#Galeotto
Explore tagged Tumblr posts
tomoleary · 3 months ago
Text
Tumblr media
Sandro Angiolini “Vento galeotto” (1948) Source
9 notes · View notes
adhd-merlin · 5 months ago
Text
he is mentioned in the Canto V of Dante's Inferno of course. but they never told us about the gay yearning
9 notes · View notes
deathshallbenomore · 2 years ago
Text
sono arrivata al punto della mia vita in cui una mia amica mi dice che mi avrebbe vista benissimo con una tizia appena conosciuta principalmente perché entrambe pecchiamo nell’ambito della cultura pop e in particolare del gossip sui vip. cioè davvero a questo punto qualcunə mi sposi per solidarietà
12 notes · View notes
buscandoelparaiso · 1 year ago
Text
comunque in tutti gli spoiler che ho visto oggi, damiano gavino ha fatto un salto di qualitá incredibile e il suo personaggio é davvero la vita di questo telefilm, si mangia anche alessandro gassmann che tecnicamente dovrebbe avere un ruolo centralissimo bravo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
1 note · View note
thursdayschild76 · 1 year ago
Text
E mi abbracciò tutto tremante.
Wendsday, November 18th 16:04
"How do you feel? I can't come to my senses. I can’t even breathe"
h 19:07
"I promised myself not to read your messages and not to write to you"
"Why?!"
"But, as you can see, I failed miserably. As in everything I try not to do and not to tell you"
"I think I was in shock for at least two hours. I feel paralayzed, my soul vibrates and trembles, all the world outside is stopped. I’ve never felt that feeling before. I didn't just regress to the level of a kid, it’s something deeper and more devastating. I feel like I'm under a enchantment that has emptied me of everything"
"It wasn’t just a moment of madness"
"Oh, it's crazy. But it's not madness"
"Oh my God, there are no words to really express how I feel"
"I understand you. I understand you deeply. I am annihilated"
Tumblr media
"I’m sure we weren’t two people who just hugged. Because we felt much, much more and it wasn't physical"
"Absolutely"
"Oh, I wish I could see you…"
"To enjoy the effect of your enchantment, oh my beloved Fairy of the night?"
0 notes
la-casa-sotto-lacquedotto · 2 years ago
Text
4 -Il galeotto e la luna piena
Era una calda estate romana. In casa non si respirava. Luca arriva subito dopo cena. Non ce la sentiamo di stare in casa, pertanto decidemmo di vederci con altri amici. L’ora era un po’ tarda, ma era una bella serata per farci un giro nella periferia della capitale.
Paddy Pub, arriviamo. Dopo una bella birra, si parte per lo scherzo della serata.
Assegnati i ruoli via verso l’ignoto a bordo della Uno bianca di Beppe e l’alfa 33 di Luca.
Gira e rigira ci ritroviamo sulla via Prenestina all’altezza dell’uscita del G.R.A., luogo abitualmente frequentato da prostitute.
Manco a farlo apposta, becchiamo una Uno rossa che ne sta caricando una.
Scatta l’azione, ci caliamo nella parte, Luca il brigadiere, Beppe l’appuntato, Antonio il Maresciallo.
Tutti carabinieri ovviamente finti, attori ma molto ben preparati.
La uno rossa si sposta poco più in là, spegne il motore ed ecco che comincia la giostra.
Dalla nostra postazione si vedeva un enorme culone bianco che si muoveva in modo sussultorio, illuminato dalla luna piena, dall’abbondante peluria, si capiva che tale culone era sicuramente maschile.
Scatta l’operazione. Le nostre auto si avvicinano alla Uno rossa. Tutti a terra in un baleno, < fermi tutti >.
Gli occupanti dall’auto scendono come si trovavano.
Davanti ai nostri occhi si prospetta una scena terrificante. Una donna piuttosto in là con gli anni, con abiti propri del mestiere, minigonna, scarpa alta, trucco pesante, capelli lunghi scuri e unghie mal curate.
Brutta, ma brutta che solo uno che non vede una donna da tantissimo tempo, poteva pensare anche solo di avvicinarla, figuriamoci a toccarla.
Lui un uomo di media statura, con gran pancia, pantaloncini corti e maglietta sul giro panza, barba incolta, infradito e ciliegina sulla torta neanche a farlo a posta uscito da poco di galera, si proprio così, un ex galeotto. Per noi era come servici il pranzo sul piatto d’argento, ci guardiamo in viso e come un branco di lupi con l’acquolina alla bocca, incominciamo la nostra interpretazione.
<Bene signori vogliano favorire i documenti brigadiere prenda nota, appuntato guardi nell’auto.
Allora signora cosa stava facendo? E lei non si vergogna?>
<A marescià so appena uscito de galera e invece de sta a casa a famme na pippa, so uscito pe famme na scopata.> <Lei cosa ha da dire signora?><E che ve devo di, che qui nun se batte chiodo, pe na vorta che ciò un cliente,  voi mo me fate fa nottata.> Lo sforzo di trattenere le risate fu immane.
Io facendo finta di parlare alla radio mi nascondo in macchina per ridere.
Dopo varie domande di rito e le minacce di portarli entrambi in caserma, li lasciamo andare assicurandoci che non tornino a…consumare. Finiamo la serata con qualche altro giro ma serata fiacca e allora ci avviamo verso casa, ripromettendoci di riprendere il pattugliamento la sera dopo.
0 notes
nemo-in-wonderland · 1 month ago
Text
Tumblr media
Noi leggiavamo un giorno per diletto  di Lancialotto come amor lo strinse;  soli eravamo e sanza alcun sospetto.                      
Per più fiate li occhi ci sospinse  quella lettura, e scolorocci il viso;  ma solo un punto fu quel che ci vinse.                      
Quando leggemmo il disiato riso  esser basciato da cotanto amante,  questi, che mai da me non fia diviso,                        
la bocca mi basciò tutto tremante.  Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:  quel giorno più non vi leggemmo avante».       
INFERNO - CANTO V
----------------------------------------------------------------
I told you.
I had the sweetest dream last night about Federico, and oh my Gods, I woke with such sweetness still enveloping my heart, I had to draw what I saw in the dream before that beautiful emotion left me.
I adore Lucia and Federico, I do not give them enough attention, and I regret so much that I never truly drew them together properly, so when I woke up and recalled the dream, I took it as I sign that I should not linger, but instead, I should put every other artwork I was doing on hold and focus on them.
And by the Gods, their love is still such sweetness for my heart.
They are my love letter to Dante Alighieri and il Dolce Stil Novo.
Well, I hope you will like them.
--Nemo
102 notes · View notes
queer-ragnelle · 7 months ago
Text
La Tavola Ritonda PDF is now available to read! Enjoy!
Tumblr media
ID: When Isotta had returned to the pavilion, the tables were set out and food was prepared, and when water had been brought for their hands they sat down to eat. As they ate, Gariette looked out and saw Palamidesso going by looking for them, and pointed him out to Sir Tristano. Tristano got up and went to meet him, taking him by the hand and leading him into the pavilion, where he disarmed and sat at the table. They all passed that night in great joy.
Medieval Literature scans | Arthurian Retellings scans | Ko-fi ⤥Italian Name Guide Below Cut
Prose Tristan Gang
King Meliadus of Liones (Meliodas of Lyonesse)
Queen Eliabella (Elizabeth)
Tristano (Tristan)
King Marco of Cornovaglia/Tintoile (Mark of Cornwall/Tintagel)
King Amoroldo of Irlanda (Morholt of Ireland)
King Languis of Irlanda (Anguish of Ireland)
Queen Isotta the Blonde (Isolde 1)
Gouvernale (Governal)
Brandina (Brangaine)
Dinadano (Dinadan)
Daniello (Daniel)
Brunoro the Black/Ill-Cut Coat (Brunor le Noir/La Cote Male Taile)
Dinasso the Seneschal (Dinas)
King Scalabrino (Esclabor)
Palamidesso the Pagan (Palomides/Palamedes)
Isotta White Hands (Isolde 2)
Gheddino (Kahedrin)
Logres
King Artù of Camellotto/Longres (Arthur of Camelot/Logres)
Queen Ginevara (Guinevere)
Chieso the Seneschal (Kay)
Lucano (Lucan)
Fata Morgana (Morgan le Fay)
Pulzella Gais (Morgan's daughter)
Merlino the Prophet (Merlin)
Orcadians
King Lotto (Lot)
Queen Albagia of Organia (Morgause of Orkney)
Calvano the Lover (Gawain)
Agravano (Agravaine)
Gariens (Gaheris)
Gariette (Gareth)
Mordarette (Mordred)
Welsh
King Pellinoro of Gaules (Pellinore of Wales)
Prezzivale lo Galese (Percival of Wales)
Amorotto di Gaules (Lamorak of Wales)
Adriano (Drian)
Agravale (Aglovale)
French
King Bando of Benoich (Ban of Benwick)
Dama del Lago (Lady of the Lake)
Lancilotto of Gioisa Guardia (Lancelot of Joyous Guard)
Astore di Mare (Hector de Maris)
Lionello (Lionel)
Bordo (Bors)
Briobris (Biloberis)
Galasso (Galahad)
Others
Brunoro the Brown (Brunor father of Galehaut)
Bagotta (Fair Giantess)
Galeotto (Galehaut)
Sagramore (Sagramore lol)
Meliagans (Meleagant/Melwas)
King Brando of Magus (Bademagus)
Beast Glatisanti (Questing Beast/Glatisants)
109 notes · View notes
theonevoice · 1 year ago
Text
Warning: Ineffable tragedy ahead
I was fidgeting with the possible implication of this post by @aduckwithears and this post by @newfangledfancy because there was something in this sword discussion that hooked my little fanart brain. But as I was mentally sketching ideas I'm afraid I managed to grasp the mental image that was vaguely floating in the back of my mind since the beginning of this sword detail speculation.
It was Gaetano Previati's painting inspired by the episode of Paolo and Francesca in the Canto V of the Divine comedy.
Tumblr media
Paolo e Francesca, Gaetano Previati, ca 1887.
If you don't know the episode, it tells the story (an actual historical episode that, at the time, caused such an outcry that some historians compare it to the public reaction that followed Lady Diana's death in the 90s) of a married woman who secretly falls in love with his husband's brother, who secretly loves her back, and for a while they manage to bury their passion, mainly by denying it and not acknowledging it even with themselves. They suppress their feelings so violently that they become dangerously unaware of them, and one day, while they were alone together "without any suspicion" (of their possible fall, so sure they were to have canceled their mutual attraction - but of course it's telling that they chose to spent time together, away from anyone else), they start reading a book about, of all things, the legend of King Arthur, and when they come to the part of Lancelot kissing Guinevere, they are suddenly overwhelmed by their feelings and kiss (here it's were I remind you of the two little figures, one black and one white, kissing in the theater during the title sequence of s2: passion ignited by fiction, be it a novel by Jane Austen or a Richard Curtis movie). And right away they are surprised by her husband, who kills them both with a single stroke of his sword.
This is how Dante tells the story (Francesca is speaking here, and the most relevant part of Dante's retelling is that she and Paolo are depicted as "one character split in two" - I don't need to explain how this is linked to our ineffable husbands) [tentative english translation below]:
"Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense. [...]
Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante."
Love, that quickly seizes the gentle heart, enthralled him with the beautiful person (1) that was taken from me, and the way (2) still insults me.
Love, that forgives no beloved from loving back, enthralled me with his pleasure (3) so strongly, that, as you see, it still doesn't leave me;
Love brought us to one death; ⁠Caïna (4) awaits him who quenched us from life. [...]
We were reading one day, as a pastime, about Lancelot, and how love seized him; we were alone and without any suspicion (5).
Many times that reading made us raise our eyes, and turned us pale, but only one point was able to overcome us.
Whene we read of the desired smile being kissed by such a lover, this one, who never from me shall be divided,
kissed my mouth all trembling. ⁠Galeotto (6) was the book and he who wrote it. ⁠That day we did not read it any farther.
[sorry if it sounds clunky, I tried to translate the words in a way that conveys also the most widly accepted interpretation of certain passages, but it's still an allegorical poem from the XIII century... here's some notes to clarify a couple of points:
(1) "beautiful person": to be intended as both body and soul.
(2) "and the way": meaning the way in which they were murdered.
(3) "his pleasure": meaning the pleasure of being loved by him.
(4) "⁠Caïna": one of the 4 regions that form the deepest circle of hell, where traitors are punished (the Caina is the place where traitors of their own family are held, named after Cain).
(5) "without any suspicion": meaning they were so sure to be able to control their feelings that they did not "suspect" themselves of giving in to their passion.
(6) "Galeotto": the Italian name of Galehaut, a knight of the Table Round who is responsible for arranging the secret meeting of Lancelot and Guinevere.]
26 notes · View notes
almosthauntedobservation · 2 months ago
Text
Ogni volta che, nel mio condominio, viene ad abitare una persona nuova, sconosciuta, le persone più anziane fermano il nuovo arrivato o i nuovi arrivati, per fargli la radiografia a colpi di domande.
Dopo, inizia la fase gavetta: il nuovo arrivato è monitorato, come se fosse un ex galeotto, fino ad arrivare a spiarlo da ogni angolo delle siepi: mi sembra di vivere in una trincea, dove si dà per scontato di essere brave persone, poiché anziane, e si cercano motivi per litigare con qualcuno.
Tumblr media
4 notes · View notes
regina-del-cielo · 11 months ago
Text
Fic 20 questions
I was tagged by @bewires, thank you!
1 - How many works do you have on AO3?
13, lucky number.
2 - What's your total AO3 count?
67,881 words. Not bad.
3 - What fandoms do you write for?
Right now, only for The Old Guard (2020). I'm a "one hyperfixation at a time" type of person.
4 - What are your top five fics by kudos?
Celebrated for Their Frankness (P&P)
Kissing a Stranger (P&P)
Galeotto Fu'l Cane (P&P)
hand in hand, we stumble and we fall (then we stand, once and for all) (TOG)
seems like happiness is just a thing called Joe (TOG)
5 - Do you respond to comments?
99.9% of the time, yes, even if it's just to write "thank you for reading" thirty times in a row
6 - What is the fic you wrote with the angstiest ending?
Uuuuuh I don't actually write angsty endings? Even the sadder ones always have a vision of hope in the end
7 - What's the fic you wrote with the happiest ending?
Again, difficult to say. Probably c'est lui pour moi, moi pour lui (dans la vie) because it's Reunion and Fluff Galore. Or A Marriage of True Minds, because of Wedding Fluff and Feelings.
8 - Do you get hate on fics?
Thankfully not, and I hope it never happens
9 - Do you write smut? If so, what kind?
No, not really. Love reading it, but I don't think I'll go that far myself.
10 - Do you write crossovers? What's the craziest one you've written?
No I don't. The thought never really crossed my mind
11 - Have you ever had a fic stolen?
Never, thank goodness
12 - Have you ever had a fic translated?
No - although one could say that I already am doing my own mental translation since English is not my first language lol - but if someone wanted to I wouldn't mind, as long as they asked me first
13 - Have you ever co-written a fic before?
No, never happened
14 - What's your all time favourite ship?
Why are you asking me to rank my children?! Darcy/Elizabeth has been around longer, but Joe/Nicky really Hit Different. So I say it's a tie.
15 - What's a WIP you want to finish but doubt you ever will?
All of them? There's a reason I don't post WIPs - inspiration is flighty and cruel. I never say 'never', but knowing myself if I haven't worked on something for longer than a year it's unlikely I'll ever start again
16 - What are your writing strengths?
I'm the wrong person to ask this - Maybe plot coherency and world building? I tend to take a lot of time to make sure that the plot flows well and that things are as accurate I can get them. Also, clearly, writing soft and fluffy things.
17 - What are your writing weaknesses?
I always have the feeling of my writing being clunky and too detail-filled, because I want the readers to see the scene as I see it in my mind. And I've never been able to stay within the number of words I expected to - my one-shots get stupidly long.
18 - Thoughts on writing dialogue in another language in fic?
I literally make Nicky speak in Italian as much as I can get away with it all the time. But also, if it's a language you don't know well and unless you have a human who speaks it that can check it, I wouldn't just trust a translation software. I have seen enough of glaring Italian errors in fic to make me want to go "please just say that they spoke in another language in the dialogue tag I beg of you."
19 - First fandom you wrote for?
Winx Club, a long long time ago, and not in English
20 - Favourite fic you've written?
I think it's a tie between hand in hand and We're Meant to Find Each Other - they're more team-focused than the others; hand in hand was the first I wrote for TOG fandom and a true stroke of inspiration. Meant to Find Each Other is the only multi-chaptered fic I ever managed to finish, it spans through multiple time periods, and the AU it's set in is very close to my heart.
I don't know who has already done this, but I'll tag @ellynneversweet @raedear @gallifreyburning @nicolos @nicolodigenovas and anyone else who feels like it!
7 notes · View notes
situazionespinoza · 1 year ago
Text
Oh, Madre!
Il giorno in cui ho capito che non sarei mai diventata madre avrò avuto nove anni, quando per la prima volta ho tenuto aperto sulle ginocchia un libro di Oriana Fallaci.
Ero in bagno, intenta nel mio passatempo preferito per combattere la stitichezza: frugare nel cassetto della moglie di mio padre, l'unico a distanza ravvicinata dal gabinetto su cui trascorrevo ore e ore in attesa che qualcosa uscisse dal mio corpo.
In mezzo a pile di slip, riviste osé e reggiseni, quel giorno trovai il libriccino galeotto che avrebbe annientato il mio istinto materno: Lettera a un bambino mai nato.
La moglie di mio padre utilizzava il cassetto del bagno per nascondere i suoi segreti più intimi, forse credendo che il senso del pudore avrebbe trattenuto chiunque dal rovistare tra le sue mutande.
Ma io da bambina non sapevo dove il pudore stesse di casa. Vivevo confinata nei muri della mia camera, senza amici e senza infanzia, e il mio unico confronto con il mondo erano i romanzi di Isabelle Allende con descrizioni dettagliate di tutto ciò che accadeva in camera da letto.
La mia famiglia non ha mai amato la lettura, anzi direi proprio che al verbo detestare associassero la parola libro come complemento oggetto. Quindi loro non avevano la più pallida idea di cosa ci fosse tra le pagine di quei libercoli in cui annegavo le mie giornate.
Se un libro è letto da una bambina, significa che è adatto a una bambina, pensavano. E per vent'anni ne sono stata convinta anch'io.
Ma quel pomeriggio, seduta sul gabinetto, mi sorprese leggere il titolo "Lettera a un bambino mai nato" sulla copertina di un libro nascosto tra i calzini e una scatola di preservativi nel cassetto della moglie di mio padre incinta di sei mesi.
Divorai quel libro in una settimana, ringraziando la mia incapacità di andare di corpo come le persone normali per darmi la possibilità di trascorrere impunemente due ore seduta sulla ceramica fredda del cesso, fino a sentire le gambe addormentate e il bacino indolenzito.
Dopo ogni sessione di lettura, riponevo con cautela il libro nel cassetto della mia matrigna, facendo attenzione a incastrarlo perfettamente tra le pieghe dei reggiseni e dei pigiami.
Nessuno della mia famiglia ha mai saputo che a nove anni mi appassionai del racconto di una donna incinta che desiderava abortire, del suo calvario interiore e della lotta contro l'idea che un ammasso di cellule potesse essere ritenuta vita senziente.
A tredici anni mi trasformai in una paladina del diritto all'aborto. Lasciai di stucco la mia professoressa di Italiano quando le consegnai un pamphlet protofemminista sotto forma di foglio protocollo, spacciandolo per il mio elaborato del compito in classe sul testo argomentativo.
Gli altri miei compagni di classe non avevano mai sentito parlare di aborto, tantomeno di Oriana Fallaci, e forse erano fortunati nella loro ignoranza.
Ma io mi consideravo un'illuminata, una prescelta, una donna adulta, perché a tredici anni ero in grado di difendere con sforzi patetici e artefatti il mio sacrosanto diritto a non dare la vita.
Tanto ne ero convinta, che agli esami di licenza media dedicai il mio tema di italiano all'aborto, ancora una volta. Ero ossessionata, ero pazza, ero invasata: dovevo far sapere a tutti gli adulti che io a tredici anni sapevo di non volere figli, che non li avrei mai avuti, che avrei combattuto perché le donne come me potessero scegliere di non averli.
Quando, dieci anni dopo, la mia migliore amica mi informò di essere incinta, la prima cosa che le dissi fu: "Vuoi abortire, vero?".
E alle occhiate scettiche e divertite delle donne più grandi, che ridacchiavano sornione mentre mi ricordavano l'esistenza dell'orologio biologico, io ribattevo con rabbia di chiudere il becco.
Questo fino all'anno scorso, quando una seduta con la mia psicologa esperta di EMDR ha messo un po' di disordine tra i miei piani.
Non avevo mai riflettuto sulla possibile connessione tra il mio rifiuto della maternità e il suicidio di mia madre, ma quella tragica mattina di febbraio la mia terapeuta decise di spiattellarmelo in faccia senza troppi mezzi termini: il fatto che mia madre si fosse uccisa e mi avesse abbandonata non significava che io avrei fatto lo stesso con i miei figli.
Quella fu l'ultima seduta con la mia terapeuta, perché mal tollerai questa inferenza nelle mie decisioni sul mio utero. Non mi interessava sapere quale fosse la causa del mio odio verso la gravidanza e soprattutto non volevo ammettere che la morte di mia madre mi perseguitasse fino a quel punto.
Abbandonata la terapia e accolti gli antidepressivi, ho smesso di mettere in discussione il mio disprezzo per la maternità fino a quando a essersi suicidato non è stato un mio amico.
A quel punto mi sono resa conto che il mio bagaglio di affetti contava già due suicidi nell'arco di vent'anni, una percentuale non da poco considerando che la mia permanenza su questa terra non ha varcato ancora la soglia dei trent'anni.
La morte del mio amico è coincisa con la ricomparsa breve e fugace di mio padre.
Dopo cinque anni di ostinata assenza e disinteresse, mio padre aveva deciso di riallacciare i rapporti con me dopo la scoperta di un tradimento da parte di sua moglie.
Mio padre ritenne quel momento un'ottima occasione per mettermi a parte della storia del mio concepimento.
Così ho scoperto, davanti a un raffinato piatto di uramaki, di essere la classica figlia del "proviamo a fare funzionare questo matrimonio": mia madre aveva fallito il suo primo tentativo di suicidio e aveva confessato a mio padre che avere una figlia l'avrebbe aiutata.
Si vede che non ho svolto bene il mio compito, considerando che dopo sette anni dalla mia nascita la mia cara mamma si fece trovare morta in bagno con una calza di nylon legata al collo.
Mentre il peso di questa rivelazione si sedimentava tra la bocca dello stomaco e la gola, togliendomi la capacità di proferire parola e l'appetito, mio padre rincarava la dose lamentando il suo "non aver fatto nulla di male per meritarsi questa vita" da crocerossina, vedovo e cornuto.
La mia domanda, formulata silenziosamente nelle settimane successive, riguardava piuttosto cosa avessi fatto io di male per meritarmi di essere desiderata, partorita, traumatizzata e abbandonata da mia madre.
Con poca calma e tanta perizia, nei mesi ho messo insieme tutti i pezzi del puzzle che è la mia incapacità di vedermi madre: dal libro letto di nascosto sul cesso al tema sull'aborto, dal consiglio a denti stretti dato alla mia amica al rifiuto del parere della psicologa, fino alla confessione di mio padre.
Il risultato è stato un puzzle oscuro e strambo, in cui alcuni pezzi si incastrano a fatica con gli altri e restituiscono un'immagine grottesca e spezzata. Un'immagine di me che lotta tra l'odio per la mia famiglia, il desiderio di non essere mia madre, il determinismo di un patrimonio genetico malato.
Insomma, un'immagine non troppo lusinghiera. Ma che almeno mi dà ragione dell'irritazione e della saudade che provo quando ascolto le mie coinquiline scambiarsi ogni sera confidenze con le loro madri per telefono, tra risatine e battute.
Questo puzzle sgangherato è una prova ulteriore del mio non voler essere madre, del preferire crepare da sola piuttosto che correre il rischio di dare la vita a una persona solo per traumatizzarla.
Allo stesso tempo, quando guardo questo puzzle, mi rendo conto che il fervore di quella tredicenne che scriveva pagine e pagine sull'aborto era solo un tentativo di rispondere a quell'unica, atroce domanda:
"Oh, madre! Perché mi hai abbandonato?"
9 notes · View notes
mwebber · 1 year ago
Note
ethel cain on the che angelo sei playlist ur brain is so huge…. i am constantly in awe!!! do u have a regular martian playlist i remember one floating abt tumblr and i think it was urs? idk tho ignore this if not<3 also if u have a nobody asks you questions one 🤲 (only if u want to share ofc!!! no pressure)
hi! so i have uh. a Lot of martian playlists.. but i think ur thinking of the communal martian playlist, which is available for everyone to add to! link here.
nayq has a few playlists..
nobody asks you questions when you say you're an accountant
nobody asks you questions when you say you're a software engineer
ask me no questions (and i'll tell you no lies)
and here r the other martian playlists i've got in case u weren't thinking of the communal one!
LURK (actual martian)
road trip (bom's martian inspired by this piece + an abandoned road trip au)
everything changes (self explanatory)
late night drives and car sex (this is literally just the neighbourhood)
schwanengesang (abandoned thesis project)
buttercup n sunshine (see here)
orfeo ed euridice (see here)
galeotto (lap dance scene in girlseb)
no pressure to listen to any of these ofc!
4 notes · View notes
rideretremando · 1 year ago
Text
Lettera a Pier Paolo
di Oriana Fallaci
[...] Diventammo subito amici, noi amici impossibili. Cioè io donna normale e tu uomo anormale, almeno secondo i canoni ipocriti della cosiddetta civiltà, io innamorata della vita e tu innamorato della morte. Io così dura e tu così dolce.
V’era una dolcezza femminea in te, una gentilezza femminea. Anche la tua voce del resto aveva un che di femmineo, e ciò era strano perché i tuoi lineamenti erano i lineamenti di un uomo: secchi, feroci.
Sì esisteva una nascosta ferocia sui tuoi zigomi forti, sul tuo naso da pugile, sulle tue labbra sottili, una crudeltà clandestina. Ed essa si trasmetteva al tuo corpo piccolo e magro, alla tua andatura maschia, scattante, da belva che salta addosso e morde. Però quando parlavi o sorridevi o muovevi le mani diventavi gentile come una donna, soave come una donna.
Ed io mi sentivo quasi imbarazzata a provare quel misterioso trasporto per te. Pensavo: in fondo è lo stesso che sentirsi attratta da una donna.
Come due donne, non un uomo e una donna, andavamo a comprare pantaloni per Ninetto, giubbotti per Ninetto, e tu parlavi di lui quasi fosse stato tuo figlio: partorito dal tuo ventre, e non seminato dal tuo seme. Quasi tu fossi geloso della maternità che rimproveravi a tua madre, a noi donne. Per Ninetto, in un negozio del Village, ti invaghisti di una camicia che era la copia esatta delle camicie in uso a Sing Sing. Sul taschino sinistro era scritto: "Prigione di Stato. Galeotto numero 3678". La provasti ripetendo: «Deliziosa, gli piacerà».
Poi uscimmo e per strada v’era un corteo a favore della guerra in Vietnam, ricordi? Tipi di mezza età alzavan cartelli su cui era scritto: "Bombardate Hanoi" e ci restasti male. Da una settimana ti affannavi a spiegarmi che il vero momento rivoluzionario non era in Cina né in Russia ma in America.
«Vai a Mosca, vai a Praga, vai a Budapest e avverti che lì la rivoluzione è fallita: il socialismo ha messo al potere una classe di dirigenti e l’operaio non è padrone del proprio destino. Vai in Francia, in Italia, e ti accorgi che il comunista europeo è un uomo vuoto. Vieni in America e scopri la sinistra più bella che un marxista come me possa scoprire. I rivoluzionari di qui fanno venire in mente i primi cristiani, v’è in essi la stessa assolutezza di Cristo. M’è venuta un’idea: trasferire in America il mio film su San Paolo».
Della cultura americana assolvevi quasi tutto, ma quanto soffristi la sera in cui due studen-tesse americane ti chiesero chi fosse il tuo poeta preferito, tu rispondesti naturalmente Rimbaud, e le due ignoravano chi fosse Rimbaud. Per questo lasciasti New York così insoddisfatto? [...]
Dicono che tu fossi capace d’essere allegro, chiassoso, e che per questo ti piacesse la compagnia della gioventù: giocare a calcio, ad esempio, coi ragazzi delle borgate. Ma io non ti ho mai visto così.
La malinconia te la portavi addosso come un profumo e la tragedia era l’unica situa-zione umana che tu capissi veramente. Se una persona non era infelice, non ti interessava. Ricordo con quale affetto, un giorno, ti chinasti su me e mi stringesti un polso e mormorasti: «Anche tu, quanto a disperazione, non scherzi!» Forse per questo il destino ci fece incontrare di nuovo, anni dopo. Fu a Rio de Janeiro, dov’eri venuto con Maria Callas: in vacanza. [...]
Nessun prete mi ha mai parlato, come te, di Gesù Cristo e di San Francesco. Una volta mi hai parlato anche di Sant’Agostino, del peccato e della salvezza come li vedeva Sant’Agostino.
È stato quando mi hai recitato a me-moria il paragrafo in cui Sant’Agostino racconta di sua madre che si ubriaca. Ed ho compreso in quell’occasione che cercavi il peccato per cercar la salvezza, certo che la salvezza può venire solo dal peccato, e tanto più profondo è il peccato tanto più liberatrice è la salvezza.
Però ciò che mi dicesti su Gesù Cristo e su San Francesco, mentre Maria sonnecchiava dinanzi al mare di Copacabana, mi è rimasto come una cicatrice. Perché era un inno all’amore cantato da un uomo che non crede alla vita. Non a caso l’ho usato nel mio libro che non hai voluto leggere. L’ho messo in bocca al bambino quando interviene al processo contro la sua mamma: «Non è vero che non credi all’amore, mamma. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco, e perché quello che vedi non è mai perfetto. Tu sei fatta d’amore. Ma è sufficiente credere all’amore se non si crede alla vita?»
Anche tu eri fatto d’amore. La tua virtù più spontanea era la generosità. Non sapevi mai dire no. Regalavi a piene mani a chiunque chiedesse: sia che si trattasse di soldi, sia che si trattasse di lavoro, sia che si trattasse di amicizia. A Panagulis, per esempio, regalasti la prefazione ai suoi due libri di poesie. E, verso per verso, col testo greco accanto, volesti controllare perfino se fossero tradotte bene.
Ci ritrovammo per questo, rammenti. Riprendemmo a vederci quando lui fu scarcerato e venne in esilio in Italia. Andavamo spesso a cena, tutti e tre. E mangiare con te era sempre una festa, perché a mangiare con te non ci si annoiava mai. Una sera, in quel ristorante che ti piaceva per le mozzarelle, venne anche Ninetto. Ti chiamava "babbo". E tu lo trattavi proprio come un babbo tratta suo figlio, partorito dal suo ventre e non dal suo seme.
Lasciarti dopo cena, invece, era uno strazio. Perché sapevamo dove andavi, ogni volta. E, ogni volta, era come vederti correre a un appuntamento con la morte. Ogni volta io avrei voluto agguantarti per il giubbotto, trattenerti, implorarti, ripeterti ciò che ti avevo detto a New York: «Ti farai tagliare la gola, Pier Paolo!». Avrei voluto gridarti che non ne avevi il diritto perché la tua vita non apparteneva a te e basta, alla tua sete di salvezza e basta. Apparteneva a tutti noi. E noi ne avevamo bisogno. Non esisteva nessun altro in Italia capace di svelare la verità come la svelavi tu, capace di farci pensare come ci facevi pensare tu, di educarci alla coscienza civile come ci educavi tu. E ti odiavo quando ti allontanavi su quella automobile con cui i tre teppisti t’avrebbero schiacciato il cuore. Ti maledicevo. Ma poi l’odio si spingeva in un’ammirazione pazza, ed esclamavo: «Che uomo coraggioso!» Non parlo del tuo coraggio morale, ora, cioè di quello che ti faceva scrivere in cambio di contumelie, incomprensioni, offese, vendette. Parlo del tuo coraggio fisico. Bisognava avere un gran fegato per frequentare la melma che frequentavi tu, di notte. Il fegato dei cristiani che insultati e sbeffeggiati entrano nel Colosseo per farsi sbranare dai leoni.
Ventiquattr’ore prima che ti sbranassero, venni a Roma con Panagulis. Ci venni decisa a vederti, risponderti a voce su ciò che mi avevi scritto. Era un venerdì. E Panagulis ti telefonò da casa mia, alla terza cifra si inseriva una voce che scandiva: «Attenzione. A causa del sabotaggio avvenuto nei giorni scorsi alla centrale dell’Eur il servizio dei numeri che incominciano col 59 è temporaneamente sospeso». L’indomani accadde lo stesso. Ci dispiacque perché credevamo di venire a cena con te, sabato sera, ma ci consolammo pensando che saremmo riusciti a vederti domenica mattina.
Per domenica avevamo dato appuntamento a Giancarlo Pajetta e Miriam Mafai in piazza Navona: prendiamo un aperitivo e poi andiamo a mangiare. Così verso le dieci ti telefonammo di nuovo. Ma, di nuovo, si inserì quella voce che scandiva: attenzione, a causa del sabotaggio il numero non funziona.
E a piazza Navona andammo senza di te. Era una bella giornata, una giornata piena di sole. Seduti al bar ‘Tre Scalini’ ci mettemmo a parlare di Franco che non muore mai, ed io pensavo: mi sarebbe piaciuto sentir Pier Paolo parlare di Franco che non muore mai. Poi si avvicinò un ragazzo che vendeva l’Unità e disse a Pajetta: «Hanno ammazzato Pasolini».
Lo disse sorridendo, quasi annunciasse la sconfitta di una squadra di calcio. Pajetta non capì. O non volle capire? Alzò una fronte aggrottata, brontolò: «Chi? Hanno ammazzato chi?» E il ragazzo: «Pasolini». E io, assurdamente: «Pasolini chi?» E il ragazzo: «Come chi? Come Pasolini chi? Pasolini Pier Paolo». E Panagulis disse: «Non è vero». E Miriam Mafai disse: «È uno scherzo». Però allo stesso tempo si alzò e corse a telefonare per chiedere se fosse uno scherzo. Tornò quasi subito col viso pallido. «È vero. L’hanno ammazzato davvero».
In mezzo alla piazza un giullare coi pantaloni verdi suonava un piffero lungo. Suonando ballava alzando in modo grottesco le gambe fasciate dai pantaloni verdi, e la gente rideva. «L’hanno ammazzato a Ostia, stanotte», aggiunse Miriam.
Qualcuno rise più forte perché il giullare ora agitava il piffero e cantava una canzone assurda. Cantava: «L’amore è morto, virgola, l’amore è morto, punto! Così io ti piango, virgola, così io ti piango, punto! »
Non andammo a mangiare. Pajetta e la Mafai si allontanarono con la testa china, io e Panagulis ci mettemmo a camminare senza sapere dove. In una strada deserta c’era un bar deserto, con la televisione accesa. Si entrò seguiti da un giovanotto che chiedeva stravolto: «Ma è vero? È vero?» E la padrona del bar chiese: «Vero cosa?» E il giovanotto rispose: «Di Pasolini. Pasolini ammazzato». E la padrona del bar gridò: «Pasolini Pier Paolo? Gesù! Gesummaria! Ammazzato! Gesù! Sarà una cosa politica!» Poi sullo schermo della televisione apparve Giuseppe Vannucchi e dette la notizia ufficiale. Apparvero anche i due popolani che avevano scoperto il tuo corpo. Dissero che da lontano non sembravi nemmeno un corpo, tanto eri massacrato. Sembravi un mucchio di immondizia e solo dopo che t’ebbero guardato da vicino si accorsero che non eri immondizia, eri un uomo. Mi maltratterai ancora se dico che non eri un uomo, eri una luce, e una luce s’è spenta?
Roma, novembre 1975
Oriana Fallaci
4 notes · View notes
turuin · 1 year ago
Text
Ah, the sweet flavour of cosmic justice.
3 notes · View notes
libriaco · 2 years ago
Text
Quel giorno più non vi leggemmo avante
Tumblr media
Reticenza o Aposiopesi:
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante (Inferno, V, vv. 137-138)
B. Mortara Garavelli, Prima lezione di retorica, Roma-Bari, Laterza, 2011
Bice Mortara Garavelli (Montemagno, 18 maggio 1931 – Torino, 26 gennaio 2023) è stata una grammatica e linguista italiana, studiosa di retorica.
11 notes · View notes