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#FEDERPETROLI
purpleavenuecupcake · 4 years
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Petrolio che finisce e nuovi giacimenti, qual’è la verità
Sulle carte geofisiche di gran parte dei laboratori mondiali, abbiamo rappresentati giacimenti e zone della terra con immense riserve naturali di idrocarburo. Di petrolio ne abbiamo, non finisce, per il semplice fatto che la terra lo riproduce
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(di Michele Marsiglia) Sono convinto che questo articolo farà venire qualche dolore di stomaco a quegli analisti, studiosi, geologi e professoroni che per anni, o meglio ancora adesso, cavalcano il mito del ‘Picco del Petrolio’ (meglio detta come Teoria o ‘Picco di Hubbert’ e sarà un prossimo argomento su queste pagine) e della continua ed errata informazione che in pochi anni, di Petrolio, non ce ne sarà più. Spesso mi chiedono perché scrivo Petrolio con la lettera maiuscola, che nella deontologia giornalistica e della lingua italiana non è corretto neanche grammaticamente. Perché è come portare rispetto, per me, anzi, è rispetto per il proprio lavoro –perdonate ma tutti abbiamo dei problemi. Oggi rientriamo in un argomento che per noi, addetti di settore, quello Energetico, o, se preferite una dicitura più internazionale, dell’Oil & Gas, è di dovere spiegare e chiarire un senso contraddittorio che influenza e confonde l’opinione pubblica non solo italiana ma internazionale. Da un lato, il petrolio, come dice qualche illustre signore della scienza, sta per finire, e dall’altro lato facciamo la corsa ad accaparrarci nuovi giacimenti, pozzi, bacini marini, nuovi tipi di gas metano, inserendoci in situazioni incancrenite dalla più complicata geopolitica di strategia che il più delle volte porta, i non addetti ai lavori, a pensare: ‘ma cosa stanno combinando?’ È giusto, però, anche precisare che è possibile una resa minore o la diminuzione momentanea di un giacimento (piccolo) o di un pozzo, se il produttore, ovvero chi opera o gestisce quel sito, esaurisce, con un programma di anni molto avido, le riserve in quel determinato strato del terreno. Un acquedotto esaurisce molto più velocemente i propri serbatoi, in base alla gestione dei flussi, identica ed elementare teoria. Inversamente proporzionale. Ed è il caso di alcuni Paesi degli Stati Uniti d’America e di quella cosi denominata ‘Tecnica del Fracking’ (approfondiremo nei prossimi appuntamenti sulle pagine de ‘L’Indro’), dove l’invasiva avidità di olio e gas da scisto ha portato all’esaurimento momentaneo del prodotto nel sottosuolo. Momentaneo si, perché l’idrocarburo finirà quando finirà il sole, quando finirà la luna, ecc. ecc…. Spero nella vostra comprensione, che ormai, chi conosce il sottoscritto, sa che parlo del mio lavoro e di questo ‘Elemento’ che la terra ci regala da prosa di Dolce Stil Novo ma, una miscela organica che la terra genera e produce naturalmente, ad oggi, secondo fonti scientifiche, non può finire, ripeto, se non in alcune situazioni dove l’uomo anticipa e conclude i normali tempi di riproduzione della terra. Perché anche lì dove finisce, con il passare degli anni, si riforma. Il Petrolio da definizione è una Miscela oleosa, liquida, giallo-bruna, costituita prevalentemente da idrocarburi alifatici e aromatici liquidi, in cui sono disciolti idrocarburi solidi e gassosi, accompagnati da piccole quantità di prodotti organici ossigenati, azotati e solforati, presente in depositi naturali posti a profondità variabili nel sottosuolo, in terreni di diverse età geologiche, generalmente sedimentari. Lasciamo stare la tecnicità della definizione e pensiamo proprio a quelle parole: ‘Presente indepositi naturali’. Ed è qui che abbiamo fatto la nostra fortuna. Sono sicuro che in questo momento qualche estremo ambientalista mi vorrà fucilare, ma se deve farlo, comunque ha bisogno del petrolio o di un materiale in derivazione dello stesso. Considerando che il nostro caro Petrolio è utilizzato ed impiegato per gran parte di materiali che oggi accompagnano la nostra vita. Ed ecco la corsa ai giacimenti: Medio Oriente, Libia, Sud America, Somalia, Kenya, dove in questa settimana ne abbiamo parlato, legando alcune vicende della giovane cooperante Silvia Romano agli interessi per diverse zone dell’Africa ricche di idrocarburo ed ancora da esplorare. Ancora da esplorare. Sulle carte geofisiche di gran parte dei laboratori mondiali, fino ad arrivare, questa volta per ultimi, sui tavoli della FederPetroli Italia, abbiamo rappresentati giacimenti e zone della terra con immense riserve naturali di idrocarburo, parlo quindi sia di olio (il petrolio in gergo tecnico) sia di gas, dove prima di iniziare prospezioni, esplorazioni e possibile e vantaggiose produzioni, passeranno decenni, ed in quei decenni, la terra continuerà a lavorare attraverso un insieme di elementi chimici naturali per produrre e generare molecole di idrocarburo che con il tempo verranno sprigionate o sollecitate nella loro azione dall’uomo. In alcune zone della crosta terrestre, principalmente aride e rocciose, il passaggio di un terremoto o di scosse sismiche anche di bassa entità, in concomitanza con altre situazioni morfologiche, genera il trasporto in superficie di un fluido/liquido verdastro scuro e melmoso. Signori è Petrolio. O meglio, a chi non è mai capitato –e qui si risvegliano i miei più profondi ricordi da bambino–giocando su una spiaggia, sporcarsi i piedi con quel famoso catrame per poi impiegare ore di detergenti, specialmente in estate, per eliminarlo. Il catrame, il più delle volte –perché ne esistono diversi tipi– è costituito da acqua con una grande quantità di sostanza organica, quindi le tipologie di elementi sono quasi infinite. Il Catrame minerale è costituito da idrocarburo. E da questo possiamo dire che tanti in tenera età sono stai tra secchiello e palette, dei piccoli petrolieri. Di petrolio ne abbiamo, e, mi spiace per qualcuno, non finisce, si mettano l’anima in pace. Nonostante il mio Amore per questo elemento sporco, brutto e responsabile di tante cose, sono sempre stato favorevole ad una eco-sostenibilità –e parlo solo per me-, l’Industria dell’Oil & Gas oggi si sta sempre più adeguando ai Protocolli di tutela ambientale che contribuiscano fortemente ad un adagio nei migliori stili e qualità della vita di tutti, sia di chi lavora in questo settore, sia di chi merita, come tutti, di vivere in un contesto ambientale pulito e sano. Alla sola fonte statistica i giacimenti Onshore (a terra) ed Offshore (in mare) inesplorati e certi sono ancora notevoli. Il massiccio investimento ed impiego negli ultimi anni dell’Industria Petrolifera internazionale nell’esplorazione dei bacini marini ad alte profondità è stata dettata da nuovi studi geologici e geofisici che hanno confermato la notevole presenza di Gas Naturale intrappolato nel sottosuolo, determinante per il consumo di Paesi industrializzati o ancora di prima industrializzazione. 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italreport · 7 years
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Oil & Gas, Federpetroli Italia ed università di Pavia in partnership strategica
PAVIA – Siglata una partnership strategica tra FederPetroli Italia e l’Università di Pavia – Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura, volta alla cooperazione nella partecipazione di Progetti Europei nel settore dell’Oil & Gas sulle attività di ricerca e consulenza di meccanica delle strutture e dei materiali di nuova concezione, sull’affidabilità delle costruzioni e dei sistemi,…
Oil & Gas, Federpetroli Italia ed università di Pavia in partnership strategica was originally published on ITALREPORT
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taqarifatnews · 5 years
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الإتحاد الدولي لقطاع النفط: ليبيا بلد في حالة حرب ينبغي الهرب منه أعتبر الاتحاد الدولي لقطاع النفط (FederPetroli)، الذي يضم مجموعة إيني النفطية وشركة النفط الليبية (Noc)، ليبيا بلد في حالة حرب ينبغي الهرب منه. ونقلت وكالة آكي الإيطالية عن شبكة (Mediterranean Saving Humans) للجمعيات الإيطالية قولها إنه بالنسبة للحكومة الإيطالية، ليبيا ميناء آمن يجب على سفينة (سي ووتش٣) أن توصل إليها الناجين الـ43 الذين بقوا على متنها، بينما يرى الاتحاد الدولي لقطاع النفط أنها بلد في حالة حرب ينبغي الهرب منه. وأضافت الشبكة في تغريدة لها على تويتر “بينما يُحتفل في جميع أنحاء العالم بيوم اللاجئ، قررت إيطاليا ترك نساء ورجال وأطفال يلتمسون اللجوء في وسط البحر، بعد فرارهم من ليبيا”. وخلصت شبكة المنظمات الإنسانية بالإشارة الى أن في إيطاليا تُبذل طاقات وموارد وتُصدر قرارات لمنع انقاذ المهاجرين. يشار إلى أن شبكة (Mediterranean Saving Humans) للجمعيات الإيطالية بدأت في الإشهر الأخيرة بمراقبة منطقة وسط البحر المتوسط عبر سفينتها “ماري يونيو
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TAP: SE IL GASDOTTO NON VA IN PORTO, pronti ad azioni di risarcimento danni. In merito alla complicata vicenda della realizzazione del Gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP), dopo numerosi passaggi sull'argomento, FederPetroli Italia oggi, con le parole del Presidente Michele Marsiglia interviene sull'argomento.
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Libia: sospensione produzione impianti petroliferi
Dichiarazione del Presidente FederPetroli Italia – Michele Marsiglia a margine della sospensione produzione impianti petroliferi in Libia
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“Per precauzione di corretta informazione abbiamo atteso che le news provenienti dalla Libia fossero fondate e veritiere. Al momento confermiamo che alcuni pozzi e terminali di collegamento, principalmente nella zona est e centro Libia sono stati posti in stato di chiusura della produzione di olio e gas, azionando le disposizioni di “well closing production” del flusso ai Centri di trattamento dei siti. Alcune zone portuali con sicurezza Ras Lanuf, Brega e al-Sidra adiacenti le baie di carico delle petroliere sono sotto controllo di milizie tribali e poste in chiusura. Ci confermano che alcuni gruppi riuniti in Tribù hanno dichiarato l’appartenenza alle forze del Generale Khalifa Haftar. Questo è un grave segnale per la Conferenza di Berlino di domani. Qualche giorno fa avevamo manifestato all’Agenzia AdnKronos che la politica libica è dettata dalle Tribù che vi abitano e, sono il vero tessuto sociale del Paese. Tribù che da anni risultano vicine e di protezione a Saif al-Islam Gheddafi, non è da sottovalutare questa mossa sull’indotto strategico petrolifero del Paese che attendevamo e come FederPetroli Italia avevamo annunciato da mesi. Nelle prossime ore attendiamo di conoscere l’esatto numero di pozzi chiusi in capo all’ENI per quantificare anche il danno sui flussi di mancata erogazione effettiva. Non temiamo una ripercussione alla Compagnia Petrolifera Italiana, sia per Haftar che Sarraj, ENI è indispensabile al fabbisogno energetico del paese nordafricano. La preoccupazione più grande è assistere ad un sabotaggio industriale evidente della National Oil Corporation (NOC), oggi senza più alcun potere decisionale. Senza l’energia prodotta dall’ENI il paese libico raggiungerà in pochi giorni uno stato di default energetico. La Conferenza di Berlino a nostro avviso potrebbe essere elemento di distrazione per un’avanzata strategica verso la città di Tripoli”. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Marsiglia: uccisione di Soleimani, gravi ripercussioni sulle quotazioni petrolifere
Preoccupazione è stata espressa da Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli Italia che intervistato da Adnkronos, ha dichiarato che l’uccisione del generale Soleimani causerà importanti ripercussioni sulle quotazioni petrolifere internazionali.
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“La storia si ripete come ai tempi di Saddam Hussein, stesso copione’. “Il raid statunitense su Baghdad che ha provocato l’uccisione del generale Soleimani è il segnale evidente di una guerra per i giacimenti petroliferi della regione da parte degli Usa. La storia si ripete come ai tempi di Saddam Hussein, stesso copione”. Lo afferma ad Aki-Adnkronos International il presidente di FederPetroli Italia, Michele Marsiglia, commentando l’uccisione in Iraq del comandante della Forza Quds, il corpo di elite dei Guardiani della Rivoluzione dell’Iran. “Se la focalizzazione principale è stata sulla Libia in questi ultimi mesi, con questo ultimo episodio si colpiscono ben due obiettivi geopolitici strategici del Medio Oriente: Iraq ed Iran, nonché i Paesi collegati alle fazioni politiche degli ayatollah iraniani”, prosegue Marsiglia. Secondo il presidente di FederPetroli Italia l’uccisione del generale avrà conseguenze dirette anche sulle quotazioni petrolifere internazionali. “Un evento di tale importanza – spiega – ha sconvolto le politiche di approvvigionamento di importanti ordinativi di greggio iracheno già precedentemente contrattualizzati”. “Un’impennata del 4,3% del prezzo del petrolio è un’oscillazione difficile da contenere sulle contrattazioni e nell’adeguamento dei prezzi, sia per il Wti che per il Brent – conclude – Come FederPetroli Italia ci aspettiamo forti oscillazioni giornaliere per le prossime settimane”. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Politica estera italiana, questa sconosciuta
Politica estera italiana, questa sconosciuta Ma davvero oggi la classe politica italiana ha interesse a difendere oltre i confini del Paese gli interessi nazionali? È sotto gli occhi di tutti che alla nostra Nazionale manca una Politica Estera A questa domanda ha risposto Michele Marsiglia in un articolo pubblicato su “Lindro.it”
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Ormai è da tempo che la Politica Estera italiana, da diversi Governi, è sempre più sotto la lente di ingrandimento e, se proprio vogliamo giocare con il significato delle parole, la lente serve per scovare e intravedere, una politica estera. Ebbene sì, una linea di mercato, di tattica, di diplomazia e soprattutto di rapporti che porta un Paese e, per nostro caso l’Italia, all’estero; costruisce continuamente e detiene rapporti, aiuta le aziende in mercati non locali e funge da ponte istituzionale con altri Paesi. Proprio quanto appena detto manca all’Italia. Le azioni politiche dei diversi partiti che si sono succeduti negli ultimi 10 anni, poveri di una politica interna e di campagne elettorali efficaci alla conquista del voto da parte del cittadino, hanno portato gli stessi leader e le forze politiche di qualsiasi schieramento a focalizzare l’attenzione della propria missione solo ed esclusivamente sulla politica interna che, per chiamarla tale dovrebbe comunque essere ben fatta. Certamente chi scrive non è persona delegata, né tantomeno indicata, per criticare o quantomeno dare dei giudizi in merito, se non a livello personale, ma sicuramente le problematiche che riscontriamo nel nostro lavoro quotidiano, ed in quello che è il comparto petrolifero, ne sono evidenza oggettiva. Quotidianamente, e da diversi anni, attraverso l’attività istituzionale che portiamo avanti con FederPetroli Italia, il confronto continuo con l’estero è stata la linea di azione dove si è più investito, essendo il settore energetico un grande braccio che senza l’interlocuzione e l’attività in altri paesi, non potrebbe esistere. È sotto gli occhi di tutti che alla nostra Nazionale manca una Politica Estera, non solo logistica e di presenza da parte dei ministri o cariche istituzionali deputate a tale scopo, ma manca anche il pronunciarsi su temi, argomenti, decisioni dove l’Italia è, o meglio, potrebbe essere voce dominante. Quando assistiamo a tali mancanze, l’astuzia di vari politici e deputati agli incarichi è quella di‘scaricare il barile’ sulla Diplomazia, sul Corpo Diplomatico, sui Capi Missione, sulle Ambasciate Italiane in giro per il Mondo. Un comodo strumento di responsabilità che esonera immediatamente i delegati istituzionali ‘in quota politica’ e, rimanda il tutto a chi di carriera ha scelto gli Affari Esteri. La famosa Diplomazia Italiana, la tanto criticata, la tanto oscura agli occhi del normale cittadino, quella diplomazia che più che mediare, deve mantenere l’equilibrio tra l’Italia ed il resto del Mondo, deve smussare, mediare, far capire, aggiustare e calmare, il più delle volte gli animi e le menti dei rappresentanti all’estero e fungere da maschera di bellezza continua al nostro Paese. Negli ultimi anni, imbarazzanti momenti sono stati il caso dei Marò in India e lo scandalo Finmeccanica, il caso Regeni in Egitto, in Libia con l’allora Ambasciatore Perrone (oggi all’Ambasciata d’Italia in Iran) ed in queste settimane con le due fazioni rivali di Haftar e al-Sarraj (è notizia di queste ore le forze del Generale Khalifa Haftar hanno iniziato una massiccia offensiva per l’avanzamento su Tripoli), per non parlare della situazione di estradizione di Cesare Battisti in Brasile e, non ultime le vicende di questi giorni in Iraq, potremmo continuare l’elenco numeroso, ma non possiamo non citare come il Ministro dell’Istruzione italiana, On.le Lorenzo Fioramonti, durante il Cop25 a Madrid qualche giorno fa, in un intervento su uno dei tanti obiettivi di eco-sostenibilità futuri del Pianeta, innanzi ad una platea internazionale, e in rappresentanza delle Nazioni Unite, si è espresso con dichiarazioni imbarazzanti su quello che l’azienda energetica di Stato italiana, ovvero l’ENI dovrebbe fare del proprio core-business, ovvero abbandonare il Petrolio e le Esplorazioni. Dichiarazioni che anche se pronunciate da un Ministro dell’Istruzione, che più che competenza estera ha prettamente un ruolo interno al Paese, sono di elevata rilevanza e rientrano in una linea di immagine e di Politica Estera più diretta. Lascia ovviamente pensare che i media nazionali italiani hanno riportato ben poco di quanto accaduto a Madrid su ENI, evidente segnale di una poca valenza ed attenzione in Politica Estera e sicuramente nella figura del Ministro competente. Un tempo la politica estera era gestita anche per promuovere le eccellenze di un Paese, parlo di prodotti, servizi e della struttura industriale strategica, al fine di essere promotori all’estero e di attirare investimenti nella propria nazione. Nel nostro caso, una volta si andava all’estero per promuovere l’ENERGIA, esempio la realizzazione di gasdotti tra un Paese e l’altro, non a caso, ricordo con immensa emozione Enrico Mattei, gli interessi dell’ENI. A quell’epoca un Signore chiamato Giulio Andreotti, parliamo del 1972, salvaguardava con un Politica Estera Mediterranea gli interessi nazionali, con il famoso principio di ‘Mediterraneo Allargato’, bacino di idee e diplomazia che coinvolse diversi Paesi in un interconnessione di business reale, Medio Oriente, Caucaso, Asia Centrale, ognuno nella cura dei propri interessi nazionali. Lo stesso Giorgio La Pira durante i suoi viaggi, intavolò colloqui con Egitto, Sudan, Marocco, Algeria, Angola, Mozambico, Congo, Somalia, Giordania, Argentina, Etiopia, Iran, Bolivia, India, Pakistan, Arabia Saudita, Ghana, Libia, Nigeria e tanti altri Paesi. Oggi un’azienda come ENI che è presenza e rappresentanza all’estero dell’Italia, nel ruolo geopolitico che riveste è messa a rischio del ridicolo, da parole vane e prive di significato in questo contesto industriale, e per di più da un rappresentante delle istituzioni. Quell’ENI, presente in 67 Paesi del mondo, con operazioni appena iniziate nell’Oil & Gas internazionale e con importanti stakeholder coinvolti. Ecco cosa vogliamo aiutare a capire attraverso queste righe, manca una Politica Estera, quando non esiste un coordinamento di GOVERNO si diventa automaticamente dilettanti allo sbaraglio e tutti parlano di tutto, non curanti di una poca correttezza nei confronti di colleghi o di chi è deputato a tali funzioni, per non parlare del comparto produttivo di una Nazione. L’immagine di un Paese all’estero, sembrerà strano, ma è più importante del Paese stesso, la rappresentanza istituzionale all’estero è un clone che deve essere parte integrante di quel Paese ospitante, adeguandosi, con grande lavoro diplomatico, a viaggiare su binari ‘quasi’ paralleli in tema di politica, nel mondo sociale ed economico. Forse dovremmo tutti farci una domanda: ma davvero oggi la classe politica italiana ha interesse a difendere oltre i confini del Paese gli interessi nazionali? Penso che oggi manchi una chiara visione pubblica, insieme a quella industriale imprenditoriale, i POLITICI della Prima Repubblica puntavano ad un sapere tecnico, non trascurando il delicato e vitale aspetto Geopolitico. Oggi lascio a voi, la più libera interpretazione, della nostra Italia. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 6 years
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Venezuela e l’astratta operazione USA di conquista del petrolio di Maduro
Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia ci spiega cosa succede dietro la cronaca venezuelana: “Situazione simile a Usa-Iraq nell’era di Saddam Hussein”, “più petrolio venezuelano in America con percorso obbligato: come se gli Stati Uniti acquistano greggio a prezzo scontato, imponendo le sanzioni su altri………..
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I principali Paesi dell’Unione Europea hanno riconosciuto oggi la legittimità di Juan Guaidò, il Presidente dell’Assemblea nazionale del Venezuela che lo scorso 23 gennaio si era autoproclamato Presidente. Guaidò aveva da subito ottenuto il riconoscimento degli Stati Uniti, mentre l’Europa aveva chiesto a Maduro di convocare entro una settimana delle elezioni democratiche. L’ultimatum è scaduto. E la gran parte dei Paesi europei (Francia, Regno Unito, Spagna, Germania -che ha già annunciato 5 milioni di euro in aiuti umanitari-, Austria, Svezia, Danimarca, Olanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Paesi Bassi) hanno riconosciuto Guaidò. L’Italia ufficialmente non ha espresso una posizione. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato che  «quella del Venezuela è una condizione particolarmente rilevante anche per l’Italia perché il legame tra Italia e Venezuela è strettissimo, per i tanti italiani che vivono in Venezuela e per i tanti venezuelani di origine italiana»,  e quindi  «questa condizione ci richiede senso di responsabilità e chiarezza su una linea condivisa con tutti i nostri alleati e tutti i nostri partner dell’Unione europea», parole chiaramente riferite al Governo, nel contesto del quale la Lega punta al riconoscimento di Guaidò, il M5S con esponenti di punta come Alessandro Di Battista punta su Maduro, il vice Presidente del Consiglio pentastellato Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte ufficialmente non prendono posizone, per tanto il Governo è diviso . D’altronde, prosegue Mattarella,  «nella scelta che si propone non vi può essere né incertezza né esitazione: la scelta tra volontà popolare e richiesta di autentica democrazia da un lato, e dall’altro la violenza della forza e le sofferenze della popolazione civile». Indicazione di Mattarella che più chiara di così non si può. Maduro, ha annunciato in queste ore che: «Ho inviato una lettera a Papa Francesco, spero che sia in viaggio o che sia arrivata a Roma, al Vaticano, dicendo che io sono al servizio della causa di Cristo. E con questo spirito gli ho chiesto aiuto, in un processo di facilitazione e di rafforzamento del dialogo, come direzione». Si vedrà nelle prossime ore come il Vaticano potrà rispondere. Stati Uniti, Canada, Australia e alcuni Paesi dell’America Latina avevano già riconosciuto  Guaidò quasi contemporaneamente alla sua autoproclamazione e al via, il 27 gennaio, delle nuove sanzioni USA, le più dure mai messe in atto: sanzioni contro la società petrolifera statale venezuelana Pdvsa, con il blocco di sette miliardi di asset. E proprio sulla ‘questione petrolio’ conviene puntare l’attenzione. La questione è centrale nella vicenda venezuelana, e non solo per il Venezuela, ma per l’intera galassia petrolifera e per gli equilibrii di potere che vi ruotano attorno e di fatto incidono sull’equilibrio internazionale. Di questo abbiamo discusso con Michele Marsiglia, Presidente di Federpetroli Italia, un attento osservatore da sempre delle questioni politiche internazionali legate al petrolio, una voce per nulla ‘mainstream’, uno che di se stesso dice, in questa intervista, “Ormai il vestito sartoriale cucito sul sottoscritto è risaputo. Quello che Marsiglia ha sempre appoggiato i dittatori con Mahmud Ahmadinejad in Iran, Saif al-Islam Gheddafi in Libia e in questi ultimi giorni ho letto di essere un pro Maduro”. Marsiglia ha dalla sua la capacità di spiegare chiaramente e senza ipocrisie, con la lucidità pragmatica del manager quanto sta dietro la cronaca. E anche questa volta non si smentisce. Presidente, cosa succederà sullo scenario petrolifero internazionale dopo le ultime sanzioni USA contro Pdvsa (Petróleos de Venezuela)? Succede che gli equilibri energetici internazionali stanno cambiando e, questo è un altro segnale chiaro e preciso. Stiamo assistendo, vedi in primis il caso Qatar  a delle alleanze politiche strategiche che utilizzano il petrolio per affermare la propria supremazia politica. Gli scenari stanno cambiando rapidamente, ed è proprio questa la difficoltà a cui le aziende ed i mercati devono far fronte. Sul Venezuela queste sanzioni quanto e come peseranno e cosa potrà significare? Significa: Destabilizzazione, almeno in una fase iniziale. Un Paese che vive per il 92 per cento sulle proprie risorse energetiche, entra in una fase di default automatico. Non c’è solo un discorso sanzione, ma la cosa più importante e, da non sottovalutare, è che il Venezuela possiede la risorsa mineraria, ma gran parte delle strutture strategiche di raffinazione sono collocate in altri Paesi. Produttori ma non raffinatori finali. Questo è un po’ la situazione di 40 anni fa del Medio Oriente, surplus di risorsa mineraria ma poche infrastrutture, segno di elevata difficoltà industriale e dipendenza commerciale esterna. E’ il colpo che farà affondare il Venezuela? Immaginare un Paese come il Venezuela o dell’America Latina che affonda, non mi sentirei di dirlo, anche perché più volte abbiamo visto che nelle situazioni di difficile congiuntura, solitamente, è sempre arrivato un altro Stato a tendere la mano. Dove c’è petrolio c’è vita ….ed interesse di tutti, stiamo parlando di uno Stato che vive di esportazione energetica. Sicuramente la situazione interna, se non si arriva ad un accordo politico, subirà dei momenti poco belli, ma non dimentichiamo che è anche un Paese dove da oltre 50 anni vige un sistema economico interno non sempre parallelo alla reale ricchezza delle risorse naturali dello Stato. Guardiamo agli USA. Ci pare di capire che le sanzioni colpiranno le raffinerie della Costa del Golfo degli Stati Uniti che dipendono dal petrolio venezuelano. Ci faccia capire: cosa succederà e come e quanto saranno colpiti gli USA da queste loro sanzioni? Come accennavo prima, la manovra degli USA è chiara: puntando alle sanzioni nei confronti di uno Stato, ed avendo le strutture strategiche di lavorazione del prodotto, ovvero le infrastrutture più importanti, puntano a minimizzare il costo della materia prima con le sanzioni e sfruttare e massimizzare i guadagni sulla raffinazione (suolo USA) con tassazione americana. L’America intavola questo gioco al massacro: se vuoi lavorare con me, non puoi acquistare dal Venezuela e viceversa. In questo modo visto l’interesse commerciale per gli Usa, ci sarà chi tenderà a lavorare con gli Stati Uniti e rinunciare al Venezuela. Il greggio dovrà sempre arrivare alla lavorazione nelle raffinerie in America, ma c’è ne sarà molto di più, avendo rinunciato qualcuno per colpa delle sanzioni. Risultato: più petrolio venezuelano in America con percorso obbligato. E’ come se gli Stati Uniti acquistano greggio a prezzo scontato, imponendo le sanzioni su altri. In questo modo il Venezuela, se non con un soccorso esterno di un Paese Big, dovrà giocare le ultime carte e, quindi un accordo politico tra Nicolàs Maduro e Juan Guaidò, dove ancora a livello internazionali non si capisce chi e, con chi sta. Le raffinerie non verranno colpite, verrà colpita la risorsa mineraria interna in uscita ed i Paesi che decideranno di operare anche con un regime di sanzioni. Stiamo assistendo ad una simile situazione Usa-Iraq nell’era di Saddam Hussein, anche se ancora non è scattato l’intervento militare da parte Stati Uniti. Gli investimenti cinesi programmati come ne risentiranno e quale destino avranno nel caso Maduro cada? Una dichiarazione di qualche giorno fa del portavoce del Ministero degli Esteri cinese Geng Shuang ha affermato che la Cina continuerà a cooperare con il Venezuela, nonostante le sanzioni statunitensi. Due Paesi che sono partner commerciali da tanto tempo ed hanno affrontato insieme tante situazioni. Gli investimenti delle aziende che operano con il Venezuela stanno già avendo un effetto negativo, in queste situazioni non può essere diversamente. Quello che noi stiamo analizzando è la possibilità di nuovi investimenti, dove sono stati già approvati dei piani di stand-by su nuove operazioni economiche e di investimento infrastrutturale. Guaidó come gestirà il settore petrolifero, a partire da Citgo e PDVSA? Si conosce il personaggio Maduro, ma non si conoscono la politica, la strategia industriale e le relazioni internazionali di Guaidò. L’unico punto che si può sottoscrivere è che è un ‘dipendente’ della Casa Bianca, ma gli operatori economici internazionali non stanno valutando positivamente questo fattore, e neanche le aziende petrolifere. Da queste sanzioni chi ci guadagnerà? nello specifico cosa ci guadagnerà il Canada? e cosa Arabia Saudita e Emirati? L’abbiamo visto con l’Iran, la politica delle sanzioni in una strategia industriale non è mai positiva. Sanzione corrisponde alla limitazione non solo dello Stato o Paese sottoposto, ma a tutto l’insieme che gravita intorno. Mi riferisco in particolare alle strategie da adottare da parte delle aziende e dei partner commerciali. Quando entriamo in un ‘regime di sanzioni’ la nostra difficoltà è quella di decidere, rapidamente, la politica economica-commerciale da seguire e, considerare il rapporto che si andrà a compromettere non solo con le istituzioni finanziarie (banche internazionali) che ci sostengono, ma anche con i rapporti diplomatici, istituzionali ed altri. La politica delle sanzioni ha sempre portato ad una massiccia diversificazione per l’approvvigionamento di prodotto, almeno nel nostro settore, vedi situazione Iran. Canada, Arabia Saudita ed altri Paesi, ad oggi non possiamo azzardare previsioni se la situazione non diventa più chiara. Certamente assisteremo ad una rivoluzione delle agreement economici-commerciali sul piano internazionale. Guardiamo all’OPEC: da inizio anno il Venezuela lo presiede. Cosa succederà all’interno dell’OPEC? Come si modificheranno gli equilibri e le politiche OPEC? L’Arabia Saudita si sta sfregando le mani e l’Iran si sta preoccupando? Dagli ultimi meeting a Vienna, per il Governo venezuelano l’Arabia Saudita si è sottomessa al volere degli Stati Uniti quando ha iniziato ad aumentare lo scorso luglio la produzione di petrolio, dopo che il Presidente Trump ha accusato l’OPEC di mantenere artificialmente alti i prezzi del petrolio. Grazie a questa produzione da record, i prezzi diminuiscono ancora e l’OPEC deve ricominciare a tagliare i prezzi, anche se non tutti i Paesi membri possono permetterselo e il Venezuela è tra questi.OPEC, lo stiamo già dicendo da tempo, oggi non è più quel Cartello a difesa dei Paesi produttori ed esportatori di Petrolio. Questo declino di leadership è iniziato quando l’Organizzazione viennese ha stravolto le proprie politiche e road-map interne, iniziando a dialogare con terzi, pur di assicurarsi piccole quote di mercato. Questa evidenza di paura da parte dell’Opec è stato elemento fondamentale alla scissione interna dove il Qatar si è fatto apripista. Gli equilibri all’interno dell’Opec da anni non esistono più e, in questi tempi tutti i Membri dell’Organizzazione stanno attuando politiche e strategie indipendenti per salvare i propri interessi. Questo all’interno dell’Opec non era mai successo. Infatti da Statuto tutte le decisioni da seguire devono essere perese all’unanimità.    Chi investirà nella ricostruzione del settore petrolifero in Venezuela se Maduro cade? Si aprirà una battaglia tra Russia e Stati Uniti? Mi permetta di dire queste poche parole e di fare chiarezza. Ormai il vestito sartoriale cucito sul sottoscritto è risaputo. Quello che Marsiglia ha sempre appoggiato i dittatori con Mahmud Ahmadinejad in Iran, Saif al-Islam Gheddafi in Libia e in questi ultimi giorni ho letto di essere un pro Maduro. Portiamo avanti e porto avanti nonchè rappresentiamo l’interesse energetico industriale ed economico di un settore.  Se personalmente potrei fare delle considerazioni a livello politico, ma non è questo il caso e la sede, a livello imprenditoriale ed industriale la nostra missione è quello di preservare gli interessi economici ed industriali nonché gli investimenti che le nostre aziende hanno in quel Paese, Stato, Regime o altro. Tutti gli altri scenari di carattere e temi diversi, sono fondamentali per noi e per la comunità internazionale, ma il business è ben altro. Saranno parole forti, ma è la realtà. Venezuela per gran parte dell’indotto petrolifero/energetico internazionale si chiama Nicolàs Maduro e prima si è sempre chiamato Hugo Chàvez. Ho i miei dubbi e, non solo i miei, che gli Stati Uniti riusciranno in questa ‘astratta operazione’ di conquista. Quindi mi riservo di poter vedere cosa succederà nei prossimi giorni. E la Cina che farà? Le aziende che sono coinvolte con diversi investimenti con il Venezuela hanno già preso dovute precauzioni da tempo. Come dicevo, in questi situazioni una voce di perdita, seppur piccola o per breve periodo e da mettere in budget. Tra tanti, forse la Cina è stata l’unica ad esprimersi apertamente una posizione di vicinanza nei confronti del Venezuela, gli altri hanno un po’ di timore a pronunciarsi. Siamo curiosi di conoscere la voce italiana in merito, visto che anche questa volta Europa ed Italia hanno espresso pareri discordanti e, questo ci ha ben comprendere molteplici altre situazioni da gestire.   Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Silvia Romano. Marsiglia, Federpetroli:"Tra Somalia e Kenya c’è di mezzo il mare ed il petrolio"
“Tra Somalia e Kenya c’è di mezzo il mare ed il petrolio” queste le parole del presidente di FederPetroli Italia - Michele Marsiglia a seguito dell’intrigo che vede coinvolti diversi paesi tra Turchia, Somalia e Kenya nella vicenda del sequestro e liberazione della cooperante italiana Silvia Romano. “L’attenzione dei media durante questi giorni si è soffermata sull’aiuto dell’intelligence turca al risultato della liberazione della cooperante italiana - le parole di Marsiglia - non è sbagliato ma i paesi a capo di tutto sono Somalia e Kenya, base di partenza della vicenda Romano. Già dalle ultime vicende politiche il destino dei due paesi africani non era chiaro. L’Africa ha ripreso un ruolo determinante sulla scena petrolifera internazionale, si potrebbe dire al pari del Medio Oriente, considerando che diversi Progetti sono rimasti fermi per anni, basta guardare il Mozambico, l’Angola, il Congo. Prima o poi qualcuno verrà a battere cassa anzi, anche il nostro settore attende a momenti lo stravolgersi di importanti dinamiche geopolitiche. I due paesi africani per noi sono da sempre punti nevralgici per importanti giacimenti petroliferi Offshore nelle acque a largo di Somalia e Kenya, dove la linea di confine tra i due paesi è da anni motivo di disputa politica ed economica. Le acque dell’Oceano Indiano, location dei giacimenti sono direttamente collegabili alle zone degli Emirati Arabi Uniti, ci troviamo in un triangolo imperfetto ma strategico”. Continua Marsiglia "La liberazione di Silvia ha destabilizzato alcuni attori internazionali interessati alle zone africane, oggi sempre più terra di investimenti nell’Oil & Gas. Ci troviamo su tre fronti diversi, la preoccupazione di cosa succederà in Libia, visto l’aiuto di Ankara al nostro paese e come l’Italia ricambierà questa moneta di favore, dall’altra parte le nostre analisi e considerazioni si sono focalizzate da giorni anche su cosa la Somalia ed il Kenya chiederanno, non solo all’Italia ma bensì alle compagnie petrolifere internazionali che detengono le quote nello sfruttamento dei giacimenti Offshore. Da qualche giorno, anche i nostri telefoni sono più caldi e ancora c’è qualcuno che non si sbilancia, l’operazione Silvia Romano non è chiara a livello internazionale, ben felici che la cooperante stia bene e che sia tornata a casa, ma dietro a tutto questo, qualcuno verrà a riscuotere il premio, che non sarà leggero. Non parliamo solo dell’Energia Italiana ma sono coinvolti altri Stati e relative aziende petrolifere che hanno fatto dell’Oceano Indiano un hub strategico per il futuro energetico” conclude Marsiglia. L'aria Offshore in questione si riferisce ai Blocchi 152, 153, 164, 165, 177, 178, 204 ufficialmente offerti in Licenza di esplorazione dal Ministero del Petrolio della Somalia in ultima pubblicazione di Gara. Il totale è rappresentato da circa 15 blocchi esplorativi con riserve stimate del valore complessivo di circa 30 miliardi di barili. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Vergogna uscita lotti, si destabilizza l'Eni
Ieri le maggiori testate giornalistiche hanno dato evidenza di alcune dichiarazioni rese da dall'On. Luca Lotti alla Procura di Milano in merito al coinvolgimento di ENI in alcune delicate situazioni politiche italiane e della nomina dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura. Seguono nelle ultime ore le dure dichiarazione del Presidente di FederPetroli Italia - Michele Marsiglia “Una vergogna, una manovra a regola d'arte l'uscita delle dichiarazioni dell'On. Lotti a pochi giorni da un C.d.A. ENI per ratificare le nomine e la riconferma dell'Amm. Del. Claudio Descalzi e, puntuale con l'Assemblea degli azionisti in programma il prossimo 13 Maggio. E' chiaro il volere di qualcuno di infangare e destabilizzare la compagnia petrolifera italiana e i suoi vertici. Sapevamo che le nomine di conferme ENI avrebbero sicuramente configurato guerre interne e questo mandato non sarebbe stato una passeggiata ma si inizia prima del previsto, siamo pronti ai nostri posti ed l'indotto energetico italiano non ci sta a queste commediole. Però questa volta non si parla di Giustizia ad orologeria ma bensì di qualcuno e, i nomi degli illustri personaggi che giocano a confondere le carte si sanno nei Palazzi Romani ed anche fuori, soggetti che per la vendita di qualche libro in più o per qualche ospitata televisiva da complottisti, stanno giocando a destabilizzare una compagnia petrolifera come ENI. Non solo, questi incoscienti mi dispiace che il più delle volte riescano anche a confondere le Procure, rischiando di penalizzare ancor più in questo momento, un indotto economico in Italia ed all'estero". Continua Marsiglia "L'obiettivo è Descalzi, personaggio troppo scomodo sia in Italia che in Africa, soggetto non legato a partiti politici e quindi uomo di azienda con una visione di sviluppo economico ma non di poltrone e poltroncine. E' evidente che si vuole destabilizzare ENI, anche da parte di altre compagnie petrolifere, è troppa l'espansione che si sta avendo in Congo e Nigeria, terre di petrolio e di gas appetibili a tanti sul piano internazionale, per non parlare dello sviluppo del Mozambico, ancora in fase embrionale ma in piena operatività". "A giorni ci sarà una nuova udienza a Milano per l'affair nigeriano ENI-SHELL OPL245, tempo al tempo e chi veramente sta facendo questo pagherà, pagherà con la Giustizia e come sta accadendo, verrà fuori che l'Italia, ancora una volta per piccoli e sbruffoneschi personaggini da operetta, continua ad essere sotto scacco e ricatto, una grande vergogna per il nostro Paese, che dovrebbe preservare e difendere anche all'estero le aziende strategiche del nostro patrimonio industriale" conclude Marsiglia. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Medio oriente: Turchia, Russia o Iran ma Eni non si tocca
A seguito dell’escalation della situazione in Libia con il coinvolgimento di Turchia e Russia a sostegno delle due fazioni rivali del Governo di Accordo Nazionale (GNA) presieduto da Fayez Mustafa al-Sarraj e dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) comandato dal Generale Khalifa Haftar, interviene il presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia “E' una guerra per i giacimenti petroliferi in più regioni del Medio Oriente che oggi, rispetto a 20 anni fa, producono milioni e milioni di barili di petrolio. Sino a poco tempo fa non interessava a nessuno il territorio libico ma adesso la Regione è diventata terra di conquista. L’obiettivo di altre nazioni è solo ed esclusivamente l’entrata nei processi di gestione dei giacimenti petroliferi e le enormi riserve di olio e gas ancora da sfruttare nel centro-sud del paese. Il tentativo di destabilizzare l’Italia è evidente ma ENI non si tocca”. Continua Marsiglia “Dagli anni ’50 che lavoriamo con la Libia e le aziende contrattiste sono impegnate in appalti che ad oggi risultano ancora non pagati causa la situazione bellica di questi ultimi anni. Aziende che stanno sacrificando le proprie forze lavoro ed economiche per poter continuare i propri business. Non lasceremo che altri siano di intralcio in Commesse di sviluppo già aggiudicate o nei planning aziendali. ENI in Libia è un cavallo di battaglia per l’industria petrolifera internazionale, unica major a fornire parte della propria produzione per il fabbisogno interno al Paese. Si andrebbero a violare accordi di Legislazione Internazionale. La preoccupazione è tanta, certamente l’Italia in questo momento ha perso nel Paese nordafricano la competitività ed il ruolo nei tavoli politici decisionali, è stato servito un piatto d’argento a terzi per arrivare alla National Oil Corporation (NOC), azienda energetica di Stato libica”. Il presidente di FederPetroli Italia interviene anche a seguito dell’attacco U.S.A. “Ormai la miccia è accesa, Qasem Soleimani non era un semplice cadetto militare, le ripercussioni ci saranno a breve in tutto il Medio Oriente, territorio collegato da una forte interconnessione di forze militari tra diversi paesi. Anche lì l’Italia attraverso ENI detiene in Iraq uno dei più grandi giacimenti al Mondo chiamato Zubair, incrociamo le dita. Il prezzo del Petrolio ha avuto una impennata ed è normale, il problema verte sulla futura disponibilità di greggio, che in poche settimane potrebbe ridursi drasticamente con la chiusura di alcune rotte navali nei pressi dei centri nevralgici petroliferi mediorientali e su tratte dello scacchiere energetico internazionale, come Hormuz". Marsiglia sull’Iran replica con un “No comment ma il Regime degli Ayatollah, per chi conosce quel Paese, risponde con la stessa medaglia”. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Medio oriente: Turchia, Russia o Iran ma Eni non si tocca
A seguito dell’escalation della situazione in Libia con il coinvolgimento di Turchia e Russia a sostegno delle due fazioni rivali del Governo di Accordo Nazionale (GNA) presieduto da Fayez Mustafa al-Sarraj e dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) comandato dal Generale Khalifa Haftar, interviene il presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia “E' una guerra per i giacimenti petroliferi in più regioni del Medio Oriente che oggi, rispetto a 20 anni fa, producono milioni e milioni di barili di petrolio. Sino a poco tempo fa non interessava a nessuno il territorio libico ma adesso la Regione è diventata terra di conquista. L’obiettivo di altre nazioni è solo ed esclusivamente l’entrata nei processi di gestione dei giacimenti petroliferi e le enormi riserve di olio e gas ancora da sfruttare nel centro-sud del paese. Il tentativo di destabilizzare l’Italia è evidente ma ENI non si tocca”. Continua Marsiglia “Dagli anni ’50 che lavoriamo con la Libia e le aziende contrattiste sono impegnate in appalti che ad oggi risultano ancora non pagati causa la situazione bellica di questi ultimi anni. Aziende che stanno sacrificando le proprie forze lavoro ed economiche per poter continuare i propri business. Non lasceremo che altri siano di intralcio in Commesse di sviluppo già aggiudicate o nei planning aziendali. ENI in Libia è un cavallo di battaglia per l’industria petrolifera internazionale, unica major a fornire parte della propria produzione per il fabbisogno interno al Paese. Si andrebbero a violare accordi di Legislazione Internazionale. La preoccupazione è tanta, certamente l’Italia in questo momento ha perso nel Paese nordafricano la competitività ed il ruolo nei tavoli politici decisionali, è stato servito un piatto d’argento a terzi per arrivare alla National Oil Corporation (NOC), azienda energetica di Stato libica”. Il presidente di FederPetroli Italia interviene anche a seguito dell’attacco U.S.A. “Ormai la miccia è accesa, Qasem Soleimani non era un semplice cadetto militare, le ripercussioni ci saranno a breve in tutto il Medio Oriente, territorio collegato da una forte interconnessione di forze militari tra diversi paesi. Anche lì l’Italia attraverso ENI detiene in Iraq uno dei più grandi giacimenti al Mondo chiamato Zubair, incrociamo le dita. Il prezzo del Petrolio ha avuto una impennata ed è normale, il problema verte sulla futura disponibilità di greggio, che in poche settimane potrebbe ridursi drasticamente con la chiusura di alcune rotte navali nei pressi dei centri nevralgici petroliferi mediorientali e su tratte dello scacchiere energetico internazionale, come Hormuz". Marsiglia sull’Iran replica con un “No comment ma il Regime degli Ayatollah, per chi conosce quel Paese, risponde con la stessa medaglia”. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Marsiglia: parole ministro Fioramonti grande mancanza di rispetto
“Le parole del Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti sono una grande mancanza di rispetto e una vergogna per le aziende del Mondo dell’Oil & Gas internazionale ed in particolar modo per migliaia di lavoratori che fanno grande la nostra ENI e tutto l’indotto che vive grazie al Petrolio” queste le dure parole del presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia dopo le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione durante il Cop25 a Madrid. “Con tutto il rispetto, il Ministro questa volta non è stato in grado di comprendere la gravità delle affermazioni inerente un’azienda energetica di uno Stato, come l’ENI. Un Ministro, che rappresenta uno Stato è totalmente irresponsabile nel pronunciare dichiarazioni del genere. Questa è la nostra Pubblica Istruzione? Fioramonti non ha forse pensato ai migliaia di azionisti, a piccoli e medi risparmiatori, alle migliaia di aziende, alle famiglie che hanno investito i loro risparmi da anni nel titolo ENI – continua Marsiglia – penso proprio di no. Bisognerebbe che le Autorità di Controllo dei Mercati e la CONSOB potessero riconoscere un ipotetico reato di ‘interferenze sulle comunicazioni di mercato’, in questo modo il Ministro si assumerebbe tutta la responsabilità penale nel qual caso il titolo ENI nei prossimi giorni crollasse sulle Borse Internazionali”. Continua il Presidente di FederPetroli Italia “Confidiamo che il Presidente del Consiglio Conte ed il Parlamento Italiano vada a fondo su tutto questo e che il Ministro dell'Istruzione riferisca nelle dovute aule parlamentari su quanto dichiarato. Invito il Ministro a fare un giro con noi in Basilicata, a Ravenna e poi Libia, Iran, Nigeria, Kuwait, Kazakistan per poi ripartire con un nuovo planning internazionale e stringere la mano, cantiere per cantiere a tutti quei lavoratori che vivono con il petrolio. L’industria dell’Oil & Gas da tempo sta investendo in forme di energia diverse e con alta eco-sostenibilità, non servono stupidi proclami davanti ad una platea internazionale come quella del Cop25, ma il Ministro evidentemente non è al corrente di quanta sofferenza l’Industria energetica italiana sta attraversando negli ultimi anni per una mancata Strategia Energetica Nazionale e con il continuo e ridicolo blocco di qualsiasi autorizzazione. Una vergogna che prima o poi finirà, caro Ministro, prima del Petrolio” conclude Marsiglia. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 5 years
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L'ambasciatore della Malesia ospite alla FederPetroli Italia
L'Ambasciatore della Repubblica di Malesia in Italia S.E. Abdul Malik Melvin Castelino, accompagnato da alcuni funzionari commerciali e finanziari del Corpo Diplomatico, è stato ricevuto in FederPetroli Italia dal Presidente Michele Marsiglia. La visita ufficiale è stata l'occasione per stringere sempre più i rapporti di collaborazione ed agreement per le aziende dell’Oil & Gas e del Non-Oil tra l’Italia e la Malesia, confidando sempre più in un crescendo di relazioni economico-commerciali. Particolare attenzione è stata data ai nuovi progetti strategici che la Malesia porta avanti in campo energetico ed il coinvolgimento dell’indotto italiano ed internazionale, con particolare riferimento all’Azienda Energetica di Stato della Malesia - Petronas. Il Presidente Marsiglia e l’Ambasciatore Melvin Castelino durante un’amichevole stretta di mano si sono detti pronti a far nascere una forte collaborazione bilaterale che contribuisca allo sviluppo e al benessere sociale, economico ed industriale tra i rispettivi Paesi, con la programmazione di un prossimo viaggio in Malesia per visitare il Paese e le realtà economico-industriali del luogo. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Trivellazioni Mar Ionio gas Metano, Marsiglia (FederPetroli Italia): “Grande confusione sulle competenze”
“C’è una grande confusione sulla vicenda Italia-Grecia in merito al possibile sviluppo del giacimento di gas Metano nel Mar Ionio. Nelle riunioni all’estero le aziende dipingono l’Italia come ‘una bambina capricciosa’ per quel che riguarda le competenze energetiche del nostro Paese”, queste le parole di Michele Marsiglia – presidente FederPetroli Italia sulla vicenda che da giorni sta facendo discutere sulle competenze tecnico-giuridiche di un giacimento di gas al confine territoriale delle acque tra Italia e Grecia. Continua Marsiglia “In primis siamo ancora nella fase di Esplorazione, quindi è solo uno step iniziale per valutare effettivamente la potenzialità effettiva del giacimento, vuol dire che fino allo Sviluppo, Produzione e Coltivazione posso passare diversi mesi, se non anni, e due, l’Italia all’estero è vista come un’eterna indecisa: petrolio si, petrolio no, ma voglio le royalties. Una pessima figura”. Il Presidente Marsiglia argomenta sulla tecnica del giacimento “E’ ovvio che un giacimento e una ‘Trappola’ - così definita in gergo la zona con la concentrazione di idrocarburo intrappolato - può essere piccola o come in questo caso piuttosto vasta e, di conseguenza ricadere al confine di acque territoriale italiane e greche, cosa già vista in Croazia. Una situazione frequente in giacimenti Offshore (in mare) ma situazioni che si vedono anche in pozzi petroliferi a terra Onshore, al confine per esempio tra due regioni. Per quel che riguarda poi la destinazione finale del ‘possibile e probabile’ gas metano, sia la Global Med che altre aziende coinvolte penso che sicuramente non staranno ancora pensando alle strategie commerciali e di vendita ma bensì a come arginare e bypassare questo ridicolo problema autorizzativo”.   Read the full article
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Presunti fondi russi. Marsiglia: vergognoso come si specula sulla parola petrolio
“È vergognoso come si specula sulla parola Petrolio ed assistere a vicende di millantatori o pseudo intermediari che si permettono di citare le Compagnie Petrolifere" queste le parole del Presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia a seguito della vicenda su possibili fondi russi a partiti politici italiani. Continua Marsiglia “Questa non è una difesa alla Lega, al M5S o ad altri, non siamo avvocati e gli Organi giudicanti sono altri ma è giusto mettere in guardia l'opinione pubblica e chi non è del settore, dell'esistenza da anni di fantomatici intermediari, ex militari, ex falsi diplomatici ed altro che, attraverso modi e stili non consoni all'eleganza aziendale, riescono a millantare sigle petrolifere di Major internazionali, mostrandosi come mediatori e Organi portanti di un sistema, purtroppo approfittando della parola Petrolio come se fosse acqua minerale. Una Compagnia Petrolifera non ha bisogno di "fannulloni" per gestire i propri rapporti commerciali e tantomeno non esistono scontistiche da supermercato sui barili di greggio, sembra di assistere ad un film di super eroi, il tutto è vergognoso ed imbarazzante per il settore dell'Oil & Gas". Conclude il Presidente Marsiglia "Non si vuole attaccare nessuno ma negli anni abbiamo anche in FederPetroli Italia conosciuto di tutto, persone prive di ogni referenza che dopo poco scompaiono, il business porta per educazione ad ascoltare tutti, ma certe cose hanno vita corta". Read the full article
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