#Diavolo del New Jersey
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Il New Jersey Devil
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Il New Jersey Devil
Ali da pipistrello, zampe lunghe e sottili, testa simile a quella di un cavallo, zoccoli… queste le caratteristiche principali e ricorrenti dell’animale che popolerebbe le più remote zone boschive del New Jersey, passato alla storia con il nome di “Diavolo del New Jersey”.
Le tradizioni relative al cosiddetto diavolo del New Jersey risalgono all’inizio dell’Ottocento, quando il commodoro della Marina degli Stati Uniti Stephen Decatur, mentre effettuava prove di fuoco di bordata dalla sua nave, vide uno strano essere volare nel tratto di cielo in prossimità della nave stessa: incuriosito e non capendo di cosa potesse trattarsi, indirizzò il fuoco dei cannoni verso la misteriosa creatura, la quale venne colpita ma continuò a volare come se nulla fosse.
Lo stesso Giuseppe Buonaparte, fratello di Napoleone, narra di essersi imbattuto in un misterioso animale nei pressi di Bordertown (sempre nel New Jersey). Era un pomeriggio di una giornata nevosa, l’ex re di Spagna stava cacciando da solo nei boschi vicino la sua magione quando vide alcune tracce anomale sul terreno, simili a quelle di un asino non fosse che denotavano la postura bipede della creatura che le aveva lasciate, la cui zampa destra era leggermente più larga dell’altra a giudicare dalle impronte. Impronte che terminavano all’improvviso come se l’animale fosse volato via. Buonaparte stette a guardare per un po’, fino a quando non venne sorpreso da un sibilo improvviso alle sue spalle. Si girò e vide una strana creatura alata, con testa simile a un cavallo e zampe lunghe come di uccello. Colto da stupore estremo, Buonaparte rimase immobile, fin quando l’animale non prese il volo.
Resoconti simili continuano per tutto l’Ottocento, cui si aggiungono casi di stragi di bestiame ad opera di animali ignoti.
L’ondata del 1909
È tuttavia nel 1909, in gennaio soprattutto, che si ha un aumento impressionante di apparizioni di questo inquietante animale. Centinaia le testimonianze relative all’avvistamento di un essere volante con occhi luccicanti che emetteva un verso acuto e raccapricciante.
Tutto ebbe inizio il 16 gennaio 1909. Un certo Thack Cozzens di Woodbury, New Jersey, vide una creatura anomala con occhi rossi brillanti volare per la strada principale del paese. Lo stesso giorno a Bristol, Pennsylvania, John McCowen vide un animale mai visto prima nei pressi di un canale. Un abitante del paese sparò alla bestia, che volò via emettendo versi acuti. Anche il direttore dell’ufficio postale di Bristol vide la scena e descrisse l’animale come una sorta di creatura volante dalla testa di cavallo. Sui tetti innevati di alcune abitazioni del paese vennero trovate le tracce lasciate dallo strano animale e i cacciatori più esperti della zona dichiararono di non avere mai visto impronte di quel tipo.
Il giorno successivo, il 17 gennaio, la famiglia Lowdens di Burlington, New Jersey, notò delle impronte di zoccoli nel giardino. Non solo, molte altre abitazioni nelle vicinanze presentavano queste misteriose impronte: i tetti ne erano piene, così come le strade… a volte si interrompevano bruscamente, denotando come l’essere avesse preso il volo.
La descrizione più precisa fu effettuata dai coniugi Evans di Gloucester, New Jersey, i quali, svegliati da uno strano rumore la mattina del 19 gennaio 1909 e avvicinatisi alla finestra della loro abitazione, poterono vedere per alcuni minuti nel loro giardino un animale che descrissero come segue: alto poco più di un metro, con una testa di forma canina e un muso dalle sembianze vagamente equine, un lungo collo, ali di circa 60 cm, zampe posteriori lunghe e zoccoli simili a quelli di un cavallo. Non appena aprirono la finestra, il misterioso animale prese il volo.
Identiche descrizioni vennero effettuate, il giorno successivo, da un agente della polizia e dal reverendo di Pemberton i quali videro l’essere nei pressi di Burlington. Infinite, inoltre, le impronte ritrovate sia per terra sia sui tetti, nonché gli infruttuosi tentativi di abbattere la creatura.
Molto interessante la testimonianza del consigliere della città di Trenton, E.P. Weeden, il quale raccontò di essere stato svegliato da un fastidioso sbattere d’ali fuori della finestra della sua camera da letto. Il consigliere disse di avere trovato impronte di zoccoli nella neve, come accaduto a molti altri abitanti del New Jersey e di alcune cittadine della Pennsylvania e del Delaware. Proprio nel Delaware si ebbero vari casi di uccisioni misteriose di polli.
Il 19 gennaio 1909 il “diavolo” del New Jersey venne visto da un nutrito gruppo di abitanti di Clementon mentre volava per i cieli della cittadina, presentando le stesse caratteristiche della creatura osservata nei giorni precedenti.
Quella stessa notte, una certa signora Sorbinski di Camden udì degli strani rumori nel suo giardino. Allarmatasi, aprì la porta di casa e vide dinnanzi a sé il “diavolo” che teneva in bocca il suo cane. La donna lo colpì con un bastone e lo strano essere volò via. La signora iniziò a urlare per richiamare l’attenzione della gente. Due funzionari di polizia si precipitarono a casa sua e, nel frattempo, l’essere venne avvistato su una collina nelle vicinanze, dove altri membri delle forze dell’ordine tentarono di sparare all’animale, senza riuscire a colpirlo.
Gli avvistamenti continuarono per tutto il 1909 con un’intensità e una qualità delle testimonianze (provenienti da persone altamente affidabili) che fanno propendere per la genuinità del fenomeno.
Il ritorno del New Jersey Devil: ipotesi
Tra il 1909 e il 1926 non si ebbero più casi di incontri con la misteriosa creatura. Fu nel 1927 che la creatura tornò a fare parlare di sé. Un taxista diretto a Salem, di notte, aveva appena cambiato una gomma quando notò che la vettura si stava muovendo come scossa da qualcuno. Alzato lo sguardo, il taxista vide una gigantesca figura alata poggiata sul tetto del taxi. Terrorizzato, rientrò in auto, accese il motore e si allontanò velocemente dalla zona, confidando che l’essere volasse via per la velocità.
Avvistamenti sporadici sono continuati negli anni, a volte con caratteristiche leggermente diverse rispetto alla casistica del 1909, nel senso che si è trattato di avvistamenti di creature volanti con aspetti maggiormente affini alle segnalazioni dell’Uomo Falena del West Virginia nel 1966-67.
Sono state formulate varie ipotesi in merito alla natura del diavolo del New Jersey. La più nota afferma che si sarebbe in presenza di una semplice gru canadese, uccello particolarmente diffuso nel Nord America. Il problema di questa ipotesi è che non solo non spiega i casi di attacco ad altri animali, ma nemmeno fornisce spiegazioni su come sia possibile che migliaia di persone all’improvviso non fossero più in grado di riconoscere un uccello molto presente nelle zone in cui vivevano, pensando trattarsi invece di una creatura totalmente anomala e mai vista prima.
Di conseguenza, sono state avanzate varie ipotesi alternative: pterodattili sopravvissuti all’estinzione dei dinosauri (il che è estremamente difficile, dato che non è mai stato trovato alcun corpo), animale ibrido sorto per incroci tra specie note, entità “parafisica” simile all’uomo falena divenuto celebre nel 1966-67 per i numerosi avvistamenti in West Virginia.
Proprio quest’ultima ipotesi, per quanto possa apparire azzardata, riesce a tenere in conto tutti gli elementi salienti della casistica: un essere sfuggente, percepito come totalmente estraneo al mondo animale conosciuto da coloro che lo hanno avvistato, elusivo, apparentemente immune ai proiettili, come se la sua consistenza non fosse totalmente fisica, proveniendo da quelle zone d’ombra in cui si muovono questi esseri la cui origine rimane ancora ignota ma la cui esistenza, stante la mole di prove a supporto, pare acclarata al di là di ogni ragionevole dubbio.
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MY SADNESS AND MY HOPE
*Avviso ai naviganti: questo post è come quelle ricette che trovate sui blog di cucina in cui prima di arrivare a leggere il procedimento per la panna cotta dovete sorbirvi il racconto dell’infanzia a San Vito Chietino di chi ha scritto l’articolo. Pertanto, se non volete conoscere lo stato della mia sanità mentale dopo più di un anno di pandemia, perché giustamente pensate vabbèmachecazzomenepuòfregarechegiàhotantiproblemidimio e volete andare subito alla parte in cui blatero e straparlo di WandaVision, scorrete fino al primo titoletto in grassetto corsivo*
«Ciao, sono PieraPi e non vado al cinema da 479 giorni.» «Ciao, PieraPi.» Una volta contavo i giorni che mi separavano dalle cose belle future, e adesso posso solo tenere traccia di quelli trascorsi, che si ammucchiano come vecchie riviste su quel tavolino da caffè traballante che è la mia testa. Mi sento sempre più vicina allo sbroccamento totale, e sapessi almeno quando avverrà — una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran — potrei organizzare un conto alla rovescia in memoria dei bei vecchi tempi. E invece no, manco ‘sta soddisfazione mi viene data. Vivo in costante attesa di un tracollo che sento vicino ma che non arriva, un po’ come quando ti pizzica il naso ma non riesci a starnutire, e resti appesa con la faccia da deficiente. In realtà dico così perché ho sempre pensato che il tracollo debba essere una specie di eruzione pliniana, un evento così distruttivo da divenire un chiaro spartiacque tra il prima e il dopo, ma a questo punto mi è venuto il dubbio che invece possa semplicemente essere un processo sedimentario, una consunzione lenta e ineluttabile (wink wink nudge nudge). Perché esplosa no, non sono esplosa. Erosa però sì. Mi sa che sono tracollata da mo’, e manco me ne sono accorta. Quando va bene mi sento soltanto un guscio vuoto che si trascina nel mondo non per volontà ma per inerzia, non per scopo ma per abitudine, per cui nulla ha senso e tutto è futile, senza più nessun entusiasmo e ancor meno interessi, quello che forse i cinici greci chiamavano adiaforia, ma è più fregancazzismo.
Quando invece va male passo un sacco di tempo a cercare di non piangere; non sempre ci riesco. Guardo indietro e vedo solo anni buttati via a studiare cose che non mi interessano per fare un lavoro che non mi piace; guardo avanti e non riesco a vedere un futuro che vada oltre le nove di sera del giorno in cui mi sveglio. E se per caso capita che riesca a squarciare il velo di Maya-hii maya-huu maya-haa maya-ha ha che sta all’orizzonte, non vedo una me del futuro felice. Contenta ogni tanto, forse, ma felice mai. È colpa della pandemia? Sì, no, non sa/non risponde. Certo è che mentirei se dicessi che per gran parte non mi sentissi miseramente, superbamente a pezzi anche prima. È una sbronza, la pandemia: non altera la personalità ma si limita a far emergere ciò che da sobri riusciamo a nascondere o almeno a controllare. Tra l’altro io addirittura svuoto i Mon Chéri forandoli con lo stecchino per buttare via il liquore, quindi in effetti che diavolo ne posso sapere.
Ma almeno prima, santoiddio, potevo andare al cinema. Almeno prima, santoiddio, avevo qualcosa da attendere. E sebbene ci siano stati alcuni film che ho aspettato con trepidazione — su tutti, per stare in tema Marvel, quelli della saga dell’infinito — in generale era proprio l’idea di andare al cinema che mi elettrizzava. Sedermi in poltrona, vedere le luci abbassarsi, guardare i trailer. Perfino le pubblicità sparate a tremila — ristorante pizzeria Orange, prima o dopo il cinema — per me erano una cosa bella. Andare al cinema era l’equivalente dell’infilare un caricabatterie in una presa di corrente, una botta di vita che mi rendeva tollerabile tutto il resto, e che mi sostentava fino all’esperienza di sala successiva. E lo stesso vale per le serate film a casa di un’amica che chiamerò Melania per tutelare la sua privacy, insieme a un’altra amica che chiamerò Silvia, in cui la prima passa la metà del tempo a scusarsi per il disordine e le tazzine di caffè dimenticate in bagno, e l’altra si gira a dormire e si sveglia solo per chiedere di abbassare il volume. Almeno quando ancora si poteva indulgere in cotali trasgressioni. Adesso, che nella presa di corrente infilerei ben più volentieri un dito, privata dell’una e dell’altra esperienza, è da un anno che mi alzo la mattina e, come Homer Simpson, “cerco solo che il giorno non mi faccia troppo male, finché non mi imbacucco nel letto” e scivolo nella benvenuta incoscienza. Gli unici film, ormai, sono quelli mentali. E non sono avventure epiche, no: sono Ricomincio da capo, o 50 volte il primo bacio (che poi non si può manco baciare nessuno, c’è la pandemia), perché ogni giorno è contemporaneamente la ripetizione del precedente e di quello successivo. Il concetto stesso di tempo, se il tempo è la misura del cambiamento, è volata dalla finestra: non scorre in linea retta e nemmeno in cerchio, ma in un groviglio di Jeremy Bearimy. Ogni tanto è marted��. La fine, per cortesia, si può vedere la fine? È in questo contesto desolante e mesto che si è inserita WandaVision, la miniserie introduttiva della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe che, per otto settimane, mi ha fatto compagnia il venerdì sera e nei giorni di mezzo, quando con gli altri fan ci si scambiava opinioni, teorie e meme in egual misura. Se le serie tivvì (quelle sui supereroi in special modo) sono da sempre il mio rimedio contro il logorio della vita moderna, a maggior ragione una serie Marvel adesso è stata un cataplasma per il mio animo sgualcito. Per un po’ ho avuto qualcosa da attendere, ed è stato bello. E no, non mi sfugge l’ironia del cercare rifugio dalla realtà in una serie la cui protagonista a sua volta cerca rifugio dalla realtà nelle serie. È la vita che imita l’arte che imita la vita. So you’re saying the universe created a sitcom starring two Avengers? WandaVision, le cui vicende si svolgono pochi giorni dopo Avengers: Endgame, vede come protagonisti due personaggi che, sebbene decisamente importanti nell’economia dell’MCU, sono sempre ricaduti sotto l’etichetta “secondari”: Wanda Maximoff e Vision. Questa miniserie è stata dunque la benvenuta occasione per gettare luce su coloro che, inevitabilmente, si sono sempre mossi all’ombra di personaggi ingombranti come Captain America, Iron Man e Thor, e l’ha fatto costruendo una solida e approfondita caratterizzazione (per Wanda in special modo) che soltanto una narrazione a episodi poteva consentire. Innanzitutto, c’è da dire che WandaVision è un prodotto innovativo, che utilizza la grammatica, il linguaggio e gli stilemi delle sitcom per raccontare il lutto e la sua elaborazione. E lo fa muovendosi contemporaneamente su due binari: da una parte percorrendo i vari decenni della tv americana, partendo dagli anni ’50 fino ai giorni nostri, adattando tecniche e registri stilistici sia all’epoca sia alle serie cult di riferimento, dall’altra le cinque fasi del lutto secondo il modello postulato dalla psichiatra Elisabeth Kübler-Ross nel 1969. Così, mentre vediamo Wanda e Vision passare dal bianco e nero a colori, dai 4:3 ai 16:9, dagli effetti speciali col filo trasparente alla CGI, parallelamente osserviamo Wanda venire a patti col suo dolore, dapprima negandolo (epp. 1-2) e poi accettandolo (ep. 9), ma non prima di aver sperimentato rabbia (epp. 3-4), patteggiamento (epp. 5-6) e depressione (epp. 7-8). E in effetti è proprio Wanda il vero focus della serie, che avrebbe ben potuto chiamarsi “Wanda’s vision”, se non fosse stato appena appena spoiler. È lei che, sebbene inconsciamente, ha creato la realtà fittizia che ha inglobato dentro a un esagono di pura magia una piccola porzione di New Jersey, la cittadina di Westview, che Vision aveva scelto come luogo per “invecchiare insieme”. Wanda riscrive la realtà secondo il suo bisogno di lieto fine, che segue a vent’anni di traumi accumulati e mai affrontati: la morte dei genitori in un bombardamento e poi quella di Pietro dovuta a Ultron, l’incidente in Lagos in cui Wanda ha causato la morte di alcuni civili nel tentativo di salvarne altri, gli accordi di Sokovia e la conseguente etichetta di fuorilegge (se non proprio di terrorista), la prigionia nel Raft, dover uccidere Vision per salvare metà dell’Universo, ma solo per vedere Thanos portare indietro il tempo e ucciderlo lui stesso. E poi lo “snap” del titano e il “blip” di Hulk, il ritorno cinque anni dopo e Vision smembrato dallo S.W.O.R.D. La “visione di Wanda” è dunque l’illusione di una famiglia, lei che ha perso ogni singolo membro della sua, e un luogo cui appartenere, lei che è una straniera in terra straniera. La sua illusione prende la forma delle sitcom, quella particolare categoria di serialità in cui tutto si risolve e nessuno è mai “realmente ferito” perché “non è quel tipo di show”, in cui lei ha sempre trovato conforto. Io, per dire, sono perfettamente consapevole del ruolo che ha giocato Modern Family nel tenermi sana di mente durante gli oscuri anni universitari. Ecco quindi che WandaVision non è solo un tassello del Marvel Cinematic Universe che porta avanti una storia iniziata nel 2008 con Iron Man, ma è anche e soprattutto un brillante esperimento di meta-televisione, in cui i riferimenti alle serie tv del passato non sono mero citazionismo pop fine a se stesso ma diventano necessario meccanismo di narrazione in quanto, appunto, strumenti per l’elaborazione del lutto di Wanda. Perfino gli intermezzi pubblicitari, elementi ulteriori che ci hanno venduto l’idea di stare assistendo alla trasmissione di un programma (endo)televisivo vero e proprio, hanno contribuito a narrare in via simbolica e subliminale il malessere di Wanda (va da sé che, come le sitcom, anche le pubblicità sono frutto dell’inconscio di lei stessa): lo spot del tostapane a marchio Stark, con l’unico tocco di colore in una trasmissione altrimenti in bianco e nero dato dalla luce rossa pulsante, richiama il lampeggiare della bomba inesplosa di Sokovia; quello dell’orologio a marchio Strücker è un riferimento agli esperimenti cui sono stati sottoposti i gemelli Maximoff; quello del sapone a marchio Hydra è piuttosto eloquente nel promettere una fuga dalla realtà, e rivolgendosi a chi voglia trovare la propria “dea innata” è altresì un sagace richiamo all’essenza (mitologica) di Wanda stessa; ugualmente eloquente lo spot della carta assorbente Lagos, “per quando combini un casino senza volerlo”. Quello dello yogurt Yo-Magic, in cui il bambino naufrago sull’isola deserta finisce col morire di fame per non essere stato in grado di aprire il vasetto, potrebbe invece essere un diretto riferimento a Vision, che è stato creato con la magia (“your magic”) ma potendo esistere solo all’interno dell’esagono quella stessa magia non è in grado di sostentarlo in toto; infine, quello del farmaco antidepressivo Nexus si riferisce, oltre alla condizione psicologica di Wanda, anche al fatto che nei fumetti lei sia un “essere Nexus”, ossia uno di quegli individui, uno per ogni mondo del multiverso, in grado di alterare la realtà. Dick Van Dyke again? Always sitcom, sitcom, sitcom... Dei nove episodi di WandaVision, ognuno con un titolo che richiama il mondo seriale, sei sono in stile sitcom. Molte di più, però, sono quelle omaggiate, nelle tecniche, nelle sigle, nelle scenografie: The Dick Van Dyke Show (Dick Van Dyke è stato persino consultato), Lucy ed io, Vita da strega, La famiglia Brady, The Mary Tyler Moore Show, Genitori in blue jeans, Gli amici di papà, Casa Keaton, Malcolm, Happy Endings, The Office, Modern Family (per quest’ultima rimediando l’aperto plauso di Julie Bowen, interprete di Claire Dunphy).
In realtà ve ne sono moltissime altre, perlomeno a giudicare dai mille articoli di approfondimento imperversati su internet, che più articoli erano tesi di laurea, ma le mie limitazioni anagrafiche e una coscienza seriale che si sviluppa solo a partire dalla metà degli anni ‘90 non mi consentono di essere più di tanto esaustiva. Una cosa però la so: vista la mia già menzionata affezione per Modern Family, vedere Elizabeth Olsen dar impeccabilmente vita alla versione MCU di Claire Dunphy mi ha portato più gioia della ricezione di un bonifico.
I’m so tired. It’s just like this wave washing over me, again, and again. It knocks me down, and when I try to stand up, it just comes for me again. It’s just going to drown me. In ogni caso Wanda Maximoff nasce, e resta, un personaggio estremamente tragico, e non c’è nessuna sitcom che possa ovviare a questa verità. D’altronde, le sitcom stesse non erano che un mezzo per arrivare a un fine: vivere un’esistenza, per quanto soltanto fittizia, per una volta priva di dolore (e lo stesso passaggio da un decennio all’altro non è che un modo per illudersi di avere avuto, con Vision e i figli Billy e Tommy, tutto il tempo che hanno le altre famiglie). La sofferenza di Wanda ha una portata tale da informare ogni sua decisione, conscia e inconscia. È certamente conscia la decisione di tenere Westview sotto il suo incantesimo, per quanto non immagini nemmeno che le persone coinvolte ne soffrano (anzi, crede sia il contrario), ed è certamente inconscia la creazione dell’esagono: l’unica consapevolezza riguarda il sentimento che ha condotto a quell’evento.
Per Wanda il tracollo è stato sì un’eruzione pliniana, scatenata dalla vista del lotto di terreno acquistato da Vision e che nei piani era destinato a diventare casa loro. Sopraffatta, Wanda cade in ginocchio e la magia che andrà a produrre sia l’ESA sia Vision prorompe non (soltanto) dalle mani, come è sempre stato, ma direttamente dal petto, in una sequenza tra le più intense e drammatiche, in pieno parallelismo con quella di Age of Ultron, in dieci anni di MCU.
I don’t know how I did it. I only remember feeling completely alone. Empty. Just endless nothingness. Il fatto che la creazione dell’ESA e tutto ciò che ne è conseguito fosse involontaria, e che Wanda ne abbia soltanto una minima (ma via via crescente) consapevolezza (quando dice di non essere lei a controllare gli abitanti di Westview nella misura che insinuava Vision, di totale privazione del libero arbitrio, o ribadisce ad Agatha di non aver fatto nulla, non sta mentendo: sta soltanto rimuovendo e sopprimendo un trauma) contribuisce a delineare il personaggio in una maniera assolutamente originale. Non sarebbe stata la stessa cosa se invece vi fossero state premeditazione e volontà di ferire gli altri in cambio della sua felicità: in quel caso avremmo avuto a che fare con un’antagonista pura e semplice. Wanda, invece, che comunque milita nelle fila dei buoni, è qualcosa di più: è un’eroina tragica nel senso in cui lo intendeva Aristotele nella “Poetica”: “Sarà cioè buon personaggio da tragedia colui il quale, senza essersi particolarmente distinto per sua virtù o sentimento di giustizia, neanche sia tale da cadere in disavventura a cagione di sua malvagità o scelleraggine, bensì a cagione soltanto di qualche errore” [Laterza, edizione digitale 2019, trad. Manara Valgimigli]. Wanda, nonostante quello che possano pensare i cittadini di Westview, non è una villain: non ha agito (nella parte conscia delle sue azioni) per malvagità, ma per il “difetto fatale” che le è proprio, cioè l’incapacità di processare il suo lutto. E quando si rende conto che quegli stessi cittadini preferirebbero morire che vivere un solo altro istante con il dolore di lei nella testa, non esita a distruggere l’ESA, anche se questo significa dover rinunciare all’illusione in cui si era rifugiata. Tra l’altro, è opinione dello Stagirita™ che la tragedia non debba rappresentare “uomini estremamente malvagi cadere dalla felicità nella infelicità, perché, se anche una composizione siffatta potrebbe soddisfare per un certo rispetto il gusto del pubblico, non potrebbe però suscitare nessun sentimento né di pietà né di terrore: si prova pietà per una persona la quale sia immeritamente colpita da sventura, si prova terrore [“terrore”, in tutte queste espressioni, significa più propriamente “trepidazione”] per una persona la quale [, egualmente colpita da sventura,] abbia parecchi punti di somiglianza con noi; e insomma, pietà per l’innocente, terrore per chi ci somiglia”. Quand’anche in questa miniserie Wanda si muova spesso in un’area moralmente grigia, resta in ogni caso un personaggio verso il quale provare aristotelica empatia. Di più: le si vuole bene, dai. You, Vision, are the piece of the Mind Stone that lives in me. You are a body of wires, and blood, and bone that I created. You are my sadness, and my hope. But mostly, you’re my love. Dopotutto, bisognerebbe essere proprio dei cuori di pietra per non sentirsi nemmeno un po’ partecipi della più delicata e sventurata (e insolita — Vision non è nemmeno un essere umano) storia d’amore dell’MCU. Quello che nei film era stato appena accennato (data la natura corale degli stessi, in cui il focus era sui personaggi “maggiori”) qui è stato sviluppato e approfondito: dalla scena del paprikash di Civil War a vederli genitori di due gemelli tanto pucciosi quanto magici; dalla vita fuori dai radar a Edimburgo a una casetta con la staccionata bianca nella placida periferia americana. Certo, basta solo non pensare al fatto che quel Vision lì non esiste davvero. I can’t feel you Il vero Vision, infatti, giace(va) ormai smantellato come una macchina qualsiasi e non un essere senziente e dai sentimenti purissimi nonostante la sua natura artificiale. Nell’episodio 8 quel fil rouge di percepirsi, quella comprensione profonda l’una dell’altro che era la cifra del loro rapporto, si è definitivamente spezzato, unitamente ai nostri cuori. Cioè, il mio di sicuro.
But what is grief, if not love persevering?
Però cos’è il dolore, se non amore perseverante? Non deve stupire che sia stato Vision a pronunciare la frase-simbolo della serie. Nonostante sia un sintezoide, dalla sua introduzione nell’MCU si è rivelato il personaggio in grado di dimostrare la più pura forma di solidarietà, comprensione e indulgenza verso gli altri. Un essere artificiale, sì, ma da sempre definito dalla sua caratteristica migliore e principale: l’umanità. D’altronde, prima ancora di Cap, Vision è stato fin da subito degno di sollevare il Mjölnir di Thor.
L’ESA-Vision, poi, è ulteriormente peculiare. Rivive per unica volontà di Wanda, suprema demiurga, e nonostante sia “un ricordo diventato realtà” esercita, a differenza degli altri abitanti di WestView, il libero arbitrio, al punto da arrivare a mettere in discussione la “sceneggiatura” della moglie.
This is Chaos Magic, Wanda. And that makes you the Scarlet Witch WandaVision è stata anche, e soprattutto, l’origin story di Wanda Maximoff come sceneggiatrice regista produttrice segretaria di edizione tecnica delle luci costumista Scarlet Witch. Sebbene Wanda abbia fatto il suo ingresso nel Marvel Cinematic Universe già nel 2014 (nella scena dopo i titoli di coda di Captain America: The Winter Soldier) e sia stata presente in Avengers: Age of Ultron, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame, per una mera questione di diritti del personaggio (allora appartenenti alla 20th Century Fox) non era stato possibile, fino ad oggi, appellarla col suo nom de guerre fumettistico, Scarlet Witch. Vederla trasformarsi e poi discendere dal cielo di Westview col nuovo costume e la consapevolezza di chi effettivamente è mi ha gasata tanto quanto, al cinema durante Endgame, mi ha gasata vederla apparire dal nulla e piazzarsi davanti a Thanos. Sì, il traguardo è stato tagliato dopo una maratona lunga sette anni, ma ne è valsa la pena.
A questo punto, tra l’altro, si può anche dichiarare concluso l’annoso dibattito su chi sia l’Avenger più potente: è Wanda, statece. Di certo è anche quello a cui serve più terapia. You know... a family is forever. We could never truly leave each other, even if we tried. You know that, right? In narrativa, e in generale nelle storie che fruiamo a prescindere dal medium, il “difetto fatale” è qualcosa che il personaggio, dopo averne preso consapevolezza, deve superare. Il superamento del fatal flaw di Wanda coincide con la quinta e ultima fase del modello Kübler-Ross, l’accettazione. Lo scontro finale con Agatha ha dimostrato quello che già dall’episodio 7, con l’ESA che “sfarfallava”, Wanda aveva iniziato a intuire: l’insostenibilità, nel lungo termine, della sua illusione; vi rinuncia per salvare i cittadini e per salvare se stessa. La Wanda che lascia Westview ha imparato la sua lezione: ha elaborato il lutto, non ne è più sopraffatta, e ora è in grado di conviverci. È tornata nel mondo al termine del proprio personale viaggio dell’eroe, e ora è pronta a iniziarne un altro: comprendere chi è, i suoi poteri, il suo ruolo. Nell’ultima scena dopo i titoli di coda la vediamo, infatti, nei panni di Scarlet Witch studiare il Darkhold sul piano astrale. Se non fosse che, inaspettate, le voci dei gemelli che chiedono il suo aiuto vengono a turbare questo nuovo equilibrio, la qual cosa potrebbe farla ripiombare nel baratro e cadere nella tana del bianconiglio che è il multiverso della pazzia di cui al prossimo film di Doctor Strange. Considerando poi che Agatha ha dichiarato che il destino di Scarlet Witch è quello di distruggere il mondo, be’, c’è poco da star tranquilli. In ogni caso, in questo pandemico e stinfio mondo, ora come ora ben poche cose sono suscettibili di portarmi gioia come il pensiero di una reunion tra Wanda e i figli, quindi io dico: daje. Purché Wanda non mi sbrocchi definitivamente nel processo.
She recast Pietro? A proposito di reunion, quella farlocca tra Wanda con il fratello Pietro è stata la più grande trollata di sempre e l’ho amata alla follia. In molti ne sono rimasti delusi, perché credevano che significasse l’introduzione degli X-Men nell’MCU e di conseguenza del multiverso: d’altronde, perché chiamare a interpretare Pietro Maximoff non Aaron Taylor-Johnson ma Evan Peters, ossia il Pietro Maximoff dell’universo Fox? La risposta è una: perculata. O, se vogliamo, un meta riferimento in una serie che è già meta di suo. Considerando che, per quanto sia fan di roba supereroistica, gli X-Men proprio non riesco a farmeli piacere, per quanto mi riguarda non poteva andar meglio di così.
It’s been agatha all along
Se nella realtà il falso Pietro è opera degli autori, nella narrazione è invece opera di Agatha Harkness, una strega già a spasso ai tempi di Salem (nei fumetti era addirittura presente quando è scomparsa Atlantide). Strega estremamente potente, nel canone fumettistico è stata sia la mentore di Wanda che la tata del figlio di Reed Richards e Sue Storm dei Fantastici 4. WandaVision strizza l’occhio ad entrambe le circostanze (quando Wanda la ringrazia ironicamente per la “lezione” sulle rune e quando Agatha, ancora Agnes, si propone come babysitter per Billy e Tommy) ma reinterpreta il personaggio in altro modo. In particolare, qui Agatha è una sorta di antagonista ma non l’antagonista, ed è arrivata a Westview con l’obiettivo di comprendere l’anomalia magica in corso. Funge altresì da catalizzatore per la nascita di Scarlet Witch e sblocca anche, sebbene indirettamente, il trauma di Wanda facendole rivivere il passato, l’ultimo tassello per la definitiva accettazione. Ora, sebbene già si fosse intuito che la bislacca vicina di casa Agnes, colei che fondamentalmente ha ricoperto fino all’episodio 7 il ruolo di spalla comica, fosse la famigerata Agatha Harkness, la rivelazione della sua vera identità ha saputo in ogni caso stupire, il che è anche la cifra della cura con cui è stata realizzata la serie: l’originalità meta narrativa con cui è stato (re)introdotto il personaggio nell’episodio 8 è tra le cose migliori di WandaVision.
E la canzoncina di riepilogo che l’accompagnava è diventata una hit e un meme in tempo zero, mi aspetto almeno almeno un riconoscimento ai prossimi Grammy. Bravo! Se dopo un post lunghissimo di mila e mila parole (cosa che in genere riservo solo a Taylor Swift) ancora non si fosse capito, ho amato questa miniserie in ogni aspetto. Saltare da un decennio all’altro, ognuno con le sue peculiarità in fatto di abiti, acconciature, scenografie, stilemi e tecniche è stata una benvenuta novità in un mondo – quello delle serie supereroistiche — abbastanza standardizzato. Da questo punto di vista WandaVision può certo stare in compagnia di una serie della concorrenza, DC’s Legends of Tomorrow, che ha fatto della follia senza freni e del rompere gli schemi il suo tratto distintivo, e che per ciò è una delle mie preferite da anni a questa parte. Ora, al di là dell’evidente ottima realizzazione tecnica, cioè che per me è davvero il fiore all’occhiello della serie è la recitazione. Il duo Olsen-Bettany, già ben rodato, qui ha ancor più ribadito la propria intesa, e Kathryn Hahn nei panni di Agnes/Agatha, già piacevolmente oltre le righe in Parks & Rec, è stata una vera sorpresa. Comunque, la vera punta di diamante è la protagonista in persona, Elizabeth Olsen. Che fosse decisamente brava non è certo una novità (e lo sa bene chi ha familiarità con la sua filmografia, fin dai suoi esordi con La fuga di Martha, passando per quel capolavoro totale che è I segreti di Wind River, e arrivando alla serie Sorry For Your Loss, dove più che brava è straordinaria), ma qui se possibile si è superata. Ha condotto Wanda attraverso le epoche di volta in volta modellando l’interpretazione al decennio di riferimento (ed è tanto più evidente se si confronta il modo di porsi della Wanda anni ’50 con quella contemporanea), ma sempre mantenendone intatta la coerenza di fondo. Di quando in quando ha lasciato tornare in superficie l’accento sokoviano, ha coniugato comicità e dramma (il primo aspetto è una novità tanto per Wanda quanto per Elizabeth stessa, la cui carriera è sempre stata orientata sul secondo), ed è stato incredibile vedere con quanta velocità modificasse registro di recitazione quando la serie stessa cambiava di passo in quelle scene stranianti e stridenti rispetto all’illusione perfettamente confezionata che Wanda provava a vendersi e a venderci.
Pertanto, se nella stagione di premi di là da venire Elizabeth Olsen non si porta a casa t u t t o, tra Emmy e Golden Globe a carriolate proprio, giuro che creo io stessa una realtà alternativa in cui vince qualsiasi cosa, dal Nobel al Telegatto. Please stand by WandaVision è stata solo la prima portata di quello che è praticamente un pranzo di matrimonio, tra tutte le serie e i film della Fase 4 che vedranno la luce tra quest’anno e il 2023, e sarà bello bello bello. Sì, sì, per carità, c’è la pandemia e la vita è miseria, ma siccome è miseria a prescindere, non fa certo male tenersi un po’ di roba Marvel a portata di mano, tipo EpiPen.
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Il ritratto di una donna maltrattata Donna Ferrato, fotografa americana, ha dedicato più di trent'anni della sua vita a documentare la violenza domestica contro donne e minori ed è stata anche la prima a catturare con la sua macchina fotografica e mettere in luce il momento dell'attacco , le sue conseguenze immediate e tutto ciò che circonda una situazione così terribile. "...Ho dormito di sotto, e nel mezzo della notte ho sentito urlare come se la stessero uccidendo. Presi la macchina fotografica e corsi a vedere cosa stava succedendo. Quando sono entrato nel bagno, l'ho visto alzare la mano per colpirla, e ho pensato: "Se faccio una foto, lo fermerò". Quando stava per colpirla di nuovo, gli afferrai il braccio e dissi: "Che diavolo stai facendo, le farai del male." E lui si voltò e disse: "Guarda, lei è mia moglie e devo insegnarle che non può mentirmi". Stava succedendo tutto così in fretta ... E lui continuava a minacciarla, prendendo le cose dagli armadi e trattandola come se fosse un piccolo giocattolo. Ero molto spaventata. Era qualcosa per cui non ero preparata. Ma avevo la mia macchina fotografica e sapevo che dovevo raccontare questa storia che era qualcosa di reale , qualcosa che stava accadendo. Dissi: "Lisa, guardami e dimmi cosa sta succedendo". E mi disse: 'Ho sempre pensato che mio marito mi amasse, ma stasera mi ha colpito come non ha mai fatto con il nostro cane. E non credo di poter mai più credere nel suo amore. " La mattina dopo ho lasciato quella casa il più velocemente possibile. Ho nascosto il rotolo per quattro mesi. Mi sono rifiutato di credere a quello che era successo. A quel tempo, le storie sulla violenza domestica non erano coperte e ho trovato molto difficile attraversare quella barriera che esisteva nei media per poter pubblicare le mie foto. John Loengard, direttore della rivista Life, li vide e disse: ' Hai fatto l'impossibile. Non avrei mai pensato che si potesse fotografare la violenza domestica, ma nessuno ti pubblicherà queste foto. " In quel momento ho deciso che avrei fatto un libro con loro. Non sapevo quanto tempo ci sarebbe voluto, ma ero sicuro che avrei insegnato a tutti quanto fosse grave il problema." Le fotografie di "Garth" che colpiscono "Lisa" (nomi di fantasia) nel bagno della sua casa del New Jersey nel 1982 hanno ispirato un progetto che è durato per anni e attraverso il quale Ferrato ha trasformato la sua macchina fotografica in un'arma di denuncia contro la violenza domestico, che ha interessato sia donne che bambini. Ferrato, una donna convinta che la fotografia possa essere usata per cambiare le cose, ha visto questa opinione confermata nella prima metà degli anni 90. Nel 1991, il primo frutto del suo lavoro, il libro "Vivere con il nemico" è venuto alla luce In poco tempo furono vendute oltre 40.000 copie e la rivista Time includeva la famosa foto dell'aggressione in bagno tra le 100 più influenti del momento. Tale eco ha avuto le sue conseguenze a livello politico e sociale. Nel 1994, il Congresso degli Stati Uniti approvò il Violence Against Women Act, una legge che aumentava le sanzioni contro gli aggressori e aiutava ad addestrare la polizia a trattare questo tipo di violenza come un crimine. Grazie a Ferrato, quella che fu una tragedia privata divenne una causa pubblica. "Non capiremo mai la violenza contro le donne se non colleghiamo le persone reali con storie vere. Ecco perché non mi dedico alla fotografia artistica, perché per me non c'è niente di più potente di una storia vera."
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Kate Reynolds: Lo so che ne abbiamo parlato migliaia di volte e abbiamo deciso che andare a Londra era la cosa migliore da fare, ma nel mio cuore sento che è sbagliato. Non andare Jack. Jack Campbell: Vuoi dire che devo restare? E il mio internato? Kate Reynolds: No credimi, lo so. So che è una incredibile opportunità questa, per te. Jack Campbell: Per noi, Kate. Kate Reynolds: E' vero, per noi. Ma ho paura che se sali su quell'aereo... Jack Campbell: Kate siamo all'aeroporto. Nessuno ha le idee chiare all'aeroporto. Perciò dobbiamo fidarci della decisione che abbiamo già preso. Kate Reynolds: Vuoi fare qualcosa di grandioso, Jack? Al diavolo il progetto. Cominciamo la nostra vita in questo momento! Oggi! Insomma, non ho idea di come sarà questa vita, ma so che noi due ne faremo parte. E io scelgo noi. Il progetto non ci rende grandiosi Jack, è quello che abbiamo insieme che ci fa essere grandiosi. Jack Campbell: Ti amo, Kate! Kate Reynolds: Anch'io ti amo! Anch'io! Jack Campbell: Un anno a Londra non cambierà i miei sentimenti. Cento anni non ci riuscirebbero. Jack Campbell: Voglio rivederti. Paula: Lo vorrei anch'io. Jack Campbell: Stasera. Paula: E' la vigilia di Natale, Jack... Jack Campbell: Ti sgranocchierò come un torrone! Cash: Fesso, hai avuto la tua occasione. Dai Jack andiamocene. Jack Campbell: Come lo sai che mi chiamo Jack? Cash: Io chiamo tutti voi Jack. Tieni. Bello fare affari con te. Jack Campbell: Senti, a che ti serve andare in giro con quella pistola? Ti ritroverai a fare qualcosa di cui ti pentirai. Cash: Stai parlando di pentimento con la persona sbagliata. Jack Campbell: Insomma, devono esserci dei programmi assistenziali, delle opportunità. Cash: Fermo fermo fermo, stai veramente cercando di salvarmi? E' pazzesco. Quest'uomo crede che ho bisogno di essere salvato!!! Jack Campbell: Tutti hanno bisogno di qualcosa. Cash: Ah si? Tu di che hai bisogno, Jack? Jack Campbell: Io? Cash: L'hai detto tu, tutti hanno bisogno di qualcosa. Jack Campbell: Io ho tutto quello che mi serve. Cash: Forte. Dev'essere fico essere te. Jack Campbell: Non dico che ci riusciresti senza lavorare sodo, senza un lavoro duro e onesto. E possibilmente dei farmaci. Kate Reynolds: Ti sei perso tutto. Le frittelle, i regali. Hai passato sei ore a montare la bicicletta per Annie e poi non hai neanche visto la sua espressione quando ha scartato il pacco. Ti sei perso il Natale, Jack. Jack Campbell: Mi dispiace. Kate Reynolds: Sai non c'è neanche il tempo di discutere e almeno stai bene. Io sto bene, noi stiamo bene... Annie Campbell: Ti piacciono i bambini? Jack Campbell: Caso per caso. Dipende. Annie Campbell: Sai fare il latte al cioccolato?! Jack Campbell: Io, credo di poterci arrivare. Annie Campbell: Prometti di non rapire me e mio fratello e di non ficcarci niente in testa? Jack Campbell: Certo. Annie Campbell: Benvenuto sulla Terra. Annie Campbell: Cerca di non fare tardi, ai bambini non piace essere presi per ultimi. Jack Campbell: Tu hai un'idea di com'è fatta la mia vita? Kate Reynolds: Come dici?! Jack Campbell: Mi sveglio la mattina ricoperto di bava di cane, porto i bambini a destinazione, passo 8 ore a vendere gomme al dettaglio. Al dettaglio, Kate. Riprendo i bambini, esco col cane. Il che a proposito comprende il beneficio di raccogliere da terra i suoi mostruosi escrementi. Gioco con i bambini, porto fuori la spazzatura, ho 6 ore per dormire se sono fortunato e poi tutto ricomincia daccapo. Allora, cosa c'è per me? Dove sono le mie scarpette? Kate Reynolds: Sai è triste sentire che la tua vita è una delusione enorme per te. Jack Campbell: Non posso credere che non lo sia per te, pure. Accidenti Kate, potevo diventare molto più importante di quello che sono diventato! Potevo essere il più ricco su Ford Street! Come hai potuto farmi questo? Come hai potuto lasciarmi rinunciare ai miei sogni in questo modo??? Arnie: Un piccolo inciucio è innoquo, ma tu scherzi col fuoco qui. Lo capisci vero? La banca Fedeltà-e-Fiducia è un creditore tosto. Se fai un deposito da un'altra parte, ti chiudono il conto. Per sempre! Kate Reynolds: Jack non possiamo permettercelo! Jack Campbell: Sto portando la mia piccola a festeggiare l'anniversario, al diavolo i soldi. Jack Campbell: Non avevo dubbi, non avevo rimpianti. Kate Reynolds: E ora? Jack Campbell: Ora non è così. Non ho tutto già inquadrato. Kate Reynolds: Nemmeno io! Jack Campbell: Ma tu sembri sempre così sicura. Kate Reynolds: Non credi che ci siano mattine in cui mi sveglio e mi domando cosa diavolo ci faccio nel New Jersey? Kate Reynolds: Mi domando che tipo di vita avrei avuto se non avessi sposato te. Jack Campbell: E...? Kate Reynolds: Allora mi rendo conto di non pensare alle cose della mia vita, di cui sono sicura. Tu. E i bambini. Jack Campbell: Cose belle. Kate Reynolds: Si! Di cosa sei sicuro, tu? Jack Campbell: Sono sicuro che adesso non c'è posto in cui vorrei essere, se non qui con te. Jack Campbell: Gli affari sono affari. Wall Street, un mercatino, è solo un mucchio di persone che si alzano la mattina pensando a come diavolo mandare i figli all'Università. Sono solo persone e io conosco le persone. Jack Campbell: Finalmente avremo una vita che le altre persone ci invidieranno! Kate Reynolds: Jack!!! Gli altri, già ce la invidiano. Kate Reynolds: Ti amo! E questo è più importante per me, del nostro indirizzo. Io scelgo noi. Jack Campbell: Noi abbiamo avuto la nostra parte di sorprese e magari fatto sacrifici, ma siamo rimasti insieme. Vedi, tu sei migliore di me e lo starti accanto mi ha reso migliore. Jack Campbell: So che possiamo continuare con le nostre vite, ce la caveremmo benissimo, ma io ho visto quello che potremmo essere insieme. E scelgo noi.
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And the stars look very different, today
Dicono che in Texas tutto sia più grande. Maximilian Lee ha scoperto che lo dicono perchè, effettivamente, in Texas è tutto più grande.
La base della Gifted Alliance di Houston non è nemmeno a Houston- è troppo grande per Houston. E’ fuori città, nascosta dietro pannelli riflettenti ad alta tecnologia e potentissimi jammer antilocalizzazione, in pieno deserto, come un’oasi. O come la fortezza di uno shah, più precisamente. Una piccola cittadella militare che si ingoierebbe la base di Philly in un paio di bocconi. A cielo aperto, con una sua microeconomia, alimentata a energia sostenibile.
Quando gli mostrano il suo ufficio, si rende conto che quello che aveva quando era Preside ci entrerebbe comodamente, messo accanto a quello che aspetta un suo ritorno a Philadelphia.
Quando gli mostrano i suoi alloggi, poi, inizia a chiedersi esattamente come facciano, a Houston, a passarsela così tanto meglio che a Philadelphia.
Si risolve ad osservare che, dopotutto, l’ha sempre detto che le dimensioni contano.
L’ordine che vige, è militare, nonostante il clima cameratesco. L’aria che si respira, la mentalità che si respira, è profondamente diversa da quella nei corridoi della base nel Desert Side: la Gifted Alliance di Houston è una macchina da guerra e nessuno si illude del contrario.
E a lui bastano un paio di boccate d’aria per trovarsi a proprio agio li.
Nel nuovo lavoro, ci si getta a capofitto. Come Comandante ad interim, dirigere la base e le operazioni della cellula è solo una parte delle sue mansioni- quella che svolge perchè non c’è nessun altro per farlo: la porzione più importante, è trovare qualcuno che lo faccia al posto suo. I giorni successivi all’arrivo passano in un caleidoscopio di facce e posti nuovi, incontri, conferenze, briefing e debriefing, inframezzati dall’occasionale videochiamata a Philadelphia, i volti familiari attraverso le telecamere ad alta definizione, la voce suadente di Iris Carter dall’abitacolo della Honda nel cortile della casa di Arthur e Mike in New Jersey.
Negli stivali ci calza come se ci fosse nato dentro- degli speroni non avrebbe bisogno ma toglierli è peccato, molto meglio imparare ad andare a cavallo. La stella dei Texas Rangers viene incisa a inchiostro, indelebile, sulla pelle poco dopo, il cappello segue quasi per inerzia- ci vuole un’opera di convincimento ad opera del buon senso della madre dei suoi figli per fare sparire invece il baffo.
“Pensavo di non essere da solo nel crescerla.”
“Well, that's life for you, Connie.”
L’odore pungente del sigaro permea l’ufficio, nella bocca si è mischiato con il sapore del whiskey- lo stesso che gli è andato di traverso quando Connor gli ha annunciato di aver preso fuoco.
“E adesso non farmi il melodrammatico, non sei solo. Ma sei il solo padre che ha.”
“Si, certo, ma tu non sarai qui.”
Attraverso lo schermo gli viene difficile leggere gli sguardi, interpretare le espressioni, intuire gli stati d’animo. Improvvisamente, persone che sono sempre state libri aperti per lui da leggere diventano più lontane di quello che vorrebbe. Si affida all’istinto, li dove nemmeno l’audio di casse e microfoni di ultima generazione può mostrare tutti i colori del tono di una voce- ben consapevole del fatto che un’immagine su uno schermo non può sostituire un abbraccio, e nemmeno uno sguardo.
“Chi mi rimprovererà per le pappette sbagliate e tutto il resto?”
“Nessuno.”
“...”
“E forse è la cosa migliore. Perchè è ora che non ci sia più bisogno di farlo. I'll always be here, Connie. Just one call away. But you're ready to stand up by yourself.”
“Quindi... Non si scappa più. Neanche se le sfide diventano difficili da affrontare.”
“ Non si scappa più.”
“Che palle... Sei diventato fin troppo saggio per l'età che hai.”
“Yeah, ho deciso di passare dall'essere un eroe all'essere un allenatore di eroi, how does it suit me?”
Parlare con Connor lascia il sapore dolceamaro di un “arrivederci” nella bocca. Gli speroni tintinnano mentre infila il cappello sulla testa prima di sbucare nel sole rovente della piazza centrale della base, ringraziando con un cenno il Ribelle che gli passa il tablet con le ultime informazioni sui sondaggi tra la popolazione Superumana non registrata di Houston. Una schiera di Ribelli è in ordine preciso come aveva chiesto di farsi trovare, file ordinate sotto il sole cocente. Lui cerca per se un pezzo di ombra, prima di dare il via alla sessione di addestramento fisico, e spirituale. Gli hanno chiesto di trovare un nuovo Comandante.
Per farlo, lui ha deciso di costruire un esercito.
“Eastwood. Clint, Eastwood.”
“Amore, lo so che è un eroe ed un vero Americano ma... Non va bene. E no. Non va bene nemmeno solo Clint. No, nemmeno solo Eastwood.”
“...Lee Van Cleef?”
“Max...”
“What about... DJANGO?”
“Papà... Forse è ora che ti prendi una pausa.”
“Papà sta benissimo, Zoe. Lone Ranger?”
“Non puoi essere Lone Ranger, papa, non vuoi metterti la maschera.”
“Point taken, principessa Iris. Zorro?”
“No, nemmeno Zorro.”
“A me piace, Zorro...”
“James, non incoraggiarlo.”
“Papà, Holly non sa tenere su la testa ma altrimenti direbbe di no anche lei.”
“A me piace se papà fa Lone Ranger!”
“Johnny, tu sei stupido.”
“No, tu sei stupida!”
“Bambini...”
“Ha cominciato Iris, mamma!”
“Non è vero!”
“Si che è vero!”
“SHHHH! Ce l’ho. Trinità. La mano destra del Diavolo.”
“...”
“Maximilian... Lo sai, vero, che il primo pensiero di tutta la base se ti fai chiamare Trinity andrà a Matrix?”
“Sciocchezze.”
Disse Maximilian Ethan Lee, anche noto come Commander Trinity, senza sapere ancora di starsi tirando addosso il più alto tasso di battute dietro le spalle che un Comandante di Houston abbia mai avuto.
Anche a Houston fa caldo, la sera.
Nella loro nuova casa, lui ha disposto una veranda che somiglia molto a quella casa in riva al fiume dove Holly ha sfornato i suoi primi sorrisi ad una mamma ed un papà orgogliosissimi (ma più a papà). Sotto un cielo trapunto di stelle, più stelle di quante abbiano mai splenduto sul tetto di casa Lee, c’è il profumo della lavanda in fiore, delle rose di maggio e della salvia, il cigolio lieve delle molle di un dondolo,
“Cristo, Signol Li, non è un pollo!”
“Le cosce sono parti importanti di una donna.”
“Maximilian Lee, resta qui tra noi due e non andare a fare la portinaia. Te lo concedo solo con Iris, se proprio vuoi dare vento alla tua boccaccia troppo larga.“
“Honestly, Brendan, mi chiamo Matt Simmons per caso?”
L’ha già capito, ma stuzzicare un poco Brendan fa parte del gioco. E ancora prima che il successivo “Ti saluta Andrea.”, rassegnato, arrivi, lui si sente già il cuore più leggero. Il pensiero di non dover lasciare Brendan da solo, di avere qualcuno che veglia sul suo migliore amico, figlio, fratello, qualcuno di cui si fida, qualcuno di cui ha stima, è un macigno che improvvisamente permette di pensare al lungo termine. Non c’è fretta di tornare a casa. Everybody’s gonna be alright.
“Ha delle belle cosce. Belle davvero.“
“”Ricambia i saluti, le manderò un messaggio, poi.”
“Fai il bravo.”
“Comunque concordo: ha un gran bel paio di cosce.“
E per parte sua, a parte le cosce di Scout, gli augura ogni bene. Lo fa a modo suo, che sono due rottami e peggio di come stanno non può essere quindi le probabilità sono dalla loro, ma lo fa.
“Johnny mi ha chiesto di dirti che gli manchi. He said: "tell uncle Bren I miss him a very big much lot and I love him." And I will be missing you too, my boy”
“Digli che è lui il principino di casa e deve essere un bravo fratellone. I will miss him and I love him very much. Ogni tanto manderò qualche giocattolo alla truppa Sia mai sentano la mancanza del loro zio preferito. I will miss you too. Be good. Be brave.”
Quando hanno traslocato da Philadelphia, in nessuna delle loro tre macchine c’è stato spazio per la culla di Olympia. Quella culla che le ha messo insieme con tutto il proprio amore, una mezzaluna riempita di cristalli di luce, la culla dove Iphigenia Clark, che oggi piange a guardarla da una videochiamata, le ha fatto la prima visita, la culla del suo primo sonnellino, la culla dei suoi primi tre mesi. A Max sembra che manchi qualcosa ogni volta che guarda nella cameretta di legno di sua figlia che dorme, sempre sotto i cristalli della donna per la quale l’arcobaleno ha brillato per tre giorni, ma non nella sicurezza del giaciglio che suo padre ha costruito per lei.
Così si mette a lavoro. Impiega le ore libere di nascosto, facendosi insultare (e perdonare quando fanno l’amore) dalla fidanzata con il brillante all’anulare, graffiandosi le mani e consumandosele un po’. Fino a quando, dai ciocchi di legno modellati e levigati, non nasce una nuova culla, una culla per la bambina, che è anche culla per la madre, una sedia a dondolo lucida, con quella culla, dal sapore un po’ antico. La lascia dondolare li, sotto le pareti calde, alla luce del sole di inizio Settembre, col profumo del legno che si mischia a quello degli olii di camomilla.
E Houston che inizia davvero a sapere di casa.
“Dad?”
“Yeah, Zoe?”
“Are we gonna stay here forever?”
“Forever is a very long time, my child.”
“I know that. You know what I mean.”
I capelli di Zoe sono del colore del fuoco nel tramonto sul deserto. Le gambe lunghe di muscoli nervosi della figlia sono arrampicate sulla stessa staccionata su cui siede lui, solo la prateria, la polvere, sabbia e rocce davanti, la vita brulicante della base dietro.
“I do.”
ll grosso cappello a falda larga bianco calza grande sulla testa di lei quando ce lo poggia- solo le onde arruffate dal vento della chioma fiammeggiante gli permettono di non caderle sul naso. Nasconde con quel gesto una carezza, incurante dei raggi arancioni che scottano sul viso rimasto esposto.
“So?”
“So one day, when you’re older, you’ll find yourself far less concerned with how long things are gonna last for. Things last for the exact amount of time they’re supposed to last for. Might that be a day or a week, or a year ot ten. Now, I know this does not answer your question...”
Prevede il sopracciglio che si alza, e quando guarda il viso di Zoe lo trova li, come preventivato, nella stessa piega identica degli sguardi di sufficienza che gli rivolge sua madre. Le labbra si piegano in un sorriso divertito, prima che gli occhi scuri si posino sull’orizzonte.
“...But the thing is that I don’t know if we’re gonna stay here forever. This world, this Earth, it changes far too quickly for us to predict where will we be tomorrow, let alone in ten years from now. And the truth is... That it doesn’t really matter.”
“What do you mean “it doesn’t really matter”?”
“I mean that as long as you keep going, as long as you keep learning, as long as you keep sharing what you learned and filling your life with things that are worth living and fighting for, there will always be one more door to open and walk through, even if you live in one single spot all your life. After all, life itself is a road... Life is a journey. And I’m just glad that I can share the story of my journey with you kids, so that you can learn from it and, one day, be better men and better women than even your parents ever were.”
“Dad?”
“Yes?”
“Is this the end of your story?”
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#A Father's Duty#Strade#Iris#Brendan#Connor#Iphigenia#Family#Zoe#Gifted Alliance#Giocate#Houston#The End of the Road?
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Aaron West & The Roaring Twenties - Routine Maintenance
Ho ricominciato a fumare
Perché mi piace
Non può piacermi e basta?
(da: Lead Paint & Salt Air)
1. Lead Paint & Salt Air
Vernice al piombo e salsedine
Ad Asbury Park in un appartamento che ho preso in subaffitto
Mi sono trovato un nuovo lavoro: vado in giro a imbiancare le case
Il sole sul collo e qualche soldo in tasca
Almeno qui l'aria è fresca
Guardo le famiglie che passeggiano coi figli in vacanza
Gratto via decenni di vernici al piombo e salsedine dalle verande
Da solo coi miei pensieri e una brezza che arriva dall'oceano
Sorrido per la prima volta quest'anno
E cammino da solo nella foschia della sera
Sotto il bagliore dell'insegna del Paramount
Guardo il cielo che si riempie di luce violenta il 4 luglio
Passo le serate in una bettola appena oltre la passerella del molo
Un triste open mic, io suono queste canzoni del diavolo
La gente mi urla che vuole sentire Springsteen o Dylan o la Mitchell
Ma io so solamente queste
E cammino da solo nella foschia della sera
Sotto il bagliore dell'insegna del Paramount
Guardo il cielo che si riempie di luce violenta il 4 luglio
Ho ricominciato a fumare
Perché mi piace che così mi passano in fretta le giornate
Ho ricominciato a fumare
Tanto prima o poi di qualcosa devo pur morire
Quindi perché non di questo?
Ho ricominciato a fumare
Perché mi piace
Non può piacermi e basta?
Ho ricominciato a fumare
E cammino da solo nella foschia della sera
Sotto il bagliore dell'insegna del Paramount
Guardo il cielo che si riempie di luce violenta il 4 luglio
2. Just Sign the Papers
Firma i documenti
A un tavolone di legno in un ufficio appena fuori da Ann Street
Potrei anche essere in mezzo all'oceano da quanto ti sento distante
Ma amore, tesoro, ti prego...
Merda, scusami, non volevo chiamarti amore
Faccio scorrere il dito sulla grana del foglio
Tengo lo sguardo basso, mescolo il caffè
Dovevo liberarti prima
Lo so che ho reso tutto più difficile di quanto doveva essere
E mi spiace, sono rimasto la stessa testa di cazzo di quando ci siamo conosciuti
Tu eri i fanali posteriori, come un'ancora di salvezza quando è arrivata la tempesta
Ti ho seguita tutta notte fino a che ha smesso di piovere, come un lungo addio
Perdo il filo mentre gli avvocati iniziano a riscrivere la nostra storia
Le cose che abbiamo costruito insieme vengono buttate giù mattone per mattone e sparpagliate in modo uniforme
Brucia i ricordi, disperdi le ceneri in giro per Fort Greene
Tu eri i fanali posteriori, come un'ancora di salvezza quando è arrivata la tempesta
Ti ho seguita tutta notte fino a che ha smesso di piovere, come un lungo addio
E poi all'alba con la luce del giorno ho visto che accostavi
Ti ho amata come i fanali posteriori, come un'ancora di salvezza, come un lungo addio
Forza, firma i documenti
Non dirmi di restare nella stanza
Non voglio ricordarmi di te in questo modo
Forza, firma i documenti
Non dirmi di restare nella stanza
Alla luce del sole vedo pozze di inchiostro blu che si asciugano
Forza, firma i documenti
Non dirmi di restare nella stanza
Non riesco a tenere la mano ferma ma calco anch'io la penna
Forza, firma i documenti
Non dirmi di restare nella stanza
Giuro che ho visto fiorire dei gigli selvatici dall'ultima lettera del mio nome
Forza, firma i documenti
Mettiamo fine a queste tenebre
Mi dispiace per ogni singola cosa che ti ho fatto passare
3. Bloodied Up in a Bar Fight
Pestato a sangue in una rissa da bar
È un tipo di vuoto nuovo
Una città sulla spiaggia d'autunno
È un tipo di silenzio nuovo mentre conto le crepe del muro
Non mi è rimasto più nessuno da chiamare
E sono rinchiuso nella cella di una galera
Sono le tre e un quarto
Riesco a intravvedere le previsioni del tempo alla TV dell'atrio
Sarà una settimana di pioggia
Ma sono un paio di occhi neri a cui hanno appena fatto il culo sotto la luce del cartello di uscita
Lo sbirro mi dà un consiglio da amico
Mi fa "Meglio non crearsi problemi con la gente che frequenta quelle persone"
Pestato a sangue in una rissa da bar
Nessuno ha sporto denuncia
Dovrebbero farmi uscire per le dieci
E il barista ha detto che stavo difendendo un amico
Hanno aggredito uno che imbianca le case con me
E gli sbirri mi fanno tutti domande
"Ce l'hai un posto dove andare?"
A casa di mia mamma non sono più troppo il benvenuto già da maggio
Non so che cosa direbbe
E con mia sorella non ci parlo più di tanto
Secondo me è stufa di star dietro alle mie stronzate
Vive sù a Boston ora
Si è fatta una vita con un marito e un figlio
Io cerco di non intromettermi
Ma sono un paio di occhi neri a cui hanno appena fatto il culo sotto la luce del cartello di uscita
Lo sbirro mi dà un consiglio da amico
Mi fa "Io cambierei aria prima di incontrare ancora quelle persone"
Pestato a sangue in una rissa da bar
Non posso disturbare la mamma
Non posso disturbare Catherine
Non riesco a respirare dal naso
Mi sa che forse me lo sono rotto
E ormai padroneggio l'arte di scomparire nel bel mezzo della notte
Pestato a sangue in una rissa da bar
4. Bury Me Anywhere Else
Seppellitemi da qualsiasi altra parte
Resto immobile durante il controllo dei freni
Quando le guardie se ne vanno sono di nuovo da solo
Uno che conoscevo al college mi ha dato l'elenco dei punti di cambio equipaggio
Faccio nuovi progetti
Salto su un treno a Bethlehem come se avessi di nuovo 19 anni
Ho gli occhi puntati su L.A.
Mi farò una nuotata nell'oceano al mio compleanno
Avvolto in un sacco a pelo e dagli scarichi del diesel
E il sole che spunta dalla Catena delle Cascate mi dice che sto arrivando
Ho preso la linea nord su un container da Chicago
Mi sono aperto un passaggio in mezzo al grano invernale
Il fiato ghiacciato resta sospeso nell'alba a Whitefish
E sono mezzo addormentato
E tra poco cambio treno a Wenatchee
Viaggio sulla spazzatura per il resto della settimana
Perché ho gli occhi puntati su L.A.
Mi farò una nuotata nell'oceano al mio compleanno
Avvolto in un sacco a pelo e dagli scarichi del diesel
E il sole che spunta dalla Catena delle Cascate mi dice che manca poco
Seppellitemi da qualsiasi altra parte
Non potevo morire nel New Jersey
Dovevo dimostrare a me stesso che ero in grado di seminare i miei spettri
Che potevo star bene prima o poi
Non sono stato sempre un codardo
Seppellitemi da qualsiasi altra parte
Seppellitemi da qualsiasi altra parte
5. Rosa & Reseda
Rosa & Reseda
Prima andavamo a fumare sulle scale antincendio
Adesso fumiamo direttamente in sala
Sulle seggioline di plastica che ha lasciato l'ultimo inquilino
Sono venuto a Reseda per gli affitti bassi e le tenebre lontane e apatiche
Ho risposto a un annuncio su Craigslist, era Rosa che cercava un coinquilino
Lei serve i tavoli durante la settimana
Prende tutti i turni che può
Io imbianco case che non mi posso permettere
Tiriamo avanti con quello che abbiamo per pagare l'affitto
Prima andavamo a fumare sulle scale antincendio
Adesso fumiamo direttamente in sala
E le faccio sentire le canzoni che ho scritto l'anno scorso quando le cose si sono offuscate
E il suo tipo è davvero un bravo ragazzo, lavora da Jiffy Lube
Mi insegnano lo spagnolo la sera, e mangiamo quello che lei porta a casa dal lavoro
Secondo loro potrei fare successo se ci provassi
Vengono a vedermi a tutte le serate open mic
Lui sta guardando in giro se trova un furgoncino che mi posso comprare
Lei serve i tavoli durante la settimana
Prende tutti i turni che può
Io imbianco case che non mi posso permettere
Tiriamo avanti con quello che abbiamo per pagare l'affitto
E la mamma vuole sapere com'è il sole della California
Mi fa che ad Island fa freddo, mi sa che non ne può più
Dice che Catherine è tornata a vivere da lei; suo marito sta parecchio male
C'è un dottore che sperano riesca a fargli una diagnosi
Prima andavamo a fumare sulle scale antincendio
Adesso fumiamo direttamente in sala
E l'affitto è scaduto e quel deposito non lo rivedremo mai più
Rosa andrà a vivere dal suo ragazzo, io col furgoncino mi cercherò un posto nuovo
Quando avevo un disperato bisogno di un'amica, Rosa è stata un'amica
6. Wildflower Honey
Miele millefiori
Mi sono messo in piedi in mezzo ai fiori, tutti sbocciati di un giallo splendente sulle punte
Come se li avessero incendiati e poi spenti ma tutte le braci fossero rimaste accese
E sono passato di fianco a una collina in Texas dove i cactus avevano tutti le braccia alzate
Come se li avessi beccati a pregare con un predicatore evangelico o un dio assente
E scivolo nel sonno mangiando miele millefiori
Nella calura della sera coi finestrini abbassati
Restando in disparte sul ciglio della strada
Ho cantato in una bettola a St. Louis
La mia chitarra ha cominciato a suonare di merda
Me la sono fatta sistemare a Nashville
La signora mi fa "ragazzo mio, non puoi pigiare i tasti così forte"
E ho trovato dei ragazzi di Philly che erano disposti a suonare nella mia band
In cambio di qualche birra al bancone e con la promessa di andare in posti che non avevano mai visto
E scivoliamo nel sonno mangiando miele millefiori
Nella calura della sera
Guardiamo le lucciole che arrivano
Restando in disparte sul ciglio della strada
7. Runnin' Toward the Light
Corro verso la luce
Una volta odiavo tutte le band outlaw country che mio padre mi faceva ascoltare da piccolo
Perché mentivano spudoratamente sulla vita che facevano
E io invece volevo solo ascoltare delle canzoni sincere
Ma adesso sono la colonna sonora sul furgone
E le cantiamo a squarciagola in autostrada come portafortuna sotto il sole che arde rovente
Corro verso la luce sulle spalle di un sogno
Canto nel sonno
Corro verso la luce
Mi trascino per strada
Lo canto nel sonno
La panna si fa strada nel caffè della stazione di servizio tra la pace e il rosa dell'alba
Ieri sera abbiamo suonato nell'ennesimo baretto di camionisti
Per la prima volta c'era qualcuno che cantava le nostre canzoni
Disegniamo un venti con la bomboletta sul cavalcavia
Come un patto di sangue con i vagabondi che siamo diventati
Sotto il sole che si accende delicato
Corro verso la luce sulle spalle di un sogno
Canto nel sonno
Corro verso la luce
Mi trascino per strada
Lo canto nel sonno
Questa è per Rosa e per Catherine e per mamma e papà
Questa è per Robert e per Jesse e per lo staff del Thunderbird
Vi renderò orgogliosi di me
Vi renderò orgogliosi di me
Vi renderò orgogliosi di me
Corro verso la luce sulle spalle di un sogno
Canto nel sonno
Corro verso la luce
Mi trascino per strada
Lo canto nel sonno
8. God & the Billboards
Dio e i cartelloni pubblicitari
Secondo voi Dio li legge i cartelloni pubblicitari?
Inondati di luce fluorescente
Gettano un'ombra sulla bettola
Abbiamo suonato presto stasera
Non ti eri fatta sentire negli ultimi tempi
Ti penso continuamente
Novembre nel Dakota, un freddo interminabile
Guardo l'olio esausto che cola dai tubi di scappamento e inizia ad annerire la neve
Penso a Dio e ai cartelloni pubblicitari
Espiro e rispondo al telefono
Appena cominci a parlare ho già capito
Lo sento dal nodo che hai alla gola
Ma certo che vengo a casa
Ma certo che vengo a casa
Le cose stavano andando bene negli ultimi tempi
Ho la mia band e loro hanno me
Non so bene se abbiamo un futuro o se ce ne deve essere uno
Però era bello avere uno scopo, una cosa in cui credere
Da bambini ti consolavo quando avevi paura del buio
E tu sei sempre stata brava a cucire: evitavi che io cadessi a pezzi
Ci tenevamo in orbita, stelle binarie
Sarà dura mollare tutto
Ma lo sento dal nodo che hai alla gola
Ma certo che vengo a casa
Ma certo che vengo a casa
Se hai bisogno di me, vengo a casa
Se hai bisogno di me, vengo a casa
9. Winter Coats
Cappotti invernali
Ho visto mia sorella stesa a letto che fumava una sigaretta dietro l'altra
Con la finestra aperta e novembre che entrava in casa
Mi sono fatto il segno della croce
Pucciando le dita nel piatto dell'acqua santa calcificato di verde
Provavo compassione per la tua anima provata e ti ho sempre evitata
Mi sento come un cappotto invernale abbandonato nello scantinato della chiesa dove ho pianto
Non ci posso credere che sono di nuovo qui
Ho aspettato che uscissero tutti
Mi sono seduto all'organo e mi sono messo a suonare un inno lento e tranquillo
Tu in quel momento sei spuntato da dietro la panca
Mi hai quasi fatto morire di paura
Non ti vedevo da che eri un bambino
Provavo compassione per la tua anima provata e ti ho sempre evitato
Ma se ti senti come un cappotto invernale abbandonato nello scantinato della chiesa
Ti capisco
Ti capisco
Ma Cristo se sei diventato alto
Hai lo stesso mento di tuo nonno
Mi sa che tua mamma ha parecchio da fare ultimamente
Perché non ti siedi un po' qui con me?
Se ti piace quella canzone te la posso insegnare
Vieni qui, mettiti all'organo
È facile, te lo giuro, te lo giuro
Metti la mano sinistra qui, così
Ora la destra
E poi si, mi, do diesis minore e poi al contrario
E sai, mi spiace per il tuo papà
Ti ho visto durante la messa
Lui sarebbe davvero orgoglioso di quanto sei stato forte
Provavi compassione per le loro anime provate e li hai sempre evitati
Ma se io sono un cappotto invernale abbandonato nello scantinato di una chiesa, potrei tornare utile
Se hai freddo ti posso riparare
E magari posso fermarmi qui per qualche tempo, non so, se vuoi qualcuno con cui parlare
10. Routine Maintenance
Manutenzione ordinaria
Tutti quanti di nuovo sotto lo stesso tetto
Mi siedo sulla tua sedia preferita
E gioco con i filamenti che si staccano
Dormo nella stanza di Catherine su un lettino
Lei sul mio con Colin perché così c'è più spazio per lui
E caro papà, lei non è nelle condizioni di prendersi cura di niente
Per cui lo porto io a scuola
Gli dico che va tutto bene
Cerco di darmi un aspetto semidecente, almeno i professori sanno che è al sicuro
E scopo le foglie, sgorgo il lavandino
Una volta tanto cerco di essere una persona su cui si può contare
Fuori in garage ascoltando le notizie della sera
C'è da cambiare l'olio alla macchina della mamma, già da sei mesi ormai
E passavo quelle serate gelide a tremare qui fuori con te tenendo ferma la lampada
Si vede che una o due cose le ho imparate
E Colin sembra interessato, per cui faccio finta di intendermene
E allora svito il tappo, lo faccio sgocciolare
Cerco di trovare il filtro giusto da sostituire
E le do una lavata, un tocco di riverniciata
Una volta tanto cerco di essere una persona su cui si può contare
Negli anni che sono passati da quando abbiamo disperso le tue ceneri
Sammy è stato venduto agli L.A. e poi ai Kansas
Negli anni che sono passati da quando è successo tutto quanto
Sono stato in giro a cercare dove fosse andata a finire la luce
Credo di avere trovato dov'è la luce
E allora gli preparo il pranzo da portarsi domani, poi vado a letto
Non voglio vedere che buio c'è di notte
E spalo la neve, riparo il cancello
Una volta tanto sono una persona su cui si può contare
#aaron west and the roaring twenties#aaron west#routine maintenance#lead paint & salt air#lead paint and salt air#just sign the papers#bloodied up in a bar fight#bury me anywhere else#rosa & reseda#rosa and reseda#wildflower honey#runnin' toward the light#running toward the light#runnin toward the light#god & the billboards#god and the billboards#winter coats
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Buon compleanno a Meryl Streep, la regina del cinema
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Buon compleanno a Meryl Streep, la regina del cinema
Buon compleanno a Meryl Streep, la regina del cinema
Tanti auguri a Mary Louise Streep che oggi compie 70 anni! Nata a Summit, nel New Jersey la Streep prima di diventare l’icona del cinema ha lavorato come cameriera e dattilografa per pagarsi il college a Yale.
Nel 1976 la visione del film Taxi Driver ed in particolare la performance di Robert De Niro ha un profondo impatto sull’attrice, che fino a quel momento non aveva dimostrato particolare interesse per l’industria cinematografica. Inizia così a fare audizioni per diversi film, tra cui quella per King Kong di Dino De Laurentiis ma venne scartata, perchè ritenuta “bruttina”.
Ma lei non si perse d’animo ed ottenne poco dopo il suo primo ruolo che la rese nota al grande pubblico ne “Il cacciatore” (1978) di Michael Cimino, con Christopher Walken e Robert De Niro e per il quale venne candidata per la prima volta all’Oscar. Da allora Meryl Streep ne ha fatta molta di strada: “Manhattan” (1979) di W. Allen, l’indimenticabile “Kramer contro Kramer” nello stesso anno, con cui vince il suo primo Oscar come Miglior Attrice Protagonista.
E ancora “La donna del tenente francese” (1981) di Karel Reisz, “La scelta di Sophie” (1982) di Alan J. Pakula, con cui vince un secondo Oscar, “Silkwood” (1983) di Mike Nichols, con Robert Redford, “La mia Africa” (1985) di Sydney Pollack e “I ponti di Madison County” (1995) di e con Clint Eastwood. Quasi 60 film in totale di cui non si possono dimenticare “The Iron Lady” (2011) in cui interpreta la premier britannica degli anni Ottanta Margaret Thatcher e con cui vince un terzo Oscar come Miglior Attrice Protagonista, e poi “Il diavolo veste Prada” e ancora il musical “Mamma mia!” e tanti altri ancora. Ventuno le nomination all’Oscar (e tre statuette vinte), più di ogni altro attore o attrice nella storia, e trentuno ai Golden Globe (nove vittorie, fra cui quella alla carriera).
E poi due Screen Actors Guild Awards, tre premi Emmy, un Prix al Festival di Cannes, due Bafta, Un Orso d’Oro (alla carriera) ed un Orso d’Argento al Festival di Berlino. Oltre a vari riconoscimenti come il premio AFI Life Achievement e, nel 2011, il Kennedy Center Honor per il suo contributo alla cultura americana attraverso le arti dello spettacolo.
Tanti auguri a Mary Louise Streep che oggi compie 70 anni! Nata a Summit, nel New Jersey la Streep prima di diventare l’icona del cinema ha lavorato come cameriera e dattilografa per pagarsi il college a Yale. Nel 1976 la visione del film Taxi Driver ed in particolare la performance di Robert …
Simona Mastropaolo
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Il New Jersey Devil
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Il New Jersey Devil
Ali da pipistrello, zampe lunghe e sottili, testa simile a quella di un cavallo, zoccoli… queste le caratteristiche principali e ricorrenti dell’animale che popolerebbe le più remote zone boschive del New Jersey, passato alla storia con il nome di “Diavolo del New Jersey”.
Le tradizioni relative al cosiddetto diavolo del New Jersey risalgono all’inizio dell’Ottocento, quando il commodoro della Marina degli Stati Uniti Stephen Decatur, mentre effettuava prove di fuoco di bordata dalla sua nave, vide uno strano essere volare nel tratto di cielo in prossimità della nave stessa: incuriosito e non capendo di cosa potesse trattarsi, indirizzò il fuoco dei cannoni verso la misteriosa creatura, la quale venne colpita ma continuò a volare come se nulla fosse.
Lo stesso Giuseppe Buonaparte, fratello di Napoleone, narra di essersi imbattuto in un misterioso animale nei pressi di Bordertown (sempre nel New Jersey). Era un pomeriggio di una giornata nevosa, l’ex re di Spagna stava cacciando da solo nei boschi vicino la sua magione quando vide alcune tracce anomale sul terreno, simili a quelle di un asino non fosse che denotavano la postura bipede della creatura che le aveva lasciate, la cui zampa destra era leggermente più larga dell’altra a giudicare dalle impronte. Impronte che terminavano all’improvviso come se l’animale fosse volato via. Buonaparte stette a guardare per un po’, fino a quando non venne sorpreso da un sibilo improvviso alle sue spalle. Si girò e vide una strana creatura alata, con testa simile a un cavallo e zampe lunghe come di uccello. Colto da stupore estremo, Buonaparte rimase immobile, fin quando l’animale non prese il volo.
Resoconti simili continuano per tutto l’Ottocento, cui si aggiungono casi di stragi di bestiame ad opera di animali ignoti.
L’ondata del 1909
È tuttavia nel 1909, in gennaio soprattutto, che si ha un aumento impressionante di apparizioni di questo inquietante animale. Centinaia le testimonianze relative all’avvistamento di un essere volante con occhi luccicanti che emetteva un verso acuto e raccapricciante.
Tutto ebbe inizio il 16 gennaio 1909. Un certo Thack Cozzens di Woodbury, New Jersey, vide una creatura anomala con occhi rossi brillanti volare per la strada principale del paese. Lo stesso giorno a Bristol, Pennsylvania, John McCowen vide un animale mai visto prima nei pressi di un canale. Un abitante del paese sparò alla bestia, che volò via emettendo versi acuti. Anche il direttore dell’ufficio postale di Bristol vide la scena e descrisse l’animale come una sorta di creatura volante dalla testa di cavallo. Sui tetti innevati di alcune abitazioni del paese vennero trovate le tracce lasciate dallo strano animale e i cacciatori più esperti della zona dichiararono di non avere mai visto impronte di quel tipo.
Il giorno successivo, il 17 gennaio, la famiglia Lowdens di Burlington, New Jersey, notò delle impronte di zoccoli nel giardino. Non solo, molte altre abitazioni nelle vicinanze presentavano queste misteriose impronte: i tetti ne erano piene, così come le strade… a volte si interrompevano bruscamente, denotando come l’essere avesse preso il volo.
La descrizione più precisa fu effettuata dai coniugi Evans di Gloucester, New Jersey, i quali, svegliati da uno strano rumore la mattina del 19 gennaio 1909 e avvicinatisi alla finestra della loro abitazione, poterono vedere per alcuni minuti nel loro giardino un animale che descrissero come segue: alto poco più di un metro, con una testa di forma canina e un muso dalle sembianze vagamente equine, un lungo collo, ali di circa 60 cm, zampe posteriori lunghe e zoccoli simili a quelli di un cavallo. Non appena aprirono la finestra, il misterioso animale prese il volo.
Identiche descrizioni vennero effettuate, il giorno successivo, da un agente della polizia e dal reverendo di Pemberton i quali videro l’essere nei pressi di Burlington. Infinite, inoltre, le impronte ritrovate sia per terra sia sui tetti, nonché gli infruttuosi tentativi di abbattere la creatura.
Molto interessante la testimonianza del consigliere della città di Trenton, E.P. Weeden, il quale raccontò di essere stato svegliato da un fastidioso sbattere d’ali fuori della finestra della sua camera da letto. Il consigliere disse di avere trovato impronte di zoccoli nella neve, come accaduto a molti altri abitanti del New Jersey e di alcune cittadine della Pennsylvania e del Delaware. Proprio nel Delaware si ebbero vari casi di uccisioni misteriose di polli.
Il 19 gennaio 1909 il “diavolo” del New Jersey venne visto da un nutrito gruppo di abitanti di Clementon mentre volava per i cieli della cittadina, presentando le stesse caratteristiche della creatura osservata nei giorni precedenti.
Quella stessa notte, una certa signora Sorbinski di Camden udì degli strani rumori nel suo giardino. Allarmatasi, aprì la porta di casa e vide dinnanzi a sé il “diavolo” che teneva in bocca il suo cane. La donna lo colpì con un bastone e lo strano essere volò via. La signora iniziò a urlare per richiamare l’attenzione della gente. Due funzionari di polizia si precipitarono a casa sua e, nel frattempo, l’essere venne avvistato su una collina nelle vicinanze, dove altri membri delle forze dell’ordine tentarono di sparare all’animale, senza riuscire a colpirlo.
Gli avvistamenti continuarono per tutto il 1909 con un’intensità e una qualità delle testimonianze (provenienti da persone altamente affidabili) che fanno propendere per la genuinità del fenomeno.
Il ritorno del New Jersey Devil: ipotesi
Tra il 1909 e il 1926 non si ebbero più casi di incontri con la misteriosa creatura. Fu nel 1927 che la creatura tornò a fare parlare di sé. Un taxista diretto a Salem, di notte, aveva appena cambiato una gomma quando notò che la vettura si stava muovendo come scossa da qualcuno. Alzato lo sguardo, il taxista vide una gigantesca figura alata poggiata sul tetto del taxi. Terrorizzato, rientrò in auto, accese il motore e si allontanò velocemente dalla zona, confidando che l’essere volasse via per la velocità.
Avvistamenti sporadici sono continuati negli anni, a volte con caratteristiche leggermente diverse rispetto alla casistica del 1909, nel senso che si è trattato di avvistamenti di creature volanti con aspetti maggiormente affini alle segnalazioni dell’Uomo Falena del West Virginia nel 1966-67.
Sono state formulate varie ipotesi in merito alla natura del diavolo del New Jersey. La più nota afferma che si sarebbe in presenza di una semplice gru canadese, uccello particolarmente diffuso nel Nord America. Il problema di questa ipotesi è che non solo non spiega i casi di attacco ad altri animali, ma nemmeno fornisce spiegazioni su come sia possibile che migliaia di persone all’improvviso non fossero più in grado di riconoscere un uccello molto presente nelle zone in cui vivevano, pensando trattarsi invece di una creatura totalmente anomala e mai vista prima.
Di conseguenza, sono state avanzate varie ipotesi alternative: pterodattili sopravvissuti all’estinzione dei dinosauri (il che è estremamente difficile, dato che non è mai stato trovato alcun corpo), animale ibrido sorto per incroci tra specie note, entità “parafisica” simile all’uomo falena divenuto celebre nel 1966-67 per i numerosi avvistamenti in West Virginia.
Proprio quest’ultima ipotesi, per quanto possa apparire azzardata, riesce a tenere in conto tutti gli elementi salienti della casistica: un essere sfuggente, percepito come totalmente estraneo al mondo animale conosciuto da coloro che lo hanno avvistato, elusivo, apparentemente immune ai proiettili, come se la sua consistenza non fosse totalmente fisica, proveniendo da quelle zone d’ombra in cui si muovono questi esseri la cui origine rimane ancora ignota ma la cui esistenza, stante la mole di prove a supporto, pare acclarata al di là di ogni ragionevole dubbio.
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Il New Jersey Devil
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Il New Jersey Devil
Ali da pipistrello, zampe lunghe e sottili, testa simile a quella di un cavallo, zoccoli… queste le caratteristiche principali e ricorrenti dell’animale che popolerebbe le più remote zone boschive del New Jersey, passato alla storia con il nome di “Diavolo del New Jersey”.
Le tradizioni relative al cosiddetto diavolo del New Jersey risalgono all’inizio dell’Ottocento, quando il commodoro della Marina degli Stati Uniti Stephen Decatur, mentre effettuava prove di fuoco di bordata dalla sua nave, vide uno strano essere volare nel tratto di cielo in prossimità della nave stessa: incuriosito e non capendo di cosa potesse trattarsi, indirizzò il fuoco dei cannoni verso la misteriosa creatura, la quale venne colpita ma continuò a volare come se nulla fosse.
Lo stesso Giuseppe Buonaparte, fratello di Napoleone, narra di essersi imbattuto in un misterioso animale nei pressi di Bordertown (sempre nel New Jersey). Era un pomeriggio di una giornata nevosa, l’ex re di Spagna stava cacciando da solo nei boschi vicino la sua magione quando vide alcune tracce anomale sul terreno, simili a quelle di un asino non fosse che denotavano la postura bipede della creatura che le aveva lasciate, la cui zampa destra era leggermente più larga dell’altra a giudicare dalle impronte. Impronte che terminavano all’improvviso come se l’animale fosse volato via. Buonaparte stette a guardare per un po’, fino a quando non venne sorpreso da un sibilo improvviso alle sue spalle. Si girò e vide una strana creatura alata, con testa simile a un cavallo e zampe lunghe come di uccello. Colto da stupore estremo, Buonaparte rimase immobile, fin quando l’animale non prese il volo.
Resoconti simili continuano per tutto l’Ottocento, cui si aggiungono casi di stragi di bestiame ad opera di animali ignoti.
L’ondata del 1909
È tuttavia nel 1909, in gennaio soprattutto, che si ha un aumento impressionante di apparizioni di questo inquietante animale. Centinaia le testimonianze relative all’avvistamento di un essere volante con occhi luccicanti che emetteva un verso acuto e raccapricciante.
Tutto ebbe inizio il 16 gennaio 1909. Un certo Thack Cozzens di Woodbury, New Jersey, vide una creatura anomala con occhi rossi brillanti volare per la strada principale del paese. Lo stesso giorno a Bristol, Pennsylvania, John McCowen vide un animale mai visto prima nei pressi di un canale. Un abitante del paese sparò alla bestia, che volò via emettendo versi acuti. Anche il direttore dell’ufficio postale di Bristol vide la scena e descrisse l’animale come una sorta di creatura volante dalla testa di cavallo. Sui tetti innevati di alcune abitazioni del paese vennero trovate le tracce lasciate dallo strano animale e i cacciatori più esperti della zona dichiararono di non avere mai visto impronte di quel tipo.
Il giorno successivo, il 17 gennaio, la famiglia Lowdens di Burlington, New Jersey, notò delle impronte di zoccoli nel giardino. Non solo, molte altre abitazioni nelle vicinanze presentavano queste misteriose impronte: i tetti ne erano piene, così come le strade… a volte si interrompevano bruscamente, denotando come l’essere avesse preso il volo.
La descrizione più precisa fu effettuata dai coniugi Evans di Gloucester, New Jersey, i quali, svegliati da uno strano rumore la mattina del 19 gennaio 1909 e avvicinatisi alla finestra della loro abitazione, poterono vedere per alcuni minuti nel loro giardino un animale che descrissero come segue: alto poco più di un metro, con una testa di forma canina e un muso dalle sembianze vagamente equine, un lungo collo, ali di circa 60 cm, zampe posteriori lunghe e zoccoli simili a quelli di un cavallo. Non appena aprirono la finestra, il misterioso animale prese il volo.
Identiche descrizioni vennero effettuate, il giorno successivo, da un agente della polizia e dal reverendo di Pemberton i quali videro l’essere nei pressi di Burlington. Infinite, inoltre, le impronte ritrovate sia per terra sia sui tetti, nonché gli infruttuosi tentativi di abbattere la creatura.
Molto interessante la testimonianza del consigliere della città di Trenton, E.P. Weeden, il quale raccontò di essere stato svegliato da un fastidioso sbattere d’ali fuori della finestra della sua camera da letto. Il consigliere disse di avere trovato impronte di zoccoli nella neve, come accaduto a molti altri abitanti del New Jersey e di alcune cittadine della Pennsylvania e del Delaware. Proprio nel Delaware si ebbero vari casi di uccisioni misteriose di polli.
Il 19 gennaio 1909 il “diavolo” del New Jersey venne visto da un nutrito gruppo di abitanti di Clementon mentre volava per i cieli della cittadina, presentando le stesse caratteristiche della creatura osservata nei giorni precedenti.
Quella stessa notte, una certa signora Sorbinski di Camden udì degli strani rumori nel suo giardino. Allarmatasi, aprì la porta di casa e vide dinnanzi a sé il “diavolo” che teneva in bocca il suo cane. La donna lo colpì con un bastone e lo strano essere volò via. La signora iniziò a urlare per richiamare l’attenzione della gente. Due funzionari di polizia si precipitarono a casa sua e, nel frattempo, l’essere venne avvistato su una collina nelle vicinanze, dove altri membri delle forze dell’ordine tentarono di sparare all’animale, senza riuscire a colpirlo.
Gli avvistamenti continuarono per tutto il 1909 con un’intensità e una qualità delle testimonianze (provenienti da persone altamente affidabili) che fanno propendere per la genuinità del fenomeno.
Il ritorno del New Jersey Devil: ipotesi
Tra il 1909 e il 1926 non si ebbero più casi di incontri con la misteriosa creatura. Fu nel 1927 che la creatura tornò a fare parlare di sé. Un taxista diretto a Salem, di notte, aveva appena cambiato una gomma quando notò che la vettura si stava muovendo come scossa da qualcuno. Alzato lo sguardo, il taxista vide una gigantesca figura alata poggiata sul tetto del taxi. Terrorizzato, rientrò in auto, accese il motore e si allontanò velocemente dalla zona, confidando che l’essere volasse via per la velocità.
Avvistamenti sporadici sono continuati negli anni, a volte con caratteristiche leggermente diverse rispetto alla casistica del 1909, nel senso che si è trattato di avvistamenti di creature volanti con aspetti maggiormente affini alle segnalazioni dell’Uomo Falena del West Virginia nel 1966-67.
Sono state formulate varie ipotesi in merito alla natura del diavolo del New Jersey. La più nota afferma che si sarebbe in presenza di una semplice gru canadese, uccello particolarmente diffuso nel Nord America. Il problema di questa ipotesi è che non solo non spiega i casi di attacco ad altri animali, ma nemmeno fornisce spiegazioni su come sia possibile che migliaia di persone all’improvviso non fossero più in grado di riconoscere un uccello molto presente nelle zone in cui vivevano, pensando trattarsi invece di una creatura totalmente anomala e mai vista prima.
Di conseguenza, sono state avanzate varie ipotesi alternative: pterodattili sopravvissuti all’estinzione dei dinosauri (il che è estremamente difficile, dato che non è mai stato trovato alcun corpo), animale ibrido sorto per incroci tra specie note, entità “parafisica” simile all’uomo falena divenuto celebre nel 1966-67 per i numerosi avvistamenti in West Virginia.
Proprio quest’ultima ipotesi, per quanto possa apparire azzardata, riesce a tenere in conto tutti gli elementi salienti della casistica: un essere sfuggente, percepito come totalmente estraneo al mondo animale conosciuto da coloro che lo hanno avvistato, elusivo, apparentemente immune ai proiettili, come se la sua consistenza non fosse totalmente fisica, proveniendo da quelle zone d’ombra in cui si muovono questi esseri la cui origine rimane ancora ignota ma la cui esistenza, stante la mole di prove a supporto, pare acclarata al di là di ogni ragionevole dubbio.
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A Day to Remember - Homesick
Mi è successo di tutto nell'ultimo anno
È come se stessi perdendo tutto quello che mi sta a cuore
E ogni volta che torno a casa mi ci ritrovo sempre di meno
(da: Holdin' It Down for the Underground)
1. The Downfall of Us All
La rovina di tutti noi
Non è facile riuscire a farsi un nome
Come fai a decidere che paletti mettere?
Non pensavo di arrivare così lontano
Vediamo di divertirci e di non cambiare mai, per nessuno
Cercate di non sentire la mia mancanza quando non ci sarò più
Ho venduto l'anima alla strada
Vivrò per sempre da solo
Non mi trovi mai nello stesso posto
Credimi, non ce la farei mai a fermarmi
La mia vita è cambiata radicalmente
Ci vediamo fuori oltre la ferrovia
Me ne vado e non torno più
Hai ragione tu e io mi sbagliavo
Questa città sarà la rovina di tutti noi
Ho bisogno che cerchiate di seguirmi
Io ce l'ho messa tutta per cercare di scrivervi una canzone
Adesso andate pure a dire in giro che siamo dei venduti
Come se fossimo stati noi a cambiare
Io scrivo quello che sento, dico quello che penso
Non si compra la sincerità
Ho venduto l'anima alla strada
Vivrò per sempre da solo
Non mi trovi mai nello stesso posto
Credimi, non ce la farei mai a fermarmi
La mia vita è cambiata radicalmente
Ci vediamo fuori oltre la ferrovia
Me ne vado e non torno più
Hai ragione tu e io mi sbagliavo
Questa città sarà la rovina di tutti noi
Non vi dimenticate che la scelta l'abbiamo fatta quando abbiamo firmato 3 4 5 su quella linea tratteggiata
Non vi dimenticate che la scelta l'abbiamo fatta quando abbiamo firmato 3 4 5 su quella linea tratteggiata
Non mi trovi mai nello stesso posto
Credimi, non ce la farei mai a fermarmi
La mia vita è cambiata radicalmente
Ci vediamo fuori oltre la ferrovia
Me ne vado e non torno più
Hai ragione tu e io mi sbagliavo
Non mi trovi mai nello stesso posto
Credimi, non ce la farei mai a fermarmi
La mia vita è cambiata radicalmente
Ci vediamo fuori oltre la ferrovia
Me ne vado e non torno più
Hai ragione tu e io mi sbagliavo
Questa città sarà la rovina di tutti noi
Questa città sarà la rovina di tutti noi
Rovina di tutti noi
Rovina di tutti noi
Rovina di tutti noi
Rovina di tutti noi
2. My Life for Hire
Affittasi la mia vita
Qualcuno mi dia un segno che sta andando tutto come programmato
Ma tutto scompare nell'oscurità di questo posto poco profondo
Il dettaglio è impressionante
La stanza fredda e spaventosa
Ti metterai a gridare e a pestare i piedi
Le proverai tutte pur di sopravvivere
Ma ormai dovresti sapere che destino ti attende
Mi hanno detto come dovevo diventare
Ma io sono riuscito a uscire dagli schemi
È troppo tardi, troppo tardi
Adesso continui a cercare di mettere a posto il passato
Ma giuro che sarò io a far sapere al mondo quello che mi hai fatto
Tu, tu sai che devi farti valere
Lascia perdere cosa ti serve per ora
Questo non è né il posto né il momento che cerchi
Io posso solo offrire le mie peggiori intenzioni
Tu per me non sei nulla e lo vedono tutti che sei una bugia vivente
Non puoi più nasconderti da nessuna parte
Mi hanno detto come dovevo diventare
Ma io sono riuscito a uscire dagli schemi
È troppo tardi, troppo tardi
Adesso continui a cercare di mettere a posto il passato
Ma giuro che sarò io a far sapere al mondo quello che hai fatto
È troppo tardi, troppo tardi
Adesso continui a cercare di mettere a posto il passato
Ma giuro che sarò io a far sapere al mondo quello che mi hai fatto
Guardati le spalle, ti perderai per strada
Siamo in un campo di battaglia
Quand'è che se ne accorgono?
Sei una bugia vivente
È troppo tardi, troppo tardi
Adesso continui a cercare di mettere a posto il passato
Ma giuro che sarò io a far sapere al mondo quello che hai fatto
È troppo tardi, troppo tardi
Adesso continui a cercare di mettere a posto il passato
Ma giuro che sarò io a far sapere al mondo quello che hai fatto
Mi hanno detto come dovevo diventare
Ma io sono riuscito a uscire dagli schemi
3. I'm Made of Wax, Larry, What Are You Made Of?
Io sono fatto di cera, Larry, tu di che sei fatto?*
Non sbattere le palpebre, non sentiranno neanche un po' la tua mancanza
E non pensare che io non ci sarò mai
Lo sai che sei come una marionetta nelle mie mani
Non mi deludere
Comincia a correre come un matto
Dormi con un occhio solo
Non posso perdonarti o dimenticarmi di te
Andremo a dire a tutti che danni hai fatto
Alla fin fine non mi puoi fermare
Non mi puoi fermare ormai
Verrò a vederti precipitare
Fai senza spingermi, tanto non ho niente da perdere
Non sbattere le palpebre, non sentiranno neanche un po' la tua mancanza
E non pensare che io non ci sarò mai
Lo sai che sei come una marionetta nelle mie mani
Non mi deludere
Ci risiamo, grazie a me sarà ben dura uscire dal guaio in cui ti ritrovi
Devi sapere che io te l'avevo detto
Sei una serpe e io me ne sto attento
Usa la testa
Verrò a vederti precipitare
Fai senza spingermi, tanto non ho niente da perdere
Non sbattere le palpebre, non sentiranno neanche un po' la tua mancanza
E non pensare che io non ci sarò mai
Lo sai che sei come una marionetta nelle mie mani
Non mi deludere
Non sbattere le palpebre, non sentiranno neanche un po' la tua mancanza
E non pensare che io non ci sarò mai
Lo sai che sei come una marionetta nelle mie mani
Non mi deludere
Se la prendono tutti con me
Ogni istante potrebbe essere l'ultimo
Sono fatto così, prendere o lasciare
Giusto o sbagliato, me la cavo da solo
Respira, respira
Non sbattere le palpebre, non sentiranno neanche un po' la tua mancanza
E non pensare che io non ci sarò mai
Lo sai che sei come una marionetta nelle mie mani
Non mi deludere
Non sbattere le palpebre, non sentiranno neanche un po' la tua mancanza
E non pensare che io non ci sarò mai
Lo sai che sei come una marionetta nelle mie mani
Non mi deludere
* Citazione da Una notte al museo.
4. NJ Legion Iced Tea
NJ Legion Iced Tea*
In piedi, vattene
Dovrebbe essere un campanello d'allarme questo
La città è nostra e non puoi combatterci tutti
Quelli continuano a tornare a prenderne delle altre
Non pensare di riuscire a fermarci
Questo edificio lo facciamo a pezzi
Sta' un po' attento a cosa dici
Lascia perdere, hai una delicatezza da restare senza parole
Trovati il posto che fa per te e lasciaci un po' tranquilli
Fai sempre così
Festeggiamo un'altra annata d'oro
Quella sottile linea l'abbiamo attraversata
Non cercare di trattenerci qui a forza
Se anche solo per quest'unica volta pensassi a noi
Spero che sei contento di te stesso
In piedi, vattene
Chi ti ferma se cadi?
Appena smettiamo di fare marcia indietro sembrerai piccolissimo
Quelli continuano a scappare verso la porta
Tu aspetta, vedrai che le cose ti tornano indietro
Per loro è troppo tardi, sono già diretti verso il collasso
Io non faccio parte del tuo cliché
Lascia perdere, hai una delicatezza da restare senza parole
Trovati il posto che fa per te e lasciaci un po' tranquilli
Fai sempre così
Festeggiamo un'altra annata d'oro
Quella sottile linea l'abbiamo attraversata
Non cercare di trattenerci qui a forza
Se anche solo per quest'unica volta pensassi a noi
Spero che sei contento di te stesso
Festeggiamo un'altra annata d'oro
Quella sottile linea l'abbiamo attraversata
Non cercare di trattenerci qui a forza
Se anche solo per quest'unica volta pensassi a noi
Spero che sei contento di te stesso
Pensa sempre, pensa sempre a ogni cosa
Fa' attenzione ora, fa' attenzione a cosa dici quando non ci sono
La vita che ci siamo scelti è questa
La vita che faccio è questa
Nessuno me la può togliere
La vita che ci siamo scelti è questa
La vita che faccio è questa
Nessuno me la può togliere
Festeggiamo un'altra annata d'oro
Quella sottile linea l'abbiamo attraversata
Non cercare di trattenerci qui a forza
Se anche solo per quest'unica volta pensassi a noi
Spero che sei contento di te stesso
Festeggiamo un'altra annata d'oro
Quella sottile linea l'abbiamo attraversata
Non cercare di trattenerci qui a forza
Se anche solo per quest'unica volta pensassi a noi
Spero che sei contento di te stesso
Festeggiamo un'altra annata d'oro
Spero che sei contento di te stesso
* Stando a quanto avrebbe scritto il cantante Jeremy McKinnon sul forum della band, l'NJ Legion Iced Tea era un cocktail servito alla band in un locale nel New Jersey, che consisteva in un mix di un po' tutti gli alcolici presenti nel locale più una spruzzata finale di tè.
5. Mr. Highway's Thinking About the End
Mr. Highway sta pensando alla fine*
Sveglia
Mamma, come sono cambiati i tempi
Non sei più la persona che conoscevo una volta
Chiariamoci: è un appello questo
Ma quand'è che smetteranno di cascarci?
Non hai un minimo di ispirazione
Non siamo uguali
Farò tutto il necessario per fartelo capire e la chiuderemo qui
Non siamo uguali
Tu sei inutile
Resta al tuo posto
È come se io e voi parlassimo due lingue diverse
Quand'è che avremo quello che ci spetta?
Tra quanto possiamo prenderci la rivincita?
Quand'è che avremo quello che ci spetta?
Ho creato un mostro
Tu mi tiri fuori un lato che non dovrebbe vedere nessuno
Smettila di prendere tempo, fai i bagagli, vai sempre più lontano
La tua vita porta alla distruzione
Non siamo uguali
Ho lottato troppo per rilassarmi e lasciare che mi porti via tutto
Non siamo uguali
Io ho dato tutto
È come se io e voi parlassimo due lingue diverse
Quand'è che avremo quello che ci spetta?
Tra quanto possiamo prenderci la rivincita?
Quand'è che avremo quello che ci spetta?
Avere quello che ci spetta
Avere quello che ci spetta
Mancate di rispetto a chi vi sta attorno
Non ne uscirete vivi
Non ne uscirete vivi
Non ne uscirete vivi
Non ne uscirete vivi
È come se io e voi parlassimo due lingue diverse
Quand'è che avremo quello che ci spetta?
Tra quanto possiamo prenderci la rivincita?
Quand'è che avremo quello che ci spetta?
Quand'è che avremo quello che ci spetta?
Quand'è che avremo quello che ci spetta?
* Riferimento al film L'innocenza del diavolo, con Macaulay Culkin ed Elijah Wood.
6. Have Faith in Me
Abbi fiducia in me
Abbi fiducia in me
Perché ci sono delle cose che ho visto ma non ci credo
Tieniti forte alle cose che sai e non mollare la presa
Dovresti saperlo che le cose non sempre stanno come sembrano
Ho detto che non ti avrei lasciata andare e non l'ho fatto
Ho detto che non ti avrei lasciata cadere e dicevo davvero
Se non hai avuto quest'occasione non l'ho mai avuta neanch'io
Mi troverai sempre lì al tuo fianco
Sto impazzendo, perché ci sono delle cose per strada a cui non credo
Faremo finta che va tutto bene e resteremo in casa stasera
Ma che mondo...
Ti tengo qui al sicuro con me
Ho detto che non ti avrei lasciata andare e non l'ho fatto
Ho detto che non ti avrei lasciata cadere e dicevo davvero
Se non hai avuto quest'occasione non l'ho mai avuta neanch'io
Mi troverai sempre lì al tuo fianco
Ho detto che non ti avrei lasciata andare e non l'ho fatto
Ho detto che non ti avrei lasciata cadere e dicevo davvero
Se non hai avuto quest'occasione non l'ho mai avuta neanch'io
Mi troverai sempre lì al tuo fianco
Mi hanno chiuso fuori e guardo dentro, ma non vedo niente
Con tutto il peso del mondo sulle spalle
Vogliono solo vedere la mia rovina
Mi hanno chiuso fuori e guardo dentro, ma non vedo niente
Con tutto il peso del mondo sulle spalle
Vogliono solo vedere la mia rovina
Abbi fiducia in me
Ho detto che non ti avrei lasciata andare e non l'ho fatto
Ho detto che non ti avrei lasciata cadere e dicevo davvero
Se non hai avuto quest'occasione non l'ho mai avuta neanch'io
Mi troverai sempre lì al tuo fianco
Ho detto che non ti avrei lasciata andare e non l'ho fatto
Ho detto che non ti avrei lasciata cadere e dicevo davvero
Se non hai avuto quest'occasione non l'ho mai avuta neanch'io
Mi troverai sempre lì al tuo fianco
Ho detto che non ti avrei lasciata andare e non l'ho fatto
Ho detto che non ti avrei lasciata andare e non l'ho fatto
Ho detto che non ti avrei lasciata andare e non l'ho fatto
Ho detto che non ti avrei lasciata andare e non l'ho fatto
7. Welcome to the Family
Benvenuto nella famiglia
Finalmente siamo soli
Da quanto che aspettavo questo giorno
Hai un qualcosa che mi dà sui nervi
Non meriti la mia attenzione
Io questa cosa l'ho costruita con le mie mani
Se puoi evitare di farmi perdere tempo, per favore
Smettila di usare me come nuova idea sbagliata
Io non ci credo che sia sparito per sempre tutto quello che sai su di me
E non mi dimentico le giornate passate insieme
Per sempre vengono a tormentarmi
Io non ci credo che sia sparito per sempre tutto quello che sai su di me
E non mi dimentico le giornate passate insieme
Per sempre vengono a tormentarmi
Tra non molto sarai già finito
Non sei altro che una moda passeggera
Vai pure avanti a farti riprendere dalle telecamere
Secondo te io poi non mi ricordo?
Pensavi che avrei perso la fiducia che avevo
Risparmiami pure le bugie
Tu non credi in me
La tua vita è una contraddizione
Io non ci credo che sia sparito per sempre tutto quello che sai su di me
E non mi dimentico le giornate passate insieme
Per sempre vengono a tormentarmi
Io non ci credo che sia sparito per sempre tutto quello che sai su di me
E non mi dimentico le giornate passate insieme
Per sempre vengono a tormentarmi
Tra i paletti che abbiamo messo c'è di non fare la tua vita
Evviva l'uomo del momento
Tutti i problemi li mettiamo da parte
Un brindisi al tuo futuro, che possano seppellirti vivo
Scatenatevi
Io non ci credo che sia sparito per sempre tutto quello che sai su di me
E non mi dimentico le giornate passate insieme
Per sempre vengono a tormentarmi
Io non ci credo che sia sparito per sempre tutto quello che sai su di me
E non mi dimentico le giornate passate insieme
Per sempre vengono a tormentarmi
8. Homesick
Nostalgia di casa
Tutto quello che vedo intorno mi sembra diversissimo da quello che c'è dalle mie parti
E di questo passo secondo me la mia sorte è segnata
È davvero una vita imprevedibile
Continueremo a fare una vita che non ha presente nessuno
Ma dove andremo a finire?
Qui e ora è l'inizio della fine
E non canto neanche una nota se non si fa come si deve
Il passato è passato
Il passato è passato
Ciao, mamma, ti ho scritto qualche canzone più leggera
E di' a papà che sto bene
Abbiamo dovuto fare una scelta
Abbiamo fatto le nostre mosse
E adesso dobbiamo andare, andare
Tutte le mie idee mi sembravano diversissime quando ero piccolo
Non vedevo l'ora di prendere il mio posto
Sono passati cinque anni
Dio, sono sparito?
Con tutti questi spazi aperti non mi sono mai sentito così solo in tutta la vita
Il tempo non è dalla mia parte
Qui e ora è l'inizio della fine
E non canto neanche una nota se non si fa come si deve
Il passato è passato
Il passato è passato
Ciao, mamma, ti ho scritto qualche canzone più leggera
E di' a papà che sto bene
Abbiamo dovuto fare una scelta
Abbiamo fatto le nostre mosse
E adesso dobbiamo andare
Perché sono così agitato per questa cosa?
Perché va tutto male?
Perché sono così agitato per questa cosa?
Perché va tutto male?
Inseguo una favola
Facciamo progressi ma non siamo ancora arrivati
Inseguo una favola
Facciamo progressi
Facciamo progressi
Inseguo una favola
Facciamo progressi ma non siamo ancora arrivati
Inseguo una favola
Facciamo progressi
Facciamo progressi
Ciao, mamma, ti ho scritto qualche canzone più leggera
E di' a papà che sto bene
Abbiamo dovuto fare una scelta
Abbiamo fatto le nostre mosse
E adesso dobbiamo andare
Perché sono così agitato per questa cosa?
Perché va tutto male?
Perché sono così agitato per questa cosa?
Perché va tutto male?
9. Holdin' It Down for the Underground
Mi tengo buono per l'underground
Mi è successo di tutto nell'ultimo anno
È come se stessi perdendo tutto quello che mi sta a cuore
E ogni volta che torno a casa mi ci ritrovo sempre di meno
Devo riprendermi, devo fare delle cose per me
Ho dato tutto, ma voi volete ancora di più
Ho bisogno di un po' di spazio per prendere fiato
Insomma, lo sai anche tu che i programmi non erano questi
Insomma, dimmi che andrà tutto bene
Torniamo, torniamo a quando mi sembrava ancora di avere una famiglia
Non me lo ricordavo così
Tutti pensano solo a sé stessi
Dovesse succedere, sarò ben contento di andarmene
Però sappiate che molti di voi se ne verranno con me
Non mi ingannate con quel sorriso
Non mi ingannate con quella maschera
Crederete mica che non capisco chi di voi mi è nemico?
Insomma, lo sai anche tu che i programmi non erano questi
Insomma, dimmi che andrà tutto bene
Torniamo, torniamo a quando mi sembrava ancora di avere una famiglia
Avevo tantissima fiducia nei pazzi
Ma appena mi son girato son venuti fuori i lupi
Fate attenzione
Insomma, lo sai anche tu che i programmi non erano questi
Insomma, dimmi che andrà tutto bene
Torniamo, torniamo a quando mi sembrava ancora di avere una famiglia
Mi è successo di tutto nell'ultimo anno
È come se stessi perdendo tutto quello che mi sta a cuore
10. You Already Know What You Are
Sai già cosa sei
Una volta mi dicevano "Devi scegliere da che parte stare"
Adesso quattro anni dopo chiedono loro i consigli
Non fidarti del critico: è un cinico
Fai sentire la tua di voce
Ecco il mio corso in 10 passi per non essere come tutti gli altri
E lo so che non è la strada più facile
E lo so che ti lascia in un mare di dubbi
Ma se lo vuoi lo puoi avere
Spero che sia sempre stato il tuo sogno
Perché una volta che ce l'hai te lo tieni
Io di certo non me lo lascio sfuggire
Non puoi fidarti di tutti quelli che incontri
Alla fine non conteranno niente
Vai a dirgli, vai a dirgli che non è così facile come pensano
Non puoi fidarti di tutti quelli che incontri
Per me non hanno mai avuto tanta importanza
Vai a dirgli, vai a dirgli che non è così facile come pensano
Pugni che mi minacciano tutto intorno
Non mi metterete mai in ginocchio
Pugni che mi minacciano tutto intorno
Non mi metterete mai in ginocchio
Avrete una bella lezione
11. Another Song About the Weekend
L'ennesima canzone che parla del weekend
Alla radio passano solo canzoni tristi
E io mi sento solissimo in queste 15 ore di viaggio
E passo il tempo a ripetermi di crederci
Perché nessuno può dare così tanto senza mai ricevere niente
Tutti quelli che conoscevo mi dicono che non capiscono cosa sono diventato
Ma io sono sempre quello di prima, non è cambiato molto
Ho sempre presenti le mie origini
Mi sono addormentato con le luci accese
E vedo che sei la prima persona da anni ad avere un po' di fiducia in me
Di' ai miei amici che non ci faremo attendere ancora molto
Il sole della Florida mi chiede di tornare a casa
E mi sembra di essere pronto a tutto se a te va di aspettarmi
E passo il tempo a rivelare troppo i miei pensieri
E con tutta la buona volontà non ricordo cosa si prova a trovare un senso alle cose
Tutti quelli che conoscevo mi dicono che non capiscono cosa sono diventato
Ma io sono sempre quello di prima, non è cambiato molto
Ho sempre presenti le mie origini
E le cose che desideravo non erano quelle di cui ho davvero bisogno
Io scrivo le mie canzoni, loro le cantano e spero che il tempo guarisca le ferite
Mi sono addormentato con le luci accese
E vedo che sei la prima persona da anni ad avere un po' di fiducia in me
Di' ai miei amici che non ci faremo attendere ancora molto
Il sole della Florida mi chiede di tornare a casa
E mi sembra di essere pronto a tutto se a te va di aspettarmi
Io non ho altro
Io non ho altro
È tutta la mia vita
Io non ho altro
Io non ho altro
Mi sono addormentato con le luci accese
E vedo che sei la prima persona da anni ad avere un po' di fiducia in me
Di' ai miei amici che non ci faremo attendere ancora molto
Il sole della Florida mi chiede di tornare a casa
E mi sembra di essere pronto a tutto se a te va di aspettarmi
Mi sono addormentato con le luci accese
E vedo che sei la prima persona da anni ad avere un po' di fiducia in me
Di' ai miei amici che non ci faremo attendere ancora molto
Il sole della Florida mi chiede di tornare a casa
E mi sembra di essere pronto a tutto se a te va di aspettarmi
12. If It Means a Lot to You
Se per te è così importante
Ehi, amore, spero sia tutto a posto stanotte
E lo so che non stai bene quando devo partire
Sì, è una cosa che voglio io, però no, non ne ho bisogno a tutti i costi
Dimmi qualcosa di dolce per darmi la forza
Perché non posso tornare a casa se prima non cantano la la la la la la la
Se prima non cantano tutti
Se ce la fai ad aspettare che torno a casa
Ti giuro che possiamo stare insieme per sempre, la la la
Se ce la fai ad aspettare che torno a casa
Ti giuro che da domani farà tutto parte del passato
Magari è meglio così
"Ehi, tesoro, ho bisogno di te stanotte
E lo so che non vuoi partire
Sì, è una cosa che vuoi tu, ma io non ci posso fare niente
Mi sento completa solo quando sei al mio fianco
Però so che non puoi tornare a casa se prima non cantano la la la la la la la
Se prima non cantano tutti la la la la la la la"
Se ce la fai ad aspettare che torno a casa
Ti giuro che possiamo stare insieme per sempre, la la la
Se ce la fai ad aspettare che torno a casa
Ti giuro che da domani farà tutto parte del passato
Magari è meglio così
"Senti, non puoi darmi le cose che cerco
E anche se per me sei davvero importante, non posso aspettare tutto questo tempo"
Ma sta succedendo davvero?
Giuro che non potrò mai più essere felice
E non ci provare nemmeno a dire che possiamo rimanere amici
Io non sono uno di quelli che si fanno comandare
"Lo sapevamo che prima o poi sarebbe successo"
La la la la la la la
Adesso tutti cantano la la la la la la la
Adesso tutti cantano la la la la la la la
Adesso tutti cantano la la la la la la la
Adesso tutti cantano la la la la la la la
Adesso tutti cantano la la la la la la la
Adesso tutti cantano la
Se ce la fai ad aspettare che torno a casa
Ti giuro che possiamo stare insieme per sempre
Se ce la fai ad aspettare che torno a casa
Ti giuro che possiamo stare insieme per sempre
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