Tumgik
#El CRISTO DE LA MANO TENDIDA
Text
«Dice: “Dio è di misericordia”. Ecco il terzo inganno comune de’ peccatori, per cui moltissimi si dannano. Scrive un dotto autore che ne manda più all’inferno la misericordia di Dio, che non ne manda la giustizia; perché questi miserabili, confidano temerariamente alla misericordia, non lasciano di peccare, e così si perdono. Iddio è di misericordia, chi lo nega; ma ciò non ostante, quanti ogni giorno Dio ne manda all’inferno! Egli è misericordioso, ma è ancora giusto, e perciò è obbligato a castigare chi l’offende. Egli usa misericordia, ma a chi? A chi lo teme. “Misericordia sua super timentes se… Misertus est Dominus timentibus se” (Ps. 102. 11. 13).
Ma con chi lo disprezza e si abusa della sua misericordia per più disprezzarlo, Egli usa giustizia. E con ragione; Dio perdona il peccato, ma non può perdonare la volontà di peccare. Dice S. Agostino che chi pecca col pensiero di pentirsene dopo d’aver peccato, egli non è penitente, ma è uno schernitore di Dio: “Irrisor est, non poenitens”. Ma all’incontro ci fa sapere l’Apostolo che Dio non si fa burlare: “Nolite errare, Deus non irridetur” (Gal. 6. 7). Sarebbe un burlare Dio offenderlo come piace, e quanto piace, e poi pretendere il paradiso». (Sant’Alfonso Maria de Liguori in “Apparecchio alla morte”)
Tenendo bene a mente le parole di Sant’Alfonso, veniamo alla breve ma intensa storia di un Crocefisso assai particolare, che tutto ci richiama al perdono, alla Misericordia. I fatti che si narrano sono diversi, per la verità, entrambi vengono dalla tradizione della Spagna.
Il Cristo de la Vega di Toledo
In Spagna ci sono due immagini cristiche molto simili a questa, più manieriste e di minor intensità drammatica: quella molto famosa del Cristo de la Vega di Toledo, e quella del Cristo di Fuentelcarnero a Zamora, del XVI secolo, proveniente dal monastero di Valparaiso.
Il Cristo de la Vega di Toledo trae origine da una bella leggenda che vede protagonisti due innamorati, Diego e Ines, che si devono lasciare per via della guerra delle Fiandre alla quale Diego dovrà prendere parte. Ines richiede all’innamorato la solenne promessa di matrimonio ed esige che venga proferita nell’ermita de la Vega, dinanzi al Crocefisso. Così avvenne; il giovane partì, e la trepida attesa del suo ritorno da parte di Ines durò più di due anni. Il tempo non sempre è galantuomo e Diego finge di non riconoscere la sua innamorata di un tempo. Lei non si arrende ad un destino non troppo infrequente e ottiene di dirimere la vicenda davanti a un giudice. In assenza di testimoni Diego sembra averla vinta facilmente, ma Ines afferma di averne uno da presentare a suo favore. Il giudice, stupito davanti all’inaudito coinvolgimento del Cristo ligneo, non nega comunque alla giovane questa opportunità. Tutta la comunità si reca nell’ermita e il Cristo, interrogato dal giudice sul giuramento avvenuto in quel luogo, dopo qualche istante di silenzio, staccò il braccio destro dalla Croce, posando la mano sugli atti del giudizio, dicendo: Lo giuro. I due giovani rinunciarono quindi alle lusinghe del mondo, e presero la via del convento.
El CRISTO DE LA MANO TENDIDA (Il Cristo dal braccio schiodato di Furelos)
Una leggenda altrettanto bella sembra aver dato vita al Cristo di Furelos. Si racconta che in tempi lontani un giovane di Melide era solito confessarsi nella chiesa del villaggio galiziano dal medesimo sacerdote. Il peccato che questi confessava d’abitudine doveva essere grave, ma il sacerdote assolveva il ragazzo, ricordandogli come la misericordia divina poteva operare quando il pentimento del peccatore era sincero e si accompagnava al proponimento di non cadere mai più in quel peccato. Nonostante la sincerità delle intenzioni, il giovane tornava frequentemente a Furelos a farsi perdonare lo stesso peccato commesso. Il sacerdote, spazientito, minacciò un giorno di non dargli più l’assoluzione qualora fosse tornato da lui a causa di quella colpa. La carne fu ancora una volta più pronta dello spirito e il giovane si presentò nuovamente davanti al confessionale del prete di Furelos. Questi, udito per l’ennesima volta il giovane accusarsi dello stesso peccato, gli ricordò la promessa fatta e lo congedò invitandolo a non farsi mai più vedere in quella chiesa. Il ragazzo fece per uscire sconsolato e passò davanti al Crocefisso, fissandolo con sguardo filiale, quasi ad invocargli l’assoluzione negata. Mentre si stava avviando verso l’uscita, il silenzio della chiesa venne rotto da queste parole:
“Io ho dato la vita per questo mio figlio, quindi se non lo vuoi assolvere tu, lo assolvo Io!”
La voce proveniva dal Crocefisso posto nell’altare laterale, che subito dopo prese a muoversi. Il braccio destro si staccò dal legno al quale era inchiodato e si abbassò sul capo del penitente, impartendogli la benedizione col segno della Croce, accompagnata da queste parole:
“Io che sono morto e risorto anche per te ti assolvo dal tuo peccato, nel Nome del Padre, Nel nome del Figlio e nel Nome dello Spirito Santo.”
Da allora il Cristo di Furelos accoglie allo stesso modo penitenti locali e pellegrini. Per questi ultimi la preghiera e la contemplazione davanti al Cristo assumono un’intensità particolare. Giunto quasi al termine della lunga e dura ruta jacopea il pellegrino riconosce nell’opera quasi portata a termine l’atto di espiazione per i propri peccati e al contempo sperimenta l’abbandono totale e fiducioso alla divina misericordia, unica ancora di salvezza per tutti i figli di Dio, contaminati dal peccato. Il Cristo di Furelos si innesta nell’anima mistica del cattolicesimo ispanico e riporta non solo a santa Teresa d’Avila e a san Giovanni della Croce, ma anche al celeberrimo Marcelino pan y vino di José María Sánchez Silva, portato sul grande schermo da Ladislao Vajda nel 1958.
La scultura lignea si deve ad uno scultore di Furelos, Manuel Cagide, con rinomata bottega a Santiago, il quale nel 1950 ne fece dono alla parrocchia della sua terra, in sostituzione della copia precedente che andò perduta.
Ricordiamo bene le parole di Sant’Alfonso: la Misericordia di Dio è immensa e sconfinata, ma non ci si prende gioco di Dio…. Egli è sempre pronto a perdonare chi, pentito, fosse anche caduto milioni di volte nel medesimo peccato si sforza però, con il cuore contrito ed umiliato, a ritornare al Cristo Gesù per chiedere aiuto e perdono.
    Il Cristo dal braccio schiodato di Furelos, per perdonare i peccatori pentiti «Dice: “Dio è di misericordia”. Ecco il terzo inganno comune de' peccatori, per cui moltissimi si dannano.
0 notes
jesus-montoya · 5 years
Text
Mudo nudo
         Con escalofrío, la lengua se levanta a barrer la casa.  Cepilla su desganado cuerpo, pintarrajea su músculo   ausente de vértebras.
Hoy es lunes clarividente, y hay que barrer la casa,            piensa ella.    La casa de la lengua no es robusta,       sus paredes son blancas y verdosas,  su sala cristiana nos mira, nos mira girar pasillos delgados como sombras. Simbólica no es, herbívora de luz, ¿é? La lengua, ¿una máscara vaciada?,     ¿una cáscara neurótica?
La lengua tiñe cosmética su atareo, ¿ustedes le dijeron algo? Díganle la verdad, porque estoy tan solo, quiero decir, tan sola la lengua está   que inventa una deshabitada acentuación,  un oportuno corte.
  Barre la casa y escucha canciones de su tierra. La tierra de la lengua es exterior a su cuerpo              pero la realidad le impone       ¿Le impone? La realidad turbulenta le impone sucesos. Su bisabuela, por ejemplo, murió el martes pasado. Y la lengua lloró solitaria en unas escaleras   frente a los árboles. Lloró lágrimas peculiares, casi históricas,     lágrimas que trémulas cayeron por sus aftas. Quiero decir, lágrimas como luceros, como perros ladrando.
Este mes pretende ser exageradamente ningún lugar     para la lengua. Pero hoy, lunes, con su escoba amarilla   empuja el polvo, empuja inconsciente viejos restos, materias estiradas por el suelo.
Hace días que la lengua no barre. Hace días que no ve a nadie, que no habla con nadie. Pero hoy es lunes de imágenes sumergidas,     de objetos desmoronados como sonidos vastos. Pastosa está ella, cada papila camina por un vocablo diferente,            fracturado. Cada una recorriendo surcos, descifrando grafías en los escondrijos.
Se asemeja a lo que empuja.    Empuja el barro al aire. Empuja, empuja su raíz delicada, diría transparente.    El aire es la semilla de la lengua.
Barre y barre arañas encantadas. Les dice: quiero ser destejida por la oscuridad. Y todo esto nos confunde porque primero va la sombra, luego la lengua.       Primero va la sombra arrastrada por la luz que filtran las ventanas.
      La sombra de la lengua no es un racimo   pero es una cosa. Una anquilosada cosa, una cosa que tiende su espectro,    su macabra desnudez en las superficies. Superficies, superficies camuflan su presencia. Ya no viste igual.   Sus trapos descansan como esqueletos en urnas.   O eso imagina cuando los ojos la suturan entera,     torpe al trabarse sin justificación. 
También imagina que es una multitud muda,    que un panteón celeste aguarda en la profundidad de lo que barre. Allí el sol como una luna cortada nace de la tierra,    paciente para el mirar.
Luego olvida.
Luego fisura la mañana con ociosas preguntas,    ¿soy una piedra?, ¿soy una piedra escrita en un libro?, ¿soy una piedra ladrada en una página?, ¿soy una piedra repetida? Ninguna piedra es igual a otra. ¿Acaso, tan si quiera, he entendido a la piedra? Al vagarla la he vuelto un crematorio de enigmas. Parla, parla cuando desplaza por sueños al fumador    en la boca de la puerta. ¿Con quién habla?, ¿qué le dice?        Este lunes hay tanto silencio.
                 Recoge tímida sus dudas.      La lengua, como una tortuga, se esconde en sí misma.
  Cruces
  Fantasmagoría del primer parto abriéndote. Ahora reconoces el cristal nocturno.      Te visitan dos ancianos, cantan la placenta de la vida.
Un roble en la cama, su pesada forma, su herencia que enluta el aire observas.
  Fino aire cuando el tramo de luz levanta.   Levanta la mirada, el ojo no es una moneda.
Semejante a un Cristo de humo evocas el sepulcro.
     Tocas su anónima pluma libre en el espacio.      Tramos de luz revelan arañas sonámbulas.
          Tampoco tú puedes dormir.           Telaraña ancestral, mosaico, gesto avergonzado.
  Túnica tendida para madurar el fuego, como la tierra,                  habrás de ser un vientre.                  Tantea ínfimo el espacio, conjura la muerte de retorno.
                            Tísica, trémula, orinada en el corral.                             Tupida de manos, tapiada de rosas con dientes sacros.
                                          Terrena cuando el imán encuentre su centro.
Tobillo, angular pueblo de iglesia, comadre y cicatriz,       conjura la muerte de retorno.      Tatuada, exigua así de blanca, confidente así de sola.
Tímida campana, plaza deforme, longitud andina, guarda tu nombre con dulzura entre los campos.
Nuestras manos serán rosarios de pétalos,         pájaros claros, picos de fuego,         hermanos y hermanas abrazados junto a ti.      Vacíos al fondo de las aguas,             persiguiendo aves para demoler la hondura.
Dios bendiga tu camino, que tu reposo sea eterno,    que tu oración sea un destino,     que tu esperanza permanezca.
Tórax sembrado al eco, cadencia, trago secreto como alfabeto sonoro. Tía, tirria, de esta mesa nos levantamos con la almohada fecunda.
Trepados en los platos frente al templo. Tigre acorralado, mandíbula, cualquier ángulo,            cualquier ceniza me alumbra.
             Un cántico brusco para este amanecer moribundo,              flanco archipiélago descrito.
El domicilio de una fuga oscura, esquinas pesadas,     funeral al que te preparas a lo lejos.
Conjura la muerte de retorno, alguien ronda por las escaleras,   habla muy bajo,       cierra las puertas. Tú escribes las cruces. Tú oras en cada rincón. Tú ves los grillos brincar frente a los charcos. Tu vórtice de lluvia confunde las épocas. Tu caudal protege el viaje.
Tu tiempo nace en el agua.
        Conjura la muerte de retorno, los gusanos, los loros, los riscos,         la fatalidad solar de este encuentro.         Muele la gangrena.         Alza los brazos como la lluvia. 
    Llegarás hasta las cruces, una laguna de sapos,                 de espectros sacudiendo la sangre.
La historia es un círculo vicioso, un círculo maléfico, fiesta de caballeros gemelos a sus sombras.
Llegarás hasta las luces, brujos prenderán velones, varas delgadas en el pecho de la montaña.
  Piojos, partituras, túneles a contravía, túneles heredados,   túneles mohosos, murciélagos, carretillas, catástrofes, terror. Llegarás denso a la espuma, túneles a contravía viajas, túneles de glándulas, escombros, parásitos asombrados por tu melancolía.
      Palas, coronas, siglos contrariados, el gargajo fúnebre de un corazón.       Llanuras creciendo en tu cerebro,            natales renacuajos asoleados en aceras. 
¿Cómo se llama?
Desarraigo, pólvora histérica que penetra amamantando las cabras. Iris, puede ser, iris o brújulas errantes.
Escondido como los búhos en sus cuencas. Escondido en túneles, jubilaciones de mares secos,     pozos, branquias aguerridas, peces alrededor de los navíos.
Llegarás hasta las cruces, harás honor a tu nombre          y temprano poseerás el gran estigma.
Beberás tu sangre indómita. Hablarás con las vacas y con las flores y les dirás:                    también yo amé las estrellas y mi silencio bordó el horizonte.   
    Conjura, conjura la muerte de retorno.
El mar es una cruz, una cruz por la que viajas. El mar es un milagro ético.
Mezquina verdosa alucinación.
    ¿Cómo se dice eso?          ¿Cómo se escribe la palabra manco?               ¿Cómo se pronuncia la palabra luna?
La ubre del animal en tus labios, su leche sembrando estrellas. Violentos hombres bajan de sus caballos,         ánimas bailan alrededor de los árboles.     Misericordia, misericordia.
Llegarás putrefacto a las cruces, tu calavera de veinticuatro años asustará a los hombres por las calles, mejillas como gaviotas, rodillas como flautas.
Y no serás mas que un niño, un niño brotando de su tumba en silencio. Un pez recorriendo el laberinto.
     Ranas, ratones, pensamientos que en el frío nocturno desaparecen.      Pensamientos como cloacas.      Cucarachas acurrucadas en la entrada de un baño.
No, no, un pez torciendo el laberinto, aire, milagro. Milagroso juicio sobre ti mismo cuando en cierta página leas: el ahorcado no puede descolgarse solo.
¿Quién habla cuando la luna reposa en un pino? ¿Quién vence su historia, desilusión incomprensible?
    El pensamiento agoniza su relación con el espacio.     Puedes absorberte en este estado, libre de ley entre las ondas     ancestrales, libre de orcas y marullos antiguos, libre de ti.
                    Tu arquero como un maestro traspasando los morros,                preparado para zambullirse en el mar.
Todas las imágenes te conducen al abeto, a tu madera cromática de sol ardiendo el campo.
     Te incendias cuando todo calla.      La fauna ondula esta silla de mayo, esta silla agua demasiado violeta,   esta silla bailada pellizcando el miedo de romperte.
Luna líquida para ahuyentar el diablo la canción se tranca. Destrona tu mirada y respira de nuevo. Corre hasta el espejo y lanza la primera piedra, no estarás allí.     Recoge tus restos, observa tu colchón mudo y ámalo.
                 Los ojos de los caballos comprenderán el camino.                  Has venido cuando la pureza era real,                        cuando no estabas vencido por nada, por nadie.        Bajabas demencial el valle viendo los pavorreales                      cantar junto a la tarde.
Dinastía emplumada de la mujer que amarás siempre.   Sus patas calzando la tierra contemplabas con los bolsillos vacíos y la pulsión de la vida, y la pulsión idílica de tu provincia de fantasmas.
               Jeroglíficos trazados en piedras para descifrar con las cayenas,                floripondios, épocas de cantos como murmullos,                como trenes, silbidos, tinieblas que también fuiste.
Llegaste hasta las cruces y tu ilimitada metamorfosis entró a la catedral. Las pinturas altas bañadas en sangre. Bañadas con el azufre del espíritu.
    Nada es verdad hasta que sonámbulo te encuentras.           Hasta que alguien cae en una cama y sólido liberas la virtud.
          No conocía tus vísceras de lagarto humillado en la montaña.           No conocía tu animal sagrado.
Este es el reino enterrado de las lámparas, tu panteón sepulcral de vasijas, tu cristalino ligamento que percibe cada célula       cada nervio circular en la morada del agua.
Panton, glándula, filamento, especie de volumen material,              acuario o longitud,          tristeza o saturada vía hídrica          navegas.     El seno de un bufón blandiendo tu vocablo.     Tu alquimia como niña te espera.
Conjura, conjúrate frente a las constelaciones.
El pez no desconoce que el hombre traga sus órganos, que el hombre es una mujer acariciando el viento,   que cada piedra es verdad.
Fisionomía
  Poema anfibio, poema reciclado, en tu calle habrá un hombre solo. Poema vencido, por tus cañerías hablarás en otra lengua. Poema punteado al borde del jardín, pata de pájaro, polilla borracha soñarás. Soñarás pieles de barro, fábulas de soledad que te abandonan. Polilla poema comprensiva, ala amorfa del pardo río, ala adornada del siglo santo. Ven a mi casa, poema de zinc, tachadura sin rostro, noticia de mi santidad infame. Poema de males menores y amplias madrugadas como muertes, ¿quién es ese hombre? ¿Por qué su pelvis es caudal en lejanía? Asfalto de agua adormecido, poema de versículo roto, íntimamente viudo, íntimamente solo. Poema, anatomía del pez negro, diamante lateral, oído de mi tráquea, el sonido te permea. Poema de rasgada barba, de dientes amarillos, de pez angelical en las veredas. Poema sumergido, sal adherida al litoral siniestro, suspirando tus rocas, suspirando tus grietas soñarás. Soñarás una lápida marina con tu nombre desnudo, con tu aleta turbia, búfala de cabañas en el prado. Poema espectro, campo de adorno residual, tu ojo brilla como el de un tigre de agua. Poema radical, no ores por tu muro en otro idioma. Cantor del aire, el esqueleto de los peces tiene tu delgada forma. Tu aureola cromática unida al frío de esta calle me ilumina. Eres humilde, poema dorsal; gallo en flotación sin pulso, a contracorriente eres más puro.
Tumblr media
                        Flor de piedra (2018). La Gran Sabana, Venezuela.
Rua São Paulo (Fundavag Ediciones, 2019, II Premio Franco-Venezolano a la Joven Vocación Literaria) - Jesús Montoya
19 notes · View notes
Text
El tiempo
Hace un par de años ya recuerdo una conversación a la que últimamente retorno. Uno de mis más grandes amigos y yo caminábamos por una avenida y en algún punto mi amigo me hablaba de lo importante que eran las calles de Lima para nosotros, para la historia, para la memoria colectiva. En aquel momento toda la cháchara me pareció demasiado grandilocuente para mí. Me decía para mis adentros: yo, que me suelo perder cada dos avenidas, no sé nada de Lima y no lo sabré incluso si vivo más de cien años en esta ciudad. Yo, que solo sueño con marcharme lo más lejos posible de aquí, no quiero tener nada que ver con esta ciudad llena de moho y tráfico y clacsons y humedad y semáforos malogrados y ese recordatorio constante de que sigues acá cuando tu lugar es en esa carretera muchísimo más lejos de aquí.
Vuelvo a esa conversación, porque en estas últimas semanas lamentablemente he tenido tiempo, quizá demasiado tiempo, para pensar en el mundo, en mí, en esa ruta de carretera hacia la nada. Me vi a mí misma tejiendo conversaciones diferentes de tiempos diferentes para responderme o quizá, sería más preciso decir, para darle un poco de valor al arte de perder el tiempo y a la modorra.
Hace unas semanas una de mis amigas me preguntó: ¿Qué es el tiempo para ti? Aquel día me quedé en blanco. Pensé automáticamente en citas de libros y me avergoncé un poco de mí misma, luego pensé en películas, en canciones y me quedé en la música por un buen rato. Ahora hay días en que me siento frente a la pc y me pregunto a mí misma: ¿qué es el tiempo para mí? Y lo graciosísimo del asunto es que no puedo dejar de pensar en estas citas de libros, en estas películas, en estas canciones relacionadas con una y otra calle de Lima. Pienso en el tiempo y pienso en la literatura también y en este arte ocioso y cansado y triste y desesperante, que para mí significa escribir poesía y pienso en escenas que ya no existen. Pienso en pedazos de conversaciones que quizá nunca existieron y mi cerebro las inventó para hacerme sentir un poquito mejor conmigo misma. No tengo una respuesta todavía, pero tengo un cúmulo de ideas y termino concluyendo que para mí la avenida universitaria tiene una memoria de un tiempo que ya no es, pero quizá en otra dimensión desconocida recién está sucediendo y cuando subo a los buses y veo las calles, me pasa eso de verme a mí misma caminando con tres, cuatro, cinco años menos. Me pasa seguido que entiendo la ciudad cada vez más como parte de esta construcción extraña que soy ahora y me entristece saber que cuando recorría cada parque, cada plaza y cada calle de madrugada años atrás no era consciente de que estaba dejando a cada paso un pedacito de mí misma, que me estaba haciendo una con ese tiempo que no llego a entender y estaba escribiendo algo parecido a un cadáver exquisito en esa ruta, que es y que luego será.  Y sí, al final no hay una respuesta real sobre el tiempo en estas letras, pero dejo esta idea de que de alguna forma el espacio, las letras y el tiempo tienen un hilo en común, quién sabe a dónde lleguen y si de verdad importa al final del día leer disertaciones intrascendentes como esta.
Y bueno, para darle algo de trascendencia real a este post, confieso, producto enteramente de la modorra y procastinación que pronto desaparecerá; les dejo un poema que escribí hace poco pensando en esto del tiempo, Lima y la vida.
Tumblr media
McNaught y el día que decidimos no pagar la renta
(Primer manifiesto)
·         Paso 1
Quise morir a los doce, caminé demasiadas cuadras hacia la escuela y el sol terminó por quemarme la piel. A los quince intenté repetir el acto, la sangre, la falda y los amores con cartas escritas a última hora. Entonces llegué a los veinte y no supe qué hacer. Mi nombre no combinó nunca con los dos dígitos; llegué arrastrándome mientras abría la boca, mis poros, mi vulva sucia y el centro eterno de mi ombligo:
 Me como las calles,
 Hambrienta
 De esa parte de Lima que nunca duerme,
 Con mis colmillos de vampira etílica
Que succionan  fluido tras fluido
                                      y muerden esta madrugada
de buses vacíos,
con sus estaciones y la cara de mi madre
Te muerdo el hombro
No a la cara
Para que me veas
Fracasar con más realismo.
  Hambrienta
de las caminatas  descalza por el puente Trujillo
 Me trago
                                  Tú, ellas, nosotras,
Nos
Tragamos,
 Mi tristeza de virgen desahuciada,
                           Sacamos la lampa
Empezamos a cavar
                                              Hay una fosa en el hostal  Versalles,
                                              A la mitad del tercer piso.
Hay una fosa abierta con tus manos tendidas, el blíster de oro de la sertralina de cien miligramos, para ti, el llanto de nuestros bebés y para ellos los poemas sobre la cura del papiloma humano y el cáncer de mama. Para ellos, mi alabaré con las faldas levantadas y esta pandereta que busca detener el tiempo antes de finalizar el ritual.
 Hay un cuerpo dentro de la fosa
 Hay un cuerpo que no comeré
 Hay un hambre que no calla mis intestinos
 Y
 Ya
 He lavado la pala
 Y
 Ya
 Quiero terminar de comerme los postes de luz, los empaques de chicles de las avenidas principales, ese cohete rumbo a la nada donde no pude hallar un lugar.
 Y luego de comérmelo todo,
 Yo
Solo
Quiero volar
 ·         Paso 2
 Soñé con mis láminas sobre el aparato nervioso para mi clase de biología de cuarto grado. Tenías un mechón sobre la frente y una mano alargada que combinaba con tu distintivo de delegada escolar. Soñé con una hermosa parálisis de sueño que me lanzaba el balón en medio del patio y yo miraba hacia el aula de clases petrificada. Entonces desperté y tú ya dormías el sueño de los prófugos.
                                   Me apena mirarte en medio de los caramelos
 Saber que cuando salga de esta
 -Esta nuestra intersección-
No volveré a comer los caramelos que explotan en tu boca
No tomaré las fotos con las cámaras de rollo Kodaks
No habrá una caminata rumbo a la tienda de CDS
 Me queda nuestra gastritis, la taquicardia, las depresiones que me abrazan hasta el fondo. Me queda ahora este aire de un domingo que me habla de tus dudas vocacionales.
 El pasado se ha arrastrado por mi estómago
Se abrió como una ameba
Se multiplicó en un parpadear de ojos
                                                                              De tus ojos sin córneas
 Se ha realizado una metástasis que se incrustó en mi pecho.
 Yo miro en las avenidas
 Nombre tras nombre
Hojas que se caen
Condominios que cambiaron de dueños
 El aquí y el ahora que tiene un nombre ficticio de una ciudad que no me reconoce, que no me entiende. Le ofrecí una cucharada de azúcar a la capital y me dijiste que bastaba con dos, que a los fantasmas les encanta el café amargo. Algo tenían ustedes en común. Algo a pesar de ese tabaco sin filtro y las pupilas dilatadas.
  Ahora rebobinemos nuestros VHS,
Sé que te irás al final de la película de fantasía.
Pero esta noche,
Dormimos los tres.
·         Paso 3
Si pudiera olvidarlo todo
Si pudiera sacarme el recuerdo de todos los pasos por las calles llenas de moho
Hoy ya no somos niñas pequeñas
Mil disculpas no bastan,
Mil disculpas no perdonan nuestras ofensas
Si pudiera decirle its all over a mis ilusiones que chocan hirviendo contra la tierra, o parten para volver en el minuto exacto.
Pero ya no somos esas niñas
La que te mira al espejo,
Yo, tengo el rostro de una eternidad que no puedes fotografiar con tus aparatitos del nuevo siglo. Me pides que abra la mano. Hay una línea larga que te dice que viviré para ver el fracaso y reinado de nuevas civilizaciones y mi elixir de la juventud eterna está en el medio de las doce uvas de la mesa de mi madre.
Pero yo no le creo a los hombres
Y
Ya
No
Soy esa niña
Hoy he renacido en este cuerpo que se refleja con la caída de las pieles y la muerte, la muerte de las células del nuevo mundo, la muerte de los incrédulos que prendieron fuegos artificiales para nuestro primer encuentro con los jinetes de túnicas negras.
Tengo la noticia del fin del mundo a flor de piel, como todas.
Las niñas que sobrevivieron al fin de siglo
Las niñas que vieron el final de la Edad Media
Las niñas que prendieron una Pentium cuatro, cuando querían darle la vuelta a su cassette en el walkman
Las niñas con ojos grandes que vieron el final de sus vidas a los veinticinco años.
¿Dime, qué me queda ahora?
A mí, cargada de caprichos.
Con la juventud derritiéndose al paso de la cera.
Con las voces de los cerdos diciéndome que solo me queda mirar fijo hacia ese punto y sonreír para la fotografía. Luego tocará taparse la boca, colocarse un esparadrapo para no hacer demasiado ruido, consumir la cantidad exacta de laxantes, matricularme en un gimnasio. Toca construirse un cuerpo nuevo que no ofenda la religión del nuevo Cristo.
Pero ya no soy esa niña
Te permito llevarme contigo
Este cuerpo
Esta vida
Este aire
Ya no lo quiero
3 notes · View notes
verdadpresenteadv · 3 years
Text
Por la gracia se puede alcanzar el ideal de Cristo, 13 de diciembre
Porque así dijo el Señor... En descanso y en reposo seréis salvos; en quietud y en confianza será vuestra fortaleza. Y no quisisteis. Isaías 30:15. SSJ 354.1
El Señor reconocerá todo esfuerzo que hagan por alcanzar el ideal que él tiene para ustedes. Cuando fracasen, cuando por traición sean inducidos a pecar, no se sientan imposibilitados de orar, no se sientan indignos de presentarse ante el Señor. “Hijitos míos, estas cosas os escribo para que no pequéis; y si alguno hubiere pecado, abogado tenemos para con el Padre, a Jesucristo el justo”. 1 Juan 2:1. Él espera con los brazos extendidos para dar la bienvenida al hijo pródigo. Vayan a él y cuéntenle sus errores y fracasos. Pídanle que los fortifique para un renovado esfuerzo. Nunca los chasqueará, nunca burlará la confianza de ustedes. SSJ 354.2
Tendrán pruebas. De ese modo pule el Señor la tosquedad del carácter. No murmuren. Con las quejas hacen más dura la prueba. Honren a Dios con una sumisión alegre. Soporten pacientemente la presión. Aunque sean perjudicados, mantengan el amor de Dios en el corazón... SSJ 354.3
Cristo conoce la fuerza de las tentaciones y el poder de ustedes para resistir. Su mano está siempre tendida con compasiva ternura hacia cada criatura que sufre. Dice a los tentados y desanimados: Hijo por quien he sufrido y muerto, ¿no puedes tener confianza en mí? “Como tus días serán tus fuerzas”. Deuteronomio 33:25... No se puede describir con palabras el gozo y la paz del que acepta al pie de la letra lo que Dios dice. Las pruebas no lo perturban, los desaires no lo afectan. Ha crucificado al yo. Día tras día pueden hacerse sus deberes más abrumadores, sus tentaciones más fuertes, sus pruebas más severas; pero no vacila, pues recibe fuerza igual a su necesidad... Cristo no nos ha dado la seguridad de que sea asunto fácil lograr la perfección del carácter. Un carácter noble, completo, no se hereda. No lo recibimos accidentalmente. Un carácter noble se obtiene mediante esfuerzos individuales, realizados por los méritos y la gracia de Cristo. Dios da los talentos, las facultades mentales; nosotros formamos el carácter. Lo desarrollamos sosteniendo rudas y severas batallas contra el yo. Hay que sostener conflicto tras conflicto contra las tendencias hereditarias. Tendremos que criticarnos a nosotros mismos severamente, y no permitir que quede sin corregir un solo rasgo desfavorable. SSJ 354.4
Nadie diga: No puedo remediar mis defectos de carácter. Si llegan a esa conclusión, dejarán ciertamente de obtener la vida eterna. La imposibilidad reside en la propia voluntad. Si no quieren, no pueden vencer. La verdadera dificultad proviene de la corrupción de un corazón no santificado y de la falta de voluntad para someterse al gobierno de Dios.—Mensajes para los Jóvenes, 95-97. SSJ 354.5
0 notes
edinson-gelves · 4 years
Text
Cristo conoce la fuerza de las tentaciones y el poder de ustedes para resistir. Su mano está siempre tendida con compasiva ternura hacia cada criatura que sufre. Dice a los tentados y desanimados: Hijo por quien he sufrido y muerto, ¿no puedes tener confianza en mí? “Como tus días serán tus fuerzas”.Deuteronomio 33:25... No se puede describir con palabras el gozo y la paz del que acepta al pie de la letra lo que Dios dice. Las pruebas no lo perturban, los desaires no lo afectan. Ha crucificado al yo. Día tras día pueden hacerse sus deberes más abrumadores, sus tentaciones más fuertes, sus pruebas más severas; pero no vacila, pues recibe fuerza igual a su necesidad... Cristo no nos ha dado la seguridad de que sea asunto fácil lograr la perfección del carácter. Un carácter noble, completo, no se hereda. No lo recibimos accidentalmente. Un carácter noble se obtiene mediante esfuerzos individuales, realizados por los méritos y la gracia de Cristo. Dios da los talentos, las facultades mentales; nosotros formamos el carácter. Lo desarrollamos sosteniendo rudas y severas batallas contra el yo. Hay que sostener conflicto tras conflicto contra las tendencias hereditarias.Tendremos que criticarnos a nosotros mismos severamente, y no permitir que quede sin corregir un solo rasgo desfavorable.
Nadie diga: No puedo remediar mis defectos de carácter. Si llegan a esa conclusión, dejarán ciertamente de obtener la vida eterna. La imposibilidad reside en la propia voluntad. Si no quieren, no pueden vencer. La verdadera dificultad proviene de la corrupción de un corazón no santificado y de la falta de voluntad para someterse al gobierno de Dios.
Tomado del devociónal ser semejantes a Jesús
DIOS TE BENDIGA 🙏🏻
Tumblr media
0 notes
acapulcopress · 4 years
Text
En nueva carta mamá del 'Chapo' vuelve a pedir ayuda a López Obrador
Tumblr media
] CIUDAD DE MÉXICO. * 30 de marzo de 2020. | Infobae. El presidente de México, Andrés Manuel López Obrador, confirmó que el pasado domingo durante su gira de trabajo por Badiraguato, Sinaloa, saludó a María Consuelo Loera Pérez, madre de Joaquín “El Chapo” Guzmán, y le hizo llegar una carta en la que le pidió ayuda para poder ver a su hijo, quien se encuentra preso en una cárcel de máxima seguridad en Estados Unidos, sentenciado a cadena perpetua por narcotráfico. López Obrador indicó que hará pública la carta que la madre del Chapo, pues, dijo, no tiene nada que ocultar. “Le pido a la señora que me comprenda, y que no tenemos nada que ocultar, y no hay nada que pueda avergonzarnos, ni a ella ni a mi, ella tiene todo el derecho, como madre, de defender a su hijo, tiene todo el derecho de hacerlo y yo tengo la obligación de escuchar a todos los mexicanos, entonces al momento que yo les entregue la carta, me dice de la primera gestión que se hizo que no tuvo éxito, y me pide ahora que ella quiere ver a su hijo, que no lo ha podido ver”, explicó. La misiva, escrita en una maquina escribir, comienza con un saludo. “Estimado hermano en cristo: En primer término deseo agradeserle su intervención, sobre la carta que entregamos en su primer visita a Badiraguato, Sinaloa el año pasado y deseo informarle lo siguiente al respecto. Nuestros abogados José Luis González Meza y Juan Pablo Badillo están en contacto directo con quienes usted designó para la repatriación de mi querido hijo, Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, es decir, los secretarios de Gobernación, Relaciones Exteriores, Secretario de Hacienda y la Fiscalía General de la República, en donde ya se aportaron todas las pruebas en donde queda claro que mi hijo fue entregado ilegalmente al gobierno de los Estados Unidos de Norteamérica, nada me haría más feliz a mi y a mi familia verlo en donde debe de estar, en una cárcel en México", se lee en la carta que está escrita con mayúsculas y faltas de ortografía. "Desgraciadamente tengo que informarle que las gestiones de su Gobierno para que se me otorgará visa humanitaria para visitar, únicamente a mi hijo, Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, me fue negada por el Gobierno norteamericano. Deseo insistirle sobre su apoyo para que se me permita visitar a mi hijo, ya que mi edad avanzada, 92 años, y las enfermedades que me aquejan, así como mis grandes deseos de verlo. Ya que que tengo más de 5 años sin verlo. En espera de seguir contando con su apoyo, le deseo que nuestro señor Jesucristo lo ilumine y lo colme de bendiciones en esa tarea que el pueblo de México le asignó. Atentamente: María Consuelo Loera P��rez", termina carta fechada el 20 de marzo de 2020, en Badiraguato, Sinaloa y firmada por la madre de “El Chapo”. Este domingo, el presidente viajó tres horas y media desde el emblemático arco que anuncia la llegada a este municipio para ir al entronque que construye la Secretaría de Comunicaciones y Transportes (SCT) y que comunicará por primera vez los estados que conforman el llamado Triángulo Dorado. Esta región, donde convergen los estados de Chihuahua, Durango y Sinaloa, es conocida por la siembra de marihuana y amapola, un precursor de la heroína; es pues, cuna de narcos. El domingo por la noche circuló un video en redes sociales, en donde se ve al mandatario mexicano acercarse a una camioneta y saludar a una señora, quien fue identificada como la madre de Guzmán Loera. López Obrador confirmó este lunes, en su conferencia de prensa, que sí saludó a la madre de Joaquín “El Chapo” Guzmán, durante su gira de trabajo en Badiraguato, Sinaloa, ayer por la tarde. "Si, la saludé. Hicieron también un escándalo nuestros adversarios, los conservadores, fui a la supervisión de un camino que estamos construyendo de Badiraguato en Guadalupe y Calvo , es un camino importantísimo, y el camino está hasta ahora en construcción adelante de un poblado que se llama La Tuna y ahí vive la señora, y ella fue a donde se hizo la explicación sobre el camino le dijeron que estaba ahí y que quería saludarme y me bajé de la camioneta y la saludé. Es una señora de 92 años y ya dije , la peste funesta es la corrupción, no un adulto mayor que merece todo mi respeto, independientemente de quién sea su hijo. Y lo seguiría haciendo. A veces le tengo que dar la mano, porque ese es mi trabajo, a delincuentes de cuello blanco, que ni siquiera han perdido su respetabilidad. Entonces, ¿cómo no se la voy a dar a una señora?, ¿cómo le voy a dejar la mano tendida? Se me hace mal el hacer eso, indicó el mandatario mexicano. “Es una falta de respeto para las víctimas del narcotráfico y las Fuerzas Armadas”, así fue calificado por la oposición en México la deferencia que tuvo el presidente con la madre de Joaquín “El Chapo” Guzmán. Hace siete meses, fuerzas federales trataron de detener a Ovidio Guzmán, hijo del “Chapo”, en calles de Culiacán, sin embargo ante la reacción del crimen organizado, el gabinete de seguridad federal optó por dejar libre al hijo del capo y detener lo que sería un derramamiento de sangre masivo. A lo largo del camino, que fue abierto para el presidente de la República, se podían apreciar puestos de vigilancia improvisados, vacíos, sillas que miraban a ambos lados de la carretera y cubiertos con mantas de plástico negra. En esta ocasión no había personas ocupándolos, pero se podía presumir que eran habitados por vigilantes que sirven al Cártel de Sinaloa. “Puede que hayan sido advertidos de que venía el presidente y por eso no están ahí. Pero en un día normal es común verlos vigilando estos lares” comentó un habitante. Badiraguato es cuna de narcos, Caro Quintero es uno de sus “hijos predilectos” junto al “Chapo” Guzmán; hasta este lugar fue el mandatario federal a supervisar la obra histórica que comunicará Sinaloa y Durango. La Carta, íntegra SR. LIC. ANDRES MANUEL LOPEZ OBRADOR PRECIDENTE CONSTITUCIONAL DE LOS ESTADOS UNIDOS MEXICANOS. PRESENTE. ESTIMADO HERMANO EN CRISTO: EN PRIMER TERMINO DEBO AGRADESERLE SU INTERBENCION, SOBRE LA CARTA QUE LE ENTREGAMOS EN SU PRIMER VISITA A BADIRAGUATO SINALOA EL AÑO PASADO Y DESEO INFORMARLE LO SIGUIENTE AL RESPECTO. NUESTROS ABOGADOS JOSE LUIS GONZALEZ MEZA Y JUAN PABLO BANDILLO ESTAN EN CONTACTO DIRECTO CON QUIENES USTED DESIGNO PARA LA, REPATRICCION DE MI QUERIDO HIJO, JUAQUIN ARCHIVALDO GUZMAN LOERA ES DESIR LOS SECRETARIOS DE GOBERNACION, RELACIONES EXTERIORES, SECRETARIO DE HACIENDA Y LA FISCALIA GENERAL DE LA REPUBLICA EN DONDE YA SE APORTARON TODAS LAS PRUEBAS EN DONDE QUEDA CLARO, QUE MI HIJO FUE ENTREGADO ILEGALMENTE AL GOBIERNO DE LOS ESTADOS UNIDOS DE NORTEAMERICA, NADA ME HARIA MAS FELIZ A MI Y A MI FAMILIA VERLO EN DONDE DEBE DE ESTAR EN UNA CARCEL EN MEXICO. DESGRASIADAMENTE TENGO QUE INFORMARLE QUE LAS JESTIONES DE SU, GOBIERNO PARA QUE SE ME OTORGARA VISA HUMANITARIA PARA VISITAR, UNICAMENTE A MI HIJO JUAQUIN ARCHIVALDO GUZMAN LOERA, ME FUE NEGADA POR EL GOBIERNO NORTEAMERICANO. DESEO INSISTIRLE SOBRE SU APOYO PARA QUE SE ME PERMITA VISITAR AMI, HIJO YA QUE MI EDAD AVANZADA 92 AÑOS Y LAS ENFERMEDADES QUE ME, AQUEJAN, ASI COMO MIS GRANDES DECEOS DE VERLO. YA QUE TENGO MAS DE 5 AÑOS SIN VERLO. EN ESPERA DE SEGUIR CONTANDO CON SU APOYO LE DESEO QUE NUESTRO, SEÑOR JESUCRISTO LO ILUMINE Y LO COLME DE BENDICIONES EN ESA, TAREA QUE EL PUEBLO DE MEXICO LE ASIGNO. ATENTAMENTE A 20 DE MARZO DE 2020 EN BADIRAGUATO SINALOA, MARIA CONSUELO LOERA PEREZ Read the full article
0 notes
Text
Discurso del Papa Francisco en el Vía Crucis de la JMJ Panamá 2019
Tumblr media
Señor, Padre de misericordia, en esta Cinta Costera, junto a tantos jóvenes venidos de todo el mundo, hemos acompañado a tu Hijo en el camino de la cruz; ese camino que quiso recorrer para mostrarnos cuánto nos amas y cuán comprometido estás con nuestras vidas.
El camino de Jesús hacia el Calvario es un camino de sufrimiento y soledad que continúa en nuestros días. Él camina, padece en tantos rostros que sufren la indiferencia satisfecha y anestesiante de nuestra sociedad, sociedad que consume y se consume, que ignora y se ignora en el dolor de sus hermanos.
También nosotros, tus amigos Señor, nos dejamos llevar por la apatía, la inmovilidad. No son pocas las veces que el conformismo nos ha ganado y paralizado. Ha sido difícil reconocerte en el hermano sufriente: hemos desviado la mirada, para no ver; nos hemos refugiado en el ruido, para no oír; nos tapamos la boca, para no gritar.
Siempre la misma tentación. Es más fácil y “pagador” ser amigos en las victorias y en la gloria, en el éxito y en el aplauso; es más fácil estar cerca del que es considerado popular y ganador.
Qué fácil es caer en la cultura del bullying, del acoso, de la intimidación, del encarnizamiento con el débil.
Para ti no es así Señor, en la cruz te identificaste con todo sufrimiento, con todo aquel que se siente olvidado.
Para ti no es así Señor, pues quisiste abrazar a todos aquellos que muchas veces consideramos no dignos de un abrazo, de una caricia, de una bendición; o, peor aún, ni nos damos cuenta de que lo necesitan, los ignoramos.
Para ti no es así Señor, en la cruz te unes al vía crucis de cada joven, de cada situación para transformarla en camino de resurrección.
Padre, hoy el vía crucis de tu Hijo se prolonga: se prolonga en el grito sofocado de los niños a quienes se les impide nacer y de tantos otros a los que se les niega el derecho a tener infancia, familia, en los niños que no pueden jugar, cantar, soñar, se prolonga en las mujeres maltratadas, explotadas y abandonadas, despojadas y ninguneadas en su dignidad; en los ojos tristes de los jóvenes que ven arrebatadas sus esperanzas de futuro por falta de educación y trabajo digno; se prolonga en la angustia de rostros jóvenes, amigos nuestros que caen en las redes de gente sin escrúpulos ―entre ellas también se encuentran personas que dicen servirte, Señor―, redes de  explotación, de criminalidad y de abuso, que se alimentan de sus vidas.
El vía crucis de tu Hijo se prolonga en tantos jóvenes y familias que, absorbidos en una espiral de muerte a causa de la droga, el alcohol, la prostitución y la trata, quedan privados no solo de futuro sino de presente. Y así como repartieron tus vestiduras, Señor, queda repartida y maltratada su dignidad.
El vía crucis de tu Hijo se prolonga en jóvenes con rostros fruncidos que perdieron la capacidad de soñar, de crear e inventar el mañana y se “jubilan” con el sinsabor de la resignación y el conformismo, una de las drogas más consumidas en nuestro tiempo.
Se prolonga en el dolor oculto e indignante de quienes, en vez de solidaridad por parte de una sociedad repleta de abundancia, encuentran rechazo, dolor y miseria, y además son señalados y tratados como los portadores y responsables de todo el mal social.
La pasión de tu Hijo se prolonga en la resignada soledad de los ancianos que dejamos abandonados y descartados.
Se prolonga en los pueblos originarios, a quienes se despoja de sus tierras, sus raíces y su cultura, silenciando y apagando toda la sabiduría que tienen y nos pueden aportar.
Padre, el vía crucis de tu Hijo se prolonga en el grito de nuestra madre tierra, que está herida en sus entrañas por la contaminación de sus cielos, por la esterilidad en sus campos, por la suciedad de sus aguas, y que se ve pisoteada por el desprecio y el consumo enloquecido que supera toda razón.
Se prolonga en una sociedad que perdió la capacidad de llorar y conmoverse ante el dolor.
Sí, Padre, Jesús sigue caminando, cargando y padeciendo en todos estos rostros mientras el mundo, indiferente, y en un confortable cinismo, consume el drama de su propia frivolidad.
Y nosotros, Señor, ¿qué hacemos?
¿Cómo reaccionamos ante Jesús que sufre, camina, emigra en el rostro de tantos amigos nuestros, de tantos desconocidos que hemos aprendido a invisibilizar?
Y nosotros, Padre de misericordia,
¿Consolamos y acompañamos al Señor, desamparado y sufriente, en los más pequeños y abandonados?
¿Lo ayudamos a cargar el peso de la cruz, como el Cireneo, siendo operadores de paz, creadores de alianzas, fermentos de fraternidad?
¿Nos animamos a permanecer al pie de la cruz como María?
Contemplamos a María, mujer fuerte. De ella queremos aprender a estar de pie al lado de la cruz.
Con su misma decisión y valentía, sin evasiones ni espejismos. Ella supo acompañar el dolor de su Hijo, tu Hijo Padre; sostenerlo en la mirada, cobijarlo con el corazón. Dolor que sufrió, pero no la resignó. Fue la mujer fuerte del “sí”, que sostiene y acompaña, cobija y abraza. Ella es la gran custodia de la esperanza.
Nosotros también Padre, queremos ser una Iglesia que sostiene y acompaña, que sabe decir: ¡Aquí estoy! en la vida y en las cruces de tantos cristos que caminan a nuestro lado.
De María aprendemos a decir “sí” al aguante recio y constante de tantas madres, padres, abuelos que no dejan de sostener y acompañar a sus hijos y nietos cuando “están en la mala”.
De ella aprendemos a decir “sí” en la testaruda paciencia y creatividad de aquellos que no se achican y vuelven a comenzar en situaciones que parecen que todo está perdido, buscando crear espacios, hogares, centros de atención que sean mano tendida en la dificultad.
En María aprendemos la fortaleza para decir “sí” a quienes no se han callado y no se callan ante una cultura del maltrato y del abuso, del desprestigio y la agresión y trabajan para brindar oportunidades y condiciones de seguridad y protección.
En María aprendemos a recibir y hospedar a todos aquellos que han sufrido el abandono, que han tenido que dejar o perder su tierra, sus raíces, sus familias, sus trabajos.
Padre, como María queremos ser la Iglesia que propicie una cultura que sepa acoger, proteger, promover e integrar; que no estigmatice y menos generalice en la más absurda e irresponsable condena de identificar a todo emigrante como portador del mal social.
De ella queremos aprender a estar de pie al lado de la cruz, pero no con un corazón blindado y cerrado, sino con un corazón que sepa acompañar, que conozca de ternura y devoción; que entienda de piedad al tratar con reverencia, delicadeza y comprensión. Queremos ser una Iglesia de la memoria que respete y valorice a los ancianos y reivindique el lugar que tienen como custodios de nuestras raíces.
Padre, como María queremos aprender a “estar”.
Enséñanos Señor a estar al pie de la cruz, al pie de las cruces; despierta esta noche nuestros ojos, nuestro corazón; rescátanos de la parálisis y de la confusión, del miedo y de la desesperación. Padre, enséñanos a decir: Aquí estoy junto a tu Hijo, junto a María y junto a tantos discípulos amados que quieren hospedar tu Reino en el corazón. Amén.
**
Y después de haber vivido la pasión del Señor junto a María al pie de la cruz, nos vamos con el corazón silencioso y en paz, alegre y con muchas ganas de seguir a Jesús, que Jesús los acompañe y que la Virgen los cuide. Adiós.
0 notes
micaminoasantiago · 6 years
Text
Tumblr media
5 de enero
Nada en esta vida es coincidencia.
Para mi vida espiritual son tiempos de sequía, NUNCA he sido de pocos pecados, soy muy promedio como pecador promedio, he sido de tener que confesarme cada semana, antes... ahora estoy bastante apartado.
Cómo fue esta separación?
Difícil saberlo, cuando se seca la oración empieza a relajarse la conciencia y el espíritu, siempre me he cuestionado porqué esta sequía llega justo cuando tengo que sembrar en mis hijos la semilla de la fe; pero tengo confianza en que lo sembrado en tiempos pasados servirá para dar frutos en su vida espiritual.
Solía ser muy allegado al apostolado y a los movimientos de la Iglesia, podría poner de pretexto que el no vivir mi fe en una comunidad me ha dificultado crecer en una Vida Espiritual. Pero es solo eso, un pretexto, en el fondo el espíritu no se mueve y aunque sé que Dios nunca ha dejado de buscarme mis pecados me arraigan a la vida laxa y desidiosa que me he construido. Soy como el Rey Théoden de el Señor de los Anillos que se deja seducir por la voz incomoda de Grima, "La Lengua de Serpiente". Sin embargo cada noche procuro rezar "Ven Señor Jesús", y lo digo en serio, como esperando que El Salvador venga de nuevo a inflamar mi corazón y a reconstruir al Peregrino de la vida.
Tumblr media
Hasta hoy no he mencionado mucho de mis expectativas espirituales en esta Peregrinación que se aproxima porque pareciera que no las hay, que estoy más atento de las aventuras, pero en el fondo no es así. En el fondo el viejo Sergio, ese Sergio que aunque siempre lleno de pecados procura estar cerca de Dios, está clamando volver a la superficie.
Siempre mi fe ha sido una fe de conveniencia, mi amor a Dios se ha sostenido en el Temor de Dios, como queriendo siempre estar del lado de los buenos para no sufrir el castigo de los malos, sé que cuando la Fe vuelva regresará renovada, ardiente, deseosa del amor de Cristo que hoy no entiendo porque no la puedo ver.
Hoy es 5 de enero, la noche de los Reyes Magos, no estaría de más dejar mi cartita en mi zapato junto al árbol pidiendo a Dios mi conversión.
Sé que su mano sigue tendida y que no dejará de buscar los medios para encontrarme. Y quién sabe, quizá sea en este Camino de Santiago cuando la re encuentre, aunque también sé que Dios no se moverá más allá de mi voluntad
Tumblr media
0 notes
automatismoateo · 7 years
Text
Frases desde la caverna - Décima entrada
From Blog Sin Dioses http://ift.tt/2lARJ6G (via IFTTT)
Sindioses presenta una nueva entrega de las frases desde la caverna. En Sindioses compilamos las frases más extrañas, ignorantes y llenas de odio provenientes de los líderes religiosos a fin que su recolección y análisis permita reflexionar sobre ellas.
Esta décima entrega llega después de mucho tiempo sin entregas nuevas (Desde el 2015). Esta entrega recoge las "Frases desde la Caverna de 2017".
Enero 2017
“Las cosas son así también en nuestra Comunidad Valenciana que, como otras ocho comunidades autonómicas españolas, pretende imponer, a modo colonizador de las conciencias y aún por la fuerza, esta ideología mediante una legislación inicua que se encuentra en estos momentos en las Cortes Valencianas para su tramitación y su aprobación si no lo remedian los que deberían remediarlo... Por eso, en defensa del hombre y de la familia, también de la democracia que nos dimos en España con sus derechos y libertades que tutela, la cual no es posible sin la verdad del hombre y de la familia, y, precisamente, en nombre de los hombres y de la familia, y en nombre de Dios garante del hombre y de la familia, pido, con mano tendida y apertura, a quien corresponda que repiensen las cosas y no vayan contra el hombre ni contra la familia."
- Antonio Cañizares. arzobispo de Valencia, en una carta contra los derechos LBGTI.
Febrero 2017
"[L]a causa del daño [abuso sexual de niños por un sacerdote católico] es atribuible de manera exclusiva a las víctimas indirectas, quienes faltaron en su deber del cuidado, vigilancia, comunicación, protección... los padres serán siempre responsables del daño causado por las culpas o los delitos cometidos por sus hijos menores, y que conocidamente provengan de mala educación o hábitos viciosos que les han dejado adquirir"
- Arquidiócesis de Cali, Colombia en respuesta al juez por caso de responsabilidad de la Iglesia por los abusos del sacerdote William Mazo. 
"No puede liderar causa alguna. Sabe que su causa es mezquina. Usar a los niños abusados para ser cristianófobo es su fin"
- Oswaldo Ortiz, pastor colombiano atacando al comunicador Daniel Sámper por poner en evidencia los casos de abuso sexual del sacerdote William Mazo en Cali.
Marzo 2017
“Como saben que no te puedo pegar… Qué bien te mereces un par de garnatá míos (bofetadas)… Y yo tengo unos manes tablúos (acuerpados) aquí. Yo te puedo hacer la vuelta (mandar a matar)... Te mando a Nigeria (uno de los escoltas de Arrázola), este te acaba, te mata ese man. Dale gracias a Dios que soy nacido nuevo. Tengo el Espíritu Santo y Jesucristo en mi corazón, porque hace rato estuvieras en la Ciénaga de la Virgen, metido ahí”.
- Miguel Arrázola, pastor de la Iglesia Ríos de Vida, amenazando al periodista Lucio Torres que reveló los millonarios ingresos del pastor y su familia.
"La verdad es que el hombre sabe muy poco del pasado reciente, y mucho menos del pasado distante, de los tiempos de Noé o antes. Porque todo el que conoce el nivel de especulación e invención y creatividad que acompaña las "teorías" de los materialistas, sabe que el mundo de Matrix es más cierto que el de Darwin"
- Dawlin Ureña. 
“Me he preguntado si no hay límites para la libertad de expresión, si todo vale en las manifestaciones festivas porque nada es verdad, si no hay recursos para cortar la frivolidad blasfema que ofende a muchos ciudadanos."
- Francisco Cases, Obispo de Gran Canarias al condenar el acto de Drag Setlas en el Festival de Gran Canaria.
"La forma en la que estos periodistas liberales reportaban las especulaciones de la "ciencia" (o sea, darwinismo), es hasta entretenida. Miren cómo aseguran que los neandertales tenían aspirinas... Como si tuvieran un video".
- Dawlin Ureña, hablando sobre una noticia que comenta que los neandertales mascaban corteza de álamo para calmar el dolor. 
"Los desastres naturales son un castigo divino producidos por la ideología de género"
- Ricardo Medina, regidor de Arequipa.
"¿Y ahora los van a indemnizar? ¿Y quien dijo que una preferencia sexual equivale a ser sido esclavos, o alguna injusticia equivalente? ¡Esto se perdió hermanos! ¡Póngamos los ojos en Cristo!"
- Dawlin Ureña comentando la noticia que Alemania indemnizará a los homosexulaes que fueron condenados por serlo hasta 1994.
"Si encuentran a dos mujeres haciendo sexo, maten a las dos, y si encuentran a una mujer teniendo sexo con un animal, mátenla a ella y maten al animal (...) en el nombre de Jesús. Los LGTBI es gente podrida, corrompida e infeliz. Hay poder en Jesús y en la sangre de Cristo"
- Rodolfo González, pastor del Movimiento Misionero Mundial en Lima, Perú. 
“Dios ordenó ponerla junto al fueguito para sacarle al demonio. Nosotros estábamos orando, y cuando el demonio se salió de su cuerpo, ella cayó en el fueguito”.
- Juan Gregorio Rocha Romero, pastor de las Asambleas de Dios en Nicaragua justificando la muerte de Vilma Trujillo quien fue quemada viva en un ritual de exorcismo.
Por personajes gay los cristianos arremetieron contra "La Bella y la Bestia".
"Invito a los Padres de familia a NO llevar a sus hijos a ver la nueva película de Disney "La Bella y la Bestia". No queremos que los adoctrinen con IDEOLOGÍA DE GÉNERO"
- Marco Fidel Ramírez, pastor y concejal de Bogotá.
Abril de 2017
"Pedro Pablo Kuczynski ha salido a alentar la imposición de la ideología de género en el sistema educativo (...) y al día siguiente empezó a llover, como si el cielo llorara de modo incontenible"
- Beatriz Mejía Mori, vocera cristiana de #ConMisHijosNoTeMetas
"Muchas mujeres provocan a los hombres para que las violen”
—Reverendo Mario Fumero, al oponerse en TV al aborto en casos de violación.
Tegucigalpa, Honduras.
"¿Dejaría usted la salud de su familia y la educación de sus hijos en manos de un ateo?"
- Alejandro Ordóñez, precandidato presidencial de Colombia atacando a los ateos y al Ministro de Salud Alejandro Gaviria.
"¿Que el ateísmo no es sinónimo ser inmoral? Los hechos dicen algo completamente distinto, pues lejos de intentar siquiera emular los códigos morales de las religiones a las que dicen superar, legalizan y defienden como moral, todo lo que antes era considerado moral. Y no contentos con ello, persiguen abiertamente a quienes aún siguen los códigos morales que ellos detesta, pues la vista del hombre bueno siempre será un martillo en la conciencia del malvado. De nuevo, el mejor ejemplo de esto, nos lo da El Espectador cuando dice: “¿Qué dirían los innumerables médicos católicos del país de alguien que pregunte, para invertir el despropósito de Ordóñez, si las personas estarían dispuestas a dejar su salud en manos de un creyente?” ¿Acaso no es exactamente eso lo que está haciendo el Ministro Gaviria al restringir y negar el derecho de los médicos e instituciones católicas a ejercer la objeción de conciencia frente a crímenes como el aborto o la eutanasia? El Ministro de Salud no sólo se ufana de pecar, sino que de paso utiliza los medios coercitivos del Estado para tratar de obligar a los demás a que pequen como él."
- Voto Católico en su nota editorial "La religión es un deber de moral natural, el ateísmo es necesariamente inmoral"
Mayo de 2017
“¿En serio, ese es su plan? ¿Qué sobre mi país no gobierna la Biblia? ¿Qué un pastor [señalando a Miguel Arrázola] no puede hablar de gobierno e influenciar un país? ¿En serio creen que no vamos a tener alcaldes, gobernadores, concejales, diputados y ediles y presidente con principios de fe?”
- Oswaldo Ortiz, pastor cristiano señalando que acabarán con la laicidad en Colombia.
"Las leyes que permiten el matrimonio entre personas del mismo sexo “rompen con la naturaleza del hombre” y “con la moral”, por lo que resulta lícito rebelarse contra ellas, exactamente igual, en su opinión, a las leyes aprobadas por el régimen nazi o al apartheid"
- Cirilo I, Patriarca de Moscú. Cabeza de la Iglesia Ortidoxa rusa.
A Vivianne Morales y su esposo, el pastor Carlos Alonso Lucio, no le alcanzaron las "armas inderretobles" de la oración y el ayuno para hacer pasar su referendo discriminatorio. 
“El ministro del Interior, el ministro de Salud, el ministro de Hacienda, el Gobierno, todo en contra de nuestro referendo (…) Esto significa que sí estamos atacando al corazón de la ideología de género (…) Por eso yo les pido de todo corazón unirnos en clamor, en oración, en ayuno. Yo les pido que nos unamos en ayuno y oración porque son las armas de nuestra batalla, de nuestra milicia y serán las armas inderrotables. Contra esto no podrá ganarnos la presión del Gobierno y de los medios de comunicación”
- Vivianne Morales, senadora evangélica en Colombia pidiendo oración por su proyecto discriminatorio contra parejas homosexuales, solteros y viudos para adoptar.
"¿Quién está persiguiendo a los homosexuales... Están aquí queriendo homosexualizar al país. Si a ustedes les gusta lo políticamente correcto a nosotros nos gusta lo cristianamente correcto".
- Carlos Alonso Lucio, pastor evangélico en el Congreso colombiano contra la adopción de menores por solteros, viudos y parejas homosexuales.
Junio de 2017
"Hacer entrega simbólica de las llaves del Municipio de Yopal a Jesucristo "para que su reino de paz y bendición sea establecido"... hacer entrega de las llaves de este municipio a los niños como si se las entregara al Seor Jesucristo Dios del cielo y la tierra".
- Luz Marina Cardozo, alcaldesa evangélica de Yopal, Casanare, entregando por decreto ese municipio colombiano a Jesucristo.
"Antes de avanzar quiero recordar, tengo un poco de frío en los pies para lo cual traje una alfombra (saca una bandera LGBT y la pone en el piso) que yo uso siempre en los programas a los que yo voy. Este es el trapo de inmundicia (mientras la pisa) para hacer más ameno el programa. "
- Javier Soto, pastor homofóbico en programa de televisión chileno.
(Para una divertida respuesta puede ir a este enlace) 
Julio de 2017
“Si Daniel Samper es capaz de violar nuestra fe y nuestra libertad de conciencia es capaz que se atreva a violar cualquier otra cosa”
- Oswaldo Ortiz, acusando al comunicador Daniel Samper de ser capaz de ser un violador de menores por ser crítico de los pastores, o lo que llaman "violar su fe".
"Usaron penes de madera para que le pongan el preservativo, aquí, todos los (alumnos) secundarios de nuestras escuelas. ¿Eso es educación sexual?. Eso es una ofensa a Dios, y tenemos que levantarnos en armas para defender nuestras familias”.
- Jorge Gómez (alías "padre Pato) Sacerdote católico de Malargüe, Argentina.
“Hoy en día se pueden hacer cosas increíbles con efectos especiales. Y la verdad es que nuestros sentidos nos muestran que la tierra es plana. No creo que yo esté adoptando una postura incoherente. Solamente me parece que si todos vemos que la Tierra es plana, entonces son los científicos los que deberían probar de manera contundente que no lo es. Y creo que hasta ahora no lo hicieron. La Bibllia dice en Daniel 4:11 “Crecía este árbol, y se hacía fuerte, y su copa llegaba hasta el cielo, y se le alcanzaba a ver desde todos los confines de la tierra.”
- The Flat Earth Society.
Agosto de 2017
"Cuando se trata de cómo tratar con los malhechores, la Biblia, en el libro de Romanos, es muy clara: Dios ha dotado a los gobernantes de poder para usar cualquier medio necesario - incluida la guerra- para detener el mal. En el caso de Corea del Norte, Dios ha dado la autoridad a Trump para eliminar a Kim Jung- Un"
- Robert Jeffres, pastor evangélico consejero de Donald Trump.
Septiembre de 2017
"Una cosa buena tienen los musulmanes. ¡que no le aceptan a los liberales todas sus vagabunderias!"
- Dawlin Ureña, comentando la prohibición de Malasia del juego "War of Gods"
"Padre, en el nombre de Jesús, como apóstol con autoridad sobre este territorio, en el nombre de Jesús yo ordeno a los vientos del este, ordeno al huracán, tu nombre es Irma. Irma yo te ordeno en el nombre de Jesús que donde estés ahora, yo te ordeno desintégrate, vete ¡sal fuera de nuestra la costa! ¡vete a lo profundo del mar! Te reprendo Irma"
- Guillermo Maldonado, pastor de la Iglesia el Rey Jesús quien ordenó detenerse al huracán Irma y falló. 
"Las tormentas y los tornados son obras satánica. Por eso dice la Biblia que Jesús reprendió los vientos. Y esos vientos vienen cargados de espíritus y demonios que vienen a matar y a destruir"
- Ruddy Gracía, pastor de la Iglesia "Segadores de Vida"  
“Y detrás de mí, tenemos personas basadas en la fe que son altamente respetadas, y especialmente en sus comunidades donde no sólo son respetadas, sino que son amadas – líderes evangélicos, líderes cristianos – muchas personas de fe. Solo quiero darles las gracias a todos por estar con nosotros hoy porque vamos a firmar un Día de Oración, y eso será el domingo (3 de septiembre), será un día muy especial”.
- Donald Trump, en una reunión rodeado de pastores evangélicos.
"Hoy oramos para que los llamados temas valóricos, cuando se inicia la vida o el matrimonio entre un hombre y mujer, tengan siempre de parte de los legisladores la consideración real de lo que significa libertad religiosa que es un derecho humano fundamental, que se respete la libertad de conciencia de quienes profesamos una fe”
- Emiliano Soto, Obispo Presidente de la Mesa Ampliada de las Iglesias Evangélicas, durante el Te Deum evangélico de Chile en el que se insultó a la presidenta Michelle Bachelet por la reciente despenalización parcial del aborto. 
Octubre de 2017
"¿No les parece interesante que Dios permitiera que esto ocurriera, como para que "nadie tenga excusas"? ¡Wow! Así se burlaban de evangélico predicando antes del violento tiroteo en Las Vegas"
- Dawlin Ureña, justificando el tiroteo de las Vegas por la presunta burla de unas personas a un predicador callejero.
"[Dios permitió la masacre de Texas] porque hemos faltado a la autoridad. Hay una profunda falta de respeto hacia nuestro presidente, en toda esta nación. Dicen cosas terribles sobre él. Está en las noticias; está en otros lugares. No hay respeto ahora por nuestro himno nacional, falta de respeto a nuestros veteranos, falta de respeto a las instituciones de nuestro gobierno, falta de respeto al sistema judicial".
- Pat Robertson, teleevangelista estadounidense. 
Noviembre de 2017
¡El hombre es tan pedante y se cree que sabe tanto, cuando en realidad no sabe que no sabe nada! Muchos animales que algunos llaman prehistóricos fueron los que sobrevivieron al Diluvio."
- Dawlin Ureña 
"El diluvio ocurrió hace poco más de cuatro mil años, los dinosaurios sobrevivieron, tal como con los demás animales que Noé guardó en el arca, en especial los dinosaurios marinos, que Dios llama Leviatán. Al cambiar tanto el mundo, la inmensa mayoría no se reprodujo y aunque algunos sobrevivieron hasta hace poco, otros perecieron o se extinguieron. Ese animal parece uno de esos tiempos, que la ciencia no había catalogado"
- Dawlin Ureña 
"La vida no es injusta, los tiempos de Dios son perfectos y éste era el momento idóneo para que murieran. Gracias Dios por matar con tu voluntad a todas a esas personas y mediante un dolor inexplicable e incomparable, hacer más fuertes a sus familiares" Amén.
- Carlos J. Cobos, un ciudadano común racionalizando las muertes ocurridas en el terremoto de México. 
Diciembre de 2017
"Lo que el gobierno brasileño está haciendo (al apoyar resoluciones contra Israel) es rasgar nuestra Biblia, romper nuestra fe. Brasil vota que Jerusalén no tiene que ver con el pueblo judío, con Israel, que Jesús no es hombre judío, que no tiene que ver con el pueblo judío Brasil está tentando desmontar la fe del cristianismo".
- Jane Silva, pastora evangélica que está recogiendo firmas para presionar al gobierno brasileño a que pase su embajada en israel de Tel Aviv a Jerusalen.
"La ideología de género es una corriente imperialista porque busca colonizar ideológicamente a los pueblos y en especial a los más pobres"
- Daniel Sturla, Arzobispo de Montevideo en Uruguay.
"¡Vaya que los argentinos quieren llevar la delantera en todo lo malo! Y se supone que quien ahora gobierna, es el ala más conservadora del espectro político argentino. Fueron los primeros con el matrimonio homosexual, luego el aborto y ahora, extirpar toda semblanza de judeocristianismo en las escuelas. ¡Wow!"
- Dawlin Ureña, comentando la prohibición de enseñar religión en Salta, Argentina. 
"Cuando das a los adolescentes condones, piensan que fornicar es legal y que han conseguido una licencia para hacerlo, una nueva cultura que es responsable de los embarazos precoces"
— Servivlien Nzakamwita, obispo católico de Ruanda.
"Para las personas de fe, se podría decir que ha sido un ‘annus horribilis’, ya que nuestra concepción cristiana del amor ha sido desafiada en los debates sobre el matrimonio y la eutanasia; la libertad religiosa de Australia se ha puesto en duda”.
- Anthony Fisher, arzobispo de Sídney en su mensaje de navidad llamando "año horrible" el 2017 por la aprobación del matrimonio igualitario en Australia.
"No saben bien ni lo que hay en su hogar de hoy, cuánto menos sabrán lo que había en el mundo pasado. ¡Pero los que confiamos en el Creador, tenemos el recuento de cómo comenzó todo y le damos gloria por ello!"
- Dawlin Ureña comentando la noticia del descubrimiento de una especie de tiburón (
Etmopterus lailae) en Hawai que brilla en la oscuridad
"Estas mujeres son depravadas y miren cómo en sus cuerpos desnudos, escriben que "Dios es una mujer"... Porque su lucha es contra la autoridad que ellas entienden que el Creador tiene sobre ellas y se quieren liberar... de ahí que son "liberales"
- Dawlin Ureña sobre la protesta de una chicas de Femmen en el pesebre del vaticano.
“Amable padre en el cielo, estamos muy agradecidos por las oportunidades y la libertad que has otorgado a este país. Agradecemos por el presidente y por los miembros del gabinete que son valientes...”.
- Ben Carson, miembro de la Iglesia Adventista del Séptimo Día y secretario de Vivienda y Desarrollo Urbano orando en agradecimiento por Trump en la Casa Blanca.
“Pueden quedarse, si quieren, porque ustedes necesitan la oración más que yo, creo”
- Donald Trump, a los periodistas en la oración en la Casa Blanca.
Mención póstuma
El pastor Peter LaRuffa, hizo esta declaración en 2014. Merece una mención especial por ejemplificar el pensamiento irracional de la religión.
"Si en alguna parte de la Biblia me encontrara un pasaje donde dijera que 2+2=5, no cuestionaría lo que estuviera leyendo en la Biblia; lo creería, lo aceptaría como cierto y luego haría mi mejor esfuerzo por resolverlo y entenderlo".
Listado de frase desde la caverna anterior, dan click aquí.
0 notes
Text
Discurso del Papa Francisco en la ceremonia de acogida y apertura de la JMJ Panamá 2019
Tumblr media
Queridos jóvenes, ¡buenas tardes!
¡Qué bueno volver a encontrarnos y hacerlo en esta tierra que nos recibe con tanto color y calor! Juntos en Panamá, la Jornada Mundial de la Juventud es otra vez una fiesta de alegría, una fiesta de esperanza para la Iglesia toda y, para el mundo, un enorme testimonio de fe.
Me acuerdo que en Cracovia algunos me preguntaron si iba a estar en Panamá y les contesté: “Yo no sé, pero Pedro seguro va a estar. Pedro va a estar”. Hoy me alegra decirles: Pedro está con ustedes para celebrar y renovar la fe y la esperanza. Pedro y la Iglesia caminan con ustedes y queremos decirles que no tengan miedo, que vayan adelante con esa energía renovadora y esa inquietud constante que nos ayuda y moviliza a ser más alegres y más disponibles, más “testigos del Evangelio”. Ir adelante no para crear una Iglesia paralela un poco más “divertida” o “cool” en un evento para jóvenes, con alguno que otro elemento decorativo, como si a ustedes eso los dejara felices. Ustedes no piensan eso, porque pensar así sería no respetarlos y no respetar todo lo que el Espíritu a través de ustedes nos está diciendo.
¡Al contrario! Queremos reencontrar y despertar junto a ustedes la continua novedad y juventud de la Iglesia abriéndonos siempre a esa gracia del Espíritu Santo que hace siempre un nuevo Pentecostés (cf. SÍNODO SOBRE LOS JÓVENES, Doc. final, 60). Eso solo es posible, como lo acabamos de vivir en el Sínodo, si nos animamos a caminar escuchándonos y a escuchar complementándonos, si nos animamos a testimoniar anunciando al Señor en el servicio a nuestros hermanos que siempre es un servicio concreto. No es un servicio de figuritas.
Pienso en ustedes empezando a caminar primero en esta jornada, los jóvenes de la juventud indígena. Fueron los primeros en América y los primeros en caminar en este encuentro. Un aplauso grande. Y también los jóvenes de la juventud descendiente de africanos que también hicieron su encuentro y nos ganaron la mano.
Sé que llegar hasta aquí no ha sido nada fácil. Conozco el esfuerzo, el sacrificio que realizaron para poder participar en esta Jornada. Muchos días de trabajo y dedicación, encuentros de reflexión y oración hacen que el camino sea en gran medida la recompensa. El discípulo no es solamente el que llega a un lugar sino el que empieza con decisión, el que no tiene miedo de arriesgar y ponerse a caminar. Si uno empieza a caminar ya no tiene miedo.
Esa es su mayor alegría, estar en camino. Ustedes no tuvieron miedo de arriesgar y caminar. Hoy podemos “estar de rumba”, porque esta rumba comenzó hace ya mucho tiempo en cada comunidad.
Escuchamos decir en la presentación con las banderas que venimos de culturas y pueblos diferentes, hablamos lenguas diferentes, usamos ropas diferentes. Cada uno de nuestros pueblos ha vivido historias y circunstancias diferentes. ¡Cuántas cosas nos pueden diferenciar!, pero nada de eso impidió poder encontrarnos, tantas diferencias no impidieron poder encontrarnos y divertirnos juntos. Ninguna diferencia nos paró. Eso es posible porque sabemos que hay algo que nos une, hay Alguien que nos hermana. Ustedes, queridos amigos, han hecho muchos sacrificios para poder encontrarse y así se transforman en verdaderos maestros y artesanos de la cultura del encuentro. Ustedes en esto se transforman en maestros y artesanos de la cultura del encuentro que no es “hola que tal, chau”; sino que nos hace caminar juntos.
Con sus gestos y actitudes, con sus miradas, sus deseos y especialmente con su sensibilidad desmienten y desautorizan todos esos discursos que se concentran y se empeñan en sembrar división, en excluir o expulsar a los que “no son como nosotros”. Como en varios países de América decimos, no son GCU: gente como uno. Todos somos gente como uno, todos con nuestras diferencias.
Y esto porque tienen ese olfato que sabe intuir que «el amor verdadero no anula las legítimas diferencias, sino que las armoniza en una unidad superior». Sabe quien dice eso? El Papa Benedicto XVI, que está mirando y lo vamos a aplaudir. ¡Le mandamos un saludo! Desde acá. Él nos está mirando por la televisión. Un saludos, todos, con la mano al Papa Benedicto.
Por el contrario, sabemos que el padre de la mentira, el demonio, siempre prefiere un pueblo dividido y peleado, a un pueblo que aprende a trabajar juntos. Y este es un criterio para distinguir a la gente, los constructores de puentes y de muros, esos constructores de muros que dividen a la gente. ¿Ustedes qué quieren ser? ¡Constructores de puentes! (responden los jóvenes).
Ustedes nos enseñan que encontrarse no significa mimetizarse, ni pensar todos lo mismo o vivir todos iguales haciendo y repitiendo las mismas cosas, eso lo hacen los loros y los papagayos. Encontrarse es un llamado e invitación a atreverse a mantener vivo un sueño en común.
Tenemos muchas diferencias, nos vestimos diferente, pero podemos tener un sueño común. Sí, un sueño grande y capaz de cobijar a todos. Ese sueño por el que Jesús dio la vida en la cruz y el Espíritu Santo se desparramó y tatuó a fuego el día de Pentecostés en el corazón de cada hombre y cada mujer, en corazón de cada uno, el tuyo y en el mío, a la espera de que encuentre espacio para crecer y para desarrollarse.
Un sueño llamado Jesús sembrado por el Padre, Dios como Él, enviado por el Padre, con la confianza que crecerá y vivirá en cada corazón. Un sueño concreto que es una persona y que corre por nuestras venas, estremece el corazón y lo hace bailar cada vez que los escuchamos: «Ámense los unos a los otros. Así como yo los he amado, ámense también ustedes. En esto todos reconocerán que ustedes son mis discípulos: en el amor que se tengan los unos a los otros» (Jn 13,34- 35).
¿Cómo se llame el sueño nuestro? ¡Jesús! (responden los jóvenes)
A un santo de estas tierras, escuchen esto, le gustaba decir: «El cristianismo no es un conjunto de verdades que hay que creer, de leyes que hay que cumplir, o de prohibiciones. Así el cristianismo resulta muy repugnante. El cristianismo es una Persona que me amó tanto, que reclama y pide mi amor. El cristianismo es Cristo» ¿Lo decimos todos juntos? El cristianismo es Cristo. (cf. S. OSCAR ROMERO, Homilía, 6 noviembre 1977). Es desarrollar el sueño por el que dio la vida: amar con el mismo amor que nos ha amado. No nos amó hasta la mitad, no nos amó un cachito, nos amó totalmente. Nos llenó de amor, dio su vida.
Nos preguntamos: ¿Qué nos mantiene unidos? ¿Por qué estamos unidos? ¿Qué nos mueve a encontrarnos? ¿Saben lo que es? La seguridad de saber que hemos sido amados con un amor entrañable que no queremos y no podemos callar, un amor que nos desafía a responder de la misma manera: con amor. Es el amor de Cristo que nos apremia (cf. 2 Co 5,14).
Fíjense que el amor que nos une es un amor que no “patotea” ni aplasta, un amor que no margina, que no se calla, un amor que no humilla ni avasalla. Es el amor del Señor, un amor de todos los días, discreto y respetuoso, amor de libertad y para la libertad, amor que sana y levanta. Es el amor del Señor que sabe más de levantadas que de caídas, de reconciliación que de prohibición, de dar nueva oportunidad que de condenar, de futuro que de pasado. Es el amor silencioso de la mano tendida en el servicio y la entrega. Es el amor que no se pavonea, que no la juega de pavo real, que se da a los humildes. Ese es el amor que nos une a nosotros.
Te pregunto: ¿Creés en este amor? Te pregunto otra cosa: ¿Crees que este amor vale la pena?
Jesús una vez preguntó a uno lo mismo y le dijo que vaya y haga lo mismo. En nombre de Jesús yo les digo que hagan lo mismo. No tengan miedo de ese amor que gasta la vida.
Fue la misma pregunta e invitación que recibió María. El ángel le preguntó si quería llevar este sueño en sus entrañas y hacerlo vida, hacerlo carne.
María tenía la edad de tantos de ustedes y María dijo: «He aquí la sierva del Señor, hágase en mí según tu palabra» (Lc 1,38). Cerremos los ojos todos y pensemos en María. No era tonta, sabía lo que sentía su corazón, sabía lo que era el amor y respondió "He aquí la Sierva del Señor, hágase en mí según tu palabra". En este momentito de silencio, Jesús le dice a cada uno, a vos, a vos y vos: ¿Te animas? ¿Querés? Pensá en María y contesta: quiero servir al Señor, que se haga en mí según tu palabra.
María se animó a decir “sí”. Se animó a darle vida al sueño de Dios. Y esto es lo mismo que el ángel te quiere preguntar a vos, a vos, a mí: ¿querés que este sueño tenga vida? ¿Querés darle carne con tus manos, con tus pies, con tu mirada, con tu corazón? ¿Querés que sea el amor del Padre el que te abra nuevos horizontes y te lleve por caminos jamás imaginados y pensados, soñados o esperados que alegren y hagan cantar y bailar al corazón?
¿Nos animamos a decirle al ángel, como María: he aquí los siervos del Señor, hágase? No contesten acá. contesten en el corazón. Hay preguntas que solo se responden en silencio.
Queridos jóvenes: Lo más esperanzador de esta Jornada no va a ser un documento final, una carta consensuada o un programa a ejecutar. No, eso no va a ser. Lo más esperanzador de este encuentro serán vuestros rostros y una oración. Eso dará esperanza. Con la cara con la cual vuelvan a sus casas, con la oración que aprendieron a decir con el corazón cambiado.
Cada uno volverá a casa con la fuerza nueva que se genera cada vez que nos encontramos con los otros y con el Señor, llenos del Espíritu Santo para recordar y mantener vivo ese sueño que nos hace hermanos y que estamos invitados a no dejar que se congele en el corazón del mundo: allí donde nos encontremos, haciendo lo que estamos haciendo, siempre podremos levantar la mirada y decir: Señor, enséñame a amar como Tú nos has amado —¿se animan a repetirlo conmigo?—. Señor, enséñame a amar como Tú nos has amado. Más fuerte, están roncos: Señor, enséñame a amar como Tú nos has amado.
Y como queremos ser buenos y educados, no podemos terminar este primer encuentro sin agradecer. Gracias a todos los que han preparado con mucha ilusión esta Jornada Mundial de la Juventud. Todo esto, gracias, fuerte. Gracias por animarse a construir y hospedar, por decirle “sí” al sueño de Dios de ver a sus hijos reunidos. Gracias Mons. Ulloa y todo su equipo por ayudar a que Panamá hoy sea no solamente un canal que une mares, sino también canal donde el sueño de Dios siga encontrando cauces para crecer, multiplicarse e irradiarse en todos los rincones de la tierra.
Amigos y amigas, que Jesús los bendiga. Lo deseo de todo corazón. Que Santa María la Antigua los acompañe siempre, para que todos seamos capaces de decir sin miedo, como ella: «Aquí estoy. Hágase». Gracias.
0 notes