che ha imparato a suonare durante delle video-lezioni seguite nella seconda stagione di In the SOOP. In un'altra intervista con Weverse, V ha parlato di tutta l'ispirazione che riesce a trarre dal jazz, spiegando che il jazz classico, come quello di Louis Armstrong, “mi permette di crearmi immagini mentali. Ad esempio, può capitare che io stia ascoltando della musica, mentre cammino per strada, di notte, e certe canzoni mi permettono di immaginare cose e quasi visualizzarle di fronte a me.”
Dato che V vorrebbe fare musica che “crei immagini sinestetiche dal senso di mancanza che si prova in assenza di qualcuno”, non sorprende che, per lui, la musica sia un medium attraverso il quale esprimere immagini in suono. Il jazz, specialmente quello del passato, non è servito solo ad infondergli una sensibilità unica, fin dalla più tenera età, ma anche a corroborare il suo immaginario. In un intervista con W Korea, V ha svelato che è proprio per questo motivo che il suo nuovo album, Layover, ha sonorità jazz e, per lo stesso motivo, ha anche cantato classici del genere, come “It’s Beginning to Look a Lot Like Christmas” e “Cheek to Cheek” - nella video-performance “Le Jazz de V”, rilasciato in occasione della FESTA di quest'anno. V non si limita ad esprimere il jazz attraverso la musica, ma anche nel modo in cui sa trasporre il genere ed il suo immaginario nel mondo d'oggi.
instagram
Vante
V ha preso il nome del fotografo australiano Ante Badzim e vi ha aggiunto il suo nome d'arte per crearsi il soprannome Vante, che usa quando posta foto scattate personalmente o per discutere di quelle di fotografi per cui prova ammirazione. Dopo che V ha consigliato alcuni lavori del fotografo tedesco Hannes Becker e del canadese Callum Snape, nel 2019, entrambi i fotografi hanno risposto postando degli scatti dedicati a V, accompagnati dall'hashtag #photoforvante.“Sento una certa affinità con gli artisti stranieri”, ha confidato V a Vogue Korea. “Credo la solidarietà sia importante. Apprezzare il loro lavoro e trarne ispirazione credo mi aiuti anche ad imparare qualcosa di nuovo.” Ed è vero, il membro dei BTS non tiene particolarmente in considerazione parametri come la nazionalità, il genere o il livello di fama, quando si tratta d'arte, comunicando invece con artisti di tutto il mondo, dato che ne ha una visione e comprensione tutta personale. In una occasione, quando era in America per uno dei tour mondiali dei BTS, V si è imbattuto in una mostra d'arte a Dallas e ha acquistato un'opera, poi ha preso la mano dell'artista - autore di questo lavoro - tra le sue, e gli ha detto,“Le auguro che la sua giornata sia luminosa”. Vante è nato come alter ego usato per parlare del suo hobby per la fotografia, ma, man mano che continuava ad usarlo per parlare dei suoi artisti preferiti e dei loro lavori, questo soprannome è diventato molto di più e ora V lo usa per discutere qualsiasi forma d'arte. Possiamo farci un'idea del suo personale stile pittorico, se prendiamo ad esempio la giacca che ha decorato di suo pugno, alcuni episodi di In the SOOP, di Run BTS o anche il suo profilo Instagram.
V ha sempre condiviso talmente tanto di ciò che gli piace con le/gli ARMY, attraverso quest'altra personalità, Vante, che non è difficile immaginare che tipo di opere potremmo trovare sotto l'etichetta “by Vante”. Tutto questo spiegherebbe anche come mai così tante persone hanno attribuito il dipinto creato usando una baguette, nel video musicale di “Rainy Days” - rilasciato l'11 agosto - a Vante. Proprio come è avvenuto per le origini del nome Vante, è facile intuire ciò che sta a cuore a V, se osserviamo ogni sua mossa - talmente è aperto alle influenze che trae dalle sue passioni e dal dialogo con altri artisti.
Tumblr media
보라해, I Purple You, 紫
In “Blue & Grey”, una canzone di BE scritta da V, l'artista esprime i suoi sentimenti attraverso metafore legate ai colori: “Il significato di queste lacrime, riflesse nello specchio / È il colore che nascondo sotto il mio sorriso, blu e grigio.” In un'intervista con Weverse, V ha spiegato che il testo è anche espressione di ciò che provava quando ha scritto la canzone: “Quando mi fisso su pensieri simili, tutto mi sembra grigio ed io sono blu [*being blue = triste].” Nella canzone “4 O’CLOCK”, cui ha lavorato con RM, V descrive il passare del tempo usando vari colori, come quando canta “Tutto il mondo è blu al chiaro di luna” o quando descrive un canto udito in lontananza come un richiamo per il “rosso mattino”. Allo stesso modo, il testo di “Blue”, traccia del suo nuovo album, prende in prestito vari colori —"Verde, giallo, rosso e blu”—per esprimere i sentimenti di chi ascolta. E questo suo particolarissimo modo di esprimere emozioni attraverso i colori – quasi fosse un artista con una tavolozza di emozioni – non è esclusivo della sua musica, infatti lo ritroviamo anche nel suo modo di parlare. È stato V ad inventare la parola borahae (“I purple you”), che è ormai inesorabilmente legata ai BTS. Nel 2016, quando i BTS stavano tenendo il loro MUSTER – un grande evento studiato per incontrare le/i fan – V ha notato che le/gli ARMY nel pubblico avevano una pellicola viola attorno alle loro ARMY Bomb. Commosso a questa vista, V ha pensato all'espressione borahae perché, come ha spiegato, il viola è l'ultimo colore dell'arcobaleno e quindi rappresenta anche un legame solido e costante, basato sulla fiducia reciproca, che resiste fino alla fine. Questa parola, dunque, è diventata l'ennesimo simbolo di affetto tra le/gli ARMY e i BTS, e V ha poi ampliato la gamma di lingue in cui questo suo neologismo coreano poteva essere espresso, aggiungendo termini come “I purple you” e “紫” [*murasaki = 'viola' in giapponese], di modo che questo amore viola potesse essere percepito in diverse parti del mondo. Non solo! È diventato un simbolo talmente d'impatto, che l'intera Seoul si è tinta di viola in occasione del 10° anniversario del gruppo. Ma ormai borahae trascende il suo scopo originario – esprimere l'amore reciproco che c'è tra le/gli ARMY e i BTS – ed è entrata a far parte della coscienza pubblica come un'espressione usata per descrivere il legame che si ha con un'altra persona. È stato V a dare origine a boraehae, e l'ha fatto grazie alla sua speciale percezione del mondo tramite colori e parole.
instagram
@thv
A soli 43 minuti dal lancio del suo profilo Instagram, V aveva già raccolto 1 milione di iscritti, e 10 milioni dopo 5 ore e 52 minuti, stabilendo un nuovo record mondiale. Ad oggi (5 settembre) V può vantare oltre 61 milioni di follower, il numero più alto tra le celebrità coreane. Tutto sommato, quindi, possiamo dire che V è uno degli influencer più noti al mondo. Secondo Lefty, impresa che si occupa di marketing, lavorando con e analizzando l'attività degli influencer, il post in cui V ha taggato il brand di lusso CELINE aveva un EMV, o earned media value [* il valore di guadagno stimato per un post o interazione social di successo] di $12 milioni, il più alto tra tutti i post creati durante la Fashion Week. Il suo profilo Instagram ci dà un assaggio di com'è la vita di una celebrità iconica come lui, selezionato, infatti, come ambassador di CELINE e, in seguito, anche Cartier, nonché solo il secondo cantante uomo – dopo Elton John - ad esser mai apparso individualmente sulla copertina della rivista di moda britannica Pop. Ma V usa il suo profilo anche per condividere regolarmente aggiornamenti sulla sua vita quotidiana con il suo sconvolgente numero di follower.
Nel suo feed possiamo trovare spaccati di vita come il post riguardo il ciondolo porta chiavi di Molang, appuntato alla tasca dei pantaloni, la borsa di plastica piena zeppa di snack che V regge tra i denti mentre Jung Kook è in posa con la mano sulla spalla di V o quello insieme al suo cagnolino, Yeontan, mentre l'artista esprime un desiderio di fronte ad una tavola rituale. Inoltre, V considera Instagram come un altro mezzo per comunicare con le/gli ARMY, che lui stesso descrive come suoi “carissimi amici”. Una volta, ha postato una storia in cui mostrava una sua caricatura disegnata da un artista di strada a Montmartre, Parigi, e in seguito ha regalato il disegno ad una fan, in aeroporto. “Ho deciso di postare solo ciò che mi piace”, ha detto in una precedente intervista con Weverse. “Su quel profilo, posso mostrare il mio estro e stile personale. E non credo di dovermi preoccupare di ciò che può pensare la gente.” Proprio come ha detto, il suo Instagram è una compilation di alcuni dei suoi momenti di vita preferiti—dove i tanti mondi di questa multi-sfaccettata star di fama mondiale e quello dello spensierato ventenne entrano in contatto, tutto quanto ben confezionato a nome @thv. 
youtube
Attore
V si reinventa in entrambi i video musicali rilasciati prima dell'uscita del suo nuovo album solista. Nella clip di “Love Me Again”, è in piedi, da solo, in quello che sembra un po' un assaggio di una performance live, le emozioni ridotte al minimo ed espresse unicamente attraverso lo sguardo ed un lieve tremito. Il video di “Rainy Days” è più rilassato e stazionario, con un'interpretazione del tutto naturale da parte di V.
Poi abbiamo il teaser di “Blue”, in cui crea un po' di tensione tra le rapide sequenze in cui cammina e poi guida, apparentemente ansioso di trovare qualcuno. In alcuni video passati, come il “The Most Beautiful Moment in Life on stage: prologue”, V doveva interpretare un personaggio con un'aura ed emozioni complesse, difficili a rendersi, e farlo nonostante non avesse particolare esperienza nella recitazione. Nel video musicale di “Spring Day”, è il primo ad apparire sulla scena e ha il compito di trasmettere, attraverso un primo piano, la profondità emotiva di questo brano, sfruttando unicamente l'espressività del suo sguardo. “In quel periodo, il mio modello era Colin Firth”, ha detto V nel libro BEYOND THE STORY: 10-YEAR RECORD OF BTS riguardo l'era The Most Beautiful Moment in Life. “Mi piaceva un sacco il suo stile, la sua aura, e anche io volevo trasmettere quel tipo di vibe.”
V ha sempre trovato ispirazione nel jazz, nella fotografia e nell'arte, ma prende spunto anche dalle performance cinematografiche di vari attori per capire come recitare al meglio nei video musicali e sul palco. In un'altra intervista con Weverse Magazine, ha detto di aver guardato tanti film adolescenziali e musical, in previsione di “Butter”, e ha poi cercato di riflettere la stessa atmosfera vista nel film Cry-Baby. Inoltre, ha anche improvvisato la scena all'inizio della performance di gruppo alla 64a edizione dei Grammy Awards, dove lo vediamo sussurrare qualcosa all'orecchio di Olivia Rodrigo. Un attore, quindi, sì, ma V è anche regista di se stesso per come trae ispirazione da altri interpreti nonché da una gran varietà di fonti per poter mettere in scena personaggi sempre nuovi.
youtube
Vintage
V adora tutto ciò che è analogico. Ha postato molte foto a pellicola, sui social media, spiegando che questo suo amore per gli scatti vintage è da attribuirsi all'atmosfera ed ai sentimenti unici che i colori di questo tipo di scatti possono catturare. V ha anche attraversato una fase in cui abbinava baschi, coppole, giacche doppiopetto, tracolle marroni e altri articoli decisamente vintage ai suoi abiti quotidiani. Il suo amore per il classico ed il vintage è ancor più evidente, se prendiamo in considerazione i progetti per cui V ha curato l'aspetto visuale. In un video intitolato “Me, Myself and V, 'Veautiful Days'”, parte del progetto BTS’s Special 8 Photo-Folio, V ha spiegato che, per il suo servizio fotografico, la scelta è ricaduta su uno stile classico perché gli piace l'atmosfera che trasuda da tutto ciò che è passato, come i film in bianco e nero, e ha aggiunto che è convinto che “tutto si rifà ai classici”. Inoltre, nei retroscena di questo progetto, ha spiegato che il suo obiettivo era mettere in risalto l'atmosfera vintage, e che quindi ha voluto usare esclusivamente la luce naturale perché il tutto sembrasse un vecchio film anni '80.
La sua visione artistica è evidente anche nei video musicali rilasciati, finora [*l'articolo risale a prima dell'uscita dell'album, n.d.t.], insieme a Layover: il teaser di “Blue” sembra un po' un vecchio film in bianco e nero, “Rainy Days”, una pellicola sgranata in stile vintage, “Love Me Again” richiama lo stile rètro attraverso gli effetti da vecchio schermo CRT. Grazie a questi video, V può esprimere appieno il senso di mancanza e solitudine—emozioni, queste, che sono alla base della sua musica.
youtube
Visualista
“Dare vita concreta ad un progetto o concept artistico fino ad allora solo immaginato è, senza dubbio, già elettrizzante di per sé , nonché una grandissima soddisfazione – sia che si tratti di video musicali o servizi fotografici.” ha detto V a W Korea, spiegando perché ha preparato un video musicale per ognuna delle canzoni di Layover, e perché sono usciti ben 4 round di foto concept per promuovere l'album. Nel 2021, quando - in occasione dell'intervista “Full Story”, riguardo i retroscena della produzione dell'album BE, dei BTS, gli è stato chiesto quale fosse la direzione della sua musica, V ha risposto, “Voglio esprimere con autenticità ciò che provo realmente, ciò che faccio nella mia vita e come la sto vivendo”. Recentemente, durante una diretta Weverse, V ha parlato molto candidamente di come sono state le riprese per il suo nuovo album, dicendo “Credo mi rappresenti al meglio... che dica 'Sono Kim Taehyung e questo è ciò che mi piace'.” Le riprese sono state piuttosto estemporanee, quindi V non era neppure truccato—molto semplicemente, la direttrice di ADOR, nonché produttrice generale di Layover, Min Hee Jin, ha chiesto, “V, domani hai un po' di tempo? … Usciamo un po'”. Essenzialmente, Layover è un catalogo di tutte le scelte estetiche per cui V ha sempre optato. Usando le parole della produttrice Min, “L'attenzione non vuol essere su quanto sia incredibile V, ma sulla sua semplicità”.
In fin dei conti, V è sia un musicista che un visualista che sa esprimere la propria musica anche attraverso ciò che mostra visivamente al pubblico. In passato, aveva già cercato di esprimere questo stesso sentimento in un'intervista con Weverse Magazine, dicendo: “Spero le/gli ARMY riescano ad immaginare qualcosa, quando ascoltano la mia musica, anche se non ci sono immagini specifiche cui far riferimento. Un po' come quando, ascoltando la colonna sonora di un film, ci tornano in mente scene della pellicola.” Layover, dunque, è una rappresentazione visiva del mondo di V e raccoglie tutti i sogni e desideri mai provati dall'artista nel sperimentare con ciò che ha a cuore ed è di suo gusto—nello stesso modo in cui l'immagine tratteggiata da V in “Rainy Days” ci restituisce una sua raffigurazione perfetta.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
2 notes · View notes
Text
Amami.
Amami anche se.
Amami perché.
Amami anche se non ti scrivo, amami anche se non ti cerco, amami anche se non ci sentiamo, se non ti racconto i dettagli divertenti delle mie giornate, anche se a volte ti rendo triste, amami anche se non è più scontato telefonarmi.
Cazzo, ma...
Amami perché ti amo, amami perché ti amo alla follia, amami per quella frase che hai detto tu stesso, ovvero: "hai impresso il tuo marchio e non andrà via". Nicola, hai impresso il tuo marchio, sul mio cuore, sulla mia anima, in una parte della mia mente, lo hai impresso sul mio corpo.
Le tue labbra, le TUE labbra, le TUE LABBRA.
Io facevo l'amore con le tue labbra e tu lo facevi con le mie. Le tue labbra sono "casa", i tuoi occhi sono tutto.
Ti amo anche se.
Ti amo anche se non te lo dico, ti amo anche se mi hai fatto soffrire, ti amo anche se a volte ho sbagliato, anche se a volte hai sbagliato tu.
Ti amo perché.
Ti amo perché sei tu, con i tuoi difetti, le tue peculiarità, i tuoi sorrisi, le tue risate, le tue sopracciglia strane.
Ti amo perché mi manchi come potrebbe mancarmi solo una persona nelle cui mani ho posto il mio amore.
Ne ho sistemato un po' nei tuoi discorsi, sulle tue guance, sulla parte sinistra del tuo petto, proprio sopra al cuore, dove vorrei che tu mi tenessi sempre.
Ne ho sistemato un po' anche sulla parte destra del tuo petto, dove posavo la testa quando dormivi con me.
"Ho bisogno di te" proprio io che non ho bisogno di nessuno, ma che invece ho bisogno di affetto, di carezze, di dolcezza, di abbracci, di tenerezza, di complicità...di quella complicità che AMAVO del nostro rapporto.
Sai, non mi manchi eccessivamente come fidanzato, ma mi manchi visceralmente come persona, come complice, come migliore amico, come spalla.
Io sono cresciuta con te, ti ho dedicato una quantità di emozioni, scelte, avvenimenti che mai avrei creduto di poter dedicare alla stessa persona, per così tanto tempo e in modo così intenso.
L'audio di Simone oggi mi ha destabilizzata...
"Puoi fare tutto ciò che vuoi, possiamo rivederci tra 10 o 15 anni, ma tu amerai ancora lui e lui amerà ancora te."
7 notes · View notes
ilgiornoprima · 2 years
Text
L'altro giorno ho letto una frase che mi ha colpito profondamente, qui su Tumblr. Recitava: "Ma tu hai imparato ad amare il dolore pur di non smettere di amare me", o qualcosa del genere. Nel mio caso, avrei scritto piuttosto: "Ma tu hai imparato ad amare il nostro rapporto più di quanto ami l'amore pur di non smettere di amare me". E so che sembra la classica frase che si dice quando si accetta di soffrire pur di continuare ad amare qualcuno, ma il punto è questo: io non soffro. Per nulla, zero. Non vorrei nulla di più di ciò che ho ora. Non soffro perché realmente ho imparato ad amare il nostro rapporto per quello che è e ad oggi lo amo proprio perché non è un rapporto con dell'amore romantico al suo interno né da parte mia né tua. È il fatto che sia privo di amore, ciò che mi spinge a continuare ad amarti in una maniera più viscerale e totalmente slegata dal bisogno umano di classificare le cose ed i sentimenti. Non sento il bisogno di definire niente. Siamo amici ma per me siamo molto di più, solo che non esiste un termine per definire un rapporto così strano e profondo e va benissimo sia così perché è anche questo che ho imparato ad amare di noi: siamo indefinibili e ci vogliamo bene anche per questo, ci stiamo vicini non per una conseguenza del tipo di legame che ci siamo scelti tra quelli esistenti nella classificazione, bensì perché vogliamo starci vicini a prescindere e basta. E personalmente la trovo una cosa unica e bellissima. Ho imparato a guardare da lontano ciò che, visto da vicino, mi è sempre sembrato così piccolo... Ed invece, ora che lo vedo dalla giusta distanza, capisco che è allontanarsi ad averlo reso così grande.
(Ecco come ho capito che l'amore non è un sentimento bensì una forma che qualunque sentimento può prendere)
4 notes · View notes
Text
Il matrimonio santo di Gianna e Pietro Molla
Gianna Emanuela Molla racconta come la santità della mamma, sia fiorita in un matrimonio vissuto come "via per il Paradiso" e, ancor prima, in un intreccio di vite familiari intrise di amore per il Signore, sempre messo al primo posto. Se oggi famiglia e matrimonio sono sempre più vessati dallo spirito del mondo, la Chiesa coi suoi santi profetizza una via di luce e di speranza.
Tumblr media
di Costanza Signorelli (20-10-2019)
Molti conoscono Santa Gianna Beretta Molla per via di quello straordinario gesto d’amore che permise alla sua ultima figlia di venire al mondo, a prezzo della sua stessa vita. Meno noto invece è il fatto che, questo sacrificio, fu come il sigillo su una vita tutta santa, ma soprattutto su un matrimonio veramente santo. È la stessa figlia, Gianna Emanuela Molla che non esita a definire i suoi come due «Santi Genitori», essendo intimamente convinta che l’amato papà fosse «il degnissimo sposo di una Santa sposa».
Così facendo ella non vuol certo anticipare un giudizio che la Chiesa non ha espresso, ma semplicemente vuole riferire il pensiero che la mamma stessa, quando in vita, aveva più volte manifestato. È perciò sotto questa particolare luce di santità matrimoniale che oggi vogliamo conoscere e amare la vita di questa “Santa della famiglia”, nella cui proclamazione la Chiesa ha mostrato, ancora una volta, la sua natura profetica. In quale momento storico, infatti, la famiglia è stata più vessata e umiliata che in quello odierno? E quale testimonianza oggi è più provvidenziale di quella che presenta la quotidianità del matrimonio come un’autentica via di santità?
FAMIGLIA: CULLA DI SANTITÀ
Nata a Magenta, in provincia di Milano, il 4 ottobre 1922, Festa di San Francesco d’Assisi, Gianna, insieme al dono della vita, riceve dal Signore due genitori profondamente cristiani, Maria De Micheli e Alberto Beretta, entrambi terziari francescani. Battezzata come Giovanna Francesca, è la decima di tredici figli, cinque dei quali muoiono in tenera età, e tre si consacrano a Dio.
Già da questi primi dati si comprende come il contesto familiare di provenienza è intriso di religiosità. In una lettera del 22 aprile 1955 al fidanzato Pietro, Gianna parlerà così di mamma e papà: «I miei santi genitori: tanto retti e sapienti, di quella sapienza che è riflesso del loro animo buono, giusto e timorato di Dio!». Si capisce perciò che la prima autentica esperienza di Chiesa fu per la Santa la sua stessa famiglia e la sua più esperta catechista fu proprio la mamma: lei la introdusse alla conoscenza e all’amore per il Signore, posto come unico centro di tutta la vita, dentro e fuori casa.
La piccola Gianna accoglie da subito e con piena adesione il dono della fede: «A soli cinque anni e mezzo - racconta Gianna Emanuela - riceve per la prima volta la Santa Comunione e da quel momento, insieme alla mamma, partecipa tutte le mattine alla Santa Messa per prendere quello che da subito considera "il cibo indispensabile di ogni giorno"». Così, la fervida amicizia con il Signore, che la Gianna bambina respira in famiglia, cresce in un amore profondo e personale insieme alla Gianna donna e poi medico. Intanto, nasce in lei l’urgenza di conoscere la sua personale chiamata nel piano d’amore di Dio…
VOCAZIONE ALLA FELICITÀ
Tumblr media
«Dal seguire bene la nostra vocazione dipende la nostra felicità terrena ed eterna». È con tale profondità di coscienza, ma con altrettanta serenità d’animo, che Gianna continua a pregare e far pregare con fervore per la sua vocazione. «La mamma - racconta Gianna Emanuela - si preoccupava di conoscere la volontà di Dio su di lei per poterLo servire al meglio. Ma non ha avuto fretta, ha continuato a pregare sino a che non è stata sicura della vocazione alla quale il Signore la stava chiamando».
In questa fase di scelta vocazionale, come del resto in tutta la vita, la preghiera fu per Gianna più che fondamentale: «Ha sempre pregato moltissimo - continua la figlia - dando esempio alle sue giovani dell’Azione Cattolica. Diceva loro: “Ricordiamoci che l’apostolato si fa soprattutto e prima di tutto in ginocchio”. Recitava quotidianamente il Santo Rosario perché, come aveva imparato da piccola in famiglia, “senza l’aiuto della Madonna in Paradiso non si va”». Inizialmente, proprio per questo suo amore, che mette sempre Dio al primo posto, si consolida in Gianna il desiderio di raggiungere il fratello padre Alberto, medico missionario Cappuccino in Brasile, per aiutarlo come medico e dedicarsi totalmente alla vocazione missionaria. Ma la strada che il Signore ha preparato per la giovane donna non è questa: Gianna non ha la salute per sopportare il caldo equatoriale di quelle terre. «Questo significa che il Signore da te vuole altro», le ripete il suo direttore spirituale che la incoraggia a formare una famiglia santa, imitando l’esempio dei suoi genitori.
«Così sentendosi chiamata dal Signore alla vocazione del matrimonio, la mamma l’ha abbracciata con tutta la gioia e con tutto l’entusiasmo». E cosa fa dunque la giovane santa, ancor priva di un fidanzato? «Nel giugno 1954, a quasi 32 anni di età, la mamma si reca a Lourdes per pregare la Madonna affinché le facesse incontrare colui che sarebbe dovuto essere il suo sposo, quello che il Signore le aveva preparato fin dall’eternità».
UN INCONTRO VOLUTO DALL’ALTO
Tumblr media
In questo intreccio di santità, che si tramanda di famiglia in famiglia, come un tesoro prezioso, si innesta perfettamente la figura dell’ingegner Pietro Molla, ovvero colui che la Provvidenza suggerirà a Gianna come marito.
Nato l’1 luglio del 1912 a Mesero, paese vicino a Magenta, anche Pietro Molla, per parte sua, riceve in dono due genitori profondamente cristiani, è il quarto di otto figli. «Quando incontrò la mia mamma - continua Gianna Emanuela - della quale aveva 10 anni in più, il papà era un uomo di grande fede e dalle straordinarie virtù. Ma soprattutto, proprio come lei, aveva posto il Signore al centro della sua vita sin dalla sua giovinezza. Posso dire che papà, da un lato, aveva una grande dedizione al lavoro e, dall’altro, si sentiva chiamato dal Signore alla vocazione del matrimonio, desiderando profondamente avere una sua famiglia. Proprio per questo si recava ogni giorno nella "sua" piccola chiesetta di Ponte Nuovo (Magenta) per chiedere alla Madonna del Buon Consiglio che gli facesse incontrare “una mamma santa per i suoi figli”!».
«Il Signore stava davvero chiamando i miei genitori alla vocazione del matrimonio come loro pensavano: la Vergine Maria, infatti, ascoltò le loro preghiere, e così, nonostante i due già si conoscessero già da cinque anni, fu grazie alla Madonna che finalmente i loro bellissimi cuori e anime si incontrarono!». Da questo momento inizia il fidanzamento come “un tempo di grazia”, vissuto nella grande gioia e gratitudine verso il Signore e la Vergine Maria, e nell'instancabile preghiera di affidamento per la nuova famiglia nascente.
IL SANTO MATRIMONIO
Tumblr media
Gianna Beretta e l’ingegnere Pietro Molla si uniscono in matrimonio il 24 settembre 1955, nella Basilica di San Martino a Magenta (Milano). Ma cosa significa per i due innamorati celebrare il Sacramento del matrimonio e formare una famiglia? Ecco cosa scrive Gianna al suo “Pedrin d’or”, dieci giorni prima delle nozze: «Pietro mio carissimo, grazie di tutto. Vorrei poterti dire tutto ciò che sento e ho nel cuore, ma non sono capace. E tu che ormai bene conosci i miei sentimenti, sappimi leggere ugualmente. Pietro carissimo, sono certa che mi renderai sempre felice come lo sono ora e che il Signore esaudirà le tue preghiere, perché chieste da un cuore che lo ha sempre amato e servito santamente. Pietro, quanto ho da imparare da te! Mi sei proprio di esempio e ti ringrazio. Così, con l’aiuto e la benedizione di Dio, faremo di tutto perché la nostra nuova famiglia abbia ad essere un piccolo cenacolo ove Gesù regni sopra tutti i nostri affetti, desideri e azioni. Pietro mio, mancano pochi giorni e mi sento tanto commossa ad accostarmi a ricevere il Sacramento dell’Amore: diventiamo collaboratori di Dio nella creazione, possiamo così dare a Lui dei figli che Lo amino e Lo servano. Pietro, sarò capace di essere la sposa e la mamma che tu hai sempre desiderato? Lo voglio proprio perché tu lo meriti e perché ti voglio tanto bene. Ti bacio e ti abbraccio con tutto l’affetto, tua Gianna». E altrettanto Pietro le scriverà prima del grande giorno: «Gianna carissima, … con la certezza che Iddio ci volesse uniti, tu ed io abbiamo intrapreso la nostra nuova vita. In questi mesi è stato tutto un crescendo di comprensione e di affetto. Ora, la nostra comprensione è perfetta, perché ci è di luce il Cielo e di guida la Legge Divina... Ora, il nostro affetto è pieno perché siamo un cuore ed un’anima sola, un sentimento ed un affetto solo, perché il nostro amore sa attendere, forte e puro, la benedizione del Cielo (…)».
La figlia Gianna Emanuela racconta così la Santa unione tra i suoi genitori: «Leggendo e trascrivendo per mesi le lettere di papà alla mamma per la loro pubblicazione, ho capito che il loro amore poteva essere così grande, così profondo e così vero perché il Signore e la Mamma Celeste erano veramente sempre presenti e facevano parte integrante di questo loro amore, come di tutta la loro vita. Ci sono aspetti che mi illuminano e mi commuovono profondamente: la loro profonda fede e illimitata fiducia nella Divina Provvidenza, la loro profonda umiltà, il loro immenso amore reciproco - che li rendeva più sereni e più forti -, il loro incommensurabile amore per noi figli, la loro grande stima reciproca, la loro continua comunicazione e supporto vicendevole, le loro intense e costanti preghiere per ringraziare il Signore e la Vergine Maria, il loro amore e la loro carità verso il prossimo. Hanno veramente vissuto il Sacramento del Matrimonio come vocazione e via verso la santità».
E sarà esattamente in questo terreno fertile e fecondo di santità che in soli sei anni e mezzo di matrimonio, Gianna e Pietro accoglieranno sei figli: due raggiungeranno il Cielo ancora in grembo, Mariolina alla tenera età di sei anni, dua anni dopo la morte di Gianna, mentre l’ultima sarà la grazia che permetterà a entrambi di sugellare, seppur in forme molto diverse, la loro comune vocazione: dare la vita per amore.
1 note · View note
Text
Anime BL/GL visti a fine anno (!)
Per qualche motivo, a me il Natale ispira BL/GL. Sarà perché spesso, negli anni passati, mi sono ritrovata a vedere/leggere BL/GL (Più BL che GL, che sono merce rara) a Natale/nel periodo di Natale. Sta di fatto che, quest'anno, ho deciso di fare una piccola "maratona" di anime BL/GL: una serie/film al giorno per tutto il periodo natalizio-capodannese (?).
Tutto è partito dal mio essermi rivista Gravitation, perché mi andava. (Ancora prima, tutto è partito dalla Nitro+CHiRAL, da io che mi sono rivista DRAMAtical Murder e da lì che ho deciso di riguardarmi un vecchissimo anime BL.)
Listone di AnimeClick alla mano, sono andata a scegliermi BL/GL recenti - Anche per, tipo, rimettermi in pari. Tipo. (?) Li ho scelti a sentimento (?) ma, a ben vedere, si possono dividere in pseudocategorie:
Gravitation ↔ Adachi to Shimamura
Il primo semplicemente perché lo volevo rivedere - E da qui è partita la mia idea di fare una mini-maratona BL/GL. Il secondo perché mi sembrava potesse essere un po' "sopra le righe", o comunque "particolare" come Gravitation (In realtà no, per niente, neanche alla lontana, ma vabbè.)
Asagao to Kase-san. ↔ Umibe no étranger
Due film animati slice of life.  
Given ↔ Bloom into you
I Titoli Più Popolarissimi Del Momento quando si parla di BL/GL.
Konohana Kitan ↔ The Night Beyond the Tricornered Window
Due serie fantasy/sovrannaturale.
E questi sono i miei pareri!
.
🗹 Gravitation
[ REWATCH! ]
Lo commentai nel 2012, e sono stata felice di vedere che i miei pareri non sono cambiati!
(Anzi, dopo anni, ho realizzato che, sì, Touma e Mika erano super in guardia con Yuki e lo stavano tenendo d'occhio per evitare facesse cose strane...) (E Ayaka continua ad essere schizofrenica.) (Date una medaglia ad Hiro.)
.
🗹 Asagao to Kase-san.
[ あさがおと加瀬さん。| Kase-san and Morning Glories. ]
[ OAV/Film | 2018 | Studio: ZEXCS | Inedito ]
[ Fluff, Zucchero&Miele, Slice of life, Girl's Love ]
Un film... puccio. La storia di Yamada, Kase e campanule varie non si può che definire adorabile. La grafica è fantastica, ma la cosa che più colpisce di questo film è che le protagoniste stanno già insieme: quel che narra la storia è il come affrontino questo primo amore, come approfondiscano un legame già esistente, il tutto in modo naturale e delicato, senza Drammoni TeVVibili o dubbie trovate di angst gratuito per speziare la situazione.
Prima di vedere il film sarebbe meglio vedere l'ONA musicale (di sette minuti) del 2017, che riassume gli eventi che hanno portato Yamada e Kase a mettersi insieme. Molto cute-super fluff anche quello, ovviamente.
.
🗹 Given
[ ギヴン ]
[ 11 episodi | 2019 | Studio: Lerche | SUB ITA su Crunchyroll ]
[ Musicale, Hurt/Comfort, Boy's Love ]
Given è tipo l'anime BL più popolare del momento. Non l'avevo (ancora) visto per il semplice fatto che avevo letto recensioni contrastanti ed ero dubbiosa; tuttavia, dato che ho deciso di fare questa mini-maratona, why not?
Di una cosa posso essere certa, riguardo quest'anime: è fanservice puro per chi ama le chitarre. Non credo di aver mai visto tanto budget, dettaglio e approfondimento dedicato a degli strumenti musicali. Ho imparato qualcosa anch'io, che a scuola facevo talmente schifo col flauto che mi hanno messa a suonare il triangolo - ma posso garantire che sapevo già cosa fosse un amplificatore!
Al di là del lato didattico (?), Given non mi stava dispiacendo: era carino, semplice, a parte il guitarp0rn anche senza troppe pretese. I personaggi sono simpatici, le personagge femminili sono presenti e hanno un senso - L'unica cosa, non capivo (e non capisco tutt'ora) se la totale ignoranza di Mafuyu su qualsiasi cosa sia un modo per renderlo in qualche modo più "carino" o se sia seriamente inteso come neurodivergenza di qualche tipo. Notevole il fatto che metà del cast sia all'università - Ma c'è da dire che lavorano tutti e non li si vede mai all'università, con i più giovani che stanno a scuola solo per scene che richiedono scale o compagni di classe, quindi tant'è, a conti fatti sono tutti adulti.
Sempre riguardo i personaggi, ho sbrilluccicato nello scoprire che uno di loro, Haruki, a parte essere palesemente Francia/Francis Bonnefoy, è doppiato da Masatomo Nakazawa. Finalmente lo sento da qualche altra parte! E c'è anche Ryouta Takeuchi, qui in un ruolo molto più leggero e cazzaro di quanto non fossero Ren, Elias o Ushiwaka. E Yuuma Uchida, che non lo sento da Ash Lynx.
La parte musicale, devo dire, era un po' carente, per essere un anime sulla musica. Nondimeno, il "Lallààà lallààà lallààààààààààààà" di Mafuyu era un po'... uhm, bizzarro? Capisco la seconda volta, ma la prima mi ha un po' smontato il pathos della scena, ecco. Non atrocissimo come dicono alcuni, ma non è la cosa più appassionante del mondo, ecco.
Poi arriva l'episodio nove.
L'episodio nove che è un cliché fatto e finito - I protagonisti litigano, ci si gioca uno Strumento Musicale Fondamentale tre nanosecondi prima di entrare in scena, corsa pazzissima per recuperare corde di ricambio, la pace, si sale sul palco dopo essere stati aiutati da altri, ohibò si sono scordati di togliere il microfono ed è ovvio che Mafuyu, che non è riuscito a tirare giù una sillaba della canzone in trentasei settimane, sarà colto dal furore ispiratorio e canterà una canzone troppo bellissima che colpirà tutti. È ovvio, è pure il climax della serie, mA NON È CHE CANTA UNA CANZONE BELLISSIMA CHE COLPISCE TUTTI, INIZIA A CANTARE, STRAPPA IL CUORE DI CHI ASCOLTA, CI PASSA SOPRA CON UNA SCHIACCIASASSI, FA RETROMARCIA E CI RIPASSA SOPRA, PER POI RIMETTERE IL CUORE A POSTO E PARCHEGGIARE LA SCHIACCIASASSI SUL CADAVERE DELL'ASCOLTATORE. Ecco, questo è all'incirca ciò che ho provato durante la canzone. Però sono stata brava e, nonostante avessi gli occhi talmente umidi da essere popolati di pesci rossi, non ho pianto. No, neppure QUANDO L'ANIME DECIDE DI METTERE UN FLASHBACK A TRADIMENTO PROPRIO ALLA FINE DELL'EPISODIO PER MOSTRARTI QUANTO MAFUYU E YUKI STESSERO BENE INSIEME. Porca storia d'inverno e fanculo a Mafuyu, Yuki e pure Ritsuka che decide di coronare il tutto con un bacio dato in piena euforia da esibizione e che ci stava benissimo.
"La storia di un inverno" suona dannatamente bene, è cantata con tantissima passione (Ottimo che Shougo Yano, il cantante, sia anche il doppiatore di Mafuyu. Non sarebbe stato lo stesso, altrimenti.) ma ha la brutta tendenza a pugnalare il cuore ad ogni ascolto e, come se non bastasse, ha il brutto potere di rimanere impressa nella mente anche dopo un solo ascolto. Sì, tutto era per arrivare a questo punto ed è stato perfetto. Ne è valsa la pena.
.
🗹 Bloom into you
[ やがて君になる | Yagate kimi ni naru (Alla fine, diventerò te) ]
[ 13 episodi | 2018 | Studio: TROYCA | Inedito ]
[ Psicologico, Scolastico, Girl's Love ]
[WIP]
.
🗹 Umibe no étranger
[ 海辺のエ���ランゼ | L'étranger du plage | The Stranger by the Beach ]
[ Film | 2020 | Studio: Hibari | Inedito ]
[ Sentimentale, Boy's Love ]
Sapevo dell'esistenza del manga, ma avevo rimosso avessero fatto un film animato. Come per Asagao to Kase-san., anche qui la grafica è bellissima, in particolar modo i fondali luminosi, colorati e ricchi di dettagli, complice l'ambientazione (Un'isola vicino Okinawa, più paesino balneare di così non si può). C'è un gran inquadrare gatti e questo è bellissimo. Dà un po' un vibe Ghibli, meno Greenpeace e più Arcigay.
Degno di nota è il fatto che, di tutti gli anime di questa tornata, questo è l'unico a rating più alto del verde in ambito sessuale. No, le frasi trash della Finestra Triangolare non contano, e quei due nanosecondi di Mafuyu e Yuki neanche si notano, con i pesci rossi davanti alle pupille. Da aggiungere anche il fatto che vedo come la linea di demarcazione Seme-sama/Uke-chan vada sempre più scomparendo.
Meno fluff di Asagao to Kase-san., seppur forse stucchevole nei flashback d'infanzia, più sul malinconico - Ma non depressivo, attenzione! Per il resto è piuttosto allegro! - e sull'effettiva accettazione dell'omosessualità, con l'immancabile Promessa Sposa che giunge a mettere i bastoni tra le ruote alla coppia perché in realtà ama tantissimo il suo Promesso Sposo e non può accettare bla bla bla. Ho apprezzato, tuttavia, che sia quello che ci prova col Promesso Sposo ad avere a che fare con la Promessa Sposa. Certo, finisce tutto a tarallucci e vino un po' troppo velocemente, dato lo spazio riservato al resto degli eventi, ma okay.
Grazioso. So che c'è un manga sequel, spero facciano un film anche di quello!
.
☐ Adachi to Shimamura
[ 安達としまむら | Adachi and Shimamura ]
[ 12 episodi | 2020 | Studio: Tezuka Production | Inedito ]
[ Pining ai limiti estremi della costellazione, C'è un'aliena ma non c'è niente di fantascientifico quindi boh, Girl's Love ]
... Non so davvero cosa dire. Posso iniziare prendendomi la colpa di essermi fatta un'idea totalmente sbagliata di questo anime: dato che sapevo che c'era un'aliena, pensavo che la locandina richiamasse E.T. (Ditemi che non viene da pensarlo!) e che fosse dunque magari non fantascientifico ma comunque un po' particolare. Iniziata la visione, l'impressione che mi ha dato era un po' Haruhi Suzumiya: la narrazione distaccata di Shimamura, le sue descrizioni del tipo "era banale, non si era mai tinta i capelli, né aveva mai rubato qualcosa dal supermercato" (Non ricordo com'era esattamente, ma era qualcosa del genere) mi facevano un po' pensare a Kyon - E l'aliena ci sarebbe stata tutta!
Invece no. Non solo non è Haruhi, non solo Shimamura non è Kyon, (E fin qui vabbè, non è che un anime deve riprendere un altro per farsi apprezzare, anzi!) ma l'aliena stessa non c'entra un fico secco con la storia. Letteralmente. È uno slice of life in cui ci hanno ficcato una bimbetta sbrilluccicosa. Prendete Marmalade Boy e metteteci l'Eva 01. L'effetto è identico. Soprattutto perché l'aliena, Yashiro, non... fa assolutamente niente. Per riprendere l'esempio di cui sopra: Miki e Yuu passeggiano e passa l'Eva 01 sullo sfondo.
Il problema è che, non so se sia colpa dell'adattamento animato o se sia così anche nella novel, la storia stessa non si sa dove voglia andare a parare, non si sa a che pro ci dica le cose, è un po' tutto e in pratica niente. Ad esempio: all'inizio, viene detto più volte che sia Shimamura che Adachi sono considerate delle delinquenti, Shimamura lo sottolinea spesso (Vedasi sopra), lei è fiera dei suoi capelli tinti, entrambe fanno sempre sega a scuola e... Ad un certo punto, parlano di quando andranno all'anno successivo, senza alcun dubbio sulla promozione. Dubbi che non ci sono perché, ohibò, si scopre che, quelle due volte che sono andate in classe, sono diventate studentesse modello. (????) La parte delle delinquenti finisce così. A caso. Senza approfondimento. A fare compagnia a Yashiro e all'Eva 01. Yashiro, peraltro, diventa amica della sorella di Shimamura e quelle tre-quattro volte che le si vedono insieme sono molto più interessanti delle vicende delle protagoniste - Sì, mi sono chiesta se non sarebbe stato meglio fare una storia su Yashiro e Shimamura junior.
Quanto alla trama di per sé, è molto semplice: Adachi muore dietro a Shimamura. Fine. Volendo essere più buoni, si può dire che Adachi muore dietro a Shimamura e Shimamura non nasconde il suo kink da oneesan. Ve lo spoilero: per fine serie, non si mettono insieme e tutti i personaggi rimangono a cuocere nel loro brodo, senza avanzamenti troppo significativi. Anzi. Peggiora, purtroppo.
Inizialmente, il mio voto era positivo, per quanto solo sulla sufficienza: gli episodi, assolutamente fini a loro stessi, erano comunque carini e molto scorrevoli. Poi sono arrivati gli ultimi tre episodi e la serie è sprofondata nel delirio.
Adachi diventa ridicolmente possessiva. Nel senso che le vengono le paturnie quando scopre che Shimamura è uscita con una loro amica comune (Mentre lei stessa era insieme ad un'altra loro amica comune!) e che, orrore orrore!, la tiene pure per mano - Cioè, non ha la sua esclusiva manuale! Tragedia! La cosa viene fatta notare ma, come qualsiasi cosa nella serie, le parole muoiono lì.
La vera star, però, è Shimamura. La poverina, infatti, va incontro alla terribile sorte che già capitò alla sventurata Bella Swan: giunta in una nuova classe, viene accolta con grandi sorrisi e invitata più volte da Personaggi Di Sfondo! Che trauma! Sì, Shimamura viene felicemente accolta e 1. Per nessun motivo, non rifiuta, 2. Per nessun motivo, non invita Adachi ad unirsi al gruppetto, cosa che per una volta causa delle paturnie vagamente sensate, 3. Per nessun motivo, disprezza le ragazze che l'hanno accolta, che si mostrano gentili e che cercano di integrarla, definendole superficiali e affermando di trovare noiose le loro chiacchiere banali. Povera, povera Shimamura, è troppo profonda per i comuni mortali! Però le piace sentire Adachi che balbetta e le muore dietro, e lei ammazza con sguardo annoiato ogni dialogo di Yashiro perché troppo assurdo, e tollera la presenza di Hino e Nagafuji per chissà quale motivo e tratta malissimo quella povera crista di Tarumi perché dirle "No, scusami, non ho voglia di uscire" è troppo da comuni mortali.
La cosa mi fa arrabbiare perché, in realtà, Shimamura era piuttosto interessante: palesemente depressa, era combattuta tra il voler stare per conto proprio e il dover interagire con il prossimo, con sorrisi di cortesia vari pur sentendosi vuota. Era per questo che non riusciva a comprendere ciò che Adachi provava per lei: perché lei stessa faticava a provare qualcosa e non se n'era resa davvero conto. Molto bello e con tanto potenziale, infatti c'è Bloom into you. No, il fatto che Shimamura diventi una stronza a pedali non significa nessuna evoluzione psicologica che la porta a non essere finta-cortese con gli altri: lei continua imperterrita ad accettare inviti e poi passare il tempo a guardare la gente dall'alto in basso, ad ignorarla o a metterla a disagio, e nessuno le dirà mai che è una stronza - Anzi, abbiamo solo il POV di Adachi, che continua a struggersi per lei. (L'unico momento di gloria di Shimamura è quando sfida la madre di Adachi ad una gara di resistenza nella sauna, per difendere l'amica e far abbassare la cresta alla donna. Quasi sicuramente era anche per far valere se stessa, ed è stato bello anche per questo. E niente, qui finisce. Come il resto.)
Aggiungiamoci pure della bizzarra ed insistente fanservice con gambe, cosce e minigonne strategiche che però a volte, quando in mezzo alle gambe, formano delle pieghe abbastanza equivoche, e abbiamo completato il quadro.
Mi dispiace che Adachi to Shimamura sia scivolato nel voto neutro, ma non posso mettere il check positivo ad una storia che non sa cosa vuole raccontare e che ha per protagoniste i due volti di Bella Swan, la Stronza e l'Innamorata Persa.
.
🗹 The Night Beyond the Tricornered Window
[ さんかく窓の外側は夜 | Sankaku Mado no Sotogawa wa Yoru ]
[ 12 episodi | 2021 | Studio: Zero-G | SUB ITA su Crunchyroll ]
[ Horror Investigativo Paranormale, P0rn0Tr4sh Horror Investigativo Paranormale nei primissimi episodi, Boy's Love ]
[WIP]
.
🗹 Konohana Kitan
[ このはな綺譚 | La bella storia della (locanda) Konohana ]
[ 12 episodi | 2017 | Studio: Lerche | SUB ITA su Crunchyroll ]
[ Fantasy, Folklore giapponese, Buoni Sentimenti, Girl's Love ]
[WIP]
.
In conclusione, cosa mi è rimasto impresso di ciascun anime di questa pseudomaratona:
Asagao to Kase-san.: La naturalezza e la semplicità.
Given: "La storia di un inverno".
Bloom into you: L'originalità psicologica.
Umibe no étranger: I fondali.
Adachi to Shimamura: Il disappunto finale, purtroppo.
The Night Beyond the Tricornered Window: Quando parte, la trama coinvolgente.
Konohana Kitan: L'atmosfera folkloristica.
0 notes
la-ronzo-blog · 7 years
Text
GIULIA: Maggio 2016. È allora che ti conobbi. Alberto. Eri la mia prima storia. La mia prima cotta. Mi venivi a prendere a casa la sera con il tuo vespa bianco, dopo che entrambi avevamo studiato tutto il pomeriggio. Mi accompagnavi agli allenamenti di pallavolo e mi aiutavi a superare tutte le critiche dello sport. Ero innamorata di te, tant'è che volevo che tu smettessi di fumare perché ti volevo con me il più possibile, per tutta la vita. Fosse stato per me probabilmente anche oggi saremmo assieme. Invece no… Passai un bellissimo mese con te ma qualcosa ad un tratto cambiò Io ero piccola e infantile, non avevo bisogno del contatto fisico, mi bastava vederti e parlarti. Il giorno del primo scritto degli esami di terza media scoprii che tu avessi chiuso con me. Senza dirmi nulla, tu avevi iniziato ad uscire con una mia amica. Non mi hai dato spiegazioni. Sei sparito. Sei stato la mia prima delusione d’amore. Eri interessato a Francesca. Era inutile chiedermi cosa lei avesse in più di me. Perché aveva un fisico stupendo, dei genitori concessivi e soprattutto sapeva baciare, non come la sottoscritta. Così oltre all'ansia degli esami dovetti convivere anche con la tristezza che tu non fossi più mio. Passarono i giorni e dopo ogni esame tu eri fuori da scuola ad aspettare Francesca. Quanto soffrivo nel vedere voi due abbracciati. Mi son sempre tenuta tutto dentro, non ho mai confidato a nessuno di quanto stessi male. Di notte piangevo e di giorno mascheravo tutto ciò che io provassi. Gli esami terminarono e io uscii con un voto eccezionale: 10! Scaricai tutta l'ansia e la tristezza nello studio ma continuai anche a uscire con i miei amici, nonostante fossi obbligata ad incontrarti ogni sera. Dopo un po di giorni Francesca partì per Dublino e tu mi chiesi di uscire. Ancora annebbiata dalla cotta, accettai. Andammo in centro a Bergamo e finimmo in città alta, posto dove tu portavi tutte le tue ragazze. Giravamo mano nella mano, scattavamo foto e mettemmo il telefono off-line. Ero così felice che non pensai al fatto che tu fossi fidanzato. Ci divertimmo moltissimo. Così il giorno successivo, quello dopo e l'altro ancora ci vedemmo. Finché una sera non rimanemmo soli al casello. Io e te. Su uno scivolo. Lì qualcosa scattò e ci fu il nostro primo bacio, se così si può definire. Tu mi presi per i fianchi, il respiro si fece affannato e il cuore batteva a mille. Mi guardasti e mi dissi “io però voglio fare una cosa” e le nostre labbra si toccarono e le lingue si incrociarono. Ero presa dall'euforia. Pensavo fossi di nuovo mio. Avrei voluto gridarlo al mondo. Ma tu eri fidanzato. Dovevo tacere, fingere che tutto ciò non fosse mai accaduto. Così nascondemmo tutto per qualche settimana finché finalmente Francesca tornò da Dublino e noi potemmo iniziare a uscire liberamente. Pensavo che tutta quella felicità non sarebbe mai finita. Ero talmente innamorata di te che mi sembrava di aver ripreso semplicemente ciò che fosse mio. Non riuscivo a pensare di aver fatto qualcosa di male e tutti i miei amici erano felici di questa mia prima storia d’ “amore”. Poi tu partisti per andare al mare e io rimasi sola a Bagnatica. Con me c'erano i miei amici ma ben presto li persi. Iniziai a uscire ma per Bagnatica si respirava una grande tensione. In pochi mi salutavano e molti mi evitavano. Finché un giorno ricevetti un messaggio di controllare Ask.fm. Io non avevo un account su questo social ma è possibile accedervi anche da Google e così inizia a guardare i profili di Francesca e dei suoi amici.
«roito di merda» «puttana» «grassona» «ruba fidanzati» «zoccola» «cagna» foto di capre pubblicate taggandomi «non venire più a bagnatica se no ti picchiamo» “Giulia sparisci” “chi ti vuole” “scompari” “scusa se non parlo con te ma a differenza tua non abbaio””troia” “la dai a tutti” Credevo di essere forte e che avrei superato tutto. HO TUTTO SOTTO CONTROLLO!!! All’inizio mi lasciavo scivolar addosso tutti quei brutti commenti, mi entravano da un orecchia e mi uscivano dall’altra. O meglio, questo è quello che volevo far credere. Tutti quei commenti dentro mi stavano distruggendo, pensavo di essere veramente io quella sbagliata. Mi rincorrevano con guinzagli e mi abbaiavano contro.
Ero ormai convinta di essere un errore, uno scherzo della natura. Mi vergognavo dei pantaloncini corti e pure di quelli lunghi, era tutto sfacciato per loro. Ask, instagram e snapchat era innondati di mie foto e di insulti, tutto per me. I miei amici mi abbandonarono, e un po li capii. Anche io mi vergognavo di me, anche io trovavo sbagliato ogni mio singolo comportamento. Anche io se avessi potuto mi sarei abbandonata, lasciata sola in un angolo.
Così scappai, andai al mare ma anche lì mi continuavano ad arrivare messaggi. Un giorno mi svegliai e c'era una notifica, un ragazzo veramente bello mi aveva scritto. Non lo conoscevo ma questa cosa mi intrigava. Così gli risposi e inizia a confidargli tutto di me. Dai miei problemi con Francesca e i suoi amici alla storia con Alberto. Mi propose di cambiare, di ascoltare ciò che dicessero e di trarne una nuova me. Fin che un giorno non iniziò a insultarmi e passò il mio numero a molte ragazze. Ricevevo messaggi con insulti e minacce. Solo dopo scoprii che il ragazzo che mi aveva scritto era in realtà la cugina di Francesca. Non volli più uscire e purtroppo finì anche la storia con Alberto dovuta alla mia reclusione in casa.
Iniziarono a nascere i primi strani pensieri, quelli che mi spingevano a farmi del male. Per molto tempo sono stata più forte io. Ma tutti gli insulti non finivano e presa da un attacco di panico, forse il mio primo, raccontai tutto a mia mamma. Un attacco di panico per me è una cosa strana, perché inizia con il “voglio morire” e durante provo tanta paura di andarmene davvero. Così tanta da farmi del male e a suo volta mi viene voglia di morire. E’ un circolo vizioso.
Mia mamma si agitò talmente tanto che decisi di non raccontarle più nulla. Mi dovetti tenere nuovamente tutto dentro. Mi sentivo sola. Ma in realtà non lo ero perché con me camminavano tutti gli insulti e le prese in giro. Arrivò settembre e gli insulti, le minacce e le prese in giro non erano ancora finite. Così iniziai a dare il meno possibile nell'occhio. Uscivo poco, non attiravo l'attenzione. Sul pullman venivo derisa e in pochi mi rivolgevano ancora la parola. L'arrivo nella nuova scuola fu veramente traumatico, avevo paura che chiunque potesse trovare sui social gli insulti e le cazzate scritte su di me e che potesse giudicarmi. Così mi chiusi a riccio e cercai di non socializzare con nessuno. Lo sport andava male, il campionato di motocross era finito e la pallavolo andava uno schifo. La mia allenatrice mi odiava, non mi calcolava ed ero sempre isolata dal gruppo. Così decisi di abbandonare anche lo sport e di dedicarmi solo ed esclusivamente alla scuola. Ogni volta che io mettessi piede fuori casa iniziavano gli insulti. Dentro di me tutto era uno schifo, stavo veramente male e nessuno mi capiva. Così inizia a dar retta agli insulti, che ogni sera prima di dormire rileggevo. Così smisi di parlare con qualsiasi ragazzo, mi iniziai a vestire da maschiaccio e inizia a mangiare sempre meno. Per i miei genitori era semplicemente l’adolescenza, per gli altri un capriccio, per me la mia fine. Sopportai. Sopportai molto. Ma un tratto scoppiai. Ciò che venne dopo furono la depressione, l'anoressia, l'autolesionismo e una grande voglia di morire.
Ora sono qui però. Che vi racconto la mia storia. Quindi ne la depressione ne l’anoressia ne l’autolesionismo ma soprattutto neanche la voglia di morire hanno prevalso su di me. Quando mi sono resa conto di aver toccato il fondo ho iniziato a lasciarmi aiutare. Ho raccontato la mia storia ai miei genitori, a psicologi e neuropsichiatri e mi son fatta un bel tour per molti ospedali della Lombardia. Ho conosciute altre ragazze vittime di bullismo che mi hanno dato forza. Dai nostri errori ho imparato a non mollare più, a reagire e a non tener tutto dentro. Ora ho una vita nuova ma abito sempre nello stesso posto, esco con nuovi ragazzi ma incontro ancora quelli che tutt’oggi si ostinano a insultarmi. Ciò che è cambiato sono io. Sono più forte, ho voglia di vivere e di farlo al meglio, sbattendomene dei giudizi irrilevanti di chi non mi conosce. Se oggi sono qui è perché ogni giorno mi sono posta un obbiettivo e negli ultimi mesi il mio unico desiderio è quello di aiutare chiunque stia vivendo una situazione difficile, simile alla mia. Sono veramente fiera di me e di tutti quei ragazzi che trovano il coraggio di scrivermi e di chiedermi aiuto. Spero di essere un esempio.
FRANCESCA: “Ero arrabbiata già con te dal mio compleanno, a dicembre 2015. Questo perché quel giorno tu avevi allontanato da me un delle persone a cui tenevo maggiormente. Tu infatti sei stata al gioco di un altro ragazzo invece che a quello del mio amico al quale interessavi. Avevo paura di rimanere sola. Lui valeva molto per me. Ed era triste e distante da me. Mi sentivo come se tu mi avessi privato di qualcosa. Non provavo propriamente rabbia. Ero infastidita. Da lì sono iniziati i problemi con lui e con la scuola e la causa, anche se indirettamente, eri tu. Poi due anni fa, quando ero in vacanza ed ero fidanzata con Alberto, lui mi lasciò. Venni a scoprire molte cose che furono successe tra voi. Quindi mi incazzai moltissimo con te perché sentivo che per la seconda volta tu mi avessi portato via una cosa mia. A dir la verità io non ti ho deriso per molto. Ti ho dato della troia per un settimana massimo perché sentivo che tu mi avessi veramente mancato di rispetto. Raccontando poi la mia storia ai miei amici loro reagirono male ed iniziarono ad insultarti. Per dimostrare che fossero dalla mia parte e semplicemente per darti contro. Io smisi presto e cambiai compagnia. Solo molto tempo dopo scoprii che tu ti fossi ammalata anche per colpa mia. Provai uno strano sentimento, non mi sentivo del tutto in colpa perché non pensavo fossero stati solo i miei insulti a farti ammalare. Non mi ero resa conto tu fossi malata finché un giorno non ti vidi alla Migross con tua madre: magrissima, pallida e con il viso sciupato. Mi si è gelato il sangue e sono stata malissimo quando ti ho visto così. Era 12 anni che ti conoscevo e vederti così mi ha fatto rimanere di sasso.”
7 notes · View notes
claudiocisco · 4 years
Text
L A I L A 
 Un breve racconto
appassionato ed intenso
a tratti tenero e struggente.
Un ragazzino solitario ed introverso
una giovane donna disinibita e spigliata
mossi dallo stesso desiderio:
conoscersi a fondo e sperimentare nuove emozioni.
L’autore,
con umana comprensione
e senza mai scadere nella volgarità,
scruta, indaga, penetra l’animo umano
mette in luce sentimenti e debolezze
coglie e svela ogni pensiero
con finissima introspezione.
  Dicono che le storie d’amore tra persone di età differente, siano destinate a fallire in breve tempo e si presume non abbiano prospettive future di alcun tipo ma io, della mia Laila molto più grande di me, conservo ancora il ricordo, ed è il ricordo più bello di tutta la mia vita.
Tutte le ragazze o donne che ho immaginato di possedere o che ho avuto realmente nel corso della mia esistenza, messe insieme, perderebbero nettamente il confronto con lei, Laila, il mio sogno proibito, il mio desiderio peccaminoso, il diavolo vestito d’innocenza, la malizia più sfrontata che si sposa con la tenerezza
più disarmante; colei che detiene il potere ancestrale di unire in simbiosi inferno e paradiso, angeli e demoni, fiamme e virtù.
Dicono inoltre che i rapporti intimi consumati o vissuti in età troppo immature, possano segnare negativamente e per sempre un essere umano; ma io, solo grazie alla vicinanza del corpo di Laila, son diventato poi un artista creativo, una specie di “alieno”, un sensitivo, profondissimo nella sensibilità e nello spirito. La sua carica erotica, la sua potenza ammaliatrice meravigliosamente devastante, mi hanno reso vivo nel corpo e ancor più nella mente. Dietro l’apparenza d’una opprimente angoscia e della mia inguaribile solitudine, emerge prepotente un flusso inarrestabile di energia vitale, indomabile e che non conosce limite.
Avevo compiuto da poco quattordici anni quando lei senza preavviso prese possesso della mia vita come una spada affilata conficcata dentro la mia tenera carne, fragile rivestimento d’un corpo ancora impubere.
In quel tempo lontano, ricordo adesso che ero sempre triste, a dispetto della mia giovanissima età. Tremendamente malinconico ed introverso, solo e senza amici, possedevo però già da allora in me, l’embrione di quello che sarei diventato dopo, crescendo, e quel che è accaduto con Laila, non ha fatto altro che rendermi consapevole della mia vera natura, quasi come se il destino me l’avesse mandata apposta per affrettare i tempi di questa mia consapevolezza e per incitarmi a non reprimerla facendomi del male, annullando me stesso.
Non avevo avuto una ragazza fino a quel momento, non conoscevo ancora l’intensa emozione del primo bacio, gli elettrizzanti brividi che scaturiscono dal contatto con un corpo diverso dal mio che già avevo imparato a conoscere bene attraverso le mie continue ed intime carezze solitarie.
Uno strano ragazzo ero io, e forse in parte lo sono ancora, e chissà se è stato esclusivamente per questo motivo che il destino, beffardo, a volte crudele, altre ironico, si è premurato di far accadere gli eventi al momento giusto ed usando la persona adatta affinchè i suoi disegni trovassero realizzazione, ennesimo copione di uno strano ed incomprensibile teatro che è la vita, con i suoi attori mascherati che si muovono come marionette appese a fili ingarbugliati, senza identità e senz’anima, nel crudele gioco della vita e della morte, tra cause ed effetti, credendo di operare secondo il proprio libero arbitrio ma in realtà resi intelligentemente schiavi da qualcosa o qualcuno che nessuno conosce ed è in grado di definire. La mia deliziosa ed accattivante Laila non era altro che la figlia di questo destino e come tale doveva obbedirgli.
Ero seduto su una panchina di “villa Dante”, uno spazio di verde molto grande situato nei pressi del centro di Messina, la mia città. Potevano essere circa le 2 o forse le 3 del pomeriggio, non ricordo bene con esattezza ma era un orario nel quale a me piaceva e piace ancora molto, uscire per camminare un pò per le strade. Ricordo anche che era un giorno di primavera inoltrata con una temperatura abbastanza mite ed un’aria fresca, gradevole da essere respirata. Vi era il sole, il cielo si mostrava azzurro ed anche il verde del parco, l’ombra degli alberi col sottofondo del cinguettio degli uccellini sul nido, in armonia con la serenità della natura, sembravano richiamare alla vita e forse all’amore.
Mi trovavo in uno stato di assoluta calma, quasi irreale, assorto in enigmatici pensieri, con la testa tenuta fra le mani e lo sguardo assente rivolto fisso in giù verso il terreno, cosparso di foglie. A prima vista, a chiunque fosse passato per caso di lì in quel momento, potevo benissimo dare l’impressione di un ragazzino perdutamente solo con i suoi pensieri ed in preda alla disperazione e allo sconforto più cupo ed oscuro senza nessuna possibilità di salvezza, privo di qualunque via d’uscita. Quell’atteggiamento però, paradossalmente, significava interiormente per me, un modo di sentirmi che era esattamente l’opposto di quel che appariva; era per la mia psiche, sinonimo di rilassatezza mentale e fisica, serviva a tranquillizzarmi dentro, mi induceva alla meditazione, alla libertà creativa dei pensieri.
Fu esattamente in quello stato e proprio in quella posizione che mi vide Laila per la prima volta.
Non so spiegarmi ancora adesso il perchè si sia avvicinata a me non conoscendomi affatto e quali vere intenzioni o motivazioni l’avessero spinta a farlo nè se oscuri e complicati pensieri guidassero la sua mente. So però con certezza che lo fece, purtroppo o per fortuna, e che da quel momento, tutta la mia vita cambiò radicalmente e niente fu come prima: ero segnato ormai! L’uomo bambino che era già in me, è stato partorito proprio in quell’attimo ed ha visto per la prima volta la luce, per poi diventare , nel corso degli anni, quell’uomo “strano” e “misterioso” che è adesso e che sono certo, rimarrà tale fino alla fine dei suoi giorni.
Sentii, mentre continuavo ad essere immobile e pensieroso a testa in giù, una mano dolce, carezzevole, vellutata, quasi serica accarezzarmi i capelli, avvertii la tenera ed infantile rimembranza di quando, piccolissimo, mi trovavo impaurito fra le braccia amorevoli di mia madre. Quella mano leggera e direi magica che giocava spettinando e ricomponendo con cura la frangetta dei miei capelli, quasi come fosse il tocco di un angelo, si accompagnava poi ad una voce suadente e persino fiabesca, a tratti misteriosa, che contribuiva alla creazione di quell’insolito incantesimo. Rimasi con gli occhi socchiusi per imprimere nella mia mente e nel mio cuore quelle vibranti e intense sensazioni, del tutto inaspettate e mai provate prima, senza la volontà di alzare minimamente lo sguardo nel tentativo di scoprire la fonte di quel benessere, era come se avessi paura di svegliarmi rovinando quel bellissimo sogno, un sogno che però poteva anche cominciare nell’esatto momento in cui mi sarei risvegliato e forse si sarebbe rivelato ancora più bello.
Fu lei e soltanto lei però che interruppe quella magia sussurrandomi all’orecchio:
“Cosa c’è che non va?”—”Perchè sei così triste?”—”Hai l’aria di chi ce l’ha col mondo intero, vuoi parlarne con me?”
A quel punto, d’istinto, alzai immediatamente gli occhi indirizzandoli su lei, cambiando repentinamente posizione ed atteggiamento: mi trasformai infatti in un ragazzino curioso ed attento assolutamente determinato a risolvere il suo complicatissimo rebus mentre il mio sguardo, prima timido ed impaurito, ora, incrociando il suo, si mostrava forte e penetrante come se fossi io l’adulto e non lei.
Siamo rimasti entrambi così: occhi negli occhi, sguardi che si scrutavano in silenzio, menti che cercavano in tutti i modi di capirsi non conoscendosi ancora. E fu proprio nell’incertezza e nell’incomprensione di quegli attimi, che io capii dentro di me chiaramente che, più o meno consapevolmente, mi sarei consegnato completamente a lei, alla sua forza seduttrice, al suo malizioso ed intrigante gioco; avrei dato a quella misteriosa e sconosciuta ragazza, il mio corpo e la mia anima, accettando tutte le possibili conseguenze di una simile ed incondizionata resa, pronto a raccogliere poi tutto ciò che di bello o di tenebroso sarebbe potuto accadermi.
Come un sesto senso chiaro ed inconfondibile, capii che quella ragazza, molto più grande della mia età, mi avrebbe trasportato con se’ in posti inesplorati, sconosciuti, indefiniti, non compatibili con la ragione o con la morale ma, proprio per questo, attraenti e ricchi di fascino dove la libertà dell’istinto e delle sensazioni più intime dell’animo umano, non conoscono limiti, non sanno e non vogliono fermarsi davanti a niente.
Quello che ricordo ancora con meraviglia e tenerezza, è l’amore che io sentii subito per lei sin dal primo sguardo, proprio come un ragazzino alla sua prima “cotta”, mi innamorai perdutamente di Laila, nonostante l’enorme differenza d’età, nonostante non sapessi nulla di lei; ma la magia, e insieme la purezza genuina ed originaria di quel sentimento, non possono essere razionalizzati e giudicati per nessun motivo al mondo, perchè in tutto ciò che sa di magia, non può entrarvi il reale o la logica.
Ero fermamente convinto che quella ragazza già donna potesse essere e diventare il mio primo amore e quindi, conseguentemente, avrei avuto la possibilità di sperimentare e gustare le emozioni uniche del primo bacio, delle prime intimità, dei primi piaceri fino ad allora solo immaginati. Tutte queste meravigliose ed avvincenti scoperte per un ragazzino ancora totalmente inesperto in quel campo quale ero io allora, sentivo dovevano essere interamente affidate e subordinate alla sua persona, adattissima e meritevole ai miei occhi del ruolo che avrebbe dovuto adempiere; era quella sua straordinaria ed esplosiva figura di giovane donna a darmi questa certezza, e ancora, il suo essere così splendidamente ambigua, un pò angelo e un pò diavolo, dolce e glaciale, comprensiva e sfuggente, vicina eppur mille anni luce lontana: amica, sorella maggiore, amante.
Non fui in grado di rispondere con la voce a quelle sue prime domande che la facevano assomigliare più a una poliziotta che a una fidanzata, la mia volontà nel farlo era annientata dalla sua folgorante bellezza, rapita e vittima del suo misterioso fascino. I suoi occhi, intriganti, indagatori, riuscivano ad emanare ugualmente luce. Il suo corpo mi dava l’impressione di una potentissima calamita capace di attirarmi col suo campo magnetico fortemente a sè a tal punto da dover resistere con tutte le mie forze per non venire risucchiato da lei.
Mi chiedevo con una certa insistenza senza per altro trovare risposte adeguate, il motivo per il quale una ragazza così bella si potesse interessare ad un moccioso come me che in fondo puzzava ancora di latte considerando il fatto che dimostravo circa dodici anni e non ero affatto sviluppato da uomo; ero infatti molto più simile ad un bambino, esile e con i caratteri sessuali non ancora delineati, e per di più un ragazzino fino ad allora sempre solo e dimenticato da tutti che poteva passare tranquillamente sotto le gambe degli adulti senza essere notato. Per tutti questi motivi, per un attimo mi balenò nella mente confusa e disorientata, predisposta sin da allora ad essere preda della fantasia, l’ipotesi che lei non appartenesse al mondo reale e che fosse addirittura un fantasma o facesse parte di un sogno, come una creatura immortale e senza tempo, figlia di pura immaginazione. Ma era troppo vera, troppo seducente, troppo carnale per essere stata inventata da me. Continuavo quindi ad osservarla con una certa insistenza e notavo che lei non ne provava affatto imbarazzo ma anzi, al contrario, si sentiva fiera di se’, si divertiva ad essere scrutata in quel modo da un ragazzino, era esibizionista assai più di un pavone che mostra le sue grazie. Guardavo con attenzione e curiosità tutto di lei: i capelli lunghi fino alle spalle, ben pettinati, di colore nero intenso come se fossero stati appena tinti ad arte dal parrucchiere per spiccare ancora di più con quegli occhi celesti dentro i quali ci si poteva perdere tra cielo e mare senza mai più ritrovarsi, in un contrasto di bellezza e fascino da lasciar chiunque la osservasse, senza fiato e senza parole. Anche il suo fisico era perfetto, tale da far invidia alla più sexy delle modelle, era alta, parecchio più di me, con le forme giuste in ogni parte del corpo come se fossero state scolpite appositamente per essere adattate a lei, dal più grande scultore di tutti i tempi. E poi il suo profumo o il suo odore naturale, non saprei, sembravano un tutt’uno: era così irresistibile che anche il più pudico e puro dei maschi esistenti sulla terra, non avrebbe potuto resisterle, credo che nessun uomo vivo potesse rinunciare a lei.
Indossava una camicetta bianchissima come la sua carnagione, una gonna di jeans non troppo corta ed un paio di scarpe da ginnastica anch’esse bianche.
Un look tipicamente da teenager che ai miei occhi e non solo, aumentava di molto il suo potere seduttivo che possedeva comunque anche nei gesti e nel modo di fare. Ma sarebbe stata attraente ugualmente in qualunque modo si fosse vestita, anche da zingara o da barbona
e specialmente nuda.
Vedendo che io non parlavo affatto e che non avevo ancora risposto alle sue domande iniziali, mi chiese educatamente il permesso di sedersi sulla panchina al mio fianco, ed osservando il mio segno di assenso manifestato mimicamente col semplice abbassamento del capo, lo fece immediatamente, in fondo era quel che voleva pur di entrare in un rapporto di confidenza e di dialogo con me. Mi si sedette accanto tirandosi i lunghi capelli indietro con le mani, portando il petto in avanti, accavallando le gambe ed infine emettendo un breve ma intenso sospiro.
Non so cosa mi prese nella mente e nel corpo in quell’attimo ma di certo fu qualcosa di veramente incontrollabile e insieme sconvolgente: mi ritrovai col cuore che batteva fortissimo all’impazzata, peggio di un tamburo, sembrava volesse scoppiarmi in petto da un momento all’altro, ricordo che pensai subito ad un possibile infarto. Ma era solo uno sconvolgimento naturale, generale però che coinvolgeva, propagandosi a vista d’occhio, ogni parte del mio corpo. Un’eccitazione di gran lunga superiore alla masturbazione o alla visione di giornaletti pornografici o films a luce rossa, tutte sensazioni che avevo già sperimentato in passato. Questa volta si trattava di molto più di una semplice eccitazione, l’adrenalina era a mille, devastante, inebriante, il sangue correva veloce e pareva bollire nelle vene, il respiro diveniva sempre più affannoso, sembrava mi mancasse l’aria, un malessere totale e diffuso ovunque che paradossalmente, aveva i connotati del piacere, non capivo più la differenza fra lo stesso piacere e la sofferenza perchè in fondo si trattava anche di sofferenza, non fosse altro perchè tutto il mio corpo nella sua totalità stava reclamando ad altissima voce uno sbocco immediato, come se si trattasse di una questione di vita o di morte, uno sbocco che io non potevo e non sapevo dargli. In quegli attimi così unici e particolari, ho compreso il dramma dei cosiddetti “maniaci sessuali” o delle donne “ninfomani” e che in fondo, maniaci a causa del sesso, lo siamo un pò tutti se analizzassimo più obiettivamente e senza falsi pudori la nostra situazione di esseri carnali. La cosa tragica e comica al tempo stesso di quel periodo, consisteva nel fatto che dovevo cercare di nascondere tutto il mio sconvolgimento interiore a Laila pur avendola vicinissima. Ho messo una gamba sull’altra illudendomi ingenuamente di coprire la mia erezione ma nulla potei fare per celare il rossore che appariva nitidamente dipinto sulla mia faccia. In quel momento, la differenza d’età fra me e lei non contava più nulla, era disintegrata, regnava soltanto il mio giovanissimo corpo d’adolescente, esplosivo nei sensi per l’età ma soprattutto per natura, specie la mia natura già così predisposta a simili sollecitazioni e a picchi di altissimo livello.
Cercai di girarmi dall’altro lato guardando in tutte le direzioni possibili ed immaginabili pur di non incontrare il suo sguardo, ero ridicolo, commovente, tenero, con la assurda presunzione di nascondere ad una donna che stava proprio al mio fianco e molto più esperta di me, quello che nel corpo e nei miei pensieri provavo. Non avevo l’esperienza e la maturità di comprendere che ad una donna se sei furbo e sai recitare, puoi nasconderle tutto, tranne la reazione fisica che hai nel desiderarla.
Non so cosa passasse nella testa di Laila in quei momenti di evidente imbarazzo ed eccitazione per me, non mi posi neanche il problema perchè ero troppo preso da quel veleno dolce e logorante che mi scorreva nel sangue. Sicuramente però, nemmeno lei doveva essere tranquilla, non poteva affatto esserlo a meno che quella situazione riusciva ad analizzarla con occhi comici e non di disperazione, quest’ottica le avrebbe assicurato una relativa calma e un certo controllo anche su lei stessa. Forse, può anche darsi, che l’idea di avere accanto a lei fisicamente, fin quasi a sfiorarla, un ragazzino alle prime esperienze e forse del tutto vergine, la stimolasse emotivamente e sessualmente, scuotendola, ed io capii per la prima volta in vita mia che l’incontro tra due persone mentalmente libere e oserei dire “perverse”, riesce sempre a provocare una miscela di adrenalina esplosiva, condannata senza appello dalla morale e dalla chiesa ma incoraggiata senza limite dall’istinto.
Ho compreso anche il micidiale potere che ha su di me “il fascino del proibito”, una scoperta che è diventata “legge” per il resto della mia vita e che ha creato una dipendenza da esso che non sono riuscito ancora a vincere nonostante abbia fatto ogni sforzo possibile e ogni sorta di preghiera, continui disperati tentativi sempre inutili ed incapaci di debellare questo mio invisibile amico-nemico, evidentemente è talmente radicato nella mia psiche da essere più forte persino della mia stessa volontà: è un dramma tutto umano e carnale quando il male, individuato come tale, ha ancora presa su di te perchè reso immune dalla tua inclinazione naturale, è come un nemico che per una vita intera ha convissuto con te ingannandoti mentre tu con fiducia lo reputavi amico e che poi improvvisamente e quando meno te lo aspetti, scopri essere il più cattivo dei mali e tu, pur allontanandolo, non sei in grado di odiarlo come dovresti proprio perchè senti che una parte di te, più o meno consistente, morirebbe con lui se provassi a bruciarlo, purificandoti.
Ma se dovessi analizzare oggettivamente e basandomi soltanto su come mi apparisse all’esterno Laila, forse un pò superficialmente, a prima vista, l’impressione che mi darebbe sarebbe quella che lei avesse dentro, una assoluta tranquillità. Ero io, al contrario suo, ad essere un vulcano di idee confuse che si accavallavano nella mente l’una sull’altra, miriadi di domande puntualmente senza risposte, un’infinità di iniziative che morivano sul nascere senza alcuna realizzazione pratica; qualunque psicanalista avrebbe trovato terreno fertile e materiale in abbondanza per favorire i suoi studi, Laila ma soprattutto io, eravamo cavie da laboratorio davvero perfette.
Restammo quindi entrambi in silenzio, ciascuno aspettava che fosse l’altro a parlare ma nessuno di noi due si decise a farlo. Non riesco a quantificare col tempo la durata di quel silenzio, so solo che per me è sembrato non aver mai fine, un’eternità ma il tempo è relativo quando ti trovi in uno stato di tensione emotiva o di stress mentale quale era il mio.
Fu lei, la mia Laila, che riprese in mano la situazione e a condurre quello strano gioco, e forse è stato giusto così perchè era la più grande.
“Posso presentarmi, vuoi?— Io mi chiamo Laila ed ho ventisei anni!— E tu, tu come ti chiami?— Quanti anni hai?— Che classe frequenti a scuola?”
Io, del tutto rassicurato da quei suoi gesti sempre dolci, convincenti, garbati che denotavano educazione, rispetto, una grande attitudine in genere verso la socializzazione, la sentii subito amica e complice, ricominciai a trovarmi a mio agio, avevo fiducia in lei ed anche l’eccitazione sembrava essersi placata come per miracolo, tanto che mi venne naturale risponderle:
“Piacere! Il mio nome è Claudio ed ho quattordici anni compiuti da poco.— Sono in primo superiore”.
Ricordo che fui colpito da quel suo nome che sembrava più adatto ad un personaggio dei cartoni animati che a una ragazza, lo trovai alquanto buffo e strano ma non le dissi nulla per delicatezza.
Così anche lei potè sentire per la prima volta la mia voce.
“Sembri più piccolo”— mi disse ancora lei sorridendo e facendomi intuire che la cosa non le dispiacesse affatto.
“Sì, lo so!— Me lo dicono tutti!— Ma ho tempo per crescere” —fu la mia risposta, semplice e simpatica.
Quindi restammo nuovamente in silenzio per un altro pò di tempo, a volte stare zitti ha più valore di mille parole, accresce il mistero, crea poesia, serve a riflettere per non commettere errori o passi falsi che potrebbero pregiudicare tutto quello che di buono è stato costruito fino a quel punto.
Fu di nuovo lei a riprendere l’iniziativa formulando altre intriganti domande:
“Hai la ragazza?”
“No!”— le risposi deciso io.
“Come mai ?”— mi chiese di nuovo lei ancora più incuriosita.
“Non lo so neanch’io, non ho mai avuto una ragazza in tutta la mia vita, spero di trovarne qualcuna che mi voglia prima di diventare vecchio!”— le dissi un pò sfiduciato ma con sincerità.
Il fatto di scoprire che non ero mai stato con una coetanea e conseguentemente neppure con una donna e che quindi ero assolutamente vergine come terra di conquista da esplorare, la colpì profondamente.
Lo avvertii dal suo sguardo che si accese di colpo, una luce attraverso la quale captavo una morbosa curiosità di approfondire questa nostra amicizia che già sul nascere non era normale. Riuscivo altresì a comprendere che lei provava pure un intenso desiderio di conoscermi meglio, desiderio che sarebbe stato sicuramente legittimo e giustificabile se io ero un ragazzo di un’età simile alla sua ma che risulterebbe apparentemente incomprensibile per chiunque l’avesse analizzato in quel contesto.
Non capivo ancora bene quale fosse il suo folle proposito nei miei riguardi oppure lo sapevo perfettamente perchè ero un ragazzino molto sveglio ed intelligente malgrado l’età, forse inconsciamente mi piaceva rimanere nel dubbio, lasciarmi del tutto rapire da quell’alone di mistero che copriva ormai entrambi, per essere vittima ed insieme attore principale di questo strano ed insolito film. Desideravo poter scoprire la verità un poco alla volta per gustare meglio gli eventi, soprattutto quando si trattava di situazioni così stuzzicanti e coinvolgenti, capaci di avere presa su persone di qualsiasi età e quindi anche su un ragazzino di quattordici anni che ne dimostrava a malapena dodici.
Laila continuò poi a farmi altre domande semplici e scontate sulla mia famiglia, sui miei amici, sui miei passatempi, i miei gusti musicali, sulla scuola ma senza mai entrare in argomenti inerenti alla mia sfera intima specie nel campo sessuale, io rispondevo a tutte le domande, sempre e con la massima sincerità.
Dopo essersi assicurata che potevo tranquillamente rimanere fuori da casa almeno fino alle otto di sera, come un fulmine a ciel sereno, mi chiese improvvisamente senza indugi, frantumando quell’atmosfera di normale, sereno dialogo e servendosi di una voce divenuta di colpo adulta, determinata, risoluta :
“Vuoi venire a casa mia?”— Mi fai compagnia?— Non abito lontano da qui—Ho la macchina posteggiata vicino alla villa, una panda rossa.— Abito da sola in un appartamentino piccolo con due stanze, col mio fidanzato ci siamo lasciati per sempre, ora sono libera, libera come l’aria, anzi come l’aquila, hai mai visto le aquile volare, libere?”.
Mentre mi diceva questo, avvertivo in lei una certa eccitazione che similmente era presente anche in me, cercava di mostrare il più possibile sicurezza, mi dava invece l’impressione di essere alquanto spaventata come se temesse di essersi spinta oltre il limite fino a sconfinare là dove sarebbe stato difficile poi controllarsi, faccia a faccia con il volto inquietante del rischio.
Ma il desiderio crescente di ricevere al più presto una mia risposta, positiva o negativa che fosse, le riede di nuovo forza e coraggio annullando quel germe di pentimento che si stava affacciando in lei per riportarla alla ragione, quella della logica, non della carne.
Io mi sentii venir meno e il mio cuore riprese nuovamente ad accelerare il suo ritmo senza sosta, anche a quattordici anni si può desiderare una donna e la passione che si accende non si può indirizzare verso un’età specifica, la legge dei sensi va dove vuole e tu hai solo da scegliere: o la reprimi o la segui! Ed io, in bilico, posto esattamente al centro o per meglio dire sospeso tra queste due soluzioni, in un primo tempo non sapevo proprio che fare, come comportarmi.
Cercai in quel brevissimo tempo che Laila mi concedeva per rispondere, per quanto mi era possibile in quella situazione di totale confusione e smarrimento mentale, di riordinare in qualche modo le idee per poterle dare una risposta il più possibile coerente con la mia volontà, ma non può esistere una scelta libera dove vi è il richiamo dei sensi e per di più a soli quattordici anni. Di certo riuscivo a comprendere che la desideravo o più semplicemente ne ero fortemente attratto come forse anche lei inspiegabilmente lo era verso di me. Mi piaceva tutto di lei, la differenza d’età, per me, non era affatto un problema. Pensavo che se si fosse trattato di una mia coetanea, sarebbe stato sicuramente tutto più facile, naturale e meno complicato ma mi rendevo conto al tempo stesso che il desiderio non sarebbe stato così forte ed intenso, il solito e sempre presente “fascino del proibito” si diverte ogni volta ad uscire alla scoperto nei miei pensieri rivendicando il suo incontrastato potere su di me sin dall’età di quattordici anni e ancor prima. Il desiderio di voler andare fino in fondo a quella storia, la curiosità in parte fanciullesca di conoscere il finale, di aprire quel cassetto che tutti ti dicono sin da piccolo di tenere chiuso senza spiegarti il perchè, il timore di avere poi rimpianti per aver perso un’occasione mai più ripetibile e altri motivi simili messi insieme, mi spinsero in maniera decisa ad accettare il suo invito, del resto a quell’età gli ormoni sono in tempesta, non li puoi controllare e dominare, basta un nonnulla per farli esplodere, reprimerli ti fa stare peggio; è un pò come avere una Ferrari e non sapere come guidarla e a chi ti offre la possibilità di farti da istruttore di guida, chiunque esso sia, tu non puoi dire di no. E questo è esattamente che quello che ho fatto io, prendendo in esame il dato che avevo trovato una istruttrice di guida che era una vera “bomba” e conosceva bene il suo mestiere. Certo ci poteva essere il rischio di correre troppo e di essere vittima di un incidente stradale più o meno grave ma è sempre meglio correre che star fermi, e poi non è affatto detto che si investa, basta usare prudenza ed avere fortuna, quella è necessaria sempre in ogni campo della vita. Così la mia voglia di sentirmi già grande ha trionfato contro l’idea di restare chiuso nella bambagia e dissi un sì convinto a Laila.
Scaricare comunque tutta la responsabilità di quella mia scelta soltanto a lei in quanto adulta, sarebbe troppo semplicistico e sbagliato. Io ero assolutamente consapevole di voler andarci, nessuna forma di costrizione se non la sola forza della seduzione da parte sua ma ero totalmente libero di rifiutare. Ho detto sì perchè era bella e mi piaceva, questa è la verità e basta, non esistevano altre verità nascoste o pressioni subdole. Avevo già ben piantato nel mio DNA quel germe che oggi, in età adulta, mi fa continuare ad essere quello che sono, reclamando la totale libertà dei sensi, sbagliata o giusta che sia, diabolica o naturale non saprei.
Laila si rivelò entusiasta nell’udire la mia risposta positiva, neanche lei si aspettava una determinazione così radicata in un ragazzino di quattordici anni ma, evidentemente, il destino scopre le carte e ha il potere di far incontrare fra loro persone giuste al momento giusto.
Spruzzava felicità da tutti i pori ed ero felice anch’io per aver contribuito nel mio piccolo a renderla gioiosa, ma eravamo più belli entrambi, merito della forza misteriosa, pericolosa, dissacrante dell’eros ma pur sempre una forza, diamo a Cesare quel che è di Cesare.
La mia Laila non perse un solo attimo di tempo, si alzò di scatto dalla panchina con una strana luce negli occhi che a me pareva persino fosforescente e mi afferrò la mano con la sua invitandomi ad alzarmi, stringendomela così forte da incutermi un improvviso brivido di paura, ma fu solo un lampo, un brevissimo lampo, come il flash d’una macchina fotografica.
Lei camminava in fretta avanti, io la seguivo un paio di metri distante da dietro, come quel padre geloso che segue la propria figlia di nascosto e senza farsene accorgere, mimetizzato sotto il cappello e coperto dall’impermeabile, magari persino col giornale in mano, facendo finta di leggerlo e guardandola da dietro gli occhiali scuri.
Vidi la sua panda color rosso fuoco tipo le fiamme dell’inferno, era posteggiata poco distante da quella villa proprio come mi aveva detto lei in precedenza. Era un’auto pulita, ben tenuta tanto da sembrarmi appena uscita da un’officina per il lavaggio. Per un attimo credetti che se le era fatta lavare in vista del nostro incontro ma poi pensai subito che non era affatto possibile, a meno che non aveva il dono di predire il futuro, ormai dopo quello che di strano mi stava accadendo quel giorno, non escludevo più nessuna ipotesi, anche la più inverosimile.
Laila aprì lo sportello, quello situato accanto al posto di guida e con estrema gentilezza mi fece segno di entrare e di sedermi, io lo feci subito senza lasciarmi minimamente pregare, chiuse in fretta lo sportello, aprì l’altro e si sedette al volante e via più veloci della luce, si fa per dire perchè a Messina c’è sempre traffico in ogni ora del giorno. L’odore suo inebriante, due gambe splendide che non potevo fare a meno di notare con la coda dell’occhio mentre guidava, e poi ancora il seno perfetto che s’intravedeva dalla camicetta e che sembrava sollecitare la mia attenzione ad ogni suo movimento, i capelli che ondeggiavano al vento man mano che l’auto prendeva velocità quasi come una puledra in libertà nei campi, insomma tutto di lei stava cominciando a procurarmi un’altra violenta ed incontrollabile eccitazione, nessuna ragazzina della mia età mi aveva mai stimolato così tanto. No! Non si trattava di un sogno o di una semplice fantasia erotica dove sarebbe bastato svegliarsi dandosi un pizzicotto per ritornare alla normalità, no! Lei era vera, straordinariamente vera, in carne e ossa, molta più carne che ossa. Ricordo che per un attimo, pur di liberarmi col pensiero da quel dolce tormento, provai persino con l’immaginazione a trasformarla in una vecchia racchia piena di lentiggini, brufoli e cellulite ma fu uno sforzo vano perchè appena aprivo nuovamente gli occhi e vedevo lei, lei e soltanto lei, nessun’altra immagine o figura creata da me per contrastarla, riusciva a prendere il sopravvento su lei, la mia Laila eclissava tutto e regnava sovrana, fuori e dentro di me.
Per un attimo credetti persino di raggiungere l’orgasmo, lì sulla macchina, senza nessun contatto fisico con lei ma semplicemente avendola vicino; per non sporcarmi e rovinare tutto ancor prima di cominciare, cercai di distrarmi in tutti i modi possibili ma tutti i miei pensieri ormai si affollavano su lei.
D’un tratto, mentre guidava, mise la mano nella sua borsetta, tirò fuori un pacchetto di sigarette e mi pregò di prenderne una e metterla nella sua bocca visto che lei era impegnata nella guida. Cercai nella borsa l’accendino che doveva pur esserci da qualche parte, lo trovai finalmente, e appoggiai la sigaretta in quelle sue sue labbra morbide da baciare ma senza l’ombra di un rossetto, quel giorno era completamente senza trucco, acqua e sapone e forse fu meglio per me perche non avrei potuto resisterle se fosse stata truccata magari come una vamp o una prostituta o un’attrice di film porno. Immaginai per un attimo come potesse essere bella ed attraente se fosse stata truccata e fui colto da un altro ennesimo brivido di eccitazione, fortunatamente, questa volta di breve durata. Con le mani tremanti portai l’accendino vicino alle sue labbra e lei accese la sigaretta spostando leggermente la faccia in avanti e sorridendomi con un sorriso complice, come chi prometteva al più presto una ricompensa, riprese quindi a guardare la strada. Avrei voluto chiederle il motivo per il quale in quel giorno non fosse truccata e se amava farlo di solito ma poi un altro pensiero mi convinse a stare zitto, non capivo neanch’io il perchè.
Arrivammo finalmente a destinazione, avevamo impiegato circa una ventina di minuti. Abitava nella parte sud della città, nella zona di San Filippo dove vi sono gli impianti sportivi e lo stadio da poco costruito del Messina calcio.
Era un complesso con una serie di case poste a schiera con un ampio posteggio numerato per lasciare le auto ciascuna nel posto assegnato. Entrò con la macchina nello spazio a lei consentito e scese per prima dalla vettura, prese la borsa e chiuse a chiave lo sportello di guida. Io rimasi come paralizzato ad osservare il complesso di case, i posti auto, l’ambiente circostante, una strana sensazione di confusione mi si stava affacciando nella mente, troppo provata dai rapidi cambiamenti di quel giorno e quindi non più tanto lucida.
“Sveglia “—mi disse scuotendomi da quell’inaspettato torpore e mi fece cenno di scendere dall’auto, chiuse a chiave anche l’altro sportello e si incamminò senza troppa fretta verso casa, io come un automa o meglio ancora come un barboncino fedele, la seguivo poco distante da lei. Laila appariva calma, serena, per nulla turbata da quel che poteva avvenire tra di noi nell’intimità di casa sua e a tutte le possibili incontrollabili conseguenze che sarebbero potute derivarne, vista soprattutto la mia giovanissima età. Era come se ormai avesse la certezza di tenere tutto sotto controllo e mi avesse tranquillamente in pugno, del resto era la verità, qualunque cosa avesse voluto da me, l’avrebbe ottenuta con estrema facilità, io gliel’avrei concessa, docilmente e senza condizione alcuna; era un divertimento anche per me, non solo per lei, non v’era l’ombra del sacrificio, eravamo responsabili e complici allo stesso livello malgrado una fosse maggiorenne e l’altro minorenne, ero ragazzino lo so, ma non ero affatto stupido nè handicappato ed anche se non l’avevo mai fatto e probabilmente non sapevo neanche come si facesse, sapevo benissimo quello che sarebbe potuto accadere e a cosa sarei eventualmente andato incontro. Fino ad allora l’avevo visto fare solo nei film hard ma una cosa è vederlo, un’altra è essere tu il protagonista assoluto, provare direttamente sulla tua pelle e con una donna a fianco quelle emozioni. Non solo, ma non avevo mai visto fino a quel giorno una donna vera nuda, neanche col binocolo.
In quel momento sentivo che era giusto quello che stavo per fare perchè nel mio cuore credevo d’amarla davvero e quindi mi sembrava un rapporto vero d’amore e non solo una relazione di sesso occasionale. Questa convinzione non mi faceva vedere nulla di sporco in tutto ciò ma anzi mi sembrava del tutto legittimo e naturale farlo con la persona che amavo. Oggi sono fermamente convinto che anche quando tra due individui ci sia apparentemente un rapporto di solo sesso, credo che esista sempre all’interno di esso, in profondità, un meccanismo, un’affinità, una sintonia mentale, un’attrazione reciproca che a mio giudizio non può prescindere dall’amore vero e proprio e che è necessariamente riconducibile ad esso, varia soltanto la forma d’espressione e l’intensità di questo sentimento. Spesso non si ha il coraggio di ammetterlo neanche a se stessi perchè è molto più comodo reprimerlo in nome di una libertà che in realtà non esiste affatto ma è solo illusoria.
Erano, quelle case che stavo osservando, tutte dello stesso colore, di uguale forma e della stessa altezza, tre piani, fra l’altro Messina è un città ad alto rischio sismico per cui la legge impone categoricamente di non superare i sei piani d’altezza. Penso comunque che all’interno di esse, quelle abitazioni si diversificassero fra loro per il numero di stanze. Laila, mi informò che abitava al secondo piano e che avremmo risparmiato le scale prendendo l’ascensore che trovammo già pronto per noi, come fosse nostro complice e non volesse farci perdere del tempo prezioso.
Entrammo in esso e in quei secondi che passammo lì dentro, io mi convincevo sempre di più di amarla. L’amore che credevo di sentire per Laila in quel momento e dentro quell’ascensore, era per me molto più importante di un possibile rapporto sessuale fine a se stesso, io quella ragazza ero desideroso di sposarla quando sarei diventato maggiorenne.
Arrivammo al secondo piano, mi spiegò che la casa era in affitto e che il cognome che vedevo nella targhetta della porta non era il suo ma della padrona di casa. Sapevo che si era lasciata da poco col suo fidanzato e che non l’amava più, l’averlo sentito direttamente dalla sua bocca quando eravamo seduti in quella villa, mi ha reso felice, non avevo più nessun rivale in amore, niente sofferenze per gelosia, lei poteva essere mia e soltanto mia. Avrei voluto chiederle informazioni circa la sua famiglia, se avesse ancora un padre o una madre o li avesse persi entrambi, se avesse fratelli o sorelle o fosse figlia unica, se lavorasse ed eventualmente dove ed altre notizie di questo genere ma preferii tacere per non sembrare invadente, comportandomi nell’identico modo di come avevo agito in macchina e cioè non chiedendole se amasse truccarsi. Mi bastava sapere che era una donna libera, senza figli e senza essere sposata e per di più con una casa tutta sua, sia pure in affitto, tutto l’opposto rispetto a me che vivevo ancora alle dipendenze dei miei genitori, sotto il loro tetto e che dovevo rientrare a casa ad un certa ora pena severe punizioni fatte a fin di bene, si fa per dire.
A prima vista, aprendo la porta, la casa appariva piccola ma ben tenuta, pulita, curata, ordinata, persino profumata, sembrava un vero gioiellino, si notava subito la mano esperta di una donna, l’ideale alcova d’amore per due piccioncini, io e lei in questo caso.
Si recò in cucina, io dietro come la sua ombra, il suo fantasma assecondandola in tutto ciò che faceva, la fiducia verso lei aveva raggiunto punte altissime, mi fidavo ormai ciecamente, la conoscevo solo da qualche ora ma mi sembrava di conoscerla da sempre. La consideravo ormai un’amica vera, una ragazza assolutamente normale, non scorgevo più nessun mistero nella sua personalità, nessuna forma di timore verso di lei, soltanto quel suo nome Laila, lo reputavo ancora alquanto curioso e particolare come quando me lo disse nella villa; ma di nomi strani, specie stranieri, ve ne erano in giro a dosi elevate quindi il suo non mi sorprendeva poi così tanto, e poi una persona originale come lei era giusto che portasse un nome non comune, mi convinsi di questo.
Laila aprì il frigo, prese una bottiglia d’acqua gelata, la versò in un bicchiere e la bevve tutta d’un fiato, evidentemente doveva avere un gran sete malgrado non ci fosse un caldo insopportabile ma forse era un altro tipo di sete la sua, chissà! Avrei voluto sconsigliarle di bere acqua gelata perchè avrebbe potuto farle male allo stomaco, io stesso non bevevo mai acqua dal frigo, ma ancora una volta preferii rimanere con la bocca chiusa per non contrariarla. Mi chiese se anch’io avessi sete e al mio “no grazie” non insistette più di tanto.
Poi tornò indietro e chiuse a chiave la porta d’ingresso che aveva lasciato aperta prima, forse perchè vinta dalla troppa sete. Fu quello il segnale della mia completa arresa a lei e alle sue voglie, accettai senza esitazioni e senza proferire parola alcuna, la sua ormai imminente seduzione.
Andò quindi decisa nella camera da letto spalancando la relativa porta che prima appariva socchiusa. Ricordo ancora adesso con un’emozione fortissima e con un brivido sulla pelle, quello che provai nel vedere per la prima volta quella stanza. Mi sembra di riviverlo oggi allo stesso modo di allora, con la stessa identica intensità! Certe sensazioni, nella vita, non si potranno mai dimenticare. Se avessi deciso di non seguire quella ragazza e di rimanere seduto da solo su quella panchina in quella villa, non avrei potuto rivivere quelle splendide emozioni e soprattutto non mi sarebbe stato possibile scrivere questa storia, che, ci crediate o no, è assolutamente reale.
Bellissima, appariva agli occhi miei, quella camera con quel lettino tenero e grazioso, il cuscino morbido che sembrava quello di una principessa, alcuni pupazzetti come fosse rimasta nel suo io ancora bambina. Tutto lì dentro sapeva di favola, di magia, suggestivi i colori, particolare l’arredamento, ogni cosa denotava fantasia e buon gusto, l’atmosfera era accomodante, idonea per qualsiasi rapporto intimo d’affetto o altro. Ma la parte più importante di ciò che mi ruotava intorno, era lei e soltanto lei, l’attrice principale, la mia sirenetta e forse regina, la donna del grande amore, per la quale vivere e morire, il concentrato di tutti i miei sogni e desideri, quelli più veri ed autentici ma anche anche i più segreti ed inconfessabili. Quella sua camera da letto, piccola e tutta raccolta in se’ stessa, era il palcoscenico ideale affinchè un ragazzino di quattordici anni potesse finalmente giocare a fare l’eroe. Forse qualunque altro uomo, indipendentemente dal condizionamento sociale o dalla propria morale, avrebbe pagato qualsiasi prezzo pur di trovarsi lì al posto mio, da solo con quella bellissima ragazza ma l’assurdo ed incomprensibile destino, forse per un colpo di fortuna o chissà per quale altro arcano mistero, ha voluto che ci fossi io, la persona forse meno indicata per coglierne il fascino, la poesia e l’intensità di quell’attimo. Può darsi invece che la tenerezza disarmante dei miei giovani anni, fosse l’ideale per conferire a quella particolare situazione una carica emozionale incommensurabile ed irripetibile.
La mia Laila, contrariamente ad ogni mia previsione, non si spogliò subito ma rimase completamente vestità ne’ tentò in alcun modo di denudare me. Ai miei occhi ragazzini però, appariva seducente e bellissima ugualmente, forse anche di più di come avrebbe potuto sembrarmi se fosse stata nuda, ricordo bene che non rimasi affatto deluso da quella sua decisione, io mi ero innamorato di lei nella sua interezza, nuda o vestita per me avrebbe avuto lo stesso significato. Il solo fatto di trovarmi lì nella sua camera da letto solo con lei, era per il mio cuore motivo di gioia ed insieme di latente e prematuro orgoglio di maschio.
Poi, improvvisamente, si sdraiò di colpo e a pancia in su, a peso morto sul letto, tenendo le braccia allargate e protese da ambedue i lati come in atto di chi è stata appena crocifissa, con la sola bocca leggermente aperta, lasciando intravedere una lingua bellissima e pulsante di vita come fosse un piccolo serpentello e lei stessa la mia Eva nell’Eden.
Mi fece cenno dolcemente di sdraiarmi sopra di lei, lo chiese con grazia, attraverso un gesto di totale rassicurazione ed insieme di conturbante complicità.
Dopo un attimo iniziale di smarrimento da parte mia, sentendomi gratificato dall’interessamento di una così bella donna verso di me che in fondo ero solo un ragazzino insignificante e privo di esperienza, capii che era mio dovere non deluderla e non darle un dispiacere e agii seguendo quello che mi aveva invitato a fare, lo feci con estrema naturalezza e senza per nulla sforzarmi.
Mi distesi quindi su lei e provai subito una situazione d’imbarazzo ed insieme di eccitazione, mai infatti nel corso della mia breve vita, neanche con la sola immaginazione, avevo preso in considerazione l’ipotesi di trovarmi realmente in una posizione simile, col mio corpo schiacciato sopra quello di una donna. Fu un’emozione intensissima per coinvolgimento emotivo e sconvolgimento dei sensi, intuii la capacità della potenza erotica che è in grado di sprigionarsi nel momento in cui si ha sotto il proprio corpo di maschio, quello di una donna. Anche se ci si sforza di cogliere principalmente il lato spirituale e sentimentale del rapporto che indubbiamente esiste anche, è la carnalità selvaggia ed animalesca che prepotente esce fuori e ne prende inevitabilmente il sopravvento e questo accade a qualunque età anche e in special modo a quattordici anni. Si dirà, forse per luogo comune, che in quel contesto una donna stava soggiogando e persino violentando un ragazzino incapace di comprendere e di difendersi ma io giuro che non mi sentivo affatto violentato o indifeso anzi, al contrario, la violenza l’avrei subita realmente se avessero tentato con forza di allontanarmi da lei e da quel posto, sarebbe come se provassero a svegliarmi di colpo interrompendo bruscamente un bellissimo sogno, facendomi ritornare tristemente nella mia solita, monotona e senza senso, realtà di ragazzino. Allora sì che sarei potuto rimanere segnato in negativo per tutto il resto della mia vita.
Ci guardammo per un bel pò di tempo fissi negli occhi sempre restando fermi in quella posizione e senza parlare. Mi sorpresi per la naturalezza mediante la quale riuscivo tranquillamente a sostenere il suo sguardo pur essendo così vicino a lei con i miei occhi che quasi toccavano i suoi. Lo trovai alquanto strano perchè la mia innata timidezza mi impediva spesso di fissare a lungo negli occhi qualunque interlocutore, specie una ragazza ma evidentemente con lei tutto era diverso, Laila era la donna della mia vita e con la sua presenza crollava ogni mia timidezza, era abbattuto l’incrollabile muro del tabù e delle inibizioni, mi sentivo perfettamente a mio agio. Non posso far altro che riconoscere con la mente adulta e più matura, si fa per dire, di adesso che il merito di quel mio stare bene è sicuramente da attribuire a lei. Quella ragazza era riuscita, secondo me senza trappole o schemi preordinati, ad acquistare la mia fiducia, e lo ha fatto con estrema naturalezza e spontaneità, semplicemente mostrandosi per quello che era, esprimendo liberamente ciò che voleva senza maschere di ipocrisia o doppi fini di convenienza. Lei mi ha dato una grande lezione di vita con stile e garbo, in questa società di oggi dove tutto è affare, convenienza od opportunismo e nessuno fa niente per niente.
Poi Laila mi sussurrò all’orecchio continuando a guardarmi dentro gli occhi:
“Fa’ di me quello che vuoi! Tutto quello che ti senti di fare, liberamente, lasciati andare ma non fare nulla di ciò che non vuoi, se preferisci puoi spogliarmi, accarezzarmi dove e come vuoi tu!”
E fu così che io, timido ed introverso ragazzino, da una condizione di schiavo di quella situazione come lo ero fino a pochi istanti prima, mi trasformai improvvisamente in assoluto padrone ed arbitro della situazione medesima.
Io che non avevo mai avuto nessun contatto fisico con l’altro sesso sino ad allora, ecco che mi ritrovavo tra le mani e tutto in una volta, il massimo che un ragazzino potesse avere e desiderare, scherzi del destino? Non lo sapevo neanch’io nè mi ponevo il problema, impegnato e preso com’ero da quei momenti indimenticabili che capitano una sola volta nella vita e mai più.
Come un bambino che trova in regalo dinanzi a se’ un’infinità di giocattoli uno più bello dell’altro e felice ed emozionato non sa quale usare per primo nei suoi giochi, così mi sentivo io che volevo ma non sapevo come fare per iniziare e con quale mossa cominciare.
Lei, sicuramente molto più esperta di me, sorprendentemente non prese la benchè minima iniziativa, restando del tutto passiva, attendendo ma non osando, pur desiderandomi almeno quanto io desideravo lei, se non di più.
Forse la mia età troppo giovane la induceva ad avere prudenza e a comportarsi in quel modo o forse era solo questione di rispetto, di educazione, di altruismo, tutte doti che possedeva innati in lei, a farla reagire in quel modo.
Finalmente il mio istinto si lasciò guidare dal cuore e decise di compiere il gesto più dolce, tenero e commovente che esista al mondo, meraviglioso preludio di ogni rapporto d’amore: il bacio. L’amore autentico che credevo di sentire nei suoi confronti, la voglia di vincere a tutti i costi la paura di non sapere come baciare, il desiderio e la curiosità di provare a farlo per la prima volta e con la persona giusta che comprenda e non giudichi possibili miei immaturi sbagli nel compierlo, mi spinsero ad avvicinare le mie labbra alle sue.
Capii in quel momento che dovevo tirare fuori la lingua e strofinarla alla sua, proprio come avevo visto fare tante volte nei films d’amore e non solo, era indispensabile per sentire più vicina la persona che ami. Anche in questo caso trovo straordinario il fatto che Laila continuò a recitare il ruolo passivo di chi cercava solo di assecondare i miei desideri senza mai avere la pretesa di essere e fare la mia insegnante nonostante avesse tutte le qualità e le capacità per farlo, evidentemente il rispetto verso di me era incredibilmente illimitato.
Anche nel contatto delle lingue notavo che lei si limitava, anche se con moltissima passione e trasporto, a seguire i movimenti della mia lingua contro la sua, senza metterci nulla della sua arte amatoria che doveva avere, eccome! Sembrava una ragazzina, come se stesse provando anche lei la magia del primo bacio.
Oggi, ripensando a tutto questo, non posso che confermare la grande ammirazione che conservo sempre nel cuore per lei, una ragazza bella, libera, disinibita, educata, pulita, intelligente e con mille e mille altre qualità che avrebbero bisogno di parecchi fogli di carta per poterle elencare. Mi son chiesto spesso se con un uomo della sua età, si sarebbe comportata allo stesso modo, una domanda assillante alla quale non potrò mai dare una esatta risposta.
Quel mio primo bacio si rivelò lungo e appassionato come non mai, regalandomi sensazioni troppo intense per poterle anche solo descrivere a parole, non le si darebbe infatti giustizia, certe emozioni vanno vissute realmente in prima persona e basta, solo allora ci si può rendere conto della loro straordinaria intensità. Quello che più mi sorprese di quell’atto fu la capacità che esso possedeva nel coinvolgere in maniera totale ed elettrizzante ogni minuscola parte del mio corpo senza escluderne nessuna, ogni particella, ogni molecola, ogni atomo di me vibrava, partecipava a quell’iniziazione, a quel rito d’amore come il coro di un orchestra che cantava note di armonico piacere. E pensare che qualcuno chiama ancora “fornicazione” quell’attimo di intenso piacere che il nostro corpo attraverso la creazione della natura madre, ci vuol offrire; c’è tanto, troppo odio e sofferenza nel mondo, mi chiedo perchè condannare anche un atto d’amore o di sesso, è pur sempre un’emozione, dove sta il male? Perchè lo si deve trovare per forza e ovunque anche nell’unico posto dove non c’è.
La cosa curiosa e comica, consisteva nel fatto che il semplice baciarsi sia pur appassionato, alla “francese” come si definisce di solito, per me equivaleva ad un rapporto sessuale vero e proprio, era talmente intensa e dolcemente violenta l’emozione che provavo in tutto il mio essere che non potevo assolutamente concepire un’emozione ancora più forte tipo quella che scaturirebbe inevitabilmente da un rapporto sessuale completo. La mia mente infatti non era in grado di formulare, accettare o concepire anche la sola idea, il solo pensiero che potesse esistere un piacere più intenso di quello che stavo provando nel baciare Laila.
Sentivo il cuore esplodermi in petto, tutto il mio sangue rimescolarsi nelle vene, una tempesta erotica di gran lunga superiore al piacere provato in tutte le mie masturbazioni solitarie fatte in precedenza e messe tutte insieme. Dovevo esplodere, proprio come una bottiglia di spumante smossa furiosamente, non feci più alcuna resistenza nel tentativo di oppormi, non ero nelle capacità di poterlo fare pur volendolo, e raggiunsi, sempre baciandola, un orgasmo intensissimo e lunghissimo che sembrava non finire mai malgrado la mia giovane età, ma era davvero troppa la tensione accumulata in quel giorno. Lo raggiunsi accompagnandolo con un dolce lamento a metà tra un urlo e un sospiro e mi sentii subito bagnato nelle mie parti intime ma senza viverlo come un dramma o con sensi di colpa ma come una conseguensa del tutto naturale ed indispensabile.
Lei ovviamente si rese conto di tutto quel che mi stava capitando da subito e contribuiva con l’intensità del bacio ad indirizzare il mio dolce e vibrante cammino verso l’orgasmo, ruotando la sua lingua più velocemente in prossimità di esso, in perfetta sintonia con i movimenti della mia, staccando la sua bocca dalla mia bocca solo dopo che io, dopo aver raggiunto l’orgasmo e volontariamente, avevo smesso di baciarla.
Venni in questo modo, del tutto originale e prematuro ma non per questo meno bello e coinvolgente. Godetti senza nemmeno averla spogliata, senza neanche aver sfiorato il suo corpo con un solo dito e senza che mi facesse la benchè minima carezza, sembra tutto così finto ed incredibile analizzato con gli occhi di adesso!
Dopo aver raggiunto quell’estasi, istintivamente sentii forte il bisogno di restare sdraiato su di lei, con il capo chinato da un lato appoggiato tra i suoi seni e gli occhi chiusi, sentivo il bisogno di dormire, di rimanere più a lungo possibile in quel modo assaporando la quiete di quegli istanti successivi all’eccitazione. Anche questa volta, e non poteva essere altrimenti, lei pazientemente e con amore assecondò in pieno questo mio desiderio, facendo prevalere la mia volontà rispetto alla sua voglia erotica che era rimasta inappagata. Fino all’ultimo istante Laila mi dimostrò la sua grandezza interiore, la sua comprensione, la sua dolcezza.
Prima di chiudere gli occhi e di addormentarmi sul suo corpo inerme, trovai la forza per dirle soltanto queste semplici parole ma dettate dal profondo del mio cuore:
“Ti amo Laila! Vuoi sposarmi?”
Lei sorrise e dopo mi rispose:
“Sì, quando sarai più grande”.
Chiusi gli occhi felice e mi addormentai con la sua mano fra i capelli.
0 notes