#I doppi cuscini
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raccontidimezzaestate · 2 years ago
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Prendere il covid quando è diventato fuori moda
È passata già una settimana ed io sto ancora male, o forse dovrei dire non bene.
Continuo a sentirmi stanca, irritata perché non sto meglio nemmeno di una virgola e abbastanza inutile, perché non riesco a far fruttare queste giornate.
Ho una casa tutta per me. I momenti in cui c'è silenzio sono i migliori, ma purtroppo non posso staccare il telefono e non rispondere alle inutili chiamate di mio padre, che mi lasciano semplicemente nervosa per le tre ore successive.
Ed il lavoro e lo studio sono lì a guardarmi ed io ho solo voglia di urlare, e molto probabilmente dormire ininterrottamente.
Quasi quasi mi sa che preferivo prenderlo a natale come il resto d'Italia.
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bangtanitalianchannel · 6 years ago
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[ARTICOLO] I più grandi showmen: uno sguardo esclusivo nel mondo dei BTS
“Forse li avrete visti stipati sui divanetti sotto i riflettori di Ellen DeGeneres e di Jimmy Fallon, mentre scambiano battute leggere in due lingue con i presentatori affascinati. Forse è stato quando hanno parlato solennemente della salute mentale e dell’amore per sé stessi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo scorso settembre, o quando delle urla da delfino collettive li hanno accolti lo scorso febbraio ai Grammy vestiti con completi simili e con i capelli tinti di varie sfumature color pastello.
O magari è sulla copertina di questo giornale che avete davvero notato i BTS per la prima volta. (Cose più strane sono successe nel 2019). Ma pare inconfutabile affermare che, nel corso degli ultimi due anni, i sette ragazzi hanno conquistato il mondo: due album al primo posto nella classifica Billboard nel giro di tre mesi, più di cinque miliardi di streaming in totale su Apple Music e su Spotify, una serie di concerti sold-out dallo Staples Center di Los Angeles al celebre Wembley Stadium di Londra.
Tutto ciò non li rende propriamente la prima boyband a dominare un periodo culturale, ma il fatto che siano tutti nati e cresciuti in Corea, che cantino in coreano e che solo occasionalmente si può trovare l’inglese nelle loro canzoni ci fa pensare che sia qualcosa di totalmente nuovo. Si parla di un trend mondiale senza precedenti, dove la musica pop si muove senza barriere o confini anche quando la geopolitica sembra ritirarsi ulteriormente dietro linee definite e muri altissimi.
Durante un luminoso giorno di marzo a Seoul, cinque settimane prima del rilascio del loro nuovo mini-album ‘Map of the Soul: Persona’, la band è rintanata nella sua agenzia, la BigHit Entertainment, per prepararsi. Palazzi come questo sono il luogo dove la maggior parte della magia del K-pop avviene, anche se la sede della BigHit, situata in una silenziosa traversa nel distretto di Gangnam (sì, lo stesso di cui Psy ha cantato nella sua hit del 2012 ‘Gangnam Style’) assomiglia molto a qualsiasi altro ufficio informatico: eleganti corridoi ricoperti di cemento e varie sale conferenze dotate di mini-frigoriferi ben riforniti, giocattoli morbidi e qualche poltrona a sacco. Le uniche indicazioni del lavoro che viene svolto in questo luogo sono date da una teca piena di un numero sbalorditivo di targhe di riconoscimento per le vendite e statuette, e una gigantografia patinata dei BTS al loro concerto sold-out al Citi Field di New York dello scorso ottobre.
Alla fine di un lungo corridoio tutti e sette i membri aspettano e si preparano a preregistrare un video di ringraziamento per un premio di iHeartRadio che non hanno avuto la possibilità di ritirare di persona. A Jimin, con i capelli biondo platino e le labbra morbide come cuscini, stanno attentamente piastrando i capelli in una stanza guardaroba colma di attaccapanni con appesi vestiti neon e di jeans. Dozzine di paia di Nike e Converse immacolate sono ammucchiate in un angolo, una solitaria giacca di pelliccia dal colore che ricorda un gelato alla fragola si trova su un appendiabiti dietro di lui, quasi come un Fraggle abbandonato. [N/B: burattini della serie Muppet]
Jungkook, il più piccolo del gruppo a 21 anni, resta obbedientemente seduto su una sedia pieghevole nella sala di danza mentre sistemano i capelli anche a lui. J-Hope appare con una camicia bianca decorata con una stampa oversize di Bart Simpson, poi sorride e sparisce. Suga, V e Jin stanno seduti sui divanetti nella stanza a fianco, guardano il loro telefono e occasionalmente cantano qualche strofa di ‘My Bad’ di Khalid, star americana dell’R&B. Il ventiquattrenne RM, leader di fatto del gruppo e unico fluente nell’inglese, è l’ultimo ad arrivare.
Ripetono il loro discorso davanti ad una telecamera e fanno forse quattro o cinque riprese finché il regista non è soddisfatto. Poi si sistemano in una saletta arieggiata per chiacchierare, accompagnati dal loro storico traduttore, un grande, amabile uomo calvo vestito elegantemente, chiamato John. (Tutte le risposte dei membri, tranne quelle di RM, passano attraverso di lui.)
Dopo molte settimane dai loro primi Grammy sono ancora su di giri per l’esperienza che hanno vissuto: presentare il premio a H.E.R. per il miglior album R&B; chiacchierare con Shawn Mendes nel bagno degli uomini – “Pensavo ‘Devo dirgli chi sono?’” ricorda Jimin “Ma poi lui mi ha salutato per primo. È stato davvero bello” – ed essere seduti ad un lancio di paillettes da Dolly Parton. (“Lei era proprio di fronte a noi!” ricorda meravigliato JungKook “Incredibile.”)
Rimangono ancora felicemente meravigliati dalle altre celebrità e vedere i BTS in carne ed ossa innesca lo stesso disorientante, ma non sgradevole, senso di irrealtà. Sullo schermo la band appare bella in modo sconcertante; una sorta di avatar senza pori, quasi una bellezza postgender che sembra esistere nei loro filtri Snapchat della vita reale. Dal vivo sono comunque esageratamente di bell’aspetto ma in una maniera più riconoscibile, più giovanile: frange scompigliate, occasionalmente con il labbro screpolato o una piccola (okay, minuscola) imperfezione. Se togli le scarpe Balenciaga e le discrete doppie C degli accessori Chanel possono quasi diventare i ragazzi carini che frequentano il college seduti accanto a te in un bar o sul treno.
Se non fosse che i trasporti pubblici o l’andare in uno Starbucks hanno smesso di essere un’opzione per i BTS molto tempo fa. A Seoul le loro facce sono esposte nei negozi di makeup, sui cartelloni per strada e sui lati degli autobus – persino su un enorme cartellone digitale che viene comprato e pagato da privati per festeggiare il compleanno di uno degli amati membri, o anche solo così per farlo. In città come São Paulo, Tokyo e Parigi i fan si accampano fuori per giorni prima di concerti o apparizioni in pubblico, scambiandosi ossessivamente curiosità e avvistamenti. Quando la band ha postato il video per la #InMyFeelingsChallenge di Drake (il loro) è diventato il tweet più piaciuto del 2018. In estate Mattel rilascerà la linea ufficiale di bambole dei BTS.
Nel centro di questo uragano di fama i ragazzi sono riusciti a trovare qualche spazio di normalità. Jimin ricorda nostalgicamente quella volta che a Chicago sono riusciti a sgattaiolare fuori dalle loro stanze d’hotel senza farsi scoprire “in tarda notte, solo per prendere un po’ d’aria.” Ma molti luoghi, ammette, “sono davvero fuori discussione” a meno che non si dividano in piccoli gruppi. “Voglio dire, guardateci,” ha aggiunto RM ridendo e passandosi una mano tra i capelli argento. “Sette ragazzi con i capelli tinti! È davvero troppo.”
Preferiscono focalizzarsi sulle cose che sanno fare come uscire di nascosto per andare a vedere film (“Sempre il primissimo o l’ultimissimo spettacolo del giorno,” dice RM, se vogliono passare inosservati), shopping online (V ama eBay, specialmente per i vestiti), andare a pescare, giocare a StarCraft a casa. Vivere insieme al gruppo è una cosa comune tra i cantanti K-pop e sembra che i BTS apprezzino questa condivisione: “Viviamo insieme da un bel po’ ormai, quasi otto, nove anni,” ha detto Jimin. “All’inizio abbiamo avuto molte discussioni e conflitti, ma abbiamo ormai raggiunto il punto in cui possiamo comunicare senza parole, praticamente ci capiamo guardandoci l’un l’altro o leggendo le espressioni.”
Sebbene siano immancabilmente educati e attenti durante le interviste, c’è una certa quantità di caos contenuto quando si trovano tutti insieme - una sorta di ciclone di cuccioli affetti dalla sindrome da nuotatore fatto di spintoni giocosi, pacche sulla schiena e strette di mano complicate - ma anche una sorprendente e affascinante dolcezza nel modo in cui si trattano a vicenda nei momenti più tranquilli. Quando una domanda viene posta al gruppo, si impegnano duramente per fare in modo che la voce di tutti venga ascoltata e se qualcuno sta avendo difficoltà a trovare una parola, allungano velocemente le braccia per dare un colpetto rassicurante sul ginocchio o un abbraccio di lato.
Perfino con la barriera linguistica presente dovuta al fatto di dover parlare con un giornalista americano, le loro personalità individuali cominciano ad emergere fin dall’inizio. Una volta richiesto loro di nominare il loro primo ricordo pop, le risposte si dirigono nelle direzioni più disparate. “Adoravo ‘Stickwitu’ delle Pussycat Dolls” dice J-Hope, il ballerino più abile del gruppo, schioccando le dita e canticchiando il ritornello. Per RM, che ha cominciato nella scena rap underground di Seul, è “Love Yourself” di Eminem. (“Penso che sia tipo la scelta della vita per così tante persone in giro per il mondo” ammette “ma non posso dimenticare il giorno in cui ho guardato per la prima volta 8 Mile e ho sentito il suono delle chitarre. Quella è stata la mia svolta.”). Per Jungkook, che ha rilasciato cover di canzoni di Justin Bieber e Troye Sivan, è la ballad immortale della Lite-FM (N/B: una stazione radio che manda in onda solo canzoni pop) “Now and Forever” di Richard Marx.
Suga dalla voce dolce cita “Imagine” di John Lennon in quanto “prima canzone di cui mi sono innamorato” e il momento diventa l’occasione appropriata per chiedere dove i BTS si vedano nel pantheon dei rubacuori musicali che i Fantastici Quattro hanno essenzialmente inventato. “A volte è davvero imbarazzante quando qualcuno ci chiama i Beatles del XXI secolo o cose del genere”, ammette RM. “Ma se vorranno chiamarci boy band allora saremo una boy band. Se vorranno chiamarci gruppo maschile allora saremo un gruppo maschile. Se vorranno chiamarci K-pop allora a noi starà bene K-pop.” Ah, il K-pop. In Corea del Sud, dove il genere è diventato non solo un eccellente prodotto culturale ma anche un export dal valore di miliardi di dollari, i giocatori noti come “idol” si sottopongono ad un'istruzione alla Saranno Famosi (N/B: un famoso film che narra le vicende di un gruppo di aspiranti cantanti, attori e ballerini) in canto e ballo e allenamenti che spesso vanno avanti per anni prima di essere considerati pronti per il palcoscenico. Tutto ciò ha i suoi risultati: il business sta prosperando dall’inizio degli anni 90, grazie a star che vanno dalle Girls’ Generation a G-Dragon e che hanno attratto vari mercati attraverso tutta l’Asia, l’Europa e il continente americano. Tuttavia, mentre il sound è rimasto piuttosto coerente - un mix astuto di beat pronti per le discoteche, cori super addolciti e le inflessioni più urbane dell’hip-hop e dell’R&B occidentali - non è mai atterrato con lo stesso impatto fulmineo dei BTS.
Bang Sihyuk, il CEO e fondatore della Big Hit, ha cominciato a mettere insieme il gruppo nel 2010, quando tutti i membri erano o ventenni o adolescenti: RM e Suga stavano iniziando a farsi conoscere nella scena locale; Jimin e J-Hope studiavano danza nelle accademie dedite alle arti dello spettacolo; V, che si è concentrato sul canto fin dai primi periodi, si è aggiunto ufficialmente nel 2013 (N/B: la data potrebbe essere inesatta.). Jin era un aspirante attore reclutato in mezzo alla strada per il suo aspetto sconvolgente; Jungkook, ora uno dei principali vocalist del gruppo, si è unito quando andava ancora alle scuole medie.
Sebbene i fansite tentino di fare affidamento sulle loro differenze extracurriculari (Jungkook è un Vergine che adora la pizza! V colleziona cravatte e sbatte i denti mentre dorme!), ognuno dei membri è genuinamente responsabile di un ruolo unico nel processo creativo del gruppo, indipendentemente che si tratti della produzione, della scrittura dei testi o dei maxi motivi musicali su cui si basano le canzoni.
“Con sette membri abbiamo sette gusti differenti, ovviamente” dice RM. “Perciò quando si tratta di scrivere testi è come una grande competizione.” Talvolta, aggiunge J-Hope, “scriviamo dei versi e decidiamo che ‘Questo un po’ riflette meglio chi sono e il mio colore’, perciò vogliamo tenerli per canzoni da solisti.”
Siccome la Big Hit non limita il loro diritto a incanalare alcune idee in progetti secondari - e siccome l'appetito online per materiale fornito dai BTS è apparentemente insaziabile - i membri regolarmente rilasciano lavori da solisti attraverso EP, SoundCloud e mixtape. Ma l'impatto primario arriva sempre attraverso le uscite degli album ufficiali e gli argomenti particolarmente profondi di cui trattano le canzoni - una deviazione notevole dai limitati argomenti, talvolta strenuamente ottimistici, di cui gli altri artisti K-pop solitamente trattano.
“Ho promesso ai membri sin dall’inizio che la musica dei BTS debba provenire dalle loro storie personali” dice Bang; la loro conseguente apertura sulle loro difficoltà con depressione, insicurezza e la pressione a conformarsi li ha portati addirittura fino alle Nazioni Unite lo scorso autunno dove RM ha menzionato la campagna della band Love Myself e la collaborazione con l'UNICEF #ENDviolence destinata ai giovani.
“Si fanno notare,” dice il DJ e produttore nippo-americano Steve Aoki, un artista dance primo nelle vendite mondiali che ha anche collaborato con il gruppo su diverse tracce. “E non sto parlando solo di K-pop. Aggiungono così tanta personalità alla musica, nelle loro storie e in come si presentano. E il mondo si è innamorato di loro perché mostrano quel lato vulnerabile che tutti vogliono vedere.”
Aiuta anche che i messaggi più evidenziati dal gruppo spesso siano fatti scivolare nell'aura appiccicosa di inni come “No More Dream”, “Dope” e “Am I Wrong”. Ma apprezzano sempre l'opportunità, dice Suga, di diventare “un po’ più schietti, un po’ più aperti.” RM elabora: “Penso sia un dilemma interminabile per ogni artista quanto essere franchi ed onesti. Ma noi cerchiamo di rivelarci il più possibile.”
Ovviamente l'onestà ha i suoi limiti quando sei la più la grande band nel mondo. Chiesti di descrivere il nuovo album, in uscita il 12 aprile (alla stampa, ha già raggiunto i 2,5 milioni di preordini), i membri offrono indizi criptici ma entusiastici come “terapeutico” e “vivacità rinfrescante.” Ad essere sinceri, non possono dir molto in parte perché la scaletta dell'album non è ancora stata realmente completata - decisioni dell'ultimo minuto un lusso di produzioni fatte in casa - anche se sono d'accordo sul riprodurre una canzone, un pezzo propulsivo e pieno di rap chiamato “Intro: Persona.” (È stato rilasciato come teaser il 27 marzo.)
Quando si tratta di domande più personali riguardanti le difficoltà degli appuntamenti o gli obiettivi che potrebbero voler perseguire dopo i BTS, virano con così tanta grazia verso risposte evasive e non specifiche che è quasi difficile non rimanere impressionati; è come guardare una diplomatica coreografia su ghiaccio. Vogliono far sapere che sono incredibilmente grati per la devozione dei loro fan e sono così fortunati ad essere esattamente dove si trovano; che non pensano veramente a pianificare i prossimi 5/10 anni.
Diventano tuttavia più riflessivi quando viene tirato fuori l’argomento della classifica Hot100 dei singoli, il Sacro Graal del pop americano. Lo scorso anno, con “Fake Love”, si sono guadagnati un posto tra le prime dieci posizioni, ma non hanno ancora raggiunto quelle più alte, soprattutto dal momento che le stazioni radio più importanti degli Stati Uniti continuano a passare poco la loro musica, il che è un fattore che incide molto sulle posizioni di suddetta classifica.
“Dovrà essere una canzone grandiosa”, riconosce Suga, “ma d’altra parte c’è tutta una strategia da applicare per poter scalare quella classifica e serve una certa dose di fortuna, ovviamente. Per questo motivo quello che conta per noi è solo fare buona musica, buone performance e combinare insieme questi due elementi.” Chiediamo loro se un successo in lingua spagnola del 2017 come “Despacito”, canzone rimasta al primo posto per la cifra record di sedici settimane consecutive, li renda più ottimisti. “Sa, il pop latino-americano ha i suoi Grammy, in America, ed è un po’ diverso”, dice pensieroso RM. “Non voglio fare paragoni, ma credo che in quanto gruppo asiatico sia ancora più difficile. I nostri obiettivi sono la Hot100 e una nomination ai Grammy. Sono solo obiettivi, però, non vogliamo cambiare la nostra identità e la nostra genuinità per arrivare primi. Se ad esempio noi cominciassimo a cantare unicamente in inglese, o cambiassimo altre cose, non saremmo più i BTS. Faremo tutto il possibile, ci proveremo, ma se non dovessimo guadagnare il primo posto o il quinto, andrebbe bene comunque”.
Aoki, invece, è convinto del fatto che riusciranno a raggiungere questo traguardo. [Ha detto infatti:] “Penso che sia al cento per cento possibile che una canzone cantata interamente in coreano arrivi in cima alla classifica Hot100. È qualcosa a cui credo fermamente, come credo fermamente al fatto che i BTS siano quel gruppo in grado di farcela. Spianerebbero la strada a tanti altri, cosa che comunque stanno già facendo, e quando questo accadrà, ci sarà da festeggiare”.   
Ma di ritorno alla BigHit, il gruppo ha un lavoro molto più immediato da fare. RM ci concede la possibilità di fare un veloce tour del suo studio (ogni membro ha uno spazio a lui dedicato nell’edificio). La porta d’accesso è sorvegliata da uno stravagante raggruppamento di statuine realizzate dal rinomato street artist KAWS, ma entrando, in modo piuttosto contraddittorio, sembra di mettere piede in un piccolo, lussuoso lodge del Sundance in cui per puro caso c’è anche un mixer: troviamo un bel tavolino da caffè realizzato con un unico pezzo di legno di noce nero, tappeti in stile Navajo, opere d’arte di buon gusto sulle pareti. RM parla con nonchalance della sua ammirazione per produttori come Zedd e i The Neptunes (“Pharrell Williams e Chad Hugo erano davvero i miei idoli tra il 2006 e il 2007. E la voce di Pharrell! Il suo modo di cantare è così sexy!”, dice), e poi ci mostra di cosa è capace (“nel fare i beat Suga è decisamente più bravo di me. Non so nemmeno suonare il piano, faccio solo gli accordi così”, insiste imitando il personaggio dei “Muppet” che digita istericamente sulla tastiera).
Si torna nella sala prove dove i membri, dopo essersi cambiati per indossare pantaloni della tuta e magliette, sono pronti per rivedere alcuni passi con un coreografo. Si comincia con una sorta di formazione a triangolo e una rotazione del bacino che si trasforma in una combinazione di altri movimenti pelvici, ma è tutto molto più innocente di quanto non sembri, dal momento che i ragazzi continuano a fermarsi per ridere tra loro. Ben presto, però, si ricompongono e iniziano a ripetere i passi finchè non sembrano frizzanti, ma facili, come se li stessero eseguendo senza troppo sforzo. Questo ci sembra il momento adatto per andarcene; veniamo accompagnati all’uscita da un coro felice e chiassoso di saluti da parte dei membri, che poi si voltano verso lo specchio e riprendono a ballare”.
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Cam, ©CiHope, ©lynch, ©Clara, ©jimindipityR) | ©EntertainmentWeekly
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wdonnait · 4 years ago
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Migliore macchina da cucire : migliore offerte del 2020
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Migliore macchina da cucire : migliore offerte del 2020
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La macchina da cucire è uno degli attrezzi da lavoro più antichi in assoluto.
Infatti, quest’apparecchiatura comparì per la prima volta verso la fine del ‘700. Ovviamente all’epoca non era come la immaginiamo adesso: i meccanismi erano differenti e meno all’avanguardia.
Fatto sta che sin da subito ebbe successo, specialmente nelle aziende tessili con l’avvento della Rivoluzione Industriale. Grazie ad essa, l’idea di cucire stoffe o pelli in poco tempo divenne fattibile.
Al giorno d’oggi è super usata anche da chi svolge la professione di sarta. Tuttavia, è possibile acquistare la macchina da cucire anche se si volesse intraprendere l’hobby del taglio e cucito. Così facendo, non bisognerà spendere soldi per modificare i vestiti, ma svolgere tutto in proprio.
Macchina da cucire: quale acquistare
Dando un’occhiata sul web, abbiamo trovato tantissime macchine da cucire.
L’aspetto più sorprendente riguarda il prezzo. Infatti, credevamo che costassero tanto ma in realtà ci sono vari modelli adatti a tutte le tasche.
Ecco le migliori macchine da cucire che abbiamo selezionato per voi (riportando la descrizione Amazon), stando alle recensioni positive.
Macchina da cucire Brother
Brother è una delle macchina per cucire più gettonate sul web.
 Infatti, dispone di 70 punti di cucito, ideale par lavori sartoriali, decorativi e per chi esige una finitura professionale delle sue creazioni.
Adatta per sarte provette, ma anche per chi si addentra per la prima volta nel mondo del cucito e vuole una macchina completa ed affidabile sin da subito.
Il tasto Start/Stop ti permette di usarla senza dover ricorrere al reostato avendo così ancora più praticità nel gestire il tessuto liberamente con le vostre mani. Grazie all’apposito cursore è ancor più semplice e comodo regolare la velocità di cucitura in base alle proprie necessità e abitudini.
Ma non è tutto. La Brother CX70PE è dotata di un infilatore d’ago e di un sistema semplificato per l’inserimento della spoline.
Le 7 asole automatiche ti permettono di realizzare occhielli di varie forme e dimensioni. CX70PE è inoltre dotata di un robusto crochet rotativo e un pratico braccio libero.
Inoltre, l’illuminazione a LED garantisce una luce chiara e nitida, ed inoltre non dovrai più cambiare la lampadina. Il tasto retromarcia invece, ti permette di invertire la direzione della cucitura quando necessario. I piedini in dotazione lasceranno libero sfogo alla tua fantasia.
Grazie al filarello automatico e alla possibilità di fermare l’ago a piacimento, l’inizio di ogni creazione diventerà ancora più semplice e veloce.
Infine, l’efficace sistema di trasporto a 6 ranghi ti permette una ancor più facile gestione sia dei tessuti più pesanti che di quelli più leggeri. La tensione del filo è regolabile come la lunghezza e larghezza punti, mentre il tipo di punto è facilmente selezionabile tramite gli appositi pulsanti presenti sotto lo schermino.
Scheda tecnica:
Schermo LCD
Doppia illuminazione a LED
Massima velocità di cucitura 850 punti al minuto
DVD d’istruzione
Infila ago automatico
Griffa a sei ranghi
Inserimento rapido della bobina
Braccio libero
Altre caratteristiche:
Tasto per retromarcia
Regolazione manuale della tensione del filo superiore.
70 funzioni di cucito di cui 7 tipi di asole automatiche in una sola fase
Larghezza e lunghezza dei punti di cucitura regolabili: larghezza fino a 7 mm e lunghezza fino a 5 mm
Tasto posizione ago su/giù
Cursore per regolare la velocità
Peso Netto Articolo 5kg
Peso Lordo 6,3kg
Misure 49.00 X 24.70 X 37.80 cm
Accessori:
Piedino per asole “A”
Spolina
Piedino per sopraggitto “G”
Set di aghi
Piedino per monogrammi “N”
Ago gemello
Piedino per cerniere “I”
Spazzolino di pulizia
Piedino per zig-zag “J” (sulla macchina)
Cacciavite
Piedino per punto invisibile “R”
Portarocchetto supplementare
Piedino di cucitura bottone “M”
Pedale reostato
Taglia asole
Libretto d’uso
Bustina morbida copri polvere
Macchina da cucire KPCB Tech
Se state cercando una macchina da cucire semplice ma performante, vi consigliamo la KPCB Tech.
Ecco le sue caratteristiche:
Materiale di qualità. Rispetto alle comuni macchine per cucire, il nostro è realizzato con materiali avanzati ecocompatibili, che lo rendono più resistente e di qualità. Inoltre, l’adattatore è stato certificato da UL / ETL / CE per garantire la sicurezza all’utente.
Piano di prolunga. L’ampio piano di prolunga rende la macchina più stabile e la cucitura più comoda. La fessura del polsino facilita la cucitura di maniche e pantaloni. E ulteriori dettagli sono progettati per un comodo cucito.
Funzionamento del pedale. Macchina da cucire elettrica con il pedale. Concentrati a cucire con entrambe le mani e controlla la velocità con il pedale. Supporta anche l’alimentazione della batteria per uso esterno.
Doppie filettature e controllo a due velocità. Le cuciture a doppio filo facilitano la finitura senza cucitura. Il pulsante bassa / alta velocità è equipaggiato per la selezione per essere sicuro e potente. Ideale per i principianti per realizzare oggetti artigianali, per cucire a casa (ad esempio, il pranzo al sacco, il grembiule).
Garanzia di un anno e servizio post-vendita. Adattatore CA / CC dotato di certificazione del marchio ETL, questo prodotto è di facile utilizzo.
Macchina da cucire DUTISON
Nel caso in cui foste interessati ad una macchina da cucire mini, date un’occhiata alla DUTISON.
Essa si presenta così:
Uso di viaggio e famiglia. Il design compatto, leggero e portatile rende questo strumento per punti domestici eccellente per le riparazioni in loco e soddisfa le esigenze di emergenza delle cuciture.
Facile da usare. Questa mini macchina da cucire è facile da usare, allineata con il bordo piatto, movimento automatico. Sia i principianti che i professionisti possono realizzare facilmente alcuni mestieri d’arte fai-da-te. Ci sono 2 modalità di alimentazione. Può utilizzare 4 batterie xAA o un adattatore di alimentazione DC 6V (entrambi non inclusi).
Perfetta per qualsiasi materiale. Adatto per tessuti, abbigliamento, seta, jeans, pelle, denim, lana, pantaloni con orlo, drappeggi, strappi, artigianato giocattolo ecc. Puoi usarlo anche per cucire tende appese. Nota: lo spessore di cucitura adatto non può superare 1,8 mm.
La confezione include: Macchina da cucire portatile, Manuale di istruzioni, Asta lunga, infila, 2 aghi da cucito, 9 bobine, 10 spille da balia, forbice e nastro di misurazione.
Basta premere un pulsante, la macchina per cucire elettrica ti permette di alleggerire le curve e aiutarti a risparmiare tempo. Ideale per cucire e riparare tende, borse, pantaloni, camicie, t-shirt, jeans e creare il tuo mestiere ecc.
Macchina da cucire Barbieya
Tra le migliori macchine da cucire su Amazon, c’è anche la Barbieya.
Ecco tutte le sue caratteristiche:
Strumento per cucire multifunzione. Questa macchina per cucire domestica è dotata di luce da cucito integrata a 12 punti a 2 velocità. Ideale per cucitura, orlo, asola, auto-avvolgimento o ecc filo doppio e doppia velocità aiuta ordinato, creare dritto e stretto punto. Braccio libero per cucire polsini o gambe dei pantaloni,.
Portatile e conveniente. La macchina per cucire elettronica è robusta, ma la costruzione leggera con una dimensione mini, ideale per chi ha piccole case o spazio limitato. Due modalità di alimentazione: batterie 4 * AA o AC / DC (non incluso) all’adattatore di rete (compreso). Assicurarsi sempre che l’interruttore di alimentazione sia impostato su “OFF” per motivi di sicurezza.
Facile da usare. Cuscini per pavimenti antiscivolo per garantire che la macchina rimanga sicura e sicura durante il funzionamento. Un pulsante per l’accensione e lo spegnimento, è possibile visualizzare tutti i piccoli dettagli nel tuo lavoro per la filettatura.
Retromarcia e Overlock. Questa piccola macchina portatile cucire elettrica ha le seguenti caratteristiche: equipaggiato con lampada di illuminazione, 2 velocità, taglio e cucito overlock e tanto altro ancora.
Nota speciale. Si prega di leggere attentamente le istruzioni dopo aver ricevuto la merce. La guida include un’introduzione alla macchina da cucire, come usarla e come gestire gli errori. Tenere la macchina per cucire fuori dalla portata dei bambini in modo da non ferire accidentalmente il bambino.
Funzionalità:
12 schemi di punti.
Piedino intercambiabile: è possibile utilizzare diversi piedini (non inclusi) per esigenze diverse, ad es. B. cucire con cerniera, cambiare.
Cucitura inversa: utile per rinforzare le estremità della cucitura per garantire che non vi siano estremità libere.
Con funzione asola e overlock.
Spaziatura ago regolabile: consente di regolare i punti.
Doppio filo e doppia velocità: ti aiuta a creare un punto pulito, dritto e solido.
Luce per cucire a LED: per una facile filettatura, puoi vedere tutti i piccoli dettagli del tuo lavoro Funzione Wicking: comodo per avvolgere il filo della bobina.
Tagliafilo: non c’è bisogno di forbici, risparmia tempo.
Mini cassetto nascosto: sul lato della macchina da cucire, per la pratica conservazione di accessori come fili, bobine, aghi.
Maniche facili da cucire.
Scheda tecnica
Tipo: Macchina da cucire domestica a 12 punti
Tensione di ingresso: 100 V-240 V; 50 / 60Hz
Uscita: 6V 1200mA
Alimentazione: 4 batterie AA da 1,5 V (non incluse) o alimentatore CA / CC Colore: viola + bianco
Dimensioni: 27 * 26,5 * 12 cm / 10,6 * 10,4 * 4,7 pollici
Peso: 1,9 kg / 4,2 lb
All’interno della confezione:
Macchina da cucire overlock
Alimentatore
Pedale
Ago di ricambio
Infila ago 4 x bobina
1 manuale utente
Macchina da cucire JXJH
Cercate una macchina da cucire economica? La JXJH è ciò che fa per voi!
Come indicato su Amazon, è dotata di:
Design aggiornato. Ampia tabella di estensione e funzionamento a pedale. La grande tabella di estensione stabilizza la macchina e rende la cucitura abbastanza liscia. Lo slot del polsino facilita la cucitura di maniche e pantaloni. La nostra macchina da cucire con pedale può concentrare la cucitura con entrambe le mani e controllare la velocità con il pedale. E ulteriori dettagli sono progettati per un comodo cucito.
Doppie filettature e due velocità. La nostra mini macchina da cucire a doppio filo è con filo dell’ago e filo inferiore e rende i punti più piatti, più sodi e ininterrotti. La combinazione di linea di fondo e linea di superficie con una funzione di avvolgimento automatico fornisce una cucitura di alta qualità. Inoltre puoi scegliere velocità veloci o basse quando cuci secondo le tue necessità.
Dimensioni facili da usare e maneggevoli. Questa mini macchina da cucire è facile da usare seguendo il manuale, leggera, compatta e portatile. È dotato di adattatore AC / DC e supporta anche le 4 buone batterie AA da 1,5 V (non incluse nella confezione) per l’esterno. Perfetto per uso quotidiano domestico, creazione, principianti, bambini fai da te e all’aperto.
Servizi di ritorno e scambio. Materiale ambientale aggiornato e alta qualità. Per qualsiasi informazione, contattate il venditore.
Macchina da cucire Necchi
Infine, un’altra macchina da cucire spesso acquistata è la Necchi.
Andando nello specifico, l’azienda ha creato la Necchi New Mirella. Si tratta di un modello di macchina da cucire esclusivo e in edizione limitata, dedicata al Centenario. Infatti, si ispira alle linee delle macchine anni ‘50. Il design evocativo, la semplicità di utilizzo, la compattezza e la praticità sono le caratteristiche principali che hanno ispirato i tecnici Necchi.
FACILE DA USARE. Questa nuova macchina da cucire Necchi risulta essere particolarmente intuitiva, robusta, pratica e maneggevole. Adatta per principianti ma perfetta anche agli appassionati di cucito.
SVARIATE FUNZIONI DI CUCITO. 19 funzioni di cucito per un totale di 17 Punti di cucitura disponibili, regolabili in lunghezza, compreso lo zig-zag ed asola automatica in 4 tempi. Placca in metallo millimetrata e la griffa a 6 ranghi, Asola automatica in 4 tempi, Regolazione della lunghezza del punto, avvolgimento automatico della spolina, tagliafilo laterale e sgancio rapido del piedino. Mirella può applicare bottoni, eseguire punti decorativi, realizzare progetti di quilting, appliquè e ricami.
ROBUSTA E VERSATILE. Necchi Mirella è dotata di Crochet in metallo oscillante verticale scocca interna in solida lega. Particolarmente adatta per corsi di cucito facile e creativo. La cucitrice Necchi Mirella è stata progettata per dare la massima versatilità di utilizzo (dalle riparazioni alle sostituzioni rapide di zip e cerniere). I diversi punti elastici vi permetteranno di far fronte a tutti i tipi di riparazione necessaria in casa.
SPECIALE SU TUTTI I TESSUTI. Doppia alzata del piedino e l’ampia area di lavoro con una profondità di 17 cm e la griffa a 6 ranghi. Essa assicura delle cuciture perfette su qualsiasi tessuto, sia leggero che pesante come il Jeans, la pelle, cotone, lino, jersey, seta, lycra, velluto, canvas, crepe, pizzo e molto altro.
Scheda tecnica:
17 punti cucitura equivalenti a 19 funzioni di cucito disponibili
Asola automatica in 4 tempi
Regolazione lunghezza punto
Lunghezza Punto 0 – 4mm
Larghezza Punto 0 – 5mm
Robusto Crochet in metallo oscillante verticale
Maniglia per il trasporto
Zig-Zag regolabile
Avvolgimento automatico della spolina
Doppia alzata del piedino
Tagliafilo laterale
Braccio libero e Ampia area di lavoro (17 cm)
Sgancio rapido del piedino
Placca in metallo millimetrata, Griffa a 6 ranghi e Luce led
Accessori inclusi:
Piedino standard (montato sulla macchina)
Piedino cerniera, asola e cucitura bottone
Apri asola/scucitore/spazzolina
Guida bordo /trapunta
Set di aghi (3 aghi misura 90/14)
Ferma spola (grande e piccolo)
Spoline (4x) (1x inserita nella capsula)
Cacciavite a L
Feltro anti scivolo spola
Porta spola ausiliario
Piastra esclusione trasporto
Manuale d’uso
Bustina morbida proteggi polvere
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eventiarmonici · 7 years ago
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La rinascita del Fascismo
La campagna in vista delle elezioni del 4 marzo 2018 ha visto come protagonisti due espressioni di un’Italia dimenticata e che, invece, si sono dimostrate ancora attuali: il Berlusconismo e il Fascismo.
di Pasquale Di Matteo
La campagna elettorale in vista del voto del 4 marzo 2018 non ha affrontato i temi del Lavoro e della coesione sociale, come invece ci si sarebbe aspettati visto il precariato dilagante, il livello di famiglie prossime alla povertà e l’attualità del tema dell’immigrazione.
D’altronde, non poteva affrontare questi temi il Partito Democratico, consapevole del fatto che avrebbe finito per parlare solo ai propri affezionati tesserati e non certo ai delusi di sinistra, a quel popolo che lavora nelle fabbriche, sporcandosi le mani per vivere, e che tanto fa senso al ministro Calenda, che critica persino chi va a tenere comizi proprio in mezzo a quella gente.
Uno sfilacciamento dal Paese reale, quello del PD, che, dal sostegno al governo Monti in avanti, si è fatto sempre più radicale, fino al distacco totale, nella trasformazione in un partito che cavalca i temi delle Destre e ha per interlocutori le classi più ricche del Paese e i poteri forti internazionali.
Non poteva porre l’accento su lavoro e immigrazione nemmeno la coalizione berlusconiana, perché in passato ha già governato e i risultati mediocri se li ricordano un po’ tutti, senza contare il fatto che gran parte delle leggi dei governi, Monti prima e Renzi poi, sono state approvate anche con i voti della Destra di Berlusconi, compresa la legge Fornero, che ha avviato la politica della netta dicotomia tra cittadini di serie A e di seri B.
In realtà, gli stessi 5Stelle non hanno puntato né sul tema del lavoro, tanto meno sulla coesione sociale, cavalcando il loro grido all’onestà che li contraddistingue fin dalla nascita.
E proprio l’onestà è risultata uno dei tre temi più dibattuti di questa campagna, perché sia i berlusconiani, sia i renziani, non potendo porsi al livello del Movimento 5 Stelle a causa delle decine di Parlamentari di PD e Forza Italia, e delle liste amiche, con più di qualche screzio con la legge e persino circondati dal poco glorificante tanfo di mafia e camorra, hanno sguinzagliato tutta la stampa di proprietà, o alle dipendenze degli amici, per infangare i pentastellati, tornando a fare il vecchio gioco dei bimbi minkia scoperti con le mani nella marmellata, dove “sì, maestra, ma anche lui…”.
Le destre, quella berlusconiana e quella renziana, hanno speso gran parte della campagna elettorale nel cercare di portare il Movimento 5 Stelle sul loro triste piano.
Il PD ha spostato l’attenzione dalla disonestà alle competenze, soccombendo per manifesta inferiorità dei vari Poletti, Orlando, Fedeli e Lorenzin, contrapposti alle liste di laureati e di professori universitari del Movimento 5 Stelle, e definitivamente sconfitti da quegli stessi esponenti del Partito Democratico con lauree poi scopertesi ottenute attraverso tesi scopiazzate o semplicemente millantate, come nel caso di Giamila Carli, sindaco di Santa Luce, in provincia di Pisa.
Un partito, quello del PD, che ha perso anche la poca linfa di sinistra che ancora restava, scivolata via per confluire in Liberi e Uguali.
Sul tema, la destra berlusconiana ha avuto almeno la decenza di non esacerbare i toni, visti i vari Berlusconi, Formigoni, Dell’Utri… Ah, no, Dell’Utri è già in carcere.
Berlusconi è interdetto fino al 2019 dal ricoprire Pubblici Uffici e Formigoni non paga le multe inflittegli dai tribunali, ma lui è Il Celeste e i vitalizi non sono pignorabili.
Mica è un cittadino italiano come tutti gli altri?!
Solo il Movimento 5 Stelle ha fatto notare che in un Paese normale un tizio interdetto per reati gravi e finanziatore della mafia, come espresso in più di una sentenza definitiva della Magistratura, dovrebbe essere lasciato a poltrire sull’ultima poltrona dell’ultima fila, da dove non si riesce neppure a vedere lo spettacolo.
Invece, complice anche il silenzio dal profumo di inciucio della destra renziana, mentre un comune cittadino sarebbe stato giustamente ridicolizzato per la pretesa di ripresentarsi, Silvio Berlusconi pontifica in tv, sedendosi su doppi cuscini per apparire più alto di Barbara D’Urso e dei suoi rivali, e sui giornali, con un seguito molto forte, che dimostra come l’onestà sia un concetto da orticaria per molti Italiani.
Berlusconi siede su un cuscino imbottito per risultare più alto rispetto all’intervistatrice.
Di Maio siede, invece normalmente.
Quindi, una lotta vera all’elusione, e non solo all’evasione, farebbe miracoli!
In una campagna elettorale vera, ci si sarebbe aspettati di conoscere come berlusconiani e renziani intendessero affrontare l’immondizia sociale che si perpetua da anni in zone come Prato, per esempio, dove uomini, donne e bambini vengono costretti a lavorare in condizioni da terzo mondo, per produrre capi d’abbigliamento per multinazionali del settore, compreso il falso made in Italy che ingolfa i negozi di tutto lo stivale.
Invece, niente.
Il tema del lavoro è stato liquidato nelle solite promesse da baraccone di Berlusconi e nel suo chiodo fisso, la Flat Tax, cioè l’idea di creare una sola aliquota per le imposte, uguale per tutti, fissata al 23%, una vera panacea per i milionari e un inferno per chi non supera i 1500 euro di stipendio netto.
L’idea di Berlusconi prevede di elevare la soglia di imponibile a tassazione zero fino a 12000 euro, così da lasciare qualcosa anche nelle buste dei dipendenti, che già oggi pagano la stessa percentuale prevista dalla Flat Tax, ma quei 500, 800, 1000 euro l’anno in più verrebbero dissolti dagli aumenti generali che il governo sarebbe costretto a varare per bilanciare i mancati introiti di diversi miliardi di euro di imposte non più versate dai ricchi.
Poiché la matematica non è un’opinione, per far quadrare i conti aumenterebbero inevitabilmente i ticket, la benzina, di conseguenza il costo delle merci e l’IVA, e così l’approvvigionamento dell’energia…
Ma i ricchi si curano dai privati, non hanno problemi a girare in SUV che percorrono cinque chilometri con un litro di carburante e… Cosa vuoi che siano 1700, 2000 euro di spesa in più a famiglia ogni anno per chi li guadagna in un minuto?
I berlusconiani si difendono, sostenendo che i soldi in più nelle tasche dei ricchi sarebbero immessi nell’economia reale, attraverso maggiori investimenti che darebbero vantaggi a tutti.
Ma chi ci dà la certezza che questi soldi, invece, i ricchi non se li terranno per sé o li investiranno all’estero, senza dare al Paese alcun beneficio?
I giornalisti nostrani sembra abbiano studiato tutti insieme alla Madia, perché una domanda così semplice, da poter essere posta da uno squallido blogger, risulta filosoficamente non applicabile per gente del mestiere.
Insomma, quella della Flat Tax è un’idea brillante per i soliti privilegiati, con buona pace della sbandierata attenzione per i più deboli.
Dalla destra renziana, invece, il tema del lavoro si è declinato nella difesa dei dopati risultati del Jobs Act e nella piccata reazione di Calenda nei confronti del comizio di Di Battista, tenuto in mezzo agli operai licenziati dalla Embraco, perché, a giudizio del ministro, non è con la strumentalizzazione che si risolvono i problemi.
Sarà, ma dopo aver ammesso la propria incompetenza nella vertenza che ha visto i vertici della Embraco fottersene del suo modo più responsabile di risolvere i problemi, i 500 operai restano senza lavoro e la vicinanza che ci si aspetterebbe da chi un tempo rappresentava i lavoratori oggi è espressa dal Movimento 5 Stelle, da quei piccoli partiti in cui ancora si respira profumo di sinistra vera, dalla Lega e da Casa Pound.
E qui veniamo al punto: il Fascismo.
Il tema più gettonato di questa campagna è stato il Fascismo, il rievocare antichi timori per una chiamata a votare partiti strutturati, con una storia alle spalle, senza affidarsi a salti nel buio votando 5 Stelle.
Una campagna comunicativa di distrazione sociale che ha l’impronta di un pivello della materia, visto che è palese anche ai ragazzini delle scuole medie che si approcciano a studiare cosa fu realmente il Fascismo, evidentemente messa in piedi come ultima spiaggia per salvare almeno il salvabile.
Il Partito Democratico ha tentato di convogliare l’attenzione mediatica sulla paura dei nuovi Fascisti, fino a far riesplodere nelle piazze italiane la violenza di imbecilli, delinquenti e ignoranti della peggior specie, dell’estrema destra e dell’estrema sinistra, nella speranza di portare l’elettorato indeciso a credere di dover scegliere tra moderazione ed estremismo.
Nel tentativo disperato di rifarsi, almeno in parte, una verginità.
Ma è tutto costruito.
Non a tavolino, ma dalla scelleratezza e dall’inconsistenza politica di una classe dirigente che ha stuprato l’identità del partito dei lavoratori e delle classi più deboli, per svendersi a Confindustria e ai Signori del capitalismo globale, quello che ha causato più vittime nel mondo di Fascismo, Nazismo e Comunismo messi insieme, ma sul quale non si vogliono mai accendere i riflettori.
Non si vuole parlare delle aziende che producono armi e che dai conflitti che insanguinano il pianeta traggono profitto, comprese alcune realtà italiane.
Non si vuole discutere del fatto che la gran parte delle potenze industriali di oggi, che sono fiori all’occhiello del benessere occidentale, (pensate ai gioielli De Beers per esempio), sono nate da affari truffa, veri e propri espropri ai danni di popolazioni dell’Africa e del continente asiatico, spesso passati per le armi.
Non si vuole nemmeno trattare della Siria, perché bisognerebbe ammettere che gli eserciti di liberazione del passato non avevano a cuore né la popolazione dell’Iraq, tanto meno altre, ma solo il controllo delle risorse di quei Paesi.
In fondo, che la politica si comporti così non sorprende, soprattutto in una nazione dove sono tutti pronti a indossare la bandiera francese sui profili Social, per un attentato, ma se ne fottono mestamente del bollettino giornaliero di morti siriane al cui confronto le sciagure dei Francesi sembrano fatalità.
Discutere di questo, darebbe un senso diverso e più realistico del perché milioni di uomini, donne e bambini siano spinti a scappare dalla morte, da guerre create anche dai ricchi occidentali e dal menefreghismo di tanta gente che non si interessa di politica se non quando qualcuno gli aumenta la bolletta del gas.
Si capirebbe persino perché il Jobs Act stia al tema del lavoro come la maionese sulla zuppa inglese.
Invece di espressioni antidemocratiche come le tutele crescenti (tutele per le imprese  e crescenti, cioè inizialmente nulle, per i dipendenti), servono redditi minimi certi per mansione, altrimenti è inevitabile creare il razzismo.
Se arriva un tizio disposto a fare il mio lavoro per la metà dello stipendio, perché nel suo Paese quella cifra è manna dal cielo, io divento razzista, poiché il tizio mi soffia il lavoro.
Prima c’erano i terroni, oggi terroni ancora più terroni, ma il problema non sono le persone, né il colore della pelle, ma le regole di un mercato che favorisce solo gli attori principali e non l’intero cast della società, anche perché, se non si costruisce un mondo globale partendo dai diritti dei più deboli, e non dai capricci dei più ricchi, ci sarà sempre il terrone di qualcun altro.
Invece di affrontare questi temi, il Partito Democratico, contando sulla presunta disfatta della manifesta incompetenza del governo Berlusconi, cacciato nel 2011 da un golpe più finanziario che politico, ha strizzato l’occhio ai poteri forti, abbracciando le politiche neoliberiste che hanno creato lavoro precario, attraverso quei finti contratti a tempo indeterminato (i famosi a tutele crescenti,) oggi sbandierati come mutande spacciate per tailleurs, e una serie di regole da follia pura che permettono alle imprese di assumere persone anche per una sola ora a settimana.
Persone che poi risultano occupate per gli indici ISTAT e danno motivi fumosi per i sorrisi di Renzi e di Gentiloni.
Questo distacco dalla gente e dai suoi problemi, tuttavia, non poteva cancellare i problemi e la gente, come qualche fonzie prestato alla politica aveva evidentemente sperato, infatti, il vuoto lasciato dalla frantumazione del partito dei lavoratori e delle classi meno abbienti del Paese è stato colmato da chi ha cavalcato proprio quei bisogni, con il Movimento 5 Stelle in testa.
Ma a riempire quei vuoti sono state anche forze di estrema destra, rinvigorite, quindi, dalle scellerate politiche di un partito che si definisce ancora di sinistra quando il suo operato dimostra una programmazione scientificamente berlusconiana e in linea con i capricci di Confindustria.
E dei terremotati di Amatrice, ancora al gelo, non si dice nulla?
Non c’è tempo! Il Fascismo incombe e il tema è ben più serio che porre l’attenzione sull’incompetenza dei governi di questi ultimi anni.
Al limite, può trovare spazio una battuta su spelacchio, però senza far troppo rumore, visto che anche l’affondo mediatico sulla Raggi è stato rispedito al mittente dai Giudici e che il buon governo dei 5Stelle viene premiato a Torino anche dalla Corte dei Conti…
Il Fascismo, dunque, il tema più discusso di una campagna elettorale che porta il Paese a votare, ben sapendo che se non si cambiano le regole dell’Europa in maniera netta, se non si dice no al turbo capitalismo, che promuove guerre tra poveri e guerre vere perché qualche donna facoltosa possa continuare a indossare tante nuove collane di diamanti e qualche bimbo minkia possa guidare un’auto di lusso per sentirsi almeno un po’ uomo, nessun governo avrà mai l’appoggio del popolo.
Quello vero, con problemi veri, reali, concreti, fatti di stipendi che non bastano mai e di diritti sempre più vilipesi.
E il Presidente della Repubblica?
Tranquilli, Mattarella ha già fatto sapere a chi è convinto che il 4 marzo contribuirà a cambiare il Paese che non intende affatto conferire l’incarico di governo a chi vincerà le elezioni, ma a chi avrà una maggioranza, perciò, il profumo di muffa che sentirà Dell’Utri da dietro le sbarre è già arricchito dalle dolci fragranze della vittoria.
Una vittoria sui magistrati, sugli Italiani onesti, sui più deboli, su Falcone e Borsellino, sulla Storia.
E la Democrazia?
Ma quale democrazia!?
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LA RINASCITA DEL FASCISMO La rinascita del Fascismo La campagna in vista delle elezioni del 4 marzo 2018 ha visto come protagonisti due espressioni di un’Italia dimenticata e che, invece, si sono dimostrate ancora attuali: il Berlusconismo e il Fascismo.
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