#IA e politiche sociali.
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IA e Disuguaglianze Globali: Opportunità di Riduzione o Concentrazione del Potere?
Un’analisi sull’impatto dell’intelligenza artificiale nelle dinamiche globali: sarà uno strumento per ridurre le disuguaglianze o un mezzo per accrescere il divario?
Un’analisi sull’impatto dell’intelligenza artificiale nelle dinamiche globali: sarà uno strumento per ridurre le disuguaglianze o un mezzo per accrescere il divario? IA: Strumento per la Riduzione delle Disuguaglianze? L’intelligenza artificiale offre un potenziale straordinario per affrontare alcune delle principali disuguaglianze globali, se utilizzata con equità e visione etica. Tra i…
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Teresa Burga
Teresa Burga, artista peruviana e pioniera dell’arte concettuale in America Latina, la sua ricerca ha abbracciato tematiche politiche e sociali. Per prima, ha indagato il ruolo della donna nella società attraverso l’arte.
Nata ad Iquitos nel 1935, ha studiato Lettere all’Universidad Católica del Perú, prima di ottenere una borsa di studio del Programma Fulbright per studiare all’Art Institute di Chicago, un’esperienza che ha segnato il suo sviluppo e lasciato un importante segno nel suo percorso artistico.
Tornata dagli Stati Uniti, aveva trovato il paese sotto il governo militare del generale Juan Velasco Alvarado. Le sue proposte sperimentali vennero osteggiate dalle politiche populiste del regime che le considerava poco nazionaliste e ne aveva limitato notevolmente la possibilità di esporre.
Negli anni Sessanta è stata una figura fondamentale nel gruppo d’avanguardia Arte Nuevo che ha introdotto nuove visioni e dimensioni come la Pop Art, l’Op Art e gli happening.
Fin dagli esordi ha prodotto una serie di disegni del “tempo”, annotando meticolosamente su ognuno il tempo di realizzazione, comprese le pause. I suoi Drawings with Eyes Closed (1974) creano una disgiunzione fra chi le realizza e chi le riceve, mettendo in discussione il rapporto fra contemplato e immaginato.
Per Perfil de la Mujer Peruana, considerata la sua opera più importante, diventata anche un libro, è ricorsa a una tecnologia innovativa basata sull’organizzazione delle informazioni in mappe e strutture mentali complesse. Un’indagine multidisciplinare, creata con la psicologa Marie France Cathelat, in cui ha analizzato la condizione delle donne in Perù tenendo conto delle caratteristiche e circostanze affettive, psicologiche, sessuali, sociali, educative, culturali, linguistiche, religiose, professionali, economiche, politiche e giuridiche. Un rilevante esempio del femminismo della seconda ondata in America Latina. Il progetto è stato presentato nel 1981 durante il 1° Simposio di arte non oggettuale e urbana al Museo d’Arte Moderna di Medell��n, in Colombia, poi esposto in una mostra al Banco Continental di Lima.
Ha anticipato l’uso di strumenti di elaborazione e analisi delle informazioni per lo studio dei dati personali, poi sviluppato per un programma culturale governativo.
L’interesse per i diritti umani e la libertà di espressione sono stati il fil rouge di ogni suo lavoro.
Molto suggestiva è anche l’opera Children Drawings una serie di disegni che mostra il contrasto tra ciò che fa un bambino e ciò che fa una persona adulta quando copia il disegno del bambino.
Teresa Burga è morta ia causa del Covid a Lima, l’11 febbraio 2021.
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Il matrimonio tra Intelligenza Artificiale e Nanotecnologia: Le nuove frontiere delle applicazioni
Il matrimonio tra Intelligenza Artificiale (IA) e Nanotecnologia sta aprendo nuove e promettenti frontiere nell'ambito delle applicazioni tecnologiche. Mentre l'IA si occupa di sviluppare sistemi in grado di apprendere e adattarsi autonomamente, la Nanotecnologia si occupa della manipolazione della materia su scale nanometriche. Unendo queste due potenti discipline, siamo in procinto di assistere a risultati straordinari in campi come la medicina, l'elettronica, l'energia e molto altro.
Applicazioni in Medicina
Nel campo della medicina, l'unione tra IA e Nanotecnologia ha il potenziale per rivoluzionare il trattamento delle malattie. Ad esempio, la Nanotecnologia può essere impiegata per progettare nanorobot in grado di consegnare farmaci in modo mirato e preciso all'interno del corpo umano. L'IA può essere utilizzata per sviluppare algoritmi in grado di analizzare in tempo reale i dati provenienti dai nanorobot e regolare la somministrazione del farmaco in base alle necessità del paziente. Questo approccio promette di rendere i trattamenti più efficaci e con meno effetti collaterali.
Applicazioni in Elettronica
Nel settore dell'elettronica, l'integrazione tra IA e Nanotecnologia sta conducendo allo sviluppo di dispositivi più potenti e intelligenti. I circuiti integrati a livello nanometrico, resi possibili dalla Nanotecnologia, consentono la realizzazione di dispositivi più piccoli e efficienti. L'IA può essere utilizzata per ottimizzare il funzionamento di questi dispositivi, adattandoli in tempo reale alle esigenze dell'utente e aprendo la strada a nuove applicazioni nell'Internet delle Cose e nei settori dell'automazione e della robotica.
Applicazioni nell'Energia
Nel settore dell'energia, l'unione tra IA e Nanotecnologia presenta opportunità per rendere più efficienti e sostenibili le fonti di energia. Grazie alla Nanotecnologia, è possibile progettare materiali nanostrutturati in grado di catturare e immagazzinare l'energia in modo più efficiente. L'IA può essere impiegata per monitorare e ottimizzare i processi di produzione e utilizzo dell'energia, riducendo gli sprechi e massimizzando l'efficienza complessiva dei sistemi energetici.
Sfide ed Etica
Pur presentando enormi potenzialità, il matrimonio tra Intelligenza Artificiale e Nanotecnologia solleva anche importanti sfide ed implicazioni etiche. Ad esempio, l'uso di nanorobot in campo medico solleva questioni riguardanti la privacy e la sicurezza dei dati del paziente. Inoltre, l'impiego dell'IA per prendere decisioni cruciali in diversi settori richiede un'attenta valutazione degli impatti sulla società e sull'occupazione umana. È pertanto fondamentale affrontare queste sfide in modo responsabile e sostenibile, adottando politiche e regolamentazioni adeguate per garantire un utilizzo sicuro ed equo di queste tecnologie.
Conclusioni
Il matrimonio tra Intelligenza Artificiale e Nanotecnologia si profila come una delle più grandi opportunità per l'innovazione tecnologica nei prossimi decenni. Le applicazioni potenziali in medicina, elettronica, energia e altri settori promettono di trasformare radicalmente le nostre vite, migliorando la salute, l'efficienza e la sostenibilità. Tuttavia, è essenziale affrontare le sfide etiche e sociali associate a queste tecnologie, per assicurare che il loro impatto sulla società sia positivo e inclusivo. Con l'approccio giusto, il matrimonio tra IA e Nanotecnologia potrebbe rivoluzionare il mondo in modi che fino ad ora sono stati solo oggetto di fantascienza. Read the full article
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Rinnovo della Pubblica Amministrazione, i chatbot possono essere la giusta opzione?
Si parla sempre con più insistenza di rinnovo della Pubblica Amministrazione. Innovazione, svecchiamento e tante altre soluzioni per cambiare una PA italiana sempre accusata d'essere rimasta troppo indietro. Rinnovo della Pubblica Amministrazione, a che punto è? Una situazione, quella del rinnovo della Pubblica Amministrazione, che possiamo osservare tramite il primo Osservatorio dedicato all’applicazione dell’intelligenza artificiale nel mondo delle Pubbliche Amministrazioni. I dati che ne derivano dallo studio sono innumerevoli a partire dal conteggio dei comuni che si affidano a chatbot o assistenti virtuali all’interno dei propri siti d’informazione. Infatti, risulta che sono 27 le realtà comunali made in Italy, su quasi 8mila presenti sul territorio, che utilizzano questi virtual twin altamente innovativi per supportare i singoli consumatori nella quotidianità: si tratta quindi dello 0,33% circa del totale. Intervista a Ernesto Di Iorio, CEO di QuestIT Domanda sorge spontanea: chi ha creato questo primo osservatorio? Il documento in questione, che sarà aggiornato annualmente, è frutto della partnership tra il Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena e QuestIT, azienda anch’essa senese che si specializza nella realizzazione di tecnologie proprietarie d’intelligenza artificiale. Proprio con QuestIT abbiamo scambiato quattro chiacchere tramite il suo CEO, Ernesto Di Iorio: Partiamo con una domanda per conoscerci meglio: cos'è e come nasce QuestIT? QuestIT è un’azienda italiana che da 15 anni è specializzata nello sviluppo di tecnologie proprietarie di Intelligenza Artificiale, in particolare di IA conversazionale, ovvero nello sviluppo di tecnologie in grado di comprendere e dialogare in linguaggio naturale. QuestIT nasce nel 2007 come spin-off dell’Università di Siena, del gruppo di ricerca in Intelligenza Artificiale per professor Marco Gori. Negli ultimi due anni, QuestIT ha registrato un aumento del fatturato del 30%. Oggi è tra le aziende italiane leader nel settore dell’IA e la più diffusa nella Pubblica Amministrazione. Uno dei vostri ultimi studi parla di quanti comuni italiani utilizzano i chatbot: perché per la Pubblica Amministrazione i chatbot possono essere uno strumento utile? Il nostro Osservatorio sulla diffusione dell’IA nella Pubblica Amministrazione ha indagato lo stato dell’arte dei comuni italiani per comprenderne la diffusione della digitalizzazione. In Italia il processo di trasformazione digitale degli enti pubblici è notevolmente a rilento, solo lo 0,3%, infatti, ha avviato questa innovazione con Assistenti Virtuali o chatbot. I nostri Assistenti Virtuali, riducono la distanza tra istituzione e cittadini, velocizzano l’accesso ad informazioni, documenti e certificati, rendono più efficiente il lavoro dei funzionari e contribuiscono ad aumentare la soddisfazione di cittadini e funzionari. La Pubblica Amministrazione, con soluzioni di Intelligenza Artificiale conversazionale, potrà fornire un servizio sempre attivo, garantire il download di certificati direttamente da casa (tramite l’identificazione SPID), ridurre le attese, prenotare appuntamenti in piena autonomia ma anche trovare facilmente le informazioni sui cittadini da parte degli operatori con una semplice richiesta vocale o testuale. Migliore tecnologia vuol dire una Pubblica Amministrazione più efficiente? Assolutamente sì. Come abbiamo appena detto, l’Intelligenza Artificiale migliora nettamente l’efficienza della PA, sia per i cittadini che possono in autonomia accedere alle informazioni di proprio interesse, sia per i funzionari che ricevono supporto nella gestione delle richieste di primo livello e che possono utilizzare un Assistente Virtuale, ad esempio, per accedere a documenti e informazioni in pochi secondi. Investire in tecnologie evolute significa garantire un servizio senza interruzioni, in grado di rispondere anche a richieste complesse, di eseguire azioni in autonomia come la prenotazione di un appuntamento, l’accesso a certificati personali tramite l’identificazione SPID, etc. Migliore è la tecnologia, più possibilità e opportunità si possono ottenere. Quanta strada ancora c'è da fare in questo ambito? La strada è ancora lunga ma il percorso è quello giusto. Educare la Pubblica Amministrazione all’efficienza di strumenti tecnologici evoluti è arduo ma la consapevolezza sull’utilità della tecnologia, e in particolar modo dell’Intelligenza Artificiale, si sta diffondendo. Il nostro compito è quello di mostrare, con esempi pratici e dati, l’utilità effettiva di questi strumenti. I comuni che hanno già adottato le nostre tecnologie hanno riscontri positivi e, soddisfatti dai risultati ottenuti, stanno implementando le nostre soluzioni in tutti gli uffici così da garantire un servizio efficiente qualsiasi sia l’esigenza del cittadino. Non solo i Comuni ma molti enti pubblici (settore idrico, energetico, smaltimento rifiuti) hanno già scelto i nostri Assistenti Virtuali per migliorare il servizio al cittadino: migliore gestione degli appuntamenti, riduzioni di tempi di attesa allo sportello, operatività h24. Motivo per cui ci sentiamo di dire che il lavoro che svolgiamo ogni giorno ci rende fiduciosi su una rapida evoluzione della PA in termini di digitalizzazione e potenziamo dei servizi ai cittadini. Quali sono le iniziative e gli studi che QuestIT mette in campo in questo senso? Oltre all’importante lavoro fatto con l’Osservatorio e alle collaborazioni con diverse università italiane, abbiamo un team di Ricerca e Sviluppo che si dedica completamente allo studio delle nuove opportunità. Abbiamo, infatti, perfezionato il nostro servizio ai clienti implementano il riconoscimento delle emozioni, la tecnologia di Emotion analysis permette ai nostri assistenti virtuali di riconoscere lo stato d’animo dell’utente, aumentando così il livello di engagement e personalizzazione dell’intera esperienza. In base allo stato d’animo rilevato, infatti, l’Assistente Virtuale è in grado di adattare la conversazione. Rivoluzionare la Customer eXperience mediante la tecnologia significa modellarla alle esigenze dei clienti, con esperienze nuove che facilitano e velocizzando la ricerca di informazioni e prodotti e rendono possibili attività finora non accessibili a tutti. Un esempio? Stiamo lavorando su un progetto ambizioso che ha l’obiettivo di rendere il web, e non solo, accessibile ed inclusivo. Questo permetterà alla PA e a tutte le aziende di garantire un servizio sempre attivo e accessibile anche alle persone con disabilità sensoriali, le quali potranno finalmente accedere alle informazioni di cui necessitano senza più barriere. I cittadini con disabilità sensoriale potranno, così, avvalersi di uno strumento che li aiuterà a reperite, in modo semplice e veloce, tutte le informazioni di cui hanno bisogno. Read the full article
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ANCONA – Dopo il convegno thisABILITA‘ di venerdì scorso, secondo appuntamento con Sport e inclusione sabato 28 Settembre, alle ore 10:30, presso la sala conferenze del Museo Omero di Ancona. Titolo dell’incontro PòliSport – Le città europee per lo sport senza frontiere.
L’iniziativa ricade tra quelle previste dal progetto comunitario Erasmus+ Sport A.NI.M.US Adriatic IoNIan GaMes for social inclUSion, che avrà il suo momento principale dal 27 al 30 settembre con Ia terza edizione dei Giochi della regione Adriatico Ionica (allargati alle Regioni Danubiana e Baltica) che vedranno incontrarsi ad Ancona un migliaio di giovani sportivi di 16 Paesi.
L’incontro PòliSport è rivolto in particolar modo agli amministratori, alle associazioni, agli enti di volontariato a ai cittadini desiderosi di prendersi cura della propria città e dei suoi abitanti. La rete costituita dalle città e dagli enti partecipanti contribuirà a migliorare la collaborazione, la capacità di costruire e promuovere la diffusione delle migliori pratiche in materia di sport inclusivo e rafforzare la coesione sociale e culturale.
Questo appuntamento sarà, quindi, l’occasione per confrontarsi sulle buone pratiche di politiche sociali messe in atto nelle città della Regione Europea adriatica e ionica, città che hanno fatto dello sport un mezzo di integrazione, di educazione alla socializzazione, di rigenerazione di quartieri a rischio di marginalità.
L’evento è organizzato dal Comune di Ancona in collaborazione con il Museo Omero. Polo9, società cooperativa sociale – impresa sociale è partner tecnico.
Programma:
Saluti e accoglienza:
IDA SIMONELLA Assessore alle Relazioni internazionali del Comune di Ancona e segretario generale FAIC (Forum delle Città dell’Adriatico e dello Ionio), un’associazione internazionale senza scopo di lucro, nata ad Ancona nel 1999, aperta alle municipalità del bacino adriatico-ionico, strumento di cooperazione politica, culturale, economica e umana tra le municipalità e i relativi territori e comunità, ampiamente in linea con la Strategia dell’Unione Europea per la Regione Adriatico-ionica (EUSAIR).
ALDO GRASSINI Presidente Museo Omero
Presentazione del progetto Educalci: lo sport che rigenera il quartiere
EMMA CAPOGROSSI Ass. servizi sociali e pari opportunità del Comune di Ancona MARGHERITA BAROCCI Coord. Progetti di Polo9
Presentazione dell’esperienza dello Skate-Park di Trento: lo sport un bene comune della città
CHIARA MAULE Ass. innovazione partecipazione formazione e progetti europei del Comune di Trento
TOMMASO IORI Responsabile nazionale Uisp Impiantistica sportiva e beni comuni
Città per lo sport inclusivo: il ruolo del volontariato
PAOLO GOBBI consigliere regionale AVIS Marche
Tavola rotonda dei Sindaci delle Città dell’Adriatico e dello Ionio
Modera: ELISA CIONCHETTI progettista di Polo9 soc. coop. soc. impresa sociale
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«Maggio ’68», la rivoluzione del nulla
di Giovanni Tortelli (maggio 2018)
Gli eventi della contestazione studentesca che dalle piazze di Parigi a quelle di mezza Europa dettero luogo al «Maggio ‘68» si configurarono come una vera e propria rivoluzione culturale, e come tale essi furono avvertiti. Della rivoluzione culturale il movimento del ’68 ebbe tutte le caratteristiche: la spontaneità, l’effetto sorpresa, l’iniziativa di base e la trasversalità delle rivendicazioni.
Le quali non furono politiche se non molto indirettamente. Furono bensì portatrici di un nuovo ordine deontologico e teleologico in sostituzione di un sistema nel quale il modo di pensare dell’individuo, l’organizzazione della famiglia e delle istituzioni sociali erano ancora impostati sui principi di una gerarchia e di un’autorità di diritto naturale, principi che vennero definitivamente, se non proprio del tutto improvvisamente, delegittimati.
Beninteso. Nessuna forza delegittimante – tantomeno la contestazione sessantottesca – avrebbe potuto aver fortuna contro archetipi di diritto naturale così impliciti nell’uomo e radicati nel suo stile di vita e nella sua fede come la famiglia, le istituzioni e l’intero ordine sociale inclusa la Chiesa, se non si fosse a suo tempo già proceduto contro di essi a colpi di giacobinismo prima e di modernismo poi.
Oltre a ciò, anche la grande letteratura europea di inizio Novecento con Proust, Joyce, Musil e Kafka in testa aveva svolto egregiamente il suo compito di demolitrice dei pilastri della società, soprattutto nelle sue fondazioni della famiglia e dell’autorità paterna, rivalutando nello stesso tempo il ruolo della donna-moglie ma solo per farla diventare l’antagonista del marito-padre.
Non per nulla la rivolta giovanile del ’68 fu la rivolta dei figli contro i padri e, più in generale, contro chi impersonava un’autorità magisteriale, a maggior ragione contro l’autorità della Chiesa e dei valori che essa simboleggiava. Sicché non si può negare al movimento del ’68, che ereditava in pieno questa cultura, il carattere di fondo di rivolta contro il «giusto naturale», cioè contro quell’ordine di valori valido per tutti perché proveniente da Dio come lex aeterna della quale parla sant’Agostino e che san Tommaso pone al vertice del cosmo (Summa Th. Ia-IIae q. 93 a. 1 arg.3).
Chi ispirò «davvero» la contestazione del maggio ’68 colse l’importanza che il pensiero scolastico-tomista, e più in generale metafisico, rappresentava ancora nel modo d’essere dell’individuo e della società occidentale. Perciò ci si scagliò contro ogni principio, ogni arché, e si preferì pensare che le cose, gli uomini, fossero semplice «traccia», una traccia che cancellava ogni origine e consentiva solo un orizzonte terreno.
La filiazione diretta del ’68 va ascritta a quei circoli filosofici marxisti in cui si muovevano Sartre e i nouveaux philosophes di scuola francese, come M. Foucault, L. Althusser, J. Derrida; e ai «Professori» della Scuola di Francoforte, cioè Th. W. Adorno, M. Horkheimer, W. Benjamin, E. Fromm e soprattutto H. Marcuse. Circoli in cui si professava un marxismo d’élite, accademico e salottiero sempre attento a non contaminarsi coi movimenti e con le lotte operaie.
Gli slogan spesso pittoreschi con cui gli studenti sfidavano il sistema («Consumate di più, vivrete di meno»; «Diamo l’assalto al cielo»; «È proibito proibire»), richiamavano quasi sempre il pensiero originale dei maestri, soprattutto di Sartre e di Marcuse, assunti ben presto a veri capi carismatici del movimento.
Nonostante che il discorso sociologico dei «francofortesi» avesse un fortissimo impatto nel mondo studentesco per la sua portata anticapitalistica e di «via marxista autonoma» da sviluppare ed attuare all’interno dei paesi del capitalismo industriale, mi sembra più rilevante soffermarmi sui contorni di quel pensiero «neo-umanista» portato avanti in primo luogo da Sartre ed ulteriormente estremizzato dai suoi epigoni perché incise più profondamente, e direi irrimediabilmente, nel pensiero e quindi nella società che prese il via dal ’68 in poi.
L’evidente gracilità delle tesi neo-umaniste sartriane non riuscirebbe a spiegare l’enorme fortuna che esse ebbero non solo presso i giovani universitari del ’68 ma come svolta del costume sociale se non si tenesse conto che esse furono vissute dagli studenti di allora come una dottrina resa quasi mistica dall’impegno diretto dei maestri sulla scena politica. Sartre, ma poi anche Foucault, e Althusser, e Derrida, furono gli astuti inventori di quelle figure di philosophes engagés che sulle piazze e sulle barricate parigine portarono al successo le loro idee anche con la loro azione diretta.
La debolezza del nuovo pensiero – nonostante Sartre avesse dedicato al testo fondamentale della sua dottrina, L’essere e il nulla, quasi settecento pagine – si spiega da sola con qualche esempio. Il nuovo statuto sartriano prevedeva un uomo dalla ragione debole non più in grado di cogliere l’essenza di se stesso e delle cose, un uomo decapitato di ogni dimensione ultraterrena perché rivolto solo al «ciò che è» della materia, un uomo alieno a sé, agli altri e al mondo circostante. I termini di confronto coi quali ogni sistema di conoscenza, per quanto nuovo e originale, deve sempre fare i conti sono la coscienza di se stessi e degli altri, delle cose, del mondo.
Ora, è noto che per Sartre il mondo non ha alcuna giustificazione razionale, è così come è, è senza scopo, esiste perché esiste, è «nulla». Mentre la coscienza – che dovrebbe avere la consapevolezza di se stessa e offrire quella degli altri e del resto del mondo – non è in grado di far cogliere al soggetto conoscente la natura (l’essere) delle cose: la natura resta una cosa oscura, velata, approssimativa e che comunque sfugge alla ragione insieme alla cosa stessa e, soprattutto, insieme alla verità. Questo è il nulla.
A cosa si riduce allora la conoscenza dell’uomo per Sartre? Alla sola conoscenza del «ciò che è della materia»: se il mondo – dice Sartre – è il nulla, e la coscienza dell’uomo è «non-essere» perché non è in grado di auto percepirsi, di avvertirsi come coscienza, allora io posso conoscere «solo» le cose con cui interagisco, ma non posso conoscere né concepire «tutto», tantomeno realtà concettuali come Dio, l’anima, la creazione, divina perché ordinata.
Di fronte alla potenza nullificante della coscienza, Sartre non riconosce alcun valore né alla morale, né all’etica: dal momento che anch’io sono una cosa senza valore fra le altre cose senza valore del mondo, e quindi tutto è nulla, se anch’io voglio sfuggire alla mia nullità devo darmi da solo un significato, «progettarmi». Non ci sono punti d’appoggio. Ed è una progettualità anche nei confronti del mio simile: solo in quanto si sceglie «progettualmente» un altro individuo, si entra in contatto con lui: è la morte accertata di ogni dinamica affettiva e amorosa, è un’altra morte della natura dell’uomo.
In questa desolazione l’uomo può solo scegliere, anzi è condannato a scegliere per non essere solo una cosa e quindi per sentirsi libero, anche se tutto ciò gli costa un’angoscia che è riconosciuta dallo stesso Sartre.
Come si vede si tratta di un’antropologia fragile, anzi, amorale, negativa e mortifera, che lascia l’individuo padrone di se stesso nei suoi stessi confronti e nei confronti degli altri eliminando ogni responsabilità a tutto favore dell’azione, che può essere anche indiscriminata, come lo fu nei seguenti anni di piombo.
Tuttavia quando Sartre parlava di «libertà totale» o di «libertà di scegliere» e legava la piena libertà alla piena libertà di scelta fu preso come un oracolo dagli studenti in piazza; così anche Foucault quando parlava di «morte dell’uomo» tradizionale; e Lacan quando spostava l’uomo metafisico «dal luogo che la tradizione umanistica gli aveva assegnato»; e Derrida quando parlava di un «cambio dell’umanismo» in un’ottica di «dissoluzione delle tenebre della metafisica umanistica». Tutti furono presi ancor più sul serio quando interpretarono il ruolo dei philosophes engagéssi professarono ora leninisti, ora maoisti, ora trotzkisti, ora castristi. Furie devastatrici contro il vecchio sistema «borghese e confessionale».
Fu da qui, da questo non-essere della coscienza, da questa libertà-progettualità-conflittualità-irresponsabilità dell’uomo, principi pienamente accolti da quegli studenti di allora, che ci si incamminò sulla via della revisione dei principi della morale e della manipolazione dell’etica, per poi correre prima verso la legge sul divorzio e poi verso quella sull’aborto.
Purtroppo gli effetti del ’68 non sono ancora finiti, l’uomo è riuscito ad andare ancora oltre all’aborto e ha stabilito anche per vecchi e neonati dei livelli vitali sempre più alti per essere ammessi o eliminati dal diritto di vivere. Tempi bui nei quali la ragione è oscurata e l’uomo – «libero» come può esserlo chi ha rifiutato Dio – ha preferito affidare il proprio destino a oscuri protocolli scientifici.
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ANCONA – Con l’attivazione della figura del custode sociale e con Ia costituzione della prima casa del Quartiere nell’ambito regionale prende sostanza da oggi venerdì 5 aprile 2019 un nuovo progetto innovativo e all’avanguardia per il territorio dal nome “Un Quartiere… in Comune”
Presentato dall’assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Ancona nel 2017-2018 in un ottica di Welfare di comunità sempre più vicino al cittadino , il progetto ha ottenuto un importante finanziamento dalla Fondazione Cariverona.
Alle 17,30 presso il Distretto sociale di piazza Salvo d’Acquisto “Un quartiere in…Comune” verrà presentato agli organi di informazione dal sindaco Valeria Mancinelli insieme all’assessore alle Politiche sociali e Sanità, Emma Capogrossi, al Direttore generale Asur Alessandro Marini, al rappresentante della Fondazione Cariverona e ai referenti di “Music…amente” e “Pianeta Alberta” w e – a seguire- alle 19 con un “aperitivo sociale” alla cittadinanza nella Casa di Quartiere di via Ruggeri 6.
Il progetto nasce dall’idea di proporre nuovi servizi di prevenzione a misura di cittadino, nei piccoli luoghi, e perciò nei quartiere e prevede prevede una prima sperimentazione in tre quartieri di Ancona – Monte Dago, Ponte Rosso e Brecce Bianche– per poi, probabilmente, essere riproposto in altri quartieri.
La proposta del progetto è suddivisa in tre azioni, complementari tra loro che hanno l’obiettivo di intercettare i problemi andando direttamente nei luoghi ai margini della città, in quartieri periferici, a domicilio delle persone.
1) l’attivazione del primo CUSTODE SOCIALE delle Marche. Si tratta di un operatore sociale, una figura professionale al servizio del Cittadino. Una “antenna nel territorio-quartiere” in grado di attivare azioni individuali e domiciliari di mediazione, orientamento e informazione nei confronti di soggetti isolati e fragili, garantendo una presenza capillare nel territorio, casa per casa, facilitando e migliorando la coesione e la vivibilità tra i residenti, orientando e agevolando, ove necessario, l’accesso ai servizi pubblici e privati, e i servizi presenti nel quartiere. Risponde al numero: 339. 7277812
2) L’apertura della CASA DEL QUARTIERE organizzata presso l’ex Centro Ricreativo “L’albero delle Idee” situato a Ponterosso e riconvertito per l’occasione.
Si tratta di un luogo “fisico” che si pone come spazio aperto e multiculturale, di incrocio, di incontro, di scambio di attività e persone, un luogo che potrà ospitare un laboratorio permanente per la progettazione e la realizzazione di attività sociali e culturali che coinvolgano cittadini, operatori, associazioni ecc..
La Casa potrà favorire la tessitura di legami sociali attivando azioni di promozione, prevenzione e informazioni di comportamenti adeguati, coinvolgendo tutte le fasce generazionali raggiunte con la metodologia dell’outreach (l’intercettazione nel quartiere, in spazi pubblici e privati). “L’albero delle idee” sarà aperta ai cittadini e alle associazioni, un luogo di scambio di idee e di incontro dove fare e pensare insieme ad altre persone, un motore di sviluppo locale per il quartiere di Ponterosso e non solo.
Alla casa del Quartiere si può anche pranzare in compagnia, e condividere un momento importante della giornata: verrà gestita assieme ad animatori esperti che riprodurranno con te l’atmosfera e il calore della “vecchia” piazza di quartiere. Un luogo d’aggregazione – pertanto- che risponde ai bisogni formativi e culturali dei cittadini.
3) Servizi di INCLUSIONE ATTIVA
In continuità con l’esperienza già attivata con il Progetto “Ancona la città in comune” si punta a sviluppare servizi di sostegno individualizzato delle persone appartenenti alle categorie vulnerabili (soggetti in carico ai servizi, con disagio socio economico e difficilmente re-inseribili nel mercato del lavoro), attraverso benefit economici per la partecipazioni a corsi, tirocini di formazione lavoro, nel tentativo di potenziare e migliorare le capacità personali e professionali.
Inoltre, grazie alla collaborazione con l’ASUR è stata siglata una convenzione che farà partire affianco a questo progetto un innovativo servizio sperimentale di INFERMIERE DI COMUNITA’. Questa figura professionale manterrà uno stretto contatto con le persone della comunità in cui andrà ad operare ed assicurerà l’assistenza generale infermieristica effettuando prelievi ematici, medicazioni, terapia iniettiva, rilevazione parametri vitali, educazione terapeutica e altro ancora.
In aggiunta questo professionista promuoverà interventi di educazione ed informazione sanitaria, comprese le modalità di accesso ai servizi forniti dall’Azienda Sanitaria, e contribuirà al miglioramento della integrazione socio-sanitaria. Infine collaborerà alla realizzazione di progetti aventi come obiettivo la promozione e gestione della salute
L’Infermiera di comunità – disponibile sia in ambulatorio, sia a domicilio- opererà in collaborazione con il medico di Medicina generale, l’assistente sociale, il fisioterapista, i medici specialisti, le associazioni di volontariato, e con altri operatori sanitari e sociali presenti in ospedale e sul territorio.
“I servizi al centro di questo progetto- sottolinea il Sindaco Valeria Mancinelli- sono pensati per intercettare le problematiche di persone e famiglie in condizioni di difficoltà e di isolamento, rilevando i bisogni espressi ed inespressi, le situazioni di fragilità e disagio, attivando direttamente o indirettamente le risposte e gli interventi necessari. Tutto ciò nell’ottica della promozione del lavoro di rete inteso come valorizzazione delle già presenti reti naturali di persone e famiglie nel territorio attraverso risorse formali ed informali puntando allo sviluppo di ulteriori sinergie (parrocchie, negozianti, vicinie ecc.).
“Un Quartiere …in Comune” si articola attraverso servizi innovativi che vanno a cercare le persone dove abitano e vivono e la strategia d’intervento si fonda su un approccio multidimensionale e non settoriale. Azioni preventive- sottolineo- e non solo riparative, in relazione alle diverse problematiche di disagio sociale, economico, abitativo, occupazionale, della sicurezza, della vivibilità e della riqualificazione dei quartieri, con la finalità di garantire servizi ed interventi che siano in grado di migliorare la qualità della vita delle persone, delle famiglie e della comunità”.
“L’intento – specifica l’assessore alle Politiche Sociali e Sanità Emma Capogrossi– è quello di lavorare nella microarea, in stretto contatto al cittadino, per meglio permettere di individuare le problematiche economiche, sociali e fisiche, che spesso nel concreto appaiono intrecciate le une con le altre. L’approccio adottato è quello dello sviluppo di comunità, che cercando di superare i limiti del welfare tradizionale punta a far incontrare a livello “micro” la domanda di servizi e le risorse pubbliche e private e impegna i cittadini, con al fianco le istituzioni, a mettersi in gioco diventando loro stessi la risposta ai bisogni da loro stessi evidenziati”.
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