#Giacomo Cassetti
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Operablr Pride Month 2024 Week #2 (June 8-14)
Juditha Triumphans (Vivaldi/Cassetti) Keywords: Oratorio, lesbians, Italian opera, baroque, Biblical stories
Champion (Blanchard/Cristofer) Keywords: Modern opera, opera in English, bisexual character, American opera
I Capuleti e i Montecchi (Bellini/Romani) Keywords: Italian opera, bel canto, trouser roles, sapphic, Shakespeare
Summaries, libretti, recommended productions, and more under the line! (Disclaimer: I have not necessarily seen all the productions recommended here. Most of them are those that have been recommended to me.)
Juditha Triumphans
Libretto: Latin/Italian (Translate enabled) Summary: https://baroque.boston/vivaldi-juditha Production recs: Opera on Vidoe search link: Juditha Triumphans Vivaldi - Opera on Video Bonus: Some analysis of the opera and story: https://notesfromthegarrett.com/opera/vivaldi-antonio/juditha-triumphans https://www.wrti.org/wrti-spotlight/2024-03-07/vivaldis-juditha-triumphans-composed-for-an-all-women-ensemble-is-a-window-into-a-world
Champion
Libretto: (too new!) Summary: https://en.wikipedia.org/wiki/Champion_(opera) Production recs: The only fully filmed one I know of is the Met 2023 one. Can be watched on Met On Demand (see free trial) but is also on VK. Bonus: Commentary, info, & analysis from Lyric Opera Chicago: Champion | Lyric Opera of Chicago Bonus bonus: Info on the roles and creation of the opera: Metropolitan Opera | The Opera's Plot and Creation (metopera.org)
I Capuleti e i Montecchi
Libretto: Italian (translate enabled) Summary: https://www.opera-arias.com/bellini/i-capuleti-ed-i-montecchi/synopsis/ Production recs: Barcelona 2016 San Fransisco 2014 Opera on Video search link: I Capuleti e i Montecchi Bellini - Opera on Video Bonus: Julie Fuchs on the characters in the opera: https://www.youtube.com/watch?v=wCbCaoia5HY
#Operablr Pride Month 2024#Operablr Pride Month#opera#opera tag#Juditha Triumphans#Antonia Vivaldi#Giacomo Cassetti#Champion#Terence Blanchard#Michael Cristofer#I Capuleti ed i Montecchi#Vincenzo Bellini#Felice Romani
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21° Molise Cinema 2023
Paesi in lungo - Concorso opere prime e seconde
In concorso:
Come pecore in mezzo ai lupi Regia: Lyda Patitucci Interpreti: Isabella Ragonese, Andrea Arcangeli, Carolina Michelangeli, Aleksander Gavranic, Clara Ponsot, Gabriele Portoghese, Imma Villa, Tommaso Ragno, 100’
Disco boy Regia: Giacomo Abbruzzese Interpreti: Franz Rogowski, Morr Ndiaye, Laetitia Ky, Leon Lucev, Matteo Olivetti, Robert Wieckiewicz, Mutamba Kalonji, Michal Balicki, 91’
La lunga corsa Regia: Andrea Magnani Interpreti: Adriano Tardiolo, Giovanni Calcagno, Nina Naboka, Barbora Bobulova, Gianluca Gobbi, Aylin Prandi, Stefano Cassetti, Maksim Kostyunin, 88’
Margini Regia: Niccolò Falsetti Interpreti: Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti, Matteo Creatini, Silvia D'Amico, Nicola Rignanese, Paolo Cioni, Aurora Malianni, Valentina Carnelutti, 91’
Piano piano Regia: Nicola Prosatore Interpreti: Dominique Donnarumma, Giuseppe Pirozzi, Antonio De Matteo, Antonia Truppo, Giovanni Esposito, Lello Arena, Massimiliano Caiazzo, 84’
I pionieri Regia: Luca Scivoletto Interpreti: Mattia Bonaventura, Francesco Cilia, Danilo Di Vita, Matilde Sofia Fazio, Peppino Mazzotta, Lorenza Indovina, Eleonora Danco, Elvira Camarrone, Maurizio Bologna, Tim Daish, Claudio Bigagli, Beth Mc Creton, 86’
Fuori concorso:
Mixed by Erry Regia: Sydney Sibilia Luigi D'Oriano, Emanuele Palumbo, Giuseppe Arena, Francesco Di Leva, Greta Esposito, Cristiana Dell’Anna, Adriano Pantaleo, Chiara Celotto, Fabrizio Gifuni, Adriano Saleri, 110’.
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31 mag 2024 18:16
GLI 80 ANNI DI SABELLI FIORETTI – APRE LE VALVOLE DELLA MEMORIA UNO DEI GRANDI DEL GIORNALISMO, DIRETTORE DI CINQUE GIORNALI, CHE HA INVENTATO UN INEGUAGLIABILE GENERE DI INTERVISTE, IL CORPO A CORPO - “ALAIN ELKANN, A METÀ INTERVISTA, DISSE “BASTA”. AVEVO DOMANDATO DEI FIGLI: “NON TI DÀ FASTIDIO ESSERE MENO RICCO E MENO FAMOSO DI LORO?” – PENNACCHI IMPUBBLICABILE: HA RIPETUTO SOLO “STRONZO, VAFFANCULO E CAZZO”; POI MI PORTÒ IN UN RISTORANTE PIENO DI BUSTI DI MUSSOLINI - BERLUSCONI A ‘’UN GIORNO DA PECORA’’. GLI HO CHIESTO SE ERA FROCIO E LUI MI HA RISPOSTO CHIEDENDOMI SE ERO SICURO NON FOSSI UN PERVERTITO; MENTRE GIORGIO LAURO GLI HA MESSO LE MANETTE: “TANTI ITALIANI VORREBBERO”. E BERLUSCONI HA RETTO LA SCENA IN MANIERA PAZZESCA” -
Estratto dell'articolo di Alessandro Ferrucci per “il Fatto quotidiano”
(Claudio Sabelli Fioretti compie 80 anni il 18 aprile. È uno dei grandi del giornalismo, ha diretto cinque giornali “non sempre bene, mi hanno pure cacciato”. Ha condotto trasmissioni come Un giorno da pecora, con il presidente Cossiga complice fisso. Ha inventato un genere di interviste, il corpo a corpo: “Ho superato le 600. Poi mi sono un po’ rotto le palle”). [...]
Una carriera fulminante.
A Panorama sono diventato in poco tempo redattore capo; da lì mi offrirono di diventare direttore di ABC. Guadagnavo un casino di soldi.
Ti eri montato la testa?
Un pochino; (ride) ero stato assunto da uno scimpanzé.
Anche qui: metafora?
Mi invita a pranzo Francesco Cardella, editore di ABC, sposato con Raffaella Savinelli, la figlia del re delle pipe. Andammo da Giacomo, uno dei migliori ristoranti di Brera. Lui si presentò con Bobo, una scimmia vestita con giacca e cravatta. Bobo si sedette di fronte a me.
Altro che Caligola.
Bobo perché Cardella era molto legato a Craxi.
E al ristorante?
Cardella serio: “Ti voglio ad ABC, ti pago il doppio di Panorama”. “Forse accetto, ma non voglio cenare con una scimmia”. Bobo uscì con la moglie di Cardella, ma la ritrovai nelle riunioni di redazione.
Tuo padre cosa pensava della tua carriera?
Era contento; una volta fu veramente dolce: “Oggi un signore mi ha chiesto se sono tuo parente”. Quando in teoria doveva essere il contrario.
Le tue doti.
Curioso in maniera totale. Quando da bambino andavo alle feste, aprivo tutti i cassetti del padrone di casa.
Hai mai rinunciato a una notizia?
Ho una carriera strana, mi sono occupato di radio, giornali, televisione...
E... ?
Ho realizzato circa 600 interviste, con qualcuno ho litigato.
Chi?
Uno scrittore.
Pennacchi.
Con lui no, piuttosto mi ha rilasciato un’intervista impubblicabile: per tutto il tempo ha ripetuto solo “stronzo, vaffanculo e cazzo”; poi mi portò in un ristorante pieno di busti di Mussolini e altri gingilli del Ventennio. Uno schifo.
Insomma, lo scrittore?
Ruggero Guarini. Mi scrisse un telegramma: “La diffido dal pubblicare l’intervista di cui mi ha mandato copia perché mutila e tendenziosa e comunque non mi ci riconosco”.
Pubblicata?
Sì, mutila e tendenziosa. Gli risposi che probabilmente l’infingardo Panasonic e il tendenzioso Sony mi avevano ingannato.
Due registratori.
Sempre con me; (sorride) oltre a Guarini pure l’attrice Ida Di Benedetto. Lei telefonò addirittura a Cesare Romiti per bloccare l’intervista.
E Romiti?
Mi chiamò: “Claudio, ma che vole questa?”.
Altre liti.
Alain Elkann: a metà intervista disse di aver cambiato idea. E io: “Va bene, ciao”.
Perché?
Eravamo al ministero della Cultura, c’era Sgarbi, invidioso, che entrava e usciva per dargli noia, poi avevo iniziato a domandargli dei figli: “Non ti dà fastidio essere meno ricco e meno famoso di loro?”.
Povero Elkann.
A quel punto disse “basta”. E dopo un po’: “Sei arrabbiato?”. “No, ma a questo punto corro via, ho il treno”. “No, sei arrabbiato”. “ Ti assicuro di no! Ciao, perdo il treno”.
Si convinse?
Mi chiamò pure quando oramai stavo in stazione: “Sei arrabbiato?”.
Hai intervistato più volte Gigliola Guerinoni, la mantide di Cairo Montenotte. Qualcuno supponeva che avevate una storia.
Avevano ragione.
Lo ammetti, quindi?
No. Ero appena arrivato a Il Secolo XIX e venni scaraventato in provincia. Seguii il processo per l’omicidio di Cesare Brin e la Guerinoni passava per essere una strafiga. A me però non piaceva. Ma ottenevo tanti scoop.
Per forza, avevate una storia.
No, ero bravo. Quando a pranzo tutti i giornalisti andavano a magna’, io restavo in aula, lei pure. E mi raccontava molte storie.
Amici.
Per il processo di Appello la prendevo in auto la mattina e la portavo in tribunale.
Sarai stato simpatico ai colleghi….
Sono stato più sulle palle ai giudici, ho perso un casino di soldi.
Che hai combinato?
Colpa della mia scrittura un po' ironica; li prendevo per il culo. E s'incazzavano.
Esempio?
Di un giudice scrissi che l'ultimo giorno si era presentato in aula con ombrellone, ciambella e pinne. Doveva partire per le ferie.
Anche da direttore di Cuore hai perso qualche causa…
Mazzolato.
Quanto?
Diversi milioni di lire, molti di questi a Vincenzo Muccioli e al suo gruppo; eppure pubblicavamo cose vere, denunciavamo malefatte.
A Cuore eravate tosti.
Ho scritto cose tremende, a volte esagerate. Quando Muccioli stava per morire, titolammo: "Tutto pronto all'inferno per l'arrivo di Muccioli"
All'epoca eri coraggioso o spregiudicato?
Il Cuore di Serra era molto più bello del mio. Però era più attento, non gli arrivavano querele. Noi scapestrati. A monsignor Bettazzi facemmo confessare di essersi innamorato da giovane, e a quel tempo era una rivelazione enorme.
Con l'allora ministro Guidi non siete stati teneri.
Quando sono entrato a Cuore la redazione non mi voleva, erano innamorati di Serra; poi si sono innamorati pure di me.
E Guidi?
Appena nominato, c'era la Festa di Cuore a Montecchio e pubblicammo in copertina fotomontaggi di Guidi mentre stava alle parallele, si arrampicava e andava in bicicletta con il titolo: "Si finge disabile per ottenere una poltrona da ministro".
Non molto politically correct.
A Cuore erano tutti politicamente corretti. Quindi venni contestato, anche dai fan della festa di Montecchio, ma fortunatamente mi chiamò lo stesso Guidi e lo misi in diretta: "Claudio, sei il primo ad avermi trattato da persona normale".
La sinistra perbenista.
Venivo da Lotta Continua, nel 1974 parte della liquidazione da Panorama l'ho data a loro.
Estremista.
Quando sono arrivato a Panorama ero democristiano, ma quello era un covo di comunisti. Piano piano li ho scavalcati a sinistra. Ripeto, era il 1968
Canne?
In mia vita ne avrò fumate tre, sempre in serate alternative dove ci mettevamo seduti in circolo, a terra, e passava quest'oggetto bavoso che mi suscitava un po' schifo. E poi ogni volta mi ha causato la stessa reazione
Stordito?
No, andavo in bagno; mi scappava la cacca.
E le serate radical chic milanesi?
Frequentavo tutti, da Inge Feltrinelli a Ornella Vanoni. Ma in realtà i miei amici erano i giovani di Panorama, tipo Chiara Beria, Gianni Farneti, Marco Giovannini, Maria Luisa Agnese, Stella Pende, Valeria Gandus. Ancora ci vediamo.
Ieri (il 6 aprile) Eugenio Scalfari avrebbe compiuto 100 anni. Con te il rapporto non è stato idilliaco.
Ero disoccupato da ABC, chiuso dopo una copertina con scritto "Carabinieri assassini". Andai a Repubblica grazie a Lamberto Sechi, quando Repubblica doveva ancora uscire e ricordo Scalfari che veniva da me a mostrarmi il giornale che stava creando. Il mio ego era estasiato. "Tu sarai il capo dello sport".
Perfetto.
Non so quanti numeri zero abbiamo realizzato, forse venti, ed era imbarazzante perché erano numeri veri, ma con servizi e interviste che poi non uscivano; (sorride) le riunioni con Scalfari erano pazzesche, lui gigione recitava una sorta di messa laica e, nel frattempo, si faceva chiamare da Craxi o da De Mita. Lui li redarguiva e li consigliava.
Ne eri affascinato?
Un pochino; aveva un vizio: quando parlava oscillava la testa da destra a sinistra. Iniziai pure io, e non ero il solo: dopo un po' oscillavamo un po' tutti.
Quando hai smesso di oscillare?
Feci una cazzata; (sorride e torna a prima) la mattina spesso scoprivamo che il numero zero, chiuso la sera precedente, era cambiato.
Come mai?
(Imita la voce di Scalfari) "Sai caro, siamo andati a casa di Marta e Marta ha detto che non andava bene". Marta era la Marzotto. E la stessa Marzotto gli consigliò di togliere lo sport, perché volgare.
Insomma, la cazzata?
Decisero di riaprire lo sport; insomma c'era molta contusione ma non capii che era normale: Repubblica era un giornale allo stato nascente. Non ressi. E me ne andai a Tempo illustrato. Ma quelli di Tempo erano veri matti.
Soluzione?
Chiamai il redattore capo di Repubblica: "Puoi dire a Scalfari che mi cospargo il capo di cenere e mi inginocchio sui ceci? Chiedo scusa. Voglio tornare". E il mio amico, un ottimista, un generoso: "Non ti preoccupare, considera la cosa fatta. Resta al telefono". Dopo poco è tornato: "Ha risposto: nemmeno morto". Me la sono legata al dito.
Ci hai mai fatto pace?
Non lo so, non ci ho più parlato
In comune con Scalfari hai una passione per Spadolini. Hai scritto un libro sull’ex presidente del Consiglio.
Fu un litigio clamoroso. Quando l’editore gli mandò le bozze, decise di sopprimere il capitolo dedicato alla polemica con Capanna che gli contestava di aver scritto per giornali fascisti.
E tu?
Dissi all’editore di non azzardarsi; Spadolini mi telefonò e gli sbattei il telefono in faccia. Ero uno scapestrato.
Con Cossiga due libri-intervista.
È stata la mia passione, potevo chiedergli di tutto: accettava; soprattutto ai tempi di Un giorno da pecora: quando veniva in trasmissione si presentava con una bottiglia di whisky. “Presidente non si può, sono le regole della Rai”. “Me lo vengano a dire”. La volta dopo si fece accompagnare dal direttore generale della Rai.
Rapporto stretto.
Per uno dei libri mi volle in vacanza: “Porta pure tua moglie”. La mattina ci presentiamo a casa sua e troviamo un corteo di sei macchine: mi sono cagato sotto.
Addirittura?
Erano organizzati con modalità anti terrorismo, correvano come folli, fino a quando davanti a una chiesa hanno inchiodato: si doveva confessare. “Presidente è chiusa, non c’è il prete”. Poco dopo hanno trovato il prete.
In vacanza con Cossiga.
La mattina andavo in camera sua. Dormiva con l’assistente. Non sopportava restare solo. Si alzava ma non si vestiva. E ogni mattina lo intervistavo in mutande.
Hai rallentato con le interviste.
Per colpa di Teresa Bellanova, quando era ministro: secondo me ha capito che mi stava sulle palle e per un anno ha rimandato l’appuntamento. Fino a quando ho pensato: ma posso passare la vita appresso a una rompicoglioni? Mi ha fatto passare la voglia.
A Valeria Marini ne hai dedicate tre...
Mi ha dato sempre grandi soddisfazioni: si metteva il rossetto e poi baciava il quaderno dei miei appunti. Baci stellari.
Gianni Boncompagni altro tuo “cliente”.
Uomo divertente, non ti lasciava mai deluso. “Gianni, ma non puoi metterti con una della tua età?”. “Sono tutte morte”.
Su chi hai sbagliato?
In un paio di occasioni sono stato prevenuto, e invece ne sono uscito estasiato.
Nomi.
Il primo è Sandro Bondi: grande umanità, era un po’ patetico, quasi piangeva quando parlava di Berlusconi.
L’altro?
Il generale Vannacci.
Ti piacciono perché offrono un buon titolo.
Anche per quello.
Chi ti ha deluso?
Sergio Japino. Una volta davanti a lui mi sono reso conto di aver dimenticato a casa le domande, e non sapevo cosa chiedergli, non ho memoria, E lui rispondeva a monosillabi.
Tu chiudi le interviste con il gioco della torre. Quindi tra Scalfari e Mieli?
Scalfari, mi ricorda un mio errore e una sua cattiveria. Mentre Mieli mi è sempre stato vicino.
Gruber-Berlinguer.
Con la Gruber ho un buon rapporto, ma ha rifiutato di farsi intervistare. Per me è un peccato mortale, posso odiare per molto meno. Salvo la Berlinguer.
Giletti-Fazio.
Fazio è un altro che non mi ha dato l’intervista; Giletti lo vedo una volta l’anno al premio Nonino, e l’ultima volta ballava vergognosamente in canottiera. Una scena penosa.
Ricci-Bonolis.
Di Ricci ho un ricordo drammatico: a causa sua ho iniziato a girare con due o tre registratori.
Che è successo?
Lo intervistai ma il registratore non aveva funzionato e non gli potevo rivelare l’errore. Ho fatto finta di niente e lui non mi ha chiesto nulla.
Pier Silvio o Marina Berlusconi.
Ho circuito la famiglia Berlusconi, mi sono prestato a situazioni vergognose. Ma per un’intervista sono pronto a qualunque bugia. Se uno mi rivela “tifo per la Salernitana”, rilancio con “anche io!”.
Allora...?
Se l’intervistato aveva qualche contatto con Silvio Berlusconi, ogni volta gli mandavo un biglietto, una frase, qualunque aggancio pur di arrivare a lui.
Fino a quando è venuto ospite a Un giorno da pecora. Puntata storica.
Gli ho toccato i capelli, “sono veri?”, poi gli ho chiesto se era frocio e lui mi ha risposto chiedendomi se ero sicuro non fossi un pervertito; mentre Giorgio Lauro gli ha messo le manette: “Tanti italiani vorrebbero”. E Berlusconi ha retto la scena in maniera pazzesca.
Pier Silvio o Marina?
Salvo Pier Silvio.
Moretti-Sordi.
Amo Sordi. Anche se con Moretti abbiamo in comune Salina.
Che combini a Salina?
Ci vivo sei mesi l’anno, quando non sono a Lavarone per imbottigliare spumante.
Ti occupi di vino?
Come D’alema e Vespa, però il mio è un vino buono.
Come festeggi gli 80 anni? Odio i festeggiamenti. Tu chi sei?
Sono uno molto turbato dall’idea di avere 80 anni e sono molto contento quando le persone mi dicono che ne dimostro 60; sono scontento dall’idea di dover morire: non è giusto. Ho in testa tanti progetti. Con tanta gente che deve morire, perché proprio io?
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Volpi da Salotto
Parte 1 / Parte 2
Via dell’Olandese era solcata da due traverse: Viale Dante e Via Verona. Nella prima, a cinquanta metri dalla incrocio con Via dell’Olandese, era stato aperto un bar. La posizione, considerato si trovasse in una zona residenziale appena fuori dal centro della città, prometteva un notevole afflusso di clienti. Durante gli orari di punta poi, non era difficile che i baristi si trovassero una folla al bancone.
Elisabetta era una cliente abituale del “Salotto”, così si chiamava il locale. Apprezzava l’atmosfera. La sala interna, visibile dalla grande vetrata che dava sulla strada, era un ambiente arioso, arredato con colori tenui. Non era dissimile da molti altri bar che popolavano la città. Tutto sommato, era un bel posto e le era capitato di fargli un po’ di pubblicità con chi le capitava a tiro, soprattutto in rilassate conversazioni allo studio. Ogni tanto alla ragazza toccava restare a lavoro durante l’ora di pranzo, per poi staccare più tardi nel pomeriggio. Un giorno qualunque di questi si fermò al Salotto per mangiare prima di tornare a casa. Stava seduta al suo tavolino aspettando il suo panino, con gli auricolari nelle orecchie e Talk that talk al massimo. Elisabetta aveva recuperato dalla borsa un romanzo ed assorta più dai suoi pensieri che dalle trame del libro. Non notò Linda e i suoi colleghi entrare nel bar. La bionda psicologa si era accodata a Matilde e Luca mentre lasciavano la palazzina. Di fatto i due avevano terminato la loro giornata lavorativa, mentre Linda aveva ancora un appuntamento qualche ora dopo. I suoi colleghi non volendola lasciare sola, le avevano chiesto di mangiare un boccone insieme. Solitamente Linda tendeva a evitare di passare tempo con gli altri co-inquilini. Uscita dalla palazzina, non voleva che il lavoro la seguisse, tantomeno parlarne. Eppure sia Matilde che Luca non facevano altro. Il loro discuterne era più uno spettegolare scherzoso, ma troppo rispetto al totale silenzio sulle questioni di lavoro di Linda. I tre, come la segretaria, non si videro.
Non si mischiano farmaci ed alcolici. Non è forse una legge cosmica questa? Viene inculcato nella testa delle persone a forza di film di cattivo gusto e raccomandazioni mediche. Lo si sente con tutta probabilità perfino in radio.
Comunque la si guardi, il risultato è sempre lo stesso: non è consigliabile fare una cosa simile. Perché? Potenzialmente, risulterebbe un mix letale per l’organismo.
Eppure, pensava Giacomo, scientificamente parlando, l’uomo medio non ha idea del come mai possa esserlo. N’era sempre stato curioso lui stesso, ma non aveva mai indagato. D’altronde non avrebbe ricavato alcun profitto nel ricercarne il motivo; era così con Giacomo Del Gaudio. Domanda e offerta, benefici e svantaggi sembravano gli unici binari della sua mente. Per quell’uomo d’affari nato, ogni cosa era una contrattazione o si riduceva a tale. La medesima sorte era toccata al suo matrimonio, ai figli e buona parte della sua vita. Una sera decise di provare. Era esausto, si sentiva svuotato dopo una lunga giornata e, al solito, tornato a casa non aveva trovato pace. Solo luci spente, silenzio e porte chiuse per Giacomo. La moglie, più simile a una convivente, era già a letto e i figli pure, nella loro cameretta. Si tolse la giacca e sciolse il nodo della cravatta. Era solo nella sua testa. Soffriva il freddo della solitudine che non lo abbandonava mai. Se mai nella sua vita avesse sviluppato una maturità emotiva, avrebbe riconosciuto la propria disperazione. Giacomo sedeva nel soggiorno. La sua casa era luminosa e arredata con toni freddi. Il divano era opposto allo schermo nero del televisore e tra questi c’era un tavolino in metallo e vetro. L’immagine riflessa dell’uomo sembrava la scena di un film. L’attore era in posizione: gomiti puntati sulle ginocchia, capo buttato in avanti; e così gli oggetti di scena: gli antidepressivi e una bottiglia di assenzio campeggiavano sul piano in vetro. Giacomo li fissò per un tempo indeterminabile. Poi, quando finalmente levò lo sguardo, vide sua moglie. Una figura in camicia da notte stava in piedi dietro il divano e lo guardava impassibile. I capelli lunghi le cadevano disordinati sulle spalle rigide. Il marito fece finta di non averla vista. Beatrice ebbe uno spasmo e fece come per allungare il braccio verso di lui ma lo lasciò ricadere indietro. Beatrice Fanelli- Del Gaudio tornò silenziosamente nella loro camera da letto. Giacomo dimenticò immediatamente la bottiglia e le pasticche. L’uomo non aveva più bisogno del loro intervento per provare qualcosa, perché non si era mai sentito peggio. Quella notte non raggiunse sua moglie al letto. L’uomo uscì e ruppe con la sua amante. Il giorno dopo, chiamò il suo avvocato e chiese il divorzio. Se già era solo, tanto sarebbe valso non nasconderlo.
Tutti giorni muore qualcuno e a te non importa un fico secco; Giulietta pensava a questo. Reggeva la testa sul palmo della propria mano mentre fingeva di ascoltare la Professoressa di latino. La ragazza non era tipa da volatili considerazioni filosofiche eppure quel pensiero aveva illuminato la sua mente come un lampo.
La notizia non era ancora di pubblico dominio, ma la madre della sua Professoressa di Arte era morta qualche ora prima. Quest’ultima era stata informata con una chiamata prima dell’inizio delle lezioni e Giulietta le si era ritrovata casualmente accanto, abbastanza vicino da sentire la conversazione. La giovane non l’aveva detto a nessuno e si era limitata a rimettere il libro nello zaino dato che non ci sarebbe stato più alcun motivo per ripassare. La Professoressa era corsa via, lasciando quattro ore di lezione scoperte per l’Istituto.
Le dispiaceva ovviamente, ma non le importava granché. Era impossibile curarsi di qualcosa che non la riguardava minimamente.
Si guardò intorno, solo lei lo sapeva. Buona parte dei suoi compagni stavano ancora ripassando dai libri di testo di storia dell’arte. La povera Prof. Mariotti spiegava, al solito, per i banchi e le sedie. Ecco, per lei, Giulietta un po’ si dispiaceva. Era evidente che fosse appassionata alla materia e desiderasse trasmettere ai suoi studenti la sua stessa passione. Sfortunatamente per la Mariotti, la classe di Giulietta era composta da un branco di cassetti: pieni di informazioni da tirare fuori per l’interrogazione ma assolutamente disinteressati nei contenuti. Non che lei fosse meglio, ma almeno l’interesse c’era. Quando si era iscritta al Liceo Classico era stata entusiasta del programma e delle materie, che tutt’ora le piacevano, ma poi altre cose l’avevano sconvolta e la sua attenzione era drammaticamente calata. Una di queste cose, la stava osservando in quel momento. La sua perenne relazione complicata, anche se adesso non aveva più la valenza originaria del titolo. Marco Leopoldi era stato il suo primo amore e qualche terribile bacio alla francese. Lui era un terribile baciatore e lei una pazza. Quel povero cristiano era innamorato di lei da anni e lei solo a periodi. Tuttavia nonostante la sua vicinanza le provocasse repulsione, Marco restava una delle personalità più importanti della sua vita. Giulietta sentiva il suo sguardo come se qualcosa di viscido le scivolasse lungo la schiena.
Per liberarsene la ragazza chiese di andare in bagno. La Professoressa acconsentì e Giulietta prese il telefono, infilandoselo nelle tasche dei jeans.
Il corridoio fuori dall’aula era deserto. Camminò lentamente verso i bagni: un’abitudine comune a gli studenti per dilatare al massimo il loro tempo fuori dell’aula. O lontano da i propri ex. Una volta giunta a destinazione Giulietta fece per appoggiarsi al termosifone di ghisa presente nell’anticamera dei servizi. Un’idea le balzò per la testa e si morse il labbro. Prese il telefono dalla tasca e scorse i contatti in rubrica fino a “Relazione-complicata #2”.
A Marco si torceva lo stomaco al solo pensiero di quell’altro. Al contrario di quanto ci si sarebbe potuti aspettare con Francesco, ossia relazione-complicata #2, non c’era mai stato nulla e solo una deliziosa affinità intellettuale che inevitabilmente comportava uno stretto legame(da lì mancanza di definizione nel loro rapporto). Francesco era bellissimo e così simile a lei che mai si era sentita più compresa; Marco lo odiava a morte. Giulietta sapeva benissimo che scrivergli non avrebbe portato a nulla se non una malsana soddisfazione nel vendicarsi dell’orribile sensazione che Marco le causava.
Cliccò sul simbolo del fumetto e digitò sulla tastiera, ma non lo mandò. Tornò in classe e prese posto, come nulla fosse. Da quando la porta si era aperta verso l’interno dell’aula, la solita sensazione era ritornata. Rabbrividì prima di inviare il messaggio. Si voltò verso Marco con lo sguardo di un gatto che ha mangiato il topo. Il ragazzo perse il contatto con la realtà.
Quando all’uscita vide Giulietta salire sulla moto di Francesco, finalmente sentì il freddo corrodergli le ossa.
Togliere i tacchi dopo averli tenuti per una giornata intera è una forma di piacere intensa, ma nulla per Linda si comparava allo svegliarsi la mattina con Anna accanto. La sua dolce Anna, che sua madre considerava ancora la migliore amica di sua figlia. Si erano conosciute all’università, quando si erano tenute la fronte a fronte a vicenda dopo una serata più o meno immemore.
Stavano insieme dal terzo anno. Anna era parte del programma di specializzazione dell’ Ospedale del Sacro Cuore e tornava a casa quando poteva. Con i turni frenetici e gli orari impossibili ormai parte integrante del loro rapporto, Linda traeva semplice soddisfazione nel trovarla con la testa sul suo cuscino. Gli occhi chiari di Linda accarezzavano il profilo della sua ragazza. Non voleva svegliarla, chissà quanto aveva dormito quella settimana: non dovevano essere state più di una manciata di ore. Era combattuta tra l’alzarsi e il restare in quella posizione per quanto a lungo fosse possibile. La strizzacervelli aveva la giornata libera.Si chiese assonnata se fosse anche quella di Anna. Ci pensò un secondo e si ricordò che effettivamente l’aveva, ma avrebbe attaccato la notte. La mattina seguente Linda non avrebbe potuto godere del suo spettacolo personale. Infine la bionda decise di alzarsi e si preparò per una corsa. Prima di uscire dall’appartamento raccolse i capelli in una coda e si avvicinò alla ragazza dormiente sul proprio letto. Fece per darle un leggero bacio ma rinunciò all’ultimo secondo con un sospiro. Non voleva rischiare che Anna perdesse qualche necessaria ora di riposo. Una volta svegliatasi la specializzanda non riusciva mai a riaddormentarsi.
Fu un peccato per entrambe, perché poco tempo dopo Anna avrebbe smesso di respirare e a qualcuno non sarebbe importato.
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“Non credo di aver avuto una notte senza incubi dall’ultima sera in cui ci siamo visti, da quando decisi di uscire dal portone di casa tua con l’intenzione e la fermezza di non voltarmi più indietro. Piove anche questa notte come quella sera, ma il rumore della stazione vicina macchia questo bellissimo quadro. Mi piace la pioggia, lo sai, meno le stazioni. Non sono mai stata la prima ad andarmene, non avevo mai lasciato andare nessuno senza aver prima riposto il suo ricordo in uno dei cassetti della mia mente: ho paura di dimenticare.
Quella sera fui costretta ad andarmene. Non avrei mai voluto, ma per noi altre soluzioni non sembravano esserci. Ho combattuto per molto tempo una guerra contro me stessa, contro ciò che sognavo da sempre e contro una realtà meschina che per mesi continuava a mostrarmi la sottile possibilità di ottenere ciò che bramavo per poi chiudermi la porta in faccia quando ero così vicina da sentire il profumo della felicità. Adoravo i tuoi sorrisi, forse sono stati proprio quelli a permettermi d’innamorarmi. Ma l’amore non è abbastanza, non lo è mai. L’amore non giustifica tutto e continuando così ci saremmo distrutti l’un l’altro in una guerra senza tregua, senza frontiere e Dio solo sa quanto involontariamente l’avremmo fatto. Così quella sera ho urlato a gran voce che ne avevo abbastanza di te e delle tue teorie sull’amore, che ero stanca di una vita di compromessi, che non avevo più le forze per combattere contro di te e, allo stesso tempo, amarti.” -Giacomo Farletti, lettera di un amante. -Foto mia
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GERACE presentato il libro di F.M.Spanò – Gerace Storie e Immagini rivissute (Servizio ESCLUSIVO)
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GERACE presentato il libro di F.M.Spanò – Gerace Storie e Immagini rivissute (Servizio ESCLUSIVO)
GERACE presentato il libro di F.M.Spanò – Gerace Storie e Immagini rivissute (Servizio ESCLUSIVO)
di Simona Masciaga – Immagini e Video di Enzo Lacopo
Gerace, Francesco Maria Spanò
Nella splendida location della chiesa di San Francesco di Gerace, ieri 12 agosto, alla presenza di un folto e qualificato pubblico, Francesco Maria Spanò, ha presentato il suo saggio storico “ Gerace, città Magno-Greca dalle cento chiese” ed Gangemi International. La serata moderata da una elegante e professionale giornalista, quale Janet De Nardis, allietata dalle musiche eseguite al pianoforte da Alessandro Scaglione, alla tromba Cosimo Ascioti e la lettura di brani enunciati dall’attore Francesco Migliaccio.
È stato un vero e proprio kolossal della cultura locale sia per gusto ed eleganza che per la qualità, professionalità e competenza delle personalità di alto spicco che si sono alternate negli interventi: Mimmo Curulli, Enzo Romeo, Giuseppina Cimino, Tonino Condò, Alessandro Scaglione, Vincenzo Cataldo, Giacomo Maria Oliva, Luigi Condemi di Fregastò, Marilisa Morrone, si sono susseguiti al microfono testimoniando avvenimenti, coinvolgendo ed emozionando il pubblico in sala. Gli stessi hanno contribuito alla realizzazione del testo, come rivelato dall’autore durante la breve, ma esaustiva, intervista condotta dalla giornalista Rai Anna Larosa, apprendiamo che:“ L’opera nasce sicuramente dall’amore per le proprie origini e che ho voluto condividere con altri geracesi, anche se ormai lontani, con lo scopo di dare vita ai ricordi, rendere indelebile il trascorso ed avere una visione caleidoscopica di questo piccolo borgo”.
Il testo, apparentemente sembra una raccolta di atti congressuali, ma in realtà, attraverso le foto raccolte in maniera certosina, le testimonianze e i racconti, si trasforma in un viaggio storico ed emotivo che pone il lettore all’analisi ponderata, alla riflessione anche sulle piccole cose di aspetto quotidiano: Gerace, il borgo più bello d’Italia, come definito da GEO trasmissione di Rai 3, oltre ad essere patrimonio dell’UNESCO, è un paese vivo, memore di una cultura non solo fatta di avvenimenti legati alla storia ma soprattutto di persone che hanno contribuito alla stessa .
Come detto da Enzo Romeo, caporedattore vaticanista del tg2 “ Anche le foto più banali ritrovate nei cassetti di casa e ingiallite dal tempo, hanno il valore dell’eternità: rendono unico ed immortale quell’istante di vita o di morte”; altresì interessante l’intervento di Tonino Condò, geracese, oggi redattore TGR Calabria Rai, che ha ripercorso brevemente gli anni 70 di quella Gerace in pieno boom turistico che ha riportato la rinascita del paese e delle prime associazioni create al fine di valorizzare questa terra.
L’evento patrocinato dal Comune di Gerace, dalla Fondazione Città di Gerace, da Archeoclub sez. Locri, si è conclusa con l’intervento del Procuratore della Repubblica di Catanzaro dott. Nicola Gratteri che, spogliatosi del ruolo istituzionale, ha parlato da geracese, col cuore lanciando un messaggio di speranza e di fiducia: “ La Calabria e i calabresi sono cambiati e stanno continuamente cambiando; molti, ormai sono usciti dall’omertà e dall’indifferenza: la Calabria è fatta di moltissima gente onesta che vuole emergere dignitosamente e spera in un futuro migliore”.
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A breve il Video ESCLUSIVO.
di Simona Masciaga – Immagini e Video di Enzo Lacopo Gerace, Francesco Maria Spanò Nella splendida location della chiesa di San Francesco di Gerace, ieri 12 agosto, alla presenza di un folto e qualificato pubblico, Francesco Maria Spanò, ha presentato il suo saggio storico “ Gerace, città Magno-Greca dalle cento chiese” ed Gangemi International. La
Enzo Lacopo
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San Giacomo patrono di Porto Azzurro
San Giacomo, patrono snobbato e recluso, osserva dall’alto del Forte la vita del paese, il succedersi dei giorni e degli uomini.
“Un cappello pieno di ciliegie”: la Fallaci ha così voluto immaginare, in concreto, l’incredibile ragnatela d’un albero genealogico, il suo. E quel rosso che ne caratterizza il “guscio”, dall’acceso ad uno scuro violaceo, sembra davvero il testimone diretto, a mo’ di paradigma, del sangue di famiglia. Una trasmissione che non ammette errori e, puntuale, s’irradia nel corpo, plasmandone forma e indirizzandone il pensiero.
Nei paesi è facile che le ciliegie vengan scambiate, pure confuse. Le tante genti si ritrovan assieme, unite da quel nocciolo, da quel cognome che appartiene un po’ a tutti, come se fosse una panchina della piazza.
Il cappello, colmo del bel frutto, ce l’abbiamo nel DNA, ma ancor di più nei cassetti del “canterale”, celato in album di fotografie di cui avevamo scordato l’esistenza, dietro volti anonimi, in bianco e nero, che sembrano volerci dire qualcosa, ma in un linguaggio remoto. Allora, solo allora, la ricerca si fa allettante. Ci si rivolge ai vecchi di famiglia. E la semplice curiosità si trasforma in desiderio. Un desiderio forte, reale. Come i grani d’un rosario inizia l’ascesa, la salita. Dai quattro nonni, si passa agli otto bisnonni, poi ai sedici trisavoli, ai trentadue quadrisavoli e ai sessantaquattro quintisavoli. E con loro centinaia di zii, fratelli che andavano ad accrescere il bel fogliame dell’albero.
Confuso, smarrito, vorresti abbandonare il proposito della ricerca. Prendi a conoscere le storie di chi t’ha preceduto, le fai tue, e continui. Un mondo che non avresti mai immaginato si materializza, per incanto, attraverso il linguaggio “aronsicato” della zia novantenne, della cugina ferma a letto da trent’anni, della vicina che nasconde, gelosa, le ottantasette primavere. Solo a quel punto potrai dire d’esser (quasi) sazio… di ciliegie.
E nella flemma sconnessa, ecco apparire, confusa, la sagoma di quel Francesco Papi, cugino d’Attilio, che a fine Ottocento se n’andò lontano, imbarcandosi su un’accattivante nave-scuola che fece tappa a Longone; trovò la morte in Giappone, per febbri gialle, e il suo corpo riposa ancora negl’abissi del Pacifico: in casa, assieme ad una lettera, c’arrivò solo il sacco con le lastre d’inchiostro promesse al maestro Pistelli.
Ti stupisci di quell’avo che combatté contro i Boxer, in Cina, nel 1901, guadagnandosi da Vittorio Emanuele II un medaglione d’appuntare al petto.
Poi, con ancor più slancio, prendi a scartabellare i registri anagrafici e parrocchiali. Date remote si fissano nella mente, e con loro indirizzi ed endemiche curiosità, come la ricetta del “corollo” delle Baffette, strenue lavoratrici in un forno, alla Guardiola… quando un pezzo di pane e il dolce pasquale volevan dire famiglia, condivisione, rispetto.
Cosa c’era in più in quella stanza del centro che ha visto crescere gli otto fratelli Pinotti (quattro femmine e quattro maschi), in un tempo in cui ti saresti dovuto affidare a Nettuno, per la pesca, e a Pluvio, per i campi. La maggiore, coi capelli “sguagliati”, sembra ancora di vederla, china, in quella vasca di Barbarossa, a candeggiare i panni.
Nell’altra foto (sbiadita) i personaggi, lapidari, rimarranno anonimi, silenziosi in eterno; forse quelli che cercaron fortuna nella “Merica”. Là, in Argentina, ognuno di noi c’ha qualche croce. Di croci ce ne sarebbero abbastanza da scrivere una saga: una famiglia sterminata dalla tubercolosi (l’ultima a morire, a venticinque anni, nel ’33, Mietta Montarè - trisavola); ed ancora, chi sparì sui monti, chi morì per lo scoppio d’una mina (tale Meino, fratello di Pina Conca) e chi, invece, fece fuori il marito: nel 1878, difatti, la figlia d’un cugino del quintisavolo (Cleopatra) plasmò con le sue mani la “vedovanza”, portando il paese agli onori della cronaca nazionale. Una storia, quella, che ancor oggi trasuda di "silenzio", che si perde nella notte dei tempi, tra le cantine e i moccoli di candela di via d’Alarçon.
L’anonimato scompare nelle pose di scuola, nelle foto di gruppo con Sr Caterina e Sr Maria. I simpatici alunni con quel fiocco al grembiule sono madri, nonne, che s’incontran per le vie, custodi di un passato difficile, il nostro, che spesse volte ci dimentichiamo d’ “incontrare”.
Fuori splende il sole. La tenda della mi’ nonna si muove, mi ricorda che anche loro, oggetti inanimati, han vita e parlan di storia. Basta saperla ascoltare… mentre naviga lontano.
F.Grazioso
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CAGLI – “Questo luogo per me è importantissimo. Sono molto legato a Cagli perché mi ha permesso di riempire tanti cassetti di ricordi e di emozioni che metto nel mio lavoro. Rappresenta il tempo in cui ho potuto pensare e vedere con calma, grazie anche alle persone che ho avuto intorno, che mi hanno insegnato il dialogo. Oggi siamo incollati ai social, che anch’io uso tanto, ma ciò che voi giovani dovete costruire sono i contenuti. Quello che mi ha sorpreso di tutti i grandi con cui ho lavorato, dalle star del cinema alle top model, è la forte dedizione al lavoro, la determinazione ed il lavoro fatto su se stessi. Dovete avere un desiderio forte di continuare a cercare, guardando innanzitutto dentro di voi, prima che fuori. Il successo lo determinate voi, non il mondo esterno”.
E’ l’esortazione di Simone Guidarelli, uno dei più importanti stylist e fashion editor italiani (ha realizzato numerosissime copertine per Vanity Fair, Glamour e Harper’s Bazar ed è stato consulente all’immagine di modelle e attrici tra cui Nicole Kidman, Eva Erzigova, Monica Bellucci, Lindsay Lohan) ai 271 diplomati con 100/100 del territorio provinciale (di cui 78 con lode) presenti al Teatro comunale di Cagli per l’evento “La sfilata dei 100”, promosso dalla Provincia di Pesaro e Urbino in collaborazione con il Comune di Cagli, l’istituzione Teatro Comunale di Cagli diretta da Sandro Pascucci, l’Ufficio scolastico provinciale, l’Istituto tecnico “Bramante – Genga” di Pesaro e la Pro loco di Cagli.
Intervistato dal giornalista del Tg3 Massimo Veneziani, l’ospite d’onore della serata, “cagliese doc” come lo ha definito il sindaco Alberto Alessandri nel suo saluto, ha raccontato vari aneddoti della sua attività, che da oltre 20 anni si svolge a Milano e che lo vede spesso in giro per il mondo. “Mi sento forte dentro – ha poi aggiunto – di questa mia origine cagliese, è come una ciambella in mezzo all’oceano, quanto torno i miei amici e la mia famiglia sono qua”.
L’importanza del viaggiare e fare esperienze, ma anche delle radici è stata sottolineata dal presidente della Provincia Giuseppe Paolini. “E’ giusto che facciate conoscenza del mondo – ha detto ai giovani – ma è importante che torniate con la vostra ricchezza per costruire il vostro futuro qui da noi”.
La serata, condotta da Patrizia Paoloni dell’Ufficio Pubblica istruzione della Provincia insieme agli studenti del corso “Gestione eventi pubblici e privati” dell’Itet “Bramante – Genga” (coordinati dalla dirigente scolastica Anna Gennari e dai docenti Roberto Paolucci e Alessandro Piergiovanni), ha visto anche gli interventi della dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Marcella Tinazzi (che ha espresso gratitudine agli studenti eccellenti evidenziando come il loro successo rappresenti una conferma della capacità degli insegnanti e di tutto il personale scolastico di fare una buona scuola) e del consigliere regionale Gino Traversini (che ha evidenziato una serie di opportunità offerte dalla Regione Marche sui versanti dell’alta formazione, borse di ricerca, accompagnamento al lavoro, corsi all’estero, indicate anche nel sito istituzionale).
Nel corso dell’evento (suddiviso in due distinti appuntamenti in considerazione della location e dell’elevato numero di partecipanti e accompagnatori), si è esibito lo studente Gianmarco Primavera con la canzone “La vita ti dà” di cui è autore, vincitrice di un premio assegnato dall’Università di Camerino, così come un altro momento musicale molto apprezzato è stato quello che ha visto esibirsi al pianoforte e sax Donato Suriano e Graziano Pennacchini, rispettivamente docente ed ex docente del “Bramante – Genga”. Ogni appuntamento è stato aperto da un video realizzato dagli studenti del “Bramante – Genga” con il coordinamento dell’insegnante Lorena Farinelli, mentre al termine dei due eventi è stato allestito un rinfresco dalla Pro loco di Cagli.
QUESTI I NOMI DEI 271 DIPLOMATI CON 100/100 di cui 78 con lode:
IIS A. “CECCHI” DI PESARO: Enrico Borra, Diego Cardellini, Giorgio Foschi, Marco Ticchi, Eleonora Baggiarini (con lode), Riccardo Panfilo (con lode), Alice Betti, Thomas Giannetta, Caterina Marzi, Nicola Paolinelli, Mattia Berluti, Marco Tonelli, Cecilia Borgogelli, Martina Sartini, Andrea Abbati.
IIS “DONATI” DI FOSSOMBRONE: Jessica Elia, Roberta Gargiulo, Zineb Outaibi, Noemi Andreoli, Asia Malipiero (con lode), Rebecca Ripalti (con lode), Arianna Sabbatucci, Sara Tenaglia, Hind El Holoui, Tommaso Paoloni (con lode), Linda Rondina (con lode), Maddalena Vedovi, Martina Farsetti, Ouxiang Jiang, Giuditta Rondinini.
IIS “MENGARONI” DI PESARO: Giorgia Aiudi, Veronica Scaini, Chiara Magro, Sofia Marini, Alyssa Ceccolini, Alice Garlati, Marco Sperindio, Jlayng Zhou, Gaia Fabbretti (con lode).
IIS “RAFFAELLO” DI URBINO: Giulia Carpineti, Greta Comedini (con lode), Beatrice Dellonte, Danilo Di Berardino (con lode), Anita Miale, Ada Antonioni, Clizia Mochi, Ilaria Ugoccioni (con lode), Ilaria Federici, Aurora Sani, Gaia Fabbri, Francesca Pia Iannone (con lode), Alessandra Matteucci, Maddalena Bigini (con lode), Laura Cappuccini (con lode), Valentina Casicci, Maria Vittoria Mari, Martina Mazzanti, Valeria Marchionni, Sofia Piccari, Alice Dini, Jennifer Diotalevi (con lode), Matteo Palma (con lode).
IIS “S.MARTA – BRANCA” DI PESARO: Marco Rossi, Massimo Tombari, Davide Mancini, Gloria Tittarelli, Iliria Urru, Concetta Potolicchio (con lode), Asia Maiello.
IO “DELLA ROVERE” DI URBANIA: Denis Angeli (con lode), Giada Pierucci (con lode), Alex Ragnucci, Michela Lani.
IO “MONTEFELTRO” DI SASSOCORVARO: Leonardo Muccioli, Matteo Marco Montanari, Jody Ravaioni, Andrea Segantini.
IPSIA “BENELLI” DI PESARO: Alberto Conti, Caterina Giunti, Alice Battisti (con lode), Samuele Giubilei (con lode), Andrea Scognamiglio, Daniela Arnone, Matteo Barbari, Giorgia Carloni.
ITET “BRAMANTE GENGA” DI PESARO: Dario Ciacci (con lode), Andrea Conti, Dmitrii Doroftei, Zaccaria Pettinelli, Federico Lunadei, Riccardo Tamburini, Alessandro Marcolini, Federico Ugolini, Sofia Pieri, Federico Sutera (con lode), Federico Tognacci, Sofia Galeazzi (con lode), Michele Marchionni, Irene Panici (con lode).
ITIS “MATTEI” DI URBINO: Lorenzo Rulli, Lorenzo Belfiore, Giulia Mencarelli, Andrea Mezzolani, Nicolò Papale, Camilla Penserini, Andrea Pierini, Antonio Emanuele Pepe, Gioele Pascucci, Anna Bresciani (con lode), Giada Giardini (con lode), Giacomo Sbrega (con lode), Lorenzo Vitalini (con lode), Matteo Alessandrini (con lode).
LICEO “STORONI” LA NUOVA SCUOLA” DI PESARO: Emma Giunta (con lode), Francesca Mattioli (con lode).
LICEO “MAMIANI” DI PESARO: Rebecca Fonti, Isabella Gori, Gloria Mazzolini, Alessio Moretti (con lode), Pietro Sanchioni (con lode), Jacopo Scavolini, Diego Vennarini, Giovanni Zagaria, Brian Bartolucci, Rachele Bonometto (con lode), Alice De Simone (con lode), Emma Urbinati, Pietro Carlotti (con lode), Filippo Ferri (con lode), Francesca Filippini, Virginia Tonelli (con lode), Sharon Cortese, Beatrice Faragona (con lode), Armanda Mehmeti, Raffaella Purcaro, Elisa Andreatini, Elena Arcangeli, Pamela Palillo, Elisa Vagnini (con lode), Mattia Damiani, Damiana Dradi, Giulia Ridolfi, Virginia Donati, Virginia Piastra, Anna Polidori, Laura Camilloni, Chiara D’Angelo, Luca Leonardi, Rita Sosta, Lucia Sperandio, Enrico Brunori (con lode), Laura Fuligno, Eleonora Piermaria, Martina Aiudi, Nikol Oleynykova, Alessia Talamelli, Nicole Santacà, Giulia Betti (con lode), Giulia Buscaglia, Sofia Errede (con lode), Christian Santangeli (con lode); Elena De Luca, Sara Gambini (con lode), Mauro Augusto Mondo, Veronica Olivieri, Maruia Luisa Prioli (con lode), Sara Curatolo (con lode).
LICEO “LAURANA BALDI” DI URBINO: Virginia Bastianelli, Benedetta Cecconi, Elena De Angeli (con lode), Maddalena Belelli (con lode), Giorgia Micci, Filippo Alessandroni (con lode), Riccardo Mainardi (con lode), Leonardo Sollazzo, Anna Carbonari, Matilde Dondi (con lode), Federico Sirocchi (con lode), Paolo Angelini, Tommaso Capomagi, Nicholas Pieretti (con lode), Giulio Traversa.
LICEO “MARCONI” DI PESARO: Danila Saltarelli (con lode), Giulia Lazzari, Giulia Saccomandi, Carlo Centis, Tommaso Costantini, Riccardo Cucchiarini, Valentina Moretti (con lode); Arianna Presepi (con lode), Mihai Daniele Hlatcu (con lode), Francesco Imperiale, Davide Marchesi, Gianmarco Miele, Beatrice Foglietta (con lode), Alessandro Mancini (con lode), Giovanni Mariani, Matteo Piunti, Federico Umbri, Giovanni Bartolucci, Ilenia Carboni (con lode), Giacomo cecchini, Agnese Galeazzi (con lode), Anita Gardi (con lode), Paola Grieco, Elia Malaventura.
LICEO “NOLFI APOLLONI” DI FANO: Chiara Fiorelli, Ivan Facenda, Aurora Pozzi, Emilia Verdini, Anna Lisa Zampa (con lode), Martina Broccoli (con lode), Rebecca Lanci (con lode), Veronica Orciari, Lara Sartini, Vittoria Tanfani, Alessia Mei, Sofia Gentili, Cristina Cicetti (con lode), Maud Natalucci (con lode), Tommaso Spadoni, Gian Marco Colombo, Laura Ester Marini, Ginevra Renga, Michela Sabbatucci, Rebecca Tonelli (con lode).
LICEO “SCUOLA DEL LIBRO” DI URBINO: Maya Bernacchia, Angelica Elise Vanni, Caterina Barcelli, Ettore Lombardi, Lilia Mauroner, Gabriel Paja, Jennifer Conti, Lorenza Longhi (con lode), Nicole Tempini, Alessio Dimo, Selene Colonna, Rachele Marini, Chiara Paci, Leonardo Pipicella, Sara Balassone, Matteo Cecconi, Sofia Zenobi (con lode).
LICEO “TORELLI” DI FANO – PERGOLA: Raja Abdoussi, Arturo Cesari, Lorenzo Gramolini (con lode), Tommaso Rondini, Margherita Cercolani, Costanza Piroddi, Chiara Frati (con lode), Sofia Bartocci, Samuele Ceccarelli, Giovanni Orazi, Marco Conenna (con lode), Eleonora Mucchietto (con lode), Elia Buoncompagni, Paolo Giombi (con lode), Francesco Ansuini.
POLO 3 DI FANO – Giulia Alessandroni (con lode), Giulio Zandri (con lode), Chiara Andreoletti, Veronica Vegliò, Alessia Cerreti, Francesca Di Renzo, Alessandro Rovinelli, Anna Massanelli, Alberto Nicolini, Luca Tergolina Gislanzon, Ioan Suldac, Laura Rosati, Gabriel Cerisoli.
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