#Dimenticare Venezia
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To Forget Venice (1979)
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PRIMA PAGINA Il Gazzettino di Oggi venerdì, 26 luglio 2024
#PrimaPagina#ilgazzettino quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi gazzettino#venezia#mestre#venerdi#luglio#caos#spiagge#agosto#ombrelloni#cari#babbo#pagina#quotidiano#olimpiadi#festa#dimenticare#paura#degli#attentati#sorrentino#alle
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L’impostazione è chiara e ricca di implicazioni: vi è stato un ventennio di dittatura fascista che ha dominato gli italiani con la forza della coercizione e ha tenuto il paese legato insieme con il filo di ferro della repressione e della paura, e vi è una nuova Italia che, prima con l’antifascismo clandestino, poi con la cobelligeranza e la resistenza partigiana, ha concluso la guerra nel fronte dei vincitori, intraprendendo con decisione il cammino della libertà e della democrazia. Alle potenze vincitrici, De Gasperi chiede di trattare con questa nuova Italia, democratica, antifascista e repubblicana, che armonizza in sé «le aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universalistiche del cristianesimo e le speranze internazionaliste dei lavoratori». Questa impostazione poggia su due elementi fondanti. In primo luogo, la distinzione netta di responsabilità tra «fascismo» e «italiani», secondo la teoria della «parentesi» che Benedetto Croce vorrebbe vedere applicata all’intera storia di quel periodo. Stando a questo modello, il conflitto non è nato dalla volontà popolare, ma è una scelta del regime che tutta l’Italia ha subito: la liquidazione di Mussolini, operata dal re e salutata in tutte le piazze italiane da manifestazioni liberatorie, è la dimostrazione dell’estraneità del paese alla guerra e della mancanza di sentimenti ostili nei confronti di coloro che il fascismo ha indicato come nemici. Si tratta di una rielaborazione storicamente impropria che dimentica le folle di giovani in delirio il 10 giugno 1940 quando il duce annuncia da Palazzo Venezia l’entrata in guerra contro la Francia e la Gran Bretagna, ma è in sintonia con uno stato d’animo diffuso nella popolazione che, dopo la primavera 1945, tende a rimuovere ciò che è accaduto per recuperare una dimensione di normalità. Ricondurre la responsabilità del conflitto al regime e alla sua violenza, senza considerare quanto quel regime abbia permeato la società italiana e quanti (intellettuali, professori, giornalisti, magistrati, burocrati, ufficiali, imprenditori, banchieri) l’abbiano sostenuto, è operazione che permette di dimenticare la guerra e le sue sofferenze e di non domandarsi di chi è stata davvero la colpa.
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“È scoccata l’ora delle decisioni irrevocabili…”, con la solita retorica roboante, accolta dal boato della folla plaudente ed estasiata, il 10 giugno del 1940 il dittatore trascinò l’Italia alla rovina alleandosi con il nazismo. Lo stesso ciarlatano che faceva il pallone gonfiato dal balcone in piazza Venezia finirà in fuga travestito da soldato tedesco verso la Svizzera, con le tasche gonfie dell’oro della patria e una valigia di documenti segreti con cui sperava di comprarsi l’indulgenza degli alleati a cui aveva dichiarato guerra. Mai dimenticare.
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A Isabelle
Riesco a immaginarti fare qualsiasi cosa, ad ogni tua età, perchè so esattamente com'eri. Varcare i controlli con un cappotto scuro, sotto un altro nome, gli occhiali da sole ben posizionati sul tuo nasino, farmi mille domande, spazientirti, essere cortese, chiamarmi per nome e poterti sentire pronunciarlo, essere schiva, intimare ai tuoi figli di piantarla perchè stai parlando con me. Saresti distante, certo non sei celebre per il tuo calore, la tua è un'altezzosa diffidenza. Hai parlato di freddezza: “ça me dit quelque chose”, dicevi.
Ancora, in un secondo scenario, immagino di farti da ombra, vederti tirare fuori una penna rossa dalla borsetta, scrivere il nome di un bambino, di guardarti e trovarti bella. "T'as un instant? S'il te plait.. Désolée eh, si je t'ai dérangée, c'est la première fois que je le fais". Saresti inarrivabile.
Tu sei inarrivabile. Il destino di queste parole ne è la conferma. Ho scritto a tante donne, ho scritto a Bologna, a Venezia, a Parigi. Ma il vicolo cieco alla fine del quale sono inciampata questa volta non ha eguali. Sarebbe forse più facile incontrarti per strada e recitarti una poesia d’amore, chissà se ne esiste una che fa al caso nostro. Poi credo che mi squadreresti dall’alto del tuo metro e sessanta per poi girare i tacchi (con cui chissà se arrivi al metro e sessantatré) e andartene. Mi piace pensare che tutto ciò accadrebbe in Rue de Vaugirard, altezza quella che sappiamo noi.
Ci rimarrei poi un po’ male. Penserei che dovresti fare meno la preziosa, soprattutto dopo che ti sei fatta vedere nuda da me. Ti ho vista nuda ancora prima di vederti passeggiare per Rue de Vaugirard. Ancora prima di offrirti questi miei fiori bianchi. Stendili sul tuo corpo, che ora mi sottrai, quando avrò girato l’angolo, se vorrai. Fallo come lo faresti davanti a una telecamera vuota, riflessa nel grande occhio nero di nessuno. Spalma i petali su di te, rovesciali sui tuoi seni, tragicamente, come vivessi l’ardore di Fedra, il suo delirio. Vedi quello che vedo io? Recitalo! Recitaci! Di più! Voglio metterti in scena. Passa le dita sul collo, chiudi gli occhi, la tua bocca ciliegia un po’ più aperta, così..
Questa pretesa di dirigerti sfiora il ridicolo, specialmente se è vero che nessuno osa più farlo. Pensarmi la tua regista mi fa dimenticare di chi sei, della tua freddezza, della gente che cammina svelta in Rue de Vaugirard. Vorrei che fossi la mia attrice, perchè anche tu possa finalmente dimenticarti di me.
#questa sera più che mai#a ih#e al vuoto che sento dentro#e ai tuoi grandi occhi chiari#e allo sbocciare del mio aprile#je vous souhaite une bonne nuit#dopo mesi che ammuffiva nelle bozze mai nessuna nuit è stata bonne come questa#isabelle huppert
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MARC RIBOT-THE JAZZ BINS
Ci sono delle leggende nel rock, nel blues e anche nel jazz che raccontano di concerti favolosi, storici o tutte e due le cose, dove per assistervi gli spettatori (il popolo del rock e anche quello del jazz) hanno dovuto sopportare improbe fatiche. A Woodstock si è dovuto soggiornare nel fango mangiando solo muesli, a Venezia per sentire i Pink Floyd ci si è dovuti arrostire sotto il sole e via di questo passo, come per la famosa edizione di Umbria Jazz che si è tenuta sotto una pioggia battente. Ognuno di noi si ricorda di un concerto in cui ha dovuto sopportare il caldo, la sete, la calca o la pioggia…Ecco, in scala ridotta, annovero tra questi anche il concerto di Marc Ribot E “The Jazz Bins” per Nj Weekender Spring Edition che si è tenuto sabato scorso presso Nòva a Novara. Ne è valsa la pena? Decisamente sì, naturalmente, anche se lo spazio Nòva forse non era il luogo più adatto per un pezzo da novanta come Ribot. Ma la “policy” degli organizzatori è questa e tanto vale dimenticarsi la schiena a pezzi e parlare di musica. Ma anche parlare della musica di Marc Ribot è una fatica improba, poiché le parole non riescono a supplire minimamente a ciò che le corde della sua chitarra trasmettono e si finirebbe per ricorre e fantasiose immagini mentali, a metafore, sineddoche, ellissi, insomma figure retoriche che poi lasciano sempre il lettore insoddisfatto. Ma certo non sarebbe sufficiente dire che il concerto-monster di questa edizione di Novara Jazz Weekender Spring Edition sia stato bellissimo senza aggiungere altro. E allora diciamo che Marc Ribot, assediato da centinaia di fans nella sala di Nòva e con lui Greg Lewis al sontuoso Hammond e Joe Dyson alla (esplosiva) batteria hanno incantato il pubblico. Proprio inutile cercare di definire il repertorio di Ribot che, ricordiamolo fece parte, negli anni Ottanta, dei “Lounge Lizards” di John Lurie che suonavano un jazz che sembrava punk o forse un punk che sembrava jazz. Ma Marc Ribot, oltre ad avere suonato, ha anche composto per artisti e chitarristi da storia della musica, come Wilson Pickett, David Sylvian, Tom Waits, Caetano Veloso, John Zorn, Elvis Costello, Robert Plant, Elton John, Diana Krall, Marianne Faithfull, tanto per buttare lì qualche nome, ed è proprio dovuta a questa diversità di approcci e di suggestioni musicali, la musica affascinante che Ribot propone. Sale sul piccolo palco di Nòva e, senza esitazione alcuna, attacca a suonare con piglio secco, deciso. Niente parole inutili, solo musica, di quella che è impossibile dimenticare. Cavalcate intense, variate all’infinito, “riff” possenti che inglobano tutto, free jazz, rock, groove, una potente e accurata centrifuga di generi che sembra produrne uno del tutto nuovo ed inimitabile che è poi la cifra stilistica propria di Marc Ribot. Che musica faceva Jimi Hendrix? Il rock? Il blues? È più facile rispondere che faceva la musica di Hendrix. Succede solo per i grandissimi che si chiamino Pink Floyd o che si chiami Bob Dylan. Lo stesso è per Marc Ribot che con quella chitarra in mano, che diventa una specie di bacchetta magica, è in grado di confonderci beneficamente le idee e il nostro razionale, ma spesso sterile, desiderio di catalogare tutto. Questo unico concerto italiano di Ribot è un altro gran colpo della premiata Ditta Novara Jazz che sembra ormai essere andata molto oltre, il pur prezioso festival di inizio estate, ed aver intrapreso una attività più complessa che copre tutto l’anno, con produzioni discografiche, iniziative ed eventi di più grande respiro. Però, la prossima volta, per raggiunti limiti di età, vorrei stare seduto in una confortevole poltrona o anche più semplicemente su una sedia…
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🔥 Lautaro in campo con grinta! Nonostante il gol e la vittoria, la frustrazione era palpabile. "Dobbiamo migliorare e chiudere prima le partite", dice il Toro. Dopo 249 giorni, torna al gol a San Siro 🏟️. Occhio alle prossime sfide contro Arsenal e Napoli! ⚽️🔵⚫️ #ForzaInter #LautaroMartinez #fantacalcio #cfp #cassinafantapro
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Von Berlin nach Venedig
Che mi vien da dir a proposito...
di che? Della guerra. Mi vien da dir che la guerra è malvagia, che vien da dir? mi vien da dir che la guerra è bastarda, che ha portato via il figliuol della signora Carmela e a me il fratello.
La guerra, signor mio, è la guerra, tutti sanno ch'è la guerra.
Ma le dico anche che la guerra, quella che si fanno gli uomini, è un bel capriccio di mocciosi, grassocci maiali. Così si dice de' politici e simili, no? Che son dei porci e avidi. Eppure l'abbiamo elletti noi, mio caro, proprio noi! che stiam qui a parlar del loro lavoro e di come lo fanno, che stiam qua a far gli esperti, come se fossimo in grado di far ciò che fanno loro sulle loro sedie.
No no, io le dico che ciò che fanno è una zecca infame. "e allora lo fan male!" ma cosa ne sa lei, di come si fa bene? la guerra, si, è un capriccio, e non soltanto dei politici, o dell'uomini potenti, ma capriccio anche nostro! noi che siamo lagnosi, e la guerra si fa perché la guerra serve, "e a che serve, a che serve?!" io le dico che serve, serve a far distoglier lo sguardo! ahi me quante quisquilie che ci son nelle cittadine, nel governo e nell'economia (e tant'altre cose).
A buttar la monnezza serve la guerra, ad aver sorrisi amari dopo la vittoria, e lasciar che l'cuore si faccia più leggero, per poco; per far dimenticare alla gente de' problemi di cui si lamenta, de' problemi grandi che non si sanno sciogliere.
La guerra è anche questo, signorotto, anche procrastinare.
C'è chi gode nel far la guerra, le dico, chi trae piacere a sentir le grida, ad impugnar le armi e a guidar carri armati, a sentir proprio il potere del Dio che predicano, aver in mano vite altrui e poter decidere del loro destino; c'è chi è allettato dal sapore del sangue e dall'ebbrezza di schiacciare, sopprimere, stringere nel loro misero pugno uomini altrettanto miserabili che han lasciato tutto per far la guerra, la guerra voluta da altri, la guerra che non avevano intenzione di combattere.
È un mezzo, la guerra, per raggiungere obbiettivi sulle carni degli aguzzini, un'infima, una malvagia scalata che calpesta i corpi dei propri cittadini o dei cittadini dell'altri.
"Ma noi facciam la guerra perché siam buoni, perché quelli a noi prossimi possan godere della vittoria, e della libertà! siam dal giusto noi, noi che facciam la guerra", e son parole tanto sentite queste, ma la guerra non è un espediente, e che razza di libertà è la libertà della guerra? io ve lo dico, è una libertà destinata a morir così com'è nata, con la guerra; perché la libertà della guerra è di chi la vince, e non un'emancipazione condivisa all'umanità... perché la libertà della guerra è gelosamente custodita, e non si lascia che venga infangata o trafugata da altri.
Si sa, certo che si sa, e non si vuol dire, così fa comodo.
C'è chi viene ingannato per far la guerra, chi tribola col sudore della fronte e la paura della battagia e delle file armate, quelli a cui vien detto di farlo per le persone amate, e per i bambini.
Che crudeltà, che ignobile frode, che codarda fallacia indurre qualcuno a far la guerra! a persuader cuori con essa, ed ancora, "è per il bene del paese e di chi lo popola".
È così che va, è così che non si senton lamentele.
E dunque, stolti ed esaltati marceranno sul fronte, co' gli stivali nel fango, sullo stesso suolo che un tempo vide le stesse sciagure e si prepara ad accoglier gli sventurati che impugnan la panoplia impolverata che fu dei loro padri, e de' padri prima di loro.
Ma lei, lei che adesso può, s'accenda pure un sigaro signorotto mio, se la goda 'sta Venezia che ce l'abbiamo solo noi, se la riguardi, se la rigiri tra i palmi de' le mani se le fa piacere.
E poi si prepari, s'addobbi a festa, che qui tocca far la guerra! e lo dica a tutti, lo dica, lo dica! che da Berlino si senton già gli spari...
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Cinema: La Mostra del Cinema di Venezia 2024 by D. Lazzarin
La Mostra del Cinema di Venezia 2024: ecco i film da non dimenticare. Dal sito Piazza Levante qui il contributo di Daniele Lazzarin (*). “Vale la pena affrontare il tour de force tra una sala e l’altra, sottoporsi alla fatica di code interminabili, appesantite quest’anno dalla ressa eccezionale e dal caldo tropicale, e magari dopo una corsa restare esclusi da una proiezione in osservanza della…
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La piccola Agnese morta di caldo in auto: le urla strazianti del papà e il giallo del dispositivo salva bebè. «Poteva capitare a chiunque» Una tragedia che lascia senza parole. La piccola Agnese aveva solo un anno: è morta stroncata dal caldo, nell'auto del papà che l'aveva dimenticata nel parcheggio dell'azienda in cui lavora a Marcon (Venezia). Un dramma come se ne sono visti tanti, troppi negli ultimi anni. Agnese era nata a maggio 2023: la mamma, Gloria Lugato, quando è rimasta incinta di lei aveva già un'altra figlia con il compagno Sirio Chinellato. «Io l’uovo di Pasqua l’ho mangiato tutto intero...», scriveva sui social, ad accompagnare una foto in cui si accarezzava il pancione. Una vicenda straziante Oggi il quotidiano Il Gazzettino racconta dello strazio di questi due genitori, portati in ospedale in stato di choc dopo aver perso la loro figlioletta. «Sono andato a trovare i genitori e li ho trovati più che devastati, com’è comprensibile che sia», confida don Paolo Cragnin, parroco di Zerman, la frazione di Mogliano Veneto in cui la famiglia risiede: «Un momento di blackout può capitare a chiunque, nessuno merita di vivere tutto questo dolore», le parole dei vicini, che difendono la famiglia, descrivono come ammirevole. I conoscenti li difendono Lui magazziniere, lei estetista: giovani, belli, innamorati. «Queste cose possono capitare – riflette un residente – tant’è vero che anch’io ho un bambino piccolo e ho sempre avuto il terrore di poterlo dimenticare in macchina. Proprio per togliermi il pensiero, mi sono dotato del dispositivo salva-bebè». «Di fronte a questa famiglia e al suo dolore – dice don Paolo, raccontando la visita in cui ha cercato di portare un po’ di conforto ai genitori di Agnese – sono rimasto in silenzio. Le parole giuste arriveranno con il tempo, adesso c’è solo una ferita immensa che fa male». Le urla strazianti del papà Quello che è successo ieri è drammatico. Cinque ore chiusa sotto al sole, Agnese viene vista dai colleghi del papà, che si accorgono di quella bimba nell'auto e chiamano subito i soccorsi. Quando Sirio viene allertato, capisce e urla disperato: «Agnese, Agnese». La piccola era ormai priva di sensi: inutili saranno i soccorsi dei sanitari del Suem di Mestre, che tentano la manovra cardiopolmonare ma senza successo. Il sindaco di Mogliano Veneto, Matteo Romanello, cerca di smorzare le polemiche: «Chiedo a tutti di astenersi da qualsiasi commento che in questo momento sarebbe senza alcun dubbio fuori luogo». Il dispositivo salva bebè Saranno le indagini dei carabinieri a chiarire se fosse o meno presente, e funzionante, il dispositivo salva-bebè, obbligatorio per il trasporto in macchina dei bambini fino a 4 anni d’età. Papà Sirio doveva accompagnarla da chi l'avrebbe accudita (da parenti o all'asilo nido, non è chiaro), ma ha tirato dritto, per il turno delle 8 in magazzino. La bambina probabilmente dormiva sul sedile posteriore. Dopo cinque ore, sotto il sole cocente e con 38 gradi per via di questa ondata di calore che ha invaso l'Italia, era difficile sopravvivere per una bimba così piccola.
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To Forget Venice (1979)
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Assassinio a Venezia: scomporre un giallo per costruire un thriller
Assassinio a Venezia terza avventura diretta e interpretata da Kenneth Branagh che questa volta si discosta parecchio dal romanzo originario per proporre un giallo da camera che è anche un horror con una Venezia fosca e affascinante.
C'è chi ha finora apprezzato l'Hercule Poirot di Kenneth Branagh, chi è fedele al televisivo David Suchet e chi ancora non riesce a dimenticare quello di Peter Ustinov. Lo stesso regista e attore ha collezionato soprattutto negli ultimi anni uno stuolo di appassionati ma parallelamente una stregua di haters che non apprezzano per niente il suo lavoro perché secondo loro pigro e privo di invettiva e guizzi registici. Chissà se questi ultimi si ricrederanno dopo quest’ultimo capitolo di questa "serie tv al cinema" com'è diventato oramai il franchise 20th Century Studios. Questo perché rispetto ai due precedenti romanzi scelti - Assassinio sull'Orient Express e Assassinio sul Nilo - qui il lavoro di adattamento e trasformazione da un medium all'altro è molto più corposo e sostanzioso.
Un giallo che è un horror
Assassinio a Venezia: Kenneth Branagh e Tina Fey in una scena del film
Il primo cambiamento sostanziale che Kenneth Branagh e lo sceneggiatore Michael Green fanno dal romanzo originario di Agatha Christie Poirot e la strage degli innocenti è il genere a cui appartiene l'opera filmica. Siamo sempre dalle parti del giallo ma questa volta il regista britannico sceglie di puntare sul thriller dalle tinte horror, ambientando la storia non più nella campagna inglese bensì a Venezia, per la precisione nel secondo dopoguerra, con le conseguenze soprattutto psicologiche del conflitto mondiale ancora fresche per le persone. Quella che si vede nel film è una Venezia quasi totalmente in preda alla tempesta e fumosa, costantemente avvolta nella nebbia come se i suoi palazzi, antichi, imponenti e pieni di misteri si ergessero sul nulla più che su una laguna.
Assassinio a Venezia: Kelly Reilly in una scena del film
Con questa atmosfera quasi fantasy non poteva quindi che essere soprannaturale il messaggio che Branagh sceglie per il proprio lungometraggio, ovvero la fede nella vita dopo la morte, dopo aver parlato di cosa può arrivare a fare unita una comunità come quella a bordo dell'Orient Express oppure cosa si è disposti a fare per amore, con conseguenze spesso tragiche, sulle sponde del Nilo. Questa volta è credere la parola chiave che tormenta tutti i personaggi, in primis il detective belga che crede nella scienza e nella deduzione per antonomasia, e che la vecchia amica Ariadne Oliver (una spumeggiante Tina Fey, che si dimostra una perfetta spalla comica per il protagonista) va a "disturbare" nell'auto-esilio in cui si è rintanato per farlo partecipare ad una serata molto speciale organizzata dalla soprano Rowena Drake (Kelly Reilly).
Un horror che è un giallo da camera
Assassinio a Venezia: Michelle Yeoh in una scena del film
La donna ha accettato di ospitare una seduta spiritica con la celebre Joyce Reynolds (una magnetica Michelle Yeoh), una medium di fama mondiale che ha ricevuto una comunicazione dall'aldilà dalla figlia della donna, Alicia, morta tragicamente un anno prima proprio in quell'antico palazzo. Ancora si sente la sua voce in giro per casa, così come quella dei bambini che furono imprigionati e lasciati a morire tanti anni prima, secondo la leggenda rimasti come fantasmi ad infestare la dimora. O almeno così si dice. Inquadrature tipiche degli horror, jump scare, lampadari che cadono a terra e si frantumano, la pioggia battente, le onde che si infrangono sulle gondole, porte che sbattono, la macchina da presa che tiene il ritmo e velocemente passa da un personaggio all'altro, da un dettaglio ad un primo piano. Tutti elementi che danno un ritmo ben diverso alla pellicola rispetto ai due capitoli precedenti, denotando un chiaro intento registico dietro le quinte. Durante la seduta Joyce afferma di sapere che è stato commesso un omicidio, anche se nessuno sembra darle importanza poiché nessuno, eccetto che per la padrona di casa, crede potesse essere davvero lo spirito della ragazza. Proprio come nel romanzo era una ragazzina di nome Joyce Reynolds, a cui nessuno credeva, ad affermare di aver assistito ad un omicidio, per poi finire annegata nel barile del gioco delle mele.
Assassinio a Venezia: Riccardo Scamarcio sul set
Eppure la domestica, Olga Seminoff (Camille Cottin), credente convinta pensa si tratti della "maledizione dei bambini" che si vendicano di infermiere e medici che li lasciarono rinchiusi a morire, mentre il piccolo Leopold (Jude Hill) è convinto di avere come amici molti dei piccoli defunti. Molto più scettici sono la guardia del corpo di Poirot, l'ex poliziotto Vitale Portfoglio (Riccardo Scamarcio), il dott. Ferrier (Jamie Dornan), che sta affrontando il PTSD dalla guerra, e l'irascibile chef Maxime che era fidanzato con Alicia (Kyle Allen). Tutti sono sospettati, come nella tradizione letteraria di Agatha Christie e soprattutto nel codice investigativo del detective belga, a cui Branagh riesce a donare ancora una volta quello sguardo ricolmo di velata tristezza.
Una serata per i morti (e per i vivi)
Assassinio a Venezia: Kenneth Branagh in una foto
La serata prevedeva anche la partecipazione degli orfanelli, compreso il gioco delle mele da prendere con la bocca mentre sono in una tinozza d'acqua: tinozza in cui finisce la faccia di Poirot, scambiato per Joyce, avendo una sorta di esperienza di pre-morte. Da quel momento una voce e un volto di bambina continuano a tormentarlo e, quando la vera Joyce viene brutalmente uccisa, il detective belga vede il proprio fuoco investigativo improvvisamente risvegliato e decide di bloccare tutti in quella casa piena di segreti per svelare almeno quelli relativi all'omicidio appena commesso. A questo punto l'horror diviene presto un giallo da camera, con alcune sequenze estremamente teatrali (proprio come nel curriculum del regista inglese). Tutto il contrario dell'originale cartaceo, in cui nella casa del delitto poteva essere passato chiunque e i sospettati si moltiplicavano di pagina in pagina.
Assassinio a Venezia: Jamie Dornan in una scena del film
La serata coincide con la notte di Halloween e quindi con la Vigilia di Ognissanti, durante i quali per tradizione il confine tra l'aldilà e il nostro mondo si assottiglia parecchio ed è proprio su questa sensazione borderline che gioca tutta la pellicola. Pur mantenendo intatti gli accadimenti principali ma modificando gran parte della trama - rimarrete sorpresi fino alla fine, se avete letto il romanzo - Kenneth Branagh riesce a dare nuova vita e nuova linfa alle pagine, ammantando tutta la narrazione con la sensazione che ci sia qualcosa di più in questo mondo che nemmeno il detective più intelligente al mondo può dedurre. A noi non resta che incrociare le dita per un quarto film, che magari abbia lo stesso coraggio di questo capitolo. Perché di omicidi (e di gialli) il cinema in fondo non ne hai mai abbastanza.
Conclusioni
In conclusione Assassinio a Venezia conferma come questa volta Kenneth Branagh si sia speso molto più che in precedenza per trasformare il romanzo originario in un thriller dalle tinte horror, per farlo poi diventare un giallo da camera ribaltando ancora una volta il punto di vista cartaceo. Convincenti le caratterizzazioni e interpretazioni dei personaggi, su tutte la chimica tra Branagh e Tina Fey e il piccolo Jude Hill, già visto nel suo Belfast. Il mistero riesce così come i colpi di scena, mentre sullo sfondo si fa strada la tematica del mondo dell’aldilà e di cosa ci aspetta dopo la morte.
👍🏻
Lo stravolgimento del romanzo originario pur mantenendone fedeli i punti cardine.
L’aver fatto diventare il romanzo un thriller horror e allo stesso tempo l'aver omaggiato il giallo da camera.
La durata e il ritmo incalzante (coadiuvato dalla prima).
Il cast scelto, in particolare Tina Fey nei panni di Ariadne Oliver come spalla comica.
👎🏻
I puristi del libro e di Agatha Christie potrebbero non apprezzare i drastici cambiamenti apportati.
Molte sequenze e alcune caratterizzazioni dei personaggi sono esagerate (ma sono volutamente tali).
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Viaggio nei film napoletani: cinque consigli da non perdere
Napoli, città vibrante e ricca di storia, ha sempre avuto un legame speciale con il cinema. Dai grandi classici del passato alle opere contemporanee, i film napoletani hanno saputo raccontare con poesia e realismo le mille sfaccettature di questa città unica, la sua anima popolare, i suoi contrasti e le sue contraddizioni. Se siete appassionati di cinema e siete curiosi di scoprire la vera essenza di Napoli, ecco 5 film che non potete perdere. L'oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica Un capolavoro del neorealismo italiano, composto da sei episodi che raccontano storie di vita quotidiana nella Napoli del dopoguerra. Tra miseria e speranza, emerge la forza d'animo e la tenacia del popolo napoletano. Il film è presente nella speciale lista dei "100 film da salvare" realizzata dalle Giornate degli Autori all'interno della Mostra del cinema di Venezia, con la collaborazione di Cinecittà Holding e il sostegno del Ministero dei Beni Culturali con lo scopo di preservare la memoria e la bellezza di queste pellicole. Così parlò Bellavista (1984) di Luciano De Crescenzo Film commedia italiano del 1984, tratto dal romanzo omonimo, sceneggiato e diretto da Luciano De Crescenzo. Un microcosmo di personaggi eccentrici e divertenti, uniti da un forte senso di comunità e da un'incrollabile fiducia nella vita. Per Luciano De Crescenzo il film portò due premi come miglior regista esordiente ai David di Donatello ed ai Nastri d'Argento del 1985. Gomorra (2008) di Matteo Garrone Un film crudo e potente che racconta la realtà della camorra e la sua morsa asfissiante sulla città. Un pugno allo stomaco che non lascia indifferenti, ma che invita a riflettere su un problema complesso e radicato. Il film è ispirato all'omonimo best seller di Roberto Saviano facendo incetta di premi tra cui il David di Donatello come miglior film ma anche una prestigiosa nomination ai Golden Globe come miglior film straniero. Da questo film poi venne prodotta "Gomorra - La Seria" che nel corso degli anni divenne una serie cult del panorama televisivo nostrano. È stata la mano di Dio (2021) di Paolo Sorrentino Un film autobiografico e toccante che racconta la giovinezza del regista nella Napoli degli anni '80. Tra tragedia e commedia, un affresco malinconico e poetico di una città in fermento. La pellicola riscosse molto successo è portò Paolo Sorrentino a vincere il Leone d'Argento al Festival del Cinema di Venezia senza dimenticare la prestigiosa doppietta di nomination come miglior film straniero ai Golden Globe e ai Premi BAFTA. In Italia, il film ottenne il premio come miglior film sia ai Nastri d'Argento che ai David di Donatello. A Napoli non piove mai (2015) di Sergio Assisi Una commedia romantica che narra la storia d'amore tra un cinico professore milanese ed un'affascinante donna napoletana. Uno sguardo ironico e disincantato sui rapporti umani e sulle differenze tra Nord e Sud. Il film è stato scritto, diretto e interpretato da Sergio Assisi ed è disponibile su Amazon Prime Video. Piccola curiosità: in una scena del film compare un manifesto elettorale per la candidatura dell'on. Cosimo Trombetta. Questa è una vero e proprio riferimento all'omonimo personaggio del film Totò a colori, interpretato da Mario Castellani. Film napoletani: molto di più da scoprire Questi sono solo alcuni dei tanti film napoletani che meritano di essere visti. Ogni pellicola offre una visione unica della città e dei suoi abitanti, regalando emozioni e spunti di riflessione. Se avete la possibilità, vi consiglio di non limitarvi a questi titoli e di esplorare la vasta filmografia napoletana. Scoprirete un cinema ricco di storie, personaggi indimenticabili e una grande capacità di rappresentare la realtà con poesia e verità. Foto di form PxHere Read the full article
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🏰 Ti piacerebbe fare un salto nel medioevo? Scopri Noale, una pittoresca cittadina nell’entroterra veneziano che ti catapulterà indietro nel tempo.
🕰️ Tra le sue strade e i suoi edifici storici, respirerai l'atmosfera di un'epoca passata, stretta tra le vicende di Treviso e Venezia.
🙋🏻♂️ Ma il vero spettacolo arriva con il famoso Palio di Noale! Tre giorni di festa nel mese di giugno durante i quali potrai assistere a un entusiasmante corteo di figuranti in costume, seguito dalla corsa del Palio e dallo spettacolare incendio della Torre.
E non dimenticare di segnare sul calendario l'appuntamento di aprile con i profumi e i colori di Noale in fiore! Una rassegna che celebra la rinascita della natura in primavera. 🌸
Non perdertela!
🏰 Do you want to step back in time to the Middle Ages? Discover Noale, a picturesque inland Venetian town that will catapult you back in time.
🕰️ Among its streets and historic buildings, you'll breathe in the atmosphere of a bygone era, caught between the vicissitudes of Treviso and Venice.
🙋🏻♂️ But the real show comes with the famous Palio di Noale! Three days of festivities in June during which you can watch an exciting procession of costumed figures, followed by the Palio race and the spectacular burning of the Tower.
And don't forget to mark your calendar for April with the scents and colors of Noale in Fiore! A festival that celebrates the rebirth of nature in spring. 🌸
Don't miss it!
📸 By IG: @semenzatoirene
📍Noale | Venezia
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San Casciano in Val di Pesa, Firenze. Il 7 aprile torna il Carnevale Medievale Sancascianese
San Casciano in Val di Pesa, Firenze. Il 7 aprile torna il Carnevale Medievale Sancascianese. Il Carnevale Medievale torna ad animare domenica 7 aprile vie e piazze del centro storico di San Casciano in Val di Pesa, comune del Chianti tra i più suggestivi. Un omaggio alla nascita trecentesca del castello. Programma ricco, quello della dodicesima edizione, presentata nel Media Center Sassoli di palazzo del Pegaso. Il momento più atteso sarà quello della grande parata che vedrà sfilare circa 800 figuranti in costume medievale e accenderà i riflettori sulle originali rappresentazioni teatrali, scritte, dirette e messe in scena dalle cinque contrade Gallo, Cavallo, Giglio, Leone e Torre. "Si tratta di una tradizione che è diventata un'attrazione – spiega la consigliera segretaria dell'Ufficio di presidenza dell'Assemblea legislativa Federica Fratoni – e per il Consiglio regionale è motivo d'orgoglio ospitare la presentazione di questo evento". "È una bellissima occasione di partecipazione corale della comunità, un momento irrinunciabile della vita sociale – ha proseguito la consigliera Fratoni –. Un evento importante e ben organizzato e come Consiglio regionale lavoriamo per tenere alta la forza delle nostre tradizioni e della nostra cultura". "Per noi è una grandissima soddisfazione vedere questa dodicesima edizione con un numero sempre crescente di figuranti – racconta il sindaco di San Casciano in Val di Pesa Roberto Ciappi – creando così il più grande carnevale medievale d'Italia. Avremo un alto livello artistico e di preparazione dal punto di vista teatrale, coreografico e scenografico. La sfida tra le contrade sarà a suon di teatro di strada, con costumi e allestimenti straordinari". Roberto Ciappi ha poi voluto ricordare che a volere per primo il Carnevale Medievale a San Casciano nei suoi anni da sindaco è stato il consigliere regionale Massimiliano Pescini. L'assessora alla cultura del Comune, Maura Masini, ricorre a un'immagine per fare capire l'importanza dell'evento per San Casciano in Val di Pesa: "È come un uncinetto che tiene unite le maglie della nostra comunità, creando legami e motivazioni. Il momento più suggestivo sarà quello della restituzione della chiave del castello reale che poi verrà riconsegnata alla contrada vincitrice". Ilena Cappelli, è la presidente dell'Associazione Contrade Sancascianesi: "Sono mesi che le contrade si stanno preparando per portare in scena delle vere e proprie opere teatrali e dietro c'è il lavoro di tantissimi contradaioli di ogni età. Quest'anno è stato molto arricchito anche il programma delle attività nel centro storico di San Casciano, senza dimenticare le tante attività didattiche per i più piccoli". In rappresentanza delle contrade è intervenuto alla conferenza stampa Andrea Castrucci: "Dopo tutti questi anni possiamo dire che conta il risultato, ma conta soprattutto il percorso per arrivarci. La nostra è una comunità che coopera e coinvolge persone di tutte le età. C'è un grande valore di radicamento sul territorio e a dare una mano sono sia i più giovani che le persone più anziane e questo dà il senso della nostra comunità". Di altissimo livello la giuria, come sottolineato della consigliera Fratoni, che avrà come presidente l'ex ministro Valdo Spini e che vedrà membri arrivare da tutta Italia. In quella tecnica ci saranno docenti universitari e storici, in quella popolare i rappresentanti dei carnevali più importanti da Venezia a Viareggio. Tra le novità di questa edizione la presenza e la partecipazione attiva di un gruppo di studenti delle Università Sagas di Firenze e Dams di Bologna, impegnato a realizzare a titolo formativo un progetto storico-culturale digitale sulla manifestazione sancascianese. Tra i gruppi storici e i carnevali d'Italia che la manifestazione ospiterà in apertura della sfilata ci sono le delegazioni del Carnevale di Venezia, Viareggio, San Ginesio, Castrovillari e Verona. L'iniziativa è promossa e organizzata dall'Associazione delle Contrade Sancascianesi in collaborazione con il Comune di San Casciano in Val di Pesa, il sostegno di ChiantiBanca, il contributo di Rotary San Casciano Chianti, RicciBus e la Pro Loco San Casciano in Val di Pesa. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Ira, studentessa universitaria in cerca di sistemazione temporanea...
Come ogni mercoledì mattina mi sveglio nel mio letto divano,devo solo programmare la mia giornata,mi aspetta la lavatrice,è proibitiva si deve fare sempre dopo le 19 di sera,credo che sia una questione di risparmio energetico, sono riuscita a trovare questa mansarda per poco o quasi niente,quello che me l'affitta è un signorotto sulla settantina o poco più, credo abbia una famiglia,abbiamo in condivisione la cucina,ogni tanto sento qualche telefonata,a volte sono di lavoro,ex colleghi di lavoro anche quelli vecchi,probabilmente alla ricerca del posto fisso,soltanto una volta mi è capitato di sbirciare la chiamata di una ragazza probabilmente sua figlia,di sicuro ne ha una di figlia,vedo la foto appesa alla parete,due codini in testa,una foto dell'asilo.La fortuna di questa sistemazione è che non devo dare troppe spiegazioni sulla mia vita,sul mio passato,il Sud America fa male, ancora adesso mi sveglio con le gambe doloranti,non finirò mai di odiare i militari,si chiama Sistema di Sicurezza Nazionale, io la chiamo frequenza,una lunga intermittenza, a volte semplicemente sorrido di fronte al mio stato d'animo a volte la sofferenza si ferma e mi fa guardare al mio passato come per dire,non ti dimenticare, rimani viva,resta nel presente,ma non dimenticare mai,anche se le gambe ti faranno male sempre,sarai per sempre te,Aurelia,una lunga intermittenza, il cuore batte ancora,resta ancora con me.Il signorotto è sincero,non fa troppe domande,se ne intende della vita,è stato un sondatore, ha viaggiato moltissimo, credo che abbia girato il mondo per ragioni di lavoro,il Sud America lo co conosce molto bene,non abbiamo mai toccato l'argomento militari,la repressione brutale tacitamente approvata dalla sua gente,il Sud America è la sua ambiguità, quelle sfumature che fanno ancora male,come poterti dire io sono quella parte di te che non riesci ancora ad accettare,sicura del fatto che non riuscirei mai ad esprimere cosa sia veramente l'IRA ,tradotto Irish Republican Army, o semplicemente definirla attraverso la corrente,una scossa elettrica, mi basta la corrente elettrica per raggiungerti ovunque tu sia sarai sempre con me.L'imprevvisto ci fa male,quel non poter provvedere,le lacrime ci scorrono lungo il viso,quel filo che viene tranciato via,il cuore lo senti scoppiare,senti fisicamente il dolore,lo senti pulsare fino a tremare,non riesco a farti sentire il mio dolore,non riesco a dirti L'IRA sono io,una furia, Aurelia è viva,corre,mangia,beve,si innamora,ama la vita più di ogni altra cosa al mondo,sono riuscita a conoscere,persone,amori,muovermi,lavorare,mi sono laureata,ho conosciuto venezia, Ca' Foscari,il mio relatore Shaul,preso all'ultimo momento. Non c'è un programma predefinito per conoscere le persone,non esiste schema per inquadrarle,er definirle,non ci sono le razze,i colori,le religioni, esisto come essere umano,con le mie debolezze,mi sono persa di nuovo,finito di lavorare a Marghera faccio rientro a casa,non trovo più la strada,ma ecco che ci sono due ragazze, mi indicano il percorso, il mio senso dell'orientamento è catastrofico,sono costretta a fidarmi anche se non voglio,le mie barriera sono altissime.Finalmente rientro a casa,sono ospite da una ragazza,sicura è lesbica,per educazione non esprimo niente,sono contenta di rientrare,devo trovare un altra sistemazione, le lesbiche le definisco come dei fardelli invadenti.Tra le altre cose ho pagato il mio pernottamento a venezia,ad aprile ho altri appuntamenti, quindi non posso rimanere.Dopo la mia laurea ,trovare un posto di lavoro fisso è stato difficile, la mia resistenza a determinate condizioni di lavoro sono sempre al limite,la necessità di muovermi,non mi è concesso di rimanere ferma,ho cambiato paesi,ho vissuto in Bolivia,in Argentina e adesso in Italia,devo muovermi costantemente,ci sono sempre piani nuovi e diversi,l'Italia è uno di quei pochi paesi in Europa che non conosce il terrorismo Islamico, definiamo il King come una furia cieca,un qualcosa che si muove nell'anima,la riesci proprio a piegare la Germania.
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