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#FEDERPETROLI ITALIA
italreport · 7 years
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Oil & Gas, Federpetroli Italia ed università di Pavia in partnership strategica
PAVIA – Siglata una partnership strategica tra FederPetroli Italia e l’Università di Pavia – Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura, volta alla cooperazione nella partecipazione di Progetti Europei nel settore dell’Oil & Gas sulle attività di ricerca e consulenza di meccanica delle strutture e dei materiali di nuova concezione, sull’affidabilità delle costruzioni e dei sistemi,…
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Politica estera italiana, questa sconosciuta
Politica estera italiana, questa sconosciuta Ma davvero oggi la classe politica italiana ha interesse a difendere oltre i confini del Paese gli interessi nazionali? È sotto gli occhi di tutti che alla nostra Nazionale manca una Politica Estera A questa domanda ha risposto Michele Marsiglia in un articolo pubblicato su “Lindro.it”
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Ormai è da tempo che la Politica Estera italiana, da diversi Governi, è sempre più sotto la lente di ingrandimento e, se proprio vogliamo giocare con il significato delle parole, la lente serve per scovare e intravedere, una politica estera. Ebbene sì, una linea di mercato, di tattica, di diplomazia e soprattutto di rapporti che porta un Paese e, per nostro caso l’Italia, all’estero; costruisce continuamente e detiene rapporti, aiuta le aziende in mercati non locali e funge da ponte istituzionale con altri Paesi. Proprio quanto appena detto manca all’Italia. Le azioni politiche dei diversi partiti che si sono succeduti negli ultimi 10 anni, poveri di una politica interna e di campagne elettorali efficaci alla conquista del voto da parte del cittadino, hanno portato gli stessi leader e le forze politiche di qualsiasi schieramento a focalizzare l’attenzione della propria missione solo ed esclusivamente sulla politica interna che, per chiamarla tale dovrebbe comunque essere ben fatta. Certamente chi scrive non è persona delegata, né tantomeno indicata, per criticare o quantomeno dare dei giudizi in merito, se non a livello personale, ma sicuramente le problematiche che riscontriamo nel nostro lavoro quotidiano, ed in quello che è il comparto petrolifero, ne sono evidenza oggettiva. Quotidianamente, e da diversi anni, attraverso l’attività istituzionale che portiamo avanti con FederPetroli Italia, il confronto continuo con l’estero è stata la linea di azione dove si è più investito, essendo il settore energetico un grande braccio che senza l’interlocuzione e l’attività in altri paesi, non potrebbe esistere. È sotto gli occhi di tutti che alla nostra Nazionale manca una Politica Estera, non solo logistica e di presenza da parte dei ministri o cariche istituzionali deputate a tale scopo, ma manca anche il pronunciarsi su temi, argomenti, decisioni dove l’Italia è, o meglio, potrebbe essere voce dominante. Quando assistiamo a tali mancanze, l’astuzia di vari politici e deputati agli incarichi è quella di‘scaricare il barile’ sulla Diplomazia, sul Corpo Diplomatico, sui Capi Missione, sulle Ambasciate Italiane in giro per il Mondo. Un comodo strumento di responsabilità che esonera immediatamente i delegati istituzionali ‘in quota politica’ e, rimanda il tutto a chi di carriera ha scelto gli Affari Esteri. La famosa Diplomazia Italiana, la tanto criticata, la tanto oscura agli occhi del normale cittadino, quella diplomazia che più che mediare, deve mantenere l’equilibrio tra l’Italia ed il resto del Mondo, deve smussare, mediare, far capire, aggiustare e calmare, il più delle volte gli animi e le menti dei rappresentanti all’estero e fungere da maschera di bellezza continua al nostro Paese. Negli ultimi anni, imbarazzanti momenti sono stati il caso dei Marò in India e lo scandalo Finmeccanica, il caso Regeni in Egitto, in Libia con l’allora Ambasciatore Perrone (oggi all’Ambasciata d’Italia in Iran) ed in queste settimane con le due fazioni rivali di Haftar e al-Sarraj (è notizia di queste ore le forze del Generale Khalifa Haftar hanno iniziato una massiccia offensiva per l’avanzamento su Tripoli), per non parlare della situazione di estradizione di Cesare Battisti in Brasile e, non ultime le vicende di questi giorni in Iraq, potremmo continuare l’elenco numeroso, ma non possiamo non citare come il Ministro dell’Istruzione italiana, On.le Lorenzo Fioramonti, durante il Cop25 a Madrid qualche giorno fa, in un intervento su uno dei tanti obiettivi di eco-sostenibilità futuri del Pianeta, innanzi ad una platea internazionale, e in rappresentanza delle Nazioni Unite, si è espresso con dichiarazioni imbarazzanti su quello che l’azienda energetica di Stato italiana, ovvero l’ENI dovrebbe fare del proprio core-business, ovvero abbandonare il Petrolio e le Esplorazioni. Dichiarazioni che anche se pronunciate da un Ministro dell’Istruzione, che più che competenza estera ha prettamente un ruolo interno al Paese, sono di elevata rilevanza e rientrano in una linea di immagine e di Politica Estera più diretta. Lascia ovviamente pensare che i media nazionali italiani hanno riportato ben poco di quanto accaduto a Madrid su ENI, evidente segnale di una poca valenza ed attenzione in Politica Estera e sicuramente nella figura del Ministro competente. Un tempo la politica estera era gestita anche per promuovere le eccellenze di un Paese, parlo di prodotti, servizi e della struttura industriale strategica, al fine di essere promotori all’estero e di attirare investimenti nella propria nazione. Nel nostro caso, una volta si andava all’estero per promuovere l’ENERGIA, esempio la realizzazione di gasdotti tra un Paese e l’altro, non a caso, ricordo con immensa emozione Enrico Mattei, gli interessi dell’ENI. A quell’epoca un Signore chiamato Giulio Andreotti, parliamo del 1972, salvaguardava con un Politica Estera Mediterranea gli interessi nazionali, con il famoso principio di ‘Mediterraneo Allargato’, bacino di idee e diplomazia che coinvolse diversi Paesi in un interconnessione di business reale, Medio Oriente, Caucaso, Asia Centrale, ognuno nella cura dei propri interessi nazionali. Lo stesso Giorgio La Pira durante i suoi viaggi, intavolò colloqui con Egitto, Sudan, Marocco, Algeria, Angola, Mozambico, Congo, Somalia, Giordania, Argentina, Etiopia, Iran, Bolivia, India, Pakistan, Arabia Saudita, Ghana, Libia, Nigeria e tanti altri Paesi. Oggi un’azienda come ENI che è presenza e rappresentanza all’estero dell’Italia, nel ruolo geopolitico che riveste è messa a rischio del ridicolo, da parole vane e prive di significato in questo contesto industriale, e per di più da un rappresentante delle istituzioni. Quell’ENI, presente in 67 Paesi del mondo, con operazioni appena iniziate nell’Oil & Gas internazionale e con importanti stakeholder coinvolti. Ecco cosa vogliamo aiutare a capire attraverso queste righe, manca una Politica Estera, quando non esiste un coordinamento di GOVERNO si diventa automaticamente dilettanti allo sbaraglio e tutti parlano di tutto, non curanti di una poca correttezza nei confronti di colleghi o di chi è deputato a tali funzioni, per non parlare del comparto produttivo di una Nazione. L’immagine di un Paese all’estero, sembrerà strano, ma è più importante del Paese stesso, la rappresentanza istituzionale all’estero è un clone che deve essere parte integrante di quel Paese ospitante, adeguandosi, con grande lavoro diplomatico, a viaggiare su binari ‘quasi’ paralleli in tema di politica, nel mondo sociale ed economico. Forse dovremmo tutti farci una domanda: ma davvero oggi la classe politica italiana ha interesse a difendere oltre i confini del Paese gli interessi nazionali? Penso che oggi manchi una chiara visione pubblica, insieme a quella industriale imprenditoriale, i POLITICI della Prima Repubblica puntavano ad un sapere tecnico, non trascurando il delicato e vitale aspetto Geopolitico. Oggi lascio a voi, la più libera interpretazione, della nostra Italia. Read the full article
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TAP: SE IL GASDOTTO NON VA IN PORTO, pronti ad azioni di risarcimento danni. In merito alla complicata vicenda della realizzazione del Gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP), dopo numerosi passaggi sull'argomento, FederPetroli Italia oggi, con le parole del Presidente Michele Marsiglia interviene sull'argomento.
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italreport · 8 years
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Incontro Federpetroli Italia con ministero sviluppo economico, Marsiglia: "Piena soddisfazione, squadra ministro Calenda sinonimo di concretezza"
Incontro Federpetroli Italia con ministero sviluppo economico, Marsiglia: “Piena soddisfazione, squadra ministro Calenda sinonimo di concretezza” was originally published on ITALREPORT
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Libia: nuovo Governo. Forse a breve ripresa totale attività Oil& Gas italiane
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Se oggi a Tripoli si apre una fase nuova con l’Esecutivo transitorio con a capo Abdul Hamid Dbeibah forse a breve anche le aziende dell’Oil & Gas italiano potranno tornare in Libia ad affiancare i giacimenti dell’ENI e di altre importanti Compagnie Petrolifere in partnership con NOC (National Oil Corporation) - Michele Marsiglia Presidente di FederPetroli Italia a seguito della cerimonia del nuovo Governo di Tripoli. Continua Marsiglia - Se negli scorsi giorni abbiamo espresso qualche titubanza in un Governo che possa durare fino al 24 dicembre prossimo, data delle regolari elezioni, non escludiamo che possa essere candidato un membro giovane della Famiglia Gheddafi, le voci su un ritorno di Saif al Islam sono tante, vedremo già nelle prossime settimane cosa succederà. Importante sarà il possibile dialogo del nuovo Premier con le milizie interne, vero cuore della Libia. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Marsiglia: buon lavoro a Draghi, da noi massima disponibilità a temi di Transizione Energetica
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"Buon lavoro al nuovo Governo Draghi, da FederPetroli Italia massima disponibilità a discutere di temi su Transizione Energetica ma non vogliamo perdere più tempo” questi gli auguri e le parole del Presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia dopo il giuramento del nuovo Governo. Sottolinea Marsiglia “Ben venga un nuovo Dicastero della Transizione Ecologica ma non sia solo un accorpamento di competenze. Siamo fermi da anni con Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) ed altri Progetti Strategici, non parlo solo dell’Oil & Gas ma di gran parte di Energia in Italia. Il nostro Paese continua a soffrire di una carenza di energia che di conseguenza comporta un approvvigionamento estero con grandi costi sulle famiglie italiane e sulle aziende, in questo modo continuiamo a perdere competitività internazionale, lavorando in affanno rispetto ai players esteri. Abbiamo bisogno di riscontri concreti su quello che si può o non si può fare e promuovere investimenti per creare lavoro e rilanciare un comparto strategico come l’Energia” “Priorità al nostro Paese ma anche focalizzazione massima su temi di Politica Estera come Libia, Medio Oriente ed Africa. Non possiamo nascondere che negli ultimi anni tutto è rimasto bloccato. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Libano: con l’incidente di Beirut compromesso l’export petrolifero italiano
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“Con il Porto di Beirut devastato, gran parte dell’export italiano derivato dalla raffinazione con destinazione Libano sarà compromesso con forti perdite” dichiara il presidente di FederPetroli Italia - Michele Marsiglia. Continua “Diverse raffinerie italiane fanno partire petroliere con destinazione Beirut. Il Libano è un paese che ha sempre rappresentato un mercato proficuo per l’Oil & Gas italiano. Parliamo non solo di Raffinazione ma siamo in gara per diversi asset nell’OffShore a largo di Beirut. Con la chiusura del porto lo scalo di Tripoli più a nord non sarà una sostituzione ottimale per lo scarico e la logistica dei prodotti”. In merito ad una possibile Inchiesta Internazionale per accertare le cause dell’accaduto il presidente di FederPetroli Italia si dice contrario “Riteniamo che la verità la debbano trovare i libanesi e non paesi esterni, con l’intrusione di altri rischiamo di far diventare il Libano una seconda Libia con la Turchia che è già pronta a tendere la mano, come dimostrato con la disponibilità del Porto di Mersin”.. #Beirut #FederPetroli #MicheleMarsiglia #Petrolio Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Libia: Marsiglia (FederPetroli Italia): 'positivo sblocco export, clima sta cambiando'
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"Siamo contenti di questo sblocco, anche se prima di tornare ai livelli di produzione precedenti ci vorrà tempo. Molti degli impianti necessitano di riparazioni o di manutenzione. In ogni caso è una notizia positiva". Lo afferma ad Aki-Adnkronos International Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli Italia, commentando la fine del blocco dell'export petrolifero dalla Libia annunciato oggi dalla Noc. Marsiglia spiega che la situazione in Libia del settore Oil&Gas sta lentamente migliorando già da alcuni mesi. "Da maggio abbiamo ripreso delle situazioni economiche in stand by con Mellitah Oil&Gas (joint venture tra la Noc e Eni, ndr)" che riguardano il pagamento di servizi arretrati, afferma il presidente di FederPetroli, sottolineando che diverse aziende contrattiste di Mellitah Oil&Gas da tempo non vengono pagate a causa della lunga crisi che imperversa nel Paese, dalla rivoluzione contro Gheddafi all'attuale guerra tra Tripoli e Bengasi. "La missione in Libia di Descalzi (ad Eni, ndr) di qualche giorni fa ha fatto da start-up a nuovi ed importanti progetti sia onshore che offshore", aggiunge Marsiglia che ha in programma di recarsi in visita a Tripoli. Il clima sta cambiando, conclude, ed è "importante che le aziende possano partecipare senza problemi a delle gare indette da Mellitah Oil&Gas”. #FederPetroli #MicheleMarsiglia Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Petrolio che finisce e nuovi giacimenti, qual’è la verità
Sulle carte geofisiche di gran parte dei laboratori mondiali, abbiamo rappresentati giacimenti e zone della terra con immense riserve naturali di idrocarburo. Di petrolio ne abbiamo, non finisce, per il semplice fatto che la terra lo riproduce
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(di Michele Marsiglia) Sono convinto che questo articolo farà venire qualche dolore di stomaco a quegli analisti, studiosi, geologi e professoroni che per anni, o meglio ancora adesso, cavalcano il mito del ‘Picco del Petrolio’ (meglio detta come Teoria o ‘Picco di Hubbert’ e sarà un prossimo argomento su queste pagine) e della continua ed errata informazione che in pochi anni, di Petrolio, non ce ne sarà più. Spesso mi chiedono perché scrivo Petrolio con la lettera maiuscola, che nella deontologia giornalistica e della lingua italiana non è corretto neanche grammaticamente. Perché è come portare rispetto, per me, anzi, è rispetto per il proprio lavoro –perdonate ma tutti abbiamo dei problemi. Oggi rientriamo in un argomento che per noi, addetti di settore, quello Energetico, o, se preferite una dicitura più internazionale, dell’Oil & Gas, è di dovere spiegare e chiarire un senso contraddittorio che influenza e confonde l’opinione pubblica non solo italiana ma internazionale. Da un lato, il petrolio, come dice qualche illustre signore della scienza, sta per finire, e dall’altro lato facciamo la corsa ad accaparrarci nuovi giacimenti, pozzi, bacini marini, nuovi tipi di gas metano, inserendoci in situazioni incancrenite dalla più complicata geopolitica di strategia che il più delle volte porta, i non addetti ai lavori, a pensare: ‘ma cosa stanno combinando?’ È giusto, però, anche precisare che è possibile una resa minore o la diminuzione momentanea di un giacimento (piccolo) o di un pozzo, se il produttore, ovvero chi opera o gestisce quel sito, esaurisce, con un programma di anni molto avido, le riserve in quel determinato strato del terreno. Un acquedotto esaurisce molto più velocemente i propri serbatoi, in base alla gestione dei flussi, identica ed elementare teoria. Inversamente proporzionale. Ed è il caso di alcuni Paesi degli Stati Uniti d’America e di quella cosi denominata ‘Tecnica del Fracking’ (approfondiremo nei prossimi appuntamenti sulle pagine de ‘L’Indro’), dove l’invasiva avidità di olio e gas da scisto ha portato all’esaurimento momentaneo del prodotto nel sottosuolo. Momentaneo si, perché l’idrocarburo finirà quando finirà il sole, quando finirà la luna, ecc. ecc…. Spero nella vostra comprensione, che ormai, chi conosce il sottoscritto, sa che parlo del mio lavoro e di questo ‘Elemento’ che la terra ci regala da prosa di Dolce Stil Novo ma, una miscela organica che la terra genera e produce naturalmente, ad oggi, secondo fonti scientifiche, non può finire, ripeto, se non in alcune situazioni dove l’uomo anticipa e conclude i normali tempi di riproduzione della terra. Perché anche lì dove finisce, con il passare degli anni, si riforma. Il Petrolio da definizione è una Miscela oleosa, liquida, giallo-bruna, costituita prevalentemente da idrocarburi alifatici e aromatici liquidi, in cui sono disciolti idrocarburi solidi e gassosi, accompagnati da piccole quantità di prodotti organici ossigenati, azotati e solforati, presente in depositi naturali posti a profondità variabili nel sottosuolo, in terreni di diverse età geologiche, generalmente sedimentari. Lasciamo stare la tecnicità della definizione e pensiamo proprio a quelle parole: ‘Presente indepositi naturali’. Ed è qui che abbiamo fatto la nostra fortuna. Sono sicuro che in questo momento qualche estremo ambientalista mi vorrà fucilare, ma se deve farlo, comunque ha bisogno del petrolio o di un materiale in derivazione dello stesso. Considerando che il nostro caro Petrolio è utilizzato ed impiegato per gran parte di materiali che oggi accompagnano la nostra vita. Ed ecco la corsa ai giacimenti: Medio Oriente, Libia, Sud America, Somalia, Kenya, dove in questa settimana ne abbiamo parlato, legando alcune vicende della giovane cooperante Silvia Romano agli interessi per diverse zone dell’Africa ricche di idrocarburo ed ancora da esplorare. Ancora da esplorare. Sulle carte geofisiche di gran parte dei laboratori mondiali, fino ad arrivare, questa volta per ultimi, sui tavoli della FederPetroli Italia, abbiamo rappresentati giacimenti e zone della terra con immense riserve naturali di idrocarburo, parlo quindi sia di olio (il petrolio in gergo tecnico) sia di gas, dove prima di iniziare prospezioni, esplorazioni e possibile e vantaggiose produzioni, passeranno decenni, ed in quei decenni, la terra continuerà a lavorare attraverso un insieme di elementi chimici naturali per produrre e generare molecole di idrocarburo che con il tempo verranno sprigionate o sollecitate nella loro azione dall’uomo. In alcune zone della crosta terrestre, principalmente aride e rocciose, il passaggio di un terremoto o di scosse sismiche anche di bassa entità, in concomitanza con altre situazioni morfologiche, genera il trasporto in superficie di un fluido/liquido verdastro scuro e melmoso. Signori è Petrolio. O meglio, a chi non è mai capitato –e qui si risvegliano i miei più profondi ricordi da bambino–giocando su una spiaggia, sporcarsi i piedi con quel famoso catrame per poi impiegare ore di detergenti, specialmente in estate, per eliminarlo. Il catrame, il più delle volte –perché ne esistono diversi tipi– è costituito da acqua con una grande quantità di sostanza organica, quindi le tipologie di elementi sono quasi infinite. Il Catrame minerale è costituito da idrocarburo. E da questo possiamo dire che tanti in tenera età sono stai tra secchiello e palette, dei piccoli petrolieri. Di petrolio ne abbiamo, e, mi spiace per qualcuno, non finisce, si mettano l’anima in pace. Nonostante il mio Amore per questo elemento sporco, brutto e responsabile di tante cose, sono sempre stato favorevole ad una eco-sostenibilità –e parlo solo per me-, l’Industria dell’Oil & Gas oggi si sta sempre più adeguando ai Protocolli di tutela ambientale che contribuiscano fortemente ad un adagio nei migliori stili e qualità della vita di tutti, sia di chi lavora in questo settore, sia di chi merita, come tutti, di vivere in un contesto ambientale pulito e sano. Alla sola fonte statistica i giacimenti Onshore (a terra) ed Offshore (in mare) inesplorati e certi sono ancora notevoli. Il massiccio investimento ed impiego negli ultimi anni dell’Industria Petrolifera internazionale nell’esplorazione dei bacini marini ad alte profondità è stata dettata da nuovi studi geologici e geofisici che hanno confermato la notevole presenza di Gas Naturale intrappolato nel sottosuolo, determinante per il consumo di Paesi industrializzati o ancora di prima industrializzazione. 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purpleavenuecupcake · 5 years
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Libia: sospensione produzione impianti petroliferi
Dichiarazione del Presidente FederPetroli Italia – Michele Marsiglia a margine della sospensione produzione impianti petroliferi in Libia
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“Per precauzione di corretta informazione abbiamo atteso che le news provenienti dalla Libia fossero fondate e veritiere. Al momento confermiamo che alcuni pozzi e terminali di collegamento, principalmente nella zona est e centro Libia sono stati posti in stato di chiusura della produzione di olio e gas, azionando le disposizioni di “well closing production” del flusso ai Centri di trattamento dei siti. Alcune zone portuali con sicurezza Ras Lanuf, Brega e al-Sidra adiacenti le baie di carico delle petroliere sono sotto controllo di milizie tribali e poste in chiusura. Ci confermano che alcuni gruppi riuniti in Tribù hanno dichiarato l’appartenenza alle forze del Generale Khalifa Haftar. Questo è un grave segnale per la Conferenza di Berlino di domani. Qualche giorno fa avevamo manifestato all’Agenzia AdnKronos che la politica libica è dettata dalle Tribù che vi abitano e, sono il vero tessuto sociale del Paese. Tribù che da anni risultano vicine e di protezione a Saif al-Islam Gheddafi, non è da sottovalutare questa mossa sull’indotto strategico petrolifero del Paese che attendevamo e come FederPetroli Italia avevamo annunciato da mesi. Nelle prossime ore attendiamo di conoscere l’esatto numero di pozzi chiusi in capo all’ENI per quantificare anche il danno sui flussi di mancata erogazione effettiva. Non temiamo una ripercussione alla Compagnia Petrolifera Italiana, sia per Haftar che Sarraj, ENI è indispensabile al fabbisogno energetico del paese nordafricano. La preoccupazione più grande è assistere ad un sabotaggio industriale evidente della National Oil Corporation (NOC), oggi senza più alcun potere decisionale. Senza l’energia prodotta dall’ENI il paese libico raggiungerà in pochi giorni uno stato di default energetico. La Conferenza di Berlino a nostro avviso potrebbe essere elemento di distrazione per un’avanzata strategica verso la città di Tripoli”. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Marsiglia: uccisione di Soleimani, gravi ripercussioni sulle quotazioni petrolifere
Preoccupazione è stata espressa da Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli Italia che intervistato da Adnkronos, ha dichiarato che l’uccisione del generale Soleimani causerà importanti ripercussioni sulle quotazioni petrolifere internazionali.
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“La storia si ripete come ai tempi di Saddam Hussein, stesso copione’. “Il raid statunitense su Baghdad che ha provocato l’uccisione del generale Soleimani è il segnale evidente di una guerra per i giacimenti petroliferi della regione da parte degli Usa. La storia si ripete come ai tempi di Saddam Hussein, stesso copione”. Lo afferma ad Aki-Adnkronos International il presidente di FederPetroli Italia, Michele Marsiglia, commentando l’uccisione in Iraq del comandante della Forza Quds, il corpo di elite dei Guardiani della Rivoluzione dell’Iran. “Se la focalizzazione principale è stata sulla Libia in questi ultimi mesi, con questo ultimo episodio si colpiscono ben due obiettivi geopolitici strategici del Medio Oriente: Iraq ed Iran, nonché i Paesi collegati alle fazioni politiche degli ayatollah iraniani”, prosegue Marsiglia. Secondo il presidente di FederPetroli Italia l’uccisione del generale avrà conseguenze dirette anche sulle quotazioni petrolifere internazionali. “Un evento di tale importanza – spiega – ha sconvolto le politiche di approvvigionamento di importanti ordinativi di greggio iracheno già precedentemente contrattualizzati”. “Un’impennata del 4,3% del prezzo del petrolio è un’oscillazione difficile da contenere sulle contrattazioni e nell’adeguamento dei prezzi, sia per il Wti che per il Brent – conclude – Come FederPetroli Italia ci aspettiamo forti oscillazioni giornaliere per le prossime settimane”. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 6 years
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Venezuela e l’astratta operazione USA di conquista del petrolio di Maduro
Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia ci spiega cosa succede dietro la cronaca venezuelana: “Situazione simile a Usa-Iraq nell’era di Saddam Hussein”, “più petrolio venezuelano in America con percorso obbligato: come se gli Stati Uniti acquistano greggio a prezzo scontato, imponendo le sanzioni su altri………..
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I principali Paesi dell’Unione Europea hanno riconosciuto oggi la legittimità di Juan Guaidò, il Presidente dell’Assemblea nazionale del Venezuela che lo scorso 23 gennaio si era autoproclamato Presidente. Guaidò aveva da subito ottenuto il riconoscimento degli Stati Uniti, mentre l’Europa aveva chiesto a Maduro di convocare entro una settimana delle elezioni democratiche. L’ultimatum è scaduto. E la gran parte dei Paesi europei (Francia, Regno Unito, Spagna, Germania -che ha già annunciato 5 milioni di euro in aiuti umanitari-, Austria, Svezia, Danimarca, Olanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Paesi Bassi) hanno riconosciuto Guaidò. L’Italia ufficialmente non ha espresso una posizione. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato che  «quella del Venezuela è una condizione particolarmente rilevante anche per l’Italia perché il legame tra Italia e Venezuela è strettissimo, per i tanti italiani che vivono in Venezuela e per i tanti venezuelani di origine italiana»,  e quindi  «questa condizione ci richiede senso di responsabilità e chiarezza su una linea condivisa con tutti i nostri alleati e tutti i nostri partner dell’Unione europea», parole chiaramente riferite al Governo, nel contesto del quale la Lega punta al riconoscimento di Guaidò, il M5S con esponenti di punta come Alessandro Di Battista punta su Maduro, il vice Presidente del Consiglio pentastellato Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte ufficialmente non prendono posizone, per tanto il Governo è diviso . D’altronde, prosegue Mattarella,  «nella scelta che si propone non vi può essere né incertezza né esitazione: la scelta tra volontà popolare e richiesta di autentica democrazia da un lato, e dall’altro la violenza della forza e le sofferenze della popolazione civile». Indicazione di Mattarella che più chiara di così non si può. Maduro, ha annunciato in queste ore che: «Ho inviato una lettera a Papa Francesco, spero che sia in viaggio o che sia arrivata a Roma, al Vaticano, dicendo che io sono al servizio della causa di Cristo. E con questo spirito gli ho chiesto aiuto, in un processo di facilitazione e di rafforzamento del dialogo, come direzione». Si vedrà nelle prossime ore come il Vaticano potrà rispondere. Stati Uniti, Canada, Australia e alcuni Paesi dell’America Latina avevano già riconosciuto  Guaidò quasi contemporaneamente alla sua autoproclamazione e al via, il 27 gennaio, delle nuove sanzioni USA, le più dure mai messe in atto: sanzioni contro la società petrolifera statale venezuelana Pdvsa, con il blocco di sette miliardi di asset. E proprio sulla ‘questione petrolio’ conviene puntare l’attenzione. La questione è centrale nella vicenda venezuelana, e non solo per il Venezuela, ma per l’intera galassia petrolifera e per gli equilibrii di potere che vi ruotano attorno e di fatto incidono sull’equilibrio internazionale. Di questo abbiamo discusso con Michele Marsiglia, Presidente di Federpetroli Italia, un attento osservatore da sempre delle questioni politiche internazionali legate al petrolio, una voce per nulla ‘mainstream’, uno che di se stesso dice, in questa intervista, “Ormai il vestito sartoriale cucito sul sottoscritto è risaputo. Quello che Marsiglia ha sempre appoggiato i dittatori con Mahmud Ahmadinejad in Iran, Saif al-Islam Gheddafi in Libia e in questi ultimi giorni ho letto di essere un pro Maduro”. Marsiglia ha dalla sua la capacità di spiegare chiaramente e senza ipocrisie, con la lucidità pragmatica del manager quanto sta dietro la cronaca. E anche questa volta non si smentisce. Presidente, cosa succederà sullo scenario petrolifero internazionale dopo le ultime sanzioni USA contro Pdvsa (Petróleos de Venezuela)? Succede che gli equilibri energetici internazionali stanno cambiando e, questo è un altro segnale chiaro e preciso. Stiamo assistendo, vedi in primis il caso Qatar  a delle alleanze politiche strategiche che utilizzano il petrolio per affermare la propria supremazia politica. Gli scenari stanno cambiando rapidamente, ed è proprio questa la difficoltà a cui le aziende ed i mercati devono far fronte. Sul Venezuela queste sanzioni quanto e come peseranno e cosa potrà significare? Significa: Destabilizzazione, almeno in una fase iniziale. Un Paese che vive per il 92 per cento sulle proprie risorse energetiche, entra in una fase di default automatico. Non c’è solo un discorso sanzione, ma la cosa più importante e, da non sottovalutare, è che il Venezuela possiede la risorsa mineraria, ma gran parte delle strutture strategiche di raffinazione sono collocate in altri Paesi. Produttori ma non raffinatori finali. Questo è un po’ la situazione di 40 anni fa del Medio Oriente, surplus di risorsa mineraria ma poche infrastrutture, segno di elevata difficoltà industriale e dipendenza commerciale esterna. E’ il colpo che farà affondare il Venezuela? Immaginare un Paese come il Venezuela o dell’America Latina che affonda, non mi sentirei di dirlo, anche perché più volte abbiamo visto che nelle situazioni di difficile congiuntura, solitamente, è sempre arrivato un altro Stato a tendere la mano. Dove c’è petrolio c’è vita ….ed interesse di tutti, stiamo parlando di uno Stato che vive di esportazione energetica. Sicuramente la situazione interna, se non si arriva ad un accordo politico, subirà dei momenti poco belli, ma non dimentichiamo che è anche un Paese dove da oltre 50 anni vige un sistema economico interno non sempre parallelo alla reale ricchezza delle risorse naturali dello Stato. Guardiamo agli USA. Ci pare di capire che le sanzioni colpiranno le raffinerie della Costa del Golfo degli Stati Uniti che dipendono dal petrolio venezuelano. Ci faccia capire: cosa succederà e come e quanto saranno colpiti gli USA da queste loro sanzioni? Come accennavo prima, la manovra degli USA è chiara: puntando alle sanzioni nei confronti di uno Stato, ed avendo le strutture strategiche di lavorazione del prodotto, ovvero le infrastrutture più importanti, puntano a minimizzare il costo della materia prima con le sanzioni e sfruttare e massimizzare i guadagni sulla raffinazione (suolo USA) con tassazione americana. L’America intavola questo gioco al massacro: se vuoi lavorare con me, non puoi acquistare dal Venezuela e viceversa. In questo modo visto l’interesse commerciale per gli Usa, ci sarà chi tenderà a lavorare con gli Stati Uniti e rinunciare al Venezuela. Il greggio dovrà sempre arrivare alla lavorazione nelle raffinerie in America, ma c’è ne sarà molto di più, avendo rinunciato qualcuno per colpa delle sanzioni. Risultato: più petrolio venezuelano in America con percorso obbligato. E’ come se gli Stati Uniti acquistano greggio a prezzo scontato, imponendo le sanzioni su altri. In questo modo il Venezuela, se non con un soccorso esterno di un Paese Big, dovrà giocare le ultime carte e, quindi un accordo politico tra Nicolàs Maduro e Juan Guaidò, dove ancora a livello internazionali non si capisce chi e, con chi sta. Le raffinerie non verranno colpite, verrà colpita la risorsa mineraria interna in uscita ed i Paesi che decideranno di operare anche con un regime di sanzioni. Stiamo assistendo ad una simile situazione Usa-Iraq nell’era di Saddam Hussein, anche se ancora non è scattato l’intervento militare da parte Stati Uniti. Gli investimenti cinesi programmati come ne risentiranno e quale destino avranno nel caso Maduro cada? Una dichiarazione di qualche giorno fa del portavoce del Ministero degli Esteri cinese Geng Shuang ha affermato che la Cina continuerà a cooperare con il Venezuela, nonostante le sanzioni statunitensi. Due Paesi che sono partner commerciali da tanto tempo ed hanno affrontato insieme tante situazioni. Gli investimenti delle aziende che operano con il Venezuela stanno già avendo un effetto negativo, in queste situazioni non può essere diversamente. Quello che noi stiamo analizzando è la possibilità di nuovi investimenti, dove sono stati già approvati dei piani di stand-by su nuove operazioni economiche e di investimento infrastrutturale. Guaidó come gestirà il settore petrolifero, a partire da Citgo e PDVSA? Si conosce il personaggio Maduro, ma non si conoscono la politica, la strategia industriale e le relazioni internazionali di Guaidò. L’unico punto che si può sottoscrivere è che è un ‘dipendente’ della Casa Bianca, ma gli operatori economici internazionali non stanno valutando positivamente questo fattore, e neanche le aziende petrolifere. Da queste sanzioni chi ci guadagnerà? nello specifico cosa ci guadagnerà il Canada? e cosa Arabia Saudita e Emirati? L’abbiamo visto con l’Iran, la politica delle sanzioni in una strategia industriale non è mai positiva. Sanzione corrisponde alla limitazione non solo dello Stato o Paese sottoposto, ma a tutto l’insieme che gravita intorno. Mi riferisco in particolare alle strategie da adottare da parte delle aziende e dei partner commerciali. Quando entriamo in un ‘regime di sanzioni’ la nostra difficoltà �� quella di decidere, rapidamente, la politica economica-commerciale da seguire e, considerare il rapporto che si andrà a compromettere non solo con le istituzioni finanziarie (banche internazionali) che ci sostengono, ma anche con i rapporti diplomatici, istituzionali ed altri. La politica delle sanzioni ha sempre portato ad una massiccia diversificazione per l’approvvigionamento di prodotto, almeno nel nostro settore, vedi situazione Iran. Canada, Arabia Saudita ed altri Paesi, ad oggi non possiamo azzardare previsioni se la situazione non diventa più chiara. Certamente assisteremo ad una rivoluzione delle agreement economici-commerciali sul piano internazionale. Guardiamo all’OPEC: da inizio anno il Venezuela lo presiede. Cosa succederà all’interno dell’OPEC? Come si modificheranno gli equilibri e le politiche OPEC? L’Arabia Saudita si sta sfregando le mani e l’Iran si sta preoccupando? Dagli ultimi meeting a Vienna, per il Governo venezuelano l’Arabia Saudita si è sottomessa al volere degli Stati Uniti quando ha iniziato ad aumentare lo scorso luglio la produzione di petrolio, dopo che il Presidente Trump ha accusato l’OPEC di mantenere artificialmente alti i prezzi del petrolio. Grazie a questa produzione da record, i prezzi diminuiscono ancora e l’OPEC deve ricominciare a tagliare i prezzi, anche se non tutti i Paesi membri possono permetterselo e il Venezuela è tra questi.OPEC, lo stiamo già dicendo da tempo, oggi non è più quel Cartello a difesa dei Paesi produttori ed esportatori di Petrolio. Questo declino di leadership è iniziato quando l’Organizzazione viennese ha stravolto le proprie politiche e road-map interne, iniziando a dialogare con terzi, pur di assicurarsi piccole quote di mercato. Questa evidenza di paura da parte dell’Opec è stato elemento fondamentale alla scissione interna dove il Qatar si è fatto apripista. Gli equilibri all’interno dell’Opec da anni non esistono più e, in questi tempi tutti i Membri dell’Organizzazione stanno attuando politiche e strategie indipendenti per salvare i propri interessi. Questo all’interno dell’Opec non era mai successo. Infatti da Statuto tutte le decisioni da seguire devono essere perese all’unanimità.    Chi investirà nella ricostruzione del settore petrolifero in Venezuela se Maduro cade? Si aprirà una battaglia tra Russia e Stati Uniti? Mi permetta di dire queste poche parole e di fare chiarezza. Ormai il vestito sartoriale cucito sul sottoscritto è risaputo. Quello che Marsiglia ha sempre appoggiato i dittatori con Mahmud Ahmadinejad in Iran, Saif al-Islam Gheddafi in Libia e in questi ultimi giorni ho letto di essere un pro Maduro. Portiamo avanti e porto avanti nonchè rappresentiamo l’interesse energetico industriale ed economico di un settore.  Se personalmente potrei fare delle considerazioni a livello politico, ma non è questo il caso e la sede, a livello imprenditoriale ed industriale la nostra missione è quello di preservare gli interessi economici ed industriali nonché gli investimenti che le nostre aziende hanno in quel Paese, Stato, Regime o altro. Tutti gli altri scenari di carattere e temi diversi, sono fondamentali per noi e per la comunità internazionale, ma il business è ben altro. Saranno parole forti, ma è la realtà. Venezuela per gran parte dell’indotto petrolifero/energetico internazionale si chiama Nicolàs Maduro e prima si è sempre chiamato Hugo Chàvez. Ho i miei dubbi e, non solo i miei, che gli Stati Uniti riusciranno in questa ‘astratta operazione’ di conquista. Quindi mi riservo di poter vedere cosa succederà nei prossimi giorni. E la Cina che farà? Le aziende che sono coinvolte con diversi investimenti con il Venezuela hanno già preso dovute precauzioni da tempo. Come dicevo, in questi situazioni una voce di perdita, seppur piccola o per breve periodo e da mettere in budget. Tra tanti, forse la Cina è stata l’unica ad esprimersi apertamente una posizione di vicinanza nei confronti del Venezuela, gli altri hanno un po’ di timore a pronunciarsi. Siamo curiosi di conoscere la voce italiana in merito, visto che anche questa volta Europa ed Italia hanno espresso pareri discordanti e, questo ci ha ben comprendere molteplici altre situazioni da gestire.   Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Silvia Romano. Marsiglia, Federpetroli:"Tra Somalia e Kenya c’è di mezzo il mare ed il petrolio"
“Tra Somalia e Kenya c’è di mezzo il mare ed il petrolio” queste le parole del presidente di FederPetroli Italia - Michele Marsiglia a seguito dell’intrigo che vede coinvolti diversi paesi tra Turchia, Somalia e Kenya nella vicenda del sequestro e liberazione della cooperante italiana Silvia Romano. “L’attenzione dei media durante questi giorni si è soffermata sull’aiuto dell’intelligence turca al risultato della liberazione della cooperante italiana - le parole di Marsiglia - non è sbagliato ma i paesi a capo di tutto sono Somalia e Kenya, base di partenza della vicenda Romano. Già dalle ultime vicende politiche il destino dei due paesi africani non era chiaro. L’Africa ha ripreso un ruolo determinante sulla scena petrolifera internazionale, si potrebbe dire al pari del Medio Oriente, considerando che diversi Progetti sono rimasti fermi per anni, basta guardare il Mozambico, l’Angola, il Congo. Prima o poi qualcuno verrà a battere cassa anzi, anche il nostro settore attende a momenti lo stravolgersi di importanti dinamiche geopolitiche. I due paesi africani per noi sono da sempre punti nevralgici per importanti giacimenti petroliferi Offshore nelle acque a largo di Somalia e Kenya, dove la linea di confine tra i due paesi è da anni motivo di disputa politica ed economica. Le acque dell’Oceano Indiano, location dei giacimenti sono direttamente collegabili alle zone degli Emirati Arabi Uniti, ci troviamo in un triangolo imperfetto ma strategico”. Continua Marsiglia "La liberazione di Silvia ha destabilizzato alcuni attori internazionali interessati alle zone africane, oggi sempre più terra di investimenti nell’Oil & Gas. Ci troviamo su tre fronti diversi, la preoccupazione di cosa succederà in Libia, visto l’aiuto di Ankara al nostro paese e come l’Italia ricambierà questa moneta di favore, dall’altra parte le nostre analisi e considerazioni si sono focalizzate da giorni anche su cosa la Somalia ed il Kenya chiederanno, non solo all’Italia ma bensì alle compagnie petrolifere internazionali che detengono le quote nello sfruttamento dei giacimenti Offshore. Da qualche giorno, anche i nostri telefoni sono più caldi e ancora c’è qualcuno che non si sbilancia, l’operazione Silvia Romano non è chiara a livello internazionale, ben felici che la cooperante stia bene e che sia tornata a casa, ma dietro a tutto questo, qualcuno verrà a riscuotere il premio, che non sarà leggero. Non parliamo solo dell’Energia Italiana ma sono coinvolti altri Stati e relative aziende petrolifere che hanno fatto dell’Oceano Indiano un hub strategico per il futuro energetico” conclude Marsiglia. L'aria Offshore in questione si riferisce ai Blocchi 152, 153, 164, 165, 177, 178, 204 ufficialmente offerti in Licenza di esplorazione dal Ministero del Petrolio della Somalia in ultima pubblicazione di Gara. Il totale è rappresentato da circa 15 blocchi esplorativi con riserve stimate del valore complessivo di circa 30 miliardi di barili. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Turchia tra Silvia Romano, trivellazioni e Libia
La giovane cooperante, le trivellazioni, la Libia e la Turchia comune denominatore. Ora Roma dovrà ricambiare il favore a Erdogan, e il vero favore sono le trivellazioni e al-Serraj
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(di Michele Marsiglia) In questa ultima settimana la Turchia torna ancora una volta ago della bilancia su diversi fronti. Analizzando i fondamentali, è visibile come Ankara stia diventando pian piano attore sui principali coinvolgimenti internazionali, nonostante un rallentamento di leadership, o meglio, alti e bassi diplomatici vissuti in questi ultimi anni. Dove Recep Tayyip Erdogan ha giocato –e non possiamo non riconoscere elogio– è stata proprio sulla questione più nelle cronache di questa ultima settimana: la liberazione di Silvia Romano, e la conseguente discussione in merito ad un presunto ed elevato riscatto pagato dallo Stato italiano a jihadisti o altre fazioni terroristiche mediorientali, rapitori e custodi della cooperatrice. Intorno alla liberazione dell’italiana si gioca una partita geopolitica di grandi dimensioni ed in molti si stanno chiedendo se Erdogan oggi possa contare sul sostegno dello Stato italiano e del Governo Conte per prendere autorità e supremazia sulle più delicate situazioni internazionali a cui la Turchia è interessata. Nonostante indiscrezioni, smentite, rumors ed altro, la Turchia non ha ceduto la paternità dell’operazione Silvia Romano. Qualche giorno fa, attraverso il portavoce del Presidente Erdogan – Omer Celik, il messaggio è stato chiaro: «L’operato dei nostri servizi nel salvataggio della giovane italiana è un grande successo. L’intelligence turca ha svolto un ruolo chiave nell’operazione di soccorso, ed è stata coinvolta nel caso su richiesta di governi stranieri. I rapporti tra la Turchia e l’Italia sono sempre stati basati sulla solidarietà» . Sicuramente questa una dichiarazione chiara, concisa e determinata che esclude qualsiasi dubbio sul coinvolgimento degli James Bond di Ankara, per di più in Turchia è prassi dialettica comune di chiamare ‘Operazione Romano’ la grande impresa dei servizi di intelligence. Ed è qui che si apre ancor più il gioco delle carte per una delicata geopolitica, la Turchia interessata alle trivellazioni. Nonostante lunedì scorso Francia, Grecia, Cipro, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, in una nota congiunta siano tornate a denunciare l’illegalità delle operazioni petrolifere turche in acque internazionali, la Turchia ha fatto sapere che nonostante l’opposizione internazionale, continuerà le operazioni petrolifere di trivellazione, e in poco tempo si estenderanno anche al Mar Nero. La determinazione di questo Paese non possiamo nascondere che è forte, non solamente per un discorso storico che ha alternato Costantinopoli tra sconfitte e vittorie, bensì è evidente che le mire espansionistiche ed economiche di Erdogan non si fermano con un semplice meeting. Questa road-map punta a proseguire in un gioco forza per le importanti risorse petrolifere del Mediterraneo orientale. Lo stesso Ministro dell’Energia di Ankara, Fatih Donmez, espressosi in merito alla polemica sull’operatività sotto lockdown della nave da perforazione Fatih, conferma che saranno avviate da luglio le prime attività anche nel Mar Nero, facendo forte la politica che la Compagnia Petrolifera di stato Turkish Petroleum ha presentato Istanza per iniziare attività di esplorazione nel Mediterraneo orientale, alla luce del memorandum d’intesa siglato lo scorso 27 novembre ad Istanbul tra la Turchia e il Governo di Accordo Nazionale Libico (Gna) di Fayez al-Sarraj, per la delimitazione dei confini marittimi, che però è ritenuto illegittimo dalla comunità internazionale. Fotografia effettiva e vera, allora, che la così denominata Operazione Romano tra Somalia, Turchia ed Italia ci mostra che Ankara vuole dare interpretazione di grande forza anche nel dialogo con il mondo islamico diverso, al confine con l’Isis fino ad arrivare ad altri gruppi che governano e regnano in diverse zone del Medio Oriente. E’ dunque chiaro, mi verrebbe simpaticamente da dire, che ‘pian piano a nuoto si arriva in Libia’. Certo, punto nevralgico oggi di tutte le economie internazionali che vivono la sete di energia, e quindi di petrolio. La cara Libia. Anche con FederPetroli Italia, in questa settimana, prima di pronunciarci su ipotesi e deduzioni richiesteci dai media su questa possibile ‘Operazione Romano’, abbiamo atteso di elaborare e confrontarci per dare una giusta interpretazione a visioni espansionistiche turche. Ma è dunque chiaro che la Turchia potrà giocare questo jolly in Italia prima di quanto si pensi. Con il favore fatto all’Italia, ci potrebbe essere ancor più un via libera italiano alla difesa militare turca del premier di Tripoli Fayez al–Serraj, contro quello che tutti giudicano il ‘Signore del male libico’, Khalifa Haftar. E quindi il no di Roma alle trivellazioni turche potrebbe in poco tempo traslitterarsi in un affiancamento di veduta, confidando, anche se la cosa risulta utopistica ed illusoria visto che l’Italia oggi non ha più potere sullo scacchiere mediorientale, in una voce di forza e di appoggio in più romana alle proprie tesi. Italia e Turchia hanno sempre avuto un rapporto di amore ed odio, non parlo di decenni fa, ma anche qualche tempo fa il nostro rappresentante della politica internazionale e Ministro degli Affari Esteri, Luigi di Maio, aveva alzato parole contro le politiche turche in quella Libia tanto contesa. Ma allora la Turchia con una giovane cooperante ha ribaltato la sua posizione nel Mondo? Sicuramente i nostri Servizi di Intelligence oggi non potranno girare le spalle agli amici turchi perché “di tutti c’è bisogno”, specialmente nei reparti di intelligence più ‘raffinati’, ma sicuramente potrebbe arrivare una forte sponsorizzazione dall’Italia alla candidatura della Turchia all’ingresso nell’Unione Europea,e, come si sa, dalla punta del nostro stivale, fino a Tripoli è un passo corto e veloce. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Vergogna uscita lotti, si destabilizza l'Eni
Ieri le maggiori testate giornalistiche hanno dato evidenza di alcune dichiarazioni rese da dall'On. Luca Lotti alla Procura di Milano in merito al coinvolgimento di ENI in alcune delicate situazioni politiche italiane e della nomina dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura. Seguono nelle ultime ore le dure dichiarazione del Presidente di FederPetroli Italia - Michele Marsiglia “Una vergogna, una manovra a regola d'arte l'uscita delle dichiarazioni dell'On. Lotti a pochi giorni da un C.d.A. ENI per ratificare le nomine e la riconferma dell'Amm. Del. Claudio Descalzi e, puntuale con l'Assemblea degli azionisti in programma il prossimo 13 Maggio. E' chiaro il volere di qualcuno di infangare e destabilizzare la compagnia petrolifera italiana e i suoi vertici. Sapevamo che le nomine di conferme ENI avrebbero sicuramente configurato guerre interne e questo mandato non sarebbe stato una passeggiata ma si inizia prima del previsto, siamo pronti ai nostri posti ed l'indotto energetico italiano non ci sta a queste commediole. Però questa volta non si parla di Giustizia ad orologeria ma bensì di qualcuno e, i nomi degli illustri personaggi che giocano a confondere le carte si sanno nei Palazzi Romani ed anche fuori, soggetti che per la vendita di qualche libro in più o per qualche ospitata televisiva da complottisti, stanno giocando a destabilizzare una compagnia petrolifera come ENI. Non solo, questi incoscienti mi dispiace che il più delle volte riescano anche a confondere le Procure, rischiando di penalizzare ancor più in questo momento, un indotto economico in Italia ed all'estero". Continua Marsiglia "L'obiettivo è Descalzi, personaggio troppo scomodo sia in Italia che in Africa, soggetto non legato a partiti politici e quindi uomo di azienda con una visione di sviluppo economico ma non di poltrone e poltroncine. E' evidente che si vuole destabilizzare ENI, anche da parte di altre compagnie petrolifere, è troppa l'espansione che si sta avendo in Congo e Nigeria, terre di petrolio e di gas appetibili a tanti sul piano internazionale, per non parlare dello sviluppo del Mozambico, ancora in fase embrionale ma in piena operatività". "A giorni ci sarà una nuova udienza a Milano per l'affair nigeriano ENI-SHELL OPL245, tempo al tempo e chi veramente sta facendo questo pagherà, pagherà con la Giustizia e come sta accadendo, verrà fuori che l'Italia, ancora una volta per piccoli e sbruffoneschi personaggini da operetta, continua ad essere sotto scacco e ricatto, una grande vergogna per il nostro Paese, che dovrebbe preservare e difendere anche all'estero le aziende strategiche del nostro patrimonio industriale" conclude Marsiglia. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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E adesso, si parte con l’Oil & gas italiano
E adesso, si parte con l’Oil & gas italiano L’Oil & Gas italiano è una grande ricchezza non sfruttata. Serve far ripartire l’indotto energetico italiano, lavoreremo in questa direzione appena scatterà la ripresa (di Michele Marsiglia) Inutile nascondere che la settimana che sta per concludersi, nonostante la quarantena ormai quasi alla fine, e questo fastidioso periodo Covid19, è stata piena di soddisfazioni e di risultati. La riconferma dell’A.D. ENI, Claudio Descalzi, per un ulteriore mandato, la stampa tutta, nazionale ed internazionale che ringrazio nell’averci aiutato e supportato nel fornire notizie e spiegazioni su quello che sta accadendo al Petrolio, in questo delicato momento, e come le dinamiche generali stanno influenzando i mercati dell’energia. Personalmente, a parte la situazione epidemica che coinvolge lo stato d’animo e la preoccupazione di tutti, non posso considerare questo momento negativo. Non voglio utilizzare retorica che in un momento negativo c’è sempre il lato positivo, ma è giusto che se il positivo esiste, mi sento una responsabilità nei confronti del settore che rappresento e con tanti con cui lavoro e mi danno fiducia e danno fiducia in primis a FederPetroli Italia, di condividere questa onda di positività. Questo periodo ha portato le aziende ad un più intenso confronto, le aziende sono fatte di persone, si è potuto, per forza di cose, interagire e confrontarsi di più e sempre per la situazione, le menti imprenditoriali hanno dato il meglio per mantenere e gestire le aziende in questo brutto momento e con una cosa in particolare: creando nuovi business e nuove idee. Ho avuto l’opportunità, ovviamente con più calma e non con la freneticità giornaliera che investe nella normalità tutti, di confrontarmi ed organizzare con terzi i futuri sviluppi petroliferi, o meglio energetici e, le nuove azioni che saranno sul nastro di partenza appena le Istituzioni internazionali daranno il via a questa imminente riapertura dei giochi. Non dimentichiamo la Libia e gli investimenti, le gare, gli incontri a cui siamo interessati e abbiamo lasciato in standby qualche mese fa, i nuovi sviluppi nella Penisola Arabica con il Medio Oriente oggi più fiducioso in questo piccolo e splendido Paese chiamato Italia, e ovviamente l’Oil & Gas nazionale. Sto parlando del petrolio e del gas Italiano e di tante forme di energia che in Italia si possono sfruttare, ma che una sbagliata Strategia Energetica Nazionale (S.E.N.) comporta un mancato lavoro per tante aziende dell’indotto petrolifero che sono costrette a perseguire altri mercati in altri Paesi, e con tristezza e dispiacere, non poter esercitare la propria professionalità ed il proprio know-how in Italia. Questo sarà uno degli obiettivi condivisi da tanti, e per FederPetroli Italia sarà una mission chiara e definita che non può più attendere, far ripartire l’indotto energetico italiano. E visto che oggi ci sono rapporti certamente più consolidati di anni fa, anche noi abbiamo avuto una crescita, e le aziende hanno affinato approcci diversi nel mercato, oggi ENI può e dovrà essere la nostra ‘Madre Energetica’ che, per mano, dovrà rappresentare il nostro cavallo di battaglia per far ripartire l’indotto impressionante e considerevole del petrolio e del gas in Italia. Ci dovrà essere un impegno di tutti, il lavoro di un’Organizzazione come FederPetroli Italia è quella di parlare, discutere, mediare linguisticamente, far capire e portare all’attenzione delle Istituzioni e delle comunità territoriali che cosa è l’energia in Italia, una parola che si usa ma non la si conosce. Questo non vuole dire andare contro una politica green, anzi, vuol dire affiancarsi alle politiche energetiche per il miglioramento di un Paese. È una vergogna che parliamo di Libia, Arabia Saudita, Mare del Nord, Egitto e tanti altri Paesi per importanti sviluppi e cantieri e nella nostra Italia, l’energia non esiste, non solo, siamo uno dei Paesi al mondo dove la bolletta energetica delle famiglie italiane è tra le più alte. Siamo un Paese ricco di risorse minerarie, ricco di risorse energetiche, bacini marini, morfologia di alcune zone ricche di idrocarburo, elementi naturali che sono indispensabili anche per altre forme di energia, ma di tutto questo non sfruttiamo niente. Molte aziende energetiche sono scappate dall’Italia, ma tante sono anche arrivate, e hanno investito i propri capitali. Inglesi, americani, mediorientali, libanesi, greci e tanti altri hanno investito, hanno prodotto PIL, hanno prodotto ricchezza ed occupazione per il nostro Paese, abbiamo una responsabilità e la politica nazionale ancora di più. Questo è il momento giusto, e non solo con ENI, ma l’industria petrolifera e le compagnie internazionali sono vicine a questa Italia che dovrà produrre più Energia. L’Azione delle prossime settimane sarà definire con le aziende le road-maps più idonee e all’avviso efficienti per portare avanti questo sviluppo operativo, definiremo la logistica e gli oleodotti e gasdotti, le infrastrutture, lo sfruttamento delle risorse a terra ed in mare, la raffinazione, lo stoccaggio, la distribuzione ed i piani finanziari per una giusta regolamentazione. L’Oil & Gas italiano è una grande ricchezza non sfruttata, sarà compito di una squadra grande e determinata portare più energia al nostro Paese, ma l’impegno deve essere di tutti. Read the full article
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