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Assisi: La Città della Pace e della Spiritualità. Un viaggio tra arte, fede e storia nel cuore dell’Umbria, alla scoperta della città di San Francesco e dei tesori artistici della Basilica
Assisi, situata nel cuore dell’Umbria, è senza dubbio una delle mete religiose più visitate in Italia e nel mondo.
Assisi, situata nel cuore dell’Umbria, è senza dubbio una delle mete religiose più visitate in Italia e nel mondo. Questa città non è solo un luogo di pellegrinaggio per i devoti di San Francesco, ma anche un importante centro culturale e artistico. Le sue architetture medievali, i suoi affreschi e la sua spiritualità unica creano un’atmosfera che pochi altri luoghi al mondo riescono a…
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Chiesa dei Domenicani, Bolzano, Italy
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
IL RINASCIMENTO PAGANO
Il momento più esaltante della storia dell’arte, quello per il quale opere di straordinario impatto visivo sono da secoli al centro dell’interesse di milioni di cultori e ammiratori, il “Rinascimento”, è l’espressione di un disagio e di una drammatica congerie di dottrine filosofico-religiose ed estetiche.
La loro declinazione nel riflesso delle opere d’arte segue una linea che tende a semplificare e riadattare: la rappresentazione delle divinità ripercorre la tradizione antica, come del resto è sempre avvenuto nell’iconografia cristiana, potenziando l’irrinunciabile visione antropomorfa fino a condurla alla visione impossibile del Dio creatore, raffigurato con le fattezze di un profeta o di un Zeus, declinandone la figura nell’armonia delle membra senza risparmiare pensino le terga.
La lunga rielaborazione del passato pre-cristiano, del mondo pagano, nel suo mutarsi in immagini, riassorbe modelli che saltano i confini del non rappresentabile – la mano di Dio che compare nell’affresco di Assisi con Giotto che racconta la rinuncia del Santo ai beni terreni; il Dio della Trinità di Masaccio in Santa Maria Novella a Firenze – proponendone una versione che possiede i tratti retorici e magniloquenti delle forme ideali umane, esse stesse manifestazione del divino.
Si tratta di un modello ineguagliato di plastica unità che pone nella stessa figura l’implacabilità di un potere sconfinato e la condizione morale della salvezza, tema centrale della riforma e della secessione protestante che cambiò le sorti dell’Europa.
Eppure, gli affreschi di Michelangelo nella Sistina, sono la manifestazione più estrema della fragilità di una visione cristiana ritenuta salda e incontrovertibile: segnano un clamoroso passo indietro nella ricerca delle ragioni di fede, immagini che riducono il “sacro” a presenza immanente e rinunciano a spiegarne la matrice, come fece Dante nell’ultimo verso del “Paradiso”: «L'amor che move il sole e l'altre stelle» (Paradiso, XXXIII, v. 145).
Non c’era amore nelle divinità pagane ma solo l’invincibile forza della loro sacralità.
Non c’è amore nelle figure della Sistina, ma solo la creazione concessa e l’empietà punita.
L’arte più ammirata è il frutto amaro di una visione agonizzante, confusa, febbrile.
Con le sue straordinarie doti, Michelangelo, più d’ogni altro, toglie il velo al “Rinascimento” nel suo tragico, profondo, delirante annientamento.
- Michelangelo Buonarroti (1475 - 1564): "Creazione degli astri e delle piante", 1511, particolare, volta della Cappella Sistina, Vaticano - In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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Docufilm: Urbs picta, Giotto e il sogno del Rinascimento
“Urbs picta, Giotto e il sogno del Rinascimento” è il documentario dedicato a Padova e alla straordinaria figura di Giotto propone un’analisi approfondita della ricca e complessa storia medievale della città veneta. Attraverso un viaggio visivo e narrativo, vengono esplorati non solo gli affreschi e le opere d’arte, ma anche il contesto culturale e politico che ha favorito la nascita e lo…
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Maestro della sala capitolare di Pomposa La Crocifissione intorno al 1320 Tempera e oro su tavola. 29 x 20,5 cm Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza, Madrid INV. 260 (1930.23) Il Maestro della Sala Capitolare di Pomposa prende il nome dall'insieme di affreschi che decorano la sala capitolare dell'Abbazia benedettina di Pomposa, edificio nei pressi della città di Ferrara. All'anonima personalità di questo pittore, Miklós Boskovits collega, tra le altre opere, oltre a questa tavola del Museo Thyssen-Bornemisza, una Vergine col Bambino appartenente al Metropolitan Museum of Art di New York e due dipinti del Museo del Louvre .
Questa tavola era nella collezione Thyssen-Bornemisza nel 1930, data in cui partecipò alla grande mostra di Monaco, tenutasi presso la Neue Pinakothek, dove questa importante collezione privata fu fatta conoscere al pubblico. Il dipinto fu quindi assegnato all'ambito di Giotto, attribuzione che Wilhelm Suida aveva proposto analizzando l'opera. Nei cataloghi successivi venne collegato ad un anonimo artista fiorentino, del 1350 circa, figurando come tale fino al 1989, quando Caroline de Watteville lo pubblicò nella guida alle opere esposte a Villa Favorita come opera del Maestro della sala capitolare di Pomposa.
L'artista, nonostante le ridotte dimensioni della tavola, organizza la sua composizione con numerose figure che distribuisce in due gruppi ai due lati della croce. Cristo al centro, morto e coperto da un generoso drappo di purezza, poggia i piedi su un grande piedistallo. Una scia di sangue corre lungo la base della croce per terminare sul teschio di Adamo. Nella crocifissione sono compresi quattro angioletti: uno, afflitto, prega mentre gli altri tre sono intenti a raccogliere in recipienti il sangue che sgorga dalle ferite del Redentore; sangue che, nel caso di ferite sulle mani, gocciola formando sottili fili, ma nella piaga del costato scorre con forza. Su un arido Golgota, l'artista ha collocato gli uomini con San Giovanni in primo piano, a destra, e le donne, con la Vergine svenuta, sorretta dalla Maddalena e una santa donna, che bilancia la composizione, a sinistra.
Tra i personaggi che accompagnano Cristo, Nicodemo è stato identificato nella figura barbuta di profilo, che occupa il bordo della tavola, e il centurione nel soldato dall'elmo alato che alza un braccio indicando Gesù. In questa processione si delineano, sullo sfondo dorato, alcune lance e la spugna legata a un ramo di issopo imbevuto dell'aceto che Cristo fu dato da bere. Questa Crocifissione faceva parte di un polittico da cui sono state riprese altre due scene: L'Incredulità di San Tommaso e L'Ascensione, entrambe al Museo del Louvre. Come racconto della quarta opera con cui si completerà questo repertorio di immagini, sono stati citati l'episodio di Cristo sulla via del Calvario e una Vergine col Bambino. Il retro del tavolo conserva tracce di un'antica decorazione marmorea. Mare di Borobia. Informazioni e immagini dal sito web del Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza.
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Uno dei più straordinari e rivoluzionari capolavori dell'arte trecentesca .... La cappella degli Scrovegni e i suoi meravigliosi affreschi di Giotto, Patrimonio Unesco 😍 PADOVA 🇮🇹
Foto di Daniela Merlino 👍
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Jacopo di Cione detto il Robiccia
Jacopo di Cione, detto Robiccia, è nato a Firenze nel quartiere di Santa Maria Novella nel 1325 da una famiglia di artisti, primo tra tutti il fratello Andrea di Cione detto l'Orcagna (da non confondere con Andrea di Cioni detto il Verrocchio), ma anche gli altri due fratelli, Nardo e Matteo, furono pittori e architetti. Si formò come artista presso la bottega di Andrea Pisano e in quella di Giotto di Bondone, assieme ai suoi fratelli Andrea, Matteo e Nardo di Cione con i quali collaborò tutta la vita tranne nel periodo che va dal 1366 e il 1368 in cui lavorò da solo. In quel periodo realizza gli affreschi nel palazzo dell'Arte dei Giudici e Notai. Ricordiamo una pala d'altare "La Crocifissione" un dipinto a tempera e oro su tavola che, dall'attuale via del Proconsolo, passò per svariate mani fino a quelle del reverendo Jarvis Holland Ash che nel 1896, dopo la sua morte, lasciò alla National Gallery di Londra dove ancora oggi è conservato. Alla morte del fratello Nardo di Cione nel 1368 Jacopo è nominato erede al pari dei suoi fratelli Andrea e Matteo. Quando morì il fratello Andrea (l'Orcagna), sempre nel 1368, svariate commissioni rimasero incomplete e fu Jacopo che le terminò. Tra queste i dipinti della "Vergine e di San Matteo" per Orsanmichele e la grande tavola con "S. Matteo e quattro storie della sua vita" (conservata agli Ufizi) che era stata commissionata nel settembre 1367 dai consoli dell'arte del cambio. Mel 1369 era impegnato in decorazioni ad affresco nella sede della Misericordia presso l'oratorio del Bigallo a Firenze. Jacopo di Cione era iscritto dal 12 gennaio 1369 all'Arte dei Medici e Speziali e ne divenne console nel 1384, 1387 e 1392.
Tra le varie collaborazioni fu sovente quella con il pittore Niccolò di Pietro Gerini con cui dipinse l'altare della chiesa di San Pier Maggiore commissionata dalla famiglia Albizi. Anche buona parte di queste opere, i dodici pannelli principale, sono conservate alla National Gallery di Londra. Assieme a Niccolò Gerini realizzò anche l'affresco dell'"Annunciazione" nel Palazzo dei Priori a Volterra e L'"Incoronazione della Vergine" che fu commissionato dalla zecca fiorentina. Tra il 1378 e il 1380 Jacopo di Cione lavorò con l'ultimo fratello rimasto, Matteo, presso Santa Maria del Fiore all'epoca ancora in cantiere. Durante questo periodo anche Matteo morì e Jacopo lo sostituì nella scelta dei marmi da impiegare nel rivestimento esterno del Duomo. Jacopo di Cione morì a Firenze nel 1399. E con questo ho voluto ricordare un antico cugino...
Jacopo Cioni Gran Cerusico Read the full article
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Padre Fortunato, Paolucci fu il genio della Basilica di Assisi
Antonio Paolucci fu il “genio” del restauro della Basilica superiore di Assisi, dove il 26 settembre 1997 il terremoto fece crollare parte delle volte, uccidendo due frati e due tecnici della soprintendenza e sbriciolando in 300mila frammenti gli affreschi di Giotto giovane e Cimabue. A ricordare così, con l’ANSA, il commissario straordinario governativo per la chiesa morto a Firenze è padre Enzo…
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Lo Scatto di Giotto. La Cappella degli Scrovegni nella fotografia tra ‘800 e ‘900
Scoprire Giotto negli straordinari affreschi della Cappella degli Scrovegni di Padova attraverso le sue riproduzioni fotografiche
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Napoli: ecco i luoghi più gettonati del capoluogo campano
Napoli si conferma tra le mete più gettonate per una vacanza in Italia, una città che è tipicamente mediterranea ma, nella sua bellezza marittima, racchiude anche secoli di storia e di tradizioni. La vista del Vesuvio che troneggia sul Golfo, il Monastero di Santa Chiara, il Duomo e il Palazzo Reale sono del resto soltanto alcune delle meraviglie partenopee tutte da scoprire. Per iniziare a esplorare le bellezze del capoluogo campano fin dall’arrivo in città è possibile lasciare le proprie valigie al sicuro guardando alla selezione di depositi per bagagli a Napoli di Bounce, realtà specializzata che si avvale esclusivamente di partner verificati, tutti collocati in posizioni strategiche e di interesse. Tutti i luoghi imperdibili di Napoli Basta recarsi vicino alla costa per ammirare uno dei paesaggi più riprodotti nelle guide turistiche: l'iconica immagine del Golfo di Napoli con il Vesuvio che svetta sullo sfondo. Inoltre, non si può non percorrere una via famosa come Spaccanapoli, così chiamata proprio perché divide in due il centro storico della città: e lungo questa strada s'incontra, ad esempio, il Monastero di Santa Chiara. Le maioliche all'ingresso del complesso donano una luce particolare alla costruzione e guidano fino alla basilica, che ha sfumature gotiche ben delineate. Al suo interno, celate purtroppo da alcune mani di stucco posate intorno al 1600, si intravedono affreschi che potrebbero essere opera di Giotto in persona. I lavori di ristrutturazione eseguiti a seguito della seconda guerra mondiale hanno consentito di rimettere ben in mostra anche lo spirito barocco del complesso, dal coro delle Clarisse alla tomba di Roberto D'Angiò. Ma una vacanza a Napoli non sarebbe completa senza una visita al suo Duomo, o Cattedrale di Santa Maria dell'Assunta, accanto alla quale sorgono anche il Battistero di San Giovanni in Fonte e la Basilica di Santa Restituta. La facciata del Duomo ha subito varie ricostruzioni, ultima delle quali fu quella a opera di Errico Alvino verso la fine del XIX secolo, trionfo dello stile neogotico. I dipinti e gli affreschi interni si snodano sulle tre navate, assieme alle opere marmoree. Ma Napoli custodisce una delle opere d'arte più suggestive mai create da mano umana, per la precisione da Raimondo di Sangro: il Cristo Velato, una rappresentazione tanto realistica di Gesù ricoperto dal suo sudario. Si trova nella Cappella di Sansevero, che al piano inferiore ospita anche le macchine alchemiche, riproduzioni estremamente fedeli del corpo umano. Le altre attrazioni da visitare durante una vacanza a Napoli Il Parco del Virgiliano, a proposito di panorami mozzafiato, viene chiamato non a caso anche Parco della Bellezza. Oggi, si definisce anche Parco della Rimembranza perché fa onore proprio a Virgilio. Le terrazze da cui affacciarsi sono molteplici e regalano punti di vista diversi, consentendo di spingere lo sguardo fin sulle isole di Capri e Ischia. Una delle piazze più grandi del Paese è Piazza del Plebiscito a Napoli, con i suoi circa 25 mila metri quadri di ampiezza: in effetti, le grandi manifestazioni cittadine si tengono spesso proprio qui. Lungo la piazza, poi, sorgono edifici importanti quali la Basilica di San Francesco di Paola, espressione di neoclassicismo, il Palazzo della Prefettura, il Palazzo Salerno, le statue equestri di Carlo di Borbone e Ferdinando I e il grande Palazzo Reale che ha ospitato viceré e stirpi borboniche. In copertina foto di Enzo Abramo da Pixabay Read the full article
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Basilica di San Francesco D’Assisi
• 1290
• 28 affreschi raffiguranti la vita di San Francesco D’Assisi
• aveva tre livelli, la cripta (con la tomba del santo), la basilica inferiore e la basilica superiore, le quali ospitavano affreschi di Giotto, Cimabue e Martini, tra i maggiori artisti del fine 200.
• presenta elementi gotici, l’assenza di eccessive decorazione riporta al romanico.
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Basilica di San Francesco von Miriam Lonardi via Flickr: Assisi (PG), Italia Pentax MX Auto Kepcor 28/2.8
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Classico e medievale. - Giotto
Negli affreschi Scrovegni, Giotto costruisce le immagini grazie alle ombre profonde. Le volumetrie dei personaggi vengono costruite in modo quasi monumentali degne della statuaria antica. Gli attributi iconografici rimangono tipici medievali.
Nelle scene che formano i cicli narrativi la gamma delle tonalità è ampissima, dai registri più cupi fino al bianco: il chiaroscuro nella sua forma più raffinata. Qui il medioevo “colorato” non è meno consapevolmente legato alla classicità, la pittura del mondo antico si era servita per secoli dei paesaggi chiaroscurali per dare corpo e volume alle figure umane e agli oggetti.
La riscoperta della prospettiva in pittura sia avvenuta a Firenze a opera degli artisti del primo Rinascimento. Infatti, l’antichità classica aveva creato una sorta di prassi che consentiva ai pittori di elaborare metodi di resa prospettica di estrema complessità, che nel corso del Medioevo erano stati progressivamente abbandonati a concezione dell’opera d’arte basata sul significato e sulla gerarchia delle immagini.
Così, gli artisti e teorici del 400 studiarono e recuperarono le esperienze dell’arte classica. Tutto questo non nacque improvvisamente dal nulla, già a cavallo tra il 200 e il 300 Giotto, nella basilica superiore di Assisi, aveva costruito un sistema spaziale nuovo per l’età medievale. Ma anche un altro grande pittore durante il 1288-90 aveva cominciato a sperimentare la costruzione di uno spazio pittorico “abitabile”: ovvero il Maestro di Isacco, autore di un dittico con le Storie del patriarca sulla parete destra della navata. La conquista di questa nuova spazialità è, nel ciclo francescano di Assisi, chiaramente in una fase sperimentale. Tutti i passaggi come il Presepe di Greccio e la Predica davanti a Onito III sfoceranno nel rigoroso e coerente trattamento spaziale degli affreschi della cappella dell’Arena. Tra Assisi e Padova si collocano altre opere che segnano ulteriori tappe fondamentali del percorso giottesco, tra cui: il Crocifisso a Santa Maria Novella (Firenze) e la Madonna, detta d’Ognissanti agli Uffizi (Firenze).
Assisi, Roma, Rimini, Padova, Milano, Firenze e altrove sono tappe di un percorso artistico che ha pochi confronti nella storia. Un percorso che proprio negli affreschi di Padova mostra il livello massimo di ricerca e innovazione, sia dal punto di vista tecnico che da quello della rappresentazione dei sentimenti. Vi domina il “tema dello sguardo” diverso dal gotico francese, in Giotto si incarna in sentimenti che si muovono in uno spazio psicologico vastissimo, raggiungendo intensa drammaticità. Gli affreschi di Padova segnano un fondamentale punto di maturazione nel percorso artistico di Giotto, una sorta di “punto di non ritorno” non solo per lui, ma l’intera storia della pittura occidentale si troverà a seguire un percorso evolutivo già tracciato nelle sue linee-guida fondamentali.
tratto da "Giotto, il compianto del Cristo morto" di Alessandro Tomei, piccola biblioteca del Sole 24 ore
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