#Giacomo poretti
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bizarrobrain · 8 months ago
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esmaniottoart · 1 year ago
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"OH! OH! OH!"
Gialappa's Sketch_Tafazzi. Pencils, 2019.
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ninocom5786 · 2 years ago
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sslimbo · 3 months ago
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andre83us · 2 years ago
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«La fantasia è ciò che ci tiene aperti, che ci reinventa»
Siamo andati ad ascoltare Giacomo Poretti alla presentazione del suo spettacolo al Teatro Comunale. Ecco cos’ha detto su lavoro in ospedale, covid e trio… L’esistenza è un «gioco serio», nel quale conta saper gestire i momenti in cui l’ironia è importante, se non necessaria, e quelli, invece, dove la commozione e l’empatia debbono semplicemente imporsi. Anche questo, in un certo senso, ha…
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forzadiavoloale · 1 year ago
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Maldini: “Milan senza amore e ideali. La storia non si cancella”
di Enrico Currò
Paolo Maldini, perché ha aspettato quasi 6 mesi per rompere il silenzio dopo il suo licenziamento e quello del ds Massara?
“Perché avrei parlato troppo di pancia. Ma ora è maturo il tempo per analizzare quanto è accaduto con quella serenità che la distanza temporale permette. Mi piace essere onesto e prendermi le mie responsabilità, ma vorrei che le cose venissero considerate nella loro effettività e valutate nella maniera giusta. Farei subito una premessa”.
Prego.
“Sarò per sempre grato a Leonardo, che mi ha chiamato nel 2018, al fondo Elliott, che mi ha fatto firmare il primo contratto e a Redbird che me lo ha rinnovato, anche se con qualche difficoltà. In questi 5 anni ho imparato tanto, ho avuto relazioni personali e professionali che mi porterò dietro per sempre e sono anche cresciuto in un ruolo completamente diverso, il che non era scontato: la regola è che spesso il grande calciatore non riesca a fare quel salto di qualità. Ci sono persone che sono di passaggio in istituzioni come il Milan, nel mondo dei club di calcio di profilo internazionale, e che non hanno un reale rispetto della sua identità e della sua storia. Non sono incaricate e non si muovono per dare una visione per le nuove generazioni di tifosi. Spesso sono manager che vengono a lavorare in un grande club di grande prestigio e popolarità anche per migliorare il proprio curriculum e poi andare da un’altra parte. Per contro, invece, ci sono persone che hanno a cuore tutte queste cose, molto più a lungo termine e molto più legate agli ideali che il club, nel corso della sua storia, ha insegnato a tanti, sul campo e fuori. Purtroppo, nel calcio professionistico moderno, la popolazione della prima tipologia di persone sta diventando sempre più numerosa. Io credo che bisognerebbe tenersi stretto chi è portatore di ideali e orienta il proprio lavoro per salvaguardarne valori e identità”.
Non si aspettava il divorzio?
“Se il Milan è stato venduto a 1,2 miliardi di euro e la proprietà vuole cambiare l’organigramma, ne ha il diritto. Anche in questo caso, però, le modalità sono importanti e tante cose non sono andate come sarebbe stato doveroso, per rispetto delle persone e dei loro ruoli. Ho dovuto discutere per trovare un accordo e per non rinunciare ai miei diritti, ma avevo detto subito all’ad Furlani che l’ultima cosa che avrei voluto era un contenzioso con il club: vi rendete conto, gli ho spiegato, che sarebbe la seconda causa di una leggenda del cub al gruppo proprietario del Milan in due anni, dopo quella (persa!) con Boban? Una cosa è certa: il mio amore per il Milan sarà sempre incondizionato. Da figlio di Cesare. Da ex capitano. Da papà di Christian e Daniel, che al Milan sono passati. E poi anche da dirigente: sono stati cinque anni fantastici”.
A giudicare dai cori per lei, nello spettacolo teatrale di Giacomo Poretti cui ha preso parte a Milano, il pubblico ha capito.
“Spesso si pensa che il pubblico non capisca e che si faccia condizionare dalla comunicazione, magari studiata a tavolino, ma per fortuna così non sembra. È inutile nascondere che tutti quelli che hanno avuto a che fare con la galassia Milan in questi anni siano stati indirizzati nel veicolare sui media compiacenti una certa storia: chi dice il contrario sa di mentire a se stesso. Io ho pensato agli interessi esclusivi della squadra (e perciò del club, dal momento che la squadra rappresenta l’asset principale di una società sportiva), credendo che i risultati avrebbero avuto la meglio su una narrazione proposta senza curarsi del fatto che corrisponda o meno alla realtà. E la verità è che spesso ex calciatori come me, Boban e Leonardo, hanno sempre esercitato il proprio ruolo in piena autonomia di giudizio, ma senza mai travalicare i rispettivi ambiti di competenza. Aggiungo che questa indipendenza deve sempre contraddistinguere noi stessi, che quasi certamente non potremmo farne a meno, anche quando assumiamo ruoli o responsabilità manageriali. Si chiama, se non sbaglio, professionalità”.
Secondo Gerry Cardinale, l’azionista di controllo del Milan, lei era un individualista, allergico al lavoro di gruppo.
“Appunto, direi che confonde l’individualismo con la volontà di essere responsabile nel prendere le decisioni previste dal mio ruolo e magari nel pagarne le conseguenze, trascurando peraltro le prerogative che il contratto, che lui ha firmato, mi attribuiva. Io non mi sono mai sottratto al confronto: il confronto quotidiano stimola l’ingegno e apre a visioni diverse. Siamo spesso circondati da persone che ci danno sempre ragione: avere amici o colleghi che sfidano le tue certezze è una benedizione. In questi cinque anni ho capito che la capacità di assumere e gestire responsabilità personali, cioè individuali, non è così comune. Chi ha giocato a calcio ad alto livello ha meno paura di fallire, essendo stato giudicato per tutta la vita ogni tre giorni. Questo rappresenta un grande vantaggio e ha un grande impatto su un’azienda, ma può non essere gradito a chi non è aperto al confronto e non condivide neppure l’idea anche di rispondere dei propri errori, che per me è normalissima, sana, dialettica di ogni gruppo dirigente che si rispetti. Io ho sempre voglia di imparare: alcune cose del passato, ad esempio alcune critiche al Milan, oggi non le farei più, perché ho capito che cosa vuol dire gestire l’ area tecnica di una società ambiziosa, a livello globale, nello sport professionistico”.
Da che cosa erano dettate quelle critiche?
“Più dal sentimento che dalla ragione e sinceramente dalla poca esperienza: certe dinamiche, fino a quando non sei dall’altra parte, non puoi capirle. Il primo anno l’ho passato ad ascoltare e imparare, era apprendistato. Nei primi 6 mesi mi sentivo inutile, ma Leonardo mi diceva: stai solo imparando. Non è facile avere come interlocutore un fondo americano o un Ceo sudafricano: la mia visione del calcio, rispetto al 2018, è stata stravolta. Ma lo ripeto: non ho mai avuto, né avrò mai paura del confronto”.
E sul mercato?
“È stato veicolato il concetto che io e Massara siamo stati allontanati perché non condividevamo obiettivi e strategie di mercato: niente di più lontano dal vero. Anche da un punto di vista formale. Infatti, se parliamo delle condizioni di ingaggio, non ho mai avuto potere di firma neanche per i prestiti. Ogni giocatore che è stato preso è stato scelto da me, Boban e Massara, ogni scelta condivisa con l’ad e con la proprietà. Ma la firma era sempre di qualcun altro che avallava l’operazione. Più o meno sono 35-40 i giocatori del nostro ciclo e io non ho firmato i contratti per nessuno di loro, neanche per quelli in prestito, perché non avevo il potere di firma, non l’ho mai voluto. Anzi, tante soluzioni proposte non sono state approvate: mi è stato detto di no tantissime volte. Capita. A volte mi dicevano semplicemente di no, a volte veniva ridimensionato il budget. Nelle riunioni sentivo spesso: “Io non capisco niente di calcio”, ma alla fine c’era sempre un però. Non sono nato ieri, ho abbastanza esperienza per capire che sia normale una certa differenza di vedute, a volte anche un’interferenza da parte della proprietà nelle scelte tecniche dell’area sportiva, che poi, nel caso specifico, è il core business dell’azienda, tale da spostare gli equilibri finanziari. Tuttavia essere accusato di non avere voluto condividere non lo trovo affatto giusto. E poi io penso che le proprietà, specialmente se straniere, non abbiano ancora raggiunto una piena consapevolezza di quali siano la mole e il tipo di lavoro svolti all’interno del club dalle varie aree, in particolare da quella sportiva, soprattutto nel mercato italiano. Preciso che tutti i giocatori che sono arrivati sono stati approvati da me: non mi è stato mai imposto niente e nessuno, anche perché me ne sarei andato il giorno dopo. Per lo stesso ingaggio di Zlatan, a suo tempo, erano servite parecchie riunioni”.
A proposito di Ibrahimovic, pensa che tornerà al Milan?
“Non lo so, non conosco i termini della questione, né l’eventuale ruolo, leggo che sarebbe indicato come consigliere personale di Cardinale. Quello che gli posso suggerire è di seguire il mio stesso percorso: all’inizio sarebbe logico osservare e imparare prima di agire”.
Anche se la ferita sarà dolorosa, può tornare a quel 5 giugno fatidico?
“Gerry Cardinale mi ha chiamato per colazione e dopo un commento sull’addio al calcio giocato di Zlatan mi ha detto che voleva cambiare e che io e Ricky Massara eravamo licenziati. Gli ho chiesto perché e lui mi ha parlato di cattivi rapporti con Furlani. Allora io gli ho detto: ti ho mai chiamato per lamentarmi di Furlani? Mai. C’è stata anche una sua battuta sulla semifinale di Champions persa con l’Inter, ma diciamo che le motivazioni mi sono sembrate un tantino deboli. Le cosiddette assumptions, gli obiettivi sportivi ed economici di inizio stagione, erano state clamorosamente superate”.
Quali erano?
“Ipotizzando l’eliminazione dalla Champions, qualificarsi per la Champions successiva e passare un turno in Europa League”.
Il club dava per scontato che in Champions la squadra non avrebbe passato la fase a gironi?
“Erano previsioni molto conservative, che tra l’altro sono stata riconfermate quest’anno anche dopo la campagna acquisti importante di quest’estate. Ma nella scorsa stagione, a livello economico, la semifinale ha portato almeno 70 milioni di introiti in più, oltre all’indotto derivante da sponsorizzazioni e ticketing, settori in cui abbiamo battuto record su record. Non è un caso che poi l’ultimo bilancio porti il segno positivo. Quel bilancio è riferito alla stagione 2022-2023. Siamo andati ben oltre il risultato sportivo, era impossibile imputarmi di non aver centrato gli obiettivi”.
Cardinale eccepiva?
“Cardinale l’ho incontrato di sfuggita in occasione di qualche partita di Champions, ma nell’arco di un anno ho avuto solo una chiacchierata su come andasse la gestione sportiva. Mi ha scritto 4 messaggi per i vari passaggi del turno, senza neanche chiamarmi. La prima cosa che mi ha detto, quando ci siamo conosciuti, è stata che dovevamo fidarci l’uno dell’altro, ancora prima di conoscerci di più, perché non avevamo tempo. Io mi sono fidato e sinceramente come è andata è noto a tutti. Io credo che la decisione di licenziare me e Massara fosse stata presa molti mesi prima. E a posteriori mi vedo costretto a riconsiderare il rapporto con alcune persone, che lavoravano con me e che sicuramente, mi riesce difficile immaginare il contrario, erano già al corrente di quella decisione. D’altronde il contratto, di due anni con opzione di rinnovo, mi era stato rinnovato solo il 30 giugno 2022 alle 22. Credo che all’epoca sarebbe stato troppo impopolare mandarci via, perché avevamo appena vinto lo scudetto”.
Che cosa le disse la società?
“Cardinale voleva vincere la Champions. Io gli dissi che era necessario un piano triennale per pensare a quell’obiettivo e lui mi propose due anni più opzione di uno. In quel momento chiesi due anni: pensavo che ci sarebbe stato tempo, dopo, per discutere di piani. Se poi fosse stato contento, mi avrebbe proposto il rinnovo lui”.
È vero che a febbraio 2023 lei aveva presentato un piano triennale di sviluppo?
“Verissimo. In 3-4 mesi, da ottobre a febbraio, l’ho preparato con Massara e con un mio amico consulente. Erano 35 pagine: raccontavo i 4 anni trascorsi e gli obiettivi, secondo una strategia sostenibile economicamente, ma con la necessità di un salto di qualità”.
Risposte?
“Nessuna. Ho mandato il piano a Cardinale, a due suoi collaboratori molto stretti, con uno dei quali si tenevano call settimanali ogni lunedì alle 18, e all’ad Furlani. Non ho ricevuto alcuna risposta. Forse non abbiamo ascoltato il campanello d’allarme perché eravamo concentrati sulle tante cose che il mio ruolo e quello di Massara prevedono. Dopo avere acquistato circa 35 giocatori ci viene contestato l’ingaggio di De Ketelaere, che peraltro aveva 21 anni, un’età in cui non sempre l’adattamento è immediato. Chi ha giocato a calcio sa che non sempre si è strutturati a quell’età per sostenere un salto così importante come quello fatto da Charles: i ragazzi vanno aspettati, aiutati, coccolati e ripresi, continuamente. Chi pensa che il lavoro dell’area sportiva sia solamente quello di fare mercato sbaglia tutto: allenatori, calciatori e staff hanno bisogno di supporto continuo. Spesso si scommette solo sul talento senza sapere come svilupparlo, gli esempi più lampanti sono Chelsea e Manchester United: grandissimi investimenti sul mercato e gestione insufficiente portano a risultati molto scadenti. Non sempre il talento viene riconosciuto, quando si scommette su potenzialità di ragazzi giovani il rischio di insuccesso è molto alto. Dopo appena 3 mesi di lavoro, Boban e Massara ed io fummo chiamati a Londra da proprietà e Ceo e praticamente esautorati, delegittimati ad esercitare i nostri ruoli, perché i vari Leao, Bennacer e Theo non piacevano. Noi sapevamo che il Leao del Lille poteva diventare una stella, ma che gli sarebbe servito un percorso e la stessa cosa valeva per Theo, Ismael e per tutti quelli che sono arrivati successivamente. Ricordiamo sempre da dove siamo partiti”.
Vuole riassumere?
“Nel 2018-19 avevamo una squadra avanti con gli anni e poco performante, erano ormai sei anni che il Milan non si qualificava per la Champions League. Il valore complessivo della rosa era di circa 200 milioni e il monte ingaggi di 150. La ristrutturazione, con giocatori giovani, è stata fatta in 4 anni con una spesa al netto delle cessioni di 120 milioni, 30 a stagione e 15 per sessione. Il valore della rosa è passato a circa 500 milioni, il monte ingaggi è sceso il primo anno a 120 e poi a 100 per i tre successivi, anche se, come spiegavo nel piano strategico, il taglio degli stipendi aveva portato al mancato rinnovo di giocatori come Çalhanoglu e Kessié, con i quali avremmo avuto un centrocampo tra i più forti d’Europa. Alla fine della stagione scorsa contavamo tre partecipazioni di fila alla Champions, uno scudetto vinto dopo11 anni, una semifinale di Champions dopo 16 e un bilancio in positivo dopo 17 . Se si resta sempre sul filo, basta sbagliare una stagione per rovinare il lavoro fatto in quelle precedenti”.
Qual era il budget per il 2023-24?
“Nelle squadre di calcio in genere la previsione di budget va affrontata intorno a marzo, ma il mio settore, tra l’altro il più importante, era l’unico per il quale non se n’era ancora parlato. Più volte ho chiesto un incontro per parlare di numeri e strategie, dato che non si può aspettare giugno per programmare il mercato. Poi, 4 giorni prima del licenziamento, Furlani mi ha comunicato molto imbarazzato che il budget sarebbe stato molto basso. A prescindere da come è finita, io sono contento per il Milan e i suoi tifosi per almeno due cose: il budget di spesa sul mercato, dopo la nostra partenza, è finalmente raddoppiato, al netto cioè della cessione di Tonali, e il monte ingaggi è finalmente cresciuto, in linea con il piano che avevamo inviato. Il nostro documento strategico deve essere diventato improvvisamente fonte di ispirazione!”.
Avreste mai ceduto Tonali?
“Avremmo fatto tutto il possibile per non lasciarlo andare via, anche di fronte a un’offerta così importante. Non siamo mai stati totalmente contrari alla cessione di uno dei nostri calciatori importanti, ma non c’era neanche una reale necessità. Mi piace ricordare che spendemmo per acquistarlo una cifra pari a circa un quinto del valore di cessione di dominio pubblico e che anche in quel caso dovemmo discutere animatamente con Ceo e proprietà: nessuno di loro voleva comprarlo, neanche l’area scouting”.
Poi Tonali è incappato nel caso scommesse.
“Sono rimasto scioccato. Mi dispiace: non mi sono reso conto del suo disagio. Questo mi fa capire una volta di più che non si fa mai abbastanza per cercare di gestire e capire questi ragazzi. È una sconfitta anche per noi quello che è successo a Sandro”.
Colpa dei social?
“Ai giocatori dicevo spesso di distinguere la vita reale da quella dei social, anche quando si sentono attaccati e offesi da un mondo senza regole. Si deve aspirare a qualcosa di più radicato e profondo, anche se il “sentiment”, una parola che ho sentito spesso a Casa Milan e che mi fa sorridere, magari è un altro. Di sicuro, come abbiamo detto precedentemente, acquisti e cessioni sono solo una piccola parte del lavoro dell’ area sportiva”.
Qual è quello meno appariscente?
“Il lavoro con i giocatori. Con Leao, Theo Hernandez, Bennacer, Maignan, Kalulu, Thiaw, Tomori e molti altri, il vero lavoro è stato supportarli nel loro sviluppo. Se noi pensiamo che i giocatori non abbiano bisogno di supporto, sbagliamo. Sinceramente, quando oggi leggo che Theo e Leao sono il problema del Milan, dico che al mondo si può davvero raccontare tutto e il contrario di tutto: sono due campioni, ma la loro crescita non è ancora completata e necessitano di qualcuno che li aiuti. I giocatori hanno bisogno di tempo per maturare e di persone che parlino con loro: è anche il bello del nostro lavoro, è il frutto della nostra esperienza. Spesso ho fatto mente locale, pensando a me quando ero calciatore: allora non si usava, ma avrei avuto tantissimo bisogno di supporto. D’altronde, se l’equazione tra la spesa sul mercato e il risultato fosse corretta e infallibile, Psg, Chelsea e Manchester United avrebbero vinto tutto più volte”.
Nel Milan attuale manca una figura del genere: tutto ricade sulle spalle di Pioli.
“Innanzitutto Stefano andrebbe ringraziato sempre dai tifosi milanisti, il suo lavoro è stato fondamentale per la crescita dei giovani calciatori che sono arrivati al Milan, li ha fatti giocare e li ha aiutati a diventare quello che sono adesso, è stata una figura chiave delle nostre fortune. Vorrei ricordare però che l’allenatore è una tra le persone più sole del mondo del calcio. Dargli compiti che esulano dai suoi lo renderà sempre più solo, se non verrà supportato”.
Avrebbe voluto sostituire Pioli con Pirlo?
“Il ruolo di responsabile dell’area tecnica nel settore sportivo impone di avere incontri e confronti frequenti. Sono un momento di crescita generale, se avvengono con toni rispettosi, come è sempre successo. Ci stavamo già confrontando per la stagione successiva. Siamo stati noi a rinnovare il suo contratto fino al 2025, perché lo meritava. Se ci fosse stata, come negli anni passati, un’unità di intenti e visioni con gli obiettivi societari, non vedo perché l’avremmo dovuto cambiare”.
Il presidente del Milan, Paolo Scaroni, ha dichiarato che senza di lei adesso il gruppo di lavoro è unito.
“Mi dà fastidio come si raccontano le cose. Il Milan merita un presidente che faccia solo gli interessi del Milan, insieme a un gruppo dirigenziale che non lasci mai la squadra sola. La condivisione e il supporto sono principi da attuare nei momenti belli come in quelli brutti. In questi anni non ho mai percepito una chiara condivisione di che cosa voglia dire lavorare di squadra: non mi ha mai ha chiesto se ci fosse stato bisogno di due parole di incoraggiamento ai giocatori e al nostro gruppo di lavoro, in pubblico o in privato. Mai ho ricevuto supporto nei tanti momenti difficili. Anzi. In tribuna l’ho visto spesso andare via quando gli avversari pareggiavano o passavano in vantaggio, magari solo per non trovare traffico. Mentre me lo ricordo puntualissimo in prima fila, quando abbiamo vinto lo scudetto: per questo non so che cosa si sia voluto dire con l’espressione “gruppo unito senza” di me. Ma è evidente che io ho un concetto diverso di condivisione e di gruppo. Posso dire che la stessa cosa è avvenuta anche con i due Ceo Gazidis e Furlani”.
Che cosa pensa dei famosi algoritmi?
“La narrazione su questo tema mi ha fatto un pochino sorridere: non c’è bisogno di scomodare gli algoritmi per prendere Loftus-Cheek, Pulisic e Chukwueze, basta utilizzare per il mercato i soldi che una società che finalmente fattura 400 milioni merita. Non si possono paragonare le quattro annate precedenti con l’ultima, abbiamo combattuto sul mercato con armi diverse, ma mi fa piacere che adesso non ci sia più il freno a mano tirato. Detto ciò, abbiamo sempre utilizzato l’intelligenza artificiale, strumento ormai indispensabile in qualunque attività, senza tuttavia pensare ragionevolmente che una società sportiva possa essere gestita da un algoritmo. Le molteplici variabili del calcio non lo consentirebbero. È forse per questo che ancora questo sport appassiona milioni di persone”.
Lei ha detto di avere imparato ad apprezzare la cosiddetta sostenibilità.
“Sì, è stata una sfida. La sostenibilità mi ha conquistato: avevamo poche possibilità di riuscita, ma è stato molto sfidante tagliare del 30% il monte ingaggi, rinnovare la rosa e aumentare il valore dei calciatori arrivando allo scudetto e a 3 anni di Champions, dopo 7 senza. L’ho fatto con Boban e Massara, attraverso condivisione di principi, di conoscenza ed esperienza, e utilizzando anche strumenti, legati alle statistiche, che io e Zvone conoscevamo meno rispetto a Ricky. Pensiamo che siano parte di una decisione finale che deve essere presa da persone che abbiano una visione completa”.
Il nuovo stadio è davvero così centrale per il salto di qualità?
“Lo stadio è stato un motivo di scontro. Io non potevo mettere la faccia su un progetto da 55-60 mila posti, quasi tutti corporate e con pochissimi biglietti popolari. Non potevo lasciare un’eredità così alle nuove generazioni milaniste. Non potevo supportare questo piano. Ho lottato per fare capire che serviva uno stadio più grande e con parte di posti accessibili a tutti. La media di oltre 70 mila spettatori a San Siro, la scorsa stagione, dimostra che avevo ragione”.
Qual è la sua idea?
“Un nuovo San Siro moderno e accogliente è fondamentale. L’idea che lo stadio nuovo dia 80 milioni in più da investire sul mercato è da rivalutare, come dimostrano i numeri della stagione scorsa. Quando raccontavo le potenzialità e l’unicità che ha il Milan rispetto ad altri club, probabilmente suscitavo ilarità. Ma io so che è così. Se ci fosse la possibilità, e in questo il sindaco è assolutamente responsabile, lo stadio lo farei a San Siro, magari ancora con l’Inter. Dopo 5 anni non solo non c’è il primo mattone, ma non sappiamo neanche dove si farà lo stadio: non mi sembra un gran successo. Quella del nuovo San Siro sarebbe anche una grande occasione per la rivalutazione dell’area: è verde destinato ai cittadini di una zona di Milano che rischia l’abbandono. Milano, negli ultimi 10 anni, è ridiventata trainante in Europa perché abbiamo superato vecchie barriere mentali. Dobbiamo avere paura del degrado, non del futuro. L’attuale San Siro è iconico, ma rendiamoci conto che sono stati i grandi campioni che ci hanno giocato a renderlo tale. È ancora fantastico dal punto di vista sportivo, ma serve una nuova storia: il passato è passato, Milano ha sempre guardato al futuro”.
Nel passato il Milan aveva molti più giocatori italiani.
“I ragazzi italiani devono avere più coraggio, devono darsi una mossa. Se occorre, devono andare anche a giocare di più all’estero, dove i giovani vengono buttati nella mischia. Li fanno giocare e loro devono dimostrare di essere all’altezza. In Italia li teniamo spesso nella bambagia”.
Conferma di avere pensato a Messi?
“Confermo che ci abbiamo pensato. Dopo il Barcellona era libero e il club ha fatto fare una proiezione sull’indotto del suo ingaggio. Era un’operazione fattibile, ci avrebbe aiutato il decreto crescita. Ne valeva la pena. Ma quando ho sentito Leonardo, ci ha detto che l’affare col Psg era già molto avanti ed è rimasta solo un’idea”.
Paolo Maldini dirigente in Arabia Saudita: è solo una suggestione?
“Per il mio lavoro le alternative al Milan sono molto limitate. Non potrei mai andare in un’altra squadra italiana, eventualmente valuterei solo l’offerta di una squadra straniera di alto livello. A me piace vincere e costruire. L’Arabia potrebbe essere una opzione stimolante, chissà”.
Resterà nel board Uefa di ex campioni e allenatori per le riforme tecniche del calcio?
“Sì. L’idea di Boban è azzeccata. Continuerò. Nel confronto tra arbitri, capi arbitri, ex calciatori e allenatori su determinate regole, mi ha impressionato la quasi unanimità dei calciatori, con grande sorpresa degli arbitri. Il distacco è evidente, la prospettiva è diversa, il calciatore capisce l’intenzionalità del gesto. L’esempio è il fallo di mano: il 95% di allenatori ed ex calciatori la pensavano alla stessa maniera. Io sono per interrompere le partite il meno possibile: lo spettacolo non è interrompere, però si deve imparare ad accettare anche l’errore. Quanto agli infortuni, si gioca troppo, ma la voce del calciatore non viene mai ascoltata”.
Dai 10 ai 41 anni al Milan da giocatore, dai 50 ai 55 da dirigente: la storia si è davvero interrotta?
“Non so, il legame è troppo forte e tale resterà per sempre: la storia non si può cancellare. Non credo che da dirigente avrei lavorato da un’altra parte. Non avrei iniziato altrove a fare il dirigente, 9 anni dopo avere smesso di giocare. Non stavo aspettando l’offerta, la vita andava avanti. C’era stato qualche abboccamento con Barbara Berlusconi e poi con Fassone e Mirabelli. Se fossero arrivate le giuste condizioni, avrei forse accettato e così è stato con Elliott. Io voglio solo dire grazie alla vita che mi ha dato questa opportunità e al Milan che per l’ennesima volta mi ha dato la chance di fare qualcosa che mi ha dato una soddisfazione personale, relazionale, che mi ha riempito il cuore. Provo affetto per quello che è stato costruito, per i ragazzi che abbiamo preso e plasmato, per i loro genitori. Ho ricordi indelebili con persone di alto livello morale: Leo, Zvone, Ricky, Virna, Angelo, Marina e Antonia, solo per citarne alcuni, anche gli altri sanno che rimarranno sempre nel mio cuore”.
Poi è arrivato il 5 giugno.
“E adesso leggo la rappresentazione di una nuova era, di un Berlusconi 2: un ripassino della storia italiana, politica e imprenditoriale degli ultimi 40 anni, forse farebbe bene a tutti. L’ho detto quel giorno stesso, prima del mio congedo: oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan”.
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elbovari · 21 days ago
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E così domani ti sposi.
Sì ma...niente di serio!
Tre uomini e una gamba, Aldo Baglio, Giacomo Poretti, Giovanni Storti, Massimo Venier (1997)
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goolden · 1 year ago
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ma perché io vengo a sapere solo ora che Giacomo Poretti conduce un podcast?! adesso voglio ascoltarmelo tutto ma devo fare quei corsi aziendali brutti e cattivi
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drking77 · 2 days ago
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Giacomo Poretti: Il Teatro degli Angeli, Inclusività e Speranza tra Arte e Fede
Giacomo Poretti ha inaugurato a Milano il Teatro degli Angeli, spazio multifunzionale privo di barriere architettoniche. Promuove inclusività con una scuola di teatro per persone con disabilità, riflettendo su arte, fede, speranza e spiritualità Giacomo Poretti, noto al grande pubblico per la sua carriera nel trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, ha recentemente inaugurato a Milano un nuovo…
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ladyswartzrot · 10 days ago
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Tafazzin is a protein that in humans is encoded by the TAFAZZIN gene.
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The protein was discovered in 1996 by Italian scientists Silvia Bione et al., after long and intensive work. Owing to the complex procedure required for the identification of tafazzin, the protein was named after Tafazzi, an Italian comedy character played by Giacomo Poretti who enthusiastically beats his groin with a plastic bottle, this as a symbol of masochism for the strenuous will to find it by the group of researchers.
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personal-reporter · 8 months ago
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Parole ed Arte 2024 a Pietrasanta
Sarà l’attore e scrittore Giacomo Poretti, come componente del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, con Vincenzo Trione, critico d’arte del Corriere della Sera e Luca Beatrice, nella doppia veste di padrone di casa e presidente della Quadriennale d’Arte di Roma ad aprire, con l’anteprima di mercoledì 29 maggio, nel salone dell’Annunziata, la seconda edizione del festival Parole ad Arte, promosso dal…
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stranotizie · 1 year ago
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L'attore parla con 'La Ragione' in occasione del nuovo spettacolo teatrale 'Condominio Mon Amour' "Per fortuna il mestiere del comico si potrà sempre esercitarlo, perché i comici sono ribelli e un po’ rivoluzionari: sicuramente troveranno il modo per opporsi a questa ipocrita censura". Lo dice Giacomo Poretti in un'intervista a 'La Ragione' parlando di cancel culture e politicamente corretto, in occasione dell'arrivo del suo nuovo spettacolo teatrale in coppia con Daniela Cristofoli, “Condominio Mon Amour”, al Teatro Oscar deSidera di Milano, dove sarà fino al 19 novembre. La dittatura del politicamente corretto "non mi piace - dice Poretti - È una forma di censura che non ci è mai piaciuta, è un’evoluzione storica. Si può dire quasi tutto e quindi ognuno si assume la responsabilità di ciò che dice, ma che a priori non si possano dire certe cose... è brutto, diciamo". Una moda che "ingessa la comunicazione e la rende ipocrita e poco sincera", un enorme ostacolo alla creatività. "Il portinaio è quello che rischia di più, ma guardando lo spettacolo capirete meglio…", aggiunge Poretti. Protagonista è il vecchio custode Angelo che svolge il proprio lavoro con dedizione presso la portineria di un condominio della “Milano bene”. Un giorno però la signora Caterina spalanca la porta d’ingresso e gli annuncia che sarà licenziato: la sua presenza non è più richiesta e verrà presto sostituito da un’app. Ma il buon Angelo non si farà intimidire... Un susseguirsi di situazioni comiche e poetiche a ritmo incalzante, ma non solo: "Soprattutto con la pandemia, abbiamo riflettuto tanto sul cambiamento che sta avvenendo nel mondo del lavoro. La nostra è una riflessione legata anche all’età: ho superato i sessant’anni, mia moglie Daniela ancora no ma siamo lì. Abbiamo costruito una commedia agrodolce cercando di sviscerare i temi dell’oggi: spesso si parla di superficialità delle nuove generazioni e di pretese assurde, secondo noi certe dinamiche vanno capite e problematizzate. Lo stile della comicità ci permette di esplorare tematiche spinose attraverso l’ironia", racconta Poretti alla vigilia della prima nazionale. Reduce dall’ennesimo grande successo cinematografico con gli amici di una vita Aldo e Giovanni, Poretti negli ultimi anni ha dedicato gran parte del suo tempo al teatro: "È sempre stato presente nella mia vita. Ho avuto la fortuna di fare cinema e televisione, ma il teatro è rimasto il nostro core business. Negli ultimi anni ognuno si è dedicato a percorsi propri, io ho deciso di tornare ‘a casa’". Spettacoli ma anche podcast, con il Poretcast (disponibile su Youtube) che sta raccogliendo grande successo: "Da plurisessantenne, quando è esplosa la moda dei podcast sono rimasto sorpreso: mi sembrava una semplice intervista. E invece no: è sì un’intervista ma fatta con modalità diverse da quelle tradizionali e ha una diffusione diversa rispetto a quella della ‘algida’ televisione, acquistando un altro significato. In più mi sono accorto che la scelta di portare il pubblico a teatro si è rivelata molto importante". {} #_intcss0{display: none;} Fonte
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Nuovi linguaggi e tradizioni, parte stagione al Teatro Concordia
I nuovi linguaggi teatrali attraverso produzioni inedite e spettacoli più tradizionali. E’ il connubio nel programma della stagione 2023/2024 al Teatro Concordia di Venaria (Torino). Sul palcoscenico gli artisti emergenti si alternano ai grandi nomi, tra i quali Alessandro Haber, Gene Gnocchi, Carlo Lucarelli, Ginevra Di Marco, Pif, Giacomo Poretti, Paola Turci, Ettore Bassi, Chiara…
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sslimbo · 6 months ago
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Bergamo: arriva il Lazzaretto Estate 2023
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Bergamo: arriva il Lazzaretto Estate 2023. Il Lazzaretto si prepara a tornare con un ricco palinsesto che animerà il chiostro più imponente della città. Tantissime le serate in programma che per il quarto anno coinvolgeranno il pubblico tra risate e musica in una splendida cornice, sotto un cielo stellato. Il 2023 prevede una novità di rilievo voluta dall’Amministrazione comunale, nell’anno così importante di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura: capienza dello spazio aumentata a 1700 posti seduti in platea, con possibilità di ampliarla fino a 3000 persone in piedi. In questo anno così significativo un altro tassello si aggiunge a questa grande edizione: RTL 102.5 sarà il media partner ufficiale della manifestazione. Per ogni serata di spettacolo, ad accogliere il pubblico dalle ore 19, come ogni anno, una nuova area dedicata al ristoro per godersi il prato prima dell’inizio di ogni serata. Numerosi gli artisti che calcheranno il palco, da Ernia a Madame, passando per Daniele Silvestri, Stefano Bollani e Pat Metheny; non mancheranno le risate con spettacoli irriverenti come “I soliti idioti” e Katia Follesa con Angelo Pisani. Insomma, anche questa edizione promette grandi emozioni, sorrisi e soprattutto ottima musica. L’Assessora alla Cultura, Nadia Ghisalberti, che ha fortemente voluto la realizzazione di questa manifestazione, dichiara: “Torna l’atteso palco estivo con una programmazione che spazia tra diversi generi musicali. Grande jazz, molto pop e canzoni d’autore, tra artisti emergenti e tanti nomi noti al pubblico, nelle suggestive serate al Lazzaretto Estate 2023. E un'orchestra, “La nota in più”, nello spettacolo di Giacomo Poretti, con una coinvolgente serata destinata a sensibilizzare intorno ai temi dell’autismo e della disabilità cognitiva. Inoltre due grandi novità quest’anno, entrambe a ingresso gratuito: la Festa della Musica, che approda a Bergamo in virtù della nomina a Capitale Italiana della Cultura, e il Closing Party, una serata di chiusura aperta a tutti per festeggiare l’estate e la buona musica.” Il managing Director di Shining Production, Fulvio De Rosa, dichiara: “Siamo felici di avere avuto l’opportunità di rinnovare la nostra collaborazione con il Comune di Bergamo anche per questa nuova edizione di Lazzaretto Estate. Sono nove gli eventi che cureremo come Shining Production, appuntamenti che abbiamo selezionato pensando a un pubblico eterogeneo e che vanno dalle pietre miliari della musica contemporanea internazionale, al cantautorato italiano, passando per i nomi degli artisti più amati di questi ultimi anni. Anche nella scelta degli spettacoli più improntati alla comicità abbiamo scelto quelli che meglio rappresentano un connubio equilibrato fra leggerezza, ironia e momenti di riflessione. Come Shining Production abbiamo sempre avuto la volontà di creare progetti artistici tailor made e che, come nel caso specifico del Lazzaretto, si inserissero alla perfezione in un contesto di tale valore storico, artistico e culturale”. Per Bergamo Jazz, Roberto Valentino, dichiara: “Fondazione Teatro Donizetti e Bergamo Jazz Festival sono particolarmente lieti di aderire anche quest’anno all’iniziativa Lazzaretto del Comune di Bergamo. Ancora fresco lo straordinario successo delle intense giornate di marzo, Bergamo Jazz guarda alla prossima estate come a un momento di grande rilievo della propria programmazione: Snarky Puppy, Stefano Bollani e Pat Metheny sono tutti artisti di assoluto valore che ben si sposano con la vocazione internazionale dello stesso Festival. Da sottolineare è l’importante partnership con Contaminazioni Contemporanee e con Bergamo Scienza, in occasione del concerto di Pat Metheny”. Dichiara Lorenzo Suraci, presidente e editore del Gruppo RTL 102.5: “Per il Gruppo RTL 102.5 è motivo di grande orgoglio sostenere la città di Bergamo nell'ambito del programma di manifestazioni organizzate in occasione dell'anno che vede Bergamo e Brescia Capitale della Cultura. Così come lo è supportare un evento musicale di caratura nazionale. La scelta di Bergamo Brescia come Capitale Italiana della Cultura è altamente significativa perché si tratta di due città che offrono peculiarità culturali che fanno onore a tutto il Paese. Mi fa particolarmente piacere supportare Bergamo perché è la città in cui vivo e in cui è nata la nostra impresa e poi si parla di musica…come avrei potuto dire di no?"... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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mypickleoperapeanut · 2 years ago
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"This is my Milano" Racconti di Quartiere, una giornata in Porta Romana con Giacomo Poretti
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"This is my Milano"
Racconti di Quartiere, una giornata in Porta Romana con Giacomo Poretti
Lui è un attore, ma ancora prima è una persona che ama il luogo dove vive e lo comunica…..
Giacomo è uno di noi che ha avvertito la voglia di comunicare il proprio quartiere, nessun effetto speciale, nessuna famosa o particolare attrattività, solo la straordinaria normalità di un luogo fatto di persone, attività, relazioni e servizi.
�� questo lo spirito che da oltre venti anni cerchiamo attraverso il web di comunicare.
Ognuno di noi, solo volendolo, potrebbe contribuire a far conoscere a noi e al mondo intero le peculiarità che caratterizzano e identificano il luogo dove viviamo.
Attraverso la condivisione di tutto il bello e il buono che abbiamo intorno potremmo contribuire a realizzare la campagna di promozione e valorizzazione, mai fatta nel nostro Paese. Potremmo farlo a costo zero, utilizzando i nostri smartphone, computer o tablet, non è la lunghezza del video, o la sua ricercatezza, si può partire da una sola immagine, purché accompagnata da una didascalia utile a identificare il luogo pubblicato, la sua ubicazione geografica, la provincia e la regione. Ciò che per noi potrebbe essere scontato, non lo è per milioni di persone che hanno accesso al web che guardando l'immagine di un luogo come di un prodotto, capendone la posizione potrebbero decidere di visitarlo e conoscendo il nome del prodotto raffigurato decidere di acquistarlo.
Lo possiamo fare, lo dobbiamo usare, la tecnologia che abbiamo tutti a disposizione mettiamola al servizio del bene comune, facciamola divenire strumento di elevazione sociale, conoscere il nostro Paese, vuol dire prendere una sempre maggiore consapevolezza dell'immensa eredità che abbiamo ricevuto in dono e che non possiamo permetterci di depauperare.
Se diciamo di amare il nostro Paese, facciamo in modo di scoprire e apprezzare le sue meraviglie, per poterle condividere il più possibile.
Riccardo Rescio / Firenze 20 giugno 2023
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