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#Cuori Di Petrolio
saisons-en-enfer · 8 days
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thifiell · 2 years
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versinalia · 22 days
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"Punished With Longing" by Austrian band Nový Svět, off their 2000 album Cuori Di Petrolio
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autodiscipline · 10 months
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Nový Svět – Cuori Di Petrolio
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mucillo · 1 year
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"Il tempo ci riscalda, e quando è finito, ci lascia al freddo. È più prezioso dell'oro, dei diamanti, più prezioso del petrolio e di qualsiasi tesoro. Il tempo non ci basta mai; il tempo crea conflitti nei nostri cuori e dobbiamo usarlo saggiamente… Non possiamo regalare il tempo, ma possiamo condividerlo.“
Cecelia Ahern
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nightbloomradar · 9 months
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Nový Svět - Punished With Longing Cuori Di Petrolio (2000).
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blueforever31 · 4 years
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Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu  Chi vive in baracca, chi suda il salario chi ama l'amore e i sogni di gloria chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio chi vuole l'aumento, chi gioca a Sanremo chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno Chi ama la zia chi va a Porta Pia chi trova scontato, chi come ha trovato na na na na na na na na na Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh... Chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo chi gioca coi fili chi ha fatto l'indiano chi fa il contadino, chi spazza i cortili chi ruba, chi lotta, chi ha fatto la spia na na na na na na na na na Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh... Chi è assunto alla Zecca, chi ha fatto cilecca chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori chi legge la mano, chi regna sovrano chi suda, chi lotta, chi mangia una volta chi gli manca la casa, chi vive da solo chi prende assai poco, chi gioca col fuoco chi vive in Calabria, chi vive d'amore chi ha fatto la guerra, chi prende i sessanta chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro na na na na na na na na na Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu Chi è assicurato, chi è stato multato chi possiede ed è avuto, chi va in farmacia chi è morto di invidia o di gelosia chi ha torto o ragione,chi è Napoleone chi grida "al ladro!", chi ha l'antifurto chi ha fatto un bel quadro, chi scrive sui muri chi reagisce d'istinto, chi ha perso, chi ha vinto chi mangia una volta,chi vuole l'aumento chi cambia la barca felice e contento chi come ha trovato,chi tutto sommato chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo chi è stato multato, chi odia i terroni chi canta Prévert, chi copia Baglioni chi fa il contadino, chi ha fatto la spia chi è morto d'invidia o di gelosia chi legge la mano, chi vende amuleti chi scrive poesie, chi tira le reti chi mangia patate, chi beve un bicchiere chi solo ogni tanto, chi tutte le sere na na na na na na na na na Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh.. Chi vive col padre, chi fa la rapina, chi sposa la Gina, chi ha rotto con tutti, chi vince a Merano, chi cerca il petrolio, chi dipinge ad olio, chi chiede un lavoro... Chi mangia patate, chi beve un bicchiere chi fuma un toscano, chi vive cent'anni chi ha seguito una strada, chi ha fatto carriera chi perde la calma, chi non sembra più lui chi lamenta un dolore, chi chiede un lavoro chi torna sui passi, chi ha visto Onassis chi ha preso un diretto, chi canta in falsetto na na na na na na na, na na na na na na na Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu Chi vive in baracca, chi suda il salario chi ama l'amore, chi tira al bersaglio chi sogna la gloria, chi ha scarsa memoria, chi gioca a Sanremo, chi va sotto un treno... Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, Ma il cielo è sempre più blu chi ama la zia, chi va a Porta Pia chi come ha provato, chi tutto sommato chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, Ma il cielo è sempre più blu chi è stato multato, chi odia i terroni chi canta Prévert, chi copia Baglioni chi fa il contadino, chi ha fatto la spia chi è morto d'invidia o di gelosia Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, Ma il cielo è sempre più blu chi legge la mano, chi vende amuleti chi scrive poesia, chi tira le reti chi mangia patate, chi beve un bicchiere chi solo ogni tanto, chi tutte le sere chi mangia patate, chi beve un bicchiere chi solo ogni tanto, chi tutte le sere chi mangia una volta, chi vuole l'aumento chi cambia la barca felice e contento chi ama la zia, chi va a Porta Pia... chi come ha provato, chi tutto sommato chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo chi è stato multato, chi odia i terroni chi canta Prévert, chi copia Baglioni chi fa il contadino, chi ha fatto la spia chi è morto d'invidia o di gelosia
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raveneno12 · 4 years
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...gli specchi frantumati...che contengono le stesse...identiche... inutili parole...dimenticati in angoli che abbiamo solo sfiorato nei secondi...dove la polvere calpestata...si è alzata...inalata dalle narici...ormai soffocate...ma mai così libere...dove solo una fessura che un muro lascia...sprigiona l'aria velenosa...che tocca...e stringe queste ossa... divorate dal tempo...si...un passo e un altro...il silenzio strappa le radici dei nostri pensieri...estirpando i sospiri... così vitali...e immensi...dove anche il più piccolo sussulto di un muscolo...si spezza... ancora... inutili convinzioni si prendono i cuori...facendoli cadere a terra...stremati...per poi rialzando essi...dalla morsa di artigli...disegnati dall'oscurità...accecando le iridi di corpi... che sorridono... graffiando muri...e lasciando il loro sangue...come ricordi...di speranze uccise dallo stesso tempo...che con lo sguardo verso il basso...si prende ancora i loro passi...iniziano queste unghie... a lacerare...raggi del coraggio...andando a scavare verso un nido... pieno di creature vive...non per riempire il loro stomaco... bensì svuotarlo dagli istanti...che hanno creato il loro sguardo...non muoiono così velocemente...non se ne sono ancora andati... eppure il loro stesso silenzio vive...e si fa più crudele...ma mai così forte...assordando le orecchie...e tagliare fili che fino a pochi momenti prima...era legato a qualcosa di nuovo...curve si stringono... cancellando corridoi dritti...e facendo sbalzare e incrociare le labbra... di uomini e donne...che con odio... spingono le loro dita nelle proprie gole...solo per non lasciare uscire grida...solo per scagliare i ricordi verso lame affilate...che con ghigni insoliti...dividono i polmoni e li trasformano...in questo fumo che adesso... anche io respiro... affannosamente...i sospiri infiniti che si contraggono dentro di me...dormono...e calmano il battito del cuore ...che ormai affogato da un liquido....nero come petrolio...si immerge e assopendosi...fugge dentro il mio petto... sparendo al suo..interno...come proiettili vaganti...le frasi e parole...che colpiscono le lacrime...le fanno sparire...senza un valido motivo...senza un valido secondo... dove la via di fuga...non esiste...non esistono pensieri... così unici... così teneri...ma solo il conflitto tra queste lettere...che compongono la falsità... aprendo il corpo della fiducia...per poi dimenticando pezzi di lievi soffi...che il vento... avrebbe trasformato...in un legame...dove niente sarebbe stato... così facile... così prevedibile...ma solo...un istante...in cui anche il dolore...avrebbe donato all'amore...la sua forza...
Amore...Odio... Amicizia...
La Voce...
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tulipsletter · 5 years
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𝐈 𝐋𝐎𝐕𝐄𝐃 𝐘𝐎𝐔 𝐀𝐍𝐃 𝐑𝐀𝐍 𝐀𝐖𝐀𝐘 𝐅𝐑𝐎𝐌 𝐘𝐎𝐔
( 𝐀𝐮𝐠𝐮𝐬𝐭 𝟏𝟗𝐭𝐡, 𝟐𝟎𝟏𝟗 / 𝐌𝐲𝐤𝐨𝐧𝐨𝐬, 𝐆𝐫𝐞𝐞𝐜𝐞 )   𝙲𝙷𝙰𝙿𝚃𝙴𝚁 𝟸
Respiravo. Respiravo ancora, mi alzavo dal letto con la consapevolezza che le mie spalle fossero alleggerite, libere da quel macigno di duemila lacrime che trattenevo da mesi. Le liberai dopo la scorsa lettera, scrivendo di riga in riga mentre ognuna di esse fu uno scalfire nella mia anima incisioni su ferite ancora aperte; si ha un bisogno incontrollabile di affondare nella propria mente, carne, dolore pur di raggiungerne il nocciolo ed estrarlo. Penso di averlo fatto, ora è fuori da me. Lui è fuori da me. Ma ormai avevo smesso di toccare quelle ferite e vi soffiavo sopra pensando al presente, all’indomani senza lasciare che i miei sentimenti potessero ricadere nelle mani di una nera e sporca macchia del mio passato. Ero il Barocco riluttante al Classicismo, una ricerca costante di ornamenti che potessero ricoprire quelle tracce di perfezione che lui aveva portato nella mia vita. Perché? Non potevo accettare che il tutto si incentrasse alla ricerca di un qualcosa di intangibile; poterlo amare. Non ho mai mostrato quanto io abbia sanguinato nell’istante io cui l’ho tagliato fuori. Eppure, quando questa macchia scarlatta mi ha circondato, nessuno sembra averla mai notata. Per anni avevo imparato a nuotare al suo fianco non soppesando mai più del dovuto, restando un punto fisso a cui aggrapparsi in caso di tempesta, una silenziosa compagna di viaggio. Mentre lui guardava l’orizzonte io imparai a memoria il suo profilo di nascosto, fino a sentirmi sparire nel silenzio per ogni sguardo che non ricevetti in cambio.  Un tempo credevo che se mi avessero trascinato in un fondale non se ne sarebbe accorto, perlomeno fino a che non risucchiassero anche lui con me. Però io lo amavo, io amavo quel suo stringermi la mano di nascosto sott’acqua nel mentre pensavo di nuotare da sola. Amavo il non sentirmici, il sapere che io ero il suo punto fisso quanto lui fosse il mio. Il mio scoglio, io il suo. Ineluttabili contro onde che si diffrangevano, scherzosi schizzi contro due macigni.   Quindi tagliai, tagliai il polso legato da una corda rossa al suo; la stessa corda che mi aveva assicurato che mai sarebbe finita, la stessa che dopo il suo “per sempre” era diventata una catena che mai aveva pesato. Ormai iniziava a starmi stretta, iniziava a bruciare. Tagliai, tagliai e fu vero. Perdere una persona che realmente ami è come perdere un arto. Accadde anche a me, tanto che pensai che quando se ne sarebbe accorto nemmeno la striscia di sangue che lasciai l’avrebbe portato a me. Nonostante tutto mi assicurai di non diffondere tracce, speravo di affondare da sola o perlomeno che le onde mi riportassero a riva.
                                                         ***
Ormai è passato un mese da quell’ultima lettera e stamattina per la prima volta ho notato che tra i rami del giardino vi è un piccolo nido. Sarà stupido, ma per me non lo era e mi fece sorridere. Ormai avevo imparato che se non le osservi quelle incisioni si cicatrizzano da sole, anche perché a dirla tutta… chi si diverte a guardare l’erba che cresce? Il concetto era lo stesso: ci sarebbe voluto tanto tempo ed ignorare il dolore è fattibile, pensavo. Amarlo era selvaggio, libero, caldo, dolce, sicuro, senza riserve ma mi aveva consumata. Ne avevo ripagato le conseguenze. Ma in quei giorni c’erano piccole voci che nella mia mente che avevo imparato a zittire fino al loro scomparire. Stamattina un uomo sarebbe comparso alla mia porta, come nei sei precedenti, e mi avrebbe fatta sorridere. Io indossavo un vestito estivo bianco che amavo, mi arrivava fino alle cosce. Avevo bisogno di circondarmi di cose belle che avrei imparato ad amare col tempo, di imparare che c’è molto da apprezzare che possa riempire di luce le tue giornate, come quel vestito così candido che mi faceva sentire bella. Ecco come volevo vedermi. Bella. Mia figlia mi aveva baciato a fior di labbra prima di uscire. In quel momento capii che, se fossi caduta ogni volta, avevo quel gracile motivo per potermi rialzare, anche se volesse dire affondare le unghie nel cemento. Mia figlia, la mia bellissima Eve. Sandali e capelli legati in uno chignon, potevo godermi una giornata con un uomo che aveva fatto molto per vedermi sorridere, seppur in poco tempo. Passeggiammo per i giardini, prendemmo delle patatine e parlammo di quanto fosse bello ma triste dipingere; lo definii come imprimere un ricordo nel disperato tentativo di congelarlo, emozioni sigillate in una gabbia di tela. Ne parlavo con un velo di leggerezza e mai malinconia; non avevo motivo di provarne alcuna. Così, pieni di buoni propositi, ci perdemmo di lungo in largo per tutta New York. Eppure, una lieve paura sussurrava sottopelle.  Non è che cercavo miserabilmente di occupare il mio tempo? Non volevo pensarlo minimamente, così ignorai quell’idea fino a sera.  Sera, mia bella sera. Tu che bussi alle porte dei sentimenti e le spalanchi facendoli scappare urlanti per le strade dei nostri cuori. Mia amata sera, tu che con quelle sfumature di nero mi hai sempre ricordato colui che portavi sottobraccio. Lui. Giungemmo a Manhattan, ci sarebbe voluto poco per concludere quella serata ed essere felice quando avrei sfiorato nuovamente il mio cuscino. Quando arrivammo al 433 Greenwich, il portone della Tribeca Penthouse era la mia buonanotte, eppure sentivo quella voce nella testa che mi faceva accapponare la pelle. Era un soffio leggero su di essa, un tocco ed io tremavo.  Fu lì che io crollai. Le labbra di quell’uomo poggiate sulle mie, labbra che non trapelavano nient’altro che non fosse la dolcezza d’un impulso fulmineo per coronare la serata. Ho sentito le sue mani sui miei fianchi molto dopo averle sul mio corpo, perché inizialmente non sentivo nemmeno la mia stessa carne attaccata alle ossa. Non sentivo nulla. Come il ballo di una ballerina dalle scarpette ornate di punteruoli, il mio cuore venne trafitto di passo in passo nei secondi successivi.  Prima che potesse staccarsi, affondai l’ultimo colpo sul mio petto; venne lacerato nell’istante in cui mi arpionai per baciare quel volto a me tanto freddo quanto estraneo, affamata del calore di una sera che cercava di soffocarmi col gelo che avevo lasciato fuori dalla porta.  “Non ancora, non di nuovo” pensai sfibrata dalla paura. Lui sorrise sulle mie labbra. Io volevo urlare sulle sue, ma le lambii di un dolore che non parlava la lingua di nessuno, se non che la mia. Inseguii la sua lingua braccandone ogni mossa fino a che un tonfo al petto mi fece bloccare.  Quando mi staccai vidi la contentezza di una persona che aveva toccato degli attimi di felicità, ma nell’istante in cui le sue mani sfiorarono il mio vestito sentii quel bianco macchiarsi di nero. Bruciava, ustionava e così mi indietreggiai con un sorriso sulle labbra. Felicità? No, un sorriso misero di rassegnazione.  Eppure, non l’aveva notato. Chi mai aveva notato qualcosa? Nemmeno le persone a me più care. Ero distrutta, ero a pezzi. Questa era la realtà.  Ci salutammo e quando raggiunsi l’ascensore non riuscii nemmeno a guardare il mio riflesso, avevo bisogno di perdermi in quella cabina piena di specchi e di lasciare che le urla nel mio petto mi assordassero le orecchie così da piangere da sola. Ero sola, ero perennemente sola. Lui non era più con me. Scivolai fino a terra, mi coprii la bocca con un palmo quasi volessi violentare il mio stesso dolore e non lasciare che le urla si disperdessero. La sera non doveva saperlo, non doveva sentirmi, non poteva. Le lacrime caddero rigandomi il viso, mi scordai di quell’immagine specchiata di fronte a me perché vidi solo un frammento di donna; nel mentre il silenzio mi bruciava il corpo, riducendolo in cenere.  Non potevo scoppiare, non potevo respirare quell’aria, non potevo piangere… eppure le lacrime sgorgavano e mi sbraitavano di gridare con loro. Abbracciai un ginocchio, sobbalzai ai singhiozzi che strozzavo e soffocai con quel pugno in gola. Soffocai con quel nero che sgorgava dalla mia bocca. Una mano contro le labbra, premuta come se stessi per vomitare il mio dolore mentre l’altra tremante tentava di farmi entrare in casa. Casa? Speravo in un rifugio e basta. Era buio anche lì, così non accesi le luci e mi fiondai in bagno. Che potevo fare? Nulla. Così respirai lentamente, nascondendo l’amarezza di quelle bugie che continuavo a ripetermi. Lo specchio, solo allora mi vidi e capii.  Ero vitrea, il mio sguardo si era oscurato e capii che quel nocciolo era ancora in me e dovevo accettarlo. Lì la rabbia mesta al dolore prese il sopravvento, notai le mie labbra arrossate e le sfiorai non riconoscendole più. Le sfiorai, le accarezzai. Piangevano ed imploravano pietà, sentendo il cuore strillare. Con un respiro presi un batuffolo di cotone e mi struccai, poi due e poi tre. Con in quarto mi tamponai le labbra, le sfregai, le frizionai quasi a volerle sfregiare.  Le volevo strappare. Le volevo dimenticare. Due passi indietro per poi spogliarmi di quella stoffa che ai miei occhi era più sporca che un bagno in una coltre di petrolio. Lasciai il vestito scivolare fino ai miei piedi e mi sentii libera. Durò per poco.  La mia carne, la mia carne andava in fiamme ma mi lasciai rosolare in essa. Ero sola, in trappola con un’anima che non sapeva far altro che cercare di scappare.  Ma cercava la sua, ancora. Scappai, scappai sul mio letto in una stanza buia in cui la mia unica amante era la notte. L’unica che mi aveva visto con quel cuore spaccato in due. Volli implodere ed affondai il volto sul cuscino, lo morsi e lo tirai coi denti. Quando devono amputarti un pezzo di te e vogliono strozzare le urla solitamente mettono un ramo o una cintura di cuoio tra i denti, vogliono farti male ma non vogliono farlo sentire.  Io avevo bisogno di gemere, la mia mente stava sbraitando. Eppure, il mio corpo agiva estraneo a ciò che vi era sotto la sua stessa pelle, proteggeva quell’amica di viaggio - la mia dannata anima - dal volersi dissolvere in urla che avrebbero lacerato le pareti. La calmava, ci provava seppur con i modi più rudi. Tappava la mia bocca con una mano, poi due. Controllava il mio respiro e, quando qualcosa da dentro strideva in un gemito sofferto, riempiva i polmoni di aria pulita inalata tra i singhiozzi. Tremori  brividi percuotevano, mentre gli occhi si appannavano; improvvisamente affogai nelle mie stesse lacrime, sentii i polmoni riempirsi di un dolore fluido e non più pungente. Come uno svenimento inesorabile, mi stesi sul materasso. Capii di essere dannata quando le mie lacrime bagnarono le tempie fino a raggiungere le orecchie. Sentii il mio dolore raccolto in quelle goccioline, il fresco gelo che portavano era una firma.
                                                        ***  Ero lì, esausta. Il cuore aveva preso un ritmo più stabile, ma nonostante ciò lo sentivo annaspare sotto il torace. Improvvisamente sentii freddo, tanto freddo pungente. Fortunatamente avevo il vizio di nascondere il pigiama ben piegato sotto al cuscino, così indossai quella lunga felpa sottile grigiastra. Avrei tanto voluto coprire le gambe, ma raggiungere la camera armadio voleva dire alzarmi e in quel momento avevo messo radici sul mio materasso. Mi coprii con la trapunta, trovando i miei stessi movimenti molli e lenti; i muscoli dolevano come se avessi corso una maratona inseguita da predatori.  Eppure, erano i miei sentimenti per lui a braccarmi oltre la porta. Una voce trillò. Ruppe il silenzio e il buio. Una sola parola: mamma. Eve era impalata sul ciglio della mia stanza, come un piccolo micio che poteva vederti oltre l’oscurità. Aspettò un paio di secondi e mi raggiunse sul lettone, troppo grande per una persona ma soprattutto per quello scheletro di donna che mi sentivo. Le sorrisi, nonostante forse non potesse vederlo. Sarà abitudine, ma non riuscivo a farmi vedere in altro modo da lei se non con un riso sulle labbra. 
Mia figlia era come una canzone di Avril Lavigne cantata al momento giusto. Lei era quel “I Will Be” delicato che le cantavo cullandola ancora giovane ed insicura sul come prendermene cura.  Nel mentre lei mi raggiunse sotto le coperte per stringersi a me io ripensai a quando era grande come un coniglietto, la cullavo camminando avanti ed indietro per la stanza trasformando quella canzone in una delicata ninna nanna.
I will be all that you want, and get myself together cause you keep me from falling apart All my life I’ll be with you forever, to get you through the day and make everything okay
Le baciai la fronte, lei si strinse a me poggiandosi al mio seno come se potesse proteggermi tanto quanto io potevo con lei. Eve era questo per me, era stata questo. La mia forza, una sorellina, un’amica. Era mia figlia, era la mia cura. Sapevo che l’ombra di lui era ancora persistente nella mia testa, più che un veleno una macchia nera. Ma in quel momento il respiro di Evelyn così calmo ed inerme ai dolori che ci riserva il futuro fu la mia catarsi.
Now I can breathe 'cause you're here with me and if I let you down I'll turn it all around cause I would never let you go
Chiusi gli occhi. Tutto si spense. Lo feci anche io, del tutto.
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                      𝙻𝚘𝚜 𝙰𝚗𝚐𝚎𝚕𝚎𝚜, 𝟷𝟿𝚝𝚑 𝚂𝚎𝚙𝚝𝚎𝚖𝚋𝚎𝚛 𝟸0𝟷𝟿
Papà, so che non è una cosa di cui ti parlo spesso. A dire il vero non te ne ho mai parlato.  Mi sono innamorata. Beh, oddio, mi ero innamorata. Mi ero innamorata così follemente dei mesi fa da disintegrarmi e so che non è questo che vuoi sentire, non penso tu l’abbia mai voluto. A Maggio, quando sentii il tuo discorso fatto a così tanti laureandi ma rivolto specialmente a me, mi sentii in debito di non deludere le tue aspettative. So che tu ne hai e non sono mai state tanto opprimenti da farmi cedere sotto il loro peso. Non sono state nemmeno loro a volermi far seguire molte tue orme, sono stata io con la voglia di volerle rompere e stravolgere.  Ma so che non ti aspettavi io lasciassi un angolo di cuore per farmelo pugnalare così, senza pietà. L’ho fatto, l’ho fatto papà e non mi chiedo nemmeno scusa per questo perché mi ha fatto comprendere quanto sia forte l’animo di un essere umano; tanto forte quanto lo è il sentimento capace di spezzarci.  Non voglio più riviverlo, non voglio più sentirmi così consumata e fingere di poter impugnare l’arma per sparare il colpo. Fingere di essere tranquilla dopo aver centrato in pieno l’obbiettivo.  Quando ero piccola, più di quanto fosse legale farlo, mi portasti al poligono sotto casa, quello che facesti installare per tenerti in allenamento una volta tornato a casa. Erano pochi i momenti che potevi passare con me, ma ogni cosa che io volevo imparare tu non la negavi mai, mi guardavi, pensavi ed agivi. Prima però mi insegnasti il bene che poteva concedere il famoso “premere il grilletto”, poi il male che ne poteva nascere. Il dover portare dentro di te la vita di qualcuno ed il peso di averla fatta svanire. L’unico bene che mi insegnasti fu famiglia, l’unico motivo per cui premere ed non battere ciglio.  Per anni mi sono chiesta se fosse giusto... per anni mi sono risposta che non potevo permetterlo, non potevo permetterlo se come ultima difesa mi fosse rimasta quella. Non potevo permettermi cosa? Di non premere, lo sai.  Mi hai insegnato come caricare, quanto tempo metterci e come difendermi nel farlo. Mi hai insegnato a trattenere il respiro, abbiamo imparato a scoccare la freccia al momento giusto insieme.  Ma non ero pronta, non ero pronta ad un colpo così. Non era un dolore fisico, no. Era qualcosa di interno, un seme che bruciava e faceva radice in ogni mia vena.  Ma da un po’ di tempo ho imparato a conviverci. L’amore è questo e, se per amare davvero un’altra volta dovrò temerlo, lo farò. Non posso nascondertelo, io amato tantissimo. Forse un angolo di me lo amerà ancora nel mentre la mia mente si sarà imposta di dimenticarne il nome.  Ti assicuro, però, che sono pronta a lottare perché non accada di nuovo. Essere ferita intendo. Non mi lascerò più spegnere, papà.  Questo per e grazie a te
𝙰𝚖𝚘𝚞𝚛 𝚎𝚝 𝚛𝚎𝚜𝚙𝚎𝚌𝚝𝚎 𝚝𝚘𝚞𝚓𝚘𝚞𝚛𝚜.
      𝐴𝑟𝑡𝑒𝑚𝑖𝑠𝑖𝑎
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sanremista-dal51 · 5 years
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Il 13 dicembre Santa lucia Gli ho detto addio e sono Andato via Il 13 dicembre Amore mio Forse ho sbagliato tutto Non ero io Quante macchie di petrolio Sull'asfalto di città Quanti cuori da coniglio Ma il leone dove sta Ma c'è vuoto senza il sole Occhi senza verità Un amore per amore C'è qualcuno che ce l'ha A mare di persone Gli ho aperto il cuore Mi han dato quattro soldi E niente amore Sul letto dei rimpianti Io ti ho lasciato Per stare in mezzo a un mondo Che è sbagliato Il bracciante taglia il grano Poi il pane non ce l'ha L'operaio fa le scarpe E avanti mai non va Il soldato fa la guerra È il motivo non lo sa La bandiera della terra Un colore non ce l'ha Ma vale più lo sguardo Degli occhi tuoi Di tutte le illusioni Che ho avuto mai La gente sta in equilibrio Sul mondo che cade sempre giù Sempre giù Sempre giù Il bracciante taglia il grano Poi il pane non ce l'ha L'operaio fa le scarpe E avanti mai non va Il soldato fa la guerra È il motivo non lo sa La bandiera della terra Un colore non ce l'ha Un colore non ce l'ha Il 13 dicembre Santa lucia È il giorno più importante Che ci sia Quel giorno di dicembre Io ho capito Che un uomo senza amore E già finito Quante macchie di petrolio Sull'asfalto di città Quanti facce da coniglio Ma il leone dove sta Ma c'è vuoto senza sole Occhi senza verità Un amore per amore C'è qualcuno che ce l'ha Na na na na na na na na. (Vito Pallavicini) #sanremo #sanremo21 #sanremo71 #sanremo1971 #festivaldisanremo Brano: 13, Storia d'oggi Immagine: Minatori nella neve - Vincent Van Gogh - 1882 https://www.instagram.com/p/B7qEoV-I8SY/?igshid=82fvfsnjfdci
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pangeanews · 6 years
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W.H. Auden s’inventa l’Eden: clima britannico, lingua italiana, cibo francese, nuoto e molti labirinti (intanto in UK stroncano il romanzo europeista)
Spectator è una rivista che servirebbe anche in Italia. A cadenza settimanale, ricca di considerazioni e proposte. Politiche e culturali. Sta su posizioni di conservazione. Per dire. Non le piace la critica corrosiva che un le Carré porta allo sfruttamento criminale, surrettiziamente capitalistico, dell’Occidente in Africa. Un giornale conservatore, ma non ottuso. Ieri 16 febbraio ha pubblicato due colonne (le leggete qui) dove con ironico e superiore sorriso si fa a pezzi quell’Europa sclerotizzata, tra valli e montagne austriache, che ancora pensa di raggiungere vette olistiche, unitarie, alla Musil, comprensive di tutto e di tutti.
Il cinismo upper class di Spectator ha messo una vignetta con Macron atteggiato a Cesare, spada e naso aquilino, davanti a un uomo delle caverne con la clava (Salvini: e l’immagine mostra più simpatia per quest’ultimo). Ora figuratevi cosa gliene importa a un Inglese purosangue di questo romanzo, Il capitale di Robert Menasse, austriaco classe 1954, uno cresciuto a pane e ideologie centraliste, che confonde la Kakania con Bruxelles in questo romanzo che in Inghilterra è già tradotto (e costa caro, forse per questo in UK si legge poco in traduzione). E che è la semplice storia di tipi umani tanto realistici quanto imbarazzanti, senza invenzione, senza verve, solo con grandi pretese di toccare il cuore di chi da UE vorrebbe sfilarsi.
Il romanzo è una sciarada di idealisti, pragmatici, carrieristi con contratto in scadenza oppure pronti a denudarsi per un grammo di potere. C’è un’inglese candida, Grace Atkinson. C’è il cipriota in gamba Fenia Xenopoulou. Manasse è andato a scuola di globalizzazione e gli piace questo sformato dove tutti sono uguali e si cerca di mobilitare Bruxelles con (l’ennesima) giornata in Memoria. Mentre c’è da controllare un branco di porcelli che stanno scorrazzando in libertà davanti al palazzo del potere.
Ma per gli Inglesi balordi è tutta una commedia burocratica dove i personaggi ancorché diversi e variopinti dicono tutti ‘Sì’. La conclusione è senza scampo: il libro pro-UE sarà pure autoironico, innaffiato di vino e farcito di creme austriache, toccherà i cuori ma non cambierà le menti.
*
Era importante segnalare la cosa per quando ci sarà la solita valanga di carta italiana che tradurrà questa frivola giocata sul tavolo di biliardo di Musil di Herr Manasse, il quale è un tipo curiosissimo, ha scritto anche di vita di strada in Brasile ma gli si potrebbe consigliare di leggere Stefan Zweig e le sue storie di cameriere impalmate, così siamo pari e non rompe le palle.
*
Viene da dire. Ma l’Europa non ha dei poeti di vaglia? Chiaro, ma non c’è interesse né forza per capirli, lanciarli. Il migliore è Saint-John Perse di cui Pangea pubblicherà a breve il discorso del Nobel (1960, sempre snobbato perché apolitico ed estetizzante, stronzate al 100%).
Nel frattempo abbiamo notato questo testo inedito composto in onore di Saint-John Perse da un altro fulmine, Wystan H. Auden. Sono note mai pubblicate e scritte a fine 1949. Aveva capito con un decennio d’avanzo chi è che comandava. Stanno nel terzo volume di prose che va dal 1949 al 1955, le prime prove di teoria Gli irati flutti prima che gli dessero la cattedra a Oxford. Dove tra l’altro, in mezzo a toghe sornione, non stava a suo agio.
Notare. “Le leggi di natura sono leggi di qualcosa. Sono quel che gli scienziati scoprono nel tempo ma stanno in tutti i tempi”. Ancora. “Mentre una società non può iniziare a esistere finché tutti i suoi membri non siano presenti, un singolo individuo può essere l’inizio potenziale di una comunità”. Altro che fregnacce UE. Quando un poeta dedica a un altro poeta queste lance col titolo Natura Storia Poesia vien fuori il finimondo, l’inizio di una nuova vicenda possibile.
“La materia che è soggetto della poesia è una congerie di occasioni di percezione, storiche e trascorse. L’intenzione del poeta nel produrre il poema è convertire una porzione della folla in una comunità (…) nello scrivere un poema il poeta deve teorizzare che il linguaggio non abbia storia, o che questa storia sia arrivata alla fine, che il significato di qualsiasi parola che usa sia perpetuamente ricorrente”.
Fine. Che dire? Che Auden era anche di una tenerezza angosciante, come si vede dal questionario di Proust che compilava nel 1955. E che lo mostra più e meglio delle presunte prove scientifiche ‘caratteriali’. Come si dice. Sognare utopie di parole fa meno male di tenere tutti aggiogati al palazzo centrale che manda comandi sulla forma dei pomodori. Intelligenti pauca. 
Buona lettura.
Andrea Bianchi 
***
Qui è l’uomo felice. Gioco psicologico per la domenica piovigginosa. Il tuo Eden
Paesaggio: Calcare, da un lato foresta di querce, dall’altro mare dove la terra cade come in un precipizio.
Clima: Britannico.
Origine degli abitanti: Come negli USA un miscuglio, ma con leggera maggioranza di dolicocefali.
Lingua: Italiano.
Religione: Cattolica del tipo easy-going mediterraneo ma con inni e salmi anglicani. Streghe e maghi vi godono di status ufficiale assai rispettato.
Forma di stato (se esiste): Monarchia assoluta. Sovrano scelto a sorte. Lui o lei regna per un anno. 
Dimensioni capitale (se esiste): Circa cinquemila abitanti. 
Fonti di energia: Carbone acqua vento. Niente petrolio.
Industrie (se esistono): Principalmente miniere. Filande. Pastorizia. Orticoltura. 
Come arrivi al tuo Eden? Una rete ferroviaria ben ramificata. Poi, canali.
Stili architettonici: Barocco per edificio statale. Romanico per quello ecclesiastico. Settore industriale come gli edifici di primo Ottocento, genere filanda. Stile domestico come nel Settecento con le case di campagna. 
Decorazioni interne: Barocco per le chiese, vittoriano massiccio per le case.
Giardini: Formali. Molti labirinti, grotte, dislivelli ecc.
Illuminazione: Candele, gas, niente elettricità. 
Riscaldamento: Fuochi all’aperto, niente riscaldamento centralizzato. 
Cucina: Essenzialmente francese ma con inserti elevati (pesce nordamericano, vino bianco tedesco, verdure cinesi…).
Vestiti per occasioni formali: Quelli di moda a Parigi tra 1830 e 1840.
Unità di misura: Complicate e irrazionali. Nessun sistema decimale. 
Calendario: Basato sulle lunazioni, non sul moto del Sole.
Sistema educativo: Scuole di avviamento segregate e gestite da eccentrici selvaggi.
Hobby: Archeologia. Osservare volo uccelli. Musica da camera. Niente danze popolari.
Sport: Gare di cani pastore. Nuoto. Croquet. 
Intrattenimento: Opera balletto classico processioni religiose. Niente film.
Sistemi informativi: Gossip. Niente giornali, né radio né televisione. 
Cosa senti di aver tralasciato: Censurato
W.H. Auden
L'articolo W.H. Auden s’inventa l’Eden: clima britannico, lingua italiana, cibo francese, nuoto e molti labirinti (intanto in UK stroncano il romanzo europeista) proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2GTsp8f
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salecheapggdb-blog · 6 years
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outletggdbsale-blog · 6 years
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ggdbonlineshop-blog · 6 years
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Golden Goose Saldi Archimede di How as To Make price Fare niente
Le persone più ricche e soprattutto le più ricche all'interno della sfera hanno fatto riferimento a sfruttare il denaro degli altri popoli per produrre anni. Uomini e donne di Jean Paul Getty, Aristotele Onassis e Donald Trump mangiano eccellentemente durante questo elemento costruttivo numero uno. La loro acquisizione di OPM in beni di acquisizione potrebbe essere descritta come leggendaria. Onassis in vari è stabilita per l'acquisizione di contratti a lungo termine garantiti per il trasporto di minerale e in aggiunta di petrolio dalle navi e anche di cisterne che il tuo cucciolo non possedeva ancora e successivamente destinato alle banche effettive che detengono le opzioni di prestito per acquistare le mute e le petroliere usando i contratti. Praticamente qualsiasi sfacciataggine in aggiunta ha talento per il creatore se mai ne avesse uno! Un tragico errore che molti primi timer elettronici (a volte descritti come 'principianti') stabiliscono attraverso il quale guardano online e poi trovano sui servizi di web marketing che promettono cifre esorbitanti. Le pagine di denaro di questi lavori possono essere particolarmente così elemosinando ciò che acquistano questi programmi semplicemente per vedere che questo articolo è semplicemente parte integrante del frammento di quel puzzle con l'aiuto di un lotto intero per quanto riguarda i dettagli eliminati. I 'neofiti' hanno spesso ottenuto la ripetizione di individui affetti da venditori disonesti alla ricerca di Golden Goose Scontate onetizzare la propria ingenuità. convincente sarebbe la vendita al dettaglio che di solito siete tentati sulla strada per ottenere questo particolare programma, mentre il più rapidamente possibile, nient'altro che scegliere in che questo non era diventato il mio promesso Golden Goose Sneakers. Golden Goose Sneakers UK Spark novità innovative. Ipotesi di crisi. Fornisci i tuoi segreti. Offrire Golden Goose Italia icerche approfondite e anche analisi. Venire con loro soffrire come questi elementi semplicemente non può fare a meno della tua posta elettronica. Inoltre, alcuni programmi specifici esclusivi per la tua Golden Goose Saldi ollezione possono essere una buona idea. Una ricezione fatta con i sostenitori è che la maggior parte del carico fiscale sul carbonio non danneggerebbe assolutamente la classe media e inferiore, ma esattamente come su una parte della vita economica dei produttori provenienti da tutti i beni e di conseguenza dai servizi (ad esempio, RICH) il passaggio di costi specifici si abbassa se si desidera il consumatore (ad esempio, una sorta di POOR)? Questo processo di realismo economico non può essere modificato, Golden Goose Super Star Scontate ranne ovviamente implementato con riferimenti energetici (cioè FASCISMO). Beh, perché è esattamente ciò che miliardi di normali joe folk hanno effettivamente preso, per tentare direttamente dai disastri finanziari che li guardano usando l'affare. Arrivano con gli esperti di marketing e hanno bisogno di imparare i modi per fare questa impresa e stanno facendo in modo di mettere in ordine gli altri del tuo denaro ogni mese che lo ha spostato da questo rosso al nero, dal punto di vista finanziario. Mi è stato permesso di prendere questo subito. Sei in grado di compensare 40 diverse ore di lavoro e di conseguenza il tempo per i tuoi contenuti di cuori da una famiglia di persone dotate di periodi di permuta estenuanti e il tuo denaro fidato si trasferisce prima a qualche governo, poi a fatture poi, per te? Sei in grado di scoprire come andare contro quello che è considerato essere? Questo semplicemente non significava essere veramente accusatori. In realtà, il precedente è il nostro triste fatto facile per una grande quantità di cultura. La tua collezione immobiliare veritiera può essere molto composta da fare con gli investimenti per trovare il termine infinito compralo e tieni premuto. Altri saranno sicuramente apprezzati e il cash si evolverà, ma per molti forse il medium di espressione più breve è mantenuto. Nei periodi di tempo potreste imbattervi in ​​una proprietà sottovalutata dal suono davvero terrificante, perché potrebbe richiedere un po 'di capitale speso per portare spesso la proprietà verso l'alto per premiare che qualcuno possa seguire quel giro e distribuire per un rapido guadagno.
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dadomat · 7 years
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Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu
Album:La Storia Anno:1975
Chi vive in baracca, chi suda il salario chi ama l'amore e i sogni di gloria chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio chi vuole l'aumento, chi gioca a Sanremo chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno Chi ama la zia chi va a Porta Pia chi trova scontato, chi come ha trovato na na na na na na na na na Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh... Chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo chi gioca coi fili chi ha fatto l'indiano chi fa il contadino, chi spazza i cortili chi ruba, chi lotta, chi ha fatto la spia na na na na na na na na na Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh... Chi è assunto alla Zecca, chi ha fatto cilecca chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori chi legge la mano, chi regna sovrano chi suda, chi lotta, chi mangia una volta chi gli manca la casa, chi vive da solo chi prende assai poco, chi gioca col fuoco chi vive in Calabria, chi vive d'amore chi ha fatto la guerra, chi prende i sessanta chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro na na na na na na na na na Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu Chi è assicurato, chi è stato multato chi possiede ed è avuto, chi va in farmacia chi è morto di invidia o di gelosia chi ha torto o ragione,chi è Napoleone chi grida "al ladro!", chi ha l'antifurto chi ha fatto un bel quadro, chi scrive sui muri chi reagisce d'istinto, chi ha perso, chi ha vinto chi mangia una volta,chi vuole l'aumento chi cambia la barca felice e contento chi come ha trovato,chi tutto sommato chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo chi è stato multato, chi odia i terroni chi canta Prévert, chi copia Baglioni chi fa il contadino, chi ha fatto la spia chi è morto d'invidia o di gelosia chi legge la mano, chi vende amuleti chi scrive poesie, chi tira le reti chi mangia patate, chi beve un bicchiere chi solo ogni tanto, chi tutte le sere na na na na na na na na na Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh.. Chi vive col padre, chi fa la rapina, chi sposa la Gina, chi ha rotto con tutti, chi vince a Merano, chi cerca il petrolio, chi dipinge ad olio, chi chiede un lavoro... Chi mangia patate, chi beve un bicchiere chi fuma un toscano, chi vive cent'anni chi ha seguito una strada, chi ha fatto carriera chi perde la calma, chi non sembra più lui chi lamenta un dolore, chi chiede un lavoro chi torna sui passi, chi ha visto Onassis chi ha preso un diretto, chi canta in falsetto na na na na na na na, na na na na na na na Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, ma il cielo è sempre più blu Chi vive in baracca, chi suda il salario chi ama l'amore, chi tira al bersaglio chi sogna la gloria, chi ha scarsa memoria, chi gioca a Sanremo, chi va sotto un treno... Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, Ma il cielo è sempre più blu chi ama la zia, chi va a Porta Pia chi come ha provato, chi tutto sommato chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, Ma il cielo è sempre più blu chi è stato multato, chi odia i terroni chi canta Prévert, chi copia Baglioni chi fa il contadino, chi ha fatto la spia chi è morto d'invidia o di gelosia Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, Ma il cielo è sempre più blu chi legge la mano, chi vende amuleti chi scrive poesia, chi tira le reti chi mangia patate, chi beve un bicchiere chi solo ogni tanto, chi tutte le sere chi mangia patate, chi beve un bicchiere chi solo ogni tanto, chi tutte le sere chi mangia una volta, chi vuole l'aumento chi cambia la barca felice e contento chi ama la zia, chi va a Porta Pia... chi come ha provato, chi tutto sommato chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo chi è stato multato, chi odia i terroni chi canta Prévert, chi copia Baglioni chi fa il contadino, chi ha fatto la spia chi è morto d'invidia o di gelosia
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30annidieresia-blog · 7 years
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MANUEL PUIG
A vent'anni o poco più si crede a tutto e si crede a niente.
Roma mi piaceva enormemente.
Con i suoi tratti rugginosi, soprattutto dopo una piovuta.
Vivida, burlona, strafottente, eccessivamente accorta e scanzonata, come solo Roma sa essere.
Conoscevo molti teatranti.
Avevo appena fatto l'università e mi era stato regalato il mio primo viaggio a Londra, il primo di molti. Prima che scoprissi la crudezza assoluta di un luogo che ne contiene tanti: troppe anime, troppi cuori, culi e corpi e dunque, alla fine finge di non averne nessuno.
A Londra, da ingenuo quale ero, avevo scoperto che Manuel Puig, fosse anche scrittore di teatro. Andai a vedere Il mistero del mazzo di rose: fui soggiogato dalla scorticata verità di quell'intreccio di relazioni umane. Da quella senõra nel letto vessata o che vessava la sua nurse.
Tornato a Roma, una sera, scopro che amici di amici, stanno mettendo in scena Il bacio della donna ragno.
Avevo visto il film. Una botta nella pancia, non un colpo basso, ma quasi un incidente di cui è difficile scrollarsi i postumi di dosso.
Vado alle prove un po' di volte, poi arriva la sera delle prove generali.
Era al Teatro Ghione.
Pioveva.
Andai senza ombrello. Londra mi aveva – lateralmente – insegnato già quello.
Attraversai piazza San Pietro e come solo quella città sa fare, improvvisamente i sanpietrini diventarono roventi. Il tramonto aveva prevalso. Asciutto.
Arrivato al teatro, l'aiuto regista mi dice che hanno bisogno di me.
Di me?
Niente di peggio che avere l'autore del testo alla generale.
Mi lasciano come un fesso, solo nel foyer.
Dall'ombra di un angolo viene fuori un uomo smilzo, appena un po' di calvizie, una borsa della spesa di quelle verde petrolio in mano. Visibilmente piena di libri, dagli angoli aguzzi che le davano forma.
Era Manuel Puig.
La pioggia appena passata puzzava vita concreta.
Ci presentammo. Non mi scomposi. Ma bollivo.
Niente inglese per lui. Il mio, per altro, era assai stentato.
Decidemmo per il francese.
Lo portai lungo le mura vaticane.
Molti passi che ora sembrano pochissimi, perché Puig aveva il dono ancora esplorato da pochi, di rendere tutto lampante, e leggero.
Così arrivammo per strade che mi sembravano tortuose a Monte Verde dove avevo abitato e che conoscevo un po'.
Parlammo pochissimo.
Un ragazzino. E lo scrittore che amava i film come me, ma che aveva una umiltà che squaglia solo al ricordo.
Mi parlò di sua madre ammalata a Buenos Aires. Lo fece con una dolcezza netta, senza svirgolate: ricompose davanti a me la partitura di un amore reciproco e sconfinato.
Seppi solo replicare che avevo uno zio che abitava a Tandil, in Argentina.
Ma è la ‘ruota’ quella che ricordo con più nitidezza: la ruota delle nostre vite che si intrecciavano lungo il nostro silenzio coatto, ma mai pesante.
Tra i vari libri che c'erano nella borsa di plastica, due erano di Mishima, ma forse mi sbaglio.
Recentemente ho letto ne L'impero del sole, di un uomo che dopo un bombardamento sul Bund di Shangay si trova qualcosa che un ragazzo da lontano crede sia un guanto giallastro.
Era in realtà l'intera pelle della mano di un soldato saltatagli addosso dopo un'esplosione.
Il sentimento che ho al ricordo di Puig e di me che gli camminavo accanto, è di essere stato come quell'uomo che tiene quell'impronta di vita che se ne sta andando, ma di cui si sente tutta l'immensa inevitabilità.
Anche se quella mano non sarà mai più, da lontano può sembrare un fiore.
Manuel Puig – quella sera – è stato un fiore.
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