#Festival Tracce
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da oggi, 14 novembre, e fino al 16: festival tracce, terza edizione, a cura di sic 12 artstudio
La terza edizione del festival Tracce risponde a una delle domande che attraversano la vita degli utenti, degli operatori e degli artisti che frequentano gli spazi del Centro Diurno San Paolo: come abitare insieme questo spazio comune? Come creare una dimensione d’intimità all’interno di un percorso riabilitativo? Come un rifugio può trasformarsi in una casa? Continue reading da oggi, 14…
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[✎ ITA] RM - RPWP⠸ Dietro le Quinte del Documentario 'RM : Right People, Wrong Place'⠸ Weverse Magazine | 16.12.2024
🌟 Weverse Magazine | 16. 12. 2024
Dietro le Quinte del Documentario 'RM : Right People, Wrong Place'
INTERVISTA con il regista Seokjun Lee e l'assistente-regia Subin Im
Originale KOR | Twitter / X
Il documentario RM: Right People, Wrong Place racconta il processo creativo che sta dietro il secondo album solista di RM, fungendo – al contempo – anche da diario personale di Kim Namjoon, in quanto ne svela i pensieri e sentimenti di ogni giorno, “immortalando tutte queste cose che mi accadono”, per dirla con le sue parole. Al suo fianco in questo percorso, c'era la forza creativa che prende il nome di Team RM, un gruppo formato appositamente per la produzione dell'album Right Place, Wrong Person. Il regista Seokjun Lee – che, in quel viaggio durato 8 mesi, ha imparato a conoscere a fondo e da vicino il mondo interiore di RM, documentandolo con la sua cinepresa – e la co-direttrice alla regia Subin Im – la quale si è districata tra centinaia e centinaia di ore di contenuti filmati per riuscire a connettere ogni singolo filo della storia, ben più grande, che è l'avventura del Team RM – si sono confidati con il Weverse Magazine, condividendo informazioni di prima mano riguardo il documentario RM: Right People, Wrong Place.
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RM: Right People, Wrong Place ha avuto la propria première ad ottobre alla 29a Ediz. Del Busan International Film Festival, dove siete intervenutə anche voi, insieme ad altri membri del Team RM. Com'è stata quell'esperienza? Seokjun Lee: È successo che siamo salitə sul palco senza la star del film e abbiamo dovuto procedere anche senza di lui, solo con altri membri del cast e della produzione. Ricordo d'aver pensato che non potevamo commettere alcun errore, rischiando così di macchiare il nome di Namjoon, dunque ognunə di noi si era già preparatə il discorso per iscritto o l'aveva imparato a memoria, in previsione di quella comparsata (ride). Abbiamo poi saputo che Namjoon stava seguendo la diretta streaming e che ha riso, quando ci ha vistə così.
A volte, Namjoon chiama noi del Team RM, “bohémien”, perché dice che siamo allo stato brado e che viviamo in un modo tutto nostro. Forse è per quello che ha trovato così buffo vederci su quel palco, in un contesto così formale (ride). Non è cosa da tutti i giorni, per noi, poter salire su un palco simile e per un'occasione così preziosa, quindi abbiamo apprezzato davvero di cuore accoglienza entusiasta del pubblico.
“Right People, Wrong Place” è anche il titolo della prima traccia dell'album Right Place, Wrong Person. Come mai avete scelto quello come titolo del film? Subin Im: Innanzi tutto, abbiamo buttato giù tutta una serie di titoli potenziali. Alcuni erano fin troppo sentimentali, altri ci sembravano freddi e altri ancora erano eccessivamente letterali. Ci siamo dunque confrontatə riguardo quale titolo potesse catturare al meglio i contenuti del film. Poi, un giorno, Namjoon ha commentato “Non credo questa sia la direzione giusta (We are in the wrong place)” ed abbiamo seriamente preso in considerazione quello, come titolo, perché ci piaceva come suonava, ma era ancora un goccio troppo lungo. Però, quasi casualmente, nel documentario Namjoon parla spesso di come le cose non stiano andando per il verso giusto, quindi alla fine abbiamo deciso di ricollegarci naturalmente alla prima traccia dell'album, “Right People, Wrong Place”. Lavorare all'ideazione del titolo ci ha dimostrato, ancora una volta, quanto perfetti ed azzeccati siano i titoli di tutte le tracce (ride).
Seokjun Lee: Anche se il titolo dell'album e quello del film usano parole diverse, l'acronimo per entrambi è sempre lo stesso, RPWP, il che probabilmente crea confusione nel pubblico – quanto basta per far sì che la gente si fermi a rifletterci su (ride). Personalmente, penso il significato di Right People, Wrong Place sia un riferimento a quelle persone che si sentono fuori luogo. Ovviamente, tuttə quantə ci sentiamo a casa o a nostro agio nel nostro contesto d'origine, ma ci sono volte in cui capita di sentirci fuori luogo o nel posto sbagliato – come a lavoro o in un gruppo con altre persone. Durante le riprese, è successo spesso di ritrovarci in luoghi poco famigliari e di condividere le nostre impressioni a riguardo. Credo il titolo del documentario sia molto adatto, visto che rispecchia i pensieri e sentimenti provati in quel tipo di occasioni.
Non dev'essere stato semplice decidere quale direzione imboccare con il documentario, visto che le riprese sono iniziate durante le primissime fasi di creazione dell'album. Come avete gestito la cosa? Seokjun Lee: Namjoon aveva le idee molto chiare fin dal ritrovo creativo per la composizione dei brani di Right Place, Wrong Person, ed il produttore San Yawn aveva già pre-impostato molte delle linee guida per il progetto su scala più generale. Quando mi sono unito al Team RM, è stato Namjoon in persona a spiegarmi cosa fosse il progetto RPWP e come mai volesse lavorarci. Quello mi è già stato di grande aiuto e mi ha permesso di dare inizio ai lavori. Namjoon si è prodigato a fare la stessa introduzione ad ogni nuovo membro del team - come alla regia e produzione per i suoi MV ed ai fotografi. Deve aver ripetuto quella spiegazione qualcosa tipo 17 volte. Ricordo ancora quanto incredibilmente precisa e puntigliosa fosse la sua presentazione (ride).
Com'è che avete ottenuto l'opportunità di unirvi al Team RM e di partecipare alla produzione di questo documentario? Seokjun Lee: È iniziato tutto quando San Yawn, che era alla guida del progetto, mi ha contattato dicendo “Non sappiamo neppure se sarà mai rilasciato, oppure no, ma sarebbe disposto a dedicare un anno a questo film?”. La cosa mi ha incuriosito e dunque abbiamo organizzato un incontro con Namjoon. Fin dal nostro primo incontro, Namjoon si è dimostrato estremamente aperto e candido rispetto la sua storia, e questo ha messo a mio agio anche me, tanto che ho finito per parlargli della mia vita. Dopodiché, abbiamo continuato ad incontrarci con frequenza, quasi si trattasse di un lavoro, e abbiamo legato grazie a tutte le nostre conversazioni. Col senno di poi, ho realizzato che Namjoon si è aperto così con noi perché voleva creare un ambiente ed un'atmosfera rilassati tra noi.
Subin Im: Il mio compito, inizialmente, era principalmente quello di revisionare e selezionare il materiale filmato più rilevante per il film. Le riprese si sono prolungate per molto tempo, quindi avevamo un enorme quantitativo di filmati. Inizialmente, Seokjun si è occupato di fare un primo ritratto di quel periodo, pur con un occhio già volto al futuro, e poi quando mi sono unita al progetto e ho iniziato a revisionare tutto quel materiale filmato, è stata come una corsa contro il tempo per mettermi in pari col passato. In seguito, è anche capitato io dovessi partecipare alle riprese. In quelle occasioni, prendevo il materiale – a caldo – e lo revisionavo subito. Lo scopo del mio lavoro era fondamentalmente rendere più semplice il processo di editing, quindi non facevo che guardare e ricontrollare, lasciando anche commenti del tipo “Questo mi sembra importante?”. E, con l'andare del tempo, il mio ruolo in questo progetto si è ampliato e diversificato molto.
Solitamente, le relazioni che si instaurano tra il filmaker ed il soggetto ripreso, nei documentari, sono molto ravvicinate ed oneste, uniche nel loro genere. È stato difficile stabilire limiti e/o confini da rispettare nel caso del vostro film? Seokjun Lee: Namjoon, fin dall'inizio, è stato estremamente chiaro rispetto ciò che voleva. Ci ha detto, “Voglio che questo progetto sia nelle mani di una squadra ristretta, con poche persone fidate, così che traspaia chiaramente la sua autenticità.” Ecco perché la costante presenza di Subin e tutti i suoi consigli sono stati fondamentali, per me, perché dovevamo filmare un gruppetto di persone già molto vicine tra loro e con relazioni solide. Talvolta ero talmente assorto nelle riprese che finivo per perdere di vista la foresta a favore dei singoli alberi. In quei momenti, Subin interveniva affinché facessimo un passo indietro e mi consigliava anche quali domande fare in quale momento specifico. La sua guida ed il suo intervento, qui e là, sono stati un grandissimo aiuto.
Subin Im: Ad esempio, più filmavamo, più i membri del team finivano per parlare l'uno sopra l'altro – tanto sono intimi e a loro agio tra amici -, il che avrebbe reso la visione difficile da seguire per il pubblico, quindi ho pensato di suggerire di trovare una soluzione. Inizialmente non è stato semplice, perché potevo solo vedere il Team RM sullo schermo, ma dopo esserci incontrati di persona, aver discusso ed aver condiviso quali erano i nostri obiettivi, abbiamo imparato a comprenderci meglio. Grazie a tutto ciò, quando mi sono messa a revisionare il materiale filmato, non mi sono limitata a condensarlo, ma ho anche cercato di sfruttare la mia conoscenza diretta dei soggetti di modo che l'editing seguisse poi la strada narrativa più adatta al documentario.
Il legame speciale che c'è tra i membri del Team RM gioca un ruolo cruciale nel rendere questo documentario unico nel suo genere. Anzi, credo sia proprio la ragione per cui il pubblico può immergersi così a fondo nel film.
Seokjun Lee: Come probabilmente saprete, molti documentari cercano di catturare la bellezza in ogni fotogramma, ma in questo ci sono un sacco di dialoghi e parlato (ride). Quindi mi son detto, perché non concentrarci invece sui commenti più di impatto e le conversazioni più memorabili e creare così una storia? Quando stavamo filmando a Bisugumi, nella provincia di Hwacheon, ad esempio, ogni qual volta qualcuno diceva qualcosa, mi ritrovavo a riflettere e ad immaginare quale altro commento avrei potuto collegarci o quale nuova location introdurre. Per dirla in termini del film Everything Everywhere All at Once, riflettevo dunque su quali universi avessimo a disposizione.
Avete anche incluso le interviste con i produttori e gli artisti che hanno lavorato con RM nel corso del progetto. Sembra quasi voleste mostrarlo attraverso lo sguardo delle persone che lo conoscono. Seokjun Lee: Le interviste non potevano mancare, volevamo dare un po' di respiro ed includere qualcosa che fungesse da commento ed introduzione. Ho dovuto però trovare il giusto equilibrio e tono per le nostre conversazioni, perché erano ed eravamo tuttə estremamente immersi ed affezionati al progetto RPWP. Ricordo ancora tutti i tentativi fatti (ride). Però avevo un'idea piuttosto precisa di quale tono volessi da ognuna di quelle interviste: ad esempio, San Yawn ha un talento naturale nell'esprimere i suoi pensieri e sentimenti rispetto a Namjoon, JNKYRD ha assunto un po' il ruolo di commentatore, fornendo informazioni tecniche più dettagliate rispetto al progetto e Sehoon – che ha sovrainteso principalmente l'aspetto artistico e promozionale del tutto – aveva questa voce profonda e rassicurante e trovo si sposasse benissimo con le parti più rilassate del film.
Subin Im: Alcune delle interviste col Team RM le abbiamo filmate persino il giorno dell'arruolamento di Namjoon. Joon aveva scritto dei brevi messaggi per ognunə di loro, e nonostante tuttə si fossero ripromessə di non versare lacrime, non appena hanno letto quelle lettere si sono messə a piangere (ride). Quel sentimento, puro e genuino, traspare dunque anche nelle interviste, rendendo il loro incrollabile affetto nei confronti di Namjoon ancor più palpabile.
Insieme allo sguardo più intimo che ci viene offerto dal Team RM riguardo Kim Namjoon – ovvero l'uomo al di là dell'idol –, nel documentario ci mostrate anche l'artista RM all'evento 'FESTA' per il 10° anniversario dei BTS e la sua partecipazione come ospite al concerto D-DAY. Perché avete deciso di includere scene così contrastanti rispetto a quelle relative al processo creativo di Right Place, Wrong Person? Seokjun Lee: Perché il documentario non segue solo la creazione dell'album, ma è un resoconto della parabola emotiva affrontata da Namjoon in quel periodo. All'inizio, non ci siamo soffermati più di tanto su quel suo aspetto e personalità, quindi era fondamentale mostrare la persona che è quando si esibisce come membro dei BTS. Ho pensato che mostrare il profondo contrasto che c'è tra l'idol RM e l'individuo Namjoon potesse gettare maggior luce ed attenzione sul suo percorso di riscoperta personale, compiuto lavorando a RPWP.
Trovo che nel documentario ci sia un forte contrasto creato dalle scene in stile pseudo-vintage e quelle più realistiche. Seokjun Lee: L'abbiamo filmato in un lasso di tempo relativamente breve, specialmente per gli standard di un documentario. La natura introspettiva e profonda di Namjoon deriva dalle emozioni accumulate nel corso di tutta la sua vita, ma il pubblico ne ha solo un assaggio pari a 8 mesi, una sfida con cui mi sono dovuto cimentare. Ho pensato fosse fondamentale mostrare come le emozioni correnti di Namjoon fossero frutto del suo passato, affinché il pubblico potesse coglierne la profondità e corretta progressione. Dunque ho optato per il filtro vintage per dare ad alcune scene un senso di flashback e ricordi passati, cosa che mi ha anche permesso di dare a questo collage di immagini una certa dinamicità. E ho affiancato le scene vintage a quelle della produzione dell'album per sottolineare come le emozioni mostrate nelle riprese fossero di fatto originate nel passato.
La scena girata a Bisugumi, dove vediamo RM sdraiato in mezzo all'erba, è incredibile. Non c'è dubbio sia reale, ma i colori sono talmente belli che sembra quasi un sogno. Quale tipo di atmosfera volevate trasmettere? Seokjun Lee: Onestamente, Bisugumi è molto più bello dal vivo di quanto appaia su pellicola (ride). Abbiamo cercato di mantenere quel colpo d'occhio il più realistico possibile, in fase di editing. Al nostro primo incontro, Namjoon mi ha detto, “Certo, questa è la vita che mi sono scelto io, ma ora trovo difficile il dovermi integrare ad ogni costo, qualsiasi sia il luogo o la situazione. Voglio trovare un luogo in piena natura dove cercare di concentrarmi su me stesso e me soltanto.” Quindi abbiamo pensato che portarlo in un luogo dove nessuno avrebbe potuto riconoscerlo fosse l'idea migliore, e alla fine abbiamo optato per Bisugumi. È un posto lontano e sperduto dove non c'è altro che natura, quindi era perfetto per concentrarsi unicamente sul presente e su se stesso, è stata un'esperienza quasi contemplativa. Ed è così che abbiamo potuto trasmettere la serenità provata dal Team RM anche nella pellicola.
Nella pellicola, troviamo anche delle sequenze animate. Come mai questa decisione artistica? Subin Im: Il più delle volte, Namjoon si esprime attraverso metafore ed idee astratte, quindi abbiamo pensato di includere delle animazioni per dare maggior forma al suo modo di parlare e pensare.
Seokjun Lee: Il documentario non ha un arco narrativo vero e proprio, è più un film in cui sta agli spettatori mettere insieme i segmenti di dialogo per crearsene uno. Poi ho pensato fosse carino anche includere le animazioni come una sorta di chiusura e ponte tra i vari capitoli. L'autore di questi segmenti animati, Lee Gyuri, ha fatto un lavoro strepitoso, a dispetto di tutte le trovate sperimentali cui l'abbiamo sottoposto. Guardando, penso noterete che le parti animate fungono un po' da sunto delle emozioni espresse nelle scene precedenti, e collegamento a quelle successive, aiutando anche la scorrevolezza del documentario.
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Trovo davvero interessante come alcune delle scelte stilistiche e creative siano conseguenza diretta della vostra volontà di mostrare appieno il vero RM, come quando nelle scene in studio sentiamo solo sempre la sua voce. Seokjun Lee: In quel periodo, stavo lavorando anche ad alcuni video musicali, e avevo visto molti behind-the-scene. Credo ci sia un modo ed un stile specifico per filmarli, ma personalmente volevo allontanarmi un po' dalla norma, per questo film. La cosa più importante era mantenere l'organicità del tutto. Credo il pubblico guardi questi retroscena perché curioso del processo creativo e del modo in cui lavora l'artista, quindi abbiamo sì incluso della musica di sfondo per evitare che le scene risultassero troppo piatte, ma l'abbiamo tagliata fuori ogni qual volta Namjoon cantava, per mettere in risalto la sua voce.
E immagino abbiate studiato con particolare attenzione come usare ed includere la musica, dato che è un documentario che parla, appunto, della creazione dell'album solista di RM. Seokjun Lee: L'aspetto più importante per un video musicale è, appunto, che la musica suoni alla perfezione, mentre credo che nel caso di un film la cosa fondamentale sia che l'aspetto visivo ne sia il protagonista. Alla musica per il documentario hanno lavorato ben tre persone, tra le quali spiccano JNKYRD e glowingdog – i quali hanno anche collaborato all'album – Questi ultimi hanno scritto 10 nuove tracce per il film e hanno lavorato con Dajung al brano finale. Se teniamo conto anche delle canzoni dell'album, c'è una bella porzione musicale in questo film. Il Team RM ha particolarmente a cuore l'atmosfera e ha voluto della musica neutra, che non appartenesse ad alcuno stile o emozione specifica. L'obiettivo non era suscitare emozioni attraverso la musica, ma trovare della musica che fungesse da strumento per enfatizzare queste ultime. I musicisti coinvolti hanno visto il documentario in anteprima, mentre lo editavamo, e gli abbiamo chiesto se potevano creare quel dato sentimento e poi, eventualmente, apportare modifiche.
Subin Im: Quando si lavora ad un film, si usa una gran varietà di fonti sonore, quindi uno degli aspetti più complessi della fase di editing è stato capire come impostare e coordinare le riprese, il parlato e la musica. Ci sono veramente tantissimi elementi da tenere in considerazione, quando si produce un film – le riprese in digitale, pellicola o via camcorder, la traccia audio di sfondo e le interviste, le canzoni e gli effetti sonori.. Abbiamo sempre lavorato di comune accordo per decidere come arrangiare il tutto e quali parti dovessimo mettere in risalto.
Anche se chiaramente sono tanti i dettagli su cui vi siete dovutə soffermare, nel creare il film, qual è stato l'aspetto cui avete voluto prestare maggiore considerazione? Seokjun Lee: L'autenticità. Era la cosa più importante per Namjoon, per il Team RM e per me. Lo scopo non era quello di dare loro direttive o seguire un tema specifico. Abbiamo cercato di mantenere il tutto il più reale possibile, anche se alcune scene probabilmente non sono esattamente ciò che il pubblico vorrebbe vedere. Ovviamente alcune parti sono più curate e post-editate, ma ci tenevo a catturare e a mettere in risalto alcuni momenti che io personalmente ho trovato interessanti (ride). Il mio principio è: se mi diverto nel filmare, il prodotto finale sarà anche apprezzabile. Ecco perché il mio focus è stato creare una pellicola semplice ma carica di contenuti interessanti e divertenti—come i commenti estemporanei e più sinceri, che sono sicuro faranno sorridere il pubblico.
Grazie a questo documentario, avete avuto l'opportunità di osservare Namjoon da vicino. Come lo descrivereste, in quanto persona? Subin Im: È evidente sia una brava persona, molto generoso. Le domande che fa sono un chiaro segno della sua natura attenta ed affettuosa, e credo sia il tipo di persona che desidera aprirsi al prossimo, a dispetto del giudizio altrui o di suoi ripensamenti postumi. Vederlo così, mi ha fatto riflettere su me stessa, pensare che anche io dovrei cercare di essere così genuina e sincera. Sì, credo sia questo ciò che ho imparato da lui. È stato fonte di grandissima ispirazione ed energia positiva, quindi ho cercato di rendere questo documentario qualcosa che potesse avere un impatto positivo anche sulla sua vita.
Seokjun Lee: Credo sia una persona estremamente coraggiosa. È una figura pubblica, la sua immagine è ampiamente nota e diffusa su tutti i media e il più delle volte ha a che fare con persone che conoscono solamente quel lato di lui – o credono di conoscerlo. Il fatto che lui continui a svelare nuovi lati di sé, a svelarsi esattamente per la persona che è, denota grande coraggio da parte sua. È straordinario, ma è anche una persona ordinaria. Non è poi così diverso da noi, anche lui ha i suoi alti e bassi quotidiani (ride). Credo sia proprio quello a renderlo così speciale. Sarò sincero, quando si lavora per tanto tempo nello stesso settore, si tende a dimenticare i valori con e per cui si è iniziato, ma Namjoon ha sempre la stessa reverente adorazione per ciò che fa. Ha una grandissima influenza positiva su tuttə coloro che lavorano con lui ed è anche un buon amico.
Prima di concludere, volete dire qualcosa agli spettatori? Subin Im: Credo le domande che Namjoon si pone nel film siano universali—non sono solo sue, ma di tuttə. Spero che le persone che guarderanno questo documentario riusciranno a riallacciarsi a quella parte di sé dimenticata durante il cammino. I film sono un ritratto della vita reale, ma sta agli spettatori crearsi un percorso di vita e seguirlo.
Seokjun Lee: Sono già immensamente grato a tuttə coloro che hanno messo da parte un po' del loro tempo prezioso per andare a vedere il documentario. È anche la dimostrazione di quanto RM sia amato. Come dice il testo di “ㅠㅠ (Credit Roll)”, "Sono estremamente grato per il tempo che mi avete dedicato / Spero abbiate trascorso tuttə una serata meravigliosa".
Spero che, dopo aver guardato il film, il pubblico ne approfitterà per cenare in allegria e commentare quanto visto, fosse anche brevemente.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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Tananai: «La persona che non voglio essere»
Alberto Cotta Ramusino detto Tananai non ama stare fermo: nella vita, nella musica e persino in questa intervista. Nello studio di registrazione dove abbiamo appuntamento, infatti, Tananai dondola sulla sedia girevole come un adolescente, si tormenta i capelli scarmigliati e si sfrega le dita davanti alle domande che lo obbligano a riflettere a fondo sulle risposte. L'occasione del nostro incontro è l'uscita di Rave, Eclissi, il suo primo album di inediti pubblicato a neanche un anno dall'ultimo posto al Festival di Sanremo che, però, gli ha spalancato le porte dello star-system, visto che da quel momento il nome di Tananai è ormai sulla bocca di tutti.
Leggi l'intervista completa.
di MARIO MANCA 25 NOVEMBRE 2022
In Rave, Eclissi le anime che convivono e ogni tanto fanno a botte tra le tracce sono due: quella «più cazzona», come la definisce Alberto, e quella più introspettiva. Il Rave e l'Eclissi, appunto, il tormento e l'estasi, due facce di una medaglia tutta da scoprire che Tananai ci aiuta a comprendere facendoci sentire subito nelle casse la canzone di cui sente di avere bisogno in questo preciso momento: si chiama Piccola Gabber, e il suo ritmo è talmente energico da spingere il tuo piede ad andare a tempo anche se non lo vuoi.
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ARGENTINA. QUEL CHE LA NOTTE RACCONTA AL GIORNO (parte II)
(Segue) Provocatorie e inquietanti, queste bocche aperte sembrano invadere il paesaggio urbano, interferendo con i messaggi dei manifesti delle campagne politiche e con altre forme di pubblicità. Comunicando sentimenti come paura, indignazione o shock, queste immagini hanno un forte significato politico e sociale. Per l'artista si riferiscono ai problemi della fame e della carestia, ma anche più in generale all'espressione di bisogni impellenti o all'incapacità di comunicare pensieri e desideri.
Infine non si può non citare un’opera concettuale, ma molto spettacolare come “Ashes to Ashes” di Juan Sorrentino, una serie di pezzi di carbone trascinati sulle pareti da un ingranaggio meccanico che ne sfarina le superfici, lasciandone una traccia sul muro e della polvere per terra: cenere alla cenere appunto, un po’ come le nostre vite, che lascino tracce o meno. Infine vorrei citare “Volare con Pacha nell’Aerocene”, interessantissimo video di Tomàs Saraceno (2017) che avevo avuto modo di vedere nello straordinario Festival di “Nu Arts & Community” a Novara e che, ad una seconda visione, mi sembra essere, ancor di più, uno straordinario e poetico documento di denuncia ambientale per la salvezza del deserto di Atacama, messo in pericolo a causa delle estrazioni di litio. Sempre meritevole il direttore del PAC Domenico Piraina nel saper tener viva l’attenzione sulla produzione artistica dell’America latino-americana e di altri paesi extra europei.
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RAGAZZAcd, il fumetto che si ascolta, a Spine con Alessandro Baronciani. Ultime copie e dediche
Il prossimo mercoledì 24 Maggio il tour italiano di Alessandro Baronciani con il suo nuovo "RAGAZZAcd" fa tappa a #Bari e si ferma da Spine Bookstore. Saranno le ultimissime copie e dediche di questo nuovo volume a fumetti, che si legge ascoltandone le canzoni, lanciato nel 2022 attraverso una raccolta fondi online. Un progetto multisensoriale di Alessandro Baronciani in collaborazione con musicisti del calibro di Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò, Giungla e Rachele Bastreghi dei Baustelle, con la voce narrante di Chiara Leoncini, stampato in edizione limitata da Bao Publishing.
Con "RAGAZZAcd" si chiude la trilogia dei libri in scatola, ormai diventati culto, iniziata con "COME SVANIRE COMPLETAMENTE" e poi proseguita con "MONOKEROSTINA". Questo libro a fumetti è una vera e propria graphic music, un podcast illustrato, per un nuovo modo di leggere una storia ascoltandola, facendosi coinvolgere interamente dalla musica. 10 tracce e 4 canzoni ti racconteranno una storia a fumetti che viene davvero da un pianeta lontano. RAGAZZAcd lo trovi già da Spine, subito disponibile.
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:: ALESSANDRO BARONCIANI :: Alessandro Baronciani è un illustratore fumettista, tra i più rinomati della scena italiana, ha scritto fumetti spediti per posta, in scatola, tour di concerti disegnati insieme a Colapesce – con cui ha realizzato un libro scritto a quattro mani. Illustratore e grafico lavora con tantissime aziende e brand, il suo stile “indie” iconico e riconoscibile è diventato il manifesto di festival musicali, copertine di dischi e videoclip. Ha collaborato con Colapesce, Baustelle, Tre allegri ragazzi morti, Bugo, Perturbazione, Camillas e tanti altri. Suona e canta negli Altro. tra i suoi libri più famosi stampati in italia da Bao Publishing ci sono Negativa, Le ragazze nello studio di Munari e La Distanza scritta insieme a Colapesce. Con Corrado Nuccini (Giardini di Mirò) ha portato in tour un concerto disegnato – da cui è stato creato un disco di canzoni – di uno dei suoi graphic novel più famosi “Quando Tutto Diventò Blu” di cui a ottobre uscirà l’edizione americana per la rinomata Dark Horse.
MERCOLEDì 24 MAGGIO Spine Bookstore, ore 19.30 C/o Officina degli Esordi Via Crispi n.5, Bari Ingresso libero. Volumi disponibili sul posto con Spine. https://ragazzacd.com/
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Sisters Cap nella colonna sonora di One Year (Tomorrowland)
32 tracce compongono la colonna sonora di “One Year”, il docufilm di 45 minuti che racconta il magico 2024 del festival Tomorrowland, disponibile da fine dicembre 2024 sul canale YouTube di Tomorrowland. La traccia “Save My Life” (Revealed Recordings) delle Sisters Cap è presente nella colonna sonora di “One Year” selezionata insieme ai brani tra gli altri di ANNA, Kölsch, Swedish House Mafia,…
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Sisters Cap nella colonna sonora di One Year (Tomorrowland)
32 tracce compongono la colonna sonora di “One Year”, il docufilm di 45 minuti che racconta il magico 2024 del festival Tomorrowland, disponibile da fine dicembre 2024 sul canale YouTube di Tomorrowland. La traccia “Save My Life” (Revealed Recordings) delle Sisters Cap è presente nella colonna sonora di “One Year” selezionata insieme ai brani tra gli altri di ANNA, Kölsch, Swedish House Mafia,…
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L'origine della storia: La Via Kabash, un racconto storico che unisce le civiltà faraonica, copta e islamica.
Il circuito di Kabash, vicino al Tempio di Luxor, rimane una testimonianza della storia dell'Egitto attraverso i secoli, dove il profumo delle civiltà faraoniche e la grandezza delle loro creazioni, insieme alle tracce del patrimonio copto e islamico, hanno aggiunto valore storico e culturale a questo luogo. Non è possibile visitare l'Egitto senza approfittare di uno dei nostri tour in Egitto, dove ci sono molte cose da fare, come visitare le Piramidi di Giza, una delle sette meraviglie del mondo, situate al Cairo.
Uno dei più grandi progetti archeologici che riflette l'armonia tra le diverse religioni e culture presenti sul territorio egiziano, la Via Kabash è un corridoio archeologico lungo 2.700 metri che collega il Tempio di Luxor e il Tempio di Karnak. La strada rialzata è caratterizzata da file di statue di pietra a forma di sfinge o di testa di ariete che simboleggiano il dio Amon-Ra.
Si pensa che la strada rialzata fosse utilizzata per processioni e cerimonie religiose. È quindi importante approfittare della guida di viaggio dell'Egitto per esplorare la terra dei Faraoni. Ad esempio, è possibile conoscere la civiltà egiziana visitando la Valle dei Re, dove si possono scoprire circa 63 tombe di re che si sono succedute nel corso dei secoli, oltre a visitare il tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari.
L'importanza della strada rialzata di Kabash nella civiltà faraonica. La strada rialzata di Kabash era una parte essenziale delle cerimonie religiose, in particolare della festa di Opt, che si teneva ogni anno in onore del dio Amon. Il ruolo degli arieti: gli arieti simboleggiavano protezione e potere ed erano disposti su entrambi i lati in modo maestoso, riflettendo il prestigio reale e religioso. Decorazioni e iscrizioni: Le statue presentano elaborate iscrizioni che raccontano la storia dei re e delle loro imprese, un documento storico registrato nel pellegrinaggio: le processioni cerimoniali. Il corteo reale percorreva l'itinerario in un'atmosfera di maestosa festa, accompagnato da musica e riti religiosi.
La scoperta e il rimodellamento del percorso
Gli scavi della strada rialzata di Kabash sono iniziati nel XIX secolo e sono proseguiti per decenni, durante i quali gli archeologi hanno affrontato sfide importanti come l'invasione urbana: la strada rialzata è stata sepolta sotto case ed edifici moderni. Cambiamenti geografici: parti della strada sono andate perdute a causa delle intemperie. Restauro: l'obiettivo era ricostruire le statue danneggiate e proteggere le iscrizioni rimaste.
Restauro della strada di Kabash. È stato avviato un progetto su larga scala per rivitalizzare la strada e riportarla al suo antico splendore: scavi e rimozione delle incrostazioni. Restauro delle statue: sono state utilizzate tecniche moderne per ricostruire le parti mancanti e ripulire le statue dalla corrosione.
Riapertura della strada: nel 2021, la strada di Kabash è stata inaugurata durante una grande celebrazione mondiale, che ha messo in mostra il patrimonio egiziano e ha fatto rivivere la memoria di questa strada storica.
Se decidete di visitare l'Egitto, vi consiglio di partecipare a una delle attrazioni del Cairo, dove potrete vedere i meravigliosi monumenti che attirano migliaia di turisti ogni anno, come il Cairo copto e le sue famose chiese, il Cairo islamico, sede delle più antiche moschee egiziane, e il mercato di Khan El Khalili, dove potrete acquistare cose indimenticabili.
L'importanza culturale e turistica del percorso. Oggi la Via Kabash è una mecca turistica e culturale che attira visitatori da tutto il mondo.
Un ponte tra passato e presente: la strada è una finestra sulla grandezza della storia egiziana attraverso i secoli.
Un centro per le celebrazioni: è un fulcro per le esibizioni artistiche e i festival che mettono in mostra il patrimonio egiziano.
Rilancio del turismo: il progetto ha attirato milioni di turisti, con un impatto positivo sull'economia locale.
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“Noi ragazzi di 60 anni” di Leo Tenneriello: un inno intergenerazionale tra riflessione, speranza e sonorità indie-rock
“Noi ragazzi di 60 anni”, il nuovo brano scritto e composto da Leo Tenneriello, è un viaggio poetico che esplora la condizione di una generazione sospesa tra passato e futuro. Con delicatezza e profondità, il cantautore racconta la vita dei sessantenni di oggi: portatori di esperienze e segni del tempo, ma ancora animati dalla voglia di andare avanti e di credere in ciò che verrà. Il brano è sui principali stores digitali e dal 27 dicembre nelle radio in promozione nazionale. Il testo è un ritratto intergenerazionale che mette in dialogo padri e figli, mostrando le difficoltà e le contraddizioni di un rapporto complesso. I “ragazzi di 60 anni” cercano di rimanere connessi ai propri figli, anche quando si sentono “ritagli” di foto appese sul frigorifero o spettatori di vite vissute a distanza. Al tempo stesso, emerge la nostalgia per un passato che sfuma e la fatica di affrontare un presente che chiede di reinventarsi continuamente.
La canzone affronta anche temi collettivi e sociali, come l’idea del voto. "Domani si vota" diventa il simbolo di una speranza che, pur affievolita, continua a pulsare. Il voto è visto come un atto simbolico, sospeso tra la routine e il desiderio di un cambiamento reale. Questa ambivalenza rispecchia la condizione di chi, pur disilluso, non vuole rinunciare alla possibilità che il domani possa essere diverso. Attraverso immagini evocative come il ghiaccio che si disfa in un bicchiere o le piume su un vulcano, Tenneriello ci consegna una riflessione universale sulla fragilità e la forza, sull’equilibrio instabile tra il bisogno di restare giovani e l’accettazione del tempo che passa.
Ascolta il brano
"Noi ragazzi di 60 anni" è un brano che parla a tutti, non solo ai sessantenni, perché affronta temi universali: il rapporto tra generazioni, il senso della memoria e il bisogno di speranza. È una canzone che invita a guardare al futuro con occhi nuovi, nonostante la consapevolezza delle proprie fragilità. Un brano da ascoltare e condividere, capace di emozionare e far riflettere. Il testo e la musica sono di Leo Tenneriello, mentre il lavoro musicale è arricchito dagli arrangiamenti raffinati di Gabriele Andrisani e dal video artistico realizzato da Enzo Tenneriello, che amplifica il messaggio del brano con immagini significative. Il progetto si inserisce nello stile indie/pop e indie/rock, caratterizzato da sonorità moderne che si fondono perfettamente con il testo poetico e profondo. Il missaggio e il mastering, curati da Michele Brugiolo, aggiungono qualità e precisione al suono. La suggestiva foto di copertina, scattata da Baladev Satish, completa un progetto curato nei minimi dettagli.
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Storia dell’artista
Leo Tenneriello è un cantautore e uno scrittore tarantino. Laureato con lode in Scienze Politiche all’Università di Bari, ha pubblicato Individuo, massa e potere nella metamorfosi di Canetti (1992), Metamorfosi e fuga (2009), Sorella noia fratello nulla (2013), In amore siamo cose (2015), La bellezza del caos (2017) Il giardino dei dispari (2020) e Sogno i leoni (2023). Come cantautore ha invece all’attivo sei album: ControVerso (2006), Viversi (2009), Basta Pagare (2011), Leo T. Kafka (2013), Wilde (2016), Tenero dice (2019). Nel 2013 ha ricevuto il “Premio Speciale della Giuria Franz Kafka Italia” per il cd Leo T. Kafka. È stato finalista nazionale “Sanremo Rock & Trend Festival”, edizione 2020, vincitore del premio speciale Premium Partner. Nel 2023 ha pubblicato due singoli: Devo dare conto e Tuttofare, con quest’ultimo è stato finalista nazionale del premio “Palco d’Autore”, dedicato ad autori, cantautori e interpreti. Nel 2024 ha pubblicato i singoli L’amore è in corto, Le tracce di un’altra donna e Noi ragazzi di 60 anni. Ancora nel 2024 con il suo Perfetta si è classificato al primo posto come miglior racconto al Dora Nera Festival Noir di Torino. Sempre nel 2024secondo posto con la poesia Muro contro muro e il Premio Speciale Giusy Fumarola per il racconto Reset al Premio Letterario “Una piazza di libri” Città di Villa Castelli.
E-mail: [email protected]
Facebook: https://www.facebook.com/leo.tenneriello/
Instagram: https://www.instagram.com/leotenneriello/
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Maurizio Nari racconta il ritorno di Nari & Milani e il funky house firmato Acetone
Abbiamo incontrato Maurizio Nari, creatore di mille successi con i progetti Nari & Milani, Unconditional e mille altri progetti, a fine 2024 ha tutte le ragioni per sorridere ed essere contento della sua nuova creatura, la label funky house Acetone... Acetone è nuova perché una label che non ha ancora compiuto 4 o 5 anni è senz'altro un progetto che ha davanti a sé grandi margini di crescita, nel grande universo della musica dance, quella che fa ballare. Oltre a Nari, le figure chiave di questa label sono Jens Lissat che la gestisce con Nari, e poi tutti gli artisti: Max Magnani, Steve Tosi, Sandro Puddu e la giovanissima DJ Michelle.
"Sono davvero contento di ciò che stiamo facendo con Acetone. C'è un bel clima tra i diversi artisti ci sono tanti bei risultati. Qualche giorno fa nella Top Ten di Beatport Funky House c'erano cinque nostre tracce. Sono risultati davvero importanti, che danno grande soddisfazione".
Che musica proponete con Acetone?
"Acetone propone musica funky house e ogni traccia nasce in qualche modo dal passato", raconta Nari con modestia. "Però fa ballare e ha suoni ed atmosfere contemporanee. E' più o meno il processo che utilizzavamo anche con Nari & Milani, pure 'Atom', uno dei nostri più grandi successi nasceva da una citazione... e in questo momento tutti gli artisti, anche i più grandi come David Guetta".
Come nascono i brani di Acetone?
"Partire dal passato facilita le cose, va detto. Oggi bisogna produrre bene, ma in modo veloce ed efficiente. E se fai cover o brani con citazioni, soprattutto in ambito dance, il lavoro diventa più facile. Non seguono con attenzione il pop, ma so che Dua Lipa è stata accusata di ispirarsi troppo agli anni '80, quindi lo facciamo un po' tutti. E' necessario. Quando insieme a Bob Sinclar producemmo, come Nari & Milani, "Rock The Boat" ci mettemmo un anno a far uscire il disco, tra contratti che non arrivano, mixaggio, etc... Oggi sarebbe impossibile. Con Acetone quest'anno faremo uscire quasi 100 brani, credo saranno 96 in tutto nel corso del 2024. In Italia, anzi nella zona che frequento io, non sono molti i DJ che propongono la nostra musica... ma nel mondo abbiamo successo. Ed è quello che conta".
Sappiamo che ci sono belle novità per Nari & Milani...
"Dal 21 dicembre torniamo a far ballare insieme, io e Milani, soprattutto nelle piazze e in grandi dimensioni. Proponiamo soprattutto la nostra musica del periodo 2010 - 2015, quella che faceva scatenare e fa scatenare ancora oggi festival come il Tomorrowland... Ma non solo quella. Avremo con noi due ballerine professioniste e due cantanti di ottimo livello. Non solo. Sarà un show audio video, perché oggi anche le immagini contano moltissimo. Due ore di percorso musicale. All'inizio suoneremo musica anni '90, con versioni ri-editate delle hit del quel periodo e poi nella seconda ora arriveranno le canzoni di Alesso, Nicky Romero, Avicii. Tutto in modo veloce e dinamico. Il 21/12/24 saremo a Locarno, in Svizzera, al Winterland 2024. Lo show si chiama Nari & Milani presents Atom 2000 Dance Festival... poi via via ci saranno tante altre date".
Che cosa ti aspetti da questo bel ritorno, quello di Nari & Milani?
"Chi lavora nel mondo dello spettacolo ogni volta ricomincia da zero. Tanti miei vecchi successi oggi nei miei DJ set oggi non li suono, suono invece le nuove tracce. Parlo raramente del mio passato, dei festival in cui abbiamo suonato (Tomorrowland, Ultra, etc), non mi piace. Mi piace guardare avanti. Adesso stiamo parlando di Nari & Milani, ma solo perché hanno un presente ed un futuro. A volte è difficile, ma credo sia l'unica cosa da fare".
Tornando al vostro show, oggi proprio voglia di veri spettacoli, non solo di DJ set.
"Diciamoci la verità, agli organizzatori dei dj e della musica interessa poco, a meno che l'artista sul palco sia una star come David Guetta. Gli artisti di livello 'medio' purtroppo interessano poco. La figura del DJ oggi non interessa più, neppure se straniero. Per un periodo infatti bastava avere un nome olandese per avere un mercato... Oggi invece piacciono i format, ovvero dei veri spettacoli, che però non sono facili da organizzare. Noi come Nari & Milani ci siamo affidati ad una vera produzione e per questo possiamo proporre un prodotto di qualità. Un DJ da solo fa invece fatica. Siamo partiti ad agosto, con il nuovo progetto Nari & Milani. Solo adesso è tutto pronto, dopo tanti mesi c'è voluto del tempo. Si devono studiare costumi e coreografie, poi fare le prove, ci sono i gadget... solo dopo tanto lavoro arrivano i risultati".
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roma, sabato 16, alle ore 15 circa, reading/improvvisazione di fabio lapiana, laura cingolani e marco giovenale, nel contesto del festival 'tracce' (a cura di sic 12 artstudio)
Sabato 16 novembre, a Roma, presso il Centro Diurno San Paolo U.O.C Salute Mentale D8 (viale Giustiniano Imperatore 45) ore 14:00, Caffè di benvenuto ore 14:30 – 15:00, Rifugio letterario racconti e narrazioni a cura del Laboratorio di lettura, e a seguire: Poesia Casa-Cosa, a cura di Laura Cingolani e Fabio LapianaeDarsi casa, a cura di Marco Giovenale nel contesto del Festival Tracce, terza…
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[✎ ITA] Consequence : JungKook dei BTS Ci Parla del Suo “Divertente e Giocoso” Nuovo Singolo, “3D” feat.Jack Harlow | 29.09.2023
JungKook dei BTS Ci Parla del Suo “Divertente e Giocoso” Nuovo Singolo, “3D” feat. Jack Harlow
JungKook continua a lanciarsi nella sua ribalta solista con il suo nuovo singolo
__ di MARY SIROKY | Twitter
All'interno del mondo dei BTS, troviamo JungKook, il membro più giovane dei sette, che di questi tempi è noto specialmente per le sue dirette streaming insieme alle/gli ARMY. Le/i sue/oi fan sono statə testimoni di varie attività, negli ultimi mesi: JungKook che cucina noodle, che lava i piatti, che si gode una sessione di noraebang (karaoke) a tarda notte o che semplicemente parla della sua giornata.
Quando JungKook si collega per un'intervista via Zoom con Consequence per parlare del suo nuovo singolo, “3D” featuring Jack Harlow, la sua energia non è poi così diversa. “Dunque, quando mi stavo preparando per il mio nuovo singolo,” ricorda, “ho ricevuto un sacco di tracce da visionare, ma non ce n'era nessuna che mi piacesse particolarmente, finché non mi sono imbattuto in questa. Non appena l'ho sentita, non ho potuto che sceglierla.”
“3D” suona un po' come se fosse stata strappata dalle onde radio di mezzo decennio fa, quando Justin Timberlake ha rilasciato FutureSex/LoveSounds e qualsiasi cosa Pharrell toccava, brillava più fulgida dell'oro. I ritornelli ripetuti e sussurrati da JungKook e le sue armonie su più livelli ne acuiscono il senso di nostalgia, ma la partecipazione del rapper Jack Harlow tiene il brano saldamente ancorato al presente.
Sebbene i rispettivi impegni abbiano impedito a JungKook e Harlow di trovarsi materialmente a registrare insieme la canzone, i due si sono incontrati sul set del video musicale e si sono subito trovati. “Adoro il suo entusiasmo. È stato davvero fantastico”, dice JungKook. “Per menzionare solo uno degli episodi più interessanti, nel video c'è una scena in cui giochiamo a scacchi, ed è lì che ho imparato a giocarvi per la prima volta nella mia vita. E, pensi un po'! Ho sfidato Jack e ho vinto!”
Alle/i fan che seguono questo gruppo già da parecchio, non suonerà affatto sorprendente che JungKook si sia lanciato in questo frangente competitivo – sebbene si trattasse di un'occasione piuttosto casual e amichevole – e che ne sia uscito vincitore. È famoso per provare cose nuove e riuscire quasi subito, ma – come anche i suoi compagni di gruppo – è una persona che lavora estremamente sodo. La nostra chiacchierata si tiene a metà delle sue prove per una delle esibizioni principali del Global Citizen Festival di New York, per la quale JungKook ha selezionato alcune delle sue tracce soliste, come “Euphoria” e “Still With You”, insieme ad un meddley dei successi inglesi dei BTS (“Dynamite”, “Butter” e “Permission to Dance”).
Anche i singoli solisti presentati da JungKook nel 2023 (“Seven” feat. Latto, e ora “3D”), finora, sono in lingua inglese, ed entrambi lo hanno visto spingersi verso lidi più espliciti, come mai prima d'ora. Ormai 26enne, JungKook è sotto i riflettori fin da quando aveva 15 anni, e sembra intenzionato a sondare il terreno e sperimentare con tematiche più mature, in questo suo capitolo solista. E non si lascia perturbare dalle eventuali sopracciglia alzate per questa sua direzione, preferendo invece fidarsi della diversità della sua fanbase. “Le/i nostrə ARMY appartengono a tante generazioni diverse”, commenta. “Credo questa canzone sarà come una piccola scossa, divertente e giocosa.”
Sebbene non veda l'ora che le/i fan ascoltino la canzone, ammette che il processo creativo, quando affrontato da solo, è piuttosto diverso rispetto a quando lavora insieme ai suoi fratelli dei BTS. “Nelle canzoni dei BTS, ci sono tutte le nostre diverse personalità e stili uniti insieme — mentre nel caso delle mie canzoni, ci sono solo io ed il mio stile personale. Non credo sarò mai in grado di creare qualcosa di così ricco di personalità come i brani dei BTS.”
Quando gli chiedo chi (al giorno della nostra intervista) ha già ascoltato “3D”, tra i suoi compagni di gruppo, arrossisce fino alla punta delle orecchie. “SUGA e RM”, dice. Gli chiedo cosa gli è parsa la canzone, e lui sprofonda sul tavolo, nascondendo il viso tra le braccia in uno spasmo di melodrammatica angoscia. “Mi hanno detto che sono una vera pop star”, borbotta.
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Una coreografia dinamica:
Quando si ascolta “Seven” e ne si guarda il video, c'è questa certa frizzantezza. Nel caso di “3D”, invece, è più la sensualità, che abbiamo incorporato anche nella coreografia. Alcune parti sono molto intense, altre più rilassate; c'è molto contrasto e tanto dinamismo, nel video. In generale, la coreografia è molto coinvolgente e facile da seguire. L'atmosfera giocosa non fa che acuire quest'impressione. Credo sia piuttosto divertente.
Musica dei primi anni 2000:
Ecco, anni fa, quando ero un trainee, ascoltavo un sacco di canzoni per prepararmi alle nostre esibizioni. Quando ho iniziato a lavorare a questo brano, ho subito pensato potesse piacere a coloro che conoscono la musica dei primi anni 2000. C'è questo senso di nostalgia. Ma credo possa intrigare anche le generazioni più giovani, grazie al suo sound sofisticato, e mi piace la piega che abbiamo preso con questo progetto. Ho lavorato anche molto sulla pronuncia, sul senso e l'atmosfera creata dal testo e sul brano in generale così da riuscire a trasmettere proprio quel vibe.
Spingersi oltre i limiti:
Ciò che voglio fare è sondare le acque per vedere fin dove posso spingermi con la mia voce e le mie abilità. Cosa sono in grado di fare quando sono da solo.
Inoltre, voglio provare tanti generi differenti. Per me, è importante non focalizzarmi su uno stile in particolare. Semplicemente, voglio tenermi aperte diverse possibilità, quindi quando lavoro ad una data canzone, cerco di seguire l'ispirazione del momento, cosicché i contenuti delle mie canzoni possono raggiungere tante persone diverse ed avere tante interpretazioni differenti.
Tonalità chiare:
Nella mia mente, mi immagino tinte sull'azzurro ed il bianco. È per questo che, recentemente, ho cambiato il colore del mio microfono in bianco!
Quando sono insieme ai BTS, tutti i nostri colori e stili personali si uniscono nel prodotto finale — mentre, nel caso delle mie canzoni, ci sono solo io ed il mio stile personale. Non credo sarò mai in grado di creare qualcosa di così ricco di personalità come i brani dei BTS, ma è grazie al lavoro fatto finora con i BTS, che ho potuto gettare le basi per i miei progetti solisti.
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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Nari & Milani ed il funky house firmato Acetone, parla Maurizio Nari
Abbiamo incontrato Maurizio Nari, creatore di mille successi con i progetti Nari & Milani, Unconditional e mille altri progetti, a fine 2024 ha tutte le ragioni per sorridere ed essere contento della sua nuova creatura, la label funky house Acetone... Acetone è nuova perché una label che non ha ancora compiuto 4 o 5 anni è senz'altro un progetto che ha davanti a sé grandi margini di crescita, nel grande universo della musica dance, quella che fa ballare. Oltre a Nari, le figure chiave di questa label sono Jens Lissat che la gestisce con Nari, e poi tutti gli artisti: Max Magnani, Steve Tosi, Sandro Puddu e la giovanissima DJ Michelle.
"Sono davvero contento di ciò che stiamo facendo con Acetone. C'è un bel clima tra i diversi artisti ci sono tanti bei risultati. Qualche giorno fa nella Top Ten di Beatport Funky House c'erano cinque nostre tracce. Sono risultati davvero importanti, che danno grande soddisfazione".
Che musica proponete con Acetone?
"Acetone propone musica funky house e ogni traccia nasce in qualche modo dal passato", raconta Nari con modestia. "Però fa ballare e ha suoni ed atmosfere contemporanee. E' più o meno il processo che utilizzavamo anche con Nari & Milani, pure 'Atom', uno dei nostri più grandi successi nasceva da una citazione... e in questo momento tutti gli artisti, anche i più grandi come David Guetta".
Come nascono i brani di Acetone?
"Partire dal passato facilita le cose, va detto. Oggi bisogna produrre bene, ma in modo veloce ed efficiente. E se fai cover o brani con citazioni, soprattutto in ambito dance, il lavoro diventa più facile. Non seguono con attenzione il pop, ma so che Dua Lipa è stata accusata di ispirarsi troppo agli anni '80, quindi lo facciamo un po' tutti. E' necessario. Quando insieme a Bob Sinclar producemmo, come Nari & Milani, "Rock The Boat" ci mettemmo un anno a far uscire il disco, tra contratti che non arrivano, mixaggio, etc... Oggi sarebbe impossibile. Con Acetone quest'anno faremo uscire quasi 100 brani, credo saranno 96 in tutto nel corso del 2024. In Italia, anzi nella zona che frequento io, non sono molti i DJ che propongono la nostra musica... ma nel mondo abbiamo successo. Ed è quello che conta".
Sappiamo che ci sono belle novità per Nari & Milani...
"Dal 21 dicembre torniamo a far ballare insieme, io e Milani, soprattutto nelle piazze e in grandi dimensioni. Proponiamo soprattutto la nostra musica del periodo 2010 - 2015, quella che faceva scatenare e fa scatenare ancora oggi festival come il Tomorrowland... Ma non solo quella. Avremo con noi due ballerine professioniste e due cantanti di ottimo livello. Non solo. Sarà un show audio video, perché oggi anche le immagini contano moltissimo. Due ore di percorso musicale. All'inizio suoneremo musica anni '90, con versioni ri-editate delle hit del quel periodo e poi nella seconda ora arriveranno le canzoni di Alesso, Nicky Romero, Avicii. Tutto in modo veloce e dinamico. Il 21/12/24 saremo a Locarno, in Svizzera, al Winterland 2024. Lo show si chiama Nari & Milani presents Atom 2000 Dance Festival... poi via via ci saranno tante altre date".
Che cosa ti aspetti da questo bel ritorno, quello di Nari & Milani?
"Chi lavora nel mondo dello spettacolo ogni volta ricomincia da zero. Tanti miei vecchi successi oggi nei miei DJ set oggi non li suono, suono invece le nuove tracce. Parlo raramente del mio passato, dei festival in cui abbiamo suonato (Tomorrowland, Ultra, etc), non mi piace. Mi piace guardare avanti. Adesso stiamo parlando di Nari & Milani, ma solo perché hanno un presente ed un futuro. A volte è difficile, ma credo sia l'unica cosa da fare".
Tornando al vostro show, oggi proprio voglia di veri spettacoli, non solo di DJ set.
"Diciamoci la verità, agli organizzatori dei dj e della musica interessa poco, a meno che l'artista sul palco sia una star come David Guetta. Gli artisti di livello 'medio' purtroppo interessano poco. La figura del DJ oggi non interessa più, neppure se straniero. Per un periodo infatti bastava avere un nome olandese per avere un mercato... Oggi invece piacciono i format, ovvero dei veri spettacoli, che però non sono facili da organizzare. Noi come Nari & Milani ci siamo affidati ad una vera produzione e per questo possiamo proporre un prodotto di qualità. Un DJ da solo fa invece fatica. Siamo partiti ad agosto, con il nuovo progetto Nari & Milani. Solo adesso è tutto pronto, dopo tanti mesi c'è voluto del tempo. Si devono studiare costumi e coreografie, poi fare le prove, ci sono i gadget... solo dopo tanto lavoro arrivano i risultati".
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FestivAlguer, il 7 e 8 dicembre “Sulle mie tracce” ai Giardini Manno
Alghero. Ispirato al celebre libro per bambini “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carrol, lo spettacolo “Sulle mie tracce” è una performance sound_walk costruita sull’interazione in uno spazio immersivo. È il primo appuntamento della XXII esima edizione di FestvAlguer, il festival internazionale di arti performative, ideato e organizzato dall’associazione culturale ExPopTeatro con il…
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Monografia: 𝐇𝐞𝐥𝐥𝐫𝐚𝐢𝐬𝐞𝐫 🎞️
𝐇𝐞𝐥𝐥𝐫𝐚𝐢𝐬𝐞𝐫 è un film horror del 1987 diretto da Clive Barker, basato sul suo romanzo 𝑇ℎ𝑒 𝐻𝑒𝑙𝑙𝑏𝑜𝑢𝑛𝑑 𝐻𝑒𝑎𝑟𝑡 e primo capitolo d'una saga che comprende dieci sequel e un remake; ha ricevuto diverse nomination a premi, tra cui il Saturn Award per il miglior film horror e per la miglior colonna sonora composta da Christopher Young (include 14 tracce, per una durata totale di 42:40 minuti); è stato anche candidato al Critic's Award al Festival internazionale del cinema di Porto.
Il film ha lasciato un segno duraturo nel genere horror, influenzando numerosi lavori successivi e contribuendo a definire l'estetica del body horror (alcuni personaggi di film horror moderni fanno riferimento ai Cenobiti come archetipi di mostri); la figura iconica di Pinhead (Doug Bradley), è simbolo della saga, nonché della cultura pop. Gran parte delle riprese sono state effettuate in una casa reale con solo una stanza ricostruita per le scene con effetti speciali, approccio che ha portato a inquadrature limitate spesso da una sola angolazione.
Momenti iconici di Hellraiser sono:
la scena in cui Frank Cotton apre la misteriosa scatola Lemarchand: segna l'inizio delle sue disavventure e l'arrivo dei Cenobiti, introducendo il tema del piacere e del dolore;
la prima apparizione dei Cenobiti, in particolare di Pinhead, di grande impatto visivo e narrativo
la scena in cui Frank Cotton, dopo essere stato resuscitato, appare come una figura sanguinolenta e mutilata: questo momento evidenzia gli effetti delle sue scelte e il prezzo da pagare per la sua ricerca di piacere estremo
la battaglia tra Kirsty e i Cenobiti: Kirsty riesce a ingannare i Cenobiti, portando a un climax avvincente che mette in evidenza la sua determinazione e intelligenza
la scena in cui Kirsty riesce a chiudere la scatola per fermare i Cenobiti come risoluzione simbolica: offre un senso di speranza e liberazione, nonostante le terribili esperienze vissute
Scene di Hellraiser Citate in Altri Film.
L'apertura della scatola Lemarchand ha ispirato numerosi film horror che utilizzano oggetti misteriosi come catalizzatori per eventi soprannaturali; la scatola stessa è diventata un simbolo, riapparendo in vari contesti, come in The Cabin in the Woods (2011), dove si fa riferimento a meccanismi simili che evocano forze oscure
L'arrivo dei Cenobiti ha influenzato il design di antagonisti in film successivi, come The Collector (2009) e The Tortured (2010), dove i villain presentano tratti estetici e filosofie simili sul dolore e il piacere
La trasformazione di Frank ha lasciato il segno nel genere body horror, ispirando film come The Fly (1986) e Tetsuo: The Iron Man (1989), che esplorano la trasformazione fisica in modi disturbanti e visivamente impattanti
Il confronto finale tra Kirsty e i Cenobiti ha ispirato film come Final Destination (2000), dove i protagonisti affrontano forze inevitabili e cercano di ingannare il destino, riflettendo la tensione presente nel confronto finale del film.
Hellraiser ha inoltre influenzato Supernatural, dove l'idea di porte verso altre dimensioni e creature malvagie è tema ricorrente; le campagne pubblicitarie che giocano con il concetto di "dolore" e "piacere" potrebbero aver tratto ispirazione dalla filosofia dei Cenobiti, anche se non citano direttamente il film. L'influenza di Hellraiser sul panorama culturale è evidente nel modo in cui le sue immagini e tematiche continuano a essere rielaborate in vari contesti.
#𝑇ℎ𝑒 𝐻𝑒𝑙𝑙𝑏𝑜𝑢𝑛𝑑 𝐻𝑒𝑎𝑟𝑡#𝐇𝐞𝐥𝐥𝐫𝐚𝐢𝐬𝐞𝐫#1987#Hellraiser (1987)#Clive Barker#film#primo capitolo#saga#romanzo#Cenobiti#misteriosa scatola#scatola#esseri sadomasochisti#dolore#piacere#piacere estremo#18 settembre 1987#Christopher Young#film horror#body horror#Lemarchand
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100 anni di Radio in Italia! Il mese di ottobre 2024 segna una tappa storica: il centenario della radio italiana. Da un secolo, la radio continua a evolversi, attraversando epoche e tecnologie, restando un pilastro insostituibile nella diffusione di cultura, musica, notizie e nella creazione di comunità. Usmaradio celebra questo importante anniversario con una serie di iniziative radiofoniche e culturali che abbracciano la contemporaneità e guardano al futuro Under the Label – Un viaggio tra le trame della musica contemporanea L'11 ottobre ha dato il via alle celebrazioni con la trasmissione del primo episodio di "Under the Label", il nuovo programma radiofonico di Andreij Rublev, aka Andrea Gava. Ogni due settimane, il venerdì alle 21:00, Rublev ci guida in un viaggio sonoro attraverso la musica contemporanea, underground, indipendente e sperimentale. Il programma esplora le nuove tendenze musicali e le contaminazioni tra generi, che stanno ridefinendo il panorama sonoro globale. Un'occasione per riflettere sull'evoluzione della musica nell'era digitale, ascoltando suoni che spesso sfuggono ai circuiti tradizionali ATLAS: un viaggio inedito tra geografie elettromagnetiche Il duo elettronico L'Impero della Luce ha trasmesso, in anteprima mondiale su Usmaradio il 17 ottobre, la loro ultima fatica: "ATLAS - Cartografie uditive di continenti immaginari". Un progetto unico nel suo genere, che trasforma le frequenze elettromagnetiche di luoghi reali – una fabbrica, un bunker, una mostra, un centro di ricerca radiofonica, quello di Usmaradio – in composizioni sonore. Le sette tracce di ATLAS fanno emergere mondi sonori invisibili, rendendo udibili quelle frequenze normalmente inaccessibili all’orecchio umano. Un lavoro concepito non come prodotto discografico, ma come un'esperienza d’ascolto esclusiva via radio e web radio
Le Parole di ASC – Un weekend di riflessione e dialogo Dal 25 al 27 ottobre, Usmaradio è ospite dell'evento "Le Parole di ASC" a Rimini, una manifestazione che esplora temi chiave come pace, cittadinanza attiva, scuola, formazione e futuro, organizzata da Arci Servizio Civile. Il direttore di Usmaradio, Roberto Paci Dalò, interverrà con "Centuria", concerto basato su materiali da archivi radiofonici. Inoltre, Usmaradio curerà una selezione musicale, in palinsesto e ascoltabile globalmente, per una delle serate degli incontri
BIOMA Festival: tre sessioni di musica radicale Nei giorni scorsi abbiamo annunciato la prima edizione di BIOMA Festival - musiche radicali, un evento che porta la sperimentazione sonora all'Università degli Studi della Repubblica di San Marino, in collaborazione con Unirsm Design. Il festival si articolerà in tre sessioni (6 novembre, 21 novembre e 4 dicembre), portando a San Marino alcuni tra gli artisti più innovativi della scena internazionale. Robert Lippok aprirà il festival il 6 novembre, seguito da Paolo Bragaglia, Giacomo Piermatti e Francesco Poggianti il 21 novembre, e chiuderà il 4 dicembre con Fabrizio Modonese Palumbo, Giulia Barba e il Sidera Saxophone Quartet (Michele Selva, Gianpaolo Antongirolami, Michele Bianchini, Daniele Berdini). Un evento unico, che esplora la sperimentazione sonora attraverso l’intersezione di strumenti acustici, voce ed elettronica
Sentire le Voci – Il festival del podcast a Cesenatico Dall'8 al 10 novembre, Usmaradio è media partner ufficiale di Sentire le Voci, la festa del podcast di Cesenatico. La seconda edizione del festival vedrà la partecipazione di grandi nomi del panorama italiano del podcasting, tra cui Federico Buffa, Dario Fabbri, Daniele Tinti, Maurizio Carucci, Alberto Grandi, Mauro Pescio, Matteo Caccia, Antonio Iovane, Chiara Galeazzi, Elena Bizzotto, Veronica Raimo, Marta Cagnola, Francesca Sofia Novello, Ciccio Lancia e altri ospiti. Tutti gli interventi saranno registrati e successivamente disponibili in formato podcast e nel flusso radiofonico di usmaradio.org
📡 Tanti auguri, radio! Oggi, a 100 anni dalla sua nascita, la radio non ha mai smesso di innovarsi e vivere, più vitale e presente che mai! 🎂📻
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