#Dio la rabbia
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@tetrachlorobenzene purtroppo ci si abitua a leggere commenti del genere, anche se rattristisce sempre.
Il peggio è quando vedi persone del sud che, avendo completamente bevuto la zuppa propagandistica, dicono "schifo il sud abbandonatelo".
Poi, quando gli insulti non funziona cercano di giustificare con "eh, ma abbiamo uno stipendio più grande" che, ok, va bene. Ma se prendi 3.000 al mese e 1.5/2m di quelli vanno in affitto SOLTANTO lo stesso il problema del vivere male persiste.
Davvero non capisco il giustificare i prezzi tremendi che inpongono. Per cosa? Per l'essere razzisti? Per sentirsi superiori? Siamo tutti sfruttati dallo stato dal primo all'ultimo, quello dovrebbe essere il target.
Alas, chiamare persone che si fanno il culo in altri campi "terroni sfaticati ed ignoranti" più facile, presumo
#Mio nonno ha lavorato tutta la sua vita#Come conduttore dei treni#Ed una volta che è andato in pensione ha iniziato a lavorare i campi#Mia nonna è sopravissuta alla guerra mentre andava a scuola ed ha passato tutta#la vita a prendersi cure dei suoi genitori malati#Mia cugina ha due lauree ed ha insegnato all'estero#Prima di tornare e purtroppo trovare nulla#Quando sento certi individui chiamarci sfaticati mi sale l'omicidio#Per non parlare che#Chi vi sta dietro quando decidete che dai il sud per una vacanzina non è tanto male#Dio la rabbia
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a me spiace tanto ma “non è roba da uomini” oltre ad essere uno sloganetto poco ispirato mi rimanda anche a quella retorica che ‘beh il VERO UOMO la donna non la tocca neanche con un fiore’ e sinceramente nel 2023 gradirei che la si finisse con certe frasi da tema delle elementari e non so si iniziasse un discorso sul decostruire il concetto di mascolinità e realizzare che la misoginia è un problema sistemico da affrontare con serietà
#la rabbia nel vedere i nostri tizi leggere sto copione con pure giroud alla fine che annuisce tipo ‘abbiamo finito? ok’#invece di coinvolgerli in un discorso più sentito gli facciamo fare un video promozionale manco stessero pubblicizzando una maglietta#che poi eh la colpa è di tutte le parti ma dio santo
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a lavoro ho fatto un corso e ora a fine corso dobbiamo presentare un progetto, ci hanno divisi in gruppi e il mio gruppo ha scelto di portare un progetto di proposta di inserimento lavorativo per persone detenute. for context siamo una cooperativa sociale che si occupa di inserimento lavorativo, infatti mi hanno assunto in quanto persona disabile tramite art. 14, ma volevamo proporre un altro tipo di "persona svantaggiata" per inserimenti lavorativi. e niente mi piace molto questo progetto, non è detto che porti effettivamente a qualcosa perché indubbiamente non è semplice e ci sarebbe molto lavoro da fare da parte della cooperativa per portare avanti un progetto del genere, però anche solo proporlo per me - e per tuttə noi del gruppo - è qualcosa perché perlomeno ci possono fare un pensiero ai "piani alti". però a parte quello ho imparato parecchio, purtroppo poco di bello e l'odio per giorgia meloni e compagnia bella sembra sempre impossibile eppure trova modo di crescere ancora di più. però ecco ci sono anche alcune cose belle, associazioni e progetti per e con le persone detenute (noi ci siamo focalizzati più che altro su milano essendo in provincia di milano) e fa sempre piacere sapere che c'è chi si prende cura di queste persone che già sono in una situazione di base non semplice e mai felice, poi ci aggiungi lo stato attuale degli istituti penitenziari, con picchi di sovraffollamento del 150%, e non riesco neanche a immaginare cosa possano dover passare. e comunque quello che ho imparato tutto molto interessante e soprattutto importante e cercherò di tenermi aggiornato sulla situazione delle carceri in italia anche dopo aver concluso questo progetto (cioè settimana prossima in teoria)
#lo sapevate che ci sono stati 90 suicidi in carcere nel 2024?#è un numero altissimo - record di fatti - e mi è venuta una tristezza e una rabbia quando l'ho scoperto l'altro giorno#già sapere che erano stati 85 bel 22 e 70 circa nel 23 ed erano in salita l'anno scorso... ma poi appunto essendo che siamo in fase di#chiusura del progetto ho cercato gli ultimi dati e... 90. dio#d'altra parte i tassi di sovraffollamento sono allucinanti e il governo pensa che la soluzione non sia ridurre il numero di detenuti (che#pensate un po' è sempre in crescita) ma ampliare i posti nelle carceri 🙃🙃 cosa che oltre ad essere orrenda perché magari c'è un problema#in uno stato con governo fascista in cui aumentano i detenuti. magari eh. ma oltre a quello non è una soluzione fattibile a breve#e nel frattempo le carceri per esempio in lombardia hanno a gennaio 2025 un tasso di sovraffollamento del 150% e chi ne soffre?#certo non giorgia meloni e il signor delmastro che “vogliamo far vedere ai cittadini la gioia con cui non lasciamo respirare i detenuti”#ma le persone che ci vivono in questi posti - che sono imprigionate in questi posti. non ci sono i fondi per renderli vivibili e quindi non#è certo sorprendente che il numero di suicidi aumenti (così come un po' tutti i dati negativi: autolesionismo aggressioni rivolte -negative#come segnale ovviamente. supporto le rivolte dei carcerati sempre- ecc.)#comunque eh è veramente una situazione terribile e chiaramente non c'è neanche possibilità di sperare che questo governo possa migliorarla#quindi facciamo noi il possibile per alleviare un po' le sofferenze di queste persone. perché così è sotto un governo di fascisti del cazzo#scusate il papiro lol#nico rambles
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L'APPETITO E LA RABBIA ASSERVITA A DIO
a cura di Giuseppe Aiello “Sia l’appetito che la rabbia, a loro volta, sono positivi. L’“appetito” è la facoltà o il potere che attira l’anima verso tutto ciò che le è gradito, come il cibo e l’atto sessuale. La “rabbia” è la facoltà che rivolge l’anima contro tutto ciò che è sgradevole e difende l’organismo dalle minacce. Può manifestarsi con violenza o fuga. Entrambe le facoltà sono…
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Mi spiace, ma non ti amo più
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Trasciniamo da tempo e ormai inutilmente la nostra logora storia. Un’unione che muore, un matrimonio che naufraga sullo scoglio di un’inaspettata, nuova passione di uno dei due non è mai un affare semplice da affrontare. Perché se con un uomo ci stai, se gli hai concesso tutta te stessa, evidentemente lui t’ha dato emozioni forti. Ma la fedeltà, la mia devozione di moglie, il bisogno di sentirti nel mio corpo, di saperti solo mio e la relativa gelosia sono evaporati. Insieme alla voglia di costruire e rinsaldare insieme. Non saprei dirti quando il mio amore coniugale, un tempo inscalfibile, abbia iniziato a riempire il trolley per andare a morire lontano. Fatto sta che non provo più un sentimento forte, per te. Non c’è più nulla, nel mio cuore, che ti riguardi veramente. Stima, rispetto certamente. I figli. Amicizia? Forse col tempo.
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A fornelli spenti e raffreddati. Probabilmente. Perciò, ti lascio ancora giocare stanotte un’ultima volta col mio corpo. Ti farò fare tutto. Te lo devo, in fondo. Però capisco benissimo che devo smetterla di illuderti, di alimentare l’esile fiammella della tua speranza, il filo di cotone a cui la persona che sta per essere lasciata s’aggrappa con tutte e due le mani. Ben sapendo che da un momento all’altro si spezzerà e la farà precipitare nel baratro della solitudine. Dell’umiliazione che deriva dal non essere più oggetto di amore e di brama sessuale. Di non essere più al centro dei pensieri dell’essere umano amato. Lacrime amarissime. Succo d’amore sprecato. Ancora non te lo dico chiaramente, per stanotte. Ma lo sospetti. Lo sai, ormai. Non hai il coraggio di scoperchiare la pentola.
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Mi ami troppo, per voler sapere subito la verità. Soffri come un cane e lo vedo, lo sento chiaramente. Ti conosco benissimo. Lo percepisco dalla rabbia con cui mi scopi, con un impegno per te insolito. Quasi volessi così superarti nella performance, per farmi ricredere sul tuo “valore” di amante. Ma io lo so che sei un tesoro d’uomo. Un compagno leale, generoso, sano, forte. Un essere umano solido, colto, intelligente e di buon gusto. Ma mi sono innamorata di lui. E passata questa ultima notte rovente di disperata passione, domani mattina ti lascerò. Devo farlo. Perché è con lui che torno scolaretta, è per lui che mi faccio rossa e mi si azzera la salivazione mentre tutta tremante mi spoglio; pensando forse di non essere sufficientemente bella, attraente per le sue esigenze sessuali.
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Di non riuscire a dargli ciò che vuole da una donna. Si: ti confesserò ciò che forse già sai. Che è già da due settimane che con lui ci scopo. Gli consento tutto. Cose impensabili e mai provate, tra me e te! Con un’emozione e un trasporto del tutto nuovi per me: perché è da tempo che il mio cuore non batteva impazzito al solo vedere un uomo. Perché non posso stare senza scrivergli, senza sentire venti volte di seguito un suo messaggio vocale anche banale. E tu ormai te ne sei accorto. Devo vederlo: ogni giorno. Mi devo far scopare da lui. Glielo devo succhiare. Fino a lasciarlo completamente soddisfatto. Divento la sua cagna. Per lui cammino a quattro zampe. E la cosa mi piace da impazzire. Devo sapere che non vuole un’altra: che per le sue urgenze lui cerca proprio me.
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Ho bisogno della rassicurazione che deriva dal sentirlo sborrare dentro di me. Anche se è una sensazione che dura mezz’ora al massimo. Perché sono gelosa marcia. Poi torno immediatamente a soffrire dubitando. Potessi dirtelo adesso, sapresti che ormai è solo per lui che mi faccio bella, che mi curo. Al mattino, dopo essermi lavata, m’accarezzo da sola il corpo e soprattutto il mio culo, che lui letteralmente adora. Me lo massaggia, me lo vezzeggia, me lo odora e lecca ovunque. A lungo. Poi si decide, appoggia il suo cazzo sull'ano e me lo sfonda. In un colpo solo. Me lo spacca e io godo come la vecchia puttana che sono. Quando appoggia il suo glande tra le mie natiche e so cosa sta per accadere, chiudo gli occhi e ringrazio Dio. Poi, non appena preme, io controspingo aprendomi per lui e provo un enorme dolore misto a un godimento supremo.
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Faccio squat; davanti allo specchio mi spalmo con la crema e massaggio a lungo ovunque, pensando che fra qualche ora finalmente lo vedrò e che le sue mani percorreranno chilometri, sul mio corpo. Me le affonderà ovunque. E io lo lascerò fare: è una cosa che adoro. Quanto lo desidero. Devo avere il suo corpo sopra al mio. Dentro al mio. Non dirmi che è peccato, che non si fa. I complessi di colpa me li sono già pianti a lungo. Ormai è tempo di agire. E di farti soffrire, purtroppo. Quando siamo insieme, divento pazza totalmente. Non ragiono più. Me lo mangerei. Ripeto: di lui sono gelosa fradicia. Gli faccio il terzo grado. Se poi sento un refolo “omeopatico” di un qualche profumo femminile sui suoi vestiti, improvvisamente piango, urlo, lo prendo a pugni, a schiaffi. Ma poi subito mi inginocchio chiedendogli scusa.
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E inizio a sbottonargli i pantaloni, per dimostrargli che una come me non la trova da nessuna parte. Ed è in questa maniera che è venuta a galla la nostra storia: mentre iniziavo a farlo godere con la mia bocca. La sua ormai ex compagna ci ha sorpresi così, in questa posa teatrale plastica, tornando a casa loro in anticipo da un viaggio di lavoro. Non ha fatto scenate: io già ero pronta a lottare fisicamente con lei, per lui. L’avrei distrutta e massacrata di botte. Perché l’amore ti dà una forza incredibile. Ma certo non ti fa ragionare lucidamente. Lei invece ha solo pianto due minuti. Lui era muto e immobile. Io con uno sguardo l’ho fulminato: non avrei tollerato che l’abbracciasse. Poi, con composta dignità, la ragazza ha girato i tacchi ed è andata via. La valigia già ce l’aveva. Il cellulare e il laptop pure.
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Se n’è tornata direttamente dai suoi. Poverina: i suoi sogni di sposarlo, di farci dei figli sono stati infranti grazie a una come me, egoista, più anziana ed evidentemente immorale, molto bagascia. Ancora non torna a prendere tutte le sue cose. Al mio nuovo uomo ho detto che se vengo a sapere che l’ha chiamata lui, gli cavo gli occhi. Se volesse venire a prendere ciò che le serve per vivere, io ci dovrò essere. A qualsiasi ora. Da domani comunque io ti lascerò e andrò a stare con lui. Molto probabilmente le farò recapitare con un furgone degli scatoloni con dentro ogni cosa che parli di lei. Purché ci lasci in pace. Purché io possa continuare a godermi il mio nuovo uomo. Dormi tranquillo, stanotte: domani ti dirò che puoi tenerti la casa, la macchina, i regali. Porterò con me solo l’indispensabile: dei vestiti, alcuni libri e il mio laptop.
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Cose così. Si, lo so: sono più anziana di lui di ben dodici anni; poi, sferzante, mi dirai anche che avevamo un’unione ben rodata e forte, io e te. Che ho sfasciato la nostra famiglia e un altro potenziale nuovo nucleo per puro egoismo, per un mio capriccio. Per soddisfare la mia passera, il mio culo e la mia bocca di vecchia puttana con un nuovo giocattolo. Che lui, trentacinquenne e prestante, potrebbe stufarsi presto di una... 'vecchia vacca' come me. Ma l’amore non conosce età o calcoli. Vuole ciò che vuole e io ci sono cascata dentro come una scema. Lo voglio. Lo voglio solo per me, tutto per me. Lo desidero con tutta me stessa, dalla testa ai piedi. E tu non sei più nel mio cuore. Fattene una ragione. Passerà anche questa, fidati. Per fortuna i nostri ragazzi sono già abbastanza grandi e capiranno. Ma si vive per vivere ciascuno la propria storia, non per soddisfare le aspettative degli altri. E la mia vicenda intima è questa. Piaccia o no, a tutti voi. Domani ti lascerò. Nuova aria al mio corpo: nuovo sole che mi baci tutta la pelle. Che me la renda dorata. Per lui. Solo perché possa sentire la sua bocca baciarmi con gusto ovunque.
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RDA
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Scusate ma devo dire un po' di cose, altrimenti Ariston inizierà a bruciare al improvviso tra un po' di ore...
CHE FESTIVAL DI MERDA, CHE CLASSIFICA DI MERDA DIO LONGOBARDO AAAAAAAAAAAAA
Per l'ennesima volta ci è stato confermato che gli artisti che sono veramente artisti, a.k.a quelli che cantano senz'autotune, suonano, scrivono i propri testi, sanno fare un spettacolo - vengono puniti. Nessuno mi mai spiegherà l'esclusione di Giorgia dal top 5. MAI!! O le posizioni basse di una Joan Thiele o Serena Brancale...
Vabbè, immaginiamo per un attimo che si guarda come andrebbe la partecipazione all'Eurovision ........ Ok, abbiamo immaginato. E quindi qualcuno che mi spiega come la canzone più Eurovision è finita al 26° posto??? (i.e Gaia)
Si scherza che Sanremo odia le donne, ma raga, le odia veramente. 10 anni dovevano passare tra la vittoria di Arisa (che da un po' di anni viene sempre inspiegabilmente esclusa, pure "Canta ancora" hanno rifiutato) e la vittoria di Angelina. DIECI ANNI!!!!!
Elodie e Noemi, non so cosa dovrebbero fare di più per essere finalmente su questo podio.
Per le donne non va bene se portano una canzone radiofonica/Eurovision/divertente perché "non è arte, non è qualità". Non va bene se portano una canzone profonda perché "sempre le solite ballad noiose". Lo styling non va bene mai perché per la gente apparentemente non esiste niente tra "puttana" e "suora".
In conclusione, non va bene se partecipano 🤷🏻
Top 5 di nuovo solo uomini. Un "ex"omofobo che non sa cantare senz'autotune (buona fortuna, hai 4 mesi per imparare prima di andare in Svizzera e rappresentare il tuo paese), uno che spera di vivere in un mondo dove la maternità surrogata venga abolita, uno che... non ho tempo di scrivere tutte le cose che ha detto e fatto ma sapete bene di chi sto parlando.
Brunori e Lucio ci sta. Loro due meritavano il podio
Non ho nemmeno voglia di criticare Carlocò e il suo attitude, o il trattamento delle co-conduttrici, o la mancanza di rispetto per gli artisti in gara in generale. Meglio che sto zitta
Non sono mai stata COSÌ delusa. C'è una rabbia primordiale che sta crescendo dentro di me
#sanremo2025#sanremo25#festival della canzone italiana#Sanremo#Ariston#Carlo Conti#che merda raga veramente
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Ieri ho visto il film di Paola Cortellesi. Da poco ho finito di leggere Ragazze elettriche di Naomi Alderman, dopo aver letto un po’ di cose di Margaret Atwood. Sto approfondendo lo studio dei miti greci. Diciamo quindi che sto parecchio carica di fomento rabbioso.
Oggi appare palese che Giulia Cecchettin sia stata ammazzata da quella merda dell’ex fidanzato, definito dai più “tutto sommato un bravo ragazzo. Magari un po’ geloso ma bravo”. Si prosegue a minimizzare, a giustificare, a incolpare le donne che si permettono di andare in giro con le cosce di fuori, addirittura da sole nella notte, e che si lamentano se incontrano i lupi.
Allora, mortaccivostra, io non solo continuo ad andare in giro con le cosce da fuori di notte da sola ma mi porto un taglierino e zaccagno la gente. Perché va bene essere sempre accort*, evitare “situazioni pericolose” (poi di grazia ci fate un elenco di situazioni pericolose e situazioni normali. Magari ce lo fa l’ennesimo uomo che vuole insegnarci a vivere), ma porcodio se al prossimo commento, alla prossima occhiata laida non richiesta, alla prossima mano sulla spalla con fare paternalistico, qualcuna caccia un coltello e inizia a tagliare cazzi come fossero zucchine, voglio leggere che “comunque è una brava donna. S’era solo rotta il cazzo”.
E invece di zaccagnare apparati genitali maschili, andiamo a manifestare contro la violenza sulle donne. Ma vi rendete conto di che cazzo vuol dire questa cosa? Andare a manifestare per sollevare una questione. Una manifestazione. Una cazzo su manifestazione partecipata soltanto da chi a queste cose è già sensibile e sensibilizzato. Sfilare mentre i tassisti avvelenati per le strade bloccate fischiano e urlano che siamo tutte troie. MA IO VE SFONNO LE MACCHINE E LE CAPOCCE.
Vorrei bruciare tutto, fare un casino di dio, e ho una rabbia dentro che mi spaventa e confonde i miei pensieri di donna ultra quarantenne. Questo perché mi riporta a galla tutte le occhiate, i commenti, le mani addosso che mi hanno fatto sbroccare negli ultimi trent’anni.
Sono millenni, MILLENNI, che affossate, incatenate, picchiate, bruciate, uccidete le donne e il perché è palese, ma sto senso di inferiorità che vi scatena la violenza fatevelo curare con terapia e psicofarmaci.
LI MORTACCI VOSTRA E DI CHI VI HA EDUCATO A ESSERE LA MERDA CHE SIETE.
Aggiornamento per me delle 19,26. Non appare più evidente. Giulia Cecchettin è stata ammazzata e il corpo è stato trovato. L’assassino è in fuga e i genitori dicono che è meglio che si costituisca per spiegare. PER SPIEGARE.
Diocane.
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Ho visto traditori innamorarsi per davvero e ho visto brave persone che finiscono per tradire il proprio partner.
Ho visto donne che mostrano tutto e sono perbene e ho visto donne coperte e modeste che vanno a letto con chiunque.
Ho visto le più belle piangere per i più brutti e ho visto i donnaioli implorare le più facili.
Ho visto persone che non parlano della religione che amano Dio e ho visto persone che ti dicono che Dio è una schifezza.
Ho visto qualcuno senza futuro andare lontano e ho visto persone preparate che hanno fallito.
Ho visto anche milionari invidiare i più poveri.
Ho visto il cattivo alzarsi e cambiare la sua vita e ho visto persone stanche di essere buone fare del male.
Ho visto i più coraggiosi trattenere la rabbia e piangere per l'impotenza.
Ma ho visto anche quello più piccolo alzarsi e affrontare quello più grande.
Nella mia vita ho visto molte cose.
E se sono sicuro di qualcosa...
È solo che non tutto è come sembra.
Autore sconosciuto
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I Miei Libri del 2024
Il libro è una cosa: lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, ma se lo apri e leggi diventa un mondo - Leonardo Sciascia
Giulio Giudorizzi - i Miti Delle Stelle
Jamie Ford - Sulla Via Dell'Incenso
Jonas Jonasson - Tre Amici Quasi Geniali Verso La Fine Del Mondo
Oscar Wilde - Il Fantasma Di Canterville e Altri Racconti
Julian Barnes - Elizabeth Finch
Luciano Canfora - Convertire Casaubon
Will Ferguson - Felicità©
William Dalrymple / Anna Anand - Koh-I-Nur
Hervé Clerc - A Dio Per La Parete Nord
Stefano Mancuso - Fitopolis, La Città Vivente
Sam Kean - La Brigata Dei Bastardi
Henry James - La Cifra Del Tappeto
Giorgo De Santillana / Hertha Von Dechend - Il Mulino Di Amleto
Rebecca Struthers - Memorie Di Un'Orologiaia
Alexander Lernet-Holenia - Due Sicilie
Daniel Mason - La Foresta Del Nord
Peskè Marty - Qui Il Sentiero Si Perde
Alexandre Dumas Figlio - La Signora Delle Camelie
Lauretta Colonnelli - La Vita Segreta Dei Colori
Fred Vargas - Sulla Pietra
Giorgio Pestelli - Il Genio Di Beethoven
Richard Osman - L'Uomo Che Morì Due Volte
Adam Thirlwell - Il Futuro Futuro
Stefano Bizzotto - Storia Del Mondo In 12 Partite Di Calcio
Edwin A. Abbott - Flatlandia
Shirley Jackson - L'Incubo Di Hill House
Ferdia Lennon - Eroi Senza Gloria
William Gaddis - Le Perizie
Michael Young - L'Avvento Della Meritocrazia
Eric Fouassier - Le Notti Della Morte Blu
Laurent Binet - Prospettive
A.K. Blakemore - L'Insaziabile
Tommaso Giartosio - Autobiogrammatica
Alessandro Baricco - Castelli Di Rabbia
Rosa Montero - Il Pericolo Di Essere Sana Di Mente
Beatrice Del Bo - Arsenico e Altri Veleni
Jenny Erpenbeck - Kairos
Il totale è 37 come nel 2023, le pagine sono aumentate, e per il secondo anno consecutivo supero il mio obiettivo personale delle 10 mila, sono arrivato a 11 750. Ho letto anche più di un classico per trimestre, tra cui anche dei saggi, e l'anno prossimo l'obiettivo è leggere un libro di un autore dell'età classica a trimestre.
Sulla qualità dei titoli, ammetto che dopo anni di ricerca e di perfezionamento delle fonti ne sbaglio pochissimi: alcuni rimarranno nel tempo, come L'Insaziabile, l'ultimo di Erpeneck (vincitrice dell'International Booker Price del 2024, un libro drammaticamente potentissimo), Lennon, Marty, Thirlwell. Libri del tutto particolari, tra l'autobiografia, il racconto e il saggio sono quello di Montero e Giartosio. Se devo notare una differenza, ho letto meno autori e autrici italiane, e una cosa che dovrei iniziare a fare è rileggere dei volumi di qualche anno fa, tipo una decina, e scoprire l'effetto che fa.
Chiunque voglia, può rebloggare, commentare e aggiungere i suoi libri o quelli che gli sono piaciuti di più, per diffondere autori, case editrici, idee.
Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini - Jorge Luis Borges
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Nausicaa
Una delle figure più affascinanti e tenere dell’Odissea è quella di Nausicaa, la giovane figlia del re dei Feaci Alcinoo e di sua moglie Areta. La ragazza, poco più che adolescente, avrà un’importanza determinante nella felice riuscita del ritorno di Ulisse a Itaca. L’eroe acheo infatti dopo l’ultimo naufragio causato dal vendicativo Poseidone, nel quale aveva perso tutto il suo equipaggio, solo e disperato aveva raggiunto stremato la spiaggia dell’isola di Ogigia. Qui tramortito sul bagnasciuga venne trovato dalla ninfa Calipso e confortato con cibo e bevande. Affascinata dall’aspetto e dalla personalità di Ulisse la bellissima divinità marina gli offrì il suo letto e promise, se fosse rimasto con lei, di donargli l’immortalità e l’eterna giovinezza. Ulisse rimase sull’isola sette anni ma il richiamo della sua patria e della moglie Penelope che lo attendeva a Itaca erano troppo forti.
Atena, da sempre sua protettrice, approfittando di una momentanea assenza di Poseidone, chiese al padre Zeus di esaudire il desiderio del suo assistito e questi mandò Ermes da Calipso per ordinarle di lasciare partire Ulisse. Dispiaciuta, ma consapevole del fatto che non si poteva disubbidire al re del cielo, la dea diede al suo ospite i mezzi e gli strumenti per costruirsi una zattera e cibo per nutrirsi durante il viaggio. Sospettoso come sempre Ulisse temeva un tranello, ma rinfrancato dai giuramenti di Calipso, le diede un ultimo bacio e prese il mare. Avvenne però che Poseidone, di ritorno dall’Etiopia, si trovò davanti quella zattera che arditamente solcava il mare. Riconosciuto il navigante la collera del dio esplose in tutta la sua rabbia. Era proprio Ulisse, il perfido acheo che aveva accecato suo figlio, il ciclope Polifemo, spegnendogli per sempre l’unico occhio di cui disponeva.
Subito in mare si scatenò una tempesta e la minuscola zattera venne sconquassata da onde gigantesche. Ulisse sbalzato in acqua, pur essendo un abile nuotatore, più volte rischiò di essere inghiottito dai flutti finché nudo e stremato riuscì a guadagnare la riva dell’isola di Scheria e lì, essendo calata la notte, si addormentò esausto fra le canne. Era l’isola dei Feaci dove il re Alcinoo governava con saggezza donando al suo popolo leggi giuste e vita prospera. La giovane figlia Nausicaa, dai lineamenti dolci e delicati, viveva un’adolescenza felice alla quale erano ancora sconosciute le ansie e le palpitazioni dell’amore. La dea Atena, per aiutare Ulisse, entrò nei sogni della fanciulla prendendo le sembianze di una sua compagna che la rimproverava per non avere ancora provveduto ad andare al fiume a lavare la biancheria di tutta la famiglia.
Il mattino dopo la giovane, ottenuto il permesso dei suoi genitori partì, con le sue ancelle e una mula, diretta verso il fiume. Giunta sul posto, una volta fatto il bucato, nell’attesa che si asciugasse la biancheria, la principessa dei Feaci si intrattenne con le sue compagne a giocare con la palla. Gli strilli gioiosi delle fanciulle risvegliarono Ulisse che, in cerca di aiuto, si coprì di canne il corpo nudo e sporco e si avvicinò alle giovani. Spaventate le ancelle scapparono lontano, solo Nausicaa con imprevedibile coraggio non si mosse. L’uomo si inginocchiò davanti alla giovane e pronunciò dolci parole fingendo di scambiare la ragazza per una dea dell’Olimpo, dichiarandosi un povero naufrago e chiedendo aiuto e protezione. Commossa Nausicaa, memore del dovere di ospitalità caro agli dei, indicò allo sconosciuto la strada per giungere a palazzo, chiedendogli però di mantenersi nel cammino a distanza da lei e dalle altre ragazze per evitare che il suo popolo potesse dubitare della loro onestà.
Giunto a palazzo Ulisse venne accolto con ospitalità dal re Alcinoo tanto che, dopo avere per prudenza inizialmente nascosto la sua identità, decise di rivelarsi e di raccontare alla corte dei Feaci tutte le sue avventure dalla caduta di Troia in poi. Nausicaa ascoltava affascinata le gesta degli eroi che avevano combattuto, il coraggio e la forza di tanti principi e l’astuta trovata del cavallo di legno. E in cuor suo nasceva un sentimento per quell’uomo che gli appariva come un gigante dall’alto della sua autorevole grandezza. Pian piano crebbe in lei il desiderio di divenire sua sposa e Alcinoo, che sapeva leggere nel cuore di sua figlia, arrivò a proporre a Ulisse di accettare la mano della giovane. Ma il re di Itaca sognava solo di fare ritorno nella sua patria e, benché riconoscente e grato, dichiarò al re dei Feaci di avere già una moglie e chiese solo di essere aiutato a riprendere il mare.
Per Nausicaa fu un grande amore: il primo; e una grande delusione, ma non negò la sua amicizia e il suo affetto all’eroe, che da parte sua ricambiò con un tenero sentimento di devozione e riconoscenza. Alcinoo donò a Ulisse una nave e una scorta per il suo viaggio e, nel momento dell’addio, Nausicaa lo lasciò dicendogli: “Non dimenticarmi, perché ti ho ridato la vita”. Accompagnato da un gruppo di Feaci, Ulisse partì e finalmente raggiunse Itaca, ma Poseidone, irato per l'amichevole trattamento riservatogli da Alcinoo, trasformò in pietra la nave che faceva ritorno a Scheria e sembrava addirittura deciso a distruggere anche il porto dei Feaci. Il padre di Nausicaa si vide costretto a sacrificare al dio del mare ben dodici buoi per rabbonirlo e poi sussurrò a sua moglie Areta con profonda amarezza: “Impareremo dunque a non essere più tanto ospitali in futuro”.
Fonti:
- “I miti greci” di Robert Graves;
- “Nausicaa” voce su Mitologia delle Garzantine Garzanti;
- “Nausicaa” voce su Wikipedia.
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Viviamo in un’epoca di grande ipocrisia. La follia umana sta raggiungendo un livello veramente esagerato. Attivisti verdi che sporcano di vernice le opere d’arte e gli edifici di importanza storica e culturale; adolescenti che invece di studiare a scuola, e capire che l’energia elettrica non nasce dal nulla, gridano sputando saliva di rabbia che dobbiamo salvare il nostro pianeta passando all’ energia alternativa. I centri storici sono pieni di spacciatori, che vendono l’erba. Ma non possiamo legalizzarla! No! Viviamo in un paese cattolico, dicono. Abbiamo il Vaticano…Ogni ragazza sogna di vendere il suo corpo o le sue immagini nude, invece di studiare e diventare un’insegnante o un dottore. Ma riaprire le case chiuse!- guai! Cosa dirà la chiesa?! Siamo tutti pieni di rabbia e invece di trovare soluzioni, trasciniamo questo mondo verso una terribile ed inevitabile fine.
Non sono né un profeta né un scienziato, ma anche con la mia scarsa preparazione posso e devo ricordare a tutti che esiste da tanti anni un modo per produrre l’energia, sostituire la plastica e ridurre al minimo l’inquinamento. Tutto quello che dobbiamo fare è togliere l’etichetta del demonio dalla cannabis! Immagino che qui mi accuseranno della propaganda della droga, ma non abbiate fretta con il vostro giudizio. Vi rinfresco la memoria, raccontando un po’ di fatti riguardo al nemico del popolo: la Cannabis.
Da 1 ettaro di canapa si ricava tanta carta quanto da 4 ettari di bosco. 1 ettaro di canapa emette tanto ossigeno quanto 25 ettari di bosco. I tessuti di canapa superano persino il lino nelle loro proprietà. La canapa è una pianta ideale per realizzare corde, funi, tessuti , borse e cappelli. Ciò che è anche molto importante: tutti i prodotti in plastica possono essere realizzati con la canapa, la ‘plastica’ di canapa è ecologica e completamente biodegradabile. Questo è solo un piccolo elenco delle qualità uniche della canapa: un'altra cosa- la canapa cresce in soli quattro mesi e un albero in 20-50 anni. Può essere coltivata in qualsiasi parte del mondo con poca acqua, inoltre è in grado di difendersi dagli insetti parassiti, non ha bisogno di pesticidi. È davvero un paradosso? Perché stiamo ancora abbattendo le foreste? Stiamo usando la plastica dannosa per sconvolgere l'equilibrio del pianeta? Sì, perché la società dei consumi giova solo ai problemi, non alle loro soluzioni.
E della Hemp Body Car creata da Henry Ford in 1937 vogliamo parlare?!… Ma finché ci sono l’interessi di compagnie petrolifere non vedremo mai queste macchine sulle nostre strade. Il Dio denaro sta comandando questo mondo e costringe ognuno di noi a fare le scelte che porteranno sempre più verso la distruzione. Dobbiamo pensarci e tutto può cambiare!
Adesso, dopo questa introduzione, che ho cercato di fare più breve possibile, voglio condividere con voi la mia esperienza personale. Perché non c’è niente più convincente e dimostrativo, come la prova tecnica.
Ho una grande passione per i mercatini delle pulci. Una volta, facendo la mia ricerca dei tesori ad un mercatino mi sono imbattuto in rullo del tessuto. Non sapevo cosa era, ma l’aspetto estetico e le caratteristiche tattili di questa stoffa mi hanno fatto battere il cuore! Per fortuna avevo davanti a me un venditore, che sapeva tutto su questo grande rullo tessile. Si trattava di canapa lavorata a mano negli anni ’50. E si è accesa subito la lampadina della mia creatività! Da anni volevo farmi fare un abito chiaro, non solo bello , ma soprattutto comodo e leggero. Un abito che fa fresco d’estate e che mi dà il sollievo in questo clima padano. Inizialmente ero concentrato sul procurarmi un pezzo di lino, il classico intramontabile per ogni gentiluomo. Ma dopo avere visto la Grande Bellezza dell’ antico manufatto in canapa non avevo più i dubbi. Comprato il rullo pesante di canapa dal felice venditore, ad un prezzo veramente simbolico di 20 € mi sono recato direttamente dal mio sarto, il signor Franco Parmelli, un sarto che ha più di 80 anni, la maggior parte di quali trascorsi nell’ accumulare un’impagabile esperienza nel campo di creazione di abiti su misura. La bellezza della stoffa che ho portato ha commosso il vecchio Maestro e abbiamo iniziato subito la realizzazione di questo progetto che io ho chiamato “ Legalize it!” Si tratta di un un completo fatto di pantaloni, pantaloncini corti, gilet e giacca a due bottoni, naturalmente di canapa. É un po’ bizzarro, lo so, ma proprio questi elementi di guardaroba possono essere giocati durante l’estate con il massimo piacere e conforto, senza rinunciare all’eleganza. Un taglio semplice e classico, i bottoni in madre perla e poco altro. Ed ecco a voi il risultato finale. Un abito così comodo e bello non l’ho mai avuto in vita mia! E’ diventata la mia seconda pelle. Sicuramente dà un po’ nell’occhio, in mezzo alla massa di infradito, pinocchietti e t-shirts… Ma preoccuparmi di cosa ne pensano gli altri di me non è stato mai per me un problema. Mi sentirò un combattente della piccola armata di uomini eleganti e a testa alta continuerò di vestirmi e non coprirmi… e a contribuire a salvare il pianeta!
Photos by https://www.instagram.com/giovannigarritano_ph?igsh=MTE2anU5d3BsZ2owdA==
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Come la folle rabbia di un cane, che si ostina ad azzannare la zampa di un capriolo ormai morto e insiste a scuotere e a tirare con forza la selvaggina abbattuta, al punto che il cacciatore rinuncia a ogni tentativo di calmarlo, una visione si era radicata dentro di me: l'immagine di un grande battello a vapore su una montagna - la barca che si trascina tra i fumi grazie alla sua stessa forza, risalendo un ripido pendio nel cuore della giungla e, in mezzo a una natura che annienta senza distinzione i deboli e i forti, la voce di Caruso, che riduce al silenzio il dolore e il clamore degli animali nella foresta amazzonica e smorza il canto degli uccelli. O meglio: le grida degli uccelli, perché in questa terra, incompiuta e abbandonata da Dio nella sua ira, gli uccelli non cantano, gridano di dolore, e colossali alberi intricati si artigliano uno con l'altro come in una gigantomachia, da orizzonte a oriz-zonte, tra le esalazioni di una creazione che qui non si è ancora conclusa. Trasudando nebbia, spossati, si ergono in questo mondo irreale, in una miseria irreale - e io, come nella strofa di una poesia in una lingua sconosciuta che non ca-pisco, mi ritrovo a provare un profondo terrore.
Werner Herzog
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E l’amore guardò il tempo e rise: testo originale
E l’amore guardò il tempo e rise.
Un sorriso lieve come un sospiro,
come l’ironia di un batter di ciglio,
come il sussurro di una verità scontata.
Perché sapeva di non averne bisogno.
Perché sapeva l’infinita potenza del cuore
e la sua poesia e la magia di un universo perfetto,
al di là dei limiti del tempo e dello spazio.
E le ragioni dell’uomo, fragile come un pulcino,
smarrito come un uccello,
cannibale come un animale da preda.
Perché conosceva la tenerezza di una madre,
l’incanto di un bacio, il lampo di un incontro.
Poi finse di morire per un giorno,
nella commedia della vita,
nell’eterno gioco della paura,
nascosto, con il pudore della sofferenza,
con la rabbia della carne,
con il desiderio di una carezza.
Ma era là, beffardo, testardo, vivo.
E rifiorì alla sera,
senza leggi da rispettare,
come un Dio che dispone, sicuro di sé,
bello come la scoperta, profumato come la luna.
Ma poi si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva
e il tempo cercò di prevalere,
nel grigio di un’assenza senza musica, senza colori.
E sbriciolò le ore nell’attesa,
nel tormento per dimenticare il suo viso, la sua verità.
Ma l’amore negato, offeso,
fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
perché la memoria potesse ricordare
e le parole avessero un senso
e i gesti una vita e i fiori un profumo
e la luna una magia.
Perché l’emozione bruciasse il tempo e le delusioni,
perché la danza dei sogni fosse poesia.
Così mentre il tempo moriva, restava l’amore.
Luigi Pirandello
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Perché non volete vedere?
Tutto scorre come se nulla fosse. Lasciate che il diavolo occupi ogni aspetto di ciò che viene propagandato a livello mass mediatico, e non ve ne frega niente. Continuate a seguire riti satanici, messe nere in mondovisione, magari anche apprezzando e battendo le mani. Tutto normale, tutto ok, perché siete degli zombie e in quanto tale non potete reagire a qualcosa che nemmeno comprendete. Vi risulta accettabile la perversione esibita come un valore, la blasfemia mostrata senza vergogna, l’annullamento del bene in favore del male. O di quella che viene spacciata come “libertà”. La libertà di doversi spaccare il cervello per almeno otto ore al giorno, perché il mondo si regge sullo sporco denaro, per poi tornare a casa e aver però la possibilità di vedere i demoni in televisione. Qualsiasi persona di buon senso rimasta ancora sulla faccia della Terra (e ne esistono ancora, grazie a Dio) ha capito che quanto trasmesso ieri sera in mondovisione, inerente alle “olimpiadi”, è stato uno dei peggiori “spettacoli” di sempre. Per noi non servono disegnini, spiegazioni, didascalie. È tutto sotto la luce degli occhi. E mi sembra perfino ovvio, superfluo, utilizzare trenta minuti del mio tempo per scrivere questo testo. Ma devo farlo per forza per un motivo molto semplice: per esprimere la mia totale e assoluta contrarietà a questo mondo occidentale, in cui non mi riconosco, e non mi riconoscerò mai. Non posso lasciare che si pensi, anche solo lontanamente, che io anche solo in qualche minima misura possa approvare l’orripilante sequenza di atrocità che ieri sera sono state mostrate a milioni di persone. Non esiste. E quindi malgrado la distanza che mi separa sempre più da questo posto, per ragioni molteplici, questo è un testo dovuto. Non accetterò nella mia vita persone che possano condonare certe ideologie, che possano essere morbidi nel giudicare ciò a cui bisogna, a tutti i costi, rinunciare. Gesù Cristo è l’unica via, l’unica voce, l’unica Verità. Non c’è letteralmente altro. Questo mondo vacuo, malato, perso e costantemente peccaminoso, lo lascio a voi. Accetterò anche la solitudine più rigida, qualora essa dovesse rendersi necessaria. Ma la mia fede, la mia morale, i miei valori in genere, non verranno mai e poi mai da voi intaccati. Questo se lo ficchi in testa anche la bellissima Alice, che il Signore ha scacciato da me perché non era credente. E ovviamente per questo eternamente lo ringrazierò. Era carne, carne che mi ha tentato più di quanto fino a quel momento mi fosse mai capitato. Ma a conti fatti, la realtà dimostra che non era nulla di più. Diversamente sarebbe rimasta, diversamente si sarebbe convertita. Invece ha scelto di continuare a stare male, lontano da me. Sì, oggi la mia rabbia esplode, perché sono stanco di vivere in un mondo così ripugnante. Ho bisogno di persone sane di mente, non deviate. Aurora, Alice, e chi prima di voi: non mi servite. Fate riferimento a un’entità che non vuole il vostro bene e che v’inghiottirà completamente.
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L'IRA DI DIO
L'IRA DI DIO
a cura di Giuseppe Aiello “A Gesù fu chiesto: ‘O Spirito di Dio, qual è la cosa più tremenda e più dura in questo mondo e nell’altro?’ “L’ira di Dio”, disse. “Cosa può salvarci da essa?” chiesero. “Frena la tua ira e sopprimi la tua rabbia”, rispose. La via per riuscirci è opporsi al’ego e, quando vuole lamentarsi di qualcosa, ringraziarlo. Esageratelo a tal punto da generare amore dentro…
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Il mio posto dell'anima
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Senza i peccatori non avrebbero ragione d'esistere i confessionali e le chiese. Devo confessare quindi la mia trascurabile storia. Si sappia che la mia segreta passione, il mio posto dell’anima sul suo corpo, era l’attaccatura della coscia al corpo. Uno spettacolo solo a vedersi. Avrei potuto passarci delle ore. A baciarla, leccarla lì e quindi farla morire di desiderio. Iniziavo il nostro amplesso sempre lavorandola e annusandola in quell'area, dalla sua parte destra. Vi indugiavo a lungo e poi giravo con la lingua attorno alla sua fica; le passavo dapprima sopra, poi a sinistra e di nuovo a destra: strettamente di fianco alle sue grandi labbra, il mio altro posto preferito. Infine, ripassavamo insieme l’intera lezione della passione più intima: le ordinavo di alzare le cosce e, indugiando sotto di lei, le leccavo per bene tutto l'insieme di ano e perineo.
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Sotto ogni colpo di lingua la sentivo aprirsi, allargarsi e offrirsi. Quando poi mugolando dal piacere iniziava a muovere i fianchi, così facendo mi dava la misura del suo desiderio crescente. Alla fine, allargava da sola le gambe al massimo, mi prendeva la testa decisa con entrambe le mani e me la forzava, mi costringeva a incollare le mie labbra alla sua vulva bellissima e saporita. Non potevo scappare, quasi non respiravo e allora la leccavo il più dentro possibile come se non ci fosse un domani. Veniva gemendo e quindi mi ordinava di scoparla immediatamente. Io eseguivo, pazzo di lei. Venivo regolarmente dentro la sua fregna. Non voleva che uscissi. In tutto questo scenario, scopandola facevo l’amore coi suoi capezzoli e lei ogni tanto grata, in cambio se ne aveva mi dava il suo latte. Soprattutto quando aveva partorito da pochissimo e non vedeva l’ora che le succhiassi le mammelle.
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In quel periodo, di latte ne aveva tantissimo e le mammelle le scoppiavano, quasi. Quando la succhiavo al seno, regolarmente dopo poco veniva. Per me era godimento puro. L’avrei voluta solo per me. Ma lei amava più di ogni cosa i suoi figli e per questo sopportava un matrimonio finito, con un uomo gran lavoratore ma sessualmente spento e disinteressato. Uno che non la scopava neppure più. Giusto ogni tanto rapidamente, per dovere e senza troppo entusiasmo. Per punizione, lei non gli concedeva di baciarla lingua in bocca: serrava le labbra pur carnose e bellissime. Così, per negargliele, lei girava la testa a destra e sinistra. Solo per quelle labbra l’avrei sposata io stesso, fosse stata sul mercato. Ma lei invece era tutt'altra indole, rispetto al marito. Io lo so bene. Era una donna calda, piena di passione e voglia di vivere.
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A volte arrivava decisa, incazzata, ma con me comunque sempre allegra. Mi ordinava delle cose che mi lasciavano a bocca aperta dallo stupore. Tipo: “Dai, abbiamo solo un’oretta. Muoviti: inculami, ché quello stronzo non mi guarda neppure più. Ho semplicemente un grandissimo bisogno di sentirmi femmina bramata e vinta, usata. Voglio che tu non desideri altro al mondo che sborrarmi dentro. E allora spaccami, fammi tua con la forza. Oggi mi devi fare maleeee: fammi sentire che mi sottometti. E se ti dico basta, tu sii maschio: inchiodami col tuo cazzo e fammi soffrire. Voglio piangere dalla rabbia per l'umiliazione della sottomissione.” Dio quanto mi piaceva, quella donna! Poi, poco più di un anno fa il marito ha avuto una promozione e hanno dovuto spostarsi.
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Abbiamo continuato per un po’ a vederci, con mio grande sacrificio: dovevo fare quattrocento chilometri solo per un pomeriggio con lei. Con enorme dolore, soprattutto da parte mia, man mano la cosa s’è diradata ed è finita. Ogni tanto mi scrive e mi dice che uno che la faccia godere come me ancora non l’ha trovato. Che mi pensa spesso. Ogni sua frase per me è una coltellata dritta al cuore. La mia lingua ancora ha nostalgia del suo sapore. Però intanto sperimenta, cambia, cerca. Sono contento per lei, alla fine. Io un po’ soffro. Un po’ tanto direi, perché comunque sono ancora molto innamorato…
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RDA
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