#I Tre Volti Della Paura
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I tre volti della paura (1963) - Trade ad
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Boris Karloff introducing Mario Bava’s Black Sabbath (1963)
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Black Sabbath (1963) | dir. Mario Bava
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Black Sabbath/I Tre Volti Della Paura (1963) Dir. Mario Bava
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IL TELEFONO I tre volti della paura - Black Sabbath (Mario Bava 1963)
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Honorable mention: Black Sabath (I tre volti della paura, 1963)
What is terror? Is it a vampire who drinks the blood of those who loves the most? Or is the shadow of a man coming from your past to get you? Perhaps it's the vengeance of a ghost who haunts those who stole from them? It's a chilly night, perfect to find out.
An anthology by Italian maestro Mario Bava, the three segments it presents are intended to represent terror across different eras. You can certainly say it delivers on this aspect, going from the middle ages to the 60's and ranging from the supernatural to the psychological, all with their own masterfully curated color palette.
Or at least that is the case in the International version: the American cut made drastic changes to one of the segments (namely "The Phone") in order to omit any references to prostitution and lesbianism as well as change the entire nature of the plot.
"The Drop of Water" starred by Jacqueline Pierreux is easily the best of the three (where she displays a delicate balance as a selfish but still humanized amoral nurse), battling against her own guilt and the freakiest image in the whole film. Shout out, however, to the late's Borlis Karloff's role as both the presenter and Gorca in "The Wurdulak". For being so close to the end of his career, the man who gave life to Frankenstein's monster still shows a mastery of his craft that is a sight to behold. Rarely have I seen an actor that could make such a versatile use of his eyes, and till the very end he kept finding new ways to give a chilling stare. As for “The Phone”? Much as there's pathos to the premise, it feels like it could use some more screen time to flesh out the character relationships, which feel a little under cooked and with a fairly predictable twist.
There's no loser among them, however, and while it bombed on release it's gotten its place among the classics. No wonder the heavy metal band Black Sabbath took the name from here.
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(Italy 1963) Roberto Nicolosi - Black Sabbath
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Caldo, affanno, mancanza d’aria, tachicardia, giramento di testa, nausea, tremori, lacrime, paura.
Chi non l’ho ha mai provato non puó capire.
#attacco di panico
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The Telephone [Il Telefono] in Black Sabbath [II tre volti della paura] (1963), dir. Mario Bava
#what can i say i love drama and toxicity#black sabbath#mario bava#il tre volti della paura#horror#italian cinema#film stills#*
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Black Sabbath (1963) | dir. Mario Bava
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black sabbath (or "i tre volti della paura"), 1963. directed by mario bava.
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IL TELEFONO I tre volti della paura - Black Sabbath (Mario Bava 1963)
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" Vengo invitato come relatore a un convegno di tre giorni a Torino, un workshop internazionale con decine di partecipanti. Non conosco nessuno di questi colleghi, ma apprezzo la circostanza di un ambiente del tutto nuovo e di gente mai vista. S. è morto da sei mesi. Al ristorante dell’albergo dove si svolge il convegno i posti non sono assegnati e alla prima pausa per il pranzo mi ritrovo a dividere il tavolo con un relatore olandese, un afroamericano di Miami, una canadese, un belga, una brasiliana e un altro italiano, di Roma. L’imbarazzo iniziale dura poco, ci troviamo a discorrere come se ci conoscessimo da mesi, amici di lunga data. La casualità che ci ha riunito allo stesso tavolo si trasforma all’istante in un legame. Finiamo per trascorrere insieme il resto di questi tre giorni. Il convegno, i pranzi, le cene, le serate fuori a bere nei bar della città. Essere sconosciuto fra sconosciuti è rilassante, l’atmosfera di unità che si è venuta a creare fra noi, destinata a durare una finestra di tempo così limitata, ha qualcosa di magico. Ognuno di noi lo riconosce.
L’ultima notte del convegno faccio un sogno eccezionale. Sono in un enorme luna-park e mi aggiro incuriosito fra le diverse attrazioni. Giungo a una giostra composta da una ruota orizzontale alla quale sono agganciate una serie di seggioline a due posti. Decido di salire e ne occupo una da solo. La giostra si mette in moto e dapprima gira piano, poi acquista velocità e comincia a piacermi parecchio. Anzi, mi dico che era tanto che non salivo su un’attrazione del genere e che avevo dimenticato quanto potessero essere divertenti. La velocità del carosello si fa vertiginosa, ormai non riesco neppure a intravedere i volti degli occupanti degli altri seggiolini, è tutto troppo frenetico e confuso, ma questa folle velocità invece di preoccuparmi mi fa ridere fino alle lacrime. Poi il mio seggiolino si stacca dal resto della giostra e comincia a schizzare verso il cielo. Non provo alcuna paura, al contrario ne sono estasiato. Sto volando incontro al cielo, il vento nei capelli, la terra che si allontana sotto di me, sto compiendo un viaggio imprevedibile ed è una sensazione stupenda. Con un’improvvisa intuizione razionale mi rendo conto che sono felice, felice come non ero da mesi. Ed è a quel punto che accade: sento la voce di S. al mio fianco, che nell’orecchio mi sussurra: “Questa felicità è il mio regalo. Buon compleanno”. Mi risveglio all’istante. È la mattina del 18 aprile: me ne ero dimenticato, ma è il mio compleanno.
Questa felicità è il mio regalo. A oggi è il sogno più bello che abbia mai fatto. "
Matteo B. Bianchi, La vita di chi resta, Mondadori, 2023¹; pp. 144-145.
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