#Goffredo Fofi
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Goffredo Fofi: Il fare conta quanto il pensare, e un pensiero che non sí fa azione, carne, corpo, storia, non vale niente, ne sono convinto. Nella tradizione politica della sinistra italiana, questo era evidente, era ovvio. Dobbiamo esprimere e tentare un pensiero e una ricerca che hanno bisogno dell'azione, che non hanno valore se non si fanno azione, se non cercano una nuova realtà, una nuova società, nuovi equilibri, e per farlo non possono che disobbedire... Dovremmo predicare costantemente la disobbedienza civile come il modo centrale, fondamentale di intendere la politica e oggi di farla, ma... nessuno ne vuol sentire, né gli intellettuali (e intendo i laureati in genere, i diplomati) né gli "operatori sociali", così divisi tra loro che non pensano neanche alla possibilità che, essendo in tanti, potrebbero cambiare tante cose, se solo si mettessero insieme, si coordinassero.
Letizia Battaglia: A che tipo di disobbedienza pensi?
Goffredo Fofi: Prendiamo Gandhi, ammazzato settant'anni fa, che ha praticato e teorizzato la disobbedienza civile come la forma politica della liberazione del suo popolo dal colonialismo. Cinquant'anni fa hanno ammazzato Martin Luther King perché praticava la disobbedienza civile; se avesse scritto solo libri e fatto solo prediche non avrebbe rotto le scatole a nessuno e lo avrebbero premiato e riverito... Quando organizzi le masse, quando ti rifiuti di accettare che ci siano i cessi per i bianchi e quelli per i neri, è allora che dai fastidio, quando il pensiero diventa azione.
Volare alto volare basso.
Conversazioni, ricordi e invettive
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oggi, 18 marzo, a roma, alla biblioteca nazionale: presentazione degli scritti politici di fabrizia ramondino
OGGI, lunedì 18 marzo 2024, ore 16:30, Sala 1 della Biblioteca Nazionale di Roma (Castro Pretorio), nel contesto del ciclo Spazi900: letture, incontri, confrontiPresentazione del volumeFabrizia RamondinoModi per sopravvivere. Gli scritti politici a cura di Mirella Armiero(Edizioni E/O, 2023) Saluti di Stefano Campagnolo, Direttore della Biblioteca nazionale centrale di RomaIntervengono con la…
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#Annamaria Guadagni#Biblioteca Nazionale Centrale di Roma#E/O#Edizioni E/O#Fabrizia Ramondino#Goffredo Fofi#Livia Patrizi#Mirella Armiero#Modi per sopravvivere#Nadia Terranova#scritti politici#Stefano Campagnolo
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[I Promessi sposi alla prova][Giovanni Testori]
Su un palcoscenico di fortuna, in qualche quartiere periferico di Milano o in qualche piccolo centro della provincia lombarda, un Maestro, nel ruolo di capocomico, si affanna a far interpretare a una compagnia di attori non troppo ispirati il capolavoro di Alessandro Manzoni. Per accendere l’interesse del gruppo, il Maestro – e Testori attraverso di lui – li conduce in un corpo a corpo con il…
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#2023#Alessandro Manzoni#Azione teatrale in due giornate#Feltrinelli#Giovanni Testori#Goffredo Fofi#I promessi sposi#I Promessi sposi alla prova#Italia#LGBT#LGBTQ#Promessi sposi#teatro
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Ma l'obbedienza allo Stato non ha più senso o valore quando si sospetta o si sa che il nostro dollaro servirà «a comprare un uomo o un moschetto con cui sparare a qualcuno».
Dall'introduzione di Goffredo Fofi a Henry David Thoreau, La disobbedienza civile, trad. it. di Piero Sanavio, RIzzoli, 2010
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Delusione. La RAI ha tirato giù dai suoi archivi il documentario su Elsa Morante, scritto da Vanessa Roghi. Un lavoro impagabile perché riporta alla luce una delle battute che ritengo tra le più importanti della storia della letteratura italiana e delle grandi amicizie, ricordata da Goffredo Fofi.
Pier Paolo Pasolini è tutto emozionato perché un segretario di Agnelli gli ha fatto avere un invito a pranzo, allora telefona all'amica per raccontarglielo, ma Morante ci rimane malissimo: - "Pier Pa', tu pensi ancora che i ricchi cacano diverso da te? Guarda che i ricchi cacano come te!"
È tutto lì: la seduzione del potere, le trappole della cultura della celebrità, la durezza necessaria nell'amicizia, quando mossa da amore, e la solitudine in cui si finisce a tenere stretti questi fili.
La testimonianza è molto più ampia, piena di documenti inediti, e faceva parte de La Grande Storia, uno strumento enorme di conoscenza perché facilmente accessibile. Come mai non c'è più sulla piattaforma? Ho letto dalla bacheca di Vanessa Roghi che qualcuno ha scritto alla RAI per contestare la scelta. Mi sembra il minimo!
Giusi Palomba, Facebook
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LAGGIU’ QUALCUNO MI AMA_MARIO MARTONE
Non so se Mario Martone scegliendo il titolo del film-documentario dedicato a Massimo Troisi, abbia voluto schermirsi, ma quel che è certo è che Massimo Troisi è ancora, a tuttotondo, nel cuore di molti, forse di tutti. In realtà Troisi non appartiene a tutti, appartiene ai figli di un’epoca precisa della nostra storia e, se posso permettermi, appartiene ad un certo mondo politico e culturale. Solo a fatica e, forzatamente, possiamo dire che appartenga a tutti. Troisi non è patrimonio di tutti e in quest’epoca di facili ecumenismi, Martone lo ha voluto sottolineare nel taglio dato al suo magnifico film-documentario, nei prossimi giorni nelle sale. Massimo Troisi non appartiene, prima di tutto , alla cultura di destra, ammesso che esista o sia mai esistita una cultura di destra. Troisi è stato un militante della sinistra, lo è stato da uomo e lo è stato da regista, tanto da non accettare la censura preventiva che la Rai gli aveva imposto prima di un suo intervento al Festival di Sanremo, rinunciando alla partecipazione. Ma Troisi non è ascrivibile, forse proprio perché militante di sinistra, alla pletora di artisti, o pseudo tali, che la retorica italiana arruola nelle fila degli amanti della “napoletanità”, quella più stucchevole e ipocrita. Per fortuna Napoli ha, e ha avuto, grandi intellettuali e grandi artisti, che sanno distinguere ciò che è deteriore per Napoli e tra questi possiamo certo annoverare Mario Martone, Pino Daniele, Paolo Sorrentino, tutti e tre protagonisti, insieme a Troisi del documentario. Martone ripercorre, senza troppi geroglifici intellettuali la carriera di Troisi e lo fa nel miglior modo possibile, quello cioè di non partire da un teorema dimostrato, ma di lasciare che il teorema, o meglio la sua soluzione, si riveli nel finale del film. Ne esce così un ritratto delicato, umano e professionale, del Troisi regista comico e di un suo esistenzialismo a posteriori, condito non dalla insopportabile “napoletanità”, ma da quella sapienza napoletana che è parte importante della cultura italiana; non per nulla, credo, lo stesso Martone in una delle più belle sequenza del film, legge alcune illuminanti pagine di Raffaele La Capria, anch’esso “napoletano non-allineato”. Preziosissime nel racconto filmico le testimonianze di chi con Troisi, ha intrattenuto rapporti umani e intellettuali a cominciare da Anna Pavignano, con la quale, oltre ad aver scritto molti film, ha intessuto una relazione sentimentale, per proseguire con i registi Paolo Sorrentino ed Ettore Scola, il critico Goffredo Fofi, lo sceneggiatore Giuseppe Bertolucci, lo scrittore Francesco Piccolo. Martone racconta e analizza i materiali in compagnia del montatore Jacopo Quadri e l’inizio del film non è lusinghiero e illuminante, per il confronto tra il Troisi regista e personaggio dei film che mette in scena, anche con una certa ritrosia, con il suo scettico e dubitativo alter-ego, e quell’Antoine Doinel che è tutt’uno con gran parte del cinema di un mostro sacro come François Truffaut. Stesse introspezioni (formidabili quelle allo specchio), stessa timidezza, stessa incapacità di vivere il reale e le relazioni interpersonali. Ma se in un mero gioco di rimandi formali i due personaggi si assomigliano, diverso è l’ambiente in cui Troisi-personaggio si trova a vivere ed operare. Ed è proprio qui che è salutare la rottura con il cliché del napoletano, sempre emigrante e mai viaggiatore, come dice una delle più famose battute di “Ricomincio da tre”. Passo passo arrivano tutti gli altri film e la collaborazione con Roberto Benigni nel surreale “Non ci resta che piangere”, per finire con lo struggente “Il postino” del 1994 diretto da Michael Radford e montato da Roberto Perpignani e che, tra l’altro, valse l’Oscar per la miglior colonna sonora a Luis Bacalov. Pochi giorni dopo la fine del film Massimo Troisi morì. Dire però che Troisi lasciò un vuoto incolmabile è dire una banalità, per fortuna (e per bravura), Martine non ne ha fatto un santino partenopeo. Da vedere.
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10 libri che andrebbero letti secondo me (oltre al must Realismo Capitalista di Mark Fisher, che tutte le persone nate dopo il 1990 dovrebbero leggere):
- La cronologia dell’acqua, Lidia Yuknavitch
- Insegnare a trasgredire, bell hooks
- Il libro delle mie vite, Aleksandar Hemon
- Libertà: casa, prigione, esilio, il mondo, Yassin al-Haj Saleh
- Allah 99, Hassan Blasim
- Quando abbiamo smesso di capire il mondo, Benjamin Labatut
- Non siamo rifugiati, Agus Morales
- Davanti al dolore degli altri, Susan Sontag
- Io sono un black bloc: Poesia e pratica della sovversione sociale
- Elogio della disobbedienza civile, Goffredo Fofi
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Laggiù qualcuno mi ama, da CinemaItaliaUk una proiezione per Massimo Troisi
Di Pietro Nigro @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Al Riverside Cinema di Londra, il 24 settembre, CinemaItaliaUk propone un tributo a Massimo Troisi con la proiezione del film di Marco Martone Laggiù qualcuno mi ama. Al Riverside Cinema di Londra, la proiezione di Laggiù qualcuno mi ama E' un tributo a Massimo Troisi la proiezione del film di Marco Martone Laggiù qualcuno mi ama (Down There Somebody Loves Me), che CinemaItaliaUk ha organizzato per il prossimo 24 settembre alle 5pm al Riverside Cinema di Londra. La proiezione, a cui assisterà anche l'Ambasciatore d'Italia Inigo Lambertini, permette di esplorare il genio di un attore indimenticabile attraverso un film diretto dal regista Marco Martone, che di Troisi era anche amico, e scritto dalla sceneggiatrice Anna Pavignano, compagna artistica e sentimentale dell'attore. Il film in realtà è una sorta di documentario sviluppato attraverso film, sketches teatrali e interviste nonché audio finora inediti spezzoni audio in cui Troisi parla di se stesso, nonché di testimonianze degli artisti che con lui hanno lavorato, da Ettore Scola a Michael Radford (il regista de Il Postino). Insieme a memorabili scene di film di Troisi e conversazioni con gli artisti che da lui sono stati anche influenzati, anche esponeti del mondo del cinema che di lui hanno scritto, tra cui Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra & Picone, Goffredo Fofi, e Anna Pavignano, testimone di prima man mano del suo processo creativo che dà un incalcolabile contributo a questo film. Qui il trailer del film: https://www.youtube.com/watch?v=SDUa-2sS2W8 ... Continua a leggere su www.
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Libro “Le Voci del Suq” celebra i 25 anni dello storico festival genovese
“Le Voci del Suq”
Dall’Intercultura in scena dal 1999 nasce un originale libro per festeggiare i 25 anni del SUQ Festival
Un esperimento artistico e sociale unico nel suo genere, con un lungo racconto a più voci
Autori: Giulia Alonzo, Oliviero Ponte di Pino, Alberto Lasso, Carla Peirolero
Presentazione domenica 18 giugno h. 18 al 25° SUQ Festival – Genova – Porto Antico
Nel libro “Le Voci del Suq - dal 1999 l’intercultura in scena” l’originalità di questa avventura viene esaltata dalle autrici e dagli autori che hanno raccolto l’invito a scegliere una parola da cui partire per raccontare il loro rapporto con il Suq, questo mercato delle culture, dalla scenografia che riproduce un bazar mediterraneo.
Una sorta di dizionario ragionato e poetico, con interventi, tra gli altri, di Marco Aime, Lucio Argano, Mohamed Ba, Paola Caridi, Nando Dalla Chiesa, Pippo Delbono, Kossi Komla - Ebri, Goffredo Fofi, Chef Kumalé, Amir Issaa, Lucy Ladikoff, Emilia Marasco, Maria Pace Ottieri, Moni Ovadia, Andrea Porcheddu, Roberto Rinaldi, Pietro Veronese…. Arricchiscono le emozioni del viaggio le immagini di Max Valle, Giovanna Cavallo, Alessio Ursida e di Uliano Lucas.
Tra i brani, uno è firmato da Don Andrea Gallo, scritto nel 2010. Il “Gallo” come famigliarmente è chiamato a Genova, del Suq è stato grande amico oltre ad essere stato protagonista di uno spettacolo indimenticabile della Compagnia del Suq, Esistenza, soffio che ha fame, da Qohèlet ed altri testi sacri. In questo anno ricorrono i 10 anni dalla morte. A lui e a Roberta Alloisio, cantante e colonna portante del Suq, è dedicato il libro.
Ma il Suq può bastare a fare la differenza in un mondo che pare esacerbare le ingiustizie sociali e i pregiudizi?
Il Suq di Genova, ideato nel 1999 da Valentina Arcuri e Carla Peirolero – anche direttrice artistica – compie 25 anni nel 2023 mantenendo inalterata la sua forza. E’ un esperimento artistico e sociale unico nel suo genere. Un modo di ripensare il teatro e le sue funzioni. La spinta propulsiva delle ideatrici è stata questa: inventare un “nuovo spazio di rappresentazione”, meno paludato di quello dei teatri tradizionali, per accogliere linguaggi espressivi diversi, genti e culture di altri paesi, artisti dal background migratorio, cucine e artigianato… per raccontare la bellezza del viaggio che gli altri ci portano. In questo è stato fondamentale l’apporto dello scenografo architetto Luca Antonucci che ha disegnato la scenografia teatrale ispirata al “suq”, mercato in arabo. Al Suq la migrazione da fattore di disturbo e problema, diventa elemento di successo e crea traiettorie straordinarie per nuovi sguardi sull’oggi.
Un Suq che vive con il Festival di giugno, alla Piazza delle Feste del Porto Antico (nel 2019, prima del Covid, ha registrato 70.000 presenze in 10 giorni) ma anche tutto l’anno con spettacoli, progetti di innovazione civica, attività formative.
Nel libro si rincorrono voci e lingue diverse, grazie ai contributi di artisti e rappresentanti di comunità di immigrati, insieme a ricette dai sapori dei cinque continenti, rime di canzoni e poesie, versi graffianti come quelli dell’indimenticato giornalista e umorista, Enzo Costa di cui viene riproposta la sua purtroppo intramontabile “Io non sono razzista, ma…” Come scrivono i curatori nella prefazione “Abbiamo voluto fare un Suq di carta, per farlo vivere anche a chi non ci è mai stato. Di sicuro a chi legge verrà voglia di venirci, ci vediamo al Suq ”
Alcuni stralci:
Marco Aime, antropologo e scrittore, nel suo brano del libro a partire dalla parola Cultura, se lo domanda e risponde: La strada per la convivenza è ancora dura e impervia, ma l’esperienza del Suq ricorda l’antica favola del colibrì. Un giorno scoppiò un grande incendio nella foresta. Tutti gli animali abbandonarono le loro tane e scapparono spaventati. Mentre fuggiva veloce come un lampo, il leone vide un colibrì che stava volando nella direzione opposta. “Dove credi di andare?”, chiese il Re della Foresta. “C’è un incendio, dobbiamo scappare! ”Il colibrì rispose: “Vado al lago, per raccogliere acqua nel becco da buttare sull’incendio”. Il leone sbottò: “Sei impazzito? Non crederai di poter spegnere un incendio gigante con quattro gocce d’acqua!?” Il colibrì rispose: “Io faccio la mia parte”.
Goffredo Fofi parte da Città di mare, per raccontare il suo rapporto con Genova e con il Suq, che definisce un festival “necessario in mezzo a tanti superflui perché ha permesso incontri e scambi, sorprese e scoperte, e finalmente un piccolo mondo transitorio e bensì plurale di differenze vecchie e nuove, ma nel rispetto delle nuove e più faticose e anche dolorose, lottando per abbattere timori e diffidenze”.
Moni Ovadia, intorno alla parola Futuro, scrive tra l’altro:
“L’indicazione giusta per una autentica integrazione viene dalla migliore cultura. Un esempio che mi sento di proporre come paradigma è il Suq di Genova. Da anni propone nell’ambito della musica, del teatro, della danza, dell’arte culinaria e del bere, uno spettro di attività di grande respiro. Il festival fertilizza processi culturali di conoscenza che preparano la nuova Italia e la nuova Europa (…) Perché se saremo salvi, lo saremo grazie alla bellezza e all’arte e in queste due dimensioni del talento dell’homo sapiens sapiens non ci sono discriminazioni. Per questo motivo invito i politici a visitare il Suq, miglioreranno loro stessi e conseguentemente il paese che pretendono di governare.”
Maria Pace Ottieri, associa al Suq la parola Contagio, in senso positivo, e a un certo punto scrive:
“Il Suq è stato tra i primi a riconoscere invece nei nuovi arrivati l’avanguardia di un fenomeno cronico e non occasionale, che ci avrebbe accompagnato per molti decenni perché appartiene alla Storia e non alla cronaca. Il Suq non ha mai guardato all’Altro astratto e ideologico, ma agli altri concreti, che vivono le stesse esperienze, cogliendo da subito nella loro presenza l’occasione di un esperimento lungimirante per tutta la città. Se anche le cosiddette istituzioni avessero saputo vedere la forza di questo contagio immaginativo e vantaggioso, il Suq ora avrebbe una casa e un sostegno stabili”.
Chef Kumalè, naturalmente, parte da Cibi per raccontare come tutte le cucine sono figlie della mescolanza, dell’intreccio di saperi e sapori, dove tutto si confonde per trasformarsi in qualcosa di nuovo, di unico, di meraviglioso, così come accade alla musica e all’arte. (…) Gli italiani, lo si sa, amano farsi prendere per la gola e al Suq l’elemento cibo non è mai stato fine a sé stesso, è sempre stato uno strumento per mettere a confronto identità e differenze tra popoli e culture. Non esiste infatti un solo piatto al mondo che non sia frutto dell’incontro e dello scambio, avvenuto nel corso dei secoli, nello spazio e nel tempo, tra genti diverse
Nando Dalla Chiesa ha scelto la parola Evoluzione, perché conoscere il Suq gli ha fatto cambiare idea sul significato stesso della parola. “Da allora per me Suq è luci sul mare, apertura e fiducia, cultura in movimento, credito ai diversi. Di più, perfino di più, che “accoglienza” e “condivisione”. Prova che sono sempre le cose e le esperienze a fare le parole. Per me è stata una lezione. L’ennesima che ho appreso in un cammino ormai lungo. E che quella donna di teatro, Carla Peirolero, ha impresso – credo per sempre – nel mio esigente rapporto con il vocabolario.
Pippo Delbono sceglie Poesia e ricorda una serata al Suq, non l’unica perché ha partecipato a più edizioni “Ma la serata che mi ha più emozionato è stata quella con il grande poeta palestinese Mahmud Darwish. Ero stato in Palestina con la mia compagnia nel 2002 e avevamo anche incontrato Arafat. Quando Darwish è venuto al Suq nel 2008, lui leggeva le sue poesie in arabo e io le leggevo in italiano. (…) Quella sera le due lingue, con i loro ritmi, hanno danzato insieme. E ho capito ancora una volta che l’essenza della poesia è l'incontro.
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Possiamo tornare alla domanda sul film tuo che ancora "ti prende”, anche se solo nel ricordo? Un film dura un anno, dura tanto, e allora sì, il ricordo che io ho di un film è un ricordo di natura sentimentale, il ricordo di un viaggio dentro la mia vita che ha portato incontri nuovi, amici nuovi, avventure, aneddoti, situazioni, attori e attrici che appaiono e scompaiono, che parlano un'altra lingua... Il giudizio sui film passati non è tanto legato a un risultato, perché non avendoli rivisti mi manca quel minimo di decenza critica per poterli giudicare. È un giudizio di natura sentimentale. È come se tu mi dicessi quali sono stati gli anni più belli della tua vita..
GOFFREDO FOFI INTERVISTA FEDERICO FELLINI
Sette n. 31, 3 settembre 1992
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carmelo bene e goffredo fofi conversano
_ https://slowforward.files.wordpress.com/2023/07/fofi-bene.mp3 _ fonte: https://youtu.be/D7nHT3bADmg _
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Oscar 2023: annunciate le shortlist di dieci categorie
Oscar 2023: annunciate le shortlist di dieci categorie - fuori Nostalgia di Mario Martone, ma entra in lista Alice Rohrwacher con Le Pupille Aspettando le candidature definitive per gli Oscar 2023, che verranno annunciate il 24 gennaio, mercoledì 21 dicembre sono state comunicate dall’Academy le liste in 10 categorie. A malincuore l’Italia non concorrerà come miglior film Internazionale; fuori Mario Martone con il film Nostalgia, che vede protagonista Pierfrancesco Favino. Ma a mantenere alto l’orgoglio nazionale sono Le Pupille di Alice Rorhwacher, un film prodotto da Carlo Cresto-Dina, dal Premio Oscar Alfonso Cuaròn e Gabriele Rodriguez, distribuito da Disney+. Nel cast Alba Rorhwacher e Valeria Bruni Tedeschi. La regista, felicissima di rientrare in lista nella categoria cortometraggi, ringrazia l’Academy così: “E’ una grande felicità sapere che Le Pupille siano state amate e si trovino in questa sezione. Sono felice per tutti noi che abbiamo lavorato con cura, passione ma anche leggerezza a questo film, per la bellissima famiglia di collaboratori che mi accompagna, sono felice per le bambine, per Alfonso Cuaron che ha desiderato per primo vedere questo film e sono grata a Goffredo Fofi che mi ha spinto a leggere questa storia, e ancora di più ad Elsa Morante che ha immaginato di raccontare i desideri, gli scandali e la necessità di ribellione attraverso la fiaba di una zuppa inglese”. Le shortlist in 10 categorie Miglior Documentario: All That Breathes All the Beauty and the Bloodshed Bad Axe Children of the Mist Descendant Fire of Love Hallelujah: Leonard Cohen, a Journey, a Song Hidden Letters A House Made of Splinters The Janes Last Flight Home Moonage Daydream Navalny Retrograde The Territory Miglior Documentario breve: American Justice on Trial: People v. Newton Anastasia Angola Do You Hear Us? Voices from a Plantation Prison As Far as They Can Run The Elephant Whisperers The Flagmakers Happiness Is £4 Million Haulout Holding Moses How Do You Measure a Year? The Martha Mitchell Effect Nuisance Bear Shut Up and Paint Stranger at the Gate 38 at the Garden Miglior film straniero: Argentina, Argentina, 1985 Austria, Corsage Belgium, Close Cambodia, Return to Seoul Denmark, Holy Spider France, Saint Omer Germany, All Quiet on the Western Front India, Last Film Show Ireland, The Quiet Girl Mexico, Bardo, False Chronicle of a Handful of Truths Morocco, The Blue Caftan Pakistan, Joyland Poland, EO South Korea, Decision to Leave Sweden, Cairo Conspiracy Miglior trucco e acconciature: All Quiet on the Western Front Amsterdam Babylon The Batman Black Panther: Wakanda Forever Blonde Crimes of the Future Elvis Emancipation The Whale Miglior colonna sonora: All Quiet on the Western Front Avatar: The Way of Water Babylon The Banshees of Inisherin Black Panther: Wakanda Forever Devotion Don't Worry Darling Everything Everywhere All at Once The Fabelmans Glass Onion: A Knives Out Mystery Guillermo del Toro's Pinocchio Nope She Said The Woman King Women Talking Miglior canzone originale: "Time" - Amsterdam "Nothing Is Lost (You Give Me Strength)" - Avatar: The Way of Water "Lift Me Up" - Black Panther: Wakanda Forever "This Is A Life" - Everything Everywhere All at Once "Ciao Papa" - Guillermo del Toro's Pinocchio "Til You’re Home" - A Man Called Otto "Naatu Naatu" - RRR "My Mind & Me" - Selena Gomez: My Mind & Me "Good Afternoon" - Spirited "Applause" - Tell It like a Woman "Stand Up" - Till "Hold My Hand" - Top Gun: Maverick "Dust & Ash" - The Voice of Dust and Ash "Carolina" - Where the Crawdads Sing "New Body Rhumba" - White Noise Miglior cortometraggio d’animazione: Black Slide The Boy, the Mole, the Fox and the Horse The Debutante The Flying Sailor The Garbage Man Ice Merchants It’s Nice in Here More than I Want to Remember My Year of Dicks New Moon An Ostrich Told Me the World Is Fake and I Think I Believe It Passenger Save Ralph Sierra Steakhouse Miglior cortometraggio live action: All in Favor Almost Home An Irish Goodbye Ivalu Le Pupille The Lone Wolf Nakam Night Ride Plastic Killer The Red Suitcase The Right Words Sideral The Treatment Tula Warsha Miglior sonoro: All Quiet on the Western Front Avatar: The Way of Water Babylon The Batman Black Panther: Wakanda Forever Elvis Everything Everywhere All at Once Guillermo del Toro's Pinocchio Moonage Daydream Top Gun: Maverick Migliori effetti speciali: All Quiet on the Western Front Avatar: The Way of Water The Batman Black Panther: Wakanda Forever Doctor Strange in the Multiverse of Madness Fantastic Beasts: The Secrets of Dumbledore Jurassic World Dominion Nope Thirteen Lives Top Gun: Maverick... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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“ A un viaggiatore di passaggio, questo 3 ottobre a Bolzano o in mezzo alle Dolomiti deve sembrare solo una bellissima giornata di questo incredibile e limpido autunno. Ma per chi ci vive, può essere una data fatidica: oggi, infatti, è l’ultimo giorno utile per «pentirsi» concesso a coloro che nel 1981 si sono sottratti alla schedatura etnica connessa, localmente, al censimento generale della popolazione. 5.000 apolidi etnici, che hanno rifiutato di schierarsi con il gruppo tedesco o italiano o ladino, perché non vogliono o non possono riconoscersi in alcuna delle tre gabbie etniche predisposte, come qui vengono polemicamente chiamate, devono entro oggi decidere se essere banditi da ogni carica pubblica, alloggio popolare, esame di bilinguismo e beneficio sociale, o se sottomettersi ad una ferrea costrizione che in provincia di Bolzano per legge dello stato italiano pretende di affibbiare la sua tessera etnica ad ognuno, pena l’esclusione dalla vita sociale regolamentata. Per chi oggi non «si dichiara», il primo treno utile – ribadiscono alla Provincia Autonoma – passerà nel 1991 quando si prevede di effettuare il prossimo censimento etnico ed i renitenti potranno, se credono, cambiare idea. E gruppo linguistico. Non sono stati molti finora, a pentirsi: la Provincia parla di 290 recuperati alla fede italiana e di 260 battezzati nel rito tedesco, ma è possibile che le numerose ed autorevoli minacce contro gli «obiettori etnici» sortiscano i loro effetti su parecchi. Anche perché il «certificato di appartenenza al gruppo linguistico» come burocraticamente si chiama (sigla: certificato DAGL-SGZE), è diventato davvero la tessera del pane in Alto Adige, senza la quale si finisce nella marginalità, a meno di non essere indipendenti da ogni istituzione, certificato e credito. “
____________
Brano tratto dall’articolo Glockenkarkopf vuol dire Vetta d’Italia?, pubblicato su «Reporter», 3 ottobre 1985, quindi raccolto in:
Alexander Langer, Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, a cura di Edi Rabini e Adriano Sofri, introduzione di Goffredo Fofi, Sellerio editore, Palermo, 1996.
#Alexander Langer#Il viaggiatore leggero#multiculturalismo#provincia autonoma di Bolzano#Alto Adige#Südtirol#Italia#etnonazionalismo#xenofobia#Europa#Dolomiti#Alpi#Goffredo Fofi#Adriano Sofri#Edi Rabini#apolidi#nazionalismi#conflitti etnici
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Una delle astuzie della società attuale è di aver convinto i poveri ad amare i ricchi, a idolatrare la ricchezza e la volgarità. In passato li si convinceva a sopportare la povertà con la forza o spaventandoli con l'inferno.
Goffredo Fofi
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