#Crainquebille
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Crainquebille, Jacques Feyder, 1922
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Bongo et Crainquebille par Tiberio Colantuoni avril 1974
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L’Arma dei carabinieri e la democrazia malata Diciamolo subito e poi lasciamoci dietro le discussioni inutili di chi si arrampica sugli specchi per giustificare i «bravi ragazzi che rischiano la vita»: è vero, ci sono carabinieri perbene che perdono la vita in servizio.
#Anatole France#carabinieri#Casapound#Crainquebille#Guido Dorso#Ilaria Cucchi#Minniti#Salvini#Stefano Cucchi
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L' idea di una giustizia giusta non ha potuto germogliare che nella testa di un anarchico.
Anatole France -Crainquebille-
⭐🖤⭐
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L’Affaire Crainquebill est une longue nouvelle de l'écrivain français Anatole France.
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L'Affaire Crainquebille, Theophile Steinlen
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Crainquebille (1922)
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Tutto passa e si avvicenda: solo io rimango (Anatole France, Crainquebille, Sesto San Giovanni, Attilio Barion Editore, 1926).
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"Liberi dal populismo". Dal 12 maggio 2018 con il Foglio cinque libri per pensare in modo diverso: Daniel Soulez Larivière, Il circo mediatico-giudiziario; Richard Millet, L’antirazzismo come terrore letterario; Anatole France, Crainquebille; Michael Novak, Verso una teologia dell’impresa; Lysander Spooner, I vizi non sono crimini
“Liberi dal populismo”. Dal 12 maggio 2018 con il Foglio cinque libri per pensare in modo diverso: Daniel Soulez Larivière, Il circo mediatico-giudiziario; Richard Millet, L’antirazzismo come terrore letterario; Anatole France, Crainquebille; Michael Novak, Verso una teologia dell’impresa; Lysander Spooner, I vizi non sono crimini
La collana “Liberi dal Populismo” nasce contro questo tipo di atteggiamento che in Italia ha preso piede senza la benché minima opposizione culturale, anzi, venendo nobilitato facendolo passare per un grido di dolore mentre non si tratta d’altro che di un colossale rigurgito. La casa editrice Liberilibri e Il Foglio hanno scelto di portare avanti assieme questa battaglia culturale con cinque…
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http://lemiroirdesfantomes.blogspot.fr/2018/04/crainquebille-le-marchand-des-quatre.html?view=magazine
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Carsten Bülow in Steinwache und Antiquariat
Carsten Bülow Der Dortmunder Rezitator und Schauspieler Carsten Bülow steht vor zwei Auftritten. Am Mittwoch (24.1.) liest er um 19 Uhr in der Mahn- und Gedenkstätte Steinwache einen Text über Klassenjustiz, Recht und Gerechtigkeit vom französischen Literaturnobelpreisträger Anatole France, und am Sonntag (28.1.), 17 Uhr liest er im Antiquariat "Le Chat qui lit" aus E.T.A. Hoffmanns "Der Sandmann". Die Mahn und Gedenkstätte „Steinwache“ - ein sehr bedrückender, geschichtlich sehr wichtiger Ort, der in der Zeit des Nationalsozialismus eine tragische Rolle spielte, ist sicherlich wie kein anderer Ort geeignet, einen Text über Klassenjustiz, Recht und Gerechtigkeit, und deren Bedeutung, vorzutragen. Der französische Literaturnobelpreisträger Anatole France, schuf 1901, die Novelle, „Crainquebille“ die immer noch als ein gültiger Text über Recht, Gerechtigkeit und Klassenjustiz gesehen werden kann. Formal sehr kompakt und kurzweilig erzählt sie die Geschichte des Gemüsehändlers Crainquebille der zum Justizopfer wird. Die Sprache ist einfach, voll Ironie, Witz, Spott und Sarkasmus, und dennoch verliert sie nie an Tragik und Dramatik und tiefer Bedeutsamkeit. France war zu diesem Stoff durch die „Affäre Dreyfus“, inspiriert worden. Hauptmann A. Dreyfus wurde 1894 wegen angeblichen Landesverrats zugunsten des Deutschen Kaiserreichs verurteilt und verbannt. Der Justizirrtum weitete sich zum ganz Frankreich erschütternden Skandal und stürzte das Land in eine schwere politische und moralische Krise. Emile Zola hatte 1898 mit seinem berühmt gewordenen Artikel „Ich klage an“, angeprangert das der eigentlich Schuldige freigesprochen wurde. Zwei Veranstalter Veranstalter dieser szenischen Lesung sind die Deutsch – Französische – Gesellschaft und die Mahn und Gedenkstätte Steinwache Dortmund. Im Anschluss an die Lesung wird es noch eine Einordnung in den literarhistorischen Kontext und interessante Einzelheiten über die „Affäre Dreyfus“, von Referentin Hannelore Hückel geben. Carsten Bülow arbeitet als freier Schauspieler und Rezitator und steht seit über 30 Jahren auf der Bühne. Er war u.a. als Gast im Schauspiel Dortmund, Stadttheater Gießen, Kurtheater Bad Sachsa, Oper Wuppertal, Theater an der Rott, Schloßtheater Moers, Domforum Köln, KSI Siegburg, Theater im Depot, engagiert. Die Veranstaltung findet am 24.01.18 in der Mahn und Gedenkstätte Steinwache statt (Steinstraße 50 – 44147 Dortmund). Beginn ist um 19 Uhr – Eintritt 7 Euro Steinwache Bülow liest aus "Der Sandmann" Ganz in der Tradition des Schauerromans hat E.T.A. Hoffmann dieses düstere Werk geschaffen, das zu einer seiner bedeutendsten Werke gehört: Der junge Student Nathanael, lebt ein zufriedenes Leben, hat eine wundervolle Verlobte und gute Freunde. Doch durch eine schicksalhafte Begegnung wird er von seiner Vergangenheit eingeholt. Er erinnert sich an unheimliche Vorgänge in frühester Jugend in seinem Elternhaus und beginnt sich mehr und mehr psychisch zu verändern und glaubt sein Leben sei durch eine böse Macht bestimmt. Eine seltsame Frau Zudem lernt er die bezaubernde Tochter eines italienischen Gelehrten kennen. Er sieht sie zunächst nur durch ein Fenster, und beginnt ihr nach und nach zu verfallen. Was hat es mit dieser seltsamen Frau auf sich die kaum spricht und sich fast nur in ihrer Wohnung aufhält… Die Erzählung kommt auch im 2. Akt von Jacques Offenbachs berühmter Oper „Hoffmanns Erzählungen“ vor. Nach dem die erste szenische Lesung, gegen Ende des letzten Jahres, restlos ausverkauft war und auch einige Besucher keinen Platz mehr bekommen konnten und auch viele Reservierungswünsche nicht mehr berücksichtigt werden konnten, gibt es nun am 28.01.18 eine weitere Vorstellung. Diese beginnt um 17 Uhr – Harnackstrasse 32 – 44139 Dortmund, im Antiquariat „Le chat qui lit“. Freuen Sie sich auf einen „schaurigen“ Abend. Kosten: 10 Euro Reservierung dringend empfohlen unter 0170/5980331 Le Chat qui lit Read the full article
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Crainquebille, Theophile Steinlen
https://www.wikiart.org/en/theophile-steinlen/crainquebille
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“Non mi è costato nulla fare l’eroe”: Carlo Nordio si racconta a La Controra di Musicultura
“La pensione è il momento più bello della vita perché mi permette di dedicare il mio tempo alle passioni più grandi che ho”: si conclude così l’intervista con Carlo Nordio, procuratore aggiunto di Venezia che coltiva con dedizione la sua passione più grande: la giustizia. In occasione de La Controra, l’ex magistrato ha presentato il libro “Crainquebille, il venerdì santo del diritto”, opera di Anatole France, da lui curata.
Ha ricoperto per lungo tempo lo stesso ruolo: ciò è curioso, in un ambiente attento alle promozioni di carriera: qual è il motivo della sua scelte, così controcorrente?
La mia scelta controcorrente è legata al desiderio di dire sempre quello che penso; non ho mai rinunciato a manifestare le mie idee per altri tipi di vantaggi. Mi sono sempre trovato bene alla procura di Venezia e non ho mai ambito a diventare procuratore generale o procuratore capo.
Nella prefazione di “Crainquebille, il venerdì santo del diritto”, scrive che “ll concetto di giustizia si afferma solo nel calvario delle sue sconfitte, nel ricorrente venerdì santo del diritto, senza il quale non ci sarebbe la pasqua dell'equità”. Crede che la nostra società sia pervasa da ingiustizia? Qual è la sua idea di giustizia?
La giustizia umana è fallibile, non sarà mai perfetta. Il compito di noi magistrati è cercare di limitare i rischi di un potere giudiziario ingiusto, lavorando sulle due doti del magistrato, oltre a quelle tecniche: il buon senso e l’umiltà. Queste abilità non le impari sui libri o alle scuole superiori della magistratura, ma nella vita di tutti i giorni, che ci rende consapevole dei nostri limiti e dei rischi del lavorare in un ambiente così delicato, come la giustizia. Infine, il consiglio che mi sono sempre sentito di dare ai giovani è di mollare ogni testo di diritto e cominciare a leggere una tragedia di Shakespeare, che ha molto più da insegnarci.
Ci spiegherebbe la scelta di dedicare “Crainquebille, il venerdì santo del diritto” a Marco Pannella?
Ho avuto un rapporto di grande affetto con Marco Pannella; sono stato tra i pochi privilegiati ad avere la possibilità di salutarlo nel suo ultimo mese di vita, in Via della Panetteria. Un episodio che ci lega particolarmente è che a suo tempo mi ha querelato, a causa di una dichiarazione nel mio libro sulla giustizia: avevo scritto che tutti i partiti si erano finanziati in modo illegale, non solo quelli colpiti da tangentopoli. Ovviamente mi riferivo ai cinque partiti di governo e a quello di opposizione, il PCI e non pensavo minimamente ai radicali. Dopo l’equivoco è stato chiarito.
Stiamo vivendo un momento politico difficile, in cui c’è sfiducia nella classe politica e nella rappresentanza. Qual è la sua opinione a riguardo? Come immagina la politica tra 10 anni?
La politica italiana è in piena trasformazione. Non riesco ad immaginarla tra sei mesi, così come tra dieci anni. Mi auguro però la sua permanenza nella comunità europea, a dispetto di chi vorrebbe farci uscire dall’Euro, e la realizzazione di una nuova legge elettorale, che permetta di sapere chi ha vinto, già il giorno dopo le elezioni.
Continuerà ad occuparsi di giustizia, adesso che è in pensione?
La pensione è il momento più bello della vita perché mi consente di dedicarmi alle passioni più grandi che ho: la lettura, lo sport, in particolare il nuoto e la scrittura.
Agnese Perfetti
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Crainquebille (1922) Jacques Feyder
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Crainquebille, Anatole France (éd. Calmann Lévy)
L'écriture d'Anatole France ne déçoit jamais. L'académicien cynique, dont la mort plongea le tout jeune Léon Tarassof, récemment arrivé à Paris et qui ne s'appelait pas encore Henri Troyat, dans une consternation justifiée, fut une des grandes figures littéraires du début du XXe siècle et les prestigieux lauriers dont ils fut couronné ne tombèrent pas assez bas sur son front pour brouiller le regard acéré qu'il portait sur ses contemporains.
"Crainquebille", nouvelle à l'ironie mordante, dissèque l'absurdité d'une procédure judiciaire et soufflette au passage la police, la magistrature et le petit peuple parisien. Les nouvelles suivantes sont tout aussi jubilatoires d'humour féroce et salutaire. "Putois" mérite une mention spéciale pour sa drôlerie et sa justesse.
Je ne saurais donc trop vous conseiller ce recueil de nouvelles incontournable pour savourer l'immense talent d'écrivain de M. France et rire avec lui de notre sotte et désespérante espèce.
Extrait :"Toutes les épées d'un Etat sont tournées dans le même sens. En les opposant les unes aux autres, on subvertit la république. C’est pourquoi l’inculpé Crainquebille fut condamné justement à quinze jours de prison et 50 francs d’amende, sur le témoignage de l’agent 64. Je crois entendre le président Bourriche expliquer lui-même les raisons hautes et belles qui inspirèrent sa sentence. Je crois l’entendre dire :
— J’ai jugé cet individu en conformité avec l’agent 64, parce que l’agent 64 est l’émanation de la force publique. Et pour reconnaître ma sagesse, il vous suffit d’imaginer que j’aie agi inversement. Vous verrez tout de suite que c’eût été absurde. Car si je jugeais contre la force, mes jugements ne seraient pas exécutés. Remarquez, messieurs, que les juges ne sont obéis que tant qu’ils ont la force avec eux. Sans les gendarmes, le juge ne serait qu’un pauvre rêveur. Je me nuirais si je donnais tort à un gendarme. D’ailleurs le génie des lois s’y oppose. Désarmer les forts et armer les faibles ce serait changer l’ordre social que j’ai mission de conserver. La justice est la sanction des injustices établies. La vit-on jamais opposée aux conquérants et contraire aux usurpateurs ? Quand s’élève un pouvoir illégitime, elle n’a qu’à le reconnaître pour le rendre légitime. Tout est dans la forme, et il n’y a entre le crime et l’innocence que l’épaisseur d’une feuille de papier timbré. — C’était à vous, Crainquebille, d’être le plus fort. Si après avoir crié : « Mort aux vaches ! » vous vous étiez fait déclarer empereur, dictateur, président de la République ou seulement conseiller municipal, je vous assure que je ne vous aurais pas condamné à quinze jours de prison et 50 francs d’amende. Je vous aurais tenu quitte de toute peine. Vous pouvez m’en croire. »"
Fouquier-Tinville
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