#Dialetto romano
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mitsuki91 · 2 years ago
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@giosnape ti stavo quasi per taggare!!! 😂😂😂
Also "rega" = "guys" so it is "Life of shit guys" and I can't stop laughing 😂😂😂
I'm starting to get smile lines.
How lovely to have smiled so often that happiness permanently etches itself into your face
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omarfor-orchestra · 11 months ago
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Quindi posso mettere dialetto romano e napoletano a curriculum?
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leclace · 2 years ago
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vecchiorovere · 4 months ago
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'N ANGOLO DE VITA..
N'attimo prima, de compie er granne passo.
N'omo disse a la vita: "Io te lasso!"
Vojio sperà che tu sia armeno soddisfatta, de tutta a strada, ch'avemo insieme fatta!
Certo ciò sò, a vorte t'ho deluso e troppe vorte a te 'npò troppo me so appeso però quant'emozioni che m'hai dato, e quanti sogni in petto, m'hai creato!
C'è n'angolo de vita, in quer cantone, un pò de vita mia che se propone, si a quarcheduno pò servì na mano, fajie trovà stò core mio Romano.
Fajie vedè, npò coll'occhi mia, tutta la giojia e tutta a fantasia,
fajie vedè imbiancato er Colosseo, e insegnejie chi fosse er vecchio Meo, quer Meo Patacca che a me me piace tanto, e da romano, io me ne sento er vanto, faje sentì e rondini ar tramonto,
e si t'ariesce pure quarche canto!
A vita, ancora attaccata a 'nfilo dorato, je sussurò all'orecchio:
Te sò grato; Tu m'hai portato in giro co profitto, ed è pe queto che io mò t'arispetto!
Mò chiudi l'occhi, e vatte a riposà, che da domani nun te dovrai più addannà, quell'angolo de vita che t'ho dato, a quarchun'antro, adesso l'hai lassato!
Componimento in dialetto romano.
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koufax73 · 5 months ago
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Nicole Riso: "Piazza Trilussa" è il nuovo video
Torna la cantautrice romana Nicole Riso con il singolo Piazza Trilussa, evoluzione del progetto in dialetto romano moderno Donna Roma nato nel 2018 con la vittoria su Radio Rai del contest nazionale Dallo stornello al rap.Piazza Trilussa è frutto della collaborazione tra la cantautrice e l’attore scrittore Lorenzo Calvani conosciuto sui social durante la pandemia.  L’ispirazione è arrivata…
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levysoft · 11 months ago
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Ci sono modi di dire tipici del dialetto romanesco, dalla lontana origine, che ancora fanno parte del parlato comune, che capita di utilizzare quotidianamente. Tra questi ce n'è uno che fa tanta simpatia, ai bambini e non solo, parliamo di "Bonanotte ar secchio".
Bonanotte ar secchio, l'origine del detto romano
Solitamente anticipato da quel "se vabbè"...che completa il detto in "Se vabbè...bonanotte ar secchio", questa espressione viene utilizzata quando un'impresa è persa in partenza. Quando non c'è proprio niente da fare, bisogna arrendersi. Se vogliamo questo detto ha qualche similitudine con "nun c'è trippa pe gatti" (di cui vi avevamo già parlato qui).
Ma come nasce questo modo di dire romano ancora oggi tanto diffuso? Non ci sono certezze sulle origini di "Bonanotte ar secchio", ma si pensa che questa espressione sia legata alle abitudini che i contadini avevano anni fa. Quando si recavano al pozzo e calavano il secchio per riempirlo, poteva accadere che, nel ritirarlo su, per il peso dell'acqua, la corda finisse per spezzarsi e allora sì che era il caso di dire "Bonanotte ar secchio".
Quando questo incidente malauguratamente accadeva, infatti, il secchio finiva sul fondo buio del pozzo e recuperarlo era impossibile. Addio secchio, addio acqua, impresa fallita.
Secondo altre voci, si crede che il secchio di cui parla il detto, fosse in realtà il vaso da notte. Quando i bagni in casa non esistevano, infatti, si teneva un secchio, un recipiente accanto al letto, dove fare i bisogni se ci si svegliava nelle ore notturne. Un'operazione non proprio gradevole. Per questo si pensa che si usasse dare la buonanotte al secchio nella speranza di rivederlo soltanto la mattina successiva. 
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inpuntadipiedi · 11 months ago
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Comunque ho sempre pensato che per me alcuni dialetti (tutti tranne il romano🤡) fossero un grande no ma ultimamente sto realizzando che lo stesso dialetto mi fa impressioni totalmente diverse addosso a persone diverse e boh alcuni sono anche non dico piacevoli ma sicuramente più che tollerabili sono fiera di me e sono pure una persona orribile si lo so ma ci sto lavorando
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adrianomaini · 1 year ago
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Raccontava di qualche sosta lungo il tragitto da Varapodio a Ventimiglia
Raccontava di qualche sosta lungo il tragitto da Varapodio a Ventimiglia https://ift.tt/GWpxzsl Ventimiglia (IM): il tratto iniziale di strada delle Ville Ho rivisto Rocco da lontano dopo cinquant’anni passando davanti alla casa di sua figlia, affacciato al poggiolo del secondo piano, sopra alle Calandre. Mi sono chiesto cosa ci facesse lì, lui che abitava solitario sulla collina di Peidaigo, nascosto tra qualche pinastro ma con davanti il disegno mobile del mare. Ho sospettato avesse problemi di salute. Non mi ha riconosciuto credo e mi ha salutato come fa con tutti quelli che passando a piedi per la strada delle Ville e alzano gli occhi, augurandomi buona passeggiata con la stessa gentilezza con cui quando ero piccolo mi offriva le sue olive cunzate* alla calabrese che stava mangiando con una pagnotta: “volete favorire?”. Ho capito che era lui per deduzione. Quando lo conoscevo ero un bambino sui dieci anni, ma ero il figlio del padrone o almeno del datore temporaneo di lavoro quando c’era da cavare le patate e Rocco dava del voi per rispetto quasi a tutti. Nell’ora meridiana del pasto e del riposo si sedeva sotto al grande albero di pissalùte* nella fascia in fondo alla campagna che raccoglievamo per fare seccare sul terrazzo e confezionare a pani avvolti nelle foglie di alloro. Oltre alle olive schiacciate alla calabrese mangiava qualche fetta di mortadella impacchettata in un foglio di carta oleata e in un altro foglio di carta grezza bianca per alimenti come facevano i salumieri. Quel foglio bianco lo utilizzava nel frattempo per scrivere la brutta copia della lettera per la sua donna che abitava e lavorava a Romano Lombardo dove erano note fabbriche di caramelle, tra cui l’azienda dolciaria Enrico Pagliarini. Le caramelle erano vendute in una scatola di lamiera che veniva spesso utilizzata come portagioie o portadocumenti da nascondere nell’armadio. A casa nostra era la cassaforte tenuta sul comò, c’erano dentro un po’ di soldi di scorta per un paio di mesi, in attesa di andare a vendere al mercato e c’erano anche dei buoni postali nominativi da diecimila lire che mia nonna ogni tanto mi regalava. Ma questa è la storia di casa mia. Rocco era arrivato col padre e la famiglia da un paese calabrese da cui era derivato il loro cognome. Raccontava di qualche sosta lungo il tragitto da Varapodio a Ventimiglia e il periodo vissuto a Genova in via Borgo Incrociati, vicino alla stazione di Brignole. Poi a Ventimiglia Vecchia li avevano accolti molto meglio e nelle campagne faceva anche delle giornate dal Lillo per insertare*. C’è chi se ne ricorda ancora. Rocco aveva messo su anche un piccolo banco di calze sul mercato del venerdì, e un giorno alla settimana non poteva assolutamente venire in campagna. La filanca, finita la guerra, attirava i clienti francesi che approfittavano del cambio favorevole del franco. Ogni tanto tirava un urlo e i clienti accorrevano al suo banco. Il fratello Salvatore lo incontro più spesso e mi parla nel nostro dialetto con un accento di un paese che non esiste nella realtà. Oggi dopo più di sei mesi sono salito a Ventimiglia Vecchia e c’era il manifesto di una settimana fa che annunciava che Rocco è mancato all’età di 91 anni e che a causa del virus non hanno fatto la funzione religiosa. Avrei voluto parlargli, ricordare qualcosa insieme. Ho perso un’altra occasione. * Cunzate: olive schiacciate e condite, insaporite alla calabrese - Pissalùte: pissalutti, varietà di fichi con picciuolo allungato - Insertare: innestare. Arturo Viale, Punti Cardinali. Da capo Mortola a capo Sant'Ampelio, Edizioni Zem, 2022 Altre pubblicazioni di Arturo Viale: La Merica...non c'era ancora, Edizioni Zem, 2020; Oltrepassare. Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza, Edizioni Zem, 2019; L'ombra di mio padre, 2017; ViteParallele, 2009; Quaranta e mezzo; Viaggi; Storie&fandonie; Ho radici e ali; Mezz'agosto, 1994. Adriano Maini via Aspetti rivieraschi https://ift.tt/dX1PGTH January 18, 2024 at 03:55PM
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captaindanielepoto · 1 year ago
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simonettaramogida · 1 year ago
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FOOD/ TIMBALLO DI PASTA CON POLPETTINE DI CARNE PECORINO ROMANO UOVA E UN CALICE DI RUBESCO RISERVA DOCG VIGNA MONTICCHIO TORGIANO 2018 LUNGAROTTI
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siamo-chisiamo · 1 year ago
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Dialetto preferito?
Romano, napoletano e fiorentino senza dubbi
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ninfahell · 2 years ago
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Il dialetto che preferisci qual è?
Quello romano se possiamo definirlo dialetto
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tempi-dispari · 2 years ago
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IMO: perché le radio non passano musica underground?
L’IMO di oggi nasce da una domanda semplice quanto complessa è la risposta. Il quesito è: perché le radio non passano artisti underground? Non è e, non può essere, un discorso qualitativo. Sappiamo bene che il nostro mondo è colmo di ottimi musicisti. Non può neppure essere una questione di radiofonicità o orecchiabilità. Molte sono le band che producono canzoni melodiche, seppure con suoni decisi. Neppure su può dire che si tratta di artisti sconosciuti e che quindi nessuno ascolterebbe.
Tutti gli artisti sono sconosciuti all’inizio della carriera. Gli stessi che entrano nelle heavy rotation di determinate emittenti prima di quel momento non li conosceva nessuno. Esclusa anche la componente linguistica. Nell’universo underground ci sono artisti che si esprimono sia in inglese sia in italiano. Senza dimenticare chi sceglie anche il dialetto. Problema di genere proposto? Neanche.
Sono talmente variegati gli stili musicali che davvero ce n’è per tutti i gusti. Le band underground non hanno una etichetta discografica? E quindi? Problemi con gli ascoltatori? Non credo. Alle persone piace scoprire artisti nuovi, purché siano affini ai propri gusti. Ma questo viene da sé. Eppure tutti quelli che sono diventati fenomeni mediatici sono partiti dall’anonimato. Perché, quindi, escludere a priori, per scelta consapevole e precisa, band sotterranee? Ad aggravare la situazione ci pensa il fatto che non ci sono o, se esistono, emittenti che hanno uno spazio dedicato alla ricerca di nuovi artisti.
Quelli che ci sono sono microscopici, spesso amatoriali, senza progetto. La questione qual è, quindi? Che gli artisti indipendenti non possono pagare i passaggi radiofonici? Ma non dovrebbe essere la pubblicità a coprire quei costi? O siamo arrivati al livello che se non hai soldi non vai da nessuna parte? Non credo e mi auguro di no. Esiste un resoconto sull’operato delle etichette indipendenti che ben evidenzia come queste rappresentino una grande fetta di mercato, in costante espansione.
Quindi? Qual è la logica? I musicisti underground non sono modelli o non hanno appeal? Non sono telegenici? Sono poco fotogenici? Viene da sé che sono tutte sciocchezze. Allora per quale motivo? Che cosa fa scegliere alle emittenti di preferire la band californiana al primo disco anziché il gruppo romano, milanese, bolzanino, siracusano, napoletano, barese, che di dischi ne ha già incisi due? Mancanza di coraggio? Il rischio non fa parte dei loro valori? Eppure il rischio c’è ogni qual volta si propone un nome nuovo. Da qualsivoglia luogo del globo terraqueo provenga. Forse sono i testi.
Gli artisti underground fanno testi troppo impegnati, diretti, senza mezze misure. Può darsi, ma non tutti. E, in ogni caso, anche i testi delle band trasmesse non sono sempre leggeri ed edulcorati. Sarei proprio curioso di sapere dalla viva voce dei protagonisti, quindi di chi decide le linee editoriali dei network, qual è l’elemento discriminante e discriminatorio. Forse i musicisti underground sono troppo avanti. Vogliono andare oltre il già sentito, oltre l’autoreferenzialità, l’onanismo costante dell’ascoltare sempre la solita musica. O, magari, chi delinea la via delle radio ritiene gli ascoltatori troppo stupidi per poter capire.
Vero è che, ormai, non esiste una sola emittente che non abbia effettuato approfonditissime ricerche di mercato prima di proporre una canzone. Tuttavia, le stesse ricerche di mercato, dovrebbero evidenziare come esiste una grossa, enorme fetta di ascoltatori che non ha voglia di sentire sempre le stesse cose. Si, avere delle sicurezze, dei punti fermi fa bene a tutti. Ma l’evoluzione passa attraverso il superare questi paletti. Tanto i grossi nomi restano lì, fermi, inamovibili, idolatrati da qui all’eternità. A variare è ciò che li circonda. Torna la domanda: perché dopo i Metallica non proporre una band underground nostrana?
Perché si rischia che possa diventare famose e questo non può accadere? Allo stato attuale il discorso dell’esterofilia non può più reggere. C’è internet. Ci sono milioni di artisti e brani ascoltabili. Il bello è che le persone cercano nuovi stimoli indipendente dal paese di provenienze. Diciamo che la vera difficoltà, al limite, potrebbe essere il farsi trovare, da parte delle band. Eppure è un punto di vista che alla radio non dovrebbe interessare. Quindi, perché certe scelte? Non è un questione qualitativa, non è un problema di genere, non è un fattore di commercializzazione. Che cos’è allora? Ai posteri l’ardua sentenza? Credo non sia possibile. L’arcano va svelato ora. Perché? Perché è giusto, perché è necessario per sbloccare un mercato potenzialmente infinito e tendenzialmente vergine.
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lagt-duck · 2 years ago
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Onestamente mi aspetterei dbk romano
Wukong bergamasco solo perché è il mio di dialetto
Yellowtusk mi sa di qualche regione del sud
E peng... Peng è probabilmente milanese
Morning head canon of the day
Wukong and Macaque to me feel like they would speak Bergamo dialect but after going to heaven Wukong starts to talk like he is from Milan
(u can swap the one from Bergamo with any other place but nothing can change my mind that heaven sounds like Milan)
AMO NO WUKONG ROMANO TUTTA LA VITA
Agree on everything else, but i refuse to give any other dialect but roman because It's my dialect
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Mi ha detto "Me so' innamorato popo bene".
Non capendo cosa intendesse, me lo sono fatto spiegare.
Mi ha risposto dicendo "Mi sono innamorato bene, nel senso della persona giusta, quella perfetta per me, e mi sono innamorato per davvero, non una semplice cotta, anzi, mi innamoro ogni giorno di più di te". 🥺🥺
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simp-per-ethan · 4 years ago
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Every time I start to understand Italian the roman dialect comes back to my life and proves the opposite 💀
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