#Ghibellina
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corrilibero · 10 months ago
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Questo è quello che mi fa stare bene.
Il primo e unico ultratrail che avevo corso prima di domenica 28 Gennaio era stato “Translagorai Classic” e, per dovere di cronaca, è stato per ora, il mio miglior DNF.
Che poi non c’è niente di male, capita e, anzi, non aver terminato TLC è un’ottima scusa per tornare a Trento, rivedere un po’ di amici e tentare nuovamente la traversata del Lagorai per portarmi a casa l’adesivo più desiderato della storia dell'Ultrarunning italiano.
In quell’occasione mi ritirai al rifugio Cauriol (non ringrazierò mai abbastanza Letizia e Chiara per avermi recuperato), letteralmente svuotato di ogni energia dopo circa 50km e più o meno 3000 D+ (che i più esperti mi correggano) ma, non lo saprò mai con certezza perché il mio GPS pensò bene di abbandonarmi dopo 12 ore (più o meno tra i laghetti di Lagorai ed il Cimon de la Sute).
Ma torniamo a noi e ai dubbi che mi assalgono la sera di sabato 27. Dopo aver viaggiato, ritirato i pettorali e cenato insieme a Dario, Marco e Carletto, arriva il momento di andare a letto ed è lì che mi aspettavano i dubbi:”Ma domani, ce la farò? Sul Lagorai sono arrivato più o meno al 50° km con circa 3000 D+, distrutto e dopo una quantità di ore che nemmeno ricordo bene. Ricordo però che dopo 12 ore quando il GPS si spense, ero sì e no al 41° o 42° km e forse il dislivello era simile a quello che mi aspetta domani… saranno 45 km e 2300 D+ ed il tempo limite sarà di 10 ore. Sono più allenato, forse… certo non ho mai corso su dei dislivelli simili… ma ho tentato di fare del mio meglio…”
Per fortuna non sono il tipo che si fa togliere il sonno dai dubbi e così arriva finalmente il momento che aspettavamo.
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Siamo lì, tutti e quattro schierati sulla linea di partenza, visibilmente felici ed eccitati, maglia del Team, zainetto contenente tutto il materiale obbligatorio che nessuno ha mai controllato: cappellino, guanti, collo e manicotti. Ci guardiamo, ci scambiamo un doppio cinque ed un “in bocca al lupo” promettendoci di rivederci alla fine e… cinque, quattro, tre, due, uno VIAAAAAAAAAAAA! Si parte, ed è come al solito una grande emozione.
Dopo poco più di un km ci siamo già persi di vista, ma fa parte del gioco e ci va bene così, l’obiettivo è quello di rivederci al traguardo. In fondo “non importa a nessuno quando si va forte, l’importante è soffrire tutti allo stesso modo” (cit. TRC).
I primi km sono tra le strade del paese, mi sento bene. anzi, mi sento in gran forma! Dei dubbi della sera prima nemmeno l’ombra e va benissimo fino al terzo km, quando sento un dolore intenso dietro la coscia sinistra. Dario che era con me si rende conto che qualcosa non va e mi chiede se voglio fermarmi. Cammino qualche secondo, qualcosa dev'essere successo ma no, non voglio fermarmi, non posso ritirarmi ora al terzo km, non se ne parla. Arriviamo al primo ristoro, poi si vedrà.
Da lì in poi è tutto un tira e molla, prima è avanti Dario poi sono avanti io e via così fino al 21° km attraverso paesaggi fantastici e correndo su terreni di ogni tipo affrontando salite, sentieri tecnici di roccia, salite, single track nel sottobosco, ancora salite, forestali fangose, sempre salite, canyon di roccia e di nuovo salite.
Sono stupito. nonostante il dolore che mi porto dal km 3 sto andando bene, non mi sento particolarmente affaticato e quando sono quasi al trentesimo km, ecco davanti a me il ristoro che dovrebbe trovarsi tra il km 29 ed il km 30. Sono lì che inizio a tirar fuori il bicchierino da trail, quando dal sottobosco esce un cane, anche lui corre verso il ristoro, peccato che non mi veda ed infilandosi tra le mie gambe mi fa volare a terra.
Per fortuna non è niente di grave (un livido e qualche escoriazione), vengo immediatamente soccorso dai volontari del ristoro ed in 5 minuti sono di nuovo in strada. Ancora qualche km e mentre sono lì a ragionare sul dislivello che manca e i km che devo ancora percorrere prima di raggiungere il traguardo, entro in una sorta di trance senza rendermi nemmeno conto di percorrere altri 7 km. Torno al presente e sono al 37° km, sono passate poco meno di 5 ore, non manca molto, circa 8 km e 500D+, sono un po’ stanco, ripenso al Lagorai ed ho voglia di riscatto. Con questo pensiero tiro dritto ignorando il dolore che mi porto dal terzo km, la fatica che inizia a farsi sentire ed i quadricipiti che ormai mi insultano per lo sforzo a cui sono sottoposti (sia in salita che in discesa).
Arriverò al traguardo in 6h11’31” felice come un bambino che ha passato una giornata nel miglior parco giochi del mondo e come se non bastasse scopro che qui, alla Ronda Ghibellina, hanno un’usanza diversa dal solito: al posto della solita medaglia da finisher ti danno un boccale di ceramica, pieno di birra!
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Non mi resta che sedermi vicino all’arrivo, sorseggiare la birra ed aspettare i miei compagni per festeggiare il loro di arrivo.
Il primo ad arrivare sarà Marco, seguito da Dario ed a chiudere il gruppo, Carletto.
Queste sono le avventure che ci piacciono, questo è quello che mi fa stare bene.
Al netto del mio non saper scrivere, mi rendo perfettamente conto di quanto, questo breve racconto non possa rendere giustizia all’avventura che abbiamo vissuto, che si è completata nel preciso momento in cui stanchi, sudati ed ammaccati ci siamo abbracciati subito dopo aver oltrepassato la linea del traguardo.
Mi chiedo se abbia senso tentare di trasmettere ciò che ho sentito e vissuto in questa giornata. Ho corso, questo è poco ma sicuro, ma forse la vera essenza, la bellezza di quello ho sentito, non può essere rccontata a parole. Resterà tutto custodito dentro di me, nei miei muscoli, nei miei tendini, nel mio cuore e nei miei polmoni ma, di una cosa sono sicuro e questa ve la posso dire:”è in giornate come queste, passate fuori a correre e a faticare che riesco a far pace con la vita”
Ci vediamo lungo la strada!
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stilouniverse · 1 year ago
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La via Fiorentina o del Monasteraccio o di Vallombrosa o della Verna
di Giovanni Caselli Un tratto della strada da Firenze alla Verna Attribuisco questo nome, ricavato dal Catasto preunitario della Toscana dove questa via è così definita in vari luoghi anche a grande distanza da Firenze. Altri nomi sono Via del Monasteraccio, Via di Vallombrosa, Via Vecchia della Verna ecc. Da anni conosco un sentiero con lunghi tratti lastricati in vario modo che iniziando dal…
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dominousworld · 2 years ago
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LO SPLENDORE DELL'AQUILA GHIBELLINA
LO SPLENDORE DELL'AQUILA GHIBELLINA
di Augusto Bianconi (Fratria Altotiberina) ricordiamo ancora una volta quanto abbiamo già detto a riguardo del duplice rimando del termine aigle sia allo ‘splendore, luce’ che all’‘aquila’ stessa. Volendo concludere queste necessariamente rapide osservazioni, dobbiamo ricordare che il Giebel, il ‘frontone’, è quell’elemento architettonico che incornicia il ‘timpano’, entro il cui ambito nei…
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michelangelob · 2 years ago
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La Scultura del giorno: Ugolino e i suoi Figli di Jean-Baptiste Carpeaux
La scultura del giorno che vi propongo oggi è l’opera più suggestiva Jean-Baptiste Carpeaux: Ugolino e i suoi Figli. Carpeaux ha dato forma all’angoscia ispirandosi al trentatreesimo canto dell’Inferno di Dante in cui il Sommo Poeta racconta la storia del conte Ugolino della Gherardesca, nobiluomo pisano di parte ghibellina vissuto nel 1200 che tramò contro il suo partito e la propria…
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jacopocioni · 1 year ago
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I Guelfi e i Ghibellini.
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Sappiamo che Dante apparteneva alla fazione dei Guelfi ma perché e qual è l'origine di questi due gruppi? L'origine dei nomi risale al 1125, dopo la morte di Enrico V si ebbero  lotte per la successione tra bavaresi e sassoni dei Welfen (Guelfi) e gli Hohenstaufen svevi del castello di Waiblingen (Ghibellini) proprio sotto il castello per la prima volta tra le  grida di guerra si udirono urlati i nomi delle fazioni in lotta; Federico I uscì vittorioso dalla contesa. Eletto imperatore cercò di consolidare il suo regno in Italia che si divise fra coloro che erano a favore dell'imperatore (Ghibellini) chi contro ed a favore del papa (Guelfi). Nel VI canto del paradiso Dante ci dice che i Guelfi hanno come simbolo i gigli d'oro di Francia, i Ghibellini l'Aquila imperiale germanica e che entrambi si nascondono dietro a questi  simboli solo per scopi politici, ed aggiunge, difficile capire che opera nel giusto. Forse sarà questa una delle motivazioni che indurrà Dante, nel momento che ne acquisisce il mandato, ad esiliare 15 componenti di entrambe le fazioni inimicandosi così i nemici ma soprattutto gli amici.
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Sappiamo che fu Clemente IV nel 1265 a donare il suo stemma (aquila rossa su fondo bianco con un serpente verde tra gli artigli) a una delegazione di Guelfi fiorentini che poi aggiunsero un giglio rosso fiorentino (ma altre fonti dicono un iris). Il capo dell'Aquila era girato verso sinistra a dispetto di quello imperiale disposto a destra, l'aquila del papa era rossa invece di nera, un modo per imporsi e togliere autorità allo stemma imperiale Il serpente, simbolo del male, veniva artigliato, punito e reso innocuo dell'aquila papale.
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I Ghibellini invece avevano come simbolo Ercole che rompe le fauci di un leone, la forza e il coraggio di Ercole contrapposta al leone che rappresenta il male, Ercole poi lascerà il posto alla figura di Sansone e il leone diverrà simbolo della repubblica fiorentina e rappresenterà la caduta della città per mano Ghibellina. Il leone ora rappresenta la superbia di Firenze, Dante infatti lo menziona nell'Inferno facendo riferimento appunto alla sua superbia, ferocia e forza incontrollata. In entrambe le simbologie araldiche si cerca la rappresentazione del giusto, di essere dalla parte del giusto. Il dualismo dei Guelfi e dei Ghibellini non si concentrerà solo a Firenze ma in tutta l'Italia del centro nord, dove intere città si schiereranno da una o l'altra parte, (lunga sarebbe la lista). Questo avviene perché, come sappiamo, l'Italia non era una nazione unita ma composta di tanti piccoli stati e ognuno di loro aveva interesse per il proprio tornaconto a schierarsi o con il papa o con l'imperatore e all'occorrenza anche a cambiare bandiera a seconda della convenienza. Questo comportamento durerà per il tutto il Medioevo e poi il Rinascimento, fino alle guerre d'Italia e anche oltre fino all'unità di Italia. Nella sua Divina Commedia Dante utilizzerà numerosi personaggi sia dell'una che dell'altra parte relegandoli a sua discrezione nei luoghi deputati da Dio. La successiva scissione tra Guelfi bianchi e neri avrà luogo nel maggio del 1300 con un sanguinoso scontro fra le due parti e Dante si schiererà con la fazione Bianca.....
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Riccardo Massaro Read the full article
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reloha · 2 years ago
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Gabrielle shares her vision of what vampires can do to the world. Lestat reacts.
One night in our little house in the Via Ghibellina in Florence, she appeared after a month’s absence and started to expound at once.
“You know the creatures of the night are ripe for a great leader,” she said. “Not some superstitious mumbler of old rites, but a great dark monarch who will galvanize us according to new principles.”
“What principles?” I asked. Ignoring the question, she went on.
“Imagine,” she said, “not merely this stealthy and loathsome feeding on mortals, but something grand as the Tower of Babel was grand before it was brought down by the wrath of God. I mean a leader set up in a Satanic palace who sends out his followers to turn brother against brother, to cause mothers to kill their children, to put all the fine accomplishments of mankind to the torch, to scorch the land itself so that all would die of hunger, innocent and guilty! Make suffering and chaos wherever you turn, and strike down the forces of good so that men despair. Now that is something worthy of being called evil. That is what the work of a devil really is. We are nothing, you and I, except exotica in the Savage Garden, as you told me. And the world of men is no more or less now than what I saw in my books in the Auvergne years ago.”
I hated this conversation. And yet I was glad she was in the room with me, that I was speaking to somebody other than a poor deceived mortal. That I wasn’t alone with my letters from home.
“But what about your aesthetic questions?” I asked. “What you explained to Armand before, that you wanted to know why beauty existed and why it continues to affect us?”
She shrugged.
“When the world of man collapses in ruin, beauty will take over. The trees shall grow again where there were streets; the flowers will again cover the meadow that is now a dank field of hovels. That shall be the purpose of the Satanic master, to see the wild grass and the dense forest cover up all trace of the once great cities until nothing remains.”
“And why call all this Satanic?” I asked. “Why not call it chaos? That is all it would be.”
“Because,” she said, “that is what men would call it. They invented Satan, didn’t they? Satanic is merely the name they give to the behavior of those who would disrupt the orderly way in which men want to live.”
“I don’t see it.”
“Well, use your preternatural brain, my blue-eyed one,” she answered, “my golden-haired son, my handsome wolfkiller. It is very possible that God made the world as Armand said.”
“This is what you discovered in the forest? You were told this by the leaves?”
She laughed at me.
“Of course, God is not necessarily anthropomorphic,” she said. “Or what we would call, in our colossal egotism and sentimentality, ‘a decent person.’ But there is probably God. Satan, however, was man’s invention, a name for the force that seeks to overthrow the civilized order of things. The first man who made laws—be he Moses or some ancient Egyptian king Osiris—that lawmaker created the devil. The devil meant the one who tempts you to break the laws. And we are truly Satanic in that we follow no law for man’s protection. So why not truly disrupt? Why not make a blaze of evil to consume all the civilizations of the earth?”
I was too appalled to answer.
“Don’t worry.” She laughed. “I won’t do it. But I wonder what will happen in the decades to come. Will not somebody do it?”
“I hope not!” I said. “Or let me put it this way. If one of us tries, then there shall be war.”
“Why? Everyone will follow him.”
“I will not. I will make the war.”
The Vampire Lestat, Anne Rice
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lamilanomagazine · 8 months ago
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Xunmu Wu in mostra a Firenze per #ARTFORSUSTAINABILITY alla Art Art Gallery
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Xunmu Wu in mostra a Firenze per #ARTFORSUSTAINABILITY alla Art Art Gallery. L’artista propone sei raffinati ink painting alla mostra a cura di Daniela Pronestì che inaugura il prossimo 10 aprile alla Galleria Art Art di Firenze. Xunmu Wu è nato a Shanghai nel 1947. Ha vissuto 17 anni nel deserto del Gobi e  nell'entroterra dei monti Tianshan, e questa esperienza ha avuto una grande influenza sulla sua arte, gioie e dolori della convivenza con la natura hanno segnato la sua anima. Alla fine degli anni '80, durante un viaggio a piedi di sei anni, ha attraversato le zone montuose di confine dello Yunnan, Guizhou e Guangxi, raccogliendo e registrando le tracce culturali. Attualmente vive e lavora a Shanghai. Tra le sue mostre più recenti, 2023 Starry Sky of Shepherds al Museo Scalvini di Desio, 2023 Salon des indépendants, Art Capital, Grand Palais Éphémère, Parigi. Nel 2022 alcune sue opere vengono selezionate per mostre a Genova ed è vincitore del Fiorino d’argento al Premio Firenze 2022, 2022 Time Tunnel, a cura di Paolo Sabbatini, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, 2021 Fiabe Antiche, Shanghai e online su www.wepresentart.com, 2021 Present Art Festival, Desio. Il progetto #ARTFORSUSTAINABILITY, realizzato in collaborazione con MA-EC Gallery Milano, vede in dialogo le opere di 9 artisti che sono stati invitati a riflettere sulla sostenibilità, tema di interesse globale. La responsabilità degli artisti sta nel porre l’attenzione sulle tematiche ambientali e nel servirsi dell’arte per risvegliare le coscienze, con l’obiettivo di avere un futuro più equo, focalizzato sull’umanità e rispettoso degli ecosistemi naturali. Coordinate mostra: Titolo: 2024 #ARTFORSUSTAINABILITY Group Exhibition in Florence A cura di Daniela Pronestì sede: Art Art Gallery Via Ghibellina 105r Firenze opening: Mercoledì 10 aprile 2024 ore 18.00 date: 10-24 Aprile 2024 da martedì a domenica ore 13.00-20.00 info: +39 02 39831335 [email protected] www.ma-ec.it... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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agrpress-blog · 1 year ago
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A Firenze quarta edizione per la tradizionale mostra di Natale ideata e curata dalla critica d’arte internazionale Marta Lock. Verrà inaugurata mercoledì 20 dicembre 2023 alle ore 18.00 presso la galleria Art Armand Xhomo Gallery - via Ghibellina 105/107/111 - la tradizionale collettiva di Natale giunta alla sua quarta edizione che ha visto riunire in un un’unica esposizione artisti provenienti da tutta Europa; due edizioni a Roma e una a Milano hanno permesso ai protagonisti di essere visti e apprezzati per il singolo linguaggio pittorico in dialogo con altri, diversi e a volte persino divergenti, ma tutti uniti sotto la grande bellezza dell’arte. La galleria scelta quest’anno dalla critica d’arte Marta Lock è nel pieno centro di Firenze, a un passo da piazza della Signoria e in piena visibilità rispetto a tutti i turisti che quotidianamente, e in particolar modo nel periodo delle festività, affollano il capoluogo toscano. La linea guida data dalla critica e curatrice è quella di non avere linee guida perché, come scrive nell’introduzione del catalogo: « … la mancanza di un tema è dovuto alla mia scelta di non condizionare mai l’estro creativo degli artisti, perché ritengo che solo in questo modo possano raccontare tutto ciò che hanno dentro, tutto ciò che senza alcun tipo di regole, di schemi o di richiesta di attenersi a una linea guida che potrebbe non appartenere alle loro corde, fuoriesce mostrando solo la loro vera essenza e personalità pittorica e scultorea». Gli stili presenti sono molteplici e variegati proprio per ricostruire il gusto dell’incontro e del confronto tipici dei salotti del Novecento in cui gli artisti usavano incontrarsi per far nascere nuove idee e movimenti pittorici perché è solo dall’interazione e dall’apertura al dialogo artistico che è possibile aprire le porte alle innovazioni e alla possibilità di assorbire nuovi punti di vista potenzialmente in grado di modificare il proprio dando vita a trasformazioni ed evoluzioni di stili. Trentasei gli artisti, tutti accuratamente selezionati da Marta Lock, provenienti da molte regioni italiane ed anche da molti Paesi europei - Austria, Germania, Francia, Inghilterra, Slovacchia, Svezia, Francia e Grecia -, tutti contraddistinti da differenti stili pittorici e scultorei, per dare al pubblico fiorentino un’idea di quale sia la direzione che sta prendendo l’arte contemporanea. La mostra Natale in Arte 2023 sarà dunque un’ottima occasione per scoprire nuovi mondi artistici e - perché no? - per scegliere il regalo perfetto per questo Natale. La mostra Natale in Arte 2023 ideata e curata da Marta Lock - opere di: Adolfo Maffezzoni, Ageliki Alexandridou, Alda Picone, Angela Avenoso e Ludovica Iannò, Annabelle Ferreira, Annamaria Giugni, Battista Doneddu, Beatrice Buccella, Brigitta Stritezsky, Carla Faggioni, Concetta Cantafio, Elena Netsayef, Elena Rizzardi, Elisabetta Martinez, Enrico Tubertini, Franca Fabrizio, Giancarlo Mariniello, Hans Adam, Judith Paone, Laura Pantarotto, Luana Gibaldi, Luca Vitale, Lucilla Labianca, Margot Vogl, Mauro Trincanato, Mike Ferrel, Natasa Radanovic, Panto Trivkovic, Paolo Francesco Vignati, Roberto Buccilli, Salvatore Gerbino, Silvia Grazioli, Svitlana Mykhaliuk Romaniuk, Vanessa Di Lodovico, Zuzana Hradilová - sarà visitabile presso la galleria Art Armand Xhomo Gallery fino a venerdì 5 gennaio 2024 (orario: dal lunedì alla domenica, dalle ore 15.00 alle ore 21.00; chiusura solo il 25 dicembre).
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atomheartmagazine · 1 year ago
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Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/il-mostro-di-firenze-riprese-netflix/
Mostro di Firenze: Iniziate le Riprese della Serie Netflix con il Regista Stefano Sollima
Il regista Stefano Sollima ha finalmente dato il via alle riprese della serie Netflix dedicata al “Mostro di Firenze“, un progetto che coinvolgerà il pubblico in una narrazione basata su eventi reali, testimonianze dirette, documenti processuali e inchieste giornalistiche.
Ambientazione delle Riprese de il “Mostro di Firenze”
Le prime scene delle serie tv sul Mostro di Firenze sono state girate in via Ghibellina. Vige la massima discrezione sul cast, sebbene circolino indiscrezioni che suggeriscono la possibile presenza di Tom Cruise in un ruolo chiave. In particolare, una delle scene clou sarà girata in Piazza San Firenze, coinvolgendo il protagonista Pacciani, il pm e i legali che varcheranno la porta dell’ex Tribunale.
Dettagli sulla Serie
La serie, intitolata “Il Mostro“, sarà composta da quattro episodi e sarà trasmessa in esclusiva su Netflix. Stefano Sollima, già noto per la regia di serie di successo come “Romanzo Criminale” e “Gomorra“, lavorerà su un racconto che si propone di essere fedele alla verità per rendere giustizia alle vittime del Mostro di Firenze.
Mostro di Firenze – Produzione
La produzione è gestita da The Apartment, società del gruppo Fremantle, e AlterEgo, sotto la guida di Lorenzo Mieli e Stefano Sollima. La trama della serie si basa sugli otto duplici omicidi avvenuti in un arco di diciassette anni, con l’utilizzo di una beretta calibro 22. L’indagine sul Mostro di Firenze rappresenta uno dei casi più complessi e intriganti nella storia criminale italiana.
Luoghi delle Riprese
Le riprese de “Il Msotro” si svolgeranno in diversi luoghi, compresi Signa, Arteminio, Carmignano e San Casciano. La produzione in particolare mira a offrire uno sguardo autentico e coinvolgente su uno dei casi di serial killer più noti e inquietanti nella storia del Paese. La serie promette di svelare la complessità dell’indagine sul Mostro di Firenze e, di conseguenza, portare il pubblico al cuore della vicenda.
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misiablog · 1 year ago
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Gregorio Nardi concerto Casa Buonarroti
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Sabato 16 settembre alle ore 21 Gregorio Nardi terrà un concerto presso la Casa Buonarroti, Via Ghibellina, 70, Firenze, per ricordare Pina Ragionieri, instancabile Direttrice del Museo per trentacinque anni.
Tutti coloro che hanno conosciuto Pina Ragionieri sanno che il suo instancabile entusiasmo per le arti non si manifestò esclusivamente nella ricerca e lo studio di capolavori pittorici o scultorei: sua prima passione fu la musica. Era stata in gioventù una magnifica pianista, allieva di un raffinato maestro, Gino Mòdona. In seguito, approfittando dello stupendo scenario offerto da Casa Buonarroti - il museo che diresse per trentacinque anni a partire dal 1984 - divenne organizzatrice di coinvolgenti stagioni concertistiche, e protettrice di quei musicisti ai quali andava la sua ammirazione. Gregorio Nardi è stato uno di loro; e negli anni, di pari passo all'affetto, è cresciuta la sua gratitudine verso questa magnifica, irresistibile amica.
Il programma che ha prescelto per ricordarla è composto interamente di brani che furono nel repertorio di Pina: capolavori che i figli e gli amici ricordano di averle ascoltato suonare. L'intenzione è di ritrarla con le note e con l'affetto di una lunga amicizia : coi suoni, questa volta, invece che col pennello e lo scalpello.
Programma:
L. v. Beethoven - Sonata in La bemolle op. 26
L. v. Beethoven - Sonata in Mi op. 90
G. Mòdona - Rondini
C. Debussy - Children's Corner
F. Chopin - Notturno op. 27 n. 1
F. Chopin - Ballata op 23
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fflopp-culture · 1 year ago
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Top Pizzas In DC
Martha Dear — ‘Nduja + Peppers (sausage, pepper, onion pizza)
Il Canale — Italia (mozzarella, prosciutto, arugula, pare)
Timber — Pretty in Pepperoni or Green Monster
Sonny’s — Wolfie (tomato, moss, pepperoni, onion, roasted red peppers)
Andy’s — Burrata Margherita
Red Rocks — Six Shooter (tomato sauce, mozz, sausage, pepperoni, olives, red onion)
Honorable Mentions:
2Amy’s
Comet Ping Pong
Stellina
All-Purpose
Paradiso
Emmy Squared
90 Second Pizza — Plain Cheese
Via Ghibellina
L’Ardente — Margherita
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marcogiovenale · 2 years ago
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firenze, 26 maggio: festa per giuliano scabia
Fantastiche visioni: festa con Giuliano Scabia, amici, teatro, musica, poesia (e qualche gallina)Il 26 maggio prossimo, a due anni da quando Giuliano si è reso invisibile, organizzeremo un evento al MAD (Murate Art District) in via Ghibellina a Firenze. Non vuole essere una commemorazione, ma una “festa” in suo onore: inizierà al mattino alle 10 e durerà tutto il giorno fino alle 19:30. Ecco di…
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stilouniverse · 11 months ago
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La battaglia di Montaperti nella Divina Commedia
«Lo strazio e ‘l grande scempioche fece l’Arbia colorata in rosso,tal orazion fa far nel nostro tempio». Inf.  X, 85-88 La battaglia di Montaperti, una delle più sanguinose battaglie del medioevo, trova vari riscontri nella Divina Commedia. Lo scontro fra la guelfa Firenze e la ghibellina Siena, avvenuto nel 1260, impegnò oltre 55.000 soldati, un numero esorbitante per i combattimenti…
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tradizioni-barcellona · 2 years ago
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DOMENICA 19 FEBBRAIO 2023 - ♦️ SAN CORRADO CONFELONIERI♦️ Corrado Confalonieri (Calendasco, 1290 – Noto, 19 febbraio 1351) fu un penitente, terziario francescano e pellegrino, condusse una vita anacoretica, da eremita; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica che ne celebra la memoria liturgica il 19 febbraio. Corrado nacque a Calendasco nel 1290. Discendeva dalla nobile casata dei Confalonieri che, oltre ad abitare in Piacenza, avevano vasti feudi assegnati loro quale privilegio, per essere una famiglia guelfa fedele alla Chiesa discendente dagli Obertenghi[1]. Nei dintorni del paese, in una zona fitta di boscaglie (la tradizione parla di Case Bruciate, vicino a Carpaneto Piacentino - anche se recenti studi indicano una nuova località sita tra San Nicolò, frazione di Rottofreno, e Calendasco - e questa vasta area agricola di circa 200 pertiche piacentine è chiamata col nome di 'La Bruciata'), Corrado si trovava a caccia con una compagnia di amici e familiari. Quel giorno la caccia non diede buon esito e Corrado ordinò di appiccare il fuoco alle sterpaglie per stanare la cacciagione ma, complice il forte vento, il fuoco in un attimo bruciò tutto ciò che incontrava, tra cui boschi, case e capanne. Spaventati e impotenti di fronte a questo evento, Corrado e i suoi scappano verso casa, decisi a non far trapelare la verità. Non appena la notizia si propagò in città, si credette che l'incendio fosse stato appiccato dai Guelfi per colpire l'attuale governanza ghibellina e subito si scatenò la caccia al responsabile, che venne individuato in un povero contadino. La notizia della condanna colpì l'animo di Corrado, che non riusciva a darsi pace per quello che era successo a causa sua. Non esitò quindi ad interrompere il corteo punitivo e a chiedere udienza al Signore di Piacenza, al quale dichiarò la propria colpevolezza, subendo la pesantissima pena della confisca di tutti i terreni per risarcire il danno fatto (in quanto nobile, evitò le punizioni corporali).Questo evento segnò profondamente la vita di Corrado, che negli anni successivi si avvicinò sempre più alla fede: vestì infatti l'abito penitenziale francescano ritirandosi nell'eremo nei pressi di Calendas (presso Noto, Sicily) https://www.instagram.com/p/Co19qBmIoCt/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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michelangelob · 1 year ago
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"I disegni di Michelangelo": le conferenze di Casa Buonarroti
Casa Buonarroti a Firenze organizza per questo autunno 2023 un interessante ciclo di conferenze dal titolo “I disegni di Michelangelo” che, come si intuisce, avrà come oggetto di discussione alcuni dei preziosi fogli custoditi i via Ghibellina. Le conferenze fanno da contorno al progetto di riallestimento della sala del museo dedicata all’esposizione temporanea dei disegni, che sarà ultimato…
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jacopocioni · 1 month ago
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Dante e il suo fantastico viaggio 8: Dante e i personaggi del Purgatorio
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Prima parte Seconda parte Terza parte Quarta parte Quinta Parte Sesta Parte Settima Parte
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Sono circa le sei del mattino, l'aurora da bianca e vermiglia diviene colore dell'oro, Virgilio e Dante camminano lungo un litorale, loro hanno terminato il loro viaggio all'Inferno, noi quello alla ricerca dei fiorentini o di personaggi e situazioni legate a Firenze negli inferi. Per loro, come per noi è ora di arrivare in Purgatorio. Una creatura alata sempre più luminosa si avvicina, è impossibile sostenere lo sguardo al cospetto di una luce così intensa. Con lei c’è una barca che sfiora l'acqua e che sta raggiungendo la riva con il suo carico di anime che cantano quel salmo che solitamente accompagna i morti in chiesa.
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Tra le tante anime giunte con l’ imbarcazione ce n'è una in particolare che Dante riconosce subito, è Casella, un musicista fiorentino suo grande amico e al quale è ancora molto legato. Casella spiega a Dante che le anime destinate al Purgatorio si radunano alla foce del Tevere, l’angelo sfolgorante che ha visto prima le accoglie sulla sua barca solo quando hanno dimenticato tutto ciò che le lega agli interessi terreni. Casella spiega ancora che l'anno precedente durante il giubileo, venne concessa l’ indulgenza plenaria. Così tutte le anime che ne avevano fatto richiesta, beneficiando di uno sconto di pena potevano proseguire il loro viaggio nell’aldilà. Dante rammenta di aver scritto una canzone che lo stesso Casella aveva interpretato, e prega dunque l’amico di cantarla nuovamente per lui: “ Amor che mi parla nella mente…” Tutte le anime presenti rimangono incantate nell’ascoltare quella voce così soave.
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Appare però Catone, che vedendo quelle anime ipnotizzate dall’esibizione, le redarguisce aspramente paragonandole ad Ulisse che rimane incantato dal canto delle sirene. Catone prende in mano la situazione e decide di distogliere quelle anime dalla distrazione canora, spingendole energicamente verso il monte antistante dove potranno raggiungere Dio. Casella nasce nel 1250 a Firenze e muore nel 1300. È stato un compositore amico intimo di Dante. Si sa poco di lui se non quello che ci racconta il poeta, qualcuno ritiene che fosse però di origine pistoiese. Musicò un madrigale di Lemmo da Pistoia, come risulta dal Codice Vaticano 3214: “Casella dedit sonum” (lo musicò Casella). Di Casella si fa menzione anche in un sonetto di Niccolò de’ Rossi. L’artista musicò alcune poesie di Dante come la canzone, tratta dal Convivio, “Amor che ne la mente mi ragiona”.
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Dante incontra poi Jacopo del Cassero, un discendente di una famiglia nobile di Fano nato pochi anni prima di lui. Era un magistrato che fu alleato di Firenze, anche lui aveva combattuto contro Arezzo nella battaglia di Campaldino. In seguito era stato ucciso con un colpo di roncone all'inguine per mano dei sicari del marchese di Ferrara Azzo VIII, suo nemico giurato. Jacopo era stato ucciso mentre si dirigeva a Milano per essere eletto podestà della città. Per timore di essere riconosciuto e fermato dai suoi rivali, aveva malauguratamente optato  una via che passava attraverso una poco frequentata zona paludosa nel territorio di Padova. Fu una scelta fatale, perché  la folta vegetazione palustre, l’acqua e soprattutto la melma, ne rallentarono la marcia. Lo sventurato cadde poi accidentalmente da cavallo e venne facilmente raggiunto dagli uomini del marchese e ucciso.
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L’anima chiede a Dante di ricordarlo nelle sue preghiere; questo gli avrebbe permesso di lasciare prima il Purgatorio. Nel sentire questa richiesta, si avvicina anche Bonconte da Montefeltro della casata dei signori di Urbino, sperando che Dante interceda anche per lui.
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Bonconte era morto nella battaglia di Campaldino, ma il suo corpo non venne mai trovato. L’uomo apparteneva alla fazione ghibellina particolarmente avversa ai fiorentini. Ferito alla gola nello scontro, era riuscito a fuggire a piedi e a raggiungere il fiume Archiano nel punto in cui confluisce con l’Arno. Prima di perdere i sensi a causa del dissanguamento, era riuscito però ad invocare il perdono della Madonna. Così la sua anima che stava per essere rapita da un demone, venne tratta in salvo da un angelo. Il demone gabbato si vendicò allora sul corpo, scatenando una forte pioggia che ingrossando il fiume Archiano trascinò via la salma disperdendola per sempre. Ecco che in lontananza si vede arrivare una bellissima creatura celeste vestita di bianco e con il volto splendente. La presenza invita Dante a dirigersi verso un ripido sentiero composto di gradini. Nel vederlo al poeta torna in mente quella scalinata che porta in cima al Monte delle Croci vicino a Firenze, dove sorge la chiesa di San Miniato.
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Dante e Virgilio cominciano a salire i gradini della scala per continuare il loro viaggio, quando incontrano Sapìa Salvani. Il nome Sapìa significa “colei che ha senno”, ma la donna rivela invece ai due di aver al contrario dimostrato di non averne affatto. Nata e vissuta a Siena ormai sessantenne, la donna era da sempre in forte attrito con il nipote. Così quando i senesi guidati dall’inviso nipote affrontarono i fiorentini a Colle di Val d’Elsa, lei  dalla torre più alta volle assistere alla battaglia pregando Dio che i suoi concittadini venissero sconfitti dai fiorentini. Sicuramente non grazie alle sue preghiere, ma i senesi vennero sconfitti.
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Cenni storici: Dopo la battaglia di Montaperti del 1260, la Siena ghibellina aveva prevalso sulla Firenze guelfa. Colle Val d’Elsa che parteggiava per i guelfi, divenne luogo d’esilio di molti guelfi senesi e perseguita per questo.
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Nella battaglia di Tagliacozzo del 1268 vide Carlo d’Angiò correre in difesa del pontefice Clemente IV, contro il nipote di Federico II Corradino, che era alla guida dei ghibellini. Tutta questa battaglia accadeva sotto gli occhi della speranzosa Sapìa Salvani, che dalla torre su cui era salita, pregava ardentemente sperando nella vittoria di Carlo d'Angiò.   .
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Riccardo Massaro Read the full article
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