#Il Cinema Ritrovato
Explore tagged Tumblr posts
Text
The Silent London Poll of 2023: vote for your winners now
View On WordPress
#Alfred Hitchcock#BFI#featured#Foolish Wives#Giornate del Cinema Muto#Harold Lloyd#Il Cinema Ritrovato#Kennington Bioscope#Lon Chaney#London Film Festival#Masters of Cinema#Nasty Women#Pandora&039;s Box#poll#Pordenone Silent Film Festival#Salome#silent film#Theda Bara#Tod Browning#Victorian film#Women FIlm Pioneers Project
2 notes
·
View notes
Text
THE BEATLES FILE | A Hard Day's Night - 2014
Nel weekend ho seguito un po’ la programmazione de Il Cinema Ritrovato di Bologna. Se siete nei paraggi e vi piace il cinema, fate un giro sul sito e date un’occhiata al programma, negli scorsi giorni ho visto film stupendi che difficilmente avrei potuto vedere altrimenti. Il festival, giunto alla XXVIII edizione, si chiuderà questo sabato, 5 luglio, con la proiezione del film Tutti per uno (A…
View On WordPress
0 notes
Text
Thinking Aloud About Film: Bushman (David Schickele, 1971)
BUSHMAN (David Schickele, 1971) is a real discovery, already the subject of much excitement when shown at Ritrovato in Bologna, and now made available to us through Cinema Re-Discovered this coming weekend, where it is being screened Sunday 30th of July at 18.30. Set in 1968, in the context of the murders of Martin Luther King and Robert Kennedy, with the Nigerian Civil War in its second year,…
View On WordPress
#Black Politics and Culture in the US#Bushman#Cinema Rediscovered 2023#David Schickele#docu-fiction#documentary#Il Cinema Ritrovato#Paul Eyam Nzie Opokam)
0 notes
Text
Storia Di Musica #330 - Franti, Il Giardino Delle Quindici Pietre, 1986
Nel cartone della soffitta il disco di oggi è quello più emozionante. Lo è per la rarità, per la qualità, per la storia che lo accompagna. Quando ho detto a mio papà che avevo ritrovato questo disco, sebbene con piccole macchie di umidità sulla copertina, si è emozionato un po’. Fu un regalo di una persona che lavorava alla Lega Coop in Piemonte, che volle regalargli questo disco dato che conosceva la storia di questa formazione e li andava a sentire quando suonavano nei centri sociali. La storia di questa formazione è in un modo del tutto particolare, unica e irripetibile e ha segnato una parte non così piccola del rock italiano, nonostante siano oggi, ahimè, sconosciuti. Tutto comincia a Torino, seconda metà anni ’70. Un gruppo di compagni di scuola, Stefano Giaccone al sax, Massimo D'Ambrosio al basso, Marco Ciari alla batteria e Vanni Picciuolo alla chitarra, con le incursioni vocali di Lux, cantante dei Deafear, formano un gruppo, la Guerrilla’s Band, che dopo tanta gavetta si autoproduce due singoli su cassetta, No Future e Last Blues, nel 1981. Poco dopo convincono una cantante, Marinella Ollino, in arte Lalli, a diventare la cantante del gruppo. Che ne frattempo cambia nome in Franti, dal nome del personaggio del libro Cuore di Edmondo de Amicis, sinonimo di insubordinazione. Passano dal jazz rock con evidenti omaggi e riferimenti al rock progressivo della scena di Canterbury ad un eclettico mix di jazz, rock, punk, funk che non ha paragoni. Oltretutto, si autogestiscono in tutto, dall’organizzazione alla produzione (non si iscriveranno mai alla SIAE) e fonderanno una propria etichetta discografica, la Blu Bus, con cui produrranno i lavori dei valdostani Kina e di un famoso gruppo “hardcore punk” di Torino, i Contrazione. La formazione ruota intorno a Giaccone, Picciuolo e Lalli, ma in ogni occasione suonano amici, musicisti invitati, quelli della prima ora e band di compagni che condividono gli ideali dei nostri in una sorta di collettivo musicale, tra l’ensemble e una comunità artistica. Prima prova discografica sono le 500 copie di Luna Nera, uscita solo in cassetta e poi in vinile, nel 1985, quando pubblicano Schizzi Di Sangue, sempre su musicassetta e sempre stampata in pochissime centinaia di copie, opera questa che unisce poesia e canto, altra prerogativa della band. La scena alternativa italiana, politicizzata, antagonista, desiderosa più che mai di contribuire ad una descrizione della vita vera nelle canzoni, ha un colpo fortissimo quando i CCCP passano ad una etichetta “commerciale, la Virgin. Sembra il tradimento di ogni cosa. Ma nello stesso anno arriva il disco di oggi, che nonostante il successo molto relativo, rimane un esempio formidabile di quello spirito tradito.
L’idea del titolo nasce da una leggenda del Giappone medievale secondo la quale a Kyoto, voluto da un illuminato imperatore, esista un giardino con quindici pietre, ma da qualsiasi punto lo si osserva se ne scorgono sempre e solo quattordici. Il Giardino Delle Quindici Pietre esce nel 1986 in edizione limitata a 1550 copie (che è quella che stava nella scatola). In accompagnamento, un libretto che oltre che i testi raccoglie poesie, idee politiche, spunti per le discussioni dopo i concerti, pagine di libri mai scritti, poesie, disegni. Il disco fu registrato al Dynamo Sound Studio dal febbraio al maggio 1986 tranne una traccia registrata nel febbraio 1985 al Synergy Studio. È un disco universo, fatto di passioni musicali e politiche, dove i generi, anche di arti differenti (cinema, recitazione, arte figurative) si mescolano a frammenti di punk che esplodono dopo musiche jazz, un disco che ammalia e affascina. Si apre con un testo del cantante giamaicano Linton Kwesi Johnson, che diventa Il Battito Del Cuore, un brano reggae-dub dove Lalli recita e non canta il testo e Giaccone ricama di sax. Acqua Di Luna, che è del 1985, è ipnotica. L'Uomo Sul Balcone Di Beckett è un’amarissima analisi, quasi una ode dolente, alla natura metropolitana umana, che finisce così: Perché quei fantasmi che si siedono con me a fumare sul terrazzo, che girano la chiave della mia serratura nel cuore della notte, che mi tengono la mano quando ne ho bisogno, non potrebbero esistere in nessun altro luogo. Every Time, uno spettacolare afro blues, chiude la prima facciata. Ai Negazione che apre il lato b è un frammento molto accelerato di No Future, Hollywood Army esprime la loro idea politica con un capolavoro hardcore, ma è Big Black Mothers il brano musicalmente più stimolante, riprendendo l’idea primigenia di commistione tra jazz-rock e progressive ma che alla fine, nell’intreccio delle due voci, termina nuovamente hardcore. Micrò Micrò è un omaggio Demetrio Stratos, leggendario cantante degli Area, che è poi seguita da uno strumentale, Elena 5 e 9, meraviglioso e struggente. Nel Giorno Secolo ha come testo una poesia di Mario Boi, dalla raccolta poetica Piani Di Fuga. Chiude il disco il jazz elettrico dei Joel Orchestra, band bolognese di simile fattura e amica dei nostri, con À Suivre, tra il Nino Rota felliniano e sogni simili, dove spicca il piano elettrico di un grande collaboratore dei Franti, Paolo "Plinio" Regis.
Nel 1987, viste anche le mutate condizioni politiche e sociali, il gruppo di scioglie: nel 1988 pubblicano un cofanetto antologico, che diventerà leggendario, dal titolo eloquente di Non Classificato. Seguono progetti diversi: collaborazioni, decine di progetti, tra cui ricordo che i soli Giaccone e Lalli fondarono gli Orsi Lucille e gli Howth Castle. Ma soprattutto rimangono fedeli a quell’appunto di lotta e coerenza, sintetizzato dalla frase che accompagnava il loro cofanetto antologico Non Classificato: “…la fine di una spirale ne genera un'altra, se l'aquila ha abbastanza cielo per volare. A presto, FRANTI”
18 notes
·
View notes
Text
dal 4 novembre in sala "PARIS, TEXAS" RESTAURATO IN 4K - 40° ANNIVERSARIO
Paris, Texas edizione restaurata in 4K da Wim Wenders Stiftung in collaborazione con Argos Films A 40 anni��dalla Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1984, uno dei film più amati di Wim Wenders, Paris, Texas, torna dal 4 novembre nelle sale italiane, grazie alla Cineteca di Bolognae al suo progetto Il Cinema Ritrovato. Al Cinema e a CG Entertainment. Presentato in anteprima all’ultimo…
View On WordPress
2 notes
·
View notes
Text
vedere il giaridno delle vergine suicide mi ha ricordato quanto ho desiderato, in passato, essere una ragazza. è un interesse che si è spento con il tempo perché io volevo proprio quella cosa lì, volevo arrivare esattamente all'altezza del mio sguardo, non proiettavo al fuutro. volevo essere come le mie amiche. nel giardino delle vergini suicide - che è un film sempre da fuori, che non apre mai a nessuno il mondo delle ragazze - ho ritrovato tutto. i denti di kristen dunst sono perfetti, così come le sue gengive rosse. lo guardavo e pensavo che quello era tutto ciò che avevo sempre desiderato. che mi ci ero avvicinato tanto nella mia vita, ma che non avevo mai - inevitabilmente - capito cosa significasse davvero essere una ragazza di 13, 14, 15 anni. mi ricordo che pensavo alle tette e pensavo che le avrei volute anche io. pensavo ai capelli ed era uguale. me li sono anche fatti allungare, ma ho avuto tutt'altro effetto. non ho mai davvero capito il mistero che sta dietro l'essere una ragazza e forse romanticizzo troppo. anzi, non forse, sicuramente. ma non è che posso dare soluzioni ortopediche ai pensieri del me tredicienne.
incredibile il fatto che queste splendide muoioano come mosche e nessuno capisca mai davvero nulla. c'era un segreto e nessuno l'ha mai saputo.
leggo, parallelamente, triste tigre: un libro incredibile sugli abusi che un padre perpetra su una figlia. a scriverlo è la figlia. è un libro non pietista, non cerca nessuna consolazione. né vittima né carnefice: il punto di vista cerca di essere fuori anche se non può. questo magnetismo, che porterebbe inevitabilmente la narratrice a rientrare nel suo polo di vittima, così contrastato rende il libro estenuante. è un continuo sdoppiarsi, farsi in quattro, chiedere scusa, rincominciare.
questo e il film mi hanno sciolto. sono uscito dal cinema e ho ricevuto un bel messaggio d'amore. ho pensato: se scrivi questo allora pensi il contrario, e ho risposto male. poi mi sono scusato. poi tutto sistemato. la vera verità è che provavo, in quel momento, ad essere la bellissima, irrazionale, selvatica, arrapata Lux. non ci sono riuscito, un'altra volta.
3 notes
·
View notes
Text
PERFECT DAYS
“Sospendere il divenire è l’unico modo per rimanere eterni”. Lo scrisse Carmelo Bene, molti anni fa, in una intervista. Ecco, se volessimo partire da un punto fermo dell’ultimo ed attesissimo film di Wim Wenders, potremmo partire da questa affermazione del grande uomo di teatro italiano. Hirayama, il protagonista silente di “Perfect Days”, vive “in” e “di” una continua ripetizione degli atti quotidiani della sua umile vita: si sveglia, si rade, si lava, si veste, va al lavoro ascoltando cassette di classici rock, blues, soul (pulisce i bagni pubblici in diversi punti di Tokyo), pranza al parco con un panino e fotografa i rami degli alberi, prima di tornare a casa passa dai bagni pubblici per una doccia, poi esce a cena sempre presso lo stesso localino di ramen, (tranne la domenica); poi torna a casa e legge (Faulkner) prima di coricarsi sul futon dell’umilissima dimora. E al mattino dopo il ciclo ricomincia da capo. La ripetizione è la forza della storia di Wenders e “La ripetizione”, detto per inciso, è anche il titolo di un libro di Peter Handke che con Wenders ha più di una similitudine. Le increspature in questa vita assolutamente monotona, ma soddisfacente per Hirayama, sono pochissime, come il rapporto minimale con un collega un po’ svitato e approssimativo nel lavoro, l’incrocio di sguardi con una donna al parco anch’essa in pausa pranzo o le poche battute scambiate con la proprietaria di un altro locale dove Hirayama è solito cenare alla domenica sera e dove incontrerà il di lei ex-marito sofferente di una malattia incurabile. Anche la sporadica visita di una giovane nipote, non scuote la vita di Hirayama. Per essere perfette le sue giornate non necessitano di nulla: il lindore ritrovato di un water, la cura maniacale della pulizia di un lavabo, l’archiviazione delle fotografie scattate al parco, la quotidianità ripetuta e autosufficiente, fanno di ogni giorno un “Perfect Day”, quasi come quella della canzone di Lou Reed che scorre nella audiocassetta, ma con un surplus di solitudine che basta a sé stessa. Mi piace ricordare qui, una seconda similitudine col pensiero di Peter Handke, che ne “Il peso del mondo” scrive: “Prendere il calamaio, caricare la penna, in questo può risiedere la salvezza”. Di cosa è fatto il film di Wenders? È certamente un film calligrafico (del resto è o non è il Giappone l’impero dei segni, come lo definì Roland Barthes?) e la calligrafia è quella delle immagini che da sole raccontano l’esistenza e l’esistente, senza bisogno di molto altro. Il loro ritmo geometrico, come nelle sequenze (in un raffinatissimo b/n) dei sogni di Hirayama o come nella poesia dell’architettura della città o nelle trame delle superstrade di Tokyo che sembrano trasportare la linfa del vivere quotidiano. Tokyo è certamente co-protagonista del film, una città che ha sempre affascinato il regista dai tempi di “Tokyo-Ga” del 1985, che a sua volta era un omaggio a quel quotidiano di cui si alimentava il cinema del più grande regista giapponese di tutti i tempi, Yasujirō Ozu. Magnifico film che va a completare il mio personale trittico della vacanze natalizie insieme a “Foglie al vento” di Aki Kaurismäki e “La Chimera” di Alice Rohrwacher. Tre film difficili da dimenticare.
4 notes
·
View notes
Text
[✎ ITA 📻] Melon Station : Hybe Labels Speciale V - LAYOVER (2a parte) | 09.09.23⠸
🍈 Melon Station 🎵 HYBE Labels
Speciale V, LAYOVER (2a parte)
🔊 Audio © btsmemeories by © ssujamss | Twitter
1. [Intro] Lentamente ma Inesorabilmente
Lentezza non significa non andare a tempo o essere pigri. Significa sapere come non essere affrettati, impulsivi e non perdere se stessi. Questa è una delle definizioni del 'vivere lentamente' che troviamo nelle pièces francesi di Saint-Saëns. Incedere tranquillamente rispetto al tuo solito passo, ritrovarti di fronte a ciò che hai sempre cercato e soffermarti a guardarlo, sdraiarti e, prima di dormire, guardare il soffitto e fare un respiro profondo. E ancora, aspettare in fila il tuo turno, ma con più calma... Tutte queste sono cose che solitamente creano ansia rispetto all'essere in ritardo ma, a ben vedere, sono anche uno specchio delle nostre esistenze piene di impegni. Prendere le cose con più calma permette di soffermarci e cercare cose che ancora non abbiamo trovato. C'è un che di meraviglioso, in tutto questo, la lentezza è qualcosa di positivo.
2. Prima di Layover
Ciao, sono V dei BTS e state ascoltando MelOn Station, Speciale Hybe Labels! È un piacere ritrovarvi! (*applausi)
Già.. dopo l'episodio di ieri di MelOn Station : Hybe Labels, sono tornato per incontrare ancor più ARMY! Sono molto felice. È passato solo un giorno, ma come state? Immagino in moltə avrete seguito il rilascio di "Layover", ieri. Tante persone hanno detto che vi hanno ritrovato il lato più emotivo di V. Ho visto commenti tipo "Hey, le canzoni di V sono proprio belle!" Grazie per queste parole! È andata bene. Ad ogni modo, spero di potervi mostrare ancora tante altre cose in cui so cavarmela anche da solista, in futuro.
Ma vogliamo iniziare con l'episodio di oggi? Andiamo!
In questo segmento, daremo un'occhiata a "Layover" prima di "Layover". Lasciate che lo annunci: BEFORE LAYOVER (Prima di Layover)
In questo segmento, <Before Layover>, sceglierò 3 canzoni tra quelle soliste che ho rilasciato prima dell'uscita di "Layover", e le presenterò a voi ARMY. Saranno tre canzoni scelte personalmente da me.
Dunque, brani usciti prima del mio album solista... mmh... Beh, innanzi tutto, sicuramente questo: Scenery. 'Scenery' è stata la prima volta in cui... Quanti anni fa è uscita? È già passato un sacco! Ricordo di aver usato una fotocamera a pellicola. E voi, ARMY, ve la ricordate? In passato, scattavo sempre tante foto. Di questi tempi, non più. Ma quando ancora in pochi si intendevano di o usavano le fotocamere a pellicola, io invece ci scattavo moltissime foto e la usavo frequentemente. E poi ho scritto una canzone intitolata "Scenery". Riguardando le foto che avevo fatto, ho proprio pensato i paesaggi immortalati fossero davvero belli. Quindi ho pensato di registrare il suono dello scatto fotografico e di includerlo nella canzone. Credo fosse quando stavo andando al cinema.
Il secondo brano che ho scelto per il segmento "Before Layover" è Winter Bear. Non c'è un orso. Ragazzə, 'Winter Bear' non parla effettivamente di un orso. Semplicemente.. la gente dice che sembro un orsetto, e poi sono nato d'inverno. Il mio compleanno è il 30 dicembre. Quindi, sì, ho pensato di scriverci una canzone, così, tanto per fare.
L'ultima traccia solista che ho scelto per "Before Layover" è – ovviamente – Snow Flower. 'Snow Flower' è una collaborazione con il mio caro amico e hyung Peakboy. Peakboy hyung è davvero... mmh... È una canzone che abbiamo rilasciato in pieno Covid-19, quando eravamo tuttə un po' malatə. Durante la pandemia, c'erano tante cose che avrei voluto fare e non potevo, quindi ho pensato di rilasciare 'Snow Flower' per dare un po' di conforto alle/gli ARMY. A ben pensarci, tutte le canzoni che ho scritto hanno a che fare con l'inverno.
Ad ogni modo, sì, queste sono le tre canzoni che ho scelto tra quelle rilasciate prima del mio album solista, "Layover".
Vogliamo ascoltare uno di questi brani? Perché non... Snow Flower? 🎶
3. Riempire i V-uoti
Sì, rieccoci dopo aver ascoltato 'Snow Flower'. Ora c'è un segmento in cui dobbiamo riempire gli spazi vuoti (fill in the blanks), ma, nel nostro caso, la parola inglese per 'vuoti (blanks)' non inizia con la B.. ma con la V (V-lanks). La mia V. Questo è il titolo, quindi permettetemi di annunciarlo: FILL IN THE V-LANKS (Riempire i V-uoti)
Esatto, <Riempire i V-uoti>. In questo segmento, dobbiamo riempire gli spazi vuoti nei titoli delle tracce soliste di "Layover". Credo capirete meglio, quando sentire la prima frase. Iniziamo subito, allora!
Traccia n.1: Rainy Days - "Quando piove, _ _ _"
Oh oh.. è così, il gioco. Per me è così, ma immagino le/gli ARMY la pensino allo stesso modo. Ora vi spiego. Proviamoci insieme!
"Quando piove, ci vogliono le frittelle di patate".. wooow! Trovo sia un detto/tradizione davvero fantastico. Però, sul serio, nelle giornate di pioggia, bere del makgeolli [*vino/liquore di riso, n.d.t.] ci sta proprio bene.. anche mangiare le pajeon [*frittelle a base di scalogno, n.d.t.]. Ma personalmente io preferisco le frittelle di patate [gamja-jeon].
Ok, passiamo alla prossima frase!
Traccia n.2: Blue... e questa è la frase da completare:
"Quando vedo il colore blu, penso a_ _ _"
Mmh... Aah... Quando vedo il colore blu.. Ecco ciò che penso io, e se siete ARMY uomini più o meno della mia età, credo sarete d'accordo con me. "Quando vedo il colore blu, penso a 'K-Cops' [*serie animata e robot collezionabili simili ai 'Transformers', n.d.t.]". Mi piacevano un sacco i K-Cops. Quando penso al blu, mi vengono sempre in mente i K-Cops.. I K-Cops e l'Unità Investigativa Robot... (*canta la sigla) 🎶 La vittoria è nostra- ..Scusate! Beh, penso a cose simili. Procediamo con il brano successivo.
Traccia n.3: Love Me Again – "Credo amerei _ _ _ anche se dovessi rinascere"
Nel testo canto "Vorrei tu mi amassi di nuovo, no, non voglio nessun/'altrə" e le persone cui faccio riferimento sono la mia famiglia, i membri e le/i nostrə ARMY. Queste persone sono mie! (*La mia gente / la gente che mi sta a cuore). Mi bastano loro. Scusate, ma non posso farci niente, è così! Quindi, avete capito? (*ride) Sono/siete mie/i.
Ok, proseguiamo con il prossimo brano...
Traccia n.4: Slow Dancing – "Più _ _ _ (questa cosa) la si fa lentamente, meglio è"
Mmh.. Più la si fa lentamente...? Voi ARMY che ne dite? Beh, come sapete dico sempre di essere lento e che vorrei perdere questa brutta abitudine. Sto cercando di parlare più velocemente. Ma, mmh.. Magari "Più, quando sono felice, il tempo scorre lentamente, meglio è"? Quando sono felice vorrei il tempo non passasse più. Vorrei scorresse molto lentamente. Quindi, direi quando sono felice? E poi... Ah, vorrei fare qualcosa di energico! Per favore, consigliatemi qualcosa di energico, poi! Qual è la cosa migliore?
Allora, proseguiamo! Questa è l'ultima frase.
Traccia n.5: For Us – "Se, per quanto ti sforzi, non riesci a raggiungere qualcosa, devi _ _ _".
Se c'è qualcosa che proprio non riesco a fare o ottenere, per quanto mi sforzi, ovvio che devo trovare un'altra soluzione. Se proprio è qualcosa di infattibile, non c'è altro modo che pensare ad un'altra soluzione. Ad esempio, poniamo ci siano dei fagioli che devo assolutamente mangiare ma, per quanto mi impegni, non riesco a raggiungerli e quindi non posso mangiarli. Allora che faccio? Posso sostituirli con del tofu. Posso mangiare del tofu. Così facendo, assumerò le stesse vitamine e sostanze nutritive che avrei mangiato con i fagioli. Basta quello, no? Cerchiamo di pensare a soluzioni e piani alternativi, quindi.
Sì, e così il segmento Fill in the V-lanks è finito. Ho completato tutte le frasi ispirate ai titoli delle mie canzoni. Credo, così facendo, di avervi svelato qualcosa in più riguardo la mia personalità, il genere di cose che mi piacciono ed i miei gusti.
Vogliamo ascoltare un'altra canzone, allora? Mmh... Questa volta, andiamo con Love Me Again 🎶
4. For Us
Sono tornato, dopo aver ascoltato la canzone. Sono V dei BTS e questa è MelOn Station : Hybe Labels. Questo è il secondo episodio che trascorriamo insieme. Sia ieri che oggi, sono andato in onda alla stessa ora del rilascio del mio album solista, e ne abbiamo parlato insieme. In realtà, ho parlato più che altro da solo.. Ma, ARMY, cosa ve n'è parso? Beh, mi raccomando, lasciate tanti commenti e post di risposta.
Innanzi tutto, ciò che volevo fare era mostrare qualcosa di nuovo alle/gli ARMY. Quindi, per l'occasione, ho fatto tanta pratica vocale e nel canto. E, beh, non ci sono molte coreografie, ma l'intenzione era quella di infonderci molto del mio stile personale, quindi ho comunque seguito delle lezioni di ballo. Quindi, sì, credo che, andando avanti, quando sarà il tempo – grazie a tutto questo – potrò presentarvi qualcosa che vi renderà fierə di me. E [per Layover] ho preparato anche un paio di altre cosette divertenti. Quindi credo che se vi piacciono i miei gusti e la mia voce, ed avrete ancora un po' di pazienza... (*ride) beh, apprezzerete i contenuti che ho preparato per voi. Vi prego di aspettarli con trepidazione!
Inoltre credo questo sia un rilascio ed un'occasione speciale. So che mi state ascoltando, anche se di fatto sto parlando da solo, ma è stato divertente! Sono davvero felice! Penso riascolterò l'episodio in un secondo momento. Grazie infinite per avermi seguito. Restiamo unitə, affrontiamo le difficoltà insieme! Noi soffriamo insieme, sorridiamo insieme, piangiamo insieme, esultiamo insieme, ci emozioniamo insieme, facciamo festa insieme (ride). Abbiamo sempre fatto tutte queste cose insieme. Se non fosse per voi, io non sarei qui, ora.
Il concept per la confezione di quest'album, è un pacco postale. Avrei voluto veramente consegnarli di persona, in realtà, ma sarebbe stata davvero una cosa difficile da organizzare. Non credo sia fattibile, a meno che non abbia dei cloni di me stesso. Ma, almeno una volta, vorrei provare a fare una consegna personalmente per qualcosa come 10 o 20 persone. Mi piacerebbe veramente un sacco!
D'accordo! Aspettatevi tanto altro da V in qualità di artista solista! Mi farò vivo più spesso. E ora, ARMY, l'ultima canzone e poi i saluti. Per concludere, ascolteremo Blue e Slow Dancing (Piano version) 🎶
E con queste canzoni, vi saluto. Da MelOn Station : Hybe Labels è tutto.
Grazie, ARMY! Borahae! Vi voglio bene! Ciao!
⠸ eng: © btsmemeories | ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
#Seoul_ItalyBTS#Traduzione#TradITA#ITA#BTS#방탄소년단#V#뷔#KimTaehyung#김태형#MelOn#MelOnStation#HybeLabels#Speciale#V_Layover#Layover#090923
2 notes
·
View notes
Text
On June 23, 2019, the restored version of Easy Rider was screened at Il Cinema Ritrovato.
#easy rider#dennis hopper#peter fonda#60s movies#outlaw biker#outlaw biker movies#hippie film#hippiesploitation#hippie movies#arthouse film#avant garde film#experimental film#1960s#1960s movies#national film registry#psychedelic film#movie art#art#drawing#movie history#pop art#modern art#pop surrealism#cult movies#portrait#cult film
3 notes
·
View notes
Text
Pina Letteriello
Nel giorno del suo compleanno non posso non omaggiare una donna che ha attraversato la mia vita e questa terra con grazia, energia, intelligenza, ironia e tanta generosità, Pina Letteriello.
Come insegnante è stata sempre particolarmente attenta a motivare chi restava indietro, ha portato le battaglie ambientaliste nelle scuole, ha incoraggiato e accompagnato le sue classi in viaggi culturali, ha spronato alla conoscenza delle lingue e del mondo, è stata responsabile di diversi progetti extra scolastici ai quali ha dedicato la cura e la dedizione che hanno accompagnato ogni suo impegno.
Ha propugnato l’ecoturismo, promosso l’intercultura e la valorizzazione dei territori, attraverso la scoperta di paesaggi e tradizioni. Non si è mai risparmiata nella formazione e sensibilizzazione delle giovani generazioni ad adottare comportamenti rispettosi dell’ambiente.
Come organizzatrice culturale ha ideato e coordinato diversi festival teatrali, prima a Eboli e poi a Pollica, al Museo del Mare di Pioppi, dove ha creato un festival di teatro di figura che abbracciava ambiente e legalità.
Come attivista ambientale ha fatto parte di Legambiente Silaris ed è stata coordinatrice del Movimento Rinascimare che ha condotto diverse battaglie, una tra tutte, la campagna #notonz del 2016, in difesa del litorale del Golfo di Salerno contro un progetto che prevedeva devastanti barriere artificiali.
Pina Letteriello è stata su tante barricate, non ha mai smesso di far sentire la sua voce e il suo dissenso. Ha amato il mare, la montagna, la natura e la sua terra in maniera viscerale, appassionata.
Nata a Salerno il 19 settembre 1970, si è laureata in lingue straniere all’Università l’Orientale di Napoli, ed è stato lì che l’ho conosciuta, quando, nel gennaio 1990 la occupammo, aderendo al movimento studentesco nazionale denominato ‘la Pantera‘ nato per osteggiare la riforma del ministro Ruberti, che prevedeva l’introduzione dell’autonomia finanziaria e didattica, ribadendo la necessità dell’indipendenza dell’università da interessi privati.
Nell’ateneo occupato, tra assemblee infinite, gruppi di studio, doposcuola per i ragazzini del quartiere, cortei, politica, ma anche feste, musica, racconti e scambi umani, siamo diventate amiche.
Avevamo la stessa età, la stessa provenienza geografica, la stessa acerbità e gli stessi sogni. Da quel momento non ci siamo più lasciate, fino a quando un maledetto cancro non me l’ha strappata via.
Durante e dopo gli anni universitari ha vissuto a lungo in Francia, per studio e per lavoro.
Ha insegnato francese in varie scuole del territorio salernitano tra medie e superiori.
Sposata con Rocco Tasso, amico di una vita e compagno scout, che ha ritrovato nella nostalgia della grande città quando entrambi erano tornati a Battipaglia dopo la laurea, ha avuto un figlio Jacopo e due figlie, Margherita e Giada. Le ultime due nate in casa, con parto dolce, di cui l’ultimo, in acqua. Hanno vissuto a Eboli, nella parte antica, quando vi si sono trasferiti era un luogo praticamente disabitato e non raggiunto da tanti servizi. Negli ultimi anni, alla ricerca del mare, si erano spostati ad Agropoli e poi a Torchiara, in quel Cilento che ha tanto amato e a cui ha tanto dato.
È stata un’animatrice culturale che ha portato carica e bellezza in ogni attività che l’ha vista coinvolta.
Amava il trekking, le passeggiate, scoprire nuovi borghi, il teatro, il cinema che è stato materia della sua tesi, si è sperimentata nell’arte della ceramica, nelle danze popolari, nel flamenco. Ha insegnato al figlio e alle figlie le soddisfazioni della vita semplice, nel verde, con lunghe vacanze in spartani rifugi di montagna a contatto con la natura, dove i supporti tecnologici erano sostituiti da passeggiate alla ricerca di funghi e di notti stellate davanti al fuoco.
Pina Letteriello ha vissuto intensamente, in maniera coerente, luminosa, sempre aperta a nuove cose da conoscere e stimoli per nutrire la sua anima. Amava incontrare e far connettere le persone, aveva un grande talento organizzativo e un’entusiasmo travolgente. Riusciva a socializzare con una spontaneità disarmante.
Cocciuta e determinata, non ha mai avuto paura di schierarsi, di esternare il suo dissenso sulle cose che non condivideva, si è spesa, fino, agli ultimi giorni, per mandare al Parlamento Europeo persone che condividevano ideali di convivenza e rispetto tra i popoli.
Il suo cuore si è fermato l’11 luglio 2024, a causa di un cancro che si era esteso a vari organi.
Ha lasciato la terra, ma non ha lasciato me e tutte le persone che hanno avuto il privilegio di incrociarla nel proprio cammino.
Il suo esempio, la sua bellezza, il suo sorriso enigmatico, i suoi riccioli che si muovevano a passo di danza, quella danza con cui ha attraversato tutta la sua esistenza, dimorano nella mia profonda essenza e accompagnano i miei ricordi, il mio presente e i progetti per un futuro che avremmo voluto vivere insieme, ma che mi tocca attraversare monca, senza di lei, ma insieme grata per tutta la bella vita che mi ha regalato.
0 notes
Text
Silent dispatches Spring 2023: essays, films and festivals
Film on Film Festival Lots to enjoy at the BFI Film on Film festival this summer (8-10 June) but now the lineup is out we can confirm that there are silents to be savoured among the banquet. British silents in fact: The First Born (Miles Mander, 1928), and two Manning Haynes films: Sam’s Boy (1922) and The Boatswain’s Mate (1924). All three films with be screened on vintage prints with live…
View On WordPress
#Armenian cinema#Asta Nielsen#BFI#featured#Film on FIlm Festival#Il Cinema Ritrovato#Klassiki#Pandora&039;s Box#San Francisco Silent Film Festival#silent film#Sound of Silent#Stella Dallas#Stephen Horne#Weimar cinema
7 notes
·
View notes
Link
IMG_101953839-9a5a48cb-e55a48cb-e55a "Negli ultimi anni ero rimasto un po' deluso dall'industria cinematografica e mi sono reso conto che se volevo fare qualcosa questo doveva venire dal cuore. Come il personaggio di Lidia nel film: quando si invecchia la vita prendere direzioni diverse da quelle previste e forse pure io mi ero un po' perso". L'ha detto il regista Tim Burton, alla conferenza stampa di presentazione di Beetlejuice Beetlejuice, film di apertura Fuori Concorso della 81ª Mostra del Cinema di Venezia, che apre i battenti oggi al Lido di Venezia. "Questo film mi ha ridato il senso di fare delle cose - ha proseguito - mi ha fatto capire che devo adorare fare delle cose per poterle fare bene. Ora mi sono ritrovato con questo film". "Molti volte il finale non era scritto quindi abbiamo giocato molto con attori, musica... abbiamo lavorato velocemente per creare cose che di solito chiedono mesi, compravamo una bambola da un negozio di giocattoli, toglievamo i capelli e creavamo quel che volevamo quindi tutto è stato creato con grande energia e in maniera molto, molto personale. Tutti gli attori hanno contribuito, tutti i nostri personaggi sono nati quotidianamente". "Lo spirito del film e delle riprese fa parte del dna del progetto - ha proseguito - tutti potevano davvero vedere e non solo immaginare quel che succedeva. Non volevo fosse un sequel fatto per denaro ma fatto per motivi molto personali - ha concluso - non ho nemmeno guardato il primo film per potermi preparare, mi piaceva lo spirito delle cose e ho detto 'ok facciamolo'. E poi abbiamo scoperto di aver girato lo stesso numero di giorni del primo film e questo non era pianificato quindi ho pensato: 'Wow, lo spirito ricreato era davvero uguale al primo'". Bellucci: "Il film parla di donne " "Tim è un artista in grado di creare situazioni fantastiche, spaventose e assieme divertenti. Il mio personaggio, Dolores, ha una marcata dualità perché è cattiva e allo stesso tempo affascina ed è pericolosa. E' una metafora della vita, delle cicatrici emotive che abbiamo e che ritornano". E' interessante interpretare questo personaggio in un film che parla di donne, di tre generazioni diverse, che si amano e si supportano anche quando litigano e sono in contrasto - ha aggiunto -. E penso che sia un momento importante per un film di grande impatto come questo. Credo che esca in un momento molto importante".
0 notes
Text
Thinking Aloud About Film: Overview of Il Cinema Ritrovato 2023
I was unable to attend this year’s Ritrovato; a pity as the programming is often a preview of films that subsequently screen elsewhere and inevitably become highlights of the year. Luckily, Richard was there to report on what he saw he saw. In the podcast, we discuss the following sections of the festival:The Time Machine: 1923, where films from a century ago get highlighted; The Space Machine…
View On WordPress
#African cinema#Cinema Libero#Ehsan Khoshbakht#Il Cinema Ritrovato 2023#Iranian Cinema#Lubitsch#Magnani#Mamoulian#Sembene#Stephen Horne#Timothy Brock
0 notes
Text
Rivisitazioni
Frankenstein, lo ricordo, è il medico, il barone Victor. Eppure appena si sente il nome in questione, la prima immagine che viene in mente è questa:
cioè il ruolo della Creatura che Boris Karloff ebbe in una serie di film prodotti dalla Universal con la regia, tra gli altri, di James Whale, negli anni ‘30. Partendo dal capolavoro di Mary Wollstonecraft Godwin Shelley, pubblicato nel 1818 e riedito dalla stessa autrice nel 1831, tantissimi hanno pensato di farne un film, per quella che è, con Dracula e i Vampiri, il soggetto più trasporto della storia del Cinema. Ho ritrovato una lista, da un’idea di Marco Giusti, che raccoglie alcune perle.
La Parodia - Frankenstein Junior, Mel Brooks, 1974
Uno dei massimi film comici di tutti i tempi. Gene Wilder è il nipote del dottore, Peter Boyle nel ruolo della vita dopo Crazy Joe (di Carlo Lizzani, sulla figura del gangster Joe Gallo) è la Creatura, Marty Feldman il più indimenticabile degli Igor, Teri Garr è Inga, Cloris Leachman è Frau Blücher. Una marea di gag, camei leggendari (Gene Hackman nel ruolo dell’eremita), Mel Brooks scopre per caso che lo sceneggiatore dei film di Whale, Gerald Hirschfeld, conservava ancora le scenografie originali, che furono usate nella stessa maniera dei film degli anni ‘30, compreso montaggio e riprese in bianco e nero. Gli Aerosmith riprendono una delle battute di Igor, Walk This Way, per farne un imperituro inno rock. Stracult!
Gli Inglesi - i Frankenstein degli Hammer Studios
La casa di produzione che diffuse i film horror negli anni ‘60 e ‘70. Peter Cushing è nei film di Terence Fischer il barone medico, che in ogni film diventa più cattivo e malefico, e le peripezie della creature fruttarono 7 film tra il 1957 e il 1974. Il più bello è Distruggete Frankenstein del 1969, con annessa scena di stupro, imposta dai produttore per rendere pruriginosa la storia (e del tutto inutile ai fini della sceneggiatura) con il mostro che è Freddy Jones, il padre di Elephant Man di David Lynch (prodotto da Mel Brooks).
Il Blaxploitaion
Nella leggendaria trilogia delle rivisitazioni black dei film, Blackenstein (1973) supera di molto per trash sia Blacula che il leggendario Abby, rivisitazione de L’Esorcista. Il mostro, il cui trucco fu curato da Ken Strickfaden, il truccatore dei Frankestein di Karloff, non fa paura per niente, ha la faccia molle e sembra un Arnold gigante. Il successo nullo della pellicola impedì la trilogia, dato che erano già pronti The Fall Of The House Of House Of Blackenstein e Blackenstein III.
Franco e Ciccio
Immancabile la rivisitazione del duo comico. Regia di Steno, titolo bizzarro, Un Mostro e Mezzo (1965), Ciccio Ingrassia è il dottore, Franco Franchi la cavia. Vuole diventare come Carlo Ponti, il famoso produttore, che è brutto, ma ha come moglie il suo idolo: Sofia Loren. Scena cult: quando dopo la creazione, Franco dice al dottore: Mi viene da ridere, mi ha fatto la faccia da fesso.
Il Trash
Non si sa ancora chi fu il regista di uno dei massimi trash movie di ogni tempo: Terror! Il Castello Delle Donne Maledette (1973). Ai più risulta Robert Oliver, regista americano dei b movie, per altri da Oscar Brazzi, che era sceneggiatore per i Bertolucci e famoso produttore, nonchè fratello del famoso attore italiano Rossano Brazzi. Che si macchia una grande carriera facendo il ruolo del Conte (non barone) Frankenstein, che produce mostri aiutato da una pattuglia di strani tipi, tra cui alcuni dei più grandi protagonisti del cinema di serie B: Gordon Mitchell come Igor, il nano vero Michael Dunn come gobbo Genz, che si mangia i pezzi degli esperimenti del Conte, Luciano Pigozzi (uno che ha recitato in 180 film!), Ciro Papa, qui battezzato Xiro Papas e anche produttore (Papa era di Torre Annunziata) ma soprattutto la creatura, che prende vita dai resti di un uomo di Neanderthal, il mitico Salvatore Baccaro, qui battezzato Boris Lugosi. Che nel film era così:
L’ultragore
Il Mostro È In Tavola... Barone Frankenstein (1973)
Uno dei film in 3D sulle vicende del famoso dottore, prodotto da Warhol, Carlo Ponti, girato da Paul Morrissey e da Antonio Margheriti per le riprese in 3D. Tonino Guerra è accreditato alla sceneggiatura, il film vede Udo Kier folle barone che crea un mostro donna, una giovane Dalila Di Lazzaro. Little Joe Dallessandro è il giovane aiutante, uno stalliere, ed era già passato alla storia per essere citato in Walk On The Wild Side di Lou Reed e, secondo la leggenda, di essere il modello del jeans nella copertina di Sticky Fingers dei Rolling Stones. Penso sia introvabile la versione originale, quelle che si trovano oggi tagliano tutte le scene “macabre” ed erotiche.
Versione Giapponese
Furakenshutain Vs Baragon - Inoshiro Honda, 1965
I giapponesi rubano ai tedeschi durante la guerra un pazzo esperimento per creare un uomo invicibile. Però durante uno studio, la creatura viene bombordata da radiazioni, che lo fanno crescere a dismisura. Sul punto di essere distrutto, un gruppi di archeologi fa rinascere un mostro, Baragon (una specie di Godzilla con il naso a lampadina) e si decide di farsi aiutare dal gigante per sconfiggere il mostro. Grandissimo!
Sono super accette altre segnalazioni!
16 notes
·
View notes
Text
Jurassic World 2 – Il regno distrutto: la saga fa un passo avanti, ed un paio indietro
Il secondo capitolo di Jurassic World può contare su un discreto numero di scene ben dirette e ricche di tensione ed è molto più thriller rispetto ai film del passato. Ma a venire meno è proprio "il fattore wow", quel senso di meraviglia su cui Spielberg aveva costruito il successo del primo film.
Jurassic World: Fallen Kingdom - Chris Pratt in una scena con ina tartaruga
Checché ne pensiate di Jurassic World, non si può non ammettere che il film del 2015 di Colin Trevorrow rappresenti ancora oggi il miglior risultato possibile quando si parla di quello strano ibrido tra reboot e sequel che Hollywood sembra apprezzare tanto. Lo dicono gli incassi stratosferici (1 miliardo e 600 milioni in tutto il mondo, quinto incasso di sempre) ma soprattutto il ritrovato entusiasmo da parte del pubblico per una saga che sembrava ormai chiusa da qualche lustro.
Il grande merito del primo Jurassic World era stato quello di riuscire a riproporre la stessa ossatura del film di Steven Spielberg, includendo nuovi personaggi, nuovi dinosauri e nuovi temi, aggiornati ai tempi d'oggi. Affiancandoli l'uno all'altro sono fondamentalmente quasi lo stesso film, eppure Trevorrow era riuscito a conferire alla sua pellicola una freschezza tale da trasmettere (quasi) lo stesso senso di stupore e divertimento della pellicola del 1993.
Questo Jurassic World - Il regno distrutto sarà stato all'altezza del confronto?
Più denti, ma poche idee
Jurassic World - Il Regno Distrutto, una nuova foto del film
Rispondere a questa domanda non è semplice, perché questo secondo capitolo di una nuova, potenziale trilogia giurassica è un po' come i nuovi dinosauri che gli scienziati del film vogliono realizzare: un ibrido. E se la nuova creatura del film - il feroce Indoraptor - dovrebbe stupire, spaventare e mostrarci quello che sarà il futuro del mondo intero, beh, il lavoro di Juan Antonio Bayona (già regista di The Orphanage e The Impossible) ci riesce solo in parte. Perché è vero che Jurassic World - Il regno distrutto è molto più thriller rispetto ai film del passato, e siamo certi che soprattutto per i più piccoli non mancheranno i brividi, ma è proprio "il fattore wow" a venire meno. Quel senso di meraviglia su cui Spielberg aveva costruito il successo del primo film.
Jurassic World - Il regno distrutto: Bryce Dallas Howard, Chris Pratt, Daniella Pineda e Justice Smith in una scena del film
Ovvio che più la saga va avanti e più diventa difficile continuare a stupire. Anche per noi spettatori, così come i protagonisti del film, i dinosauri non sono più una novità: anche noi, e a maggior ragione i nostri figli, siamo cresciuti in un'epoca in cui i dinosauri (al cinema) sono realtà già da un pezzo. Ma è l'apparente incapacità di uscire dai soliti schemi narrativi a deludere: perché di dinosauri che intervengono contro altri dinosauri finendo col proteggere e salvare i nostri protagonisti ne avevamo abbastanza già alla fine del film precedente. E ripetere la stessa cosa anche in questo film, più di una volta, sembra una scelta davvero suicida.
Jurassic World - Il regno distrutto: Isabella Sermon in una scena del film
E lo stesso si potrebbe dire di tante altre "trovate", davvero poco originali: la bambina prodigio, in grado di fare tutto ma comunque costantemente in pericolo, o la missione di salvataggio che in realtà si scopre avere dietro interessi di altro tipo. E quando la sceneggiatura non prende in prestito dai film precedenti della saga, lo fa comunque da altre pellicole che hanno fatto la storia del cinema come King Kong o addirittura i vari Alien, a cui sembra volutamente richiamare in più di un'occasione. Il risultato è che quello che magari per i più piccini può sembrare entusiasmante, agli spettatori più grandi dà spesso una forte sensazione di deja vu.
Nella mia fine è il mio principio
Jurassic World - Il regno distrutto: Daniella Pineda e Ted Levine in una scena del film
Non tutto ovviamente è da buttare, anzi. Jurassic World - Il regno distrutto contiene comunque un discreto numero di scene ben dirette e ricche di tensione, sia nella prima parte ambientata su una Isla Nubar devastata dal vulcano in fiamme che nella parte finale ambientata esclusivamente su un terreno più "domestico". Bayona già con i film precedenti aveva dimostrato una particolare predisposizione per la spettacolarità e sequenze ad alto tasso di effetti speciali e in questo senso si dimostra un regista piuttosto azzeccato. Anche perché, come già detto, i problemi risiedono soprattutto nella sceneggiatura che è firmata da Colin Trevorrow e Derek Connolly, gli stessi autori del primo Jurassic World.
Jurassic World - Il regno distrutto: Bryce Dallas Howard e Chris Pratt in un momento del film
Un'altra cosa che sicuramente funziona è l'idea di distruggere il parco e allontanarsene (forse) una volta per tutte. L'ambientazione cambia, si fa molto più claustrofobica e, con la vicinanza del mondo reale, la posta si alza. Il finale aperto lascia intuire piani almeno per un altro capitolo e le premesse questa volta sono quelle di un film finalmente differente. Sicuramente insieme ai dinosauri torneranno anche Chris Pratt e Bryce Dallas Howard, ancora una volta bellissimi e carismatici e decisamente in parte, ma siamo certi che un maggiore spazio lo troverà anche l'amatissimo Ian Malcolm di Jeff Goldblum, qui presente solo in una specie di cameo che apre e chiude il film e grazie al quale ci parla di un grande cambiamento in arrivo a cui dobbiamo prepararci. Un cambiamento che in questo quinto film si vede solo in parte e che rende quindi questo Jurassic World - Il regno distrutto una sorta di episodio di transizione. Magari per molti anche piacevole e divertente, ma di certo ancora lontano da una rivoluzione che deve necessariamente arrivare. Prima che il concept dell'intera saga, ovviamente sempre merito del compianto Michael Crichton, diventi un dinosauro a sua volta.
#jurassic world#jurassic world 2#jurassic world fallen kingdom#jurassic park#jurassic world chaos theory#jurassic world camp cretaceous#jurassic world: dominion#recensione#recensione film#recensioni#review#movie review
0 notes
Text
Le temps perdu avec le cinema
Bologna, il cinema ritrovato 2024
1 note
·
View note