#IL CORAGGIO DEI BAMBINI - ATTO II
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Catania: al Summer Fest Geolier in concerto a Villa Bellini e altri eventi tra danza e jazz
Catania: al Summer Fest Geolier in concerto a Villa Bellini e altri eventi tra danza e jazz. Grande attesa per il concerto di Geolier, punto di riferimento dell'urban italiano che sarà sul palco di Villa Bellini venerdì 21 luglio, alle ore 21, nell'ambito del Catania Summer Fest promosso dal Comune. Dopo aver collezionato un successo dopo l'altro con gli album "Il coraggio dei bambini" e "Il coraggio dei bambini – Atto II" e aver mandato sold out il suo tour indoor, Geolier è tra i protagonisti indiscussi dell'estate live italiana e anche di quella catanese, con il previsto arrivo di migliaia di giovani da ogni parte della Sicilia. I biglietti sono disponibili online su Ticketone e Ticket Line, nei punti vendita del circuito Sicilia Ticket e, nel pomeriggio del concerto, al botteghino di Villa Bellini. Lo spettacolo è inserito nel festival itinerante Wave Summer Music. Il Catania Summer Fest continua anche con nuovi appuntamenti nel Palazzo della Cultura e al Castello Ursino. Domani, giovedì 20, il Palazzo di via Vittorio Emanuele ospita il balletto "Notte di Musical" a cura del Teatro Massimo Bellini. Il 21, alle ore 20, il maniero federiciano fa da cornice al Caffè letterario, con il coordinamento di Lucia Rocco, a cura del Teatro Stabile. Domenica 23 si torna al cortile di Palazzo della Cultura alle 21.15 con l'Orchestra Jazz del Mediterraneo Cieli di Sicilia, diretta dal Maestro Maurizio Giammarco, a cura dell'associazione culturale Algos.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Hit parade, Mengoni in vetta agli album e Annalisa ai singoli
(ANSA) – ROMA, 05 GIU – Materia (Prisma), terzo e ultimo capitolo della trilogia multiplatino Materia di Marco Mengoni, uscito venerdì 26 maggio, raggiunge la vetta nella classifica album Fimi/Gfk. Secondo posto per il rapper Baby Gang, alias Zaccaria Mouhib, che debutta con Innocente. Stabile in terza posizione Geolier con Il coraggio dei bambini-Atto II. In quarta piazza scivola dalla vetta…
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La Bosnia Erzegovina è situata nel sud-est dell’Europa ed è famosa per i suoi paesini medievali, i fiumi, i lagni e le Alpi Dinariche. Non certo meta del turismo di massa non è un paese che attrae i viaggiatori anche se in realtà, dalla campagna alla sua capitale Sarajevo, è ricca di bellissimi paesaggi, natura incontaminata, bei palazzi, storia ed arte. Sarajevo: la storia di ieri e la realtà di oggi Sarajevo è una città multireligiosa, multietnica e culturale; un viaggio in questa città regala emozioni forti e contrastanti. Città caratterizzata da tante culture che con i propri luoghi di culto e le proprie convinzioni vivono fianco a fianco le une alle altre nel rispetto reciproco. Sarajevo ha tanti volti, tante espressioni, ferite ancora aperte che esaltano ancora di più le bellezze che offre al turista. Sarajevo vi lascia il segno. Sorge nella vallata tra le alpi Dinariche, attraversata dal fiume Miljacka si contraddistingue dalla fattura architettonica del suo centro: un anfiteatro naturale sotto il cielo. Camminando tra le sue stradine con le tipiche case in pietra a tetti spioventi si incontrano subito i segni del suo passato: le Rose di Sarajevo. Le Rose di Sarajevo, chiamate così per rendere meno doloroso il motivo della loro presenza, sono le cavità causate dai colpi di mortaio durante gli anni dell’assedio, 1992-1995; sono colorate di rosso, il colore del sangue, e sono lì a ricordare a tutti il periodo atroce vissuto dalla Bosnia-Erzegovina. Ma prima di addentrarsi nel cuore di Sarajevo vale la pena vederla dall’alto salendo sulle Mura del Bastione Giallo o dalla Torre Avaz, l’unico grattacielo della città che regala un panorama mozzafiato. Il centro storico di Sarajevo è ricco di cose da vedere facilmente visitabili anche a piedi percorrendo l’infinità di stradine strette. Il cuore di Sarajevo si chiama Bascarsija ed era il luogo dove si teneva il mercato settimanale, da qui il nome: “bas-carsi” che in turco significa “mercato principale”. La main street, pedonale, è Ferhadija piena di negozi, caffè, ristoranti, locali di ogni tipo dove ci si può fermare per pranzare o cenare, per bere un tè o sorseggiare il famoso caffè turco oggi facente parte del Patrimonio dell’umanità dall’Unesco come bene immateriale. La sua piazza centrale è arricchita dalla Fontana Sebilj in stile moresco realizzata dall’architetto ceco Alexander Wittek, fontana che compare in quasi tutte le fotografie, cartoline e souvenir in vendita nei vari negozietti. Bascarsija è fantastica in ogni momento dell’anno e soprattutto durante il tramonto quando la luce del sole la colora di giallo ocra e prende vita grazie al canto dei muezzin. Le religioni, le Mosche, le chiese ed i musei di Sarajevo Sarajevo è ricca di moschee, chiese e musei tutti da visitare: scopri quali sono i più belli e quali non perdere. Moschee di Sarajevo La moschea più famosa e degna di nota la troviamo nel quartiere turco di Bascarsija ed è la Grande Moschea Dell’Imperatore. Costruita nel 1457 è la prima moschea costruita dopo la conquista ottomana della Bosnia. È la moschea più bella del periodo ottomano dei Balcani e venne realizzata in onore del sovrano Solimano I. È una moschea molto grande con una sola grande cupola e, grazie al rispetto che i musulmani del luogo hanno per la fede altrui, l’accesso ai turisti è consentito, basta avere un abbigliamento idoneo. Al suo interno si trovano decorazioni restaurate di recente e soffermarsi ad ammirare un’arte diversa da quella prettamente cristiano-europea fa capire un po’ più a fondo l’anima di questo popolo. Da non perdere, all’esterno, il cimitero costruito nel parco adiacente alla moschea. Dopo le guerre molti parchi vennero utilizzati per le sepolture e questo è quello più famoso di Sarajevo. Qui sono seppelliti sceicchi, mufti, personaggi famosi di Sarajevo, visir, mullah e dipendenti della moschea. Spiccano le tombe degli illustri che sono caratterizzate dalla presenza di un vistoso turbante in pietra. Anche la Bascarsija Mosque merita d’essere visitata essendo la seconda per importanza di Sarajevo e dell’intera Bosnia-Erzegovina. In Bosnia-Erzegovina coesistono due religioni: quella cristiana e l’islamismo. Vivono in armonia, nel rispetto reciproco grazie anche alla presenza di chiese sia ortodosse che cristiane. Le chiese di Sarajevo Da visitare assolutamente è la Cattedrale del Cuore di Cristo in pieno centro storico dedicata alla natività di Gesù, decorata con icone e rifinita in broccato d’oro ed oggi sede dell’arcidiocesi cattolica di Vrhbosna. Edificata tra il 1884 ed il 1899 venne in parte ricostruita dopo l’assedio; la facciata è spettacolare con i suoi mattoni che rivestono le due alte torri campanarie gemelle ed il portale centrale con il grande rosone. L’interno è maestoso grazie alla presenza dell’organo a 22 registri illuminato dalla luce che entra dalle cinque finestre in vetro artistico dell’abside. Ogni mattina si celebra una funzione religiosa e la musica sacra dei 22 registri dell’organo accoglie chiunque voglia ascoltare la funzione, cristiano o non. Uscendo dalla Cattedrale ci si imbatte sulla già citata Rosa di Sarajevo accanto alla quale la statua di Giovanni Paolo II fu realizzata per ricordare la messa che celebrò in occasione della visita in questa meravigliosa capitale europea. I musei di Sarajevo Consigliatissima è la visita al Museo del Massacro di Srebrenica-Galerija 11/07/95. Si chiama proprio così con la data inserita nel nome perché serve a ricordare sempre, ogni ora, ogni giorno ogni mese ed anno una della giornate più terribili e cruente della storia di tutta l’umanità: il Massacro di Srebrenica. Vennero uccise 8372 persone senza distinzione tra uomini, donne, anziani e bambini ma il museo non è un’esposizione infinita ed interminabile di immagini terrificanti ma è un racconto che commuove e che smuove e muove le coscienze. Le foto artistiche di Tarik Samarah esposte nel Museo vengono spiegate ed illustrate dall’audioguida e toccano il profondo dell’animo umano. Stampate in bianco e nero, volutamente, mostrano il confine tra la vita e la morte, il punto esatto in cui non esistono più le leggi umane, gli ideali, il rispetto, la pietà. Le foto delle fosse comuni, i racconti di chi ha partecipato alla riesumazione dei corpi e le interviste sono l’unico mezzo per credere che, grazie al ricordo, genocidi di questa entità non verranno mai più perpetrati. L’intento della mostra è quindi quello di portare il visitatore ad essere testimone di ciò che ha nulla di umano e non solo di essere un semplice osservatore. Altri monumenti di Sarajevo Indimenticabile da visitare è il Tunnel Spasa, chiamato anche Tunnel della Salvezza costruito dai bosniaci tra il 1992 ed il 1995 durante l’assedio. Il Tunnel collega due città libere: Dobrinja e Butmir e permetteva ai civili di salvarsi e di far arrivare cibo ed aiuti. Nelle teche che si incontrano nelle sale prime di arrivare al tunnel sono custodite le divise ed il plastico che rappresenta perfettamente l’intero tunnel lungo circa 800 metri. Oggi purtroppo solo 25 metri possono essere percorsi ma l’altezza, 1,60 metri, e la larghezza, 1 metro, sono rimaste intatte. Percorrendo i 25 metri rimasti si scatenano emozioni che non sono paragonabili a quelle che si generano visitando altri luoghi della memoria: non solo dolore ma anche la speranza di coloro che avevano la possibilità di raggiungere la salvezza. Non meno rilevante è la Biblioteca Nazionale ed Universitaria della Bosnia-Erzegovina dove purtroppo, tra il 25 ed il 26 luglio 1992, un grosso incendio distrusse gran parte del patrimonio culturale: manoscritti, incunaboli e documenti del medioevo vennero distrutti in pochi secondi. Grazie al coraggio di alcuni cittadini, che misero in pericolo le loro vite buttandosi nel fuoco, un decimo del patrimonio fu salvato. La facciata della Biblioteca in stile neo-moresco venne distrutta quasi completamente e solo nel 2014, dopo essere stato ricostruito seguendo i progetti originali, il palazzo venne ristrutturato e la Biblioteca riaperta. Oggi ospita eventi, concerti, rassegne culturali e soprattutto la mostra permanente sulla storia di Sarajevo. Il Ponte Latino di Sarajevo è stato il luogo dove Gavrilo Princip, studente serbo-bosniaco, uccise il 28 giugno 1914 l’Arciduca Francesco Ferdinando senza saper che questo atto omicida avrebbe fatto scoppiare la Seconda Guerra Mondiale. Per molti anni venne chiamato Ponte Princip ma poi tornò al suo nome originale: Ponte Latino. Il nome deriva dai discorsi in latino dei monaci cattolici che lo percorrevano per andare nei monasteri. Da qualsiasi punto di Sarajevo è possibile ammirare il Ponte che attraversa il fiume Milijacka ed è costruito in gesso con quattro arcate e tre pilastri. È il Ponte più antico di Sarajevo, distrutto e ricostruito più volte nel corso dei secoli. Visibile da ogni punto di Sarajevo, il ponte ottomano attraversa il fiume Miljacka ed è costruito in pietra e gesso con quattro arcate e ben tre robusti pilastri. Tra i ponti della città è il più antico sebbene sia stato più volte distrutto e ricostruito. Il Mercato di Sarajevo: Pijaca Markale Il Pijaca Markale è famosissimo in tutta la Bosnia-Erzegovina e sicuramente luogo di incontro e di shopping anche per i turisti. Il Mercato Pijaca è situato nel cuore del quartiere turco. Ad un lato del mercato è presente un muro rosso con una pietra incisa dove si possono leggere tutti i nomi di coloro che morirono negli attentati contro i civili. I bombardamenti nella piazza del Pijaca Markale furono due: nel ’94 dove vennero uccise 68 civili e nel 95 dove i morti furono 43. Oggi il mercato è un luogo tranquillo dove si può fare shopping in assoluta serenità e sicurezza. Nell’aria le voci, il profumo del Burek, la frutta con i suoi colori, le spezie, formaggi, salumi, dolci tipici turchi, abiti, sciarpe, scarpe e tutto ciò che questa terra offre. Cosa fare a Sarajevo: la pista da bob Sarajevo nel 1984 venne scelta come sede delle Olimpiadi Invernali. Questa fu la vera svolta per il turismo e l’economia della Bosnia: per la prima volta una città sovietica ospitava un evento di questo calibro e, con la costruzione della pista da bob nel 1984, iniziò la curva ascendente della sua economia ed il suo turismo che però durò pochi anni, fino al 1992 quando la guerra ed i suoi bombardamenti distrussero quanto era stato costruito con orgoglio, passione ed amore. A distanza di 35 anni ciò che rimane sono scheletri che i bombardamenti non sono riusciti a radere a terra. La pista da bob, costruita sul Monte Trebevic, è oggi un simbolo: il Monte Trebevic fu disseminato di mine ed i tre chilometri della pista fatta di curve paraboliche e rettilinei furono usati come postazioni delle artiglierie. da quelle curve i serbo-bosniaci bombardavano la città! Dopo la guerra gli abitanti di Sarajevo hanno cercato di abbellire la pista ormai distrutta con murales ma fortunatamente oggi è il sito più visitato soprattutto da coloro che hanno da sempre seguito i giochi olimpici in tutto il mondo. A pochi passi dalla pista si vede ancora ciò che è rimasto dell’Hotel che ospitava spettatori ed atleti e sul Monte Igman sono ancora visibili i due trampolini per il salto con gli sci: la bella fiaba finita male dei serbi. Cosa vedere in Bosnia-Erzegovina oltre a Sarajevo La Bosnia è ricca di luoghi storici e naturali da visitare; situata nel cuore dei Balcani è scrigno di paesaggi mozzafiato, villaggi e piccole città che nulla hanno da invidiare alle famose località europee. Offre ai suoi visitatori una natura rigogliosa e lussureggiante ed è la meta ideale per vacanze sportive ed avventurose. Mostar Piccola città diventata negli anni un centro estremamente turistico, Mostar è una tappa imperdibile e soprattutto la tappa strategica sulla strada dalla Croazia a Sarajevo. Mostar è famosissima per il suo bellissimo ponte distrutto nel 1993 e per il dedalo di viuzze in pietra chiara in puro stile erzegovino. Resta però una città depressa dove i segni della guerra sono più profondi che a Sarajevo e dove la dignità dei suoi abitanti ricorda al turista il dramma del suo passato. Blagaj È un eremo a pochi chilometri da Mostar da sempre importantissimo centro spirituale della Bosnia dell’Islam mistico. L’eremo di Blagaj è incastonato tra l’altissima parete di roccia scura ed il fiume ed ha sicuramente un suo profondo fascino anche se, purtroppo, circondato ormai da bancarelle che vendono souvenir, parcheggiatori abusivi e frotte di studenti turchi in gita scolastica. Pocitelj Tra il più affascinante dei paesini erzegovini: costruito interamente in pietra è abbarbicato sul fianco del colle ed offre bagni turchi, un paio di belle moschee e una lunghissima cinta di mura fortificate che abbracciano una fortezza diroccata. Il tutto avvolto da una natura incontaminata che non può non affascinare qualsiasi turista. Cascate di Kravice Offrono al turista un paesaggio fiabesco con la loro impetuosità e la loro forza. Racchiuse da una natura selvaggia ed incontaminata sono sicuramente un luogo da non perdere. Non meno scenografico il fiume nel quale le acque si tuffano, compagno silenzioso di una indimenticabile passeggiata per raggiungere Mala Kravica. La Bosnia offre quindi una natura rigogliosa e lussureggiante, offre una città, Sarajevo, ricca di arte, cultura, storia e dolore. I panorami sono di straordinaria bellezza: le gite e le escursioni a piedi sono da mozzafiato, gli sport praticabili vanno dalla mountain bike con i sentieri ed i percorsi indimenticabili, il quod bike, rafting e canoa. La Bosnia ed il suo cuore duro riescono a regalare emozioni difficili da dimenticare. https://ift.tt/39OhJTb Cosa vedere in Bosnia Erzegovina: guida completa La Bosnia Erzegovina è situata nel sud-est dell’Europa ed è famosa per i suoi paesini medievali, i fiumi, i lagni e le Alpi Dinariche. Non certo meta del turismo di massa non è un paese che attrae i viaggiatori anche se in realtà, dalla campagna alla sua capitale Sarajevo, è ricca di bellissimi paesaggi, natura incontaminata, bei palazzi, storia ed arte. Sarajevo: la storia di ieri e la realtà di oggi Sarajevo è una città multireligiosa, multietnica e culturale; un viaggio in questa città regala emozioni forti e contrastanti. Città caratterizzata da tante culture che con i propri luoghi di culto e le proprie convinzioni vivono fianco a fianco le une alle altre nel rispetto reciproco. Sarajevo ha tanti volti, tante espressioni, ferite ancora aperte che esaltano ancora di più le bellezze che offre al turista. Sarajevo vi lascia il segno. Sorge nella vallata tra le alpi Dinariche, attraversata dal fiume Miljacka si contraddistingue dalla fattura architettonica del suo centro: un anfiteatro naturale sotto il cielo. Camminando tra le sue stradine con le tipiche case in pietra a tetti spioventi si incontrano subito i segni del suo passato: le Rose di Sarajevo. Le Rose di Sarajevo, chiamate così per rendere meno doloroso il motivo della loro presenza, sono le cavità causate dai colpi di mortaio durante gli anni dell’assedio, 1992-1995; sono colorate di rosso, il colore del sangue, e sono lì a ricordare a tutti il periodo atroce vissuto dalla Bosnia-Erzegovina. Ma prima di addentrarsi nel cuore di Sarajevo vale la pena vederla dall’alto salendo sulle Mura del Bastione Giallo o dalla Torre Avaz, l’unico grattacielo della città che regala un panorama mozzafiato. Il centro storico di Sarajevo è ricco di cose da vedere facilmente visitabili anche a piedi percorrendo l’infinità di stradine strette. Il cuore di Sarajevo si chiama Bascarsija ed era il luogo dove si teneva il mercato settimanale, da qui il nome: “bas-carsi” che in turco significa “mercato principale”. La main street, pedonale, è Ferhadija piena di negozi, caffè, ristoranti, locali di ogni tipo dove ci si può fermare per pranzare o cenare, per bere un tè o sorseggiare il famoso caffè turco oggi facente parte del Patrimonio dell’umanità dall’Unesco come bene immateriale. La sua piazza centrale è arricchita dalla Fontana Sebilj in stile moresco realizzata dall’architetto ceco Alexander Wittek, fontana che compare in quasi tutte le fotografie, cartoline e souvenir in vendita nei vari negozietti. Bascarsija è fantastica in ogni momento dell’anno e soprattutto durante il tramonto quando la luce del sole la colora di giallo ocra e prende vita grazie al canto dei muezzin. Le religioni, le Mosche, le chiese ed i musei di Sarajevo Sarajevo è ricca di moschee, chiese e musei tutti da visitare: scopri quali sono i più belli e quali non perdere. Moschee di Sarajevo La moschea più famosa e degna di nota la troviamo nel quartiere turco di Bascarsija ed è la Grande Moschea Dell’Imperatore. Costruita nel 1457 è la prima moschea costruita dopo la conquista ottomana della Bosnia. È la moschea più bella del periodo ottomano dei Balcani e venne realizzata in onore del sovrano Solimano I. È una moschea molto grande con una sola grande cupola e, grazie al rispetto che i musulmani del luogo hanno per la fede altrui, l’accesso ai turisti è consentito, basta avere un abbigliamento idoneo. Al suo interno si trovano decorazioni restaurate di recente e soffermarsi ad ammirare un’arte diversa da quella prettamente cristiano-europea fa capire un po’ più a fondo l’anima di questo popolo. Da non perdere, all’esterno, il cimitero costruito nel parco adiacente alla moschea. Dopo le guerre molti parchi vennero utilizzati per le sepolture e questo è quello più famoso di Sarajevo. Qui sono seppelliti sceicchi, mufti, personaggi famosi di Sarajevo, visir, mullah e dipendenti della moschea. Spiccano le tombe degli illustri che sono caratterizzate dalla presenza di un vistoso turbante in pietra. Anche la Bascarsija Mosque merita d’essere visitata essendo la seconda per importanza di Sarajevo e dell’intera Bosnia-Erzegovina. In Bosnia-Erzegovina coesistono due religioni: quella cristiana e l’islamismo. Vivono in armonia, nel rispetto reciproco grazie anche alla presenza di chiese sia ortodosse che cristiane. Le chiese di Sarajevo Da visitare assolutamente è la Cattedrale del Cuore di Cristo in pieno centro storico dedicata alla natività di Gesù, decorata con icone e rifinita in broccato d’oro ed oggi sede dell’arcidiocesi cattolica di Vrhbosna. Edificata tra il 1884 ed il 1899 venne in parte ricostruita dopo l’assedio; la facciata è spettacolare con i suoi mattoni che rivestono le due alte torri campanarie gemelle ed il portale centrale con il grande rosone. L’interno è maestoso grazie alla presenza dell’organo a 22 registri illuminato dalla luce che entra dalle cinque finestre in vetro artistico dell’abside. Ogni mattina si celebra una funzione religiosa e la musica sacra dei 22 registri dell’organo accoglie chiunque voglia ascoltare la funzione, cristiano o non. Uscendo dalla Cattedrale ci si imbatte sulla già citata Rosa di Sarajevo accanto alla quale la statua di Giovanni Paolo II fu realizzata per ricordare la messa che celebrò in occasione della visita in questa meravigliosa capitale europea. I musei di Sarajevo Consigliatissima è la visita al Museo del Massacro di Srebrenica-Galerija 11/07/95. Si chiama proprio così con la data inserita nel nome perché serve a ricordare sempre, ogni ora, ogni giorno ogni mese ed anno una della giornate più terribili e cruente della storia di tutta l’umanità: il Massacro di Srebrenica. Vennero uccise 8372 persone senza distinzione tra uomini, donne, anziani e bambini ma il museo non è un’esposizione infinita ed interminabile di immagini terrificanti ma è un racconto che commuove e che smuove e muove le coscienze. Le foto artistiche di Tarik Samarah esposte nel Museo vengono spiegate ed illustrate dall’audioguida e toccano il profondo dell’animo umano. Stampate in bianco e nero, volutamente, mostrano il confine tra la vita e la morte, il punto esatto in cui non esistono più le leggi umane, gli ideali, il rispetto, la pietà. Le foto delle fosse comuni, i racconti di chi ha partecipato alla riesumazione dei corpi e le interviste sono l’unico mezzo per credere che, grazie al ricordo, genocidi di questa entità non verranno mai più perpetrati. L’intento della mostra è quindi quello di portare il visitatore ad essere testimone di ciò che ha nulla di umano e non solo di essere un semplice osservatore. Altri monumenti di Sarajevo Indimenticabile da visitare è il Tunnel Spasa, chiamato anche Tunnel della Salvezza costruito dai bosniaci tra il 1992 ed il 1995 durante l’assedio. Il Tunnel collega due città libere: Dobrinja e Butmir e permetteva ai civili di salvarsi e di far arrivare cibo ed aiuti. Nelle teche che si incontrano nelle sale prime di arrivare al tunnel sono custodite le divise ed il plastico che rappresenta perfettamente l’intero tunnel lungo circa 800 metri. Oggi purtroppo solo 25 metri possono essere percorsi ma l’altezza, 1,60 metri, e la larghezza, 1 metro, sono rimaste intatte. Percorrendo i 25 metri rimasti si scatenano emozioni che non sono paragonabili a quelle che si generano visitando altri luoghi della memoria: non solo dolore ma anche la speranza di coloro che avevano la possibilità di raggiungere la salvezza. Non meno rilevante è la Biblioteca Nazionale ed Universitaria della Bosnia-Erzegovina dove purtroppo, tra il 25 ed il 26 luglio 1992, un grosso incendio distrusse gran parte del patrimonio culturale: manoscritti, incunaboli e documenti del medioevo vennero distrutti in pochi secondi. Grazie al coraggio di alcuni cittadini, che misero in pericolo le loro vite buttandosi nel fuoco, un decimo del patrimonio fu salvato. La facciata della Biblioteca in stile neo-moresco venne distrutta quasi completamente e solo nel 2014, dopo essere stato ricostruito seguendo i progetti originali, il palazzo venne ristrutturato e la Biblioteca riaperta. Oggi ospita eventi, concerti, rassegne culturali e soprattutto la mostra permanente sulla storia di Sarajevo. Il Ponte Latino di Sarajevo è stato il luogo dove Gavrilo Princip, studente serbo-bosniaco, uccise il 28 giugno 1914 l’Arciduca Francesco Ferdinando senza saper che questo atto omicida avrebbe fatto scoppiare la Seconda Guerra Mondiale. Per molti anni venne chiamato Ponte Princip ma poi tornò al suo nome originale: Ponte Latino. Il nome deriva dai discorsi in latino dei monaci cattolici che lo percorrevano per andare nei monasteri. Da qualsiasi punto di Sarajevo è possibile ammirare il Ponte che attraversa il fiume Milijacka ed è costruito in gesso con quattro arcate e tre pilastri. È il Ponte più antico di Sarajevo, distrutto e ricostruito più volte nel corso dei secoli. Visibile da ogni punto di Sarajevo, il ponte ottomano attraversa il fiume Miljacka ed è costruito in pietra e gesso con quattro arcate e ben tre robusti pilastri. Tra i ponti della città è il più antico sebbene sia stato più volte distrutto e ricostruito. Il Mercato di Sarajevo: Pijaca Markale Il Pijaca Markale è famosissimo in tutta la Bosnia-Erzegovina e sicuramente luogo di incontro e di shopping anche per i turisti. Il Mercato Pijaca è situato nel cuore del quartiere turco. Ad un lato del mercato è presente un muro rosso con una pietra incisa dove si possono leggere tutti i nomi di coloro che morirono negli attentati contro i civili. I bombardamenti nella piazza del Pijaca Markale furono due: nel ’94 dove vennero uccise 68 civili e nel 95 dove i morti furono 43. Oggi il mercato è un luogo tranquillo dove si può fare shopping in assoluta serenità e sicurezza. Nell’aria le voci, il profumo del Burek, la frutta con i suoi colori, le spezie, formaggi, salumi, dolci tipici turchi, abiti, sciarpe, scarpe e tutto ciò che questa terra offre. Cosa fare a Sarajevo: la pista da bob Sarajevo nel 1984 venne scelta come sede delle Olimpiadi Invernali. Questa fu la vera svolta per il turismo e l’economia della Bosnia: per la prima volta una città sovietica ospitava un evento di questo calibro e, con la costruzione della pista da bob nel 1984, iniziò la curva ascendente della sua economia ed il suo turismo che però durò pochi anni, fino al 1992 quando la guerra ed i suoi bombardamenti distrussero quanto era stato costruito con orgoglio, passione ed amore. A distanza di 35 anni ciò che rimane sono scheletri che i bombardamenti non sono riusciti a radere a terra. La pista da bob, costruita sul Monte Trebevic, è oggi un simbolo: il Monte Trebevic fu disseminato di mine ed i tre chilometri della pista fatta di curve paraboliche e rettilinei furono usati come postazioni delle artiglierie. da quelle curve i serbo-bosniaci bombardavano la città! Dopo la guerra gli abitanti di Sarajevo hanno cercato di abbellire la pista ormai distrutta con murales ma fortunatamente oggi è il sito più visitato soprattutto da coloro che hanno da sempre seguito i giochi olimpici in tutto il mondo. A pochi passi dalla pista si vede ancora ciò che è rimasto dell’Hotel che ospitava spettatori ed atleti e sul Monte Igman sono ancora visibili i due trampolini per il salto con gli sci: la bella fiaba finita male dei serbi. Cosa vedere in Bosnia-Erzegovina oltre a Sarajevo La Bosnia è ricca di luoghi storici e naturali da visitare; situata nel cuore dei Balcani è scrigno di paesaggi mozzafiato, villaggi e piccole città che nulla hanno da invidiare alle famose località europee. Offre ai suoi visitatori una natura rigogliosa e lussureggiante ed è la meta ideale per vacanze sportive ed avventurose. Mostar Piccola città diventata negli anni un centro estremamente turistico, Mostar è una tappa imperdibile e soprattutto la tappa strategica sulla strada dalla Croazia a Sarajevo. Mostar è famosissima per il suo bellissimo ponte distrutto nel 1993 e per il dedalo di viuzze in pietra chiara in puro stile erzegovino. Resta però una città depressa dove i segni della guerra sono più profondi che a Sarajevo e dove la dignità dei suoi abitanti ricorda al turista il dramma del suo passato. Blagaj È un eremo a pochi chilometri da Mostar da sempre importantissimo centro spirituale della Bosnia dell’Islam mistico. L’eremo di Blagaj è incastonato tra l’altissima parete di roccia scura ed il fiume ed ha sicuramente un suo profondo fascino anche se, purtroppo, circondato ormai da bancarelle che vendono souvenir, parcheggiatori abusivi e frotte di studenti turchi in gita scolastica. Pocitelj Tra il più affascinante dei paesini erzegovini: costruito interamente in pietra è abbarbicato sul fianco del colle ed offre bagni turchi, un paio di belle moschee e una lunghissima cinta di mura fortificate che abbracciano una fortezza diroccata. Il tutto avvolto da una natura incontaminata che non può non affascinare qualsiasi turista. Cascate di Kravice Offrono al turista un paesaggio fiabesco con la loro impetuosità e la loro forza. Racchiuse da una natura selvaggia ed incontaminata sono sicuramente un luogo da non perdere. Non meno scenografico il fiume nel quale le acque si tuffano, compagno silenzioso di una indimenticabile passeggiata per raggiungere Mala Kravica. La Bosnia offre quindi una natura rigogliosa e lussureggiante, offre una città, Sarajevo, ricca di arte, cultura, storia e dolore. I panorami sono di straordinaria bellezza: le gite e le escursioni a piedi sono da mozzafiato, gli sport praticabili vanno dalla mountain bike con i sentieri ed i percorsi indimenticabili, il quod bike, rafting e canoa. La Bosnia ed il suo cuore duro riescono a regalare emozioni difficili da dimenticare. La Bosnia, grazie al suo ricco patrimonio culturale e naturalistico, a cominciare dalla città di Sarajevo, è l’ideale per un viaggio culturale.
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26 nov 2018 09:54
VITA, PENSIERI E RACCONTI DI BERTOLUCCI: ‘’QUANDO PROIETTAI ‘NOVECENTO’, ALLA FINE DEL PRIMO TEMPO PAJETTA MI ABBRACCIÒ. POI, VEDENDO LE IMMAGINI DELLA LIBERAZIONE IN CUI MOSTRAVO ANCHE IL LATO OSCURO, SI ALZÒ FURIOSO E SE ANDÒ GRIDANDO. AMENDOLA DISSE CHE ERA BRUTTISSIMO, VELTRONI…’’ - FRASI: ‘I CRITICI SONO ALPINI DI PIANURA’ (IL PADRE ERA UN CRITICO CINEMATOGRAFICO). ‘LA LUNGHEZZA DI UNA GONNA, SOPRA O SOTTO IL GINOCCHIO, A VOLTE È PIÙ IMPORTANTE DI UN’IDEA DI SCENEGGIATURA’
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Biografia di Bernardo Bertolucci
Da www.cinquantamila.it, sito a cura di Giorgio Dell'Arti
Parma 16 marzo 1941. Regista. Debuttò nella regia con La commare secca (1962). Poi: Prima della rivoluzione (1964); Partner (1968); Strategia del ragno (1970); Il conformista(1970); Ultimo tango a Parigi (1972, il film di maggior successo assoluto nella storia del cinema italiano con circa 14 milioni di spettatori, compresi quelli della riedizione Titanus dell’87.
Fece epoca soprattutto la scena in cui Marlon Brando, per favorire una penetrazione anale in Maria Schneider, ricorre all’aiuto del burro (vedi sotto); Novecento (Atto I e II, 1976); La luna (1979); La tragedia di un uomo ridicolo (1981); L’ultimo imperatore (1987, vincitore di nove Oscar); Il tè nel deserto (1990); Piccolo Buddha (1993); Io ballo da sola (1996); L’assedio(1998); The dreamers (2003); Io e te (2012, dal romanzo di Niccolò Ammaniti). «Io spero sempre che i miei film non vengano compresi fino in fondo».
• Vita Figlio del poeta Attilio e di Ninetta Giovanardi, nata in Australia da mamma irlandese e padre ingegnere parmigiano costretto a emigrare (era la fine dell’Ottocento) per ragioni politiche. Fratello del regista Giuseppe. «Ha vissuto fino a 12 anni in campagna, in una casa che “da quando è morto mio padre non ho più il coraggio di rivedere”. Arrivato a Roma, nuovi amici, nuovo quartiere borghese – Monteverde vecchio –, nuova casa al quinto piano in via Carini. “I miei genitori hanno costruito un incantesimo, nel quale mi sento tuttora immerso. Anche per questo, forse, non sono mai diventato padre”. Il rito di iniziazione alla regia ha luogo proprio in via Carini. È domenica pomeriggio, alle tre, ora del riposo.
“Avevo quattordici anni, vado ad aprire, vedo un giovane vestito a festa, con un ciuffo strano. Chiedo: cosa vuole? E lui: cerco Attilio Bertolucci, sono Pier Paolo Pasolini. Mi spavento, gli dico di aspettare, lo lascio fuori, chiudo il portone. Vado da mio padre e gli racconto: c’è un tipo strano, ho paura che sia un ladro. E papà: ma no, è un poeta, fallo entrare”. Pier Paolo porta sua madre Susanna ad abitare al primo piano di via Carini e Bernardo – da giovanissimo aspirante poeta – scende le scale di corsa per far leggere le sue creazioni all’amico più grande» (Barbara Palombelli).
• «Quando avevo 17 anni, sempre sul portone di via Carini, un giorno Pier Paolo mi chiede: vuoi fare il mio aiuto-regista in Accattone? Io ribatto: ma non lo so fare, e lui a me: nemmeno io. In quel periodo, ho assistito all’invenzione del cinema, giorno per giorno, una scuola unica».
• Il padre fu uno dei primi critici cinematografici italiani. «Mi ricordo che, doveva essere il 1949 o il 1950, andava a vedere quei film americani di guerra. Poi tornava a casa e faceva una cosa incredibile. Telefonava al giornale. Si faceva passare lo stenografo e dettava tutta la sua recensione al telefono, senza esitazioni. Senza averla scritta prima. Dopo se la faceva rileggere e cambiava al massimo due parole».
• Quindicenne, con una 16 mm presa in prestito, girò i suoi primi cortometraggi: La teleferica, storia di tre bambini che si perdono nella foresta, e Morte di un maiale, unico piano sequenza all’interno di un mattatoio.
• A 21 anni vinse il Viareggio opera prima con una raccolta di toccanti liriche intitolata In cerca del mistero. Poi si decise per il cinema.
• «Eravamo all’inizio degli anni Sessanta. Con Glauber Rocha avevamo deciso di chiamare i nostri film “i miura”. I miura sono una razza di tori dalla pelle durissima. Non solo la spada del torero non riusciva a entrare nella cervice. Ma si diceva che neppure una zanzara poteva entrargli nel buco del culo. Nelle sale dove davano i nostri film nessuno entrava. Nessuno andava a vedere i nostri miura. Poi ho avuto un senso di soffocamento. E mi sono detto: “Voglio sentire il pubblico”. Voglio che la gente entri a vedere i miei film. E nel 1970 mi sono ritrovato a fare Strategia del ragno. E poi Il conformista, sentendomi un po’ come un traditore dei princìpi che fino a quel momento mi avevano formato. Era il passaggio dalla pura espressione alla comunicazione».
• «Quando Sergio Leone mi chiamò per sceneggiare C’era una volta il West (era il 1967, ndr), la prima cosa che mi chiese era come sparassi. Se impugnassi la pistola solo con una mano o se le usassi tutte e due. A me sembrò un marziano, ma aveva ragione lui: bisogna credere in quello che si fa» (a Paolo Mereghetti).
• Dopo la scomparsa di Maria Schneider (il 3 febbraio 2011), è tornato a parlare più volte della scena di sesso anale in Ultimo tango a Parigi per cui lei non l’aveva mai perdonato: «Sì, sono stato colpevole per la Schneider, ma non potranno portarmi in tribunale per questo. L’idea è venuta a me e a Brando mentre facevamo colazione, seduti sulla moquette. A un certo punto lui ha cominciato a spalmare il burro su una baguette, subito ci siamo dati un’occhiata complice. Abbiamo deciso di non dire niente a Maria per avere una reazione più realistica, non di attrice ma di giovane donna. Lei piange, urla, si sente ferita. E in qualche modo è stata ferita perché non le avevo detto che ci sarebbe stata la scena di sodomia e questa ferita è stata utile al film. Non credo che avrebbe reagito allo stesso modo se l’avesse saputo. Sono cose gravi ma è anche così che si fanno i film: le provocazioni a volte sono più importanti delle spiegazioni» (a Silvia Fumarola). [la Repubblica 18/11/2013]
• Dal 19 febbraio 2008 ha una “stella d’oro” sul marciapiede delle star, la Walk of Fame dell’Hollywood Boulevard di Los Angeles davanti al Chinese Theatre, premio che fu assegnato, tra gli italiani, a Rodolfo Valentino, Anna Magnani, Arturo Toscanini, Enrico Caruso, Sofia Loren.
• Nel 2007 fu premiato a Venezia con un super Leone d’oro («non è alla carriera, odora di prepensionamento, ma per il 75° compleanno della Mostra»).
• Nel 2011 a Cannes ha ricevuto la Palma d’oro alla carriera («La dedico agli italiani che hanno la forza di indignarsi»).
• È stato presidente della giuria alla 70esima edizione del Festival di Venezia.
• Nel 2000 fu operato per quella che sembrava una banale ernia del disco, da lì ne conseguirono altre quattro operazioni alla colonna vertebrale. Dodici mesi a letto, la depressione, poi la riabilitazione. Da anni è costretto a muoversi su una carrozzina. «Ho imparato ad accettare questa mia nuova condizione. Da allora è diventato tutto più facile. E ho ripreso a fare film. E ho capito che fare film è la sola terapia». [Alessandro Piperno, Cds 14/10/2012]
• È sposato con l’inglese Claire Peploe, regista e sceneggiatrice. Non ha figli. «Può darsi benissimo che il mio desiderio di paternità si materializzi nei miei film».
• Critica «Il suo è un cinema sotto la costellazione Marx-Freud-Verdi. Ama gli attori e sa sceglierli. Ama le scene di ballo e pochi come lui sanno far danzare la cinepresa su un dolly. Sa coniugare Proust al culatello, Hopper e Magritte al melodramma di Giuseppe Verdi. Bertolucci è un regista creolo» (Morando Morandini).
• «Ho capito che non riuscirò mai a eguagliarlo, perché viene da una cultura diversa dalla mia, suo padre è un poeta e lui stesso ha pubblicato delle poesie, è stato allevato con una coscienza politica, al contrario di me, che sono cresciuto in una casa dove non c’erano libri...» (Martin Scorsese).
• Frasi «I critici sono alpini di pianura».
• «È come se il mestiere di cineasta appartenesse a un’altra epoca come i lavori che scompaiono, tipo il sellaio. Credo che il lungometraggio, la forma film, abbia imboccato una strada di inesorabile declino, un po’ come quello che è successo con l’opera lirica».
• «A un certo punto è avvenuto in me un grande cambiamento. Mi è sembrato che i film che noi andiamo a guardare invece guardino noi».
• «Arriverei a dire che la lunghezza di una gonna, sopra o sotto il ginocchio, a volte è più importante di un’idea di sceneggiatura».
• «Quando finisco un film nuovo, provo un senso di pienezza a dir poco imbarazzante, che cerco di nascondere a tutti gli altri che si salutano con i visi tristi. Senti il bisogno di nasconderlo e di esorcizzarlo. Pensa che l’ultimo giorno di lavorazione di Io e te ho chiesto di essere truccato da donna. Alla fine sembravo una vecchia bagascia giapponese. Poi ho detto a tutti: “Vedete? Sono come Sean Penn. Più mi trucco più divento virile”» (ad Alessandro Piperno). [La Lettura 14/10/2012]
• Politica «Prima proiezione del mio Novecento, un film in cui raccontavo una saga familiare a partire dalla nascita del comunismo in Emilia Romagna. Eravamo nel 1976, in pieno compromesso storico e mi sembrava di dover celebrare un rito, pensavo di rendere omaggio alla storia del Pci. Paese Sera, quotidiano comunista romano, organizzò un dibattito con lo storico Paolo Spriano e Giancarlo Pajetta.
Alla fine del primo tempo, Pajetta, entusiasta, mi abbracciò. Poi, vedendo le immagini della Liberazione, in cui mostravo anche le vendette private, i processi popolari contro i fascisti, si alzò furioso e se ne andò gridando: mi rifiuto di partecipare. Giorgio Amendola disse che il film era bruttissimo. La Fgci di Walter Veltroni, invece, mi appoggiò.
Da allora, la mia tessera del Pci, presa nel 1969 contro l’estremismo filocinese dell’estrema sinistra, proprio nel momento in cui ci fu la rottura del partito con il gruppo del Manifesto, si è andata via via scolorendo... Alla metà degli anni Ottanta ho smesso di rinnovarla, non ero un militante, ho iniziato a vivere più all’estero che qui. Oggi, mi pare di non avere più trasporto politico per nessuno: salverei proprio soltanto Veltroni, perché è capace di guardare al futuro senza dimenticare le radici in cui tutti amiamo riconoscerci».
• Vizi «Sono ateo, grazie a Dio. Come diceva Buñuel».
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..PAPA FRANCESCO..REGINA COELI..Piazza San Pietro..Cari fratelli e sorelle, buongiorno!..Oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra l’Ascensione di Gesù al cielo, avvenuta quaranta giorni dopo la Pasqua. La pagina evangelica (Mt 28,16-20), quella che conclude il Vangelo di Matteo, ci presenta il momento del definitivo commiato del Risorto dai suoi discepoli. La scena è ambientata in Galilea, il luogo dove Gesù li aveva chiamati a seguirlo e a formare il primo nucleo della sua nuova comunità. Adesso quei discepoli sono passati attraverso il ..fuoco.. della passione e della risurrezione; alla vista del Signore risorto gli si prostrano davanti, alcuni però sono ancora dubbiosi. A questa comunità spaurita, Gesù lascia il compito immenso di evangelizzare il mondo; e concretizza questo incarico con l’ordine di insegnare e battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (v. 19)..L’Ascensione di Gesù al cielo costituisce perciò il termine della missione che il Figlio ha ricevuto dal Padre e l’avvio della prosecuzione di tale missione da parte della Chiesa. Da questo momento, dal momento dell’Ascensione, infatti, la presenza di Cristo nel mondo è mediata dai suoi discepoli, da quelli che credono in Lui e lo annunciano. Questa missione durerà fino alla fine della storia e godrà ogni giorno dell’assistenza del Signore risorto, il quale assicura..Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo..(v. 20)..E la sua presenza porta fortezza nelle persecuzioni, conforto nelle tribolazioni, sostegno nelle situazioni di difficoltà che incontrano la missione e l’annuncio del Vangelo. L’Ascensione ci ricorda questa assistenza di Gesù e del suo Spirito che dà fiducia, dà sicurezza alla nostra testimonianza cristiana nel mondo. Ci svela perché esiste la Chiesa: la Chiesa esiste per annunciare il Vangelo, solo per quello! E anche, la gioia della Chiesa è annunciare il Vangelo. La Chiesa siamo tutti noi battezzati. Oggi siamo invitati a comprendere meglio che Dio ci ha dato la grande dignità e la responsabilità di annunciarlo al mondo, di renderlo accessibile all’umanità. Questa è la nostra dignità, questo è il più grande onore di ognuno di noi, di tutti i battezzati!..In questa festa dell’Ascensione, mentre rivolgiamo lo sguardo al cielo, dove Cristo è asceso e siede alla destra del Padre, rafforziamo i nostri passi sulla terra per proseguire con entusiasmo e coraggio il nostro cammino, la nostra missione di testimoniare e vivere il Vangelo in ogni ambiente. Siamo però ben consapevoli che questa non dipende prima di tutto dalle nostre forze, da capacità organizzative e risorse umane. Soltanto con la luce e la forza dello Spirito Santo noi possiamo adempiere efficacemente la nostra missione di far conoscere e sperimentare sempre più agli altri l’amore e la tenerezza di Gesù..Chiediamo alla Vergine Maria di aiutarci a contemplare i beni celesti, che il Signore ci promette, e a diventare testimoni sempre più credibili della sua Risurrezione, della vera Vita..Dopo il Regina Coeli..Cari fratelli e sorelle, desidero esprimere nuovamente la mia vicinanza al caro fratello il Papa Tawadros II e a tutta la Nazione egiziana, che due giorni fa ha subito un altro atto di feroce violenza. Le vittime, tra cui anche bambini, sono fedeli che si recavano a un santuario a pregare, e sono stati uccisi dopo che si erano rifiutati di rinnegare la loro fede cristiana. Il Signore accolga nella sua pace questi coraggiosi testimoni, questi martiri, e converta i cuori dei terroristi..E preghiamo anche per le vittime dell’orribile attentato di lunedì scorso a Manchester, dove tante giovani vite sono state crudelmente spezzate. Sono vicino ai familiari e a quanti ne piangono la scomparsa..Si celebra oggi la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema ..Non temere perché io sono con te.. (Is 43,5). I mezzi di comunicazione sociale offrono la possibilità di condividere e diffondere all’istante le notizie in modo capillare; queste notizie possono essere belle o brutte, vere o false; preghiamo perché la comunicazione, in ogni sua forma, sia effettivamente costruttiva, al servizio della verità rifiutando i pregiudizi, e diffonda speranza e fiducia nel nostro tempo..
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Tu ca te piglie e nun chiede, ij ca te dongo e nun segno.
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scusa sì nun pozzo sta luntano, né vicino a te, pcché saje ca da luntano po sto male, ma ‘a vicino è ‘o stesso.
#Geolier#Marracash#IL MALE CHE MI FAI#IL CORAGGIO DEI BAMBINI#IL CORAGGIO DEI BAMBINI - ATTO II#sto male#da vicino#da lontano
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uno comm’e mme nun dice quando chiagne.
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chi nn’tene cura ‘e sé, saje, tene cura ‘e ll’ate.
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non puoi tradirmi se per primo non mi fido.
#Marracash#Geolier#IL CORAGGIO DEI BAMBINI#IL CORAGGIO DEI BAMBINI - ATTO II#IL MALE CHE MI FAI#non mi fido
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tu me faje bene ‘int' ‘o male, songo ij ca cierte vvote scumparo.
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tengo nu problema sulo sì m' 'e creo.
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ci si ricorda più di chi ci ha fatto male, ma chi dimentica è da dimenticare.
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da un sogno come Te, non ci si sveglia.
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‘na vota ca ‘e pruat o’ pericolo e sì asciut vivo, te sient invincibile.
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