#Daspo e sicurezza
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Novi Ligure: Terza violazione del Daspo “Willy” e denunce per droga durante i controlli straordinari dei Carabinieri
Prevenzione e sicurezza al centro delle operazioni in vista delle festività natalizie.
Prevenzione e sicurezza al centro delle operazioni in vista delle festività natalizie. NOVI LIGURE – Nel corso di un servizio straordinario condotto dai Carabinieri della Compagnia di Novi Ligure, sono stati effettuati controlli intensivi nelle zone sensibili della città, concentrandosi su luoghi di aggregazione noti per episodi di disordine pubblico. L’operazione ha portato alla denuncia di un…
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Il disegno di legge governativo n. 1660 sulla sicurezza, appena approvato dalla Camera dei Deputati, è in evidente contrasto con i caratteri fondativi del nostro sistema democratico e viola in modo sguaiato i principi dell’ordinamento costituzionale. È fatta carta straccia del diritto penale liberale. Si minaccia di sanzione carceraria chiunque protesti, in qualunque modo: per strada, pacificamente, in carcere. Lo scorso maggio, agli inizi della discussione parlamentare, con un documento congiunto scritto da Antigone e Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), avevamo lanciato l’allarme su come lo Stato di diritto fosse pericolosamente sotto attacco. Ma, soprattutto, lo aveva lanciato l’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), che aveva usato parole nettissime al proposito. Non un’associazione, non una Ong, ma addirittura un’organizzazione intergovernativa.
[...]
Si prevede poi il nuovo reato di rivolta penitenziaria, che neanche il legislatore fascista del 1930 aveva pensato di inserire nel codice penale. Tale delitto punisce con pene altissime anche chi mette in atto esclusivamente una resistenza passiva. Si punisce chi protesta in forma pacifica, chi chiede ascolto attraverso i pochi strumenti che in carcere si hanno a disposizione, magari chi fa lo sciopero della fame. E in ogni carcere succede una decina di volte al giorno.
E poi, ancora, chi protesta fuori dal carcere, ugualmente senza violenza e con l’uso del proprio corpo, rischia il processo e la galera. Si alzano le pene per la violenza o la minaccia a un pubblico ufficiale nel solo caso che si tratti di un poliziotto, come se le altre figure professionali pubbliche valessero di meno. Si allarga la definizione di terrorismo sino a ricomprendere fatti non rilevanti dal punto di vista criminale, si aumenta la possibilità di revoca della cittadinanza, si allarga l’uso del daspo urbano, si punisce il vagabondaggio. Sembra un ritorno al periodo premoderno, al classismo, al diritto penale dei potenti e dei ricchi.
Infine, la norma della pura cattiveria. Non ci sono altre espressioni per riferirsi al divieto per chi ancora non ha un permesso di soggiorno di acquistare una scheda sim. Minori non accompagnati che arrivano in Italia dopo viaggi drammatici e non potranno avvisare i parenti del loro arrivo, donne e uomini che scappano da guerre e persecuzioni e non potranno avere contatti con i loro affetti, persone che passano dall’Italia con l’intenzione di ricongiungersi a parenti nel nord Europa e non potranno usare Google Maps. Basterebbe un minimo di empatia per capire che in cielo o in terra qualcuno risponderà di questa immane cattiveria.
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Lega Torino, sotto l'albero 'soluzioni a problemi della città'
Dei pacchi regalo contenenti, metaforicamente, sicurezza, daspo urbano, viabilità e trasporti: li hanno consegnati oggi, posizionandoli sotto l’albero allestito nel cortile d’onore di Palazzo Civico, i consiglieri torinesi della Lega spiegando che “questi sono i regali che i cittadini vorrebbero ricevere dal sindaco l’anno che verrà”. “I torinesi – sottolineano il capogruppo Fabrizio Ricca e…
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Pacchetto sicurezza, blocchi stradali diventano reato
(Adnkronos) - Il pacchetto sicurezza del governo, che oggi ha appena ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri, interviene anche sul fronte dei blocchi stradali. La norma, attualmente in vigore, punisce con una sanzione amministrativa chiunque impedisce la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendo la stessa con il proprio corpo. Il provvedimento approvato stabilisce che questa fattispecie diventi reato nel momento in cui risulti particolarmente offensiva ed allarmante, sia per la presenza di più persone sia per il fatto che sia stata promossa e organizzata preventivamente. La Lega a fine ottobre aveva annunciato di aver depositato una proposta di legge che prevedeva l'arresto in flagranza per chi blocca il traffico. Il Carroccio puntava a contrastare in particolare le iniziative degli attivisti, in primis di Ultima generazione, che da mesi con le loro iniziative fermano il traffico nelle principali città italiane. Il testo, suddiviso in tre articoli, prevedeva nel primo un inasprimento delle sanzioni, con il carcere che sostituisce la multa. "La pena della sanzione amministrativa da mille euro a 4mila euro, ad oggi prevista in caso di impedimento della libera circolazione su strada con il proprio corpo" viene rimpiazzata con "la reclusione da 6 mesi a 3 anni, sia che l'ostruzione sia effettuata su strada ordinaria che ferrata". L'articolo 2 prevedeva di estendere il Daspo nei confronti dei manifestanti che bloccano le strade. L'articolo tre infine chiedeva di introdurre una nuova fattispecie di delitto all'articolo 380 del Codice di Procedura Penale", prevedendo per chi attua i blocchi "l'arresto obbligatorio in flagranza". [email protected] (Web Info) Read the full article
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9 set 2023 18:20
PUNISCI I RAGAZZINI E LASCIA I GRANDI LIBERI DI FARE I LORO PORCI COMODI – MARCO TRAVAGLIO: “MENTRE IL GOVERNO PARTORIVA LA ‘STRETTA’ PER GLI JUNIORES, DUE BEI SENIORES PROVVEDEVANO A RAMMENTARCI COME FUNZIONA LA GIUSTIZIA ALL’ITALIANA: DENIS VERDINI VIOLA LE PUR GENEROSE PRESCRIZIONI PER INFILARSI – SOSTENGONO I PM – IN NUOVI TRAFFICI. E SALVATORE BUZZI, CHE DOVREBBE STAR DENTRO FINO AL 2028, ESCE DOPO UN SOLO ANNO. RESTA DA CAPIRE COSA DEBBA FARE UN POVERO DELINQUENTE VIP PER FINIRE IN GALERA E RESTARCI. A PARTE TORNARE BAMBINO” -
Estratto dell’articolo di Marco Travaglio per “il Fatto Quotidiano”
[…] L’altroieri il governo annuncia l’ennesimo giro di vite da grida manzoniana: manette più facili, pene più alte, divieti assortiti fra cui quello credibilissimo di usare il telefono, multe, Daspo, ammonimenti, revoche di patrie potestà e altre trovate “securitarie” (quelle che spacciano per sicurezza nei fatti la rassicurazione a chiacchiere).
Il tutto riservato ai minorenni: baby pusher, baby bulli, baby gang, baby delinquenti, baby doll, soprattutto se non condannati in via definitiva. Per i maggiorenni, purché ricchi e/o potenti e/o famosi, meglio se pregiudicati e detenuti, la pena massima resta il Parlamento.
O, per i più sfortunati che non possono più entrarci perché condannati a più di 2 anni, la libertà di girare e fare i loro porci comodi. Proprio mentre il governo partoriva la “stretta” per gli juniores, due bei seniores provvedevano a rammentarci come funziona la giustizia all’italiana. Uno è Denis Verdini, suocero del vicepremier Salvini, ex senatore berlusconiano e poi, per coerenza, filorenziano.
Condannato in Cassazione a 6 anni e mezzo e in appello a 5 e mezzo per due bancarotte fraudolente, dovrebbe essere in galera. Ma nel 2021, dopo appena 91 giorni, il giudice di sorveglianza lo scarcerò d’urgenza da Rebibbia perché era un “soggetto particolarmente vulnerabile al contagio da Covid” e occorreva “tutelare in via provvisoria la sua salute”. Lo stesso contagio lo rischiavano gli altri 1.200 ospiti del carcere, ma non si chiamavano Denis né Verdini, dunque restarono dentro.
Da allora, il nostro eroe è ai domiciliari a Firenze, ma il Tribunale di sorveglianza gli concede di andare a Roma 3 volte a settimana per visite dentistiche (a Firenze, si sa, non esistono dentisti). E lui, già che c’è, nel tragitto incontra il sottosegretario Freni (leghista come suo genero), manager Anas e l’ex deputato e imprenditore pregiudicato Bonsignore.
Cioè viola le pur generose prescrizioni per infilarsi – sostengono i pm – in nuovi traffici. Uno si aspetta che lo rimettano in carcere, come gli evasi normali. Invece lo indagano, ma rimane a casa sua.
L’altro è Salvatore Buzzi, già ergastolano per omicidio, poi graziato, ricondannato a 12 anni e 10 mesi definitivi per le corruzioni di “Mondo di mezzo”. Secondo calcoli e ricalcoli, dovrebbe star dentro fino al 2028. Invece è uscito dopo un solo anno: la Cassazione ha scoperto che, essendo alcolista, aveva iniziato la riabilitazione proprio sette giorni prima del verdetto definitivo; ergo il suo arresto fu illegittimo, perché non gli diede il tempo di chiedere di andare in comunità.
Resta da capire cosa debba fare di più un povero delinquente Vip per finire in galera e restarci. A parte tornare bambino.
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L’estate in cui gli italiani ammazzano gli stranieri e nessuno dice nulla di Francesco Cancellato Qualche settimana fa, era il 20 luglio, era successo a Voghera. L’assessore alla sicurezza leghista Massimo Adriatici, che girava armato in città per controllare il rispetto dell’ordinanza contro l’abuso di alcolici, aveva ucciso con un colpo di pistola al petto Youns El Boussettaoui, un cittadino marocchino residente in città, padre di una bambina. Poco più di due settimane dopo, era l’8 agosto, è successo a Bergamo, dove il 19enne Alessandro Patelli ha ucciso il cittadino tunisino Marwen Tayari, con una serie di coltellate, davanti agli occhi della moglie e delle due figlie della vittima, di 3 e 12 anni. Provate adesso a immaginare la scena a parti invertite. Uno straniero armato che ammazza a colpi di pistola un assessore leghista disarmato padre di famiglia. E un diciannovenne straniero che dopo una spallata fortuita sale in casa e col volto coperto dal casco accoltella un uomo italiano davanti alla moglie e ai figli. Provate a immaginare cosa sarebbe successo dopo. Prime pagine sull’emergenza sicurezza, campagne per armare gli onesti padri di famiglia italiani contro la violenza “degli immigrati” perché “la difesa è legittima sempre”, pagine e talk show traboccanti di razzismo spacciato per sociologia, per spiegare che questi due omicidi sono l’effetto dell’accoglienza senza regole, del “buonismo”, della sinistra terzomondista e anti-italiana. Stavolta, invece, non è successo nulla di tutto questo. A quanto pare, quando muoiono gli stranieri non c’è nessuna emergenza sicurezza. Nessuno che dice che dovremmo armarli per rispondere alla violenza degli italiani. Nessuno che parla di sbatterli in galera e buttare via la chiave. Nessuno che dice che questi due morti sono figli del “cattivismo”, della cultura securitaria e repressiva che considera ogni marginalità sociale un problema di ordine pubblico, ogni straniero una potenziale minaccia da trattare a colpi di “Daspo urbano”, perché per i sussidi vengono “prima gli italiani”. Quando muore uno straniero in Italia, nessuno dice nulla. Nessuno collega i delitti. Nessuno generalizza. Nessuno ne fa una questione politica. Nessuno gli dedica pagine sui giornali e puntate di talk show. Silenzio. Un silenzio – ipocrita e complice – che fa più schifo e orrore di mille grida contro l’uomo nero.
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Se sei Giudice puoi fare tutto, incluso palpare culi.
(ah, l'indiNNiazione di Giannini e la stampa tutta!)
Lo stesso quotidiano qualche giorno fa:
Giornalista aggredita, Daspo di 3 anni per il tifoso viola che l’ha molestata. Individuato e punito un secondo tifoso
Riconosciuti grazie alle immagini delle telecamere di sicurezza: si indaga ancora, la vittima ha riferito di altri due tifosi che l’avrebbero oltraggiata
https://www.lastampa.it/cronaca/2021/11/30/news/giornalista_aggredita_daspo_di_3_anni_per_il_tifoso_viola_che_l_ha_molestata_e_indagato_per_violenza_sessuale-871522/
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500 euro di multa ai senzatetto che dormono in strada
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Oggi, in Italia, le migrazioni vengono viste non già come fenomeno da governare, bensì come problema di ordine pubblico, intorno al quale si costruiscono carriere politiche di —momentaneo— successo, tese a identificare in questo problema strutturale la causa delle varie, più o meno grandi, crisi economico-sociali.
In questo quadro, si colloca la produzione normativa degli ultimi governi e, in special modo, quella dell’attuale con ben due decreti “Immigrazione e sicurezza”. Già la scelta del metodo è caratterizzante: con la decretazione d’urgenza, sempre più abusata, si espropria il Parlamento delle prerogative sue proprie in assenza sia di aggravamento dei problemi a cui si sostiene di voler dare soluzione, sia di argomenti che ne facciano intravvedere un’imminente riacutizzazione, per di più in presenza di norme con finalità tra loro estremamente eterogenee, quindi non in linea con i requisiti stabiliti dalla legge sulla decretazione d’urgenza (Legge n. 400 del 1988).
Così è in particolare per il Decreto Legge n. 53 del 2019, c.d. “Sicurezza-bis”, con il quale, tra l’altro, si operano:
1) il contrasto alla pratica della solidarietà;
2) la limitazione del diritto a manifestare;
3) la progressiva amministrativizzazione del diritto penale;
4) l’inasprimento delle pene previste per le violenze commesse in occasione di manifestazioni (per ora) sportive.
1) Il primo obiettivo si persegue innanzitutto con l’inserimento di un comma (1-ter) all’art. 11 del Testo Unico sull’immigrazione, ai sensi del quale si attribuisce al Ministro dell’Interno la facoltà di «limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale … per motivi di ordine e sicurezza pubblica», nonché nel caso di «violazioni delle leggi di immigrazione vigenti» come previste dalla Convenzione di Montego Bay del 1982. Di fatto, si legalizzano le direttive sui “porti chiusi” già emanate dall’attuale Ministro dell’Interno; direttive già duramente stigmatizzate da parte dell’Alto Commissariato Onu per i diritti umani (con lettera del 15 maggio 2019), in quanto incompatibili con gli obblighi derivanti dalle Convenzioni Unclos, Solas e Sar sul diritto internazionale del mare, oltreché con il principio del non-refoulement, praticamente vanificato laddove le attività di soccorso delle Ong (e non solo, si veda il caso della nave Diciotti della Guardia Costiera italiana) vengano interdette.
Ancora, con l’inserimento di un comma (6-bis) all’art. 12 del medesimo T.U. imm., ai sensi del quale il comandante, l’armatore ed il proprietario della nave che violino il «divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane» sono passibili di una sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000,00 a 50.000,00 euro ciascuno, con possibilità di confisca della nave in caso di «reiterazione con l’utilizzo della medesima nave», con immediato sequestro amministrativo. Il tutto, peraltro, «salve le sanzioni penali quando il fatto costituisca reato»: con il che, si realizzerebbe un inammissibile bis in idem in ordine al trattamento sanzionatorio.
2) al secondo obiettivo si perviene tramite una progressiva limitazione del diritto a manifestare. In questo senso va interpretato l’innalzamento delle pene oltre i limiti già alti (e perciò in contrasto con i principi di offensività e proporzionalità) previsti dal vigente codice penale —d’impronta fascista— per i reati commessi contro gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, oltreché per l’interruzione di pubblico servizio, per il danneggiamento e per la devastazione e saccheggio. Tutto ciò, in un contesto nel quale l’Italia ha solo da poco introdotto il reato di tortura, ma disattendendo gravemente il testo e vieppiù lo spirito della Convenzione di New York del 1984 (basti ricordare che il singolo atto di violenza brutale di un pubblico ufficiale non concretizza il reato di tortura made in Italy) e soprattutto non è ancora previsto un codice identificativo per gli agenti di polizia, nonostante le plurime condanne in tal senso dello Stato italiano da parte della Corte Europea dei Diritti Umani.
Inoltre, inasprendo una legge già definita liberticida come la Legge Reale (n. 152 del 1975), con il pretesto di punire il travisamento (ossia il rendere difficoltoso il riconoscimento personale) durante le manifestazioni pubbliche, si sanziona l’utilizzo di uno strumento di resistenza passiva come il casco protettivo —notoriamente un semplice copricapo che non nasconde i lineamenti del viso— con l’arresto da due a tre anni e l’ammenda da 2.000,00 a 6.000,00 euro, oltre a punire l’accensione di fumogeni —la cui pericolosità è definita solo genericamente— con la reclusione da 1 a 4 anni.
Con ciò, una serie di divieti inizialmente volti a contrastare fenomeni circoscritti (come gli scontri fra ultras calcistici violenti e Forze dell’Ordine in occasione di manifestazioni sportive) vengono estesi a qualunque genere di manifestazione, alimentando così, nell’opinione pubblica, il timore per ogni pubblica riunione o addirittura semplice assembramento, additato di per sé solo come terreno fertile per qualsivoglia minaccia per la sicurezza pubblica e dunque tale da richiedere un trattamento normativo differenziato —e, va da sé, di netto sfavore.
3) Il terzo obiettivo viene perseguito con una ulteriore attribuzione di poteri sempre più penetranti in tema di limitazione della libertà personale ad autorità amministrative come il Questore (si veda l’art. 13), con sottrazione del destinatario alle garanzie del giusto processo.
4) All’ultimo degli obiettivi sopra elencati si perviene attraverso l’inasprimento delle pene previste per le violenze commesse in occasione di manifestazioni sportive (ultimo capo del D.L. 53/19). In realtà, come già avvenuto per il “Daspo”, lo stadio calcistico assurge a laboratorio nel quale sperimentare misure estendibili anche al di fuori del contesto loro proprio, anche incrementando il ricorso alle misure di prevenzione personali, già oggetto di censura da parte della Corte EDU con la nota sentenza Di Tommaso.
Fortunatamente, la prima applicazione giudiziale di tali norme ha già evidenziato la loro fallacia, dal punto di vista interno e internazionale. La recentissima ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Agrigento sul caso della nave della Ong Sea Watch “3” ha mirabilmente evidenziato come la novella sia contraria ai principi cardine dello stato di diritto, in primo luogo in quanto i provvedimenti del Ministro dell’Interno non possono prevalere sulla legge, né tantomeno sulla Costituzione della Repubblica o sui Trattati cui questa rinvia, per cui:
a) sulla capitana dell’imbarcazione incombeva l’obbligo di salvataggio;b) correttamente non sono stati ritenuti porti sicuri né la Libia (per ovvii motivi), né la Tunisia (per una serie di motivi, tra cui l’impossibilità di richiedere l’asilo);c) il divieto ministeriale di ingresso non solo è inattuabile in quanto di rango normativamente inferiore (vi è connessa unicamente una sanzione amministrativa), ma soprattutto non può superare i vincoli internazionali (tra cui la Convenzione di Amburgo del 1979) al cui rispetto l’Italia è tenuta in forza dell’art. 117 della Costituzione, in quanto parametro interposto di costituzionalità;d) la condotta della capitana della nave è comunque scriminata dall’adempimento del dovere di salvataggio dei naufraghi: anzi, ove avesse puntato, si dice espressamente, a un porto più lontano di quello raggiunto di Lampedusa, sarebbe stata responsabile della morte o della malattia delle persone a bordo.
Nel momento in cui però si debbono ascoltare dichiarazioni di magistrati, i quali intenderebbero “riservarsi di verificare se quanto afferma l’Onu riguardo la Libia come porto sicuro corrisponda a verità”, queste continue spallate ai principi cardine del nostro ordinamento e in definitiva alla Costituzione, possono prefigurare uno scivolamento dallo stato di diritto verso uno stato di polizia. Vi chiediamo perciò di aiutarci a vigilare sul rispetto della piena attuazione dei diritti umani fondamentali in Italia, continuando a mantenere alta l’attenzione nei confronti del nostro Paese.
Cesare Antetomaso (Avvocato, membro dell’Esecutivo dell’Associazione italiana dei Giuristi Democratici)
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Stadio e sicurezza: ma davvero serve un ulteriore giro di vite?
Ho il brutto vizio di cenare con la TV accesa. A causa di questa malsana abitudine, l’altra sera ho assistito all'ennesimo servizio televisivo sulla cd. "emergenza tifo violento". In sostanza, il TG parlava di una riunione al Viminale a cui erano presenti tutti quelli che contano.
Ancora una volta ci si è espressi per slogan.
Ne cito due:
- "Sono per le trasferte collettive, senza van o altri mezzi" -Matteo Salvini-
Giusto. Le trasferte si fanno già, ma con tantissime limitazioni (preclusioni?) da parte di organismi ad hoc che portano sovente a settori chiusi. Abolire questi organismi e/o non rendere vincolanti i pareri espressi? Ricordo che la cd. "tessera del tifoso", inutile e dannosa proprio perché ha "frammentato" le curve, l'ha voluta un Ministro dell'Interno della Lega. Se l'attuale lo dovesse smentire coi fatti, tanto di cappello. Se non, ma non vi era già un accordo "programmatico" per superarla?
2. "Certezza della pena e rafforzamento misure accessorie" -Giancarlo Giorgetti-
Il nostro impianto normativo in materia di reati commessi in occasione (prima, durante e dopo) di manifestazioni sportive è tra i più severi d'Europa. Novellato quasi ad ogni cambio di legislatura, prevede pene consistenti per condotte che, tenute in altre occasioni, porterebbero a condanne sicuramente più miti. La L. 401/89 prevede, altresì, la cd. "flagranza differita", in rapporto di specialità (passatemi il termine) con quanto dispone in materia il codice di procedura penale. Se per misure accessorie l'Ecc.mo Sottosegretario intende il cd. DASPO, la durata di questa misura (adottata inaudita altera parte su iniziativa di un Questore) è computata in anni. Ricordo solo che si può, in alcuni casi, arrivare anche ad 8 anni di divieto, prescindendo da accertamento in concreto della responsabilità penale (è una misura, appunto, non una sanzione e precede solitamente il momento accertativo). Il DASPO può essere accompagnato da obbligo di presentazione alla PG (che viene convalidato da un GIP) ed è un'evidente limitazione della libertà di movimento, molto più afflittiva. Anni passati a presentarsi presso un commissariato o una caserma per firmare (una o più volte) in occasione di gare sportive, nel fine settimana o in infrasettimanale, non sono uno scappellotto dietro la nuca ma una bella jattura. Aggiungo, infine, che in caso di condanna per i reati di cui all'art. 6 401/89 il giudice dispone un nuovo divieto di accesso, il cd. "DASPO giudiziario".
L'Ecc.mo può proporre un nuovo intervento dettato da presunta emergenza (tanto, ormai, in Italia si legifera così) ma poi, populismo per populismo, vorrei vedere come spiega al cittadino medio (e mediamente incazzato) che chi ruba soldi pubblici accede a benefici e a salvacondotti mentre uno che scazzotta si trova sottoposto a misure di prevenzione atipiche che durano anni, venendo poi magari assolto nel processo che si è originato.
Scusate la semplificazione e l'approssimazione. Il mezzo è quello che è, il tempo pure.
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Violazione del Daspo “Willy”: denunciato a Novi Ligure un 29enne per due infrazioni in pochi giorni
Le misure di prevenzione emesse dal Questore contro la violenza urbana: 11 Daspo “Willy” nel 2024
Le misure di prevenzione emesse dal Questore contro la violenza urbana: 11 Daspo “Willy” nel 2024 A Novi Ligure, un 29enne è stato denunciato dai Carabinieri per aver violato, in due distinte occasioni, il Daspo “Willy”, una misura di prevenzione introdotta per contrastare episodi di violenza e per garantire la sicurezza pubblica. Questo provvedimento era stato emesso a seguito di una violenta…
#aggressione bar viale Saffi#aggressione locale Novi#Alessandria today#bar viale Saffi Novi#Carabinieri e Questura#Carabinieri Novi Ligure#cronaca locale Alessandria#cronaca reati Alessandria.#Daspo “Willy”#Daspo normativa 2020#Daspo Urbano#Daspo violazione#decreto sicurezza 2020#denuncia Carabinieri#episodi criminali Novi#episodi violenti#episodi violenti 2023#Google News#incidenti locali pubblici#italianewsmedia.com#locali pubblici Novi#Misure preventive#multa Daspo#normativa Daspo#normativa sicurezza pubblica#Novi Ligure#Ordine pubblico Alessandria#Pier Carlo Lava#Prevenzione reati#prevenzione urbana
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Sicurezza: Campobasso,crescono codici rossi e daspo sportivi
Più controlli della polizia nel corso dell’anno che si sta per chiudere. In provincia di Campobasso sono state identificate quasi 36mila persone, con un incremento del 15 per cento rispetto al 2022. E’ uno dei dati forniti dal questore del capoluogo Vito Montaruli nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno per fornire i numeri dell’attività svolta negli ultimi 12 mesi. Uno dei…
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Ha invaso il terreno di gioco durante la partita, applicato il Daspo ad un tifoso
Ha invaso il terreno di gioco durante la partita, applicato il Daspo ad un tifoso Si era reso protagonista di una condotta considerata pericolosa per l’ordine e la sicurezza... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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Ma i rossobruni che bisogna aiutarli a casa loro dove sono?
Avete mai visto un bombardamento sulla Libia o sull’Iraq o in Afghanistan essere fermato da un articolo su Libero o Sputnik? o da un tweet di Fusaro?
Li avete mai visti partire per la Bolivia a esportare la rivoluzione?
O per la Siria a combattere l’ISIS?
E dove sono le manifestazioni contro i bombardamenti per le guerre di esportazione della democrazia?
Perchè se c’è una cosa che invece è vera è che le cose si cambiano prima partendo da casa propria (qualunque sia il posto in cui vi troviate e chiamate casa come probabilmente pensava Soumaila Sacko).
Pretendiamo di insegnare agli altri cosa sia uno stato laico e poi vogliamo i crocefissi anche nei cessi. Che esempio siamo se prima non partiamo da casa nostra?
Tolleranza zero verso il magrebino che spaccia hashish, ma chi si fotte 49 milioni li può restituire in 12793 comode rate. Per non parlare di chi si cioppa milioni per appalti, chi trucca i concorsi pubblici, chi evade milioni, chi inquina regioni...
E se a casa tua ti fai cagare in testa col DASPO e l’urbanistica ostile, ti tagliano “il cuneo fiscale” (ovvero defiscalizzano l’azienda), rendono il lavoro precario, favoriscono evasione ed elusione, fanno condoni, disinvestono in sanità ed educazione, ti fanno produrre armamenti da vendere a cani e porci, ti fanno spendere una fetta considerevole del bilancio in difesa, ti perdi 1 punto all’anno di produttività per 20 anni... avoja ad aiutare l’Africa.
E non è forse partire da casa propria non volere che si spenda in armamenti o a finanziare guerre per l’esportazione della democrazia? (ehi M5S e gli F35?)
O cercare di essere meno dipendenti dalle fonti energetiche non rinnovabili?
Ma già... parliamo di sesso degli angeli e di risolvere i problemi partendo dal culo... poi sono i “buonisti” che mancano di senso pratico.
I nemici invisibili, le cose intangibili o intoccabili, i traguardi astratti, i problemi falsi:
complotti, Soros, finire di sfruttare l’Africa con accordi commerciali fatti da Topo Gigio, le banche, la KASTA, Kalergi, preservare la razza bianca, l’enorme emergenza sicurezza...
Altro che simboli inutili come l’arcobaleno, per cui però si trovano in piazza centinaia di migliaia di persone, grazie alle quali si sono ottenuti diritti e l’Italia almeno in questo è diventato un paese più moderno.
No... l’azione “psichica” dei lavoratori italiani magicamente si tramuterà in “accordi commerciali con l’Africa” o i barboni spariranno dalle nostre bellissime città con l’edilizia ostile e i DASPO.
Ma già... se si bruciano 2 fantocci in piazza è violenza, però abbiamo il diritto di ribellarci sparando ai NEGRI ma mi raccomando mai andare in piazza per i vostri diritti di lavoratori.
BRAVI TUTTI
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La riforma dei Decreti Sicurezza segna alcuni timidi passi in avanti. Tuttavia, per far fronte al razzismo odierno – che si manifesta tanto nel discorso pubblico, quanto nella pratica istituzionale – servirebbe molto di più. (...) L’ultima riforma dei Decreti sicurezza, pur se con qualche luce, rientra all’interno della lunga tradizione di leggi securitarie e repressive che hanno disciplinato le migrazioni. Come specificato da Lamorgese, la «sicurezza» rimane il contraltare con cui bilanciare le timide aperture su alcuni fronti. (...) Con la riforma, rispetto ai Decreti di Salvini, non scompaiono le sanzioni alle Ong – che diventano penali e non più amministrative – e aumenta la criminalizzazione di chi si ribella nei Cpr. Il Daspo urbano per selezionare e disciplinare la popolazione viene rafforzato. Rimangono le procedure accelerate di valutazione delle domande d’asilo, secondo l’approccio hotspot proposto dal Patto sull’immigrazione e l’asilo. Così come rimane la norma sulla revocabilità della cittadinanza.(...) In definitiva, questa riforma, pur introducendo alcune norme positive, non interviene sul razzismo strutturale. Le milizie e le forze di sicurezza libiche continuano a venire pagate per trattenere parte della popolazione “in eccesso” a distanza. Chi arriva in Italia via mare – su navi spesso tenute fuori dai porti anche sotto il governo Conte II -, con il pretesto della pandemia, continuerà a venir rinchiuso in navi-lazzaretto, per poi esser messo nei Cpr senza poter fare domanda d’asilo, pronto per l’espulsione. I confini della “Fortezza Europa” sono porosi e le persone non smetteranno di attraversarli ma l’accesso deve rimanere pericoloso e la detenzione e il rischio di venir deportati, devono continuare a segnare l’esperienza di chi accede allo spazio europeo. L’esclusione dai diritti fondamentali, per via legale o de facto da parte della amministrazione o della polizia, dei non-cittadini rimane. D’altronde, la cittadinanza nazionale istituisce una discriminazione legale, che può esser radicalizzata – dietro alla apparente naturalità della differenza nazionale – per via normativa e amministrativa. In quello che sempre più si configura come un apartheid europeo – come lo hanno chiamato Étienne Balibar e Sandro Mezzadra – le discriminazioni e la retorica dello scontro di civiltà non servono tanto ad impedire l’ingresso dei migranti, quanto piuttosto ad inserirli in una posizione subalterna nelle società europee. Non a caso, anche dopo questa riforma, a resistere è il nesso tra politiche migratorie, di sicurezza e del lavoro. Si vuole, da un lato, produrre forza lavoro precaria e vulnerabile, espellibile all’occorrenza e regolarizzabile nelle emergenze – come con la parziale sanatoria di maggio. Dall’altro, si intende riprodurre un’identità nazionale altrimenti fragile e esposta alla sua contingenza. (...) C’è infine l’esigenza di tranquillizzare la popolazione nazionale sulla persistenza del potere sovrano a fronte dei fenomeni di erosione e trasformazione dello stesso. Si crea così un circuito di reciproca legittimazione tra illegalizzazione, discriminazioni a mezzo di legge e violenza nella società. Per interrompere questa spirale servirebbe una politica dell’eguaglianza radicale, ma si preferisce mantenere lo status quo. Bruno Montesano per "Il Manifesto"
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Bevono birra sugli scalini del Duomo, ordine di allontanamento e multa
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Livorno 9 settembre 2022 – Bevono birra sugli scalini del Duomo, ordine di allontanamento e multa Sono oltre 50 le persone identificate negli ultimi giorni nella zona del “Quadrilatero del Buontalenti” dove il regolamento di polizia urbana del Comune di Livorno; individua siti nei pressi dei quali NON è possibile tenere condotte di stazionamento e bivacco che impediscano la libera…
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