#Goffredo Fofi
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analogmartt · 8 months ago
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Goffredo Fofi: Il fare conta quanto il pensare, e un pensiero che non sí fa azione, carne, corpo, storia, non vale niente, ne sono convinto. Nella tradizione politica della sinistra italiana, questo era evidente, era ovvio. Dobbiamo esprimere e tentare un pensiero e una ricerca che hanno bisogno dell'azione, che non hanno valore se non si fanno azione, se non cercano una nuova realtà, una nuova società, nuovi equilibri, e per farlo non possono che disobbedire... Dovremmo predicare costantemente la disobbedienza civile come il modo centrale, fondamentale di intendere la politica e oggi di farla, ma... nessuno ne vuol sentire, né gli intellettuali (e intendo i laureati in genere, i diplomati) né gli "operatori sociali", così divisi tra loro che non pensano neanche alla possibilità che, essendo in tanti, potrebbero cambiare tante cose, se solo si mettessero insieme, si coordinassero.
Letizia Battaglia: A che tipo di disobbedienza pensi?
Goffredo Fofi: Prendiamo Gandhi, ammazzato settant'anni fa, che ha praticato e teorizzato la disobbedienza civile come la forma politica della liberazione del suo popolo dal colonialismo. Cinquant'anni fa hanno ammazzato Martin Luther King perché praticava la disobbedienza civile; se avesse scritto solo libri e fatto solo prediche non avrebbe rotto le scatole a nessuno e lo avrebbero premiato e riverito... Quando organizzi le masse, quando ti rifiuti di accettare che ci siano i cessi per i bianchi e quelli per i neri, è allora che dai fastidio, quando il pensiero diventa azione.
Volare alto volare basso.
Conversazioni, ricordi e invettive
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marcogiovenale · 10 months ago
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oggi, 18 marzo, a roma, alla biblioteca nazionale: presentazione degli scritti politici di fabrizia ramondino
OGGI, lunedì 18 marzo 2024, ore 16:30, Sala 1 della Biblioteca Nazionale di Roma (Castro Pretorio), nel contesto del ciclo Spazi900: letture, incontri, confrontiPresentazione del volumeFabrizia RamondinoModi per sopravvivere. Gli scritti politici a cura di Mirella Armiero(Edizioni E/O, 2023) Saluti di Stefano Campagnolo, Direttore della Biblioteca nazionale centrale di RomaIntervengono con la…
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queerographies · 1 year ago
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[I Promessi sposi alla prova][Giovanni Testori]
Su un palcoscenico di fortuna, in qualche quartiere periferico di Milano o in qualche piccolo centro della provincia lombarda, un Maestro, nel ruolo di capocomico, si affanna a far interpretare a una compagnia di attori non troppo ispirati il capolavoro di Alessandro Manzoni. Per accendere l’interesse del gruppo, il Maestro – e Testori attraverso di lui – li conduce in un corpo a corpo con il…
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Ma l'obbedienza allo Stato non ha più senso o valore quando si sospetta o si sa che il nostro dollaro servirà «a comprare un uomo o un moschetto con cui sparare a qualcuno».
Dall'introduzione di Goffredo Fofi a Henry David Thoreau, La disobbedienza civile, trad. it. di Piero Sanavio, RIzzoli, 2010
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raffaeleitlodeo · 1 year ago
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Delusione. La RAI ha tirato giù dai suoi archivi il documentario su Elsa Morante, scritto da Vanessa Roghi. Un lavoro impagabile perché riporta alla luce una delle battute che ritengo tra le più importanti della storia della letteratura italiana e delle grandi amicizie, ricordata da Goffredo Fofi.
Pier Paolo Pasolini è tutto emozionato perché un segretario di Agnelli gli ha fatto avere un invito a pranzo, allora telefona all'amica per raccontarglielo, ma Morante ci rimane malissimo: - "Pier Pa', tu pensi ancora che i ricchi cacano diverso da te? Guarda che i ricchi cacano come te!"
È tutto lì: la seduzione del potere, le trappole della cultura della celebrità, la durezza necessaria nell'amicizia, quando mossa da amore, e la solitudine in cui si finisce a tenere stretti questi fili.
La testimonianza è molto più ampia, piena di documenti inediti, e faceva parte de La Grande Storia, uno strumento enorme di conoscenza perché facilmente accessibile. Come mai non c'è più sulla piattaforma? Ho letto dalla bacheca di Vanessa Roghi che qualcuno ha scritto alla RAI per contestare la scelta. Mi sembra il minimo!
Giusi Palomba, Facebook
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chez-mimich · 2 years ago
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LAGGIU’ QUALCUNO MI AMA_MARIO MARTONE
Non so se Mario Martone scegliendo il titolo del film-documentario dedicato a Massimo Troisi, abbia voluto schermirsi, ma quel che �� certo è che Massimo Troisi è ancora, a tuttotondo, nel cuore di molti, forse di tutti. In realtà Troisi non appartiene a tutti, appartiene ai figli di un’epoca precisa della nostra storia e, se posso permettermi, appartiene ad un certo mondo politico e culturale. Solo a fatica e, forzatamente, possiamo dire che appartenga a tutti. Troisi non è patrimonio di tutti e in quest’epoca di facili ecumenismi, Martone lo ha voluto sottolineare nel taglio dato al suo magnifico film-documentario, nei prossimi giorni nelle sale. Massimo Troisi non appartiene, prima di tutto , alla cultura di destra, ammesso che esista o sia mai esistita una cultura di destra. Troisi è stato un militante della sinistra, lo è stato da uomo e lo è stato da regista, tanto da non accettare la censura preventiva che la Rai gli aveva imposto prima di un suo intervento al Festival di Sanremo, rinunciando alla partecipazione. Ma Troisi non è ascrivibile, forse proprio perché militante di sinistra, alla pletora di artisti, o pseudo tali, che la retorica italiana arruola nelle fila degli amanti della “napoletanità”, quella più stucchevole e ipocrita. Per fortuna Napoli ha, e ha avuto, grandi intellettuali e grandi artisti, che sanno distinguere ciò che è deteriore per Napoli e tra questi possiamo certo annoverare Mario Martone, Pino Daniele, Paolo Sorrentino, tutti e tre protagonisti, insieme a Troisi del documentario. Martone ripercorre, senza troppi geroglifici intellettuali la carriera di Troisi e lo fa nel miglior modo possibile, quello cioè di non partire da un teorema dimostrato, ma di lasciare che il teorema, o meglio la sua soluzione, si riveli nel finale del film. Ne esce così un ritratto delicato, umano e professionale, del Troisi regista comico e di un suo esistenzialismo a posteriori, condito non dalla insopportabile “napoletanità”, ma da quella sapienza napoletana che è parte importante della cultura italiana; non per nulla, credo, lo stesso Martone in una delle più belle sequenza del film, legge alcune illuminanti pagine di Raffaele La Capria, anch’esso “napoletano non-allineato”. Preziosissime nel racconto filmico le testimonianze di chi con Troisi, ha intrattenuto rapporti umani e intellettuali a cominciare da Anna Pavignano, con la quale, oltre ad aver scritto molti film, ha intessuto una relazione sentimentale, per proseguire con i registi Paolo Sorrentino ed Ettore Scola, il critico Goffredo Fofi, lo sceneggiatore Giuseppe Bertolucci, lo scrittore Francesco Piccolo. Martone racconta e analizza i materiali in compagnia del montatore Jacopo Quadri e l’inizio del film non è lusinghiero e illuminante, per il confronto tra il Troisi regista e personaggio dei film che mette in scena, anche con una certa ritrosia, con il suo scettico e dubitativo alter-ego, e quell’Antoine Doinel che è tutt’uno con gran parte del cinema di un mostro sacro come François Truffaut. Stesse introspezioni (formidabili quelle allo specchio), stessa timidezza, stessa incapacità di vivere il reale e le relazioni interpersonali. Ma se in un mero gioco di rimandi formali i due personaggi si assomigliano, diverso è l’ambiente in cui Troisi-personaggio si trova a vivere ed operare. Ed è proprio qui che è salutare la rottura con il cliché del napoletano, sempre emigrante e mai viaggiatore, come dice una delle più famose battute di “Ricomincio da tre”. Passo passo arrivano tutti gli altri film e la collaborazione con Roberto Benigni nel surreale “Non ci resta che piangere”, per finire con lo struggente “Il postino” del 1994 diretto da Michael Radford e montato da Roberto Perpignani e che, tra l’altro, valse l’Oscar per la miglior colonna sonora a Luis Bacalov. Pochi giorni dopo la fine del film Massimo Troisi morì. Dire però che Troisi lasciò un vuoto incolmabile è dire una banalità, per fortuna (e per bravura), Martine non ne ha fatto un santino partenopeo. Da vedere.
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contro-futuro · 2 years ago
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10 libri che andrebbero letti secondo me (oltre al must Realismo Capitalista di Mark Fisher, che tutte le persone nate dopo il 1990 dovrebbero leggere):
- La cronologia dell’acqua, Lidia Yuknavitch
- Insegnare a trasgredire, bell hooks
- Il libro delle mie vite, Aleksandar Hemon
- Libertà: casa, prigione, esilio, il mondo, Yassin al-Haj Saleh
- Allah 99, Hassan Blasim
- Quando abbiamo smesso di capire il mondo, Benjamin Labatut
- Non siamo rifugiati, Agus Morales
- Davanti al dolore degli altri, Susan Sontag
- Io sono un black bloc: Poesia e pratica della sovversione sociale
- Elogio della disobbedienza civile, Goffredo Fofi
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a--piedi--nudi · 2 months ago
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londranotizie24 · 1 year ago
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Laggiù qualcuno mi ama, da CinemaItaliaUk una proiezione per Massimo Troisi
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Di Pietro Nigro @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Al Riverside Cinema di Londra, il 24 settembre, CinemaItaliaUk propone un tributo a Massimo Troisi con la proiezione del film di Marco Martone Laggiù qualcuno mi ama. Al Riverside Cinema di Londra, la proiezione di Laggiù qualcuno mi ama E' un tributo a Massimo Troisi la proiezione del film di Marco Martone Laggiù qualcuno mi ama (Down There Somebody Loves Me), che CinemaItaliaUk ha organizzato per il prossimo 24 settembre alle 5pm al Riverside Cinema di Londra. La proiezione, a cui assisterà anche l'Ambasciatore d'Italia Inigo Lambertini, permette di esplorare il genio di un attore indimenticabile attraverso un film diretto dal regista Marco Martone, che di Troisi era anche amico, e scritto dalla sceneggiatrice Anna Pavignano, compagna artistica e sentimentale dell'attore. Il film in realtà è una sorta di documentario sviluppato attraverso film, sketches teatrali e interviste nonché audio finora inediti spezzoni audio in cui Troisi parla di se stesso, nonché di testimonianze degli artisti che con lui hanno lavorato, da Ettore Scola a Michael Radford (il regista de Il Postino). Insieme a memorabili scene di film di Troisi e conversazioni con gli artisti che da lui sono stati anche influenzati, anche esponeti del mondo del cinema che di lui hanno scritto, tra cui Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra & Picone, Goffredo Fofi, e Anna Pavignano, testimone di prima man mano del suo processo creativo che dà un incalcolabile contributo a questo film. Qui il trailer del film: https://www.youtube.com/watch?v=SDUa-2sS2W8     ... Continua a leggere su www.
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analogmartt · 2 years ago
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Possiamo tornare alla domanda sul film tuo che ancora "ti prende”, anche se solo nel ricordo? Un film dura un anno, dura tanto, e allora sì, il ricordo che io ho di un film è un ricordo di natura sentimentale, il ricordo di un viaggio dentro la mia vita che ha portato incontri nuovi, amici nuovi, avventure, aneddoti, situazioni, attori e attrici che appaiono e scompaiono, che parlano un'altra lingua... Il giudizio sui film passati non è tanto legato a un risultato, perché non avendoli rivisti mi manca quel minimo di decenza critica per poterli giudicare. È un giudizio di natura sentimentale. È come se tu mi dicessi quali sono stati gli anni più belli della tua vita..
GOFFREDO FOFI INTERVISTA FEDERICO FELLINI
Sette n. 31, 3 settembre 1992
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marcogiovenale · 1 year ago
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carmelo bene e goffredo fofi conversano
_ https://slowforward.files.wordpress.com/2023/07/fofi-bene.mp3 _ fonte: https://youtu.be/D7nHT3bADmg _
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techstartro · 2 years ago
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gregor-samsung · 4 years ago
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“ A un viaggiatore di passaggio, questo 3 ottobre a Bolzano o in mezzo alle Dolomiti deve sembrare solo una bellissima giornata di questo incredibile e limpido autunno. Ma per chi ci vive, può essere una data fatidica: oggi, infatti, è l’ultimo giorno utile per «pentirsi» concesso a coloro che nel 1981 si sono sottratti alla schedatura etnica connessa, localmente, al censimento generale della popolazione. 5.000 apolidi etnici, che hanno rifiutato di schierarsi con il gruppo tedesco o italiano o ladino, perché non vogliono o non possono riconoscersi in alcuna delle tre gabbie etniche predisposte, come qui vengono polemicamente chiamate, devono entro oggi decidere se essere banditi da ogni carica pubblica, alloggio popolare, esame di bilinguismo e beneficio sociale, o se sottomettersi ad una ferrea costrizione che in provincia di Bolzano per legge dello stato italiano pretende di affibbiare la sua tessera etnica ad ognuno, pena l’esclusione dalla vita sociale regolamentata. Per chi oggi non «si dichiara», il primo treno utile – ribadiscono alla Provincia Autonoma – passerà nel 1991 quando si prevede di effettuare il prossimo censimento etnico ed i renitenti potranno, se credono, cambiare idea. E gruppo linguistico. Non sono stati molti finora, a pentirsi: la Provincia parla di 290 recuperati alla fede italiana e di 260 battezzati nel rito tedesco, ma è possibile che le numerose ed autorevoli minacce contro gli «obiettori etnici» sortiscano i loro effetti su parecchi. Anche perché il «certificato di appartenenza al gruppo linguistico» come burocraticamente si chiama (sigla: certificato DAGL-SGZE), è diventato davvero la tessera del pane in Alto Adige, senza la quale si finisce nella marginalità, a meno di non essere indipendenti da ogni istituzione, certificato e credito. “
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Brano tratto dall’articolo Glockenkarkopf vuol dire Vetta d’Italia?, pubblicato su «Reporter», 3 ottobre 1985, quindi raccolto in:
Alexander Langer, Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, a cura di Edi Rabini e Adriano Sofri, introduzione di  Goffredo Fofi, Sellerio editore, Palermo, 1996.
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mangorosa · 7 years ago
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Una delle astuzie della società attuale è di aver convinto i poveri ad amare i ricchi, a idolatrare la ricchezza e la volgarità. In passato li si convinceva a sopportare la povertà con la forza o spaventandoli con l'inferno.
Goffredo Fofi
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mc-edizioni · 4 years ago
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L’inserto culturale del “Sole24ore” ospita Goffredo Fofi e la sua recensione dei due libri di e su Robert Desnos pubblicati da Medusa e MC Edizioni. La raccolta delle sue poesie, La colomba dell’arca, e l'empatica biografia scritta da Pasquale Di Palmo, Le bonjour de Robert Desnos. Dalla scrittura medianica al lager.
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edizionimedusa · 4 years ago
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L’inserto culturale del “Sole24ore” ospita Goffredo Fofi e la sua recensione dei due libri di e su Robert Desnos pubblicati da Medusa e MC Edizioni. La raccolta delle sue poesie, La colomba dell’arca, e l'empatica biografia scritta da Pasquale Di Palmo, Le bonjour de Robert Desnos. Dalla scrittura medianica al lager.
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