#I Nastri
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jovialcupcakenerd · 1 year ago
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I Nastri; Steven Kenny
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buck-yyyy · 1 year ago
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if my legs don’t stop
*deep inhale*
FUCKING MOVING
i am genuinely going to punch a hole in the wall I AM SO FUCKING UNCOMFORTABLE
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Nastri d’argento 2023: tutti i premiati e le foto
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persa-tra-i-miei-pensieri · 2 years ago
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Campomarino - Palio delle oche:
il tifo delle contrade
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omarfor-orchestra · 5 months ago
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There's many benefits to being a celebrity in your hometown
Domenico sta impegnato sennò se la sarebbe fatta lui da solo sul palco space time
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recherchestetique · 8 months ago
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Fabergé
L'Uovo del palazzo di Gatčina è una delle uova imperiali Fabergé, un uovo di Pasqua gioiello che l'ultimo Zar di Russia, Nicola II donò a sua madre l'Imperatrice vedova Marija, nel 1901.
Fu fabbricato a San Pietroburgo nel 1901 sotto la supervisione di Michael Perkhin,per conto del gioielliere russo Peter Carl Fabergé.
L'uovo d'oro è coperto da vari strati di smaltato bianco traslucido su un fondo arabescato con tecnica ghiglioscé e dipinto con un delicato disegno di rose rosa e ghirlande di foglie verdi e oro legate con fiocchi di nastri rossi in una varietà di festoni.
File di perline dividono l'uovo in dodici pannelli: verticalmente in sei spicchi ed orizzontalmente lungo il bordo dell'apertura. Alle due estremità sono fissati diamanti tagliati come lastre sottili, probabilmente per coprire il monogramma e l'anno del dono, che però sono stati rimossi. L'interno è foderato in velluto.
La parte superiore dell'uovo si apre per rivelare una riproduzione in miniatura, in oro di quattro colori, della residenza invernale principale dell'Imperatrice vedova: il palazzo costruito a Gatchina, un villaggio 45 chilometri a sud-ovest di San Pietroburgo, per il conte Grigorij Grigor'evič Orlov ed in seguito acquistato dallo Zar Paolo I.
La miniatura riproduce nei dettagli anche l'area attorno al palazzo, sono presenti cannoni, una bandiera, una statua di Paolo I, ed elementi del paesaggio.
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diceriadelluntore · 23 days ago
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Storia Di Musica #347 - Sonny Rollins, Tenor Madness, 1956
Le Storie Di Musica toccheranno il traguardo delle 350 puntate questo mese. Come ormai da prassi, il numero tondo è dedicato ad un disco di Miles Davis. E questa volta, in ossequio al filo rosso degli album legati tra loro, ho deciso di raccontare il rapporto tra Davis e una grande etichetta discografica, la Prestige Records. La Prestige fu fondata da Bob Weinstock nel 1949: appassionato di musica jazz, vendeva dei dischi per corrispondenza in maniera così incisiva che ben presto affittò un locale e lo trasformò in un grande negozio di dischi, il Jazz Record Center, sulla quarantasettesima strada di New York. Frequentando i locali jazz che lì vicino iniziavano a diventare famosi, legò con molti musicisti fino a fondare prima la New Jazz Records che dopo pochi mesi diventa la Prestige Records. Weinstock è stato un personaggio leggendario, dalle mille manie, alcune delle quali racconterò in questi appuntamenti novembrini, ed è stato negli anni '50 uno dei fari della musica jazz mondiale con la sua etichetta indipendente, insieme alla Blue Note, alla Riverside, alla Impulse! prima che anche i grandi gruppi discografici entrassero nel jazz in maniera decisa.
Weinstock era oltre che un appassionato un grande uomo d'affari, capace di intuire le potenzialità degli artisti e di essere per loro trampolino di lancio e di ottimizzare tempi e costi delle produzioni: pochissime prove per le registrazioni, e leggenda vuole che si registrasse due volte sui nastri di alcune take per risparmiare, leggenda nata dal fatto che per quanto la produzione Prestige fosse numericamente grandiosa, esistono pochissime alternative takes dei loro lavori. Nonostante come ingegnere del suono ci fosse una leggenda: Rudy Van Gelder, che non lavorava solo per lui ma anche per la Blue Note, famoso per la sua accuratezza e maniacalità. Le prime registrazioni avvenivano nel garage della casa di famiglia di Hackensack, nel New Jersey, luogo che divenne mitico tanto che Thelonious Monk dedicò al grande ingegnere un brano, Hackensack, per poi spostarsi di qualche km a Englewood Cliffs, sempre nel New Jersey.
In quello studio a Hackensack Sonny Rollins registra il 24 Maggio del 1956 il disco di oggi. Rollins all'epoca è già riconosciuto un gigante del sassofono, tanto che è famosa il commento di Max Gordon, leggendario proprietario del jazz club più famoso del mondo, Il Village Vanguard, che sosteneva: I critici e gli appassionati hanno pareri molto discordi sulla bravura di alcuni musicisti jazz, ma non su Sonny Rollins. Lui è il più grande, il più grande sax della sua generazione. Theodore Walter Rollins nasce a New York nel 1930 da una famiglia di origini caraibiche, i cui "suoni" influenzeranno la sua carriera futura. Fa un apprendistato breve ma intensissimo, suonando con i più grandi: J.J Johnson, Monk, Bud Powell, Max Roach e soprattutto Miles Davis e Charlie Parker. È il primo che trasporta la rivoluzione del bop sul sax tenore. Con Davis dimostra anche le sue già ottime capacità compositive scrivendo pezzi diventati famosi, come Airgin e Oleo. Però ha un difetto: ad un certo punto sparisce, per i motivi più strani. Nel 1954 si ritira a Chicago, per non cadere in tentazione tra soldi e droga, per continuare a studiare facendo lavori manuali. Quando ritorna a New York, suona per la Prestige in uno dei primi 33 giri del jazz, Dig. Nel 1955, tornato nel gruppo di Davis, poco prima di un'importante serie di concerti al Teatro Bohemia, sparisce di nuovo, stavolta per disintossicarsi. Ritorna nel 1956, quando sempre l'amico Roach lo scrittura per un disco portentoso: Sonny Rollins Plus 4 è all'apice della creatività, tanto che ancora come innovatore impone nel jazz il tempo in tre quarti (la storica Valse Hot). Nel frattempo però il suo posto nel gruppo di Davis è preso da un giovane che di lì a poco diventerà un gigante, John Coltrane, ma Davis gli vuole bene e per delle registrazioni del 1956 per la Prestige gli offre la sua sezione ritmica, che nel jazz è ricordata come "The rhythm section" per quanto iconica e grande è stata, e con questa registra il disco di oggi. Rollins è insieme a Red Garland al pianoforte, Paul Chambers al contrabbasso e Philly Joe Jones alla batteria quando inizia a suonare Tenor Madness, che contiene nella title track un incontro unico ed eccezionale. Essendo lì per una sessione con il quintetto di Davis, in quello che diventerà il più famoso chase della storia del jazz, John Coltrane si unisce a Rollins in quel brano, da allora uno dei capisaldi del jazz. Cos'è però un chase? è un incontro dove due strumentisti colloquiano con lo stesso strumento su un dato canovaccio, una sorta di dialogo musicale dove si fronteggiano a suon di assoli. Tenor Madness è un piccolo blues, che si rifà a Royal Roost di Kenny Clarke and His 52nd Street Boys, registrato nel 1946, ma qui diviene il brano che mette insieme i due più grandi e influenti sassofonisti della storia del jazz, con il timbro squillante e luminoso del primo Coltrane (che debutterà come solista solo l'anno successivo nel 1957) e il suono più cupo e leggero di Rollins, che all'epoca aveva già più esperienza. Il resto di Tenor Madness è altrettanto iconico: When Your Lover Has Gone, classico di Einar Aaron Swan, divenuto famosissimo per la sua apparizione nel film La Bionda E L'Avventuriero del 1931 di Roy Del Ruth e interpretato da James Cagney e Joan Blondell, che solo nel 1956 ebbe una ventina di incisioni; Paul's Pal è un omaggio di Rollins a Paul Chambers, uno dei più geniali bassisti di tutti tempi, uno che ha suonato in almeno 100 capolavori del jazz; My Reverie è la ripresa dell'arrangiamento che nel 1938 Larry Clinton fece si un brano di Claude Debussy, Rêverie, del 1890; chiude il disco una cover spettacolare di The Most Beautiful Girl In The World, opera del magico duo Rodgers and Hart e presente nel musical Jumbo, che trasformava un teatro di Broadway in un mega circo con acrobati, trapezisti e giocolieri durante lo spettacolo. Il disco, un capolavoro, ne anticipa un altro, Saxophone Colossus, dello stesso anno, uno degli apici creativi di quegli anni incredibili e altro gioiello della collezione Prestige.
Rollins fu attivo per la lotta dei diritti civili e politici degli afroamericani, tanco che nel 1958 firma in trio con Oscar Pettiford e Max Roach, il disco The Freedom Suite, uno dei primi album-manifesto sulle discriminazioni razziali del jazz, e continuò ad avere costanti le sparizioni dalle scene. Sempre dovute alle sue dipendenze dalle droghe, la più famosa riguarda un suo disco, il suo maggior successo commerciale, The Bridge del 1962: ancora insoddisfatto della sua musica, decide si andare a suonare sotto il ponte Williamsburg, quello che divide Manhattan da Brooklyn, provando per 12-13 ore al giorno, in tutte le stagioni.
Scontroso (si dice che abbia licenziato il maggior numero di colleghi, più di Mingus), dalla personalità labirintica, non seguì le rivoluzioni degli anni '60 e '70, scriverà ancora grandi album (What's New con Jim Hall, un altro gioiello) e parteciperà con attenzione anche a contaminazioni con altri generi, e famosissimo è il suo assolo per i Rolling Stones in Waitin' On a Friend, da Tattoo You del 1981. È l'ultimo dei grandi a sopravvivere, ritiratosi nel 2012 dalle scene, un gigante che ha segnato un periodo irripetibile della musica.
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occhietti · 5 months ago
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Sai cos'è che mi piace?
Mi piacciono i nuovi inizi con il turbinio di emozioni che regalano.
Mi piace quando mi sento utile e quando riesco a strappare un sorriso.
Mi piace sedermi su un prato e respirare il profumo dell'erba appena tagliata.
Mi piace il silenzio, quello che ti fa sentire le parole che contano e vedere i colori che brillano.
Mi piace la sera, quel momento in cui so che tutto ciò che amo è al sicuro.
Mi piace ogni tanto ricordare la felicità dei giochi dell' infanzia e riassaporarne per un attimo la spensieratezza e la leggerezza.
Mi piacciono le persone gentili che chiedono permesso prima di entrare in casa d'altri come nella vita altrui.
Mi piace il tocco delle sciarpe di lana che accarezzano la pelle e i nastri di velluto da intrecciare fra i capelli.
Mi piacciono gli abbracci che parlano senza le parole.
Mi piace la semplicità che profuma di umiltà.
E soprattutto mi piace pensare che in questo viaggio quello che doni ritorna e che tutti possano avere la propria fetta di felicità... prima o poi.
- Patrizia Bannò - L.633/1941
Modella: Emily Rudd
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raffaeleitlodeo · 4 months ago
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L'AUTONOMIA CON IL CULO DEGLI ALTRI
In una intervista al Corriere Graziano Delrio racconta che nel 2016, quando era ministro delle infrastrutture disse a Zaia che il progetto della Pedemontana non stava in piedi. Come noi diciamo da anni, avevano gonfiato i flussi di traffico. In poche parole se tu prevedi il passaggio del doppio delle vetture al giorno rispetto alla realtà l'opera non sta in piedi. L' aveva segnalato un rapporto di Cassa depositi e prestiti e uno studio di Jp Morgan. Non occorre una laurea a Cambridge, basta saper fare due più due. Delrio suggerì a Zaia di cambiare il progetto. Zaia decise di andare avanti da solo. Lui sa come si fa. Così abbiamo distrutto il territorio, abbiamo consumato suolo in una Regione ridotta ad una colata di cemento e dobbiamo pagare 300 milioni all'anno al Consorzio.
Da anni è tutta una foto di inaugurazioni di tratti dell'autostrada divina, della panacea di tutti i mali, del miracolo zaiano. Una autostrada inaugurata infinite volte. Non si trovano più nastri da tagliare. La stampa genuflessa esalta il Doge. Lui sorride, sardonico, esulta, spesso assieme al compare Salvini. Il gatto e la volpe. O forse il gatto e il somaro, perché uno che fa queste cagate non è di sicuro una volpe. Eppure in molti lo diciamo da anni. Lo abbiamo continuato a ripetere. Il buco, il disastro della finanza pubblica non era prevedibile, era previsto. Abbiamo assistito anche alla tragedia comica, di Zaia, il grande amministratore, che invitava i veneti ad essere solidali, ad usare la Pedemontana. Una barzelletta davvero bizzarra. Vuoi essere buono oggi? Ti senti fedele agli oppressi? Senti una autentica empatia per gli ultimi? Fatti un giro nella Pedemontana. Dal Vangelo secondo Zaia, il vangelo dell'asfalto.
Adesso i nodi sono venuti al pettine. La realtà ha squarciato il velo della propaganda. I conti non tornano, i conti scoppiano. Era scritto. Cosa fa Zaia? Va a Roma chiedendo che l'opera venga nazionalizzata.
Ricapitolando: la Regione fa un'opera che non regge, lo Stato con il ministro Delrio dice a Zaia di cambiare progetto o di andare avanti da solo. Zaia si prende la responsabilità di andare avanti e fallisce. E adesso, a fallimento appurato, certo, indubitabile, chiede a Roma di ripagare i suoi danni. È proprio un bravo amministratore. Mi prendo la responsabilità di fare pagare agli altri i miei vergognosi errori. Autonomia è una parola molto bella. Deriva dal greco e significa "essere legislatori di sé stessi". Questa però è l'autonomia dei leghisti, l'autonomia con il culo degli altri.
Carlo Cunegato, Facebook
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angelap3 · 9 months ago
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Oggi è il 7 Marzo, ed in questo giorno, nel 1908, a Roma nasceva la grande attrice Anna Magnani. Fin da dopo poco la nascita, fu data subito in affido alla nonna, quindi Anna fu subito abbandonata dalla madre e non conobbe mai il padre naturale. La nonna si assume tutte le responsabilità per la sua crescita ed il suo studio e la Magnani dopo un primo approccio alla musica, con lo studio del pianoforte, trovò nella recitazione la sua passione e la sua strada, frequentando la Scuola di Arte Drammatica di Roma. Iniziò a lavorare in teatro e nella rivista ed ebbe presto opportunità di collaborazione con Paolo Stoppa e Totò. I suoi inizi cinematografici partono dal 1928. Riuscì presto ad imporsi all'attenzione del pubblico e della critica per le sue spiccate doti d'interprete drammatica, sanguigna e passionale e nel 1945 raggiunse la fama mondiale con la sua straordinaria partecipazione al film “Roma Città Aperta” di Roberto Rossellini. Nella sua carriera vinse l'Oscar come migliore interprete, due David di Donatello, cinque Nastri d'Argento, un Globo d'Oro, un Golden Globe, un Orso d'Argento a Berlino e molti altri premi internazionali. Viene considerata tra le maggiori interpreti della storia del Cinema. Morì a Roma nel 1973, a 65 anni.
Bruno Pollacci
“Assicurate de avè le mani pulite bene prima de toccà er core de na persona.”
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canesenzafissadimora · 7 months ago
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C'erano parecchie cose che mi facevano diventare sentimentale le scarpe di una donna sotto il letto una forcina dimenticata sul tavolo quel loro modo di dire "vado a fare pipì" i nastri per capelli due persone un uomo e una donna insieme le lunghe notti passate a bere e a fumare a parlare le liti mangiare insieme e star bene le battute le risate senza senso sentire la magia nell'aria star chiusi in una macchina parcheggiata parlare dei propri amori finiti alle 3 di notte sentirsi dire che si russa sentirla russare i suoi amici noiosi il tuo bere il suo ballare dormire insieme
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ma-pi-ma · 4 months ago
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Se tu fossi qui, a parlare di tante cose,
sicuramente sarebbe l'alba.
Ma la mia vicina sono secoli che annaffia le sue piante
la sera, che continua con lo stesso colore.
C'è una zanzara pesante, sonnolenta,
ferma sulla finestra.
Forse tutto è solo una cartolina
o il coperchio di una scatola di cioccolatini
con tanti nastri.
Cecilia Casanova, da I giochi del sole, 1963
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fee-ling · 24 days ago
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Cosa voleva dire essere adolescenti negli anni ottanta e novanta?
Non esistevano i cellulari e i social non sapevamo nemmeno cosa fossero. L'unica cosa veramente "social(e)" era stare assieme agli altri. Per davvero, nella vita reale.
Si stava a giocare a pallone in strada con gli amici fino a quando tua madre non ti urlava che era pronto. E il sabato e la domenica ogni con la propria compagnia sui muretti o al pub.
Le strade erano piene di gente. I bar erano pieni di gente. Alla domenica, nel giorno di riposo per tutti, l'appuntamento al bar dello sport era un rito fisso. Erano tutti ammassati perché i bar una volta erano dei microcosmi pieni di vita e di umanità.E tutti, giovani e non, si intrattenevano in quei locali pieni di fumo (già, perché allora si poteva fumare anche dentro ai bar), aspettando il proprio turno per poter scommettere sulle partite.E non si giocava la "bolletta", quella è nata dopo. Ma si giocava la schedina. Ricordo ancora la scritta “Totocalcio” in verde, sulla sinistra l’elenco delle partite che si sarebbero disputate ed in rosa gli “1 x 2”. C’era la possibilità di vincite milionarie con “facendo il 13” o di vincite più discrete con il 12. Si discuteva, si parlava e ci si confrontava per cercare il pronostico giusto per "azzeccare" il risultato. Alla mattina c'erano i cartoni animati, quelli belli, pixel sfocati dello schermo della tv a tubo catodico. Su Italia 1 davano "Hello! Spank", "Doraemon", "Georgie", "Sui monti con Annette", "L'incantevole Creamy", "Il mio nome è Jem". Altrimenti, se andavi sulle reti private potevi trovare "Ken il Guerriero", "Mazinga", "Sampei", "Ransie la strega", "Bia la sfida della magia", "Chuck, castoro" e tanti altri.
I film erano dei veri e propri capolavori: da Indiana Jones a Terminator, da Guerre stellari a Rocky, da Lo squalo ai film horror che tutti i mercoledì davano in doppio appuntamento a "Notte Horror" su Italia 1. E siccome il primo film cominciava alle 22:30, quello di mezzanotte e mezza toccava videoregistrarlo perché poi il giorno dopo c'era la scuola. Le VHS: oggetti oramai quasi introvabili e diventati vintage: funzionavano con nastri magnetici che giravano dentro e ci si poteva registrare sopra anche sei, sette, otto volte. L'unico modo per non sovraregistrarle era rimuovere la linguetta in plastica. Ma se poi cambiavi idea ci potevi applicare lo schotch ed ecco che si ripristinava.Ascoltavamo Vasco, gli 883 e Claudio Baglioni. Ma poi anche Michael Jackson, Prince ed i Queen. Ma c'erano anche i Guns'n'Roses ed i Duran Duran. Capitava di vedere in giro gente con lo stereo a palla e le All Stars ai piedi. Magari anche su uno skateboard.Tutto era diverso: anche l'aria che si respirava. Sia per strada che nei luoghi pubblici. Degli odori che oggi non ci sono più.
-Web
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francesca-fra-70 · 1 year ago
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Potevi prendere il caffè solo in piedi, poi solo seduto, poi seduto ma dopo le 18:00, poi in piedi fuori, poi solo fuori. La vendita di alcolici dopo le 18.00.E altalene e scivoli nastrati tipo scena del crimine. E dei nastri al supermercato che sbarravano gli scaffali delle pentole, dei giocattoli per i bambini. E le istruzioni in tv di come dovevamo lavarci le mani che manco se fossimo decerebrati trattati peggio dei delinquenti.
Ricordatelo tutto questo bimbe e bimbi di Giuseppe Conte quando lo osannate come il miglior presidente in Italia!😏
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cirouge · 4 months ago
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Nascita di una Galassia
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Da che punto dell’universo si sono chiamate nella tenebra le nubi luminose di galassie per iniziare a immaginare il tuo viso dove non c’era immagine ancora
da quale improvviso silenzio delle orbite musicali del non tempo ha iniziato a venirmi incontro il tuo sorriso, il corpo carillon –
e da quale sperduto scambio di inchini di stelle nell’istante della loro esplosione e morte ha iniziato a venire verso di me la tua delicatissima figura, la linea dolce e dura della tua concentrazione
Era mattino? Era sera? Dov’era il treno che prendesti, la mia voce rotta di poesia, dov’era quella città bianca nella mappa del non universo ancora? Era già vita, o era già la sua nostalgia?
Ti crea e mette a mio imperio la natura, e il vento che via le traversa lo sguardo amore in tutto l’anticipo tutto il ritardo appari sulla mappa del pianto dei millenni
ti affina la energia libera degli elementi, la malinconia primordiale di forze indenni il loro unirsi nel rischio del vivente, in una cosa chiamata “ecco è, così sia”
– che destino sono i miei occhi per vederti
che appuntamento hanno preparato le prime collisioni della vita con la vita per la carezza che ora meravigliato avvicino al tuo viso
ho al braccio tutti i nastri e gli sciami di pianeti e astri
da dove vieni, creatura così di continuo creata nell’aria fino a qui dall’inizio tremata
Davide Rondoni
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rinascimentoebarocco · 1 month ago
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Bianca Maria Sforza, Ambrogio de Predis 1493 (probably)
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(English / Español / Italiano)
LENZA and COAZZONE were elements of women's hairstyles, fashionable at the end of the 15th century at the court of Ludovico il Moro.
The LENZA was a cloth or metal string that encircled women's heads. The COAZZONE was a netting placed on the nape of the neck, from which a braid started, gathering together real and artificial hair and tying it with ribbons.
Both could not be missing from the official portrait of the Moor's granddaughter, Bianca Maria Sforza, who married Emperor Maximilian I of Habsburg in 1494.
Painted by Ambrogio de Predis (c. 1455 - c. 1508) and housed in the National Gallery in Washington, the painting depicts her wearing a hairstyle embellished with pearls, precious stones and a jewel with the Sforza motto: MERITO ET TEMPORE (With Merit and Time).
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LENZA y COAZZONE eran elementos de peinados femeninos, de moda a finales del siglo XV en la corte de Ludovico el Moro.
La LENZA era un cordón de tela o metal que rodeaba la cabeza de las mujeres. El COAZZONE era una redecilla colocada en la nuca, de la que partía una trenza que recogía cabellos reales y artificiales y se ataba con cintas.
Ambos no podían faltar en el retrato oficial de la nieta del moro, Bianca Maria Sforza, casada con el emperador Maximiliano I de Habsburgo en 1494.
Pintado por Ambrogio de Predis (c. 1455 - c. 1508) y conservado en la National Gallery de Washington, el cuadro la representa luciendo un peinado adornado con perlas, piedras preciosas y una joya con el lema de los Sforza: MERITO ET TEMPORE (Con mérito y tiempo).
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La LENZA e il COAZZONE erano elementi delle acconciature femminili, di moda alla fine del Quattrocento alla corte di Ludovico il Moro.
La LENZA era una stringa di stoffa o di metallo che cingeva il capo delle donne. Il COAZZONE era una reticella posta sulla nuca, dalla quale partiva una treccia che raccoglieva capelli veri e posticci, legandoli con nastri.
Entrambi non potevano mancare, dunque, nel ritratto ufficiale della nipote del Moro, Bianca Maria Sforza, che nel 1494 sposò l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo.
Realizzato da Ambrogio de Predis (c. 1455 - c. 1508)  e conservato nella National Gallery di Washington, il dipinto la ritrae con un'acconciatura arricchita da perle, pietre preziose e da un gioiello con il motto degli Sforza: MERITO ET TEMPORE (Con il merito e con il tempo).
Fuente: ArteinControluce
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