#Friedrich Leopold Stolberg
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klausblume · 1 year ago
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Die hier vorliegende Fassung ergänzt dieses Schubert Lied mit elektronischen Instrumenten undSchlagzeug/Percussion sowie einigen Effekten. Den Text schrieb Friedrich Leopold zu Stolberg-Stolberg 1782.Eine sehr schöne, rein klassische Bearbeitung dieses Schubert-Liedes mit dem Sänger Peter Schöne und der Pianistin Olga Monakh  findet man hier:https://www.schubertlied.de/die-lieder/auf-dem-wasser-zu-singenViel Spaß!
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alrederedmixedmedia · 1 year ago
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Alredered Remembers German poet Friedrich Leopold, Graf zu Stolberg, on his birthday.
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fondazioneterradotranto · 6 years ago
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/04/10/viaggiatori-tedeschi-nel-sud-italia/
Viaggiatori tedeschi nel Sud Italia
di Paolo Vincenti
L’interesse dei tedeschi per il sud Italia parte da lontano. Già nel Cinquecento, Paul Schede detto Melissus (1539-1602) parlò di Rudiae negli Epigrammata in urbes Italiae del 1585 (1). Johann Heinrich Bartels (1761-1850) visita il Sud ma solo la Calabria e la Sicilia, verso la fine del Settecento, e documenta il suo viaggio nell’opera Briefe über Kalabrien und Sizilien. Dieterich, Göttingen 1787–1792 (2). Nel Settecento, arrivano in Italia il Barone von Riedesel  e il pittore Jacob Philipp Hackert. Abbiamo già detto del tedesco Johann Hermann von Riedesel, barone di Eisenbach (1740-1785) e del suo libro, Un viaggiatore tedesco in Puglia nella seconda metà del sec. XVIII. Lettere di J.H.Riedesel a J.J.Winckelmann, che è, come dice il titolo, un’opera epistolare, diretta al famoso archeologo Winckelmann (3).
Diplomatico e ministro prussiano, Riedesel aveva conosciuto a Roma e frequentato il Winckelmann, il quale gli aveva fatto da guida nella esplorazione dei monumenti della città. Il suo libro divenne un punto di riferimento in Germania e fu molto letto, anche da Goethe, che lo elogia nella sua opera “Viaggio in Italia”, in cui sostiene di portarlo sempre con sé, come un breviario o un talismano, tale l’influenza che quel volume, per la puntigliosità e l’esattezza delle notizie, esercitava sugli intellettuali (4).
Jacob Philipp Hackert (1737-1807), nella sua opera pittorica I porti delle Due Sicilie (Napoli 1792) inserì i porti di Gallipoli e di Otranto. Il grande artista divenne pittore di corte del re Ferdinando IV di Napoli e in questa veste fu in Italia con molti incarichi come quello di supervisionare il trasferimento della collezione Farnese da Roma a Napoli. Fu amico di Goethe che scrisse di lui nella sua opera “Viaggio in Italia”. Ma l’incarico più prestigioso che il pittore ricevette dal re Ferdinando IV fu la commissione del famoso ciclo di dipinti raffiguranti i porti del Regno di Napoli.
Le numerose vedute dei porti si articolano in tre gruppi suddivisi tra le vedute campane, pugliesi, calabresi e siciliane. Per eseguire i disegni preparatori si recò così in Puglia e in Campania. La serie comprende 17 quadri e si trova ancora oggi custodita alla Reggia di Caserta; vi sono raffigurati esattamente i porti di Taranto, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Trani, Bisceglie, Monopoli, Gallipoli, Otranto.
La serie è stata in mostra, dal 20 giugno al 5 novembre 2017, presso la Sala Ennagonale del Castello di Gallipoli (Lecce).  L’esposizione intitolata “I porti del Re”, a cura di Luigi Orione Amato e Raffaela Zizzari, prodotta dal Castello in collaborazione con la Reggia di Caserta e il Comune di Gallipoli, ha visto all’inaugurazione l’intervento dello storico dell’arte Philippe Daverio e del direttore generale della Reggia di Caserta, Mauro Felicori (5). Nel giugno 2018, si è tenuta a Brindisi la grande mostra: “Brindisi: Porto d’Oriente”, a  Palazzo Nervegna, dove è stato possibile “ammirare per la prima volta  il celebre quadro ‘Baia e Porto di Brindisi’ che il vedutista prussiano Jakob Philipp Hackert realizzò nella seconda metà del ‘700 su incarico del re Ferdinando IV di Borbone. L’esposizione è stata organizzata nell’ambito del progetto ‘La Via Traiana’ e comprendeva una serie di opere che raccontano la storia della città attraverso alcune vedute del porto, fatte dai viaggiatori del ‘700” (6). Anche lo scrittore Johann Wilhelm von Archenholtz (1741-1813), famoso politologo, era stato in Italia ma egli, pur essendo tedesco, aveva pubblicato un’opera intitolata England und Italien, nel 1785, nella quale contrapponeva i due paesi, appunto il Regno Unito e l’Italia, con due sistemi politici diversi, propendendo decisamente per l’Inghilterra. Tuttavia nelle critiche feroci che Wilhelm fa a Genova, Venezia, allo Stato della Chiesa e al Regno di Napoli, è facile scorgere una larvata accusa alla sua Germania (7). Il poeta Friedrich Leopold Stolberg (1750-1819) nella sua opera Reise in Deutschland, der Schweiz, Italien und Sicilien in den Jahren 1791 und 1792, 4 voll., 1794, documenta il suo viaggio nel sud Italia dove però manifesta una posizione anticlassica e irrazionalistica, che provocò la sdegnata reazione di Goethe.
L’opera è stata recentemente tradotta in italiano da Laura A. Colaci, che scrive: “Dopo il viaggio nel Sud della Germania e della Svizzera col fratello e con Goethe, Stolberg ne intraprese uno più lungo in compagnia della moglie Sophie von Redern, del figlioletto, di G.A. Jacobi e G.H.L. Nicolovius attraverso la Germania, la Svizzera e l’Italia.
Frutto di questo viaggio è il volume Reise in Deutschland, der Schweiz, Italien und Sicilien in den Jahren 1791 und 1792. Viaggiò in Puglia dal 3 al 17 maggio del 1792”(9).  Si tratta di un’opera epistolare, composta cioè delle lettere che egli aveva inviato durante il suo soggiorno nel nostro Paese a vari corrispondenti tedeschi. Queste lettere però vennero rielaborate per la loro pubblicazione e ciò portò ad una certa stilizzazione, soprattutto in quelle che hanno un maggiore contenuto politico religioso. Egli visitò Brindisi, Lecce, Otranto, Gallipoli.
Il compagno di viaggio di Stolberg, Georg Arnold Jacobi (1768-1845), al ritorno dal suo viaggio pubblica Briefe aus der Schweiz und Italien nel 1796-7, ossia una raccolta delle sue lettere inviate da Brindisi, Lecce e Gallipoli.  Sempre di un’opera epistolare dunque si tratta, ma le lettere dello Jacobi sembrano essere più in presa diretta, ovverosia meno stilizzate, di quelle del suo compagno di viaggio Stolberg, e soprattutto si nota in lui una minore componete polemica, pur essendo protestante e classicista anch’egli. È molto più critico però nei confronti del governo di Napoli e del malcostume che in quella città allignava. Mentre la prosa dello Stolberg è più accattivante, controllata e in qualche modo romantica, avendo egli rimaneggiato le lettere, quella dello Jacobi è invece più scarna e realistica. Entrambi i viaggiatori comunque sono attratti dai resti dell’antichità classica, per cui, specie quando giungono in Puglia, a partire da Taranto, la loro attenzione si sofferma sulle influenze greche della nostra civiltà. Stolberg sente tutta la civiltà europea tributaria della cultura classica. Il suo classicismo però è filtrato dal cristianesimo. Questo lo porta a vedere l’Italia, e in particolare il Sud, in quanto più diretta emanazione di quella cultura, come una sorta di paradiso perduto che, con antesignano gusto romantico, egli idealizza, dandone una visione edenica, certo lontana dalla realtà. “Pur vivendo nel clima del classicismo winckelmaniano, lo Stolberg è distante dall’dea di classico alla Winckelmann”, scrive Scamardi (10).  Dunque egli ripudia ogni idea dell’arte che non sia classica, per esempio il barocco leccese. “l ruderi classici evocano, sì, l’idea della caducità della vita umana, un elemento, questo, certo presente in tanta poesia sulle rovine della fine del Settecento, solo che lo Stolberg oppone la certezza della fede cristiana[…] In questo lo Stolberg anticipa non solo taluni stilemi di un certo romanticismo, ma anche un certo kitsh romantico. Si può concordare, in definitiva, col giudizio di Helga Schutte Watt secondo la quale lo Stolberg in Italia ritorna ai fondamenti classici della cultura europea e della sua stessa formazione intellettuale e non solo non scorge alcun conflitto tra classicismo e cristianesimo, ma vede in quest’ultimo una forma di coronamento, di inveramento del primo” (11).
A Taranto sono ricevuti dal Vescovo Giuseppe Capecelatro, uomo di vastissima cultura, lo stesso che accompagnò il viaggiatore svizzero Carlo Ulisse De Salis Marschlins (1728-1800 ) nel suo viaggio in Puglia. Come già Eberhard August Zimmermann (1743-1815), naturalista e geografo, che venne in Puglia su incarico del Regno di Napoli per studiare la nitriera naturale di Molfetta (12),  anche il conte svizzero era accompagnato dall’Abate Fortis e i suoi interessi principali erano volti all’agricoltura e all’allevamento. Abbiamo già detto del De Salis Marschlins, che pubblica per la prima volta le sue impressioni di viaggio in tedesco in due volumi a Zurigo nel 1790 e nel 1793.  La prima pubblicazione del libro in lingua italiana viene fatta nel 1906 (13),  con la traduzione di Ida Capriati De Nicolò (ottima traduttrice anche delle memorie di Janet Ross)(14), e poi viene più volte ripubblicato (15).
Lo storico Ferdinand Gregorovius (1821-1891) visse più di vent’anni in Italia, soprattutto a Roma. Pubblicò i suoi resoconti di viaggio in Italia nell’opera  Wanderjahre in Italien tra il 1856 e il 1877,  in cui fa una descrizione analitica, davvero minuziosa delle condizioni di vita del nostro popolo in quegli anni. Il suo è un interesse erudito, per cui alle note naturalistiche, si accompagnano le descrizioni artistiche e letterarie e soprattutto sociologiche. L’opera si compone di cinque volumi ed è nell’ultimo volume, con il titolo Apulische Landschaften, (Lipsia, F. A. Brockhaus, 1877) che si occupa del nostro territorio. Gregorovius venne in Puglia due volte, nel 1874 e 1875. La prima traduzione della sua opera è di Raffaele Mariano nel 1882 (16).  L’itinerario si snoda attraverso le città di Lucera , Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Andria, Castel del Monte, Lecce e Taranto.
“Il Gregorovius seguiva con interesse la ricezione della cultura tedesca in Italia e intratteneva rapporti cordiali con chiunque in qualche modo se ne occupasse. Ma è soprattutto la scuola filosofica hegeliana che attrae l’attenzione dello storico tedesco che, come è noto, aveva egli stesso studiato filosofia all’Università di Konigsberg. Fu proprio attraverso il Rosenkranz, suo maestro a Konisberg, che conobbe lo storico del cristianesimo e filosofo Raffaele Mariano, con cui oltre a compiere i viaggi in Puglia intrattenne sempre rapporti di amicizia. Il Mariano tradusse in italiano le  Apulische Landschaften. Nell’introduzione alla sua traduzione, nella quale il Mariano ricostruiva, attingendo alla pubblicistica meridionalistica di Pasquale Villari e Raffaele De Cesare, la situazione politico-sociale della Puglia, l’autore non nascondeva una certa animosità nei confronti dei pugliesi, che suscitò le forti proteste di Niccolò Brunetti…”. Così scrive Scamardi (17), che pubblica nel suo libro anche i Diari inediti di Gregorovius del secondo viaggio in Puglia (1875)(18).  Si rimproverava cioè al traduttore e quindi all’autore un punto di vista troppo “tedescocentrico”.
In realtà, Gregorovius dimostra grande interesse nei confronti dell’Italia meridionale, dei suoi punti di forza ma anche delle sue mancanze. Si appassiona della questione meridionale, si rammarica dell’arretratezza delle infrastrutture, si intrattiene sulla rete viaria e quella ferroviaria, sul porto di Brindisi, parla della mafia e della lotta dello stato contro la criminalità, ecc. Da storico non può non essere attratto dal fascino della storia millenaria, soprattutto a Roma, sua città elettiva. “In una pagina delle Wanderjahre in Italien fa una digressione sui paesaggi storici italiani dove si avverte, più che altrove, il respiro del passato. Dai monumenti emana come una forza elettrica per la quale il Gregorovius conia l’espressione ‘magnetismo della storia’”(19).  A lui si deve la definizione di Lecce come  “Firenze del Sud”. Gregorovius non amava il romanico e prediligeva il gotico. Il tedesco Gustavo Meyer Graz (1850-1900), corrispondente del Sclesische Zeitung di Breslavia arriva nel 1890 per raccogliere i canti della Grecia Salentina. I suoi articoli di viaggio vennero poi tradotti da Cosimo De Giorgi (che lo accompagnò nel viaggio) nel 1895 per “Il Popolo Meridionale”, rivista leccese, e poi successivamente in volume (20).   Gli articoli si intitolano: “Da Brindisi a Lecce”; “Lecce-San Nicola e Cataldo”; “Da Lecce a Calimera”; “Taranto”.  Il Meyer è molto preoccupato dal fatto che la lingua greganica vada persa a causa dell’incuranza dei governi.
Taranto nel 1789, Incis. da Hackert
Venne in Italia anche lo storico dell’arte Paul Schubring (1869-1935) corrispondente del giornale “Frankfurter Zeitung”, il quale mandava i suoi reportage di viaggio descrivendo minuziosamente la nostra regione. I suoi articoli vennero poi raccolti in volume da Giuseppe Petraglione (21).  Secondo il traduttore, gli articoli di Schubring  potrebbero essere considerati un ampliamento del libro del Gregorovius in quanto vi sono menzionati alcuni monumenti lì assenti, come la Chiesa di Santo Stefano in Soleto, e approfonditi altri di cui era stato fatto solo un fugace cenno, come la chiesa di Santa Caterina e la Cattedrale di Troia.
Note
[1]Raffaele Semeraro, Viaggiatori in Puglia dall’antichità alla fine dell’Ottocento: rassegna bibliografica ragionata, Schena, 1991, p.73.
[2] Johann Heinrich Bartels, Lettere sulla Calabria Viaggio in Calabria Vol III, Catanzaro, Rubettino, 2007.
[3] Johann Hermann von Riedesel ,Un viaggiatore tedesco in Puglia nella seconda metà del sec. XVIII. Lettere di J.H.Riedesel a J.J.Winckelmann, Prefazione e note di Luigi Correra, Martina Franca, Editrice Apulia, 1913, poi ristampata in Tommaso Pedio, Nella Puglia del 700 (Lettera a J.J. Winckelmann), Cavallino, Capone, 1979.
[4] Teodoro Scamardi, La Puglia nella letteratura di viaggio tedesca. Riedesel Stolberg Greborovius, Lecce, Milella, 1987, pp.35-58.
[5] http: www.famedisud.it/il-sud-settecentesco-di-philipp-hackert-in-mostra-a-gallipoli-i-porti-…
[6] http:www.brundarte.it/2018/03/23/baia-porto-brindisi-jakob-philipp-hackert/
[7] Teodoro Scamardi, op. cit., p.64.
[8] Friedrich Leopold Graf Zu Stolberg, Reise In Deutschland, Der Schweiz, Italien Und Sizilien In Den Jahren 1791 Und 1792 1794 Con traduzione italiana a cura di Laura A. Colaci, Edizioni Digitali Del Cisva, 2010.
[9] Carlo Stasi, Dizionario Enciclopedico dei Salentini, 2 voll, Lecce, Grifo, 2018, p.1128.
[10] Teodoro Sacamardi, op. cit., p.76 .
[11] Idem, p.77.
[12] Idem, p.24.
[13] Carlo Ulisse De Salis Marschlins, Nel Regno di Napoli : viaggi attraverso varie province nel 1789, Trani, Vecchi, 1906.
[14] Janet Ross, La terra di Manfredi, traduzione dall’inglese di Ida De Nicolo Capriati, illustrazioni di Carlo Orsi, Trani, Vecchi, 1899, poi ripubblicato in Eadem, La Puglia nell’Ottocento : la terra di Manfredi, a cura di Maria Teresa Ciccarese, Lecce, Capone, 1997.
[15] Fra gli altri, in Carlo Ulisse De Salis Marschlins, Viaggio nel Regno di Napoli, Galatina, Congedo, 1979, con Introduzione di Tommaso Pedio, e in Idem, Viaggio nel Regno di Napoli – che riproduce la prima traduzione italiana di Ida Capriati De Nicolò -, a cura di Giacinto Donno, Lecce, Capone, 1979 e 1999, e ancora in Idem, Nel Regno di Napoli Viaggi attraverso varie provincie nel 1789, Avezzano, Edizioni Kirke, 2017.
[16] Ferdinand Gregorovius, Nelle Puglie (1877), versione dal tedesco di Raffaele Mariano con noterelle di viaggio del traduttore, Firenze, G. Barbera, 1882.
[17] Teodoro Scamardi, op.cit., p.97.
[18] Idem, pp.137-147.
[19] Idem, p.127.
[20] Gustavo Meyer-Graz, Apulische Reisetage, a cura di Cosimo De Giorgi, Martina Franca, 1915. Poi ristampato in Idem, Puglia . Sud (1890), a cura di Gianni Custodero, traduzione di Cosimo De Giorgi, Cavallino, Capone Editore, 1980.
[21] Paul Schubring ,La Puglia: impressioni di viaggio (1900), traduzione e introduzione di Giuseppe Petraglione, Trani, Vecchi, 1901.
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lieder-mit-worte · 5 years ago
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Auf dem Wasser zu singen, D.774: Mässig geschwind
Rita Streich, Lyric Coloratura Soprano and Erik Werba, Piano
Franz Schubert, Composer / Author: Friedrich Leopold Graf zu Stolberg-Stolberg
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ixlander · 6 years ago
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this post from @mikrokosmos reminded me how i loved that song and then i looked for a version of it i like on the youtube
lyrics by Friedrich Leopold zu Stolberg-Stolberg (the wiki has a translation):
Mitten im Schimmer der spiegelnden Wellen Gleitet, wie Schwäne, der wankende Kahn; Ach, auf der Freude sanftschimmernden Wellen Gleitet die Seele dahin wie der Kahn; Denn von dem Himmel herab auf die Wellen Tanzet das Abendrot rund um den Kahn. Über den Wipfeln des westlichen Haines Winket uns freundlich der rötliche Schein; Unter den Zweigen des östlichen Haines Säuselt der Kalmus im rötlichen Schein; Freude des Himmels und Ruhe des Haines Atmet die Seel' im errötenden Schein. Ach, es entschwindet mit tauigem Flügel Mir auf den wiegenden Wellen die Zeit. Morgen entschwindet mit schimmerndem Flügel Wieder wie gestern und heute die Zeit, Bis ich auf höherem, strahlenden Flügel Selber entschwinde der wechselnden Zeit. 
[wonder if it’s significant that kalmus has medicinal use, or is it mentioned just because it sways pretty?)
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vincentdelaplage · 3 years ago
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UN MOT D'UN LIVRE DELIVRE DES MAUX par Adolf REICH (1887-1963) Artiste peintre autrichien Regardez "Schubert: Auf dem Wasser zu singen, Op.72, D.774" sur YouTube https://youtu.be/TEvo9PTnIlo Auf dem Wasser zu singen (en français À chanter sur l'eau), D. 774, est un lied composé par Franz Schubert en 1823 et adapté du poème du même nom de Friedrich Leopold de Stolberg. Le texte, profondément romantique, décrit l'état d'âme du poète qui associe les miroitements du soleil couchant et le mouvement perpétuel des vagues, la lumière caressant la cime des arbres ou filtrant sous les branches dans le calme du soir, le temps qui passe comme "sur une aile" et la perspective pour l'auteur de disparaître à son tour dans l'infini. La mélodie subtile, liquide, et le rythme joués par le piano reflètent l'impression de roulement des vagues, caractéristique du style de la barcarolle. #culturejaiflash https://www.instagram.com/p/CV7rSmXM2oD/?utm_medium=tumblr
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anastpaul · 7 years ago
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Saint of the Day – 9 February – Blessed Anna Katharina Emmerick/Anne Catherine Emmerich (1774-1824) – Handicapped, Virgin, Religious, Penitent, Marian Visionary, Mystic, Ecstatic, Writer and Stigmatist.   Her body is incorrupt.
Anna Katharina Emmerick was born on 8 September 1774 in the farming community of Flamsche near Coesfeld.   She grew up amidst a host of nine brothers and sisters.   She had to help out in the house and with the farm work at an early age.   Her school attendance was brief, which made it all the more remarkable that she was well instructed in religious matters.   Her parents and all those who knew Anna Katherina noticed early on that she felt drawn to prayer and to the religious life in a special way.
Anna Katharina laboured for three years on a large farm in the vicinity.   Then she learned to sew and stayed in Coesfeld for her further training.   She loved to visit the old churches in Coesfeld and to join in the celebration of Mass.   She often walked the path of Coesfeld’s long Way of the Cross alone, praying the stations by herself.   She wanted to enter the convent but since her wish could not be fulfilled at that time, she returned to her parental home.   She worked as a seamstress and, while doing so, visited many homes.
Anna Katherina asked for admission to different convents but she was rejected because she could not bring a significant dowry with her.   The Poor Clares in Münster finally agreed to accept her if she would learn to play the organ.   She received her parents’ permission to be trained in Coesfeld by the organist Söntgen.   But she never got around to learning how to play the organ.   The misery and poverty in the Söntgen household prompted her to work in the house and help out in the family.   She even sacrificed her small savings for their sake.
Together with her friend Klara Söntgen Anna Katharina was finally able to enter the convent Agnetenberg in Dülmen in 1802.   The following year she took her religious vows.   She participated enthusiastically in the life of the convent.   She was always willing to take on hard work and loathsome tasks.  Because of her impoverished background she was at first given little respect in the convent.   Some of the sisters took offence at her strict observance of the order’s rule and considered her a hypocrite.   Anna Katharina bore this pain in silence and quiet submission.
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From 1802 to 1811 Anna Katharina was ill quite often and had to endure great pain.
As a result of secularisation the convent of Agnetenberg was suppressed in 1811 and Anna Katharina had to leave the convent along with the others.   She was taken in as a housekeeper at the home of Abbé Lambert, a priest who had fled France and lived in Dülmen.   But she soon became ill.   She was unable to leave the house and was confined to bed.   In agreement with Curate Lambert she had her younger sister Gertrud come to take over the housekeeping under her direction.
During this period Anna Katharina received the stigmata.   She had already endured the pain of the stigmata for a long time.  The fact that she bore the wounds of Christ could not remain hidden.   Dr Franz Wesener, a young doctor, went to see her and he was so impressed by her that he became a faithful, selfless and helping friend during the following eleven years.   He kept a diary about his contacts with Anna Katharina Emmerick in which he recorded a wealth of details.
A striking characteristic of the life of Anna Katharina was her love for people.   Wherever she saw need she tried to help.  Even in her sickbed she sewed clothes for poor children and was pleased when she could help them in this way.   Although she could have found her many visitors annoying, she received all of them kindly.   She embraced their concerns in her prayers and gave them encouragement and words of comfort.
Many prominent people who were important in the renewal movement of the church at the beginning of the 19th century sought an opportunity to meet Anna Katharina, among them Clemens August Droste zu Vischering, Bernhard Overberg, Friedrich Leopold von Stolberg, Johann Michael Sailer, Christian and Clemens Brentano, Luise Hensel, Melchior and Apollonia Diepenbrock.   The encounter with Clemens Brentano was particularly significant.   His first visit led him to stay in Dülmen for five years.   He visited Anna Katharina daily to record her visions which he later published.
Anna Katharina grew ever weaker during the summer of 1823.   As always she joined her suffering to the suffering of Jesus and offered it up for the salvation of all.   She died on 9 February 1824.   She was buried in the cemetery in Dülmen.   A large number of people attended the funeral.   Because of a rumour that her corpse had been stolen the grave was reopened twice in the weeks following the burial.   The coffin and the corpse were found to be intact.
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Clemens Brentano wrote the following about Anna Katharina Emmerick: “She stands like a cross by the wayside”.   Anna Katharina Emmerick shows us the centre of our Christian faith, the mystery of the cross.
The life of Anna Katharina Emmerick is marked by her profound closeness to Christ.   She loved to pray before the famous Coesfeld Cross and she walked the path of the long Way of the Cross frequently.   So great was her personal participation in the sufferings of our Lord that it is not an exaggeration to say that she lived, suffered and died with Christ. An external sign of this, which is at the same time, however, more than just a sign, are the wounds of Christ which she bore.
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Anna Katharina Emmerick was a great admirer of Mary.   The feast of the Nativity of Mary was also Anna Katharina’s birthday.   A verse from a prayer to Mary highlights a further aspect of Anna Katharina’s life for us.   The prayer states, “O God, let us serve the work of salvation following the example of the faith and the love of Mary”.   To serve the work of salvation – that is what Anna Katharina wanted to do.
In Colossians the apostle Paul speaks of two ways to serve the gospel, to serve salvation. One consists in the active proclamation in word and deed.   But what if that is no longer possible?   Paul, who obviously finds himself in such a situation, writes: “Now I rejoice in my sufferings for your sake and in my flesh I complete what is lacking in Christ’s afflictions for the sake of his body, that is, the church” (Col 1:24).
Anna Katharina Emmerick served salvation in both ways.   Her words, which have reached innumerable people in many languages from her modest room in Dülmen through the writings of Clemens Brentano, are an outstanding proclamation of the gospel in service to salvation right up to the present day.   At the same time, however, Anna Katharina Emmerick understood her suffering as a service to salvation.   Dr Wesener, her doctor, recounts her petition in his diary:  “I have always requested for myself as a special gift from God that I suffer for those who are on the wrong path due to error or weakness, and that, if possible, I make reparation for them.”   It has been reported that Anna Katharina Emmerick gave many of her visitors religious assistance and consolation.   Her words had this power because she brought her life and suffering into the service of salvation.   In serving the work of salvation through faith and love, Anna Katharina Emmerick can be a model for us all.
Dr Wesener passed on this remark of Anna Katharina Emmerick:  “I have always considered service to my neighbour to be the greatest virtue.   In my earliest childhood I already requested of God that he give me the strength to serve my fellow human beings and to be useful.   And now I know that he has granted my request.”   How could she who was confined to her sickroom and her bed for years serve her highborn?   (vatican.va)
Her Works:  • The Dolorous Passion of Our Lord Jesus Christ • The Life of Jesus Christ and Biblical Revelations • The Lowly life and Bitter Passion of Our Lord Jesus Christ and His Blessed Mother
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Anna was Beatified on 3 October 2004, by St Pope John Paul II.  However, the Vatican focused on her own personal piety rather than the religious writings associated to her by Clemens Brentano.   Her documents of postulation towards canonisation is handled by the Priestly Fraternity of St Peter.   Father Peter Gumpel who was involved in the analysis of the matter at the Vatican told Catholic News Service: “Since it was impossible to distinguish what derives from Sister Emmerich and what is embroidery or additions, we could not take these writings as a criteria. Therefore, they were simply discarded completely from all the work for the cause”.
In 2003 actor Mel Gibson brought Anne Catherine Emmerich’s vision to prominence as he used her book The Dolorous Passion as a key source for his movie The Passion of the Christ.   Gibson stated that Scripture and “accepted visions” were the only sources he drew on and a careful reading of Emmerich’s book shows the film’s high level of dependence on it.
In 2007 German director Dominik Graf made the movie The Pledge as a dramatisation of the encounters between Anne Catherine and Clemens Brentano, based on a novel by Kai Meyer.
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House of the Virgin Mary
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Neither Brentano nor Emmerich had ever been to Ephesus and indeed the city had not yet been excavated;  but visions contained in The Life of The Blessed Virgin Mary were used during the discovery of the House of the Virgin Mary, the Blessed Virgin’s supposed home before her Assumption, located on a hill near Ephesus, as described in the book Mary’s House.
In 1881, a French priest, the Abbé Julien Gouyet used Emmerich’s book to search for the house in Ephesus and found it based on the descriptions.   He was not taken seriously at first but sister Marie de Mandat-Grancey persisted until two other priests followed the same path and confirmed the finding.
The Holy See has taken no official position on the authenticity of the location yet but in 1896 Pope Leo XIII visited it and in 1951 Pope Pius XII initially declared the house a Holy Place. St Pope John XXIII later made the declaration permanent. Blessed Pope Paul VI in 1967, St Pope John Paul II in 1979 and Pope Benedict XVI in 2006 visited the house and treated it as a shrine.
(via AnaStpaul – Breathing Catholic)
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mikrokosmos · 8 years ago
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Schubert - Auf dem Wasser zu singen, D.774
One genre of music that I haven’t gotten much into is that of lieder, art songs that are sometimes published in cycles but not always. I’m most familiar with Mahler’s works for soloist and orchestra, and a few other staples here and there...Schumann’s “Dichterliebe” and Schubert’s “Winterreise” are lovely sets. But I forget about the rich tradition of lieder in classical history, and when you bring up lieder you have to talk about Schubert. I think a lot of people would argue that Schubert was among the greatest song writers in history, and he was a master of writing music that reflected the texts. This favorite of mine, “To Sing on the Water” is a one-off lied based off of a poem by Friedrich Leopold zu Stolberg-Stolberg. The poem is from the perspective of a person on a boat reflecting on nature and on existentialism. Very German. Either way, it’s kind of sad to think of Schubert’s life and work, how most of his music was only played by a circle of his friends, and that so many gems were ignored as frivolous. What really keeps this song in my head is how the piano has the repetitive descending motif that is supposed to reflect the shimmering water.
In the midst of the shimmering, mirroring waves Glides like swans the rocking boat Ah, on softly shimmering waves of joy Glides the soul away like the boat. For from the heavens down on the waves Dances the evening glow round about the boat. Above the treetops of the western glade Beckons to us amiably the ruddy glow; Under the branches of the eastern glade Rustle the reeds in the ruddy glow. Joy of the heavens and peace of the glades Breathes the soul in the reddening glow. Ah, with dewy wings On the rocking waves, time escapes from me Tomorrow with shimmering wings Like yesterday and today may time again escape from me, Until I on towering, radiant wings Myself escape from changing time.
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bebakron · 8 years ago
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lookintomyeyeblog · 6 years ago
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Thưởng thức âm nhạc của Schubert: Liệu mọi thứ có thể tan biến trước dòng chảy của thời gian?
F. Schubert đã sáng tác "Bài ca trên mặt nước" vào giai đoạn cuối đời của mình. Ông đã thêm vào đó nỗi đau không thể định nghĩa và nỗi buồn không thể lên tiếng trước sự vô thường của thời gian. Đó là sự thức tỉnh mà Schubert nhắn nhủ: "Cho đến khi bản thân tôi tan biến, là trên đôi cánh sải rộng hơn, rạng rỡ hơn trước dòng thay đổi của thời gian."
Auf dem Wasser zu singen (Bài ca trên mặt nước) D. 774, được Schubert sáng tác vào năm 1823 (5 năm trước khi ông mất), dựa trên bài thơ cùng tên của nhà thơ Friedrich Leopold zu Stolberg-Stolberg. Âm nhạc của "Bài ca trên mặt nước" có thể xem là một sự diễn dịch hoàn hảo cho bài thơ của Stollberg. Xuất phát từ cảm xúc của tác giả thơ, Schubert đã nâng thành một bài ca không những trôi chảy, du dương mà còn thêm phần sâu xa và đặc sắc.
Tiếng đệm đàn piano như cấu trúc của những con sóng lung linh. Những con sóng được đề cập trong dòng thứ ba của bài thơ và phong cách nhịp nhàng của nó ở nhịp 6/8 làm người ta liên tưởng tới thể loại dân ca Barcarolle. 
Với sự kết hợp giữa phần mở đầu bằng giọng La giáng thứ và phần kết thúc La giáng trưởng, giữa giọng ca và tiếng đệm đàn khiến người ta liên tưởng đến mỏm đá Loreley đầy mê hoặc trước những con sóng.
Về mặt kỹ thuật, bản nhạc bên tay phải của phần đệm piano được ghép thành hai khúc và việc chuyển ngón giữa các phím đàn không hề dễ chút nào. Chơi được bản nhạc này nhuần nhuyễn cũng giống như cách mà người ta cố giữ nước trong một cái nắm tay đang siết chặt.
Để tránh cho ngón đàn không bị cứng và cổ tay không bị vặn, các nghệ sĩ dương cầm đã sử dụng một biện pháp: Khi một ngón tay nhả khỏi nốt nhạc, ngay trong tích tắc, lập tức dùng ngón tay khác đè lên chính nốt vừa nhả. Kỹ xảo lướt ngón tay này được lặp đi lặp khiến người nghe có thể cảm nhận được những con sóng đang nhấp nhô liên tục.
Với một tác phẩm mềm mại, uyển chuyển thì không thể dùng kỹ thuật cứng nhắc để áp dụng được. Những hiệu ứng lặp đi lặp lại là những gì mà Schubert truyền tải: Âm nhạc đã vẽ lên những vệt sóng nhẹ nhàng, những chuyển động nhấp nhô của con thuyền trên dòng nước chảy xiết, những tiếng sậy xào xạc trên bờ để rồi vụt trôi như "thời gian theo đôi cánh phủ sương mà tan biết mất".
[caption id="attachment_1138610" align="aligncenter" width="700"] ...Thời gian theo đôi cánh phủ sương mà tan biết mất (Ảnh minh họa: tumblr.com)[/caption]
Ca sĩ thanh nhạc cũng giống như một người chèo thuyền dũng cảm đang vững tay chèo trước những làn sóng của phím đàn với những câu hát cuối cùng của mỗi đoạn đều được người nghệ sĩ lặp đi lặp lại và ngân dài. Đây là một phép ẩn dụ âm nhạc để miêu tả sự buông xả mọi ưu phiền trong tâm hồn của con người, điều này càng rõ ràng hơn khi những nốt cao của nghệ sĩ thanh nhạc xen kẽ với kỹ thuật bàn tay phải của nghệ sĩ dương cầm 
Đây là một trong số ít các bài lied được xây dựng thành các phần lặp đi lặp lại: Con người như những hành khách phù du trên chiếc thuyền thời gian luôn bị rung chuyển vô tận bởi những con sóng của cuộc đời, chỉ có niềm vui thuần khiết và sự thanh tĩnh mới có thể khiến con người vững tay chèo.
Mời quý độc giả thưởng thức "Bài ca trên mặt nước" dưới giọng soprano của nữ danh ca Barbara Bonney:
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Tạm dịch: 
Giữa những con sóng lung linh Chiếc thuyền nhẹ trôi như đàn thiên nga; Ôi, trên những con sóng của niềm vui Tâm hồn cũng vậy, như một chiếc thuyền trôi; Rồi từ trời cao rọi bóng xuống mặt nước Là ánh hoàng hôn nhảy múa quanh thuyền.
Phía trên ngọn cây của khu rừng phía tây, Tia nắng đỏ vui vẻ vẫy gọi; Bên dưới nhánh cây của khu rừng phía đông Là những cây sậy thì thầm trong ánh sáng đỏ. Tâm hồn ngập tràn niềm vui của thiên đường Niềm vui của bầu trời và sự thanh tĩnh của khu rừng .
Than ôi, thời gian theo đôi cánh phủ sương mà tan biết mất Như chiếc thuyền lắc lư rung chuyển trước những con sóng. Ngày mai, mọi sự lại tan biến trên những đôi cánh lung linh Và sẽ lặp lại như hôm qua và hôm nay Cho đến khi bản thân tôi tan biến  Là trên đôi cánh sải rộng hơn, rạng rỡ hơn trước dòng thay đổi của thời gian.
Hoàng Lâm 
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