Tumgik
#Donnarumma all'assalto
gregor-samsung · 3 years
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“ Una drammatica scrittrice operaia* è stata crudele contro il tempo libero; ma il suo diario nero dice la verità sulle fabbriche? Qui, nel cuore di una fabbrica, accade spesso di ripensarci, di confrontarlo. Non c’è occasione migliore. Tuttavia non vi riusciamo; per le condizioni che mutano, perché passo tante volte dietro le schiene dei nostri delle presse ma ancora i loro veri pensieri mi sfuggono. La sociologia va sempre in cerca del suo metodo d’indagare e lo insegue. Se provo io a lavorare alle presse, io non sono loro. Se li interrogo, possono mentire. Se li osservo, posso descriverli, ma non capirli. Se mi metto nella loro testa, posso inventare un monologo interiore sbagliato. Essi, dovrebbero esprimersi; eppure, dal momento in cui si esprimono, tradiscono o superano quel silenzio caratteristico della condizione operaia, la quale, forse, non è deducibile che da segni indiretti, dalla vita esterna alla fabbrica. Allora? Per la famosa scrittrice operaia nell’automatismo uomo-macchina una parte di attenzione umana viene sempre assorbita: il dolore è provocato dalla fantasia che vorrebbe, potrebbe liberarsi, mentre una corda continuamente la ristrappa contro gli scatti della macchina; la peggiore, la più avvilente, sarebbe questa libertà dimezzata e finta, contro la quale il tempo libero non serve. L’autrice crede che le riduzioni d’orario siano moralmente false. Essendo la vita degli operai, degli uomini, materiale e spirituale, dentro il lavoro, di che cosa si alimenteranno fuori della fabbrica? Nel lavoro devono essere liberi, cioè nel momento in cui vivono; e il tempo libero non ha senso se non è ritagliato dal lavoro. Il tema cupo e catastrofico dell’alienazione marxista risuona nel fondo di tutte queste interpretazioni. Causata dal non possesso degli strumenti produttivi o dalla sola organizzazione scientifica e dalla suddivisione del lavoro, insomma dovuta al capitalismo o problema anche di una società socialista – l’alienazione è il cancello di ferro che trattiene chi lavora, lo isola in una responsabilità così frazionata e lontana dagli ultimi scopi, da violare l’istinto, la volontà, l’intelligenza. Tutte le relazioni umane del mondo arretrano ma non strappano questo cancello. La disoccupazione cronica, invece, muta davvero la prospettiva della condizione alienata: l’alienazione vera, storica, qui a Santa Maria è la disoccupazione, la quale precede ogni problema industriale, pur essendo contemporanea di una civiltà industriale. “
*Simone Weil, La condizione operaia (La condition ouvrière); lettere ed osservazioni maturate nel biennio di lavoro 1933-34 nelle fabbriche metallurgiche di Parigi, raccolte postume dalle Éditions Gallimard nel 1951; l’opera fu tradotta da Franco Fortini e pubblicata dalle olivettiane Edizioni di Comunità nel 1952.
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Brano tratto da: Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; pp. 110-11. [1ª edizione: Bompiani, 1959]
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giallofever2 · 5 years
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HAPPY BIRTHDAY/ Buon Compleanno...
Glenn Saxon
Glenn Saxson, pseudonimo di Roel Bos (L'Aia, 5 marzo 1942), è un attore olandese.
🇮🇹 È noto soprattutto per aver interpretato il ruolo di Kriminal nel primo e nel secondo film dedicato al personaggio di Max Bunker. Dagli anni novanta inizia a lavorare per la televisione olandese, questa volta utilizzando il suo vero nome.
🇬🇧Roel Bos, better known by his stage name Glenn Saxson, was a Dutch actor and film producer. Bos moved to Italy in 1964 and began starring several Western films as well as the lead in the superhero film Kriminal and its sequel Il marchio di Kriminal. Following these roles he continued acting in Italian and German productions until the late 1960s. He began work in the 1970s as a producer as he had "more artistic ideas in mind", and worked with director Sergio Nasca, producing his films The Profiteer and Vergine e di nome Maria.
Bos was born in The Hague in Netherlands. Bos arrived in Italy in 1964 and began work doing photonovels and television commercials. His first film appearance was an uncredited small role in Luchino Visconti's film Sandra. Bos recalled that the film was onl one day's work but was interested in the project as it involved Claudia Cardinale and was "directed by the great Visconti". Bos then began to star in Westerns, with his first role being the leading man in Edoardo Mulargia's Go With God, Gringo.
Bos recalled the origin of his name due to Western actors being obliged to take on American pseudonyms.
He initally wanted to be credited as Roel Bos but the producer and him only would agree on Glenn Saxson.
Bos would go on to play on of the many Django characters in Italian cinema, including starring in Django Shoots First by Alberto De Martino. Bos would then work on his third film, Kriminal after the two Westerns, he made a screen test with director Umberto Lenzi who Bos recalled wanted an younger character to portray Kriminal than he was presented in the comics. Bos would warned in advance that working with Lenzi could be difficult but later recalled that "working with Lenzi was easy". Bos would return for the sequel film Il marchio di Kriminal released in 1967 and directed by Fernando Cerchio.
Italian film historian and critic Roberto Curti described Curti's career became "somehow stagnated" after the two Kriminal. He followed them with the jungle adventure film Luana, the Girl Tarzan and three more Westerns: Il magnifico texano, Il lungo giorno del massacro, and Carogne si nasce.Towards the end of the 1960s, he began starring in German sex comedies directed by Franz Antel and Sergio Bergonzelli such as School of Erotic Enjoyment before stopping his acting career. Bos explained that he had "more artistic ideas in mind" and began producing during the 1970s. and began work with the television company which produced programs for RAI and the television film Donnarumma all'assalto. Among the films Bos produced were The Profiteer by Sergio Nasca which was shown at Film Festivals around the world including Cannes, San Francisco Brussels and Chicago. Bos then produced Nasca's next film Vergine e di nome Maria which also was shown at various film festivals, but received complaints from censors with Bos exclaiming "for no reason at all because the film was not at all blasphemous as they claimed.
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abatelunare · 9 years
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Associazioni sportivo-letterarie
Il portiere sedicenne - o quel che sia - del Milan mi ha fatto venire in mente lo scrittore Ottiero Ottieri.
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gregor-samsung · 4 years
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“ Salivo velocemente il viale perché gli uomini non fermassero la macchina. Saluti dall’usciere del primo piano che appartiene ad una famiglia di cantanti e che, quindi, dopo cena, è maschera al Politeama. Ascensore. La mia stanza sulla terrazza e sul grandissimo mare vuoto. Buongiorno alla signorina S. Io devo sfogliare cinque registratori contenenti un migliaio di domande di attrezzisti: ne occorrono tre, ma tutto l’ufficio è lanciato alla caccia di questo manipolo di qualificati. Estraggo le domande che sembrano migliori: le più pulite, le scritte meglio, le più diffuse. Indovino. Tengo in mano una domanda, un destino, prima di rinfilarla nel registratore o di estrarla. Faccio un mucchietto di eletti. È troppo alto. Occorre scegliere ancora: la calligrafia, la data, l’età, i posti occupati; l’intuizione, la simpatia, la sorte… Alla fine ne tolgo una e ne metto un’altra, manipolo; una, scelta prima, la scarto. Riscelgo e pesco a tentoni: conto sull’esperienza, che dietro la carta mi mostri la faccia giusta di un uomo. Preparato il mucchietto, ripongo i registratori nell’armadio, dopo che la molla è scattata su quelli di un prossimo turno. Dalla signorina S. fa anticamera Venezia Raffaele. Questo Venezia durante il colloquio non seppe dire perché, essendo nato a Santa Maria, si chiamasse Venezia; ma possiede una coordinazione manuale precisa e leggera, una intelligenza meccanica, una forte attitudine spaziale e ama la matematica. Se resiste – benché gramo, gli occhi incavati e le palpebre nere – sarà un buon operaio. Infatti passò ieri la visita medica, e questo significa che un giorno sarà chiamato. È già qui. La disoccupazione lo spinge da dietro, come una brama oscura, viziosa, di cominciare subito, e gli ha consunto il viso. Oggi, vicino alla S., la sua intelligenza meccanica e spaziale di ieri, si è sciolta in una attesa atona e viscida: gli ha già detto la S. che lo assumeremo quando ci sarà bisogno, fra una settimana, fra un anno. “
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; pp. 110-11.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 4 years
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“  L’operaio alla macchina o al banco anche a Santa Maria sta fermo nello stesso anello che lo terrebbe a Torino, in Germania. Fuori sono quelli che secoli di storia e di folklore li hanno fatti, intelligenti e troppo fantasiosi, dignitosi ma disordinati; tutti i luoghi comuni intorno al mezzogiorno mi tornano a galla, veri. Un popolo che ama cantare. Badano al pregiudizio più che alla realtà, al lusso più che al necessario; non hanno soldi, ma non li sanno spendere. Ai fatti preferiscono l’invenzione delle parole. La storia li giustifica pienamente, avendoli deformati, ma la giustificazione storica non riscatta oggi, domani, perché il male è male anche se determinato da una ragione; mentre si vive, su questa ragione non si può riflettere ogni momento. Il male diventa colpa, razza. Invece in fabbrica miglioriamo, loro e noi. Ci comprendiamo e ci assomigliamo, uniti dalla stessa produzione, cioè dalla stessa sorte. Quando si sta in officina ognuno al proprio posto, si smorzano i loro fuochi pirotecnici e le nostre sciocche, fredde presunzioni si riscaldano. Lo stabilimento fa gli uomini uguali, asciuga gli umori, riduce i vizi del carattere. Gli organizzatori settentrionali si tolgono dal capo il cretino casco coloniale, con cui sono scesi alla stazione di città, e cominciano a capire. C’è ovunque uno stesso silenzio di persone che corrono dietro al tempo, e questa corsa costringe certamente alla schiavitù, ma mai come nel nostro stabilimento compare l’altra faccia di questa schiavitù necessaria: la dura dignità, la costruzione giornaliera di una via di libertà. “
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; p. 176.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 6 years
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«E poi come passate la vostra giornata?» La domanda astuta l’ha imbarazzato di colpo, scuoteva il capo, e combatteva contro la tentazione di non rispondere. «Un disoccupato da cinque anni… che volete… si arrangia…» «Ma non potete raccontarmi, semplicemente, come a un amico, la vostra giornata?» Egli ha capito che doveva rivelare la sua intimità, che la sincerità gli serviva, e che lo psicologo era inquieto anche lui, a metterlo così contro un muro privato. «Mi alzo tardi… La mattina aiuto mammà e le mie sorelle casalinghe… Mangio. Nel pomeriggio esco con gli amici, una passeggiatina, il caffè… Frequento qualche circolo, qualche cinema, poco, dottore, non tengo i…» Non ha detto la parola. «Poi mi arrangio con lavoretti. L’agenzia… mi chiamano i conoscenti a riparare qualche impianto, sa, qualche abitazione privata… O aiuto l’altra sorella, l’ostetrica.» Nessuna domanda su come aiutasse l’ostetrica. «Cerca lei di procurarsi questi lavoretti, o aspetta che la mandino a chiamare?» «No, no» ha risposto, gli occhi ormai sereni, superato l’orgasmo lavorativo e come per tranquillizzare «aspetto che mi mandino a chiamare.» Era un ragazzo bravo, simpatico; mi piaceva, sebbene la disoccupazione gli stesse ormai calata sul viso come una maschera fissa, come il più esatto e somigliante destino. Aveva infatti sbagliato la maggioranza dei test e non se ne capiva la ragione: a meno che non si trattasse di una inconscia difesa del proprio stato, di una profonda incredulità nel mutamento.
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; pp. 35-36.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 6 years
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Sfogliando un rotocalco in ufficio, la S. legge un articolo sulla decadenza della bicicletta. Le fabbriche del settore anche lassù sono in crisi; però – osserva l’imparziale articolista – «resistono nell’Italia settentrionale l’azienda Atala e l’azienda Ligie, perché le loro maestranze sono costituite dagli ospiti dei penitenziari di Padova e di Verona e quindi la mano d’opera grava pochissimo sui costi».
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; p. 228.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 6 years
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Le operaie settentrionali, da sempre, collaudano una macchina per volta e con una sola mano. Qui, all’apertura dello stabilimento, una ragazza già pratica di questa macchina volle occupare la mano libera, tenuta in grembo; si fece affidare un’altra macchina e le compagne la seguirono riuscendo tutte a manovrare due calcolatrici per volta. Agli inizi della nuova fabbrica, questa prodezza delle donne di Santa Maria [=Pozzuoli] divenne una bandiera, il gran pavese produttivo del sud. Nel tempo preso dal cronometrista per una sola macchina, ne entravano due: ed esse guadagnavano il doppio, superando lo stipendio degli specializzati, degli impiegati. Si accordarono allora con la direzione su una paga di una volta e mezzo. Guadagnano ancora molto, e poi esse sono visceralmente attaccate agli straordinari inseguendo un miraggio di ricchezza, proprio loro, le donne: le donne da cui a Santa Maria non escono mai soldi, ma unicamente figli. Ecco le venti ragazze più ricche della bassa Italia, incatenate al banco con le loro stesse mani. Chi le smuoverà mai da questo lavoro? Da tre mesi incombe l’arrivo di un impianto meccanizzato; le renderebbe inutili tutte, ma un continuo ritardo spinge la loro speranza e la loro incredulità. Nessuna vuole, però, scendere alle macchine dell’officina sporche d’olio, in camice nero sedersi ai banchi impugnando il cacciavite, alle mansioni da uomo, dove una di Santa Maria perde ogni onore. Proseguono a battere su chilometri di carta, fino all’esaurimento nervoso. Azionando avanti e indietro la leva delle due macchine con le due braccia, dalla mattina fino a notte, come rematrici, si interrompono solo per premere i numeri della tastiera. Premono a memoria, con la punta delle sveltissime dita, e quindi tirano la leva. Premono e tirano. Scrutano chi passa, con occhi curiosi e neri, la testa vaga sopra le spalle prigioniere. Premono e tirano. Altalenano la manovella di un moto immobile verso il fondo del salone, i vetri degli uffici, l’orizzonte. Marciano sedute incontro all’emancipazione, o, almeno, al corredo. Un grande merito dell’alta percentuale media, nel cottimo dell’intiero stabilimento, spetta ad esse, e allora la commissione interna chiede per le ragazze questo premio speciale delle vacanze in montagna, dalla preparazione del corredo le getta tutte sulla ribalta sindacale.
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; pp. 154-55.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 6 years
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«Ma assumere chi? Insomma chi assumete?» «I migliori… Lo so, non è facile assumere i migliori. Anche noi sbagliamo, sbagliamo molto. La psicotecnica non è infallibile. Inoltre abbiamo una tragica pressione alla porta.» Non gli interessava. L’ospite e compagno di scuola sempre più accanito e deluso, tuttavia sorrise e toccò il bavero della mia giacca: «Insomma, per scartare i comunisti… Tu lo sai perfettamente, nelle assunzioni è questo solo che conta. Per scoprire i comunisti, come fate?». «Non li scopriamo.» Ma egli, mentre ora andavamo in giro per il villaggio, non si dava pace; raccontava che vita gli facevano i rossi nel suo stabilimento: erano l’unica, maledetta condanna del suo lavoro; sua moglie, la sera, a causa dei comunisti piangeva. Passò Amoruso, salutando, entrò in casa sua. Il dirigente chiese chi era e perché aveva la bella casa. Poteva credere che al rappresentante comunista di commissione interna fosse stata assegnata una di queste case aziendali? Fu condotto allora da Amoruso. Amoruso venne sorpreso in casa proprio nel soggiorno, dove ci presentò la famiglia e ci offrì il vermouth. Il mio compagno di scuola lo intervistava. Stupito lo ascoltava; lo scrutava, lo rimirava. Venimmo al salario. Non gli serve molto di più che per vivere, eppure la cifra percepita dal rosso Amoruso parve colpire il giovane direttore come uno sparo.
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; p. 249.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 6 years
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L’aziendalismo è l’amore umano, inevitabile ma orgoglioso, al proprio lavoro, al marchio di fabbrica; ma anche la rinuncia a capire, a confrontarsi con altri marchi di fabbrica e a partecipare a una vita più larga. L’aziendalismo è il rifugio da una società cui non si crede, in cui non si spera più.
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; p. 225.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 5 years
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L’industrializzazione del mezzogiorno come fatto della questione meridionale, cioè della questione loro, li lascia indifferenti; li insospettisce. Per i nobili è una cafoneria. Per i contadini, i quali verso notte s’aggirano scalzi intorno alla casa fra le viti, lungo la campagna arida a terrazze, per i sentieri segnati dai fichidindia, o si rinchiudono nelle case rettangolari sulla Statale, essa non è che un gran pranzo, di cui prendere qualche briciola, specialmente avendo a dormire fra loro il dottore che assume. I commercianti borghesi, che si sono costruiti la villa in questa agreste periferia marina, hanno altri scopi, altre necessità da perseguire all’ombra della tradizione, il cui amore antico per l’edilizia e il turismo tiene lontana l’industria come un oscuro nemico. In questa zona industriale, l’industria vive arroccata, goccia nel mare o nella sabbia di una civiltà di pescatori senza barca e di contadini senza terra. Nessun tessuto lega una fabbrica e l’altra, non c’è proletariato. La disoccupazione non unisce, ma sempre divide, tranne quando esplode.
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; p. 151.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 6 years
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L’uomo meridionale non è diverso dagli altri, ma è un uomo deformato. Le avventure della sua vita, la storia, lo peggiorano e lo esaltano fuori da comuni leggi. Ricchi e poveri, niente qui, nessuno scoglio, un appiglio, emerge, e tutti nuotano sotto il livello della coscienza collettiva. Ma che cosa sarebbe accaduto di Armando Barca, uno dei più intelligenti e dei più furbi, uno alto, robusto, vivace? I primi anni fu tornitore di fabbrica, come doveva essere il suo mestiere. La fabbrica chiuse. Divenne gestore di un bar. Bigliettaio alla Esposizione durante l’estate. Rappresentante di commercio. Di nuovo barista in un chiosco. A trentacinque anni vuole tornare operaio di serie. Il materiale di cui è composto Barca è stato lavorato, fucinato, picchiato, ammaccato, raddrizzato; egli è molto duttile; sì, avrà anche perso la fibra. Chi si fida ora di Barca? Nei medesimi venti anni un uomo del nord avrebbe lavorato e progredito nella stessa azienda e sarebbe divenuto uno di quegli specialisti, monotoni e sordi, su cui la civiltà si regge. Ma Barca…
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; pp. 130-31.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 6 years
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Il progresso tecnico. Secondo gli studiosi più storicisti o avveniristi, il progresso tecnico arriverà a incredibili riduzioni di orario, 36, 30, 20 ore, un solo giorno alla settimana: di un compito così automatico e leggero che nessuno si accorgerà di eseguirlo; oppure di una mansione così intelligente che tutti si infileranno un camice bianco e siederanno, un libro in mano, davanti ai pannelli di controllo. A noi invischiati quotidianamente nella fabbrica, alle prese con le ore straordinarie, questi sembrano giorni lontani. Ma la sociologia già si occupa del «tempo libero» e lo studia per pianificarlo, cioè per non renderlo più libero.
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; p. 172.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 6 years
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Quando il presidente di questa società metalmeccanica [Adriano Olivetti] scese all’inaugurazione dello stabilimento di Santa Maria [=Pozzuoli] parlò da qui, dall’angolo del ballatoio sopra la gente ammassata nel centro dell’officina, le macchine ferme. Ora, se mi sporgo, nessuna delle teste chine osserva me dalle quattro braccia della croce; sono io che guardo dentro al fragore. Allora c’era un gran silenzio. Disse con la sua voce fredda e rapida: «Così, di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell’idea dell’architetto, in rispetto alla bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno». Nessuno ne rise. L’oratore era molto ritenuto e usava il tono di chi legge: «Abbiamo voluto anche che la natura accompagnasse la vita della fabbrica. La natura correva il pericolo di essere ripudiata da un edificio troppo grande, nel quale le chiuse muraglie, l’aria condizionata, la luce artificiale, avrebbero tentato, direi, di trasformare giorno per giorno l’uomo in un essere diverso da quello che vi era entrato, pur pieno di speranza». Pur pieno di speranza. La frase correva dalla testa del direttore, a quella di Di Meo, di Ripamonti, di Straniero; dalla testa saggia e aziendale dell’operatore capelluto del montaggio, a quella balzana del manovale della stagionatura – non lo avevano relegato ancora nel fondo del magazzino – a quella tonda di Bonocore. «La fabbrica fu quindi concepita» filava in modo atono dalla bocca del presidente «sulla misura dell’uomo… Sulla misura dell’uomo, perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza. Per questo abbiamo voluto le finestre basse e i cortili aperti e gli alberi nel giardino ad escludere definitivamente l’idea di una costrizione e di una chiusura ostile.» Disse poi, sempre calmo: «… Voglio alludere all’ammirevole città di Santa Maria e ai suoi ineguagliabili dintorni…». Quelli di città si abbuiarono brevemente. Egli continuava a sciogliere il suo ragionamento, suo, non preso in prestito, che non ci gettava addosso come un insidioso lenzuolo: «L’uomo strappato alla terra e alla natura dalla civiltà delle macchine ha sofferto nel profondo del suo animo e non sappiamo nemmeno quante e profonde incisioni, quante dolorose ferite, quanti irreparabili danni ne siano occorsi nel segreto del suo inconscio». Bisbigliai a Ripamonti, fiero in quel giorno, sentimentale benché lombardo, che l’uomo sul ballatoio era l’unico presidente, e uno dei pochi ingegneri d’Italia, che credesse nella natura e nell’inconscio. Ripamonti si compiacque. «Abbiamo lasciata, in poco più di una generazione, una millenaria civiltà di contadini e di pescatori. Per questa civiltà che è ancora la civiltà presente nel mezzogiorno, l’illuminazione di Dio era reale e importante; la famiglia, gli amici, i parenti, i vicini erano importanti; gli alberi, la terra, il sole, il mare, le stelle erano importanti.» Forse egli non immaginava quanto lo temessimo e insieme avessimo bisogno di nutrire fiducia in lui; necessità di saperlo diverso dal mondo che lo esprime, il mondo dei puri profitti, senza inconscio e senza stelle.
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; pp. 116-18.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 6 years
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«Un posto nella fabbrica si apre se aumenta la produzione e se abbiamo bisogno di nuovi operai. Ma la produzione aumenta, e abbiamo bisogno di nuovi operai, se l’organizzazione è perfetta, se non c’è nessun uomo in più.» Ho preso fiato con un esempio: «Noi non siamo un ministero, dove l’organizzazione è larga, di quei ministeri, mi capisce, che stanno a Roma, dove si aggiunge un tavolino di più…». Ha ripetuto: «Voi avete ragione, dottore». «Un tavolino che non costa niente» ho continuato cadendo nel fosso della sua ragionevolezza «un tavolino che non costa niente. Qui invece di tavolini, si aggiungono macchine utensili, che immobilizzano due milioni, tre milioni, Accettura, e anche un operaio è un capitale!» «Eh, come costa, sì, sì, costa assai. Voi avete ragione, dottore.» Questa volta lo ha detto con un bagliore di dolcezza, di saggezza umiliata. «Costa assai…» rifletteva, come se a furia di stare in portineria conoscesse l’organizzazione aziendale quanto noi. «Mi capisce, Accettura? Se dipendesse da me… Ma non lo posso decidere io…» «Voi avete ragione» ha ripetuto ancora. «Ma io me moro di fame. E la fame è brutta, dottore.»
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; pp. 70-71.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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gregor-samsung · 6 years
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Selezione scientifica e disoccupazione si negano. La selezione potrebbe anche avere un valore umano, se la domanda e l’offerta di lavoro stessero in equilibrio; la selezione sarebbe un orientamento, anche per loro, una scala di attitudini relative, non di meriti assoluti. (Un sociologo ha osservato che è inutile stabilire in laboratorio l’idoneità di un gruppo di operai a entrare in una fabbrica di tappi, se le fabbriche di tappi della zona chiudono.) La selezione non sarebbe una decisione definitiva: un uomo può sempre migliorare, o almeno cambiare. Ma così i buchi del setaccio sono di diametro fisso e troppo piccolo, non piccolo per cattiveria nostra o perché la nostra tecnica è troppo severa: ma sempre più piccoli quanto più vi sia sproporzione fra la domanda e l’offerta, necessità di scarto.
Ottiero Ottieri, Donnarumma all'assalto, Garzanti, 1972¹; p. 37.
[1ª edizione: Bompiani, 1959]
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