#DivinaCommedia
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Dante e il suo fantastico viaggio 2: Dante e i personaggi dell'Inferno.
“Durante la mia vita terrena vissi come te, in quella città che ora è così piena di odio e di gelosia che ormai ha superato la misura. Voi fiorentini mi chiamavate Ciacco.” Così si presenta quest'anima dannata a Dante nel VI canto che sta percorrendo in compagnia di Virgilio l'inferno. Ciacco non è un personaggio storicamente identificabile, il suo nome è il sostantivo di “porco”, infatti troviamo Ciacco tra i golosi, ma è vero anche che questo nomignolo è il diminutivo di Giacomo o di Jacopo. In realtà il nome Ciacco inteso come porco, viene utilizzato solo da Dante, non risulta fosse stato mai utilizzato prima. Forse questa persona era ancora viva quando Dante scrisse la Divina Commedia; si può presumere che facesse parte della generazione precedente a quella del poeta. Qualche studioso lo ha identificato in Ciacco dell’ Anguillara, ma non si hanno riscontri sicuri. Dante ci racconta che si tratta di un banchiere che amava gli eccessi alimentari; in seguito era diventato quasi cieco, tanto da non riuscire più a riconoscere le monete che maneggiava. Questo personaggio pronuncerà la prima profezia su Firenze nell’Opera dantesca. Dante pone delle domande a Ciacco: vuole sapere che fine avrebbe fatto Firenze, quale sarebbe stato lo sviluppo futuro delle lotte che la dilaniavano e se ancora fosse presente qualche persona integerrimo e giusto nella città. Ciacco risponderà che le due fazioni principali della città sono i Bianchi e i Neri, e che si scontreranno in modo diretto e cruento. Al principio saranno i Bianchi a prevalere, cosi ai Neri non rimarrà che subire l'esilio, essere multati, vedere i loro beni confiscati e le loro case distrutte ed incendiate. Ma prima che siano trascorsi tre anni, grazie al subdolo intervento di papa Bonifacio VIII, le sorti della contesa cambieranno drasticamente.
Nonostante il papa si barcameni ambiguamente tra le due parti, viscidamente, senza svelare le sue intenzioni, appoggerà in fine i Neri che così potranno vendicarsi e perpetrare i loro abusi e le loro prepotenze nei confronti dei Bianchi sconfitti. Per ciò che concerne gli uomini giusti, forse ce ne sono rimasti due o tre, ma è come se non ci fossero. Nessuno infatti è più disposto ad ascoltarli. La superbia dei nobili, l'invidia dei popolani, l'avidità dei borghesi hanno ormai preso il sopravvento. Così una bella e prosperosa città come Firenze, viene distrutta da odii, prevaricazioni, vendette e meschinità. Ormai i grandi personaggi che hanno reso grande Firenze non ci sono più. Dante scopre poi, che Farinata degli Uberti, il Tegghiaio, Jacopo Rusticucci, Arrigo Fifanti, Mosca dei Lamberti e altri, sono tutti relegati all'inferno fra le anime più nere, a causa per delle colpe che hanno commesso in vita. Ma l'anima di Ciacco comincia a scomparire e Dante non ha modo di chiedere perché queste anime siano state dannate. Le ultime parole che rivolge Ciacco al sommo poeta, sono in realtà una preghiera, gli chiede di riportare il suo nome a Firenze cosicché non venga dimenticato. Poi, ricade nel fango melmoso immerso come un maiale insieme agli altri dannati. Ma chi sono gli altri personaggi citati da Dante?
Farinata degli Uberti Farinata degli Uberti nasce nel 1212 a Firenze. Appartiene a una famiglia Ghibellina tra le più antiche della città. Prenderà posto tra i dannati dell'inferno nel girone degli eretici. In vita, sotto il regime di Federico di Antiochia figlio dell'imperatore Federico II, svolgerà un ruolo importante nella cacciata dei Guelfi dalla città. Ma quando le sorti a Firenze si rovesceranno, saranno gli Uberti ad essere esiliati, trovando rifugio a Siena. Farinata fu protagonista della vittoria della battaglia di Montaperti del 4 settembre del 1260 e della Dieta di Empoli dopo la sconfitta fiorentina. Dimostrando un grande amore per la sua città, insorgerà contro la proposta dei deputati di Pisa e di Siena di radere al suolo Firenze. Morirà nel 1264 e verrà sepolto nella chiesa di Santa Reparata, dove successivamente sorgerà il Duomo di Firenze.
L'accusa di eresia lo raggiungerà una volta morto insieme alla moglie Adaleta. Nel 1283 i loro corpi verranno addirittura riesumati e portati in giudizio per essere condannati dall’ inquisitore francescano Salomone da Lucca che poi ne confiscò i beni. Alcuni studiosi sostengono che Farinata fosse molto vicino all'eresia catara nel reclamare una divisione tra il potere spirituale e quello temporale della Chiesa. Il Tegghiaio Aldobrandi è stato un politico fiorentino, podestà di San Gimignano su mandato imperiale e podestà di Arezzo nel 1256. Anche lui partecipò alla battaglia di Montaperti come Guelfo. Sconsigliò apertamente di attaccare Siena, ma non fu ascoltato e la sua fazione venne inesorabilmente sconfitta. Viene tacciato di usura, ma è ricordato come un cavaliere di grande animo e di grande sentimento, oltre che guerriero impavido. Morì in esilio a Lucca nel 1262 per trovare poi posto nel girone di sodomiti.
Anche Jacopo Rusticucci fu un politico fiorentino. Nel 1254 fu procuratore del comune di Firenze e nel 1258 fu capitano del popolo ad Arezzo. Al contrario del Tegghiaio, Jacopo viene definito come un cavaliere mediocre. Causa della sua rovina sarà la moglie, che lo indurrà a causa della sua austerità, alla pederastia. Secondo il Boccaccio l'atto di sodomia di cui fu accusato venne consumato con la stessa moglie… Morirà nel 1266. Arrigo Fifanti (Oderico o Oddarrigo), è uno dei personaggi più noti della famiglia Fifanti. Pare avesse avuto un ruolo di primo piano nella congiura omicida contro Buondelmonte de’ Buondelmonti del 1216. Un cruento atto che contribuì alla divisione dei fiorentini tra Guelfi e Ghibellini. Arrigo venne invitato nel castello di Campi, dove Mazzingo de’ Tegrini offrì una festa per celebrare la sua elevazione alla dignità equestre. Un giocoliere per scherzo sottrasse durante il banchetto un piatto davanti al cavaliere Umberto degli Infangati e a Buondelmonte dei Buondelmonti che ne furono contrariati. Arrigo Fifanti, noto sobillatore, accusò Umberto della sparizione. Ne nacque un diverbio che si tramutò in una zuffa generale, in cui Buondelmonte ferì con un coltello Arrigo. Pochi giorni dopo venne radunato un gruppo di amici e parenti tra cui i Gangalandi, gli Uberti, i Lamberti, gli Amidei e i Fifanti per decidere se dare inizio a una faida o trattare onorevolmente l'offesa. Si stabilì di fare pace grazie a un matrimonio riparatore tra la figlia di Lambertuccio Amidei e il Buondelmonte, ma quest'ultimo ruppe il fidanzamento per sposare una Donati. Il giorno di Pasqua, nei pressi di Ponte vecchio, l’uomo venne ucciso per ritorsione dalla famiglia offesa. I Buondelmonti in seguito al fatto cercheranno appoggio e aiuto da Federico di Svevia schierandosi nella fazione Ghibellina e continuando la faida personale tramutandola in una politica. Arrigo partecipò negli anni seguenti accanitamente alla lotta tra le due fazioni fino a trovare la morte nel 1241.
L'ultimo citato è Mosca dei Lamberti, fu anche lui un politico e un condottiero fiorentino della fazione Ghibellina. Fu podestà di Viterbo, di Todi e di Reggio Emilia e condottiero durante la guerra contro Siena. Lo troviamo all'inferno nella bolgia dei seminatori di discordie, orribilmente mutilato delle mani come punizione per aver convinto gli Amidei a uccidere Buondelmonte e contribuendo così ad accendere la faida tra Guelfi e Ghibellini. Anche se non siamo sicuri della vera identità di Ciacco, riconosciamolo in Ciacco dell’Anguillara. Si tratta di un poeta fiorentino del XIII secolo. Nel canzoniere Vaticano, un manoscritto conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana che raccoglie le opere di poeti italiani del Duecento, si trovano due suoi scritti di carattere giullaresco, uno intitolato “Giema laziosa” , l'altro “Part’io mi cavalcava”. Continua il viaggio di Dante nel mondo dell’aldilà…
Riccardo Massaro Read the full article
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Il possibile vero su Maometto
Tutto è iniziato quando in classe è arrivato il momento di affrontare Dante Alighieri ed i suoi scritti, partendo da quella che è ritenuta uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale: la Divina Commedia. Come raccontato da ‘Antenna Tre Nordest’, prima di addentrarsi nello studio del poema, l’insegnante ha invitato gli studenti che non seguono l’ora di religione a scrivere sul diario una nota con la quale chiedere ai genitori di esprimersi sull’opportunità che i loro figli affrontino o meno lo studio della Commedia e di altri componimenti che abbiano riferimenti religiosi. Alla lezione successiva, è arrivata la risposta delle famiglie: 2 di queste, di religione musulmana, hanno comunicato all’insegnante la loro contrarietà. Pertanto, i ragazzi sono stati esonerati dallo studio dell’opera massima di Dante Alighieri, che racconta il suo viaggio immaginario attraverso l’inferno, il purgatorio ed il paradiso.
Divina Commedia censurata a Treviso: cosa è successo (scuola media Felissent di Treviso - ndr) Gli studenti che non studieranno la Divina Commedia faranno lezioni parallele su Giovanni Boccaccio, e su questo verranno interrogati, mentre il resto della classe sarà sottoposto a verifiche sull’opera dantesca. Perché la Divina Commedia è considerata “problematica” La richiesta dell’insegnante, come riportato da ‘Antenna Tre Nordest’, avrebbe un motivo ben preciso, ovvero quello di evitare problemi con famiglie di fede religiosa diversa da quella cattolica nell’affrontare Dante e le sue opere, come già accaduto in passato. Come ha spiegato il professore Alberto Pezzè ad ‘Antenna Tre Nordest’, infatti, la Divina Commedia “può sicuramente urtare la sensibilità dei musulmani”. Nel XXVIII canto dell’Inferno, infatti, “Dante incontra Maometto, perché lo considera un seminatore di discordie. Dante dimostra di credere ad una leggenda, nata probabilmente in ambiente crociato e che non ha nessun fondamento di verità, per la quale Maometto sarebbe stato addirittura un prete cristiano che non è riuscito a far carriera. Arrabbiato per questo, avrebbe così fondato questa nuova religione”, ovvero l’Islam. “È sempre il solito problema: accettare il punto di vista degli altri, da tutte e 2 le parti”, ha concluso il professor Pezzè. I precedenti di censura alla Divina Commedia Non è la prima volta che la Divina Commedia è oggetto di controversie a scuola. In Olanda e Belgio l’opera è stata addirittura ritradotta per non offendere i fedeli musulmani, eliminando il nome di Maometto dal XXVIII canto dell’Inferno. La polemica intorno al poema dantesco è stata raccontata dal ‘Quotidiano Nazionale’ in un articolo del 29 marzo 2021. Nell’Inferno, Dante descrive Maometto sottoposto ad orrende mutilazioni del corpo da parte di un diavolo, con il corpo squartato e le interiora che fuoriescono. Nella Divina Commedia, “Maometto subisce un destino crudo e umiliante solo perché è il precursore dell’Islam”, aveva affermato l’editrice della nuova traduzione in Olanda e Belgio, Myrthe Spiteri. La nuova versione dell’opera “si rivolge a lettori più giovani e il cambiamento è pensato per non ferire inutilmente gli islamici”, aveva spiegato la traduttrice Lies Lavrijsen. Già nel 2012, il Comitato per i diritti umani Gherush92 aveva richiesto l’eliminazione della Divina Commedia dai programmi scolastici. “Le scuole, comprese quelle ebraiche ed islamiche – avevano spiegato dall’organizzazione-, adottano i programmi ministeriali e il problema è la cospicua presenza di contenuti antisemiti e razzisti nelle opere letterarie, artistiche, storiche e filosofiche. Vengono insegnati testi antisemiti, sia nella forma che nel contenuto, sia nel lessico che nella sostanza, senza che vi sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo. Un esempio emblematico è la Divina Commedia, caposaldo della letteratura italiana”. “Nel canto XXVIII dell’Inferno Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari – avevano proseguito da Gherush92 -. Maometto è uno scismatico e l’Islam è una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta la cultura islamica“. “L’offesa è resa più evidente perché il corpo ‘rotto’ e ‘storpiato’ di Maometto è paragonato ad una botte rotta, oggetto che contiene il vino, interdetto dalla tradizione islamica – ancora Gherush92 -. Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un’offesa”.1 L'originale teoria di uno studioso bresciano che ha sondato la mappa di Treviso della zona della scuola media di Felissent per scoprire la verità su Maometto > A questo punto si capisce chi è Gaetano Barbella che Dario Spada presenta, perché sono io, essendomi rivolto a lui per far pubblicare su Il Giornale dei MISTERI la mia teoria sulle "allegorie mappali" di città e località in genere. Cosa che avvenne nel giugno 1997. Mi disse un chiaroveggente nel 1999, il Dott. Mauro Bigagli, il coordinatore della rivista Energie di "Studi. Ricerca e Scienza dello Spirito" di Cosentino, in merito alle mie cartografie mappali: «...La sua sensibilità è tale che non può essere compreso facilmente dall’Uomo di oggi. Lei nelle sue cartografie vede una realtà astrale, appartenente ad una dimensione eterica che nessuno può concepire; questa è la verità. Ciò che dice è vero ma appartiene alla realtà dell’energia astrale. Ho approfondito molto le sue cartografie e questa è la mia conclusione. La sua sensibilità lo eleva e vede cose che altri non vedono. Lei ha una trance lucida...». Da quel giorno si è intensificata l'indagine sulle mappe di città e di località in genere, ed ecco che oggi ho avuto modo di "leggere" la mappa di Treviso, quella del luogo della Scuola Media Felisement dove è sorta la questione sulla Divina Commedia di Dante Alighieri su Maometto. Per dimostrare che non ho alterato la mappa di Treviso in questione, almeno nelle grandi linee, mostro di seguito la fig. 2 della carta della mappa.
Figura 2: Mappa di Treviso zona Scuola Media Felisement (segnalino rosso in alto a sinistra).
Figura 3: Cartografia di Treviso (fig. 2). Il profeta Maometto agente della Forza Verde in nome di Dio e Gabriele, ma con la svastica che ammaestra una famiglia. La svastica caratterizza le grandi religioni del passato, come l'ebraismo e l'islamismo. Il cristianesimo è avvenuto con il sacrificio. Rivelazione di Maometto a cura di Pietro Citato La Forza Verde dell'esperienza del tremendo >.2 La Forza Verde e il suo origine Fenicio di Lamed
Figura 4: Gustavo Adolfo Rol. Il futuro di molti personaggi celebri della scienza, grazie ad una misteriosa Forza Verde, è prevedibile per gli effetti che le loro scoperte lasciano, permettendo alla scienza di progredire, ma per Adolfo Rol (Torino, 20 giugno 1903 – Torino, 22 settembre 1994) non è la stessa cosa. Tuttavia la sua traccia indelebile, la sua fama di sensitivo, deve aver potuto fare l'analoga cosa, attraverso il suo spirito che gli ha permesso tanti prodigi. Quello spirito che gli fece dire: « Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla! ». Ma la scienza ermetica ci permette di capire la natura di questo spirito per vederlo operare in tanti processi alchemici attraverso una vastissima letteratura. Ed è proprio il disegno della bacchetta dell'alchimista a suggerire il segno caratteriale della lettera L, che rimanda all'origine Fenicio di Lamed fig. 5. Il Pungolo
Fig. 5: Lamed ebraica. L'ideogramma più antico è il pungolo come un punto interrogativo, da cui proviene il grafema fenicio simile alla nostra L maiuscola in corsivo, al contrario, è la lettera Lamed dell'ebraico quadrato. Con il pungolo, il conduttore di buoi toccava l'animale per spronarlo a camminare. Si tratta del potere di controllare gli istinti, frenandoli o spronandoli, stimolandone la forza per utilizzarla ai propri fini. Questi istinti, possono essere intesi come forze primordiali, energia non ancora canalizzata. È uno strumento che si collega al pastorale del vescovo, così allo scettro del re. In pratica è il bastone di Comando, ed è prerogativa di tutti coloro che guidano verso l'avvenire (maestri). È la bacchetta magica che simboleggia la volontà magista. Il termine maestro, in ebraico di dice Alluf, parola formata dalle lettere Alef-lamed-Qof. Alef e lamed sono il bue e il pungolo: da sole formano la parola divine El, ma "el" è anche preposizione che indica la direzione "verso". Lette al contrario, Lamed e Alefa, formano la parola "Io" che significa "no, non" e possiamo interpretarlo come il voltare le spalle al divenire. Oppure il movimento verso Alef, verso l'origine, il nulla, il non essere. E in effetti nel linguaggio biblico "aol" è spesso anche negazione. In sintesi, possiamo affermare l'equazione secondo cui El sta a Lo come l'essere sta al Non essere (El : Lo = Non essere).3 Gaetano Barbella - Brescia, 27 maggio 2024 Read the full article
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Ho chiesto a #bingAI di scrivermi una poesia su #FelipeDrugovich come se fosse scritta da Dante Alighieri
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.
Così comincia il canto di Drugovich
che s'era perso tra le curve e i retti
e non sapeva più qual fosse il trionfo.
Ma poi, per grazia di Dio e dei suoi eletti,
vide una luce che gli mostrò la strada
e gli fece scorgere il suo destino.
Era la luce della MP Motorsport
che lo aveva accolto nel suo seno
e lo aveva fatto crescere e migliorare.
Con loro aveva vinto sei gran premi
e aveva fatto dieci volte il podio
e aveva guidato con virtù e coraggio.
Era il favorito per la corona
ma doveva ancora affrontare i suoi nemici
che lo inseguivano con furia e rabbia.
A Monza si giocava l'ultima carta
ma un tocco al primo giro lo fermò
e lo lasciò a piedi senza speranza.
Ma il cielo gli fu ancora amico e protettore
quando vide il suo rivale Pourchaire
finire nella ghiaia senza gloria.
E così Felipe Drugovich fu campione
il primo brasiliano nella storia della F2
e ringraziò la sua squadra e la sua patria
e dedicò la vittoria al suo popolo e alla sua fede
Felipe Drugovich, Felipe Drugovich
un pilota che ha fatto onore al Brasile
Felipe Drugovich, Felipe Drugovich
un campione che ha scritto la sua epopea
#f2#mpmotorsport#felipe drugovich#drugovich#siamotuttidrugobitch#formula2#brasile#brazil#dantealighieri#endecasillabi#divinacommedia
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Meteo Università #Napoli . #metropolitan #architettura #architecture #vesuvio #like4like #stazionidellarte #blue #sea #campania #divinacommedia #metrouniversità #metropolitananapoli #artstation #instafollow #instamood #landscape #lines #naples #followme #italy #dante #museumweek #lightblue #views #azul #sky #azzurro #square (presso Naples, Italy) https://www.instagram.com/p/Cop3vPPort4/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#napoli#metropolitan#architettura#architecture#vesuvio#like4like#stazionidellarte#blue#sea#campania#divinacommedia#metrouniversità#metropolitananapoli#artstation#instafollow#instamood#landscape#lines#naples#followme#italy#dante#museumweek#lightblue#views#azul#sky#azzurro#square
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Per un mio limite personale ho sempre trovato la #divinacommedia un testo illeggibile e quindi insopportabile, specie ai tempi della #scuola. Poi si cresce, continui a non tollerarla più di tanto ma ne comprendi anche l'immenso valore. Oggi si sta parlando di #Dante in un contesto politico contemporaneo, nel tentativo di ricondurlo ad una dimensione inconciliabile con la storia stessa di questa figura. Lungi da me volermi addentrare in certe diatribe, ma credo che figure storiche come queste andrebbero trattate con maggiore cura: sono patrimonio della cultura di tutti, non di un singolo schieramento P.S. Ho scelto questa edizione @newtoncomptoneditori non a caso: è la prima che ho avuto da ragazzino #queenforeverblog #bookforeverblog #bookblog #bookblogger #bookstagramitalia #libridaleggere #libri #lettura #recensionelibri #booklover #bookaddict #bookinfluencer #bookstagrammer #ticonsigliounlibro #libromania #libriconsigliati #librisulibri #vivailibri https://www.instagram.com/p/CncgQHgMnR_/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#divinacommedia#scuola#dante#queenforeverblog#bookforeverblog#bookblog#bookblogger#bookstagramitalia#libridaleggere#libri#lettura#recensionelibri#booklover#bookaddict#bookinfluencer#bookstagrammer#ticonsigliounlibro#libromania#libriconsigliati#librisulibri#vivailibri
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Lunedì 25 marzo, in occasione del Dantedì 2024, il docufilm “Mirabile Visione : Inferno” di Matteo Gagliardi torna al cinema in oltre 200 sale, in quasi tutte le province italiane.
Accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla critica, proiettato al cinema per centinaia di scuole (anche all'estero) è un'opera unica nel suo genere, capace di emozionare profondamente e smuovere le coscienze, consegnando al tempo stesso un forte messaggio di speranza.
Non perdere questo viaggio: scopri la sala più vicina visitando il sito ufficiale https://www.mirabilevisione.it/le-sale/le-sale-di-sera/
"Dante è già domani, il nostro domani"
#dantedì #dante #dantealighieri #divinacommedia #inferno #letteratura #attualità #cinemaescuole
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Domenica pomeriggio a Fiorenzuola grazie ad Emma che ha partecipato come lettrice ad una rassegna su Dante: naturalmente mi sono commossa mentre leggeva seppur senza voce, e sbalordita quando mi sono accorta che uno dei lettori recitava a bassa voce tutta e dico tutta la Divina Commedia! Ai miei occhi lui è Superman…e intanto pelatone aveva solo 1 pensiero: fotografarmi con sfondo mare e lui di spalle per fare questo post! C’è chi è Superman e chi è santa subito: io!😇
#elisaccc #emma #dante #divinacommedia #cultura #fiorenzuola
#elisacuorecucinaechiacchiere#popolofelice#passione#risate#cucina#felicità#mudita#ricetta#buonumore#elisaccc#emma#Dante#divina commedia#cultura#domenica
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Finalmente è arrivato il momento! Il mio nuovo album, "Il Purgatorio", è ora disponibile su tutte le piattaforme di streaming e nei negozi di dischi.
In questo album, ho esplorato i temi della purificazione e della redenzione, attraverso un linguaggio musicale unico e contemporaneo.
Ogni brano è ispirato a un canto della seconda cantica della Divina Commedia, e racconta una storia di speranza e di rinascita.
Il disco è l'atto finale di una trilogia ispirata alla Divina Commedia di Dante Alighieri, di cui i primi due capitoli, "Inferno" e "Paradiso", sono usciti nel 2021.
Spero che possiate trovare in questo album un momento di riflessione e di bellezza.
musica #organo #musicacontemporanea #purgatorio #dante #divinacommedia
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"...Così l'animo mio, ch'ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lasciò già mai persona viva." #sketch #drawing #divinacommedia
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Una mente con una memoria prodigiosa
L’uomo che non dimenticava nulla. Solomon Shereshevsky ricordava dettagli di ogni episodio ed era in grado di memorizzare velocemente anche sequenze difficili, soprattutto grazie alla sua fervida immaginazione. Solomon Shereshevsky, noto anche come Š, è stato spesso descritto come “l’uomo che non riusciva a dimenticare”: ricordava in maniera estremamente precisa dettagli della sua vita e delle sue esperienze, non solo dopo pochi minuti o dopo pochi giorni, ma anche a decenni di distanza. Questa sua eccezionale abilità venne descritta nella monografia Una memoria prodigiosa (1968) del medico sovietico Alexander Luria (o Lurija), considerato uno dei capostipiti della neuropsicologia, che lo sottopose a vari test e lo studiò in un arco di tempo di circa trent’anni: secondo Luria le doti di Š erano legate non tanto a una memoria straordinaria o illimitata, quanto alle sue capacità di immaginazione e astrazione. La storia di Shereshevsky è stata raccontata tra gli altri sul New Yorker dal giornalista Reed Johnson, che ha fatto molte ricerche sul suo conto, e ha ispirato il film del 2000 del regista italiano Paolo Rosa Il mnemonista. Nato nel 1886 a nord-ovest di Mosca da una famiglia ebrea, Shereshevsky (o Seresevsky) era un giornalista appassionato di musica che si occupava soprattutto di brevi articoli satirici. Un giorno, quando il direttore del giornale per cui lavorava gli chiese come mai non prendeva mai appunti durante le riunioni del mattino, lui gli rispose che non ne aveva bisogno: quindi ripeté parola per parola tutte le indicazioni per la giornata di lavoro che erano state dette a voce. Il direttore, molto colpito, lo mandò a fare un test della memoria, racconta Johnson: fu così che Shereshevsky incontrò Luria, al tempo un giovane ricercatore di psicologia in un’università locale.
(Collage con immagine tratta dalla pagina su Solomon Shereshevsky di Wikipedia in russo) Nel suo studio Luria scrisse che Shereshevsky riusciva a memorizzare rapidamente poesie, formule matematiche complicate, parole inventate e anche testi in lingue che non conosceva, tra cui l’inizio della Divina Commedia. A quindici anni di distanza ricordava esattamente gli abiti che indossava Luria il giorno in cui avevano svolto un certo test, così come i numeri e le parole che gli era stato chiesto di memorizzare durante il primo incontro. «Dovetti semplicemente ammettere che la capacità della sua memoria non aveva limiti precisi», scrisse lo psicologo nella monografia. Attraverso i test svolti nel tempo, Luria indagò i meccanismi mentali che influenzavano la personalità e la capacità di apprendimento di Shereshevsky, concludendo che era in grado di ricordare le cose grazie alle immagini mentali che se ne faceva. In particolare, a suo dire, “soffriva” di sinestesia, il fenomeno percettivo per cui lo stimolo di un senso provoca una reazione anche in altri (e che indica anche la figura retorica con cui si accostano termini che evocano sensazioni relative a diversi sensi, come “voce ruvida”, o “luce calda”). Per lui ogni ricordo aveva insomma l’effetto di evocare gusti, colori, suoni, percezioni tattili. Più vividi erano questi collegamenti e queste rappresentazioni mentali, più radicato era il ricordo di una certa sequenza di numeri o parole nella sua memoria. Per fare qualche esempio concreto, Luria racconta che Shereshevsky riusciva ad alzare la temperatura della mano destra di 2 gradi e ad abbassare quella della sinistra di 1,5 allo stesso tempo, semplicemente immaginando di mettere la prima su una stufa e l’altra su un blocco di ghiaccio. Riusciva ad aumentare o ad abbassare i propri battiti immaginando di dover correre dietro a un treno per non perderlo, oppure di essere addormentato. Ma soprattutto per tenere a mente una cosa adottava un metodo conosciuto come tecnica dei loci, che prevede di organizzare le informazioni in uno schema familiare e visualizzarle in uno spazio fisico immaginato. Shereshevsky per esempio raccontava di immaginare via Gor’kij, una delle vie principali di Mosca, oppure una strada del posto in cui era nato. Le sequenze di parole o numeri nella sua testa diventavano insomma dei personaggi, a cui attribuiva un significato e una storia tutta loro, e che quindi ricordava grazie a una specie di “passeggiata mentale” da un punto all’altro. Per Shereshevsky il suono di un campanello evocava «un oggetto piccolo e rotondo, qualcosa di ruvido come una corda, il sapore dell’acqua salata e qualcosa di bianco», scriveva Luria. Se il numero uno corrispondeva a «un uomo robusto dall’aspetto composto e la faccia allungata», il due era «una donna paffuta con un’acconciatura elaborata, vestita con un abito di velluto o seta con uno strascico». Fu così che riuscì a memorizzare dopo averlo sentito una sola volta anche il celebre incipit della Divina Commedia, «Nel mezzo del cammin di nostra vita»: anche se era in una lingua che non conosceva, lo ricordava perfettamente anche a giorni di distanza, perché aveva attribuito a ciascuna parola un significato tutto suo. Nel libro di Luria lo spiegò lui stesso così: (Nel) – Stavo pagando la mia quota di iscrizione quando, nel corridoio, vidi la ballerina Nel’skaya. (mezzo) – Io sono un violinista; quello che faccio è immaginarmi un uomo che suona il violino assieme a Nel’skaya. (del) – Accanto a loro c’è un pacchetto di sigarette di marca Deli. (cammin) – Mi immagino un camino lì vicino. (di) – Poi vedo una mano che indica una porta . (nostra) – Vedo un naso ; un uomo inciampa e, cadendo, il naso gli rimane incastrato nella porta . (vita) – Alzo la gamba sulla soglia perché c’è sdraiato un bambino, cioè un segno di vita, vitalità. Al centro dello studio di Luria ci fu pertanto il legame tra la memoria e l’immaginazione, che è un elemento indispensabile per capire il modo in cui ricordiamo. Grazie al modo in cui percepiva gli stimoli e li visualizzava nella sua mente, Shereshevsky non solo riusciva a memorizzare in maniera precisa cose che gli erano appena state dette, ma anche a risalire a informazioni molto dettagliate a molto tempo di distanza, e quindi di fatto a non dimenticarle. Secondo Luria comunque, Shereshevsky cominciò a usare la tecnica dei loci solo in un secondo momento e gli servì soltanto per rafforzare abilità che aveva già e che erano già straordinarie. Come osservato di recente sulla rivista Psychology Today, oggi sappiamo che Shereshevsky mostrava tratti tipici dell’ipertimesia, spesso chiamata impropriamente “sindrome della super memoria”, una condizione in cui si riesce a ricordare con estrema precisione la gran parte degli episodi accaduti nella propria vita. Le persone con ipertimesia insomma ricordano anche in maniera non deliberata la gran parte degli eventi di cui hanno avuto esperienza diretta. Johnson nota che Shereshevsky non ricordava proprio tutto in maniera perfetta: per farlo gli ci volevano uno sforzo consistente e soprattutto la sua fervida immaginazione. Suo nipote, Mikhail Reynberg, che Johnson riuscì a rintracciare e intervistò, raccontò che non cercava a tutti i costi di tenere a mente le cose, e non sempre se le ricordava: a un certo punto Shereshevsky aveva cominciato a metter in mostra le proprie doti in spettacoli pubblici, e stando a quanto ricorda Reynberg prima di esibirsi si esercitava per ore. Nell’autobiografia che stava scrivendo prima di morire, nel 1958, Shereshevsky diceva che il fatto di associare parole a suoni, gusti o colori spesso lo faceva distrarre, con il risultato che azioni molto semplici come leggere il giornale a colazione lo mandavano in confusione. Le immagini che gli venivano in mente tendevano ad accumularsi e a generare a loro volta altre immagini, mandandolo in confusione e rendendogli impossibile concentrarsi. Sempre per il modo in cui era abituato a creare queste associazioni mentali, inoltre, per lui era difficile memorizzare parole che avevano un significato diverso da quello letterale, come nel caso delle metafore. A volte tendeva a confondere la realtà con l’immaginazione, oppure immaginava una versione di sé doppia: fenomeni che secondo Luria gli rendevano difficile comportarsi in maniera naturale nella vita adulta. Tra le altre cose, Shereshevsky contestò il fatto che secondo Luria potesse soffrire di sinestesia. Scrisse di essersi offerto di fare altri test psicologici per provare che non soffriva di particolari condizioni mentali, ma non è chiaro se li fece mai, nota Johnson. Secondo il nipote questo suo modo di percepire la realtà alla lunga per lui fu frustrante: cominciò ad avere problemi di alcolismo e morì nel 1958 per complicazioni legate alla dipendenza, dice sempre Reynberg. Luria descrisse anche come Shereshevsky cercò di liberare la sua mente dai ricordi che non voleva avere, provando a scriverli su dei bigliettini: alla fine, vedendo che questa tecnica non funzionava, li bruciò. Read the full article
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se non posso piegare gli dei in alto, risveglierò gli dei in basso
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The Beginning. #dantealighieri #firenze🇮🇹 #florenceitaly #museo #casadidante #italia #italy #paradisio #purgatorio #inferno #paradis #purgatoire #enfer #paradise #purgatory #hell #dante #divinacommedia #virgile #beatrice #ninecircles #dantecry #lucifer #poesia #redemption #lostsoul #culture #art #operadarte #dantecrytheonlydeathsguitarist (à Firenze, Italy) https://www.instagram.com/p/Cim4cp6oExZ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Oggi si celebra il Dantedí
Auguri maestro, ci manchi!
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