#Comune di San Benedetto Po
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Gonzaga: detenzione illecita di una pistola e detenzione di sostanze stupefacenti, i carabinieri arrestano due persone
Gonzaga (Mantova): detenzione illecita di una pistola e detenzione di sostanze stupefacenti, i carabinieri arrestano due persone. I carabinieri della Compagnia di Gonzaga, nell'ambito di mirata attività di perquisizione a carico di alcuni giovani della zona hanno arrestato in flagranza di reato due giovani, un ventitreenne di San Benedetto Po ed un ventunenne di Suzzara, rispettivamente per detenzione illecita di una pistola con relativo munizionamento e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso delle attività condotte nei confronti del giovane di San Benedetto Po, i Carabinieri, sulla scorta di informazioni acquisite precedentemente sul probabile possesso illecito di un'arma da sparo, hanno perquisito la sua abitazione rinvenendo e sequestrando, occultata nella sua camera da letto, una pistola Bernardelli cal. 22, con 51 cartucce dello stesso calibro, che è risultata rubata in un'abitazione di Magnacavallo a marzo u.s., nonché una modica quantità di sostanza stupefacente del tipo cocaina, pari a gr. 3,14 e circa 19 grammi di hashish. Contemporaneamente, nell'abitazione del giovane suzzarese, in analoga perquisizione domiciliare i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato 27 grammi di hashish, 4 grammi di cocaina e circa 2 grammi di marijuana, oltre ad un bilancino di precisione, il tutto ritenuto funzionale all'attività di spaccio di sostanze stupefacente del soggetto. A questo punto, sulla scorta di tutto quanto rinvenuto e sequestrato a carico dei due, i carabinieri hanno comunicato all'Autorità Giudiziaria di Mantova il loro arresto con l'accusa di ricettazione e detenzione illecita di una arma comune da sparo e relativo munizionamento per il ventitreenne di San Benedetto Po e con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, perché il quantitativo posseduto è risultato sproporzionato per il consumo personale, per il ventunenne suzzarese. Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari ed i due giovani, le cui responsabilità dovranno essere accertate nel corso del successivo giudizio con il confronto con la difesa, sono stati associati presso la casa circondariale di Mantova.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Custodi di arte e fede: Abbazia di Pomposa
Capolavoro dell'arte dell’Emilia Romagna, a pochi chilometri dal comune di Codigoro, in provincia di Ferrara, l’abbazia di Pomposa è uno dei simboli del Medioevo italiano. La sua edificazione risale al IX secolo ed è una delle più importanti di tutto il Nord Italia grazie ai suoi tesori e al fatto di essere divenuta nel tempo un fiorente centro monastico, la cui fortuna si legò alla figura dell'abate San Guido. Le prime notizie dell'Abbazia risalgono ai secoli VI-VII, quando sorse un insediamento benedettino nell'Insula Pomposia, un'isola boscosa circondata da due rami del fiume e protetta dal mare. Ma fu dopo il Mille che il monastero che accolse illustri personaggi del tempo, tra i quali Guido d'Arezzo, il monaco inventore della scrittura musicale basata sul sistema delle sette note. Oggi questa area, uno dei parchi più importanti d'Europa, è comprese nei siti Unesco dal 1999, quando il riconoscimento assegnato a Ferrara nel 1995 fu esteso al territorio comprendente il Delta del Po e le Delizie Estensi. Il complesso abbaziale è composto da tre nuclei, il campanile con la Chiesa di Santa Maria, il chiostro con gli ambienti annessi e il Palazzo della Ragione. La chiesa, caratterizzata dall’atrio rettangolare con tre arcate d’ingresso e il noto campanile, è l'immagine simbolo di Pomposa. L'atrio non esisteva nelle antiche fasi della chiesa e fu aggiunto poco prima della nuova consacrazione della chiesa, avvenuta nel 1026, grazie al magister Mazulo, e vede due finestre a rosone chiuse da transenne traforate, oltre algli altorilievi zoomorfi, alternati a bacini ceramici, disposti all'altezza degli archi d'accesso al portale. La costruzione del campanile ebbe inizio nel 1063, ad opera del magister Deusdedito ed è alto circa 48 m, l’interno è articolato in nove piani percorribili, fino a quello delle campane, grazie a 201 gradini. Oggi la Chiesa di Santa Maria presenta una pianta basilicale a tre navate con abside poligonale, tipica dell’ambiente ravennate, così come moltissimi elementi strutturali interni, dai capitelli ai mosaici pavimentali, che testimoniano la pratica medievale del riutilizzo di materiali di pregio in nuove strutture. La decorazione dell’abside, opera di Vitale da Bologna del XIV secolo, raffigura un Cristo benedicente con a destra la Vergine, seguita da uno stuolo di principesse, vergini, martiri e l’abate Andrea, committente dell’opera, in ginocchio, mentre a sinistra San Michele Arcangelo è nell’atto di pesare le anime. Di un periodo successivo alla realizzazione dell'abside sono gli affreschi della navata centrale della chiesa, divisi in tre ordini, con in alto scene tratte dall’Antico Testamento mentre nell' ordine mediano vi sono scene tratte dal Nuovo Testamento e l'ordine inferiore è destinato al ciclo dall'Apocalisse. La visita alla chiesa si conclude con il Giudizio Universale, posto sulla controfacciata. Attorno a quello che era il chiostro maggiore, si trovano le zone della sala del Capitolo, della sala delle Stilate e del Refettorio. La sala capitolare è il luogo in cui i monaci si riunivano per leggere e meditare su un capitolo della Regola di San Benedetto, si trova lungo il fianco settentrionale della chiesa e gli affreschi che la decorano sono stati attribuiti al XIV secolo. Sul lato sud del chiostro si trova il refettorio dove i monaci consumavano i pasti della giornata. A destra della chiesa, nell’antico dormitorio, c’è il Museo Pomposiano, dove sono custoditi i più importanti pezzi riguardanti la storia del complesso abbaziale. L’allestimento del museo risale al 1976 e conserva numerosi tesori provenienti dalla chiesa, dal complesso abbaziale e dai dintorni di Pomposa, in un contesto che parte dal VI secolo e arriva al XIX secolo. Read the full article
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Tremezzo è noto come il borgo dei giardini e deve il proprio nome alla sua posizione geografica. Si trova di fatto al centro rispetto alla costa del Lago di Como, a metà strada tra il valico svizzero del Canton Grigioni e la Pianura Padana. Il nome sta dunque per “terra di mezzo”. Il comune si suddivide in 10 frazioni di piccole dimensioni, tutte con un proprio motivo d’attrazione per i turisti. Un’area che vanta un panorama naturalistico a dir poco suggestivo, corredato da ville e monumenti di pregio. La storia di Tremezzo Per risalire alle origini di Tremezzo occorre tornare indietro fino al 880 d.C., data cui fa riferimento il primo documento storico certificato che citi la località. Al tempo il nome indicato era Curte Tremecia, mentre la denominazione attuale venne scelta soltanto nei decenni successivi al Mille. Tremezzo vanta una storia a dir poco ricca. Entrò a far parte del sistema difensivo dell’Isola Comacina, schierata al fianco di Milano. Ciò portò all’attacco dei Comaschi, che rasero al suolo il borgo nel 1169. Il periodo più florido risale invece agli inizi del XVII secolo, quando vennero eretti numerosi edifici e ville incantevoli. Il borgo divenne un vero e proprio punto di riferimento per la borghesia italiana ed europea. Era infatti possibile apprezzare famiglie olandesi, francesi e austriache nell’area, avendo scelto le rive del lago come dimora estiva. Tremezzo, cosa vedere La tranquillità domina in ogni dove nel borgo di Tremezzo. Si tratta dell’area ideale per ritrovare un po’ di pace perduta nei caotici centri cittadini, con scenari paesaggistici da sogno. È uno dei borghi barocchi più ricchi d’Italia, caratterizzato da palazzi, chiese e ville che ne arricchiscono il valore architettonico e artistico. Uno dei luoghi simbolo è senza dubbio Villa Carlotta, edificata sul finire del Seicento dal marchese Giorgio Clerici. Un edificio imponente, circondato da un giardino all’italiana curato in ogni dettaglio. Innumerevoli le alte siepi, che mutano colore col passare delle stagioni. Nel corso del XIX secolo la villa si arricchì di opere dal grande valore artistico, tra le quali alcune sculture di Canova e lavori di Hayez e Thorvaldsen. Un vero e proprio museo privato, voluto dal proprietario del tempo, Giambattista Sommariva. È possibile apprezzare inoltre Villa la Carlia, realizzata nel 1676. Una villa privata che ancora oggi viene utilizzata come residenza. Non è possibile visitarne gli interni dunque ma è impossibile non soffermarsi per ammirarne i tratti esterni, così come l’enorme giardino nel quale è immersa. Un elemento architettonico che di certo differisce dal resto è Villa Amila, realizzata secondo i canoni razionalisti nel 1931. Di 20 anni più giovane è invece il Grand Hotel Tremezzo, le cui linee rimandano il pensiero al tanto amato stile liberty. Incantevole anche l’architettura sacra del luogo, che vanta meravigliose chiese, per non parlare della superba cappella funeraria della famiglia Sommariva. Si tratta di una costruzione neoclassica, voluta dalla contessa Emilia Seillière, vedova di Luigi Sommariva. Al suo interno fece costruire un altare sormontato da statue in marmo bianco di Carrara. Un gruppo che raffigura la Madonna con in grembo il Redentore morto. Un’opera alla quale presero parte artisti del tempo come Benedetto Cacciatori, Camillo Pacetti e Pompeo Marchesi. La chiesa più celebre e visitata è di certo quella parrocchiale di San Lorenzo. Il progetto venne avviato nel 1775, con lavorazioni proseguite per più di un secolo, fino al 1894. Un edificio a dir poco eclettico, considerando le tante menti che hanno apportato modifiche nel corso dei decenni. L’ultimo fu l’architetto Parrocchetti, che mise la parola fine a una realizzazione eccellente, che mescola neoromanico e neogotico. Fu lui a realizzare inoltre l’abside ottagonale. Al suo interno spiccano affreschi di grandi artisti, come Luigi Tagliaferri. A breve distanza vi sono inoltre la Chiesa di San Pietro Volesio e la Chiesa della Madonna Nera. Trekking a Tremezzo Essendo immerso nella natura, Tremezzo è anche un paradiso per gli amanti delle escursioni. È possibile infatti cimentarsi nella lunga passeggiata garantita dal “Greenway” del Lago di Como. Un percorso naturalistico che si estende per 10 km, attraversando svariati comuni: Colonno, Sala Comacina, Lenno, Ossuccio, Mezzegra, Griante e Tremezzo. Il modo ideale per essere certi d’aver compiuto un itinerario completo, soffermandosi in ogni borgo di questo paradiso terrestre. https://ift.tt/2y6raQm Cosa vedere nel borgo di Tremezzo sul Lago di Como Tremezzo è noto come il borgo dei giardini e deve il proprio nome alla sua posizione geografica. Si trova di fatto al centro rispetto alla costa del Lago di Como, a metà strada tra il valico svizzero del Canton Grigioni e la Pianura Padana. Il nome sta dunque per “terra di mezzo”. Il comune si suddivide in 10 frazioni di piccole dimensioni, tutte con un proprio motivo d’attrazione per i turisti. Un’area che vanta un panorama naturalistico a dir poco suggestivo, corredato da ville e monumenti di pregio. La storia di Tremezzo Per risalire alle origini di Tremezzo occorre tornare indietro fino al 880 d.C., data cui fa riferimento il primo documento storico certificato che citi la località. Al tempo il nome indicato era Curte Tremecia, mentre la denominazione attuale venne scelta soltanto nei decenni successivi al Mille. Tremezzo vanta una storia a dir poco ricca. Entrò a far parte del sistema difensivo dell’Isola Comacina, schierata al fianco di Milano. Ciò portò all’attacco dei Comaschi, che rasero al suolo il borgo nel 1169. Il periodo più florido risale invece agli inizi del XVII secolo, quando vennero eretti numerosi edifici e ville incantevoli. Il borgo divenne un vero e proprio punto di riferimento per la borghesia italiana ed europea. Era infatti possibile apprezzare famiglie olandesi, francesi e austriache nell’area, avendo scelto le rive del lago come dimora estiva. Tremezzo, cosa vedere La tranquillità domina in ogni dove nel borgo di Tremezzo. Si tratta dell’area ideale per ritrovare un po’ di pace perduta nei caotici centri cittadini, con scenari paesaggistici da sogno. È uno dei borghi barocchi più ricchi d’Italia, caratterizzato da palazzi, chiese e ville che ne arricchiscono il valore architettonico e artistico. Uno dei luoghi simbolo è senza dubbio Villa Carlotta, edificata sul finire del Seicento dal marchese Giorgio Clerici. Un edificio imponente, circondato da un giardino all’italiana curato in ogni dettaglio. Innumerevoli le alte siepi, che mutano colore col passare delle stagioni. Nel corso del XIX secolo la villa si arricchì di opere dal grande valore artistico, tra le quali alcune sculture di Canova e lavori di Hayez e Thorvaldsen. Un vero e proprio museo privato, voluto dal proprietario del tempo, Giambattista Sommariva. È possibile apprezzare inoltre Villa la Carlia, realizzata nel 1676. Una villa privata che ancora oggi viene utilizzata come residenza. Non è possibile visitarne gli interni dunque ma è impossibile non soffermarsi per ammirarne i tratti esterni, così come l’enorme giardino nel quale è immersa. Un elemento architettonico che di certo differisce dal resto è Villa Amila, realizzata secondo i canoni razionalisti nel 1931. Di 20 anni più giovane è invece il Grand Hotel Tremezzo, le cui linee rimandano il pensiero al tanto amato stile liberty. Incantevole anche l’architettura sacra del luogo, che vanta meravigliose chiese, per non parlare della superba cappella funeraria della famiglia Sommariva. Si tratta di una costruzione neoclassica, voluta dalla contessa Emilia Seillière, vedova di Luigi Sommariva. Al suo interno fece costruire un altare sormontato da statue in marmo bianco di Carrara. Un gruppo che raffigura la Madonna con in grembo il Redentore morto. Un’opera alla quale presero parte artisti del tempo come Benedetto Cacciatori, Camillo Pacetti e Pompeo Marchesi. La chiesa più celebre e visitata è di certo quella parrocchiale di San Lorenzo. Il progetto venne avviato nel 1775, con lavorazioni proseguite per più di un secolo, fino al 1894. Un edificio a dir poco eclettico, considerando le tante menti che hanno apportato modifiche nel corso dei decenni. L’ultimo fu l’architetto Parrocchetti, che mise la parola fine a una realizzazione eccellente, che mescola neoromanico e neogotico. Fu lui a realizzare inoltre l’abside ottagonale. Al suo interno spiccano affreschi di grandi artisti, come Luigi Tagliaferri. A breve distanza vi sono inoltre la Chiesa di San Pietro Volesio e la Chiesa della Madonna Nera. Trekking a Tremezzo Essendo immerso nella natura, Tremezzo è anche un paradiso per gli amanti delle escursioni. È possibile infatti cimentarsi nella lunga passeggiata garantita dal “Greenway” del Lago di Como. Un percorso naturalistico che si estende per 10 km, attraversando svariati comuni: Colonno, Sala Comacina, Lenno, Ossuccio, Mezzegra, Griante e Tremezzo. Il modo ideale per essere certi d’aver compiuto un itinerario completo, soffermandosi in ogni borgo di questo paradiso terrestre. Tremezzo è un borgo davvero caratteristico vicino al Lago di Como, ricco di ville storiche, monumenti e paessaggi naturalistici tutta da scoprire.
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TERRE MUTATE.
FABRIANO, ferragosto,in quella bottega della carta retta da un vivace signore sulla settantina gli occhi cadono su quella copertina, il cammino delle Terre Mutate. Mi rimane nella testa quell’elenco di paesi nominati come tappe, inizio a capire perché “mutate”. Si torna a CAMPOTOSTO, passando dal Passo del Lupo il colpo d’occhio è incantevole, davanti agli occhi il lago, il profilo del Corvo, Intermesoli e il Corno Grande e sulla sinistra i Monti della Laga a chiudere il coro. E via sulla provinciale, SIVIGNANO, spento il motore lo sgorgare
di una fontana è l’unico segnale di vita percettibile tra quelle poche case puntellate. Profumo intenso di fichi proviene dall’albero che cresce sopra la fontana, bello che pare abbracciarsela.
Alla ricerca di un market verso un comune più grande, MONTEREALE, sul corso un anziano in panchina a cui nel vederci una donna più giovane alza meglio la mascherina, come a proteggerlo dagli estranei.
CITTAREALE,a sentinelle dell’ultimo tornante prima di entrare in paese due cavalli si accudiscono sotto la pioggia, il cielo si tinge di bianco, non passa nessuno, il vento tira talmente forte che la macchina si trasforma in una culla. E avanti per un po’ di km fino al cartello “città degli italiani”, AMATRICE. Mi riecheggia nel cervello quel cronista in quel giorni maledetto “Amatrice non c’è più”. C’è una gru, una. Anche i militari se ne sono andati, c’è un cartello del comune in cui invita le persone al rispetto, “no selfie”. La rabbia sale, perché è stato necessario mettere un cazzo di cartello. Una rabbia di fondo mi accompagna sempre, innegabile, metabolizzo a fatica. La nebbia e la pioggia mi accompagnano fuori, qualcuno ha cucito una coperta molto grande a forma di cuore per coprire le ferite, mi rendo conto mentre mi avvicino di calpestare delle mattonelle rotte, sono inavvertitamente entrata nella cucina di qualcuno. Ho voglia di fotografare la coperta, mi dico che non fotograferò le case, le storie di quelle famiglie, continuano ad essere le loro anche se i muri son venuti giù. Verso POGGIO CANCELLI la luce inizia a filtrare dalle nubi, il verde si accende, i campi ordinati tornano a brillare e mi sembra di tornare ad un anno prima, mentre giravo per la Val d’Orcia. Quel posto non ha nulla da invidiargli, dovremmo solo decidere che è altrettanto bello e dargli la stessa opportunità di riscatto. Perché le decidiamo noi spettatori delle sorti del mondo queste cose.
Pensavo di aver visto già troppo e invece, lasciata la Salaria mi ritrovo con lo sguardo alzato su un lavandino di una cucina al secondo piano di una casa di ARQUATA DEL TRONTO che sembra esser stato utilizzato poco prima tanto tutto è immutato. La vista del Monte Vettore mi riporta sulla terra, il bivio di Forca di Presta, l’attacco del sentiero verso la vetta che toccherò di lì a qualche giorno, e giù per la strada che ti fa dominare la piana di CASTELLUCCIO DI NORCIA, che avevo visto soltanto sui social come presenza martellante negli ultimi tempi. Ascolto involontariamente una ragazza della mia età che lavora alla locanda che ha come confino le transenne della zona rossa, perché praticamente tutto il paese è zona rossa come 5 anni fa. Rispondendo alle domande premurose di un turista visibilmente colpito con una fiducia che non conosco dice di non aver fretta, l’importante è che si muova qualcosa. Senza ironia, senza critica. Divento minuscola come un granello di sabbia e mi ripeto quel, “ma no non abbiamo fretta basta che ci aggiustano” me lo ripeto mentre percorro la curva e vedo il rifugio Perugia, sto per esclamare oh che bell.. e mi rendo conto che è accartocciato su se stesso. Poco dopo nel varcare le mura di NORCIA faccio un respiro profondo, mi preparo ad altra devastazione, mi rendo conto che sarà così per tanti km ancora. Sul balcone alle spalle della statua di un San Benedetto che indica l’unica cosa rimasta in piedi chiedono di sbloccare la ricostruzione, “siamo stati dimenticati”. È vero, dico a bassa voce.
Il negoziante che ci vende la maglietta del Parco dei Sibillini ci racconta il retroscena di tutte quelle foto che ho visto sui social; perché l’anno scorso la fioritura di Castelluccio era un’ossessione e ha fatto sì che qualcuno restasse bloccato in auto anche nove ore, maledicendo quei comuni che semplicemente non si aspettavano tanto e non avevano le forze per gestirlo. Risultato? Quest’anno non è venuto nessuno per paura di trovare la stessa situazione e cosa ben peggiore, chi abitualmente andava in zona per il Vettore e gli itinerari preferiti si è allontanato per non ricaderci, indirettamente. Ma i giornalisti li pagano a sensazionalismi. Non possono star a perder tempo scrivendo del fatto che le imprese edili sono introvabili in zona perché con il bonus del 110% sono tutte occupate altrove, chissà forse guadagnano di più, dice Rita, sconsolata ma di nuovo, senza critica, davanti agli scheletri che ospitavano la sua vita. MONTEMONACO, l’odore di forno, entro in un emporio di quelli belli davvero in cui puoi trovare di tutto, cose che i cinesi neanche immaginano, e tutti a dare il proprio contributo riempiendo il paese di vasi e fiori, per abbellire ciò che è rimasto, e intanto noi si va in su per la vetta della Sibilla dopo aver fatto uno spuntino in riva ad un lago di un blu dolomitico che ho paura a menzionare, dovesse finire come Castelluccio. C’è poi ASTORARA, dei quattro sentieri della lavanda, che per qualcuno è diventato il punto da dove ripartire,optiamo per il più breve e arriviamo all’agrimusicismo Cantantonella,è l’ora di un bicchiere di vino, chiediamo, forse con un fare che mi rimprovererò dopo, se è dura lì e se aprono solo in estate, ma loro aprono tutto l’anno, e sono solidi, tanto da non chiedere oltre, li cerco su fb e mi imbatto in un’altra storia che mi ammutolisce. Tornerò anche qui. Di nuovo in macchina gli occhi colpiti dal blu,il lago di FIASTRA è un posto da cartolina. Il paese, come Campotosto, un cazzotto in pieno viso. Tra strade chiuse, deviazioni, cartelli punti di ritrovo, CAMERINO,sulla collina appare maestosa. Prima di questo viaggio io lo chiamavo il “terremoto di Amatrice”. Quello che mi ha svegliata e che ho sentito particolarmente forte, quello dei parallelismi su quanto avessimo avvertito anche L’Aquila.
Li, in quella Camerino che dieci anni fa un ragazzo iraniano a Salamanca mi aveva descritto come l’università più bella del mondo, in quella Camerino con tutti gli edifici in piedi, le strade deserte, i cartelli zona rossa, tutta, li crollo. Davanti a quei due militari, due ragazzi a far la guardia a nessuno, mi sento carezzare il braccio mi giro ed è una signora che mi sorride e trattiene le lacrime davanti alle mie, non ci diciamo nulla ma solo Dio sa quanto abbiamo condiviso. Un pezzo di un campanile con il tetto e la campana adagiato a terra accanto alla sua metà rimasta in piedi, Ale mi chiede se voglio fermarmi a fare una foto perché sa che avrei voluto raccontare come faccio io, con le foto. No,non ci riesco. Parlare solo di una ricostruzione lenta in modo inaccettabile non rende giustizia agli sguardi speranzosi,agli animi composti e alla tenacia delle persone che ho incontrato. Tanti di loro hanno dei tic, sono andata a cercare come una scema su google se sono conseguenze di un terremoto. Una scema patentata, si. Loro che le SAE le hanno ribattezzate Soluzioni Abitative Eterne, ridendoci su. Loro che hanno la mia età e decidono di ripartire coltivando lavanda sui terreni che erano appartenuti ad un papà scomparso, o che hanno concluso il contratto di affitto del terreno la sera prima del terremoto. Che se vai a cena nel loro ristorante riallestito sotto al paese devastato ti trattano come un nipote e se gli chiedi il dolce ci tengono a precisarti che no, il dolce l’ho comprato non l’ho fatto io. Che non chiedono nulla ma ti insegnano come si resiste quando tutto intorno crolla. Passo di nuovo per MATELICA, dove presi un calice di buon vino a ferragosto, ed eccoci a Fabriano, qualche edificio anche qui è puntellato, la bottega oggi è chiusa. Fabriano, quell’album con la copertina bianca e azzurra che tutti conosciamo, che è famosa in tutto il mondo ma le fabbriche continuano a chiudere.
Ora so di che parlava quel libro. E non perché l’ho letto su una palina di legno in cui era tracciato il sentiero. Nasce dalla “lunga marcia per L’Aquila” organizzata per la prima volta nel 2012 come segno di solidarietà ma anche di protesta perché dal 2009 tutto sembrava fermo. Ne esco mutata anche io, sebbene l’abbia affrontato in macchina e in maniera involontaria. Ai primi squarci al cuore mi ero proposta di denunciare tutto, foto, invettive; ho passato la fase del senso di colpa perché si, ho dato il mio contributo all’inizio come abbiamo fatto un po’ tutti ma poi non sono stata costante, oggi sono giunta alla conclusione che non ho una conclusione e questo è solo il mio modo di raccontarlo.
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I guardiani del mare si raccontano e i più belli sono nel Salento (IV parte)
Faro di Punta Palascia, Capo D’Otranto, Lecce (https://www.repubblica.it/viaggi/2018/08/30/news/tra_fari_e_lanterne_le_sentinelle_del_mare_piu_importanti_d_italia-205243146/)
di Cristina Manzo
Non è visibile dalla litoranea che da Otranto conduce a Porto Badisco, si trova in prossimità di una base militare. Si parcheggia l’auto in uno spiazzo sterrato e in dieci minuti, con una tranquilla camminata, ci si arriva lungo un sentiero che si fa strada in mezzo alla natura, tra rocce e vegetazione, avvolti dai profumi della macchia mediterranea e da un silenzio quasi surreale.
La vista è così suggestiva da togliere il fiato: il guardiano del mare si staglia sulla scogliera tra il blu del cielo e l’infinita distesa azzurra del mare. Non esistono parole sufficienti a spiegare la sensazione che si prova ammirando e respirando tutto questo incanto, sembra quasi di essere in capo al mondo. L’ho visitato in diversi periodi dell’anno e sempre, in ogni stagione, io sono rimasta incantata. L’ho visto al tramonto quando mi appostavo calandomi giù dalla scogliera per le nottate di pesca, l’ho visto al buio ammantato di stelle mentre la sua luce illuminava l’infinito, l’ho visto all’alba del mondo colorarsi di rosa, l’alba di tutte le albe che nasce dal mare, anzi dall’incontro di due mari, dove la sera il sole si rituffa scomparendo come una palla incandescente che sfrigola nell’acqua.
Per me resta sempre il faro dei fari, il più bello, il più speciale. Abbiamo condiviso i segreti di un grande amore custoditi per sempre tra il mio cuore e il suo silenzio. Una storia nata ai piedi di un altro faro, in verità, quello di San Cataldo, quindi sono stati ben due i guardiani del mare importanti, nella mia vita. San Cataldo, Capo d’Otranto, Porto Badisco, la Palascia, la stazione metereologica sono le parole chiave della mia giovinezza.
Negli anni novanta tantissimi giovani frequentavano quel luogo in estate, sulla piana della scogliera vi era anche un’area per i campeggiatori. Era un posto che ispirava libertà e magia. Dalla Palascia lo sguardo prendeva il volo, aprendo l’anima a un immaginario senza confini, disancorato dalle catene della vita.
La stazione meteorologica di Otranto-Punta Palascia è la stazione meteorologica di riferimento per il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare e per l’Organizzazione Meteorologica Mondiale relativa alla località costiera di Punta Palascia presso Otranto. L’osservatorio, gestito dalla Regia Marina fino al termine della seconda guerra mondiale, è rimasto presidiato fino al 1978 presso il faro di Punta Palascia. In seguito, in conseguenza della dismissione dell’osservatorio meteorologico, è stata attivata nella medesima area di ubicazione una stazione meteorologica automatica di tipo DCP della rete del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare[1].
Sembrerà difficile da credere ma il maggior afflusso di turisti il faro di Punta Palascìa lo registra la notte di San Silvestro. Il motivo? Ci troviamo a Capo d’Otranto, il punto più a Est della Penisola. Così la sua terrazza è il luogo d’Italia in cui, idealmente, salutare per primi il nuovo anno. D’estate, invece, il faro di Otranto è meta degli amanti delle escursioni, essendo posto alla fine di un sentiero circondato da natura e scogliere a picco sul mare. Ma è anche il punto d’accesso alla ‘Grotta dei Cervi’, insenatura naturale che custodisce testimonianze storiche del periodo neolitico. È uno dei due fari italiani – assieme a quello di Genova – tutelati dalla Commissione Europea, facente parte dei cinque fari del mar mediterraneo.[2].
Qui nasce e muore la romantica storia dell’ultimo guardiano del faro che abitò tra le sue mura prima di consegnare le chiavi alla Intendenza di finanza nel 1978 e, con la sua morte, se ne va anche un pezzo di storia del Salento. “È venuto a mancare all’età di 88 anni l’ultimo guardiano del faro di Punta Palascìa. Elio Vitiello era nato nel 1931, arrivò a Otranto nel 1956 dal faro del Molo di San Vincenzo a Napoli portando con sé la tradizione di famiglia, faristi sia il padre Agostino che il fratello Benedetto. A Otranto Elio trovò anche l’amore e si sposò e la sua luna di miele fu proprio al faro con la sua Rosina Greco, idruntina. Vent’anni di vita nel faro tra intemperie e giornate di sole, venti e isolamento. Era stato, così, l’ultimo guardiano del faro. Un mestiere da letteratura, a guardare il mare e scrutare l’orizzonte, un lavoro duro e solitario, per veri amanti dell’avventura, pronti a dare l’allarme se qualcuno era in difficoltà tra le onde”[3].
Elio si porta dietro un mondo magico che non esiste più, un mondo romantico ma duro, fatto per quelli che resistono alla solitudine, per quelli che riescono a isolarsi e a stare bene soli con il mare, occupandosi solo di un faro e della sua luce. Non sembra una storia vera, sembra la trama di un romanzo, ma non lo è. I due sposini vanno li, in quel luogo estremo. Venti anni di vita al faro, lui che non sospettava nemmeno, il primo giorno che entrò nel grande edificio dell’Ottocento, che sarebbe stato l’ultimo guardiano del faro. Nessuno più sarebbe rimasto le notti a scrutare il mare, a guardare anche il più minimo segnale per prestare soccorso.
Quando Elio cominciò il suo cammino di guardiano al faro della Palascia era un periodo difficile: ogni giorno, intorno a mezzogiorno, al limite delle acque territoriali, “a vista nei giorni di bel tempo” gli albanesi, per provocare, facevano le loro esercitazioni di tiro navale in mare”. Si sentivano le esplosioni, li, su quel faro tra la Cortina di ferro ed il mare. I suoi ricordi erano tanti: – « Pasqualino, il massaro della Masseria Caprara, ci portava il formaggio fresco e quasi sempre si fermava a pranzo, i pescatori di Otranto e Castro, i marinai della Metauro che rifornivano il faro di acqua, camminando sugli scogli in un equilibrio incredibile, sui sandali. E poi gli amici che, per tenerci compagnia, scendevano e si fermavano a condividere un pasto, prima del turno di servizio. E poi lui, il faro, quasi una creatura vivente, con i suoi tempi, i suoi bisogni: Funzionava a vapori di petrolio, una grossa lampada riscaldava il petrolio e questo evaporava bagnando la retina ed incendiandosi, né più né meno che come una grossa lampara. E poi il servizio, l’attenzione alla luce ed alla rotazione: aveva sette ore di autonomia ed era controllata da un orologio, ma ogni notte bisognava percorrere i 132 gradini che portano alla lampada e stare di vedetta, col mare in burrasca ed il vento che entrava da tutte le parti.
Solo nel 1966 arrivò l’elettrificazione» – . Dopo l’abbandono, la lente venne portata via da lì, il Faro di Palascia smise di ruotare. La lampada di Palascìa è a Messina, un’altra lampada, sempre dell’Ottocento è lì. Ma quella luce che girava lungo la costa era diversa. La vita al faro era condivisa con sei persone, loro due e la famiglia e del reggente Colaci. – «Aprivo le finestre ed i delfini saltavano sotto la riva, indimenticabile» – , raccontavano insieme, con gli occhi lucidi, lui e sua moglie Rosina. E poi, ancora, i ricordi di questo lavoro, duro e bellissimo, ma impossibile da fare senza passione. Il sistema di segnalazione lungo la costa idruntina comprendeva vari fari e fanali.
Il faro della Punta possedeva l’alloggio del fanalista (ancora oggi esistente, a pochi metri dallo stesso). Qui l’incaricato del servizio era costretto a controllarne il corretto funzionamento, ma non solo. Dalla sommità dello stesso faro, più volte ogni sera, doveva verificare se il fanale galleggiante posto presso la secca di Missipezze fosse acceso. Missipezze era un pericolo molto serio per la navigazione, almeno fino a che non entrò in funzione definitivamente il Faro di Sant’Andrea. Un mondo duro e semplice, affascinante e pericoloso, ma pieno anche di amore e romanticismo. Un ultimo saluto, dalla sua Palascìa, al vecchio guardiano che va via, questa volta per l’ultimo viaggio[4].
La bella notizia è che è partita proprio dal tacco d’Italia la riscossa dei fari, infatti quello di punta Palascia preso in carico dall’università del Salento e dal comune è diventato il primo faro-museo, sentinella della storia. In nessun’altra lanterna, prima, è stato realizzato un progetto simile e, così importante, e la torre ottocentesca che sorge in un vero paradiso naturale, può, ormai essere visitata da tutti, con la nascita di un osservatorio naturale su ecologia e salute degli ecosistemi mediterranei con una mostra sulle lagune e foci fluviali che si apre insieme alla seconda vita del faro. La nuova lanterna per la riaccensione è arrivata da La Spezia.
E così, sul sentiero ricavato tra gli scogli su cui, un tempo, il guardiano del faro passava con il suo asino per raggiungere il paese, ora arrivano studenti, turisti, studiosi dell’ecosistema marino che in questa zona sembra fatto di magia, con il vento che sibila da una parte, con i delfini e le alghe rare o i fiori selvatici che crescono profumando di salsedine dall’altra. Punta Palascìa è il luogo in cui il giorno comincia prima che nel resto dell’Italia: siamo sul lembo estremo più ad est dell’Italia (18°31’22” di longitudine) e il «nuovo corso» dei fari, che in Italia sono un po’ dimenticati, non poteva che cominciare qui. Il faro della Palascìa, costruito nel 1850 ha guidato non poche navigazioni in Adriatico. La sua storia è lunghissima. La casa a due piani sulla quale è poggiata la grande torre in carparo è stata da sempre la dimora dei faristi, due famiglie che hanno vissuto in questo eremo (collegato alla superstrada con una mulattiera) fino agli anni Sessanta. La figlia dell’ultimo guardiano del faro era una bambina quando ha lasciato questo luogo misterioso, e oggi guarda alle vecchie finestre con ammirazione. La ristrutturazione dell’edificio è stata lunga e non facile. Il luogo è bello ma certamente impervio. Grazie a fondi pubblici e ad accordi tra Comune di Otranto, Regione Puglia, Università di Lecce, Marina Militare, il faro torna alla gente. Gli ambientalisti, i cittadini hanno condotto lunghe battaglie per salvare questo angolo di Puglia: nel Capodanno del 2000 invece di festeggiare il nuovo Millennio in un ristorante, centinaia di persone furono a Palascìa a manifestare con le fiaccole contro la ventilata fine del faro. La vittoria è venuta quando il Comune di Otranto ha ottenuto in concessione il faro dall’Agenzia del Demanio, ricevendo i finanziamenti del Por 2000-2006 (600 milioni di vecchie lire) e poi i contributi di 100mila euro (programma Leader 2000-2006) oltre ai 300mila euro del «Pis 14»[5]. Quando di notte si guarda un faro, stando in mezzo al mare, non si distingue la torre bianca nell’oscurità, ma solo il fascio di luce che attraversa l’infinito, una cometa che ci guida verso il destino e la salvezza, un raggio sospeso nell’aria, lanciato da una sentinella messa lì solo per servire il prossimo. Un guardiano del mare e un guardiano del faro prigionieri del tempo e dello spazio con lo scopo di averla vinta sulla tempesta che impedì a Leandro di raggiungere Ero, senza quel fuoco che lo guidasse nel buio. Forse il primo caso di costruzioni realizzate dall’uomo per un così alto scopo altruistico. Le torri costiere sentinelle del mare. A me sarebbe piaciuto molto vivere in un faro, e a voi?
Note
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Capo_d%27Otranto
[2]https://www.repubblica.it/viaggi/2018/08/30/news/tra_fari_e_lanterne_le_sentinelle_del_mare_piu_importanti_d_italia-205243146/
[3] https://www.salentoflash.it/2020/06/05/palascia-addio-allultimo-guardiano-del-faro/
[4] https://www.quotidianodipuglia.it/lecce/faro_della_palascia_otranto_guardiano_del_faro-5268695.html di Elio Paiano
[5] https://www.quotidianodipuglia.it/lecce/faro_della_palascia_otranto_guardiano_del_faro-5268695.html.
Per la prima parte:
I guardiani del mare si raccontano e i più belli sono nel Salento (I parte)
Per la seconda parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/07/10/i-guardiani-del-mare-si-raccontano-e-i-piu-belli-sono-nel-salento-ii-parte/
Per la terza parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/07/21/i-guardiani-del-mare-si-raccontano-e-i-piu-belli-sono-nel-salento-iii-parte/
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Coronavirus, il numero dei contagiati da coronavirus in tutti i comuni della Lombardia, dal comune più colpito al meno colpito (al 31 marzo)
Il numero di contagi da coronavirus di ogni Comune lombardo, dal più grande al più piccolo, dal più colpito al meno colpito al 31 marzo. *** I nostri approfondimenti sul coronavirus: mortalità in Lombardia, farmaci, vittime famose, interviste ad esperti, inchieste - QUI Com'è iniziata? I dati dei contagi da coronavirus di tutti i Comuni lombardi 15 giorni fa - CONFRONTA Confronta con i dati di ieri - QUI Tutti i dati aggiornati in tempo reale sui coronavirus - QUI *** I contagi da coronavirus in Lombardia, dal Comune più colpito al meno colpito al 30 marzo: (Dati Regione Lombardia. Non sono segnati nelle statistiche 474comuni con meno di 4 casi) COMUNE PAZIENTI PROVINCIA MILANO 3656 MI BRESCIA 1271 BS BERGAMO 1110 BG CREMONA 1041 CR MONZA 452 MB CREMA 421 CR LODI 407 LO CODOGNO 286 LO VIGEVANO 268 PV COLOGNO MONZESE 252 MI PAVIA 244 PV VOGHERA 228 PV SESTO SAN GIOVANNI 226 MI LECCO 224 LC SERIATE 220 BG NEMBRO 206 BG ALBINO 202 BG DALMINE 194 BG MONTICHIARI 187 BS CASTIGLIONE D'ADDA 184 LO ORZINUOVI 180 BS CINISELLO BALSAMO 178 MI TREVIGLIO 177 BG ALZANO LOMBARDO 174 BG CASALPUSTERLENGO 173 LO COMO 173 CO MANTOVA 172 MN CASTELLEONE 169 CR BRESSO 167 MI CHIARI 156 BS CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 153 MN MANERBIO 148 BS PALAZZOLO SULL'OGLIO 145 BS LEGNANO 142 MI PIOLTELLO 139 MI LISSONE 138 MB VIMERCATE 136 MB ROMANO DI LOMBARDIA 134 BG PADERNO DUGNANO 129 MI GUSSAGO 126 BS ZOGNO 126 BG DESENZANO DEL GARDA 125 BS SORESINA 125 CR BRUGHERIO 124 MB BAGNOLO MELLA 123 BS SAN GIULIANO MILANESE 122 MI RHO 121 MI ROVATO 121 BS SEGRATE 117 MI CERNUSCO SUL NAVIGLIO 115 MI GHEDI 112 BS LENO 111 BS CLUSONE 110 BG DARFO BOARIO TERME 109 BS CARPENEDOLO 108 BS CONCESIO 108 BS OSPITALETTO 108 BS STEZZANO 108 BG BORGOSATOLLO 107 BS DESIO 106 MB TREZZO SULL'ADDA 104 MI CARAVAGGIO 102 BG PONTE SAN PIETRO 102 BG BOLLATE 101 MI CALOLZIOCORTE 101 LC BUSTO ARSIZIO 99 VA TORRE BOLDONE 98 BG VIADANA 98 MN OSIO SOTTO 97 BG TREVIOLO 96 BG GARBAGNATE MILANESE 94 MI VEROLANUOVA 92 BS GAVARDO 89 BS MARTINENGO 89 BG CASTEL GOFFREDO 88 MN LUMEZZANE 88 BS ROZZANO 87 MI SEREGNO 87 MB CASALMAGGIORE 86 CR VARESE 86 VA MERATE 85 LC OFFANENGO 84 CR PANDINO 84 CR LONATO DEL GARDA 83 BS CASTELLI CALEPIO 82 BG CAZZAGO SAN MARTINO 82 BS CORMANO 82 MI CAPRIOLO 81 BS MAGENTA 81 MI BORGO SAN GIACOMO 80 BS CESANO MADERNO 79 MB PIZZIGHETTONE 79 CR CASSANO D'ADDA 78 MI MORTARA 78 PV ISEO 77 BS PONTEVICO 77 BS SAN DONATO MILANESE 77 MI VILLA DI SERIO 77 BG ASOLA 76 MN NOVA MILANESE 76 MB CESANO BOSCONE 74 MI SETTIMO MILANESE 74 MI ABBIATEGRASSO 73 MI GAZZANIGA 73 BG LIMBIATE 73 MB MEDIGLIA 73 MI CALUSCO D'ADDA 72 BG VILLA CARCINA 72 BS CASTEL MELLA 71 BS REZZATO 71 BS COCCAGLIO 70 BS TRESCORE BALNEARIO 70 BG CUSANO MILANINO 69 MI RONCADELLE 69 BS SARONNO 69 VA SCANZOROSCIATE 69 BG CAPRIATE SAN GERVASIO 68 BG CASTENEDOLO 68 BS ARCORE 67 MB CASTELVERDE 67 CR GARDONE VAL TROMPIA 67 BS PESCHIERA BORROMEO 66 MI URGNANO 66 BG BOTTICINO 65 BS BREMBATE DI SOPRA 65 BG GRUMELLO DEL MONTE 65 BG MUGGIO' 65 MB RODENGO-SAIANO 65 BS SONDRIO 65 SO CONCOREZZO 64 MB GRASSOBBIO 64 BG LAINATE 64 MI SCHIVENOGLIA 64 MN VILLA D'ALME' 64 BG BORGHETTO LODIGIANO 63 LO CALCINATO 63 BS NAVE 63 BS PROVAGLIO D'ISEO 63 BS SERMIDE E FELONICA 63 MN CASATENOVO 62 LC NOVATE MILANESE 62 MI PISOGNE 62 BS SAREZZO 62 BS SONCINO 62 CR GUIDIZZOLO 61 MN SAN COLOMBANO AL LAMBRO 61 MI SAN PAOLO 61 BS CASTEGNATO 59 BS CURNO 59 BG MOZZO 59 BG SANT'ANGELO LODIGIANO 58 LO COLOGNO AL SERIO 57 BG SALO' 57 BS VERDELLO 57 BG BONATE SOPRA 56 BG COSTA VOLPINO 56 BG ERBUSCO 56 BS GORGONZOLA 56 MI PONTOGLIO 56 BS STRADELLA 56 PV VOLTA MANTOVANA 56 MN GOITO 55 MN MELEGNANO 55 MI MONTIRONE 55 BS QUINZANO D'OGLIO 55 BS ZANICA 55 BG SORISOLE 54 BG CARUGATE 53 MI MELZO 53 MI CARONNO PERTUSELLA 52 VA PALADINA 52 BG PONTERANICA 52 BG PRADALUNGA 52 BG SAN PELLEGRINO TERME 52 BG VERTOVA 52 BG VIMODRONE 52 MI BOLGARE 51 BG BRONI 51 PV CANTU' 51 CO CORBETTA 51 MI ESINE 51 BS PASSIRANO 51 BS ROVETTA 51 BG SERGNANO 51 CR VERDELLINO 51 BG ALBESE CON CASSANO 50 CO CANNETO SULL'OGLIO 50 MN GORLE 50 BG MAPELLO 50 BG SAN GIOVANNI BIANCO 50 BG TRAVAGLIATO 50 BS ALBANO SANT'ALESSANDRO 49 BG BREMBATE 49 BG CASTIONE DELLA PRESOLANA 49 BG CIVIDATE AL PIANO 49 BG CORSICO 49 MI GALBIATE 49 LC GALLARATE 49 VA GIUSSANO 49 MB MALEO 49 LO MARIANO COMENSE 49 CO MAZZANO 48 BS PAULLO 48 MI PEDRENGO 48 BG AGRATE BRIANZA 47 MB BEDIZZOLE 47 BS CALVISANO 47 BS COLOGNE 47 BS ERBA 47 CO PERSICO DOSIMO 47 CR RANICA 47 BG AZZANO SAN PAOLO 46 BG BOVEZZO 46 BS GANDINO 46 BG INZAGO 46 MI LEFFE 46 BG LOVERE 46 BG PARABIAGO 46 MI SAN ROCCO AL PORTO 46 LO SEDRIANO 46 MI TERNO D'ISOLA 46 BG VILLANUOVA SUL CLISI 46 BS VITTUONE 46 MI ALME' 45 BG CARATE BRIANZA 45 MB TORBOLE CASAGLIA 45 BS BRENO 44 BS CORNAREDO 44 MI GOTTOLENGO 44 BS CASNIGO 43 BG CHIUDUNO 43 BG VILLONGO 43 BG ADRO 42 BS ALBUZZANO 42 PV BAREGGIO 42 MI CORTE FRANCA 42 BS PALOSCO 42 BG ROMANENGO 42 CR SEVESO 42 MB DELLO 41 BS LODI VECCHIO 41 LO VAILATE 41 CR BAGNOLO CREMASCO 40 CR BRUSAPORTO 40 BG CASTREZZATO 40 BS PEGOGNAGA 40 MN PRESEZZO 40 BG SAN PAOLO D'ARGON 40 BG TIRANO 40 SO VALBREMBO 40 BG VAREDO 40 MB BARBARIGA 39 BS CURTATONE 39 MN FLERO 39 BS GORLAGO 39 BG INVERUNO 39 MI MONTODINE 39 CR VERDERIO 39 LC ARCENE 38 BG BERNAREGGIO 38 MB CALCINATE 38 BG CENE 38 BG PARATICO 38 BS RIPALTA CREMASCA 38 CR SAN MARTINO IN STRADA 38 LO SIRMIONE 38 BS SPIRANO 38 BG SUZZARA 38 MN ALMENNO SAN SALVATORE 37 BG BAGNATICA 37 BG BELLUSCO 37 MB BESANA IN BRIANZA 37 MB CASTELCOVATI 37 BS SENAGO 37 MI SOSPIRO 37 CR VEDANO AL LAMBRO 37 MB VILLA D'ADDA 37 BG ARESE 36 MI BIASSONO 36 MB CASTEGGIO 36 PV CISANO BERGAMASCO 36 BG GARLASCO 36 PV OSIO SOPRA 36 BG PIEVE EMANUELE 36 MI SARNICO 36 BG SOTTO IL MONTE GIOVANNI XXIII 36 BG TELGATE 36 BG VALMADRERA 36 LC CASALBUTTANO ED UNITI 35 CR CASSINA DE' PECCHI 35 MI CASTELNUOVO BOCCA D'ADDA 35 LO CERRO MAGGIORE 35 MI PAVONE DEL MELLA 35 BS SOVERE 35 BG VEROLAVECCHIA 35 BS VESTONE 35 BS VOBARNO 35 BS ALMENNO SAN BARTOLOMEO 34 BG BRIGNANO GERA D'ADDA 34 BG BUCCINASCO 34 MI CALVENZANO 34 BG CESATE 34 MI CISERANO 34 BG CORNATE D'ADDA 34 MB FIORANO AL SERIO 34 BG TRENZANO 34 BS TREZZANO SUL NAVIGLIO 34 MI VAL BREMBILLA 34 BG VESCOVATO 34 CR AGNADELLO 33 CR BOLTIERE 33 BG BONATE SOTTO 33 BG CASAZZA 33 BG CASTELGERUNDO 33 LO PANTIGLIATE 33 MI POGLIANO MILANESE 33 MI VILLASANTA 33 MB BRIVIO 32 LC CALCIO 32 BG CAVENAGO DI BRIANZA 32 MB EDOLO 32 BS NERVIANO 32 MI OFFLAGA 32 BS POGGIO RUSCO 32 MN PONCARALE 32 BS RIVOLTA D'ADDA 32 CR ROCCAFRANCA 32 BS TAVAZZANO CON VILLAVESCO 32 LO VAPRIO D'ADDA 32 MI ARLUNO 31 MI CAVA MANARA 31 PV LOCATE DI TRIULZI 31 MI LOGRATO 31 BS MEDA 31 MB PERO 31 MI PIEVE PORTO MORONE 31 PV ROBBIATE 31 LC SAN VITTORE OLONA 31 MI VAIANO CREMASCO 31 CR VIZZOLO PREDABISSI 31 MI BIENNO 30 BS CALCO 30 LC FOMBIO 30 LO INVERIGO 30 CO OGGIONO 30 LC PESSANO CON BORNAGO 30 MI POMPIANO 30 BS ALFIANELLO 29 BS ARTOGNE 29 BS BONEMERSE 29 CR BORGO MANTOVANO 29 MN CARNATE 29 MB CELLATICA 29 BS CORTE DE' FRATI 29 CR COVO 29 BG FARA GERA D'ADDA 29 BG GAMBOLO' 29 PV GRAVEDONA ED UNITI 29 CO ISORELLA 29 BS MONTICELLI BRUSATI 29 BS OSTIANO 29 CR PIANENGO 29 CR PONTIROLO NUOVO 29 BG ROGNO 29 BG SOMAGLIA 29 LO VIGNATE 29 MI BORNO 28 BS CAPRIANO DEL COLLE 28 BS CASSANO MAGNAGO 28 VA COLLEBEATO 28 BS LESMO 28 MB MULAZZANO 28 LO OLGINATE 28 LC OME 28 BS PARRE 28 BG SOLARO 28 MI SORDIO 28 LO SUISIO 28 BG URAGO D'OGLIO 28 BS ANNICCO 27 CR ARDESIO 27 BG BELGIOIOSO 27 PV CAVRIANA 27 MN GORNO 27 BG MADONE 27 BG MANDELLO DEL LARIO 27 LC SAN ZENO NAVIGLIO 27 BS BARIANO 26 BG BOVISIO-MASCIAGO 26 MB CASALETTO VAPRIO 26 CR CASIRATE D'ADDA 26 BG CASSOLNOVO 26 PV CERNUSCO LOMBARDONE 26 LC DOSOLO 26 MN GESSATE 26 MI MONTELLO 26 BG PORTO MANTOVANO 26 MN POZZO D'ADDA 26 MI POZZUOLO MARTESANA 26 MI REMEDELLO 26 BS RIVAROLO MANTOVANO 26 MN SAN FIORANO 26 LO SERLE 26 BS SUELLO 26 LC TRADATE 26 VA TREMEZZINA 26 CO BUSNAGO 25 MB BUSTO GAROLFO 25 MI CAROBBIO DEGLI ANGELI 25 BG CARVICO 25 BG CESANA BRIANZA 25 LC COMEZZANO-CIZZAGO 25 BS ENDINE GAIANO 25 BG FINO MORNASCO 25 CO GAMBARA 25 BS GHISALBA 25 BG GIANICO 25 BS MADIGNANO 25 CR MISSAGLIA 25 LC SANTO STEFANO LODIGIANO 25 LO VILLA D'OGNA 25 BG BELLANO 24 LC DOVERA 24 CR FORNOVO SAN GIOVANNI 24 BG GUARDAMIGLIO 24 LO LALLIO 24 BG LENTATE SUL SEVESO 24 MB LEVATE 24 BG MASSALENGO 24 LO OLGIATE MOLGORA 24 LC PADENGHE SUL GARDA 24 BS RUDIANO 24 BS SEDRINA 24 BG TRESCORE CREMASCO 24 CR BARANZATE 23 MI BORMIO 23 SO BOTTANUCO 23 BG CASALOLDO 23 MN CASTANO PRIMO 23 MI CHIGNOLO D'ISOLA 23 BG CHIGNOLO PO 23 PV CIGOLE 23 BS COSTA MASNAGA 23 LC LIVRAGA 23 LO MALEGNO 23 BS PADERNO FRANCIACORTA 23 BS PERLEDO 23 LC PIAN CAMUNO 23 BS PIANCOGNO 23 BS TURANO LODIGIANO 23 LO BALLABIO 22 LC BREMBIO 22 LO CASTEL ROZZONE 22 BG CORZANO 22 BS FILAGO 22 BG FONTANELLA 22 BG FORESTO SPARSO 22 BG GONZAGA 22 MN MESERO 22 MI MISANO DI GERA D'ADDA 22 BG ORZIVECCHI 22 BS PIADENA DRIZZONA 22 CR PONTE NOSSA 22 BG RIVANAZZANO TERME 22 PV SAN BENEDETTO PO 22 MN TRIGOLO 22 CR VARZI 22 PV ACQUANEGRA CREMONESE 21 CR CAPERGNANICA 21 CR CASALMORANO 21 CR CASALMORO 21 MN CASTELLANZA 21 VA COMUN NUOVO 21 BG GROPELLO CAIROLI 21 PV MALONNO 21 BS PALAZZAGO 21 BG PREDORE 21 BG SCANDOLARA RAVARA 21 CR SESTO ED UNITI 21 CR SPINO D'ADDA 21 CR TURATE 21 CO VEDUGGIO CON COLZANO 21 MB AZZANO MELLA 20 BS BASIGLIO 20 MI CANEGRATE 20 MI CANONICA D'ADDA 20 BG CAPONAGO 20 MB CASELLE LANDI 20 LO CASOREZZO 20 MI CIVATE 20 LC CIVIDATE CAMUNO 20 BS CORNO GIOVINE 20 LO COSTA DI MEZZATE 20 BG GARDONE RIVIERA 20 BS GAZOLDO DEGLI IPPOLITI 20 MN LURANO 20 BG MALNATE 20 VA MANERBA DEL GARDA 20 BS OSSONA 20 MI PONTIDA 20 BG PREVALLE 20 BS ROE' VOLCIANO 20 BS SAN BASSANO 20 CR SAN ZENONE AL LAMBRO 20 MI SANNAZZARO DE' BURGONDI 20 PV SERINA 20 BG SPINADESCO 20 CR ZANDOBBIO 20 BG ZELO BUON PERSICO 20 LO BASSANO BRESCIANO 19 BS BUSSERO 19 MI CAPO DI PONTE 19 BS CASELLE LURANI 19 LO CORNEGLIANO LAUDENSE 19 LO GERRE DE' CAPRIOLI 19 CR IZANO 19 CR LA VALLETTA BRIANZA 19 LC LIVIGNO 19 SO MALAGNINO 19 CR MARCHENO 19 BS MIRADOLO TERME 19 PV OLGIATE OLONA 19 VA OPERA 19 MI OSNAGO 19 LC PADERNO D'ADDA 19 LC RONCO BRIANTINO 19 MB SABBIO CHIESE 19 BS SANT'OMOBONO TERME 19 BG SIZIANO 19 PV TOSCOLANO-MADERNO 19 BS VALFURVA 19 SO VELLEZZO BELLINI 19 PV VERANO BRIANZA 19 MB VERCURAGO 19 LC ZAVATTARELLO 19 PV ACQUAFREDDA 18 BS BINASCO 18 MI CAPRINO BERGAMASCO 18 BG CASSAGO BRIANZA 18 LC CETO 18 BS COLZATE 18 BG CURA CARPIGNANO 18 PV GADESCO PIEVE DELMONA 18 CR MALGRATE 18 LC MARCARIA 18 MN MORNICO AL SERIO 18 BG NUVOLERA 18 BS ROBECCO D'OGLIO 18 CR RONCELLO 18 MB SALE MARASINO 18 BS TALAMONA 18 SO USMATE VELATE 18 MB VANZAGO 18 MI VILLANTERIO 18 PV AGNOSINE 17 BS ANGOLO TERME 17 BS BOZZOLO 17 MN CASORATE PRIMO 17 PV CAZZANO SANT'ANDREA 17 BG CENATE SOPRA 17 BG CERVIGNANO D'ADDA 17 LO DONGO 17 CO GABBIONETA BINANUOVA 17 CR GROMO 17 BG MACHERIO 17 MB MEZZAGO 17 MB MOZZANICA 17 BG ORIGGIO 17 VA OSPEDALETTO LODIGIANO 17 LO PADERNO PONCHIELLI 17 CR POZZAGLIO ED UNITI 17 CR PRALBOINO 17 BS SAN FELICE DEL BENACO 17 BS SETTALA 17 MI STAGNO LOMBARDO 17 CR TAVERNOLA BERGAMASCA 17 BG TEGLIO 17 SO TRIUGGIO 17 MB VILLACHIARA 17 BS AMBIVERE 16 BG ASSAGO 16 MI BAGNOLO SAN VITO 16 MN BERBENNO 16 BG BERLINGO 16 BS BERZO SAN FERMO 16 BG BRESSANA BOTTARONE 16 PV CANZO 16 CO CASALMAIOCCO 16 LO CASEI GEROLA 16 PV CASNATE CON BERNATE 16 CO CILAVEGNA 16 PV COLICO 16 LC CORTENUOVA 16 BG CREDARO 16 BG GRAVELLONA LOMELLINA 16 PV GRUMELLO CREMONESE ED UNITI 16 CR LANDRIANO 16 PV MARCALLO CON CASONE 16 MI MARTIGNANA DI PO 16 CR MELETI 16 LO MORENGO 16 BG ORNAGO 16 MB PALAZZO PIGNANO 16 CR PREGNANA MILANESE 16 MI RANZANICO 16 BG SAN DANIELE PO 16 CR SANTA GIULETTA 16 PV SERRAVALLE A PO 16 MN SOVICO 16 MB VALDIDENTRO 16 SO ALBIATE 15 MB AROSIO 15 CO CADORAGO 15 CO CAMBIAGO 15 MI CARDANO AL CAMPO 15 VA CASARILE 15 MI CASTO 15 BS CEVO 15 BS CISLAGO 15 VA COGLIATE 15 MB GANDOSSO 15 BG IMBERSAGO 15 LC LAZZATE 15 MB LIPOMO 15 CO LOMAGNA 15 LC MAIRANO 15 BS MOGLIA 15 MN MONIGA DEL GARDA 15 BS MONTANASO LOMBARDO 15 LO MONTICELLO BRIANZA 15 LC OSTIGLIA 15 MN PIEVE D'OLMI 15 CR RODIGO 15 MN SAN GIORGIO BIGARELLO 15 MN SECUGNAGO 15 LO TRIBIANO 15 MI VILLA CORTESE 15 MI ACQUANEGRA SUL CHIESE 14 MN BERZO DEMO 14 BS BERZO INFERIORE 14 BS BORGO VIRGILIO 14 MN CAMISANO 14 CR CASALROMANO 14 MN CERMENATE 14 CO CHIEVE 14 CR CORTE DE' CORTESI CON CIGNONE 14 CR CREDERA RUBBIANO 14 CR DORNO 14 PV DRESANO 14 MI FERNO 14 VA FIESCO 14 CR GRONTARDO 14 CR GUSSOLA 14 CR LISCATE 14 MI MEDOLAGO 14 BG MONTE ISOLA 14 BS MORBEGNO 14 SO ORIO AL SERIO 14 BG PIANICO 14 BG PIARIO 14 BG RESCALDINA 14 MI RIPALTA ARPINA 14 CR ROSATE 14 MI SABBIONETA 14 MN SALA COMACINA 14 CO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA 14 CO SAN MARTINO SICCOMARIO 14 PV SANTA CRISTINA E BISSONE 14 PV SELVINO 14 BG SOLTO COLLINA 14 BG SOLZA 14 BG SONGAVAZZO 14 BG TORRE DE' ROVERI 14 BG ALBAVILLA 13 CO BARZANA 13 BG BARZANO' 13 LC BORDOLANO 13 CR CAVENAGO D'ADDA 13 LO CENATE SOTTO 13 BG CERETE 13 BG CERTOSA DI PAVIA 13 PV CICOGNOLO 13 CR GAGGIANO 13 MI MARMIROLO 13 MN MARONE 13 BS MEDOLE 13 MN OLMENETA 13 CR PEIA 13 BG PESCAROLO ED UNITI 13 CR POGNANO 13 BG POZZOLENGO 13 BS PREMANA 13 LC PREMOLO 13 BG RENATE 13 MB ROBECCO SUL NAVIGLIO 13 MI ROGENO 13 LC SONDALO 13 SO SULZANO 13 BS TAVERNERIO 13 CO TRUCCAZZANO 13 MI VALBONDIONE 13 BG ABBADIA LARIANA 12 LC ANNONE DI BRIANZA 12 LC BARLASSINA 12 MB BASIANO 12 MI BIONE 12 BS BORGO SAN GIOVANNI 12 LO CASTEL D'ARIO 12 MN CERNOBBIO 12 CO CERVESINA 12 PV CORTE PALASIO 12 LO CORTENO GOLGI 12 BS CREMOSANO 12 CR FIESSE 12 BS GALGAGNANO 12 LO LACCHIARELLA 12 MI LONATE POZZOLO 12 VA MONTE CREMASCO 12 CR NIARDO 12 BS ONORE 12 BG ORIO LITTA 12 LO PARONA 12 PV POLPENAZZE DEL GARDA 12 BS QUINTANO 12 CR ROBBIO 12 PV ROVERBELLA 12 MN SAN GERVASIO BRESCIANO 12 BS SANTO STEFANO TICINO 12 MI TURBIGO 12 MI VILLA DI TIRANO 12 SO VISANO 12 BS ANTEGNATE 11 BG BAGOLINO 11 BS BIANZONE 11 SO BOSISIO PARINI 11 LC BRIOSCO 11 MB CALVATONE 11 CR CAPRALBA 11 CR CASALE CREMASCO-VIDOLASCO 11 CR CEDEGOLO 11 BS CERRO AL LAMBRO 11 MI COLERE 11 BG COSTA SERINA 11 BG CROTTA D'ADDA 11 CR CUGGIONO 11 MI EUPILIO 11 CO GERENZANO 11 VA GRANDATE 11 CO LURAGO D'ERBA 11 CO MAGNAGO 11 MI MASATE 11 MI MERONE 11 CO NIBIONNO 11 LC NUVOLENTO 11 BS PAGAZZANO 11 BG PIEVE SAN GIACOMO 11 CR PONTE NIZZA 11 PV PUEGNAGO SUL GARDA 11 BS SAMARATE 11 VA SAN GIORGIO SU LEGNANO 11 MI SENNA LODIGIANA 11 LO VALLIO TERME 11 BS VIDIGULFO 11 PV VIGANO' 11 LC VILLA GUARDIA 11 CO ZINASCO 11 PV AIRUNO 10 LC ARZAGO D'ADDA 10 BG BORGO DI TERZO 10 BG BRANDICO 10 BS BREGNANO 10 CO CAPIZZONE 10 BG CAPPELLA CANTONE 10 CR CASPOGGIO 10 SO CASTRO 10 BG CAVERNAGO 10 BG CUSAGO 10 MI ENTRATICO 10 BG FINO DEL MONTE 10 BG GODIASCO 10 PV GORDONA 10 SO GRAFFIGNANA 10 LO ISOLA DOVARESE 10 CR LAVENO-MOMBELLO 10 VA LODRINO 10 BS LONATE CEPPINO 10 VA MEDE 10 PV MONTANO LUCINO 10 CO MONTEVECCHIA 10 LC MONTU' BECCARIA 10 PV MOZZATE 10 CO OLGIATE COMASCO 10 CO OLTRE IL COLLE 10 BG OSSIMO 10 BS PAITONE 10 BS PIEVE DEL CAIRO 10 PV PIEVE FISSIRAGA 10 LO PONTE DI LEGNO 10 BS PRESEGLIE 10 BS QUISTELLO 10 MN RIVAROLO DEL RE ED UNITI 10 CR ROBECCHETTO CON INDUNO 10 MI RODANO 10 MI SALERANO SUL LAMBRO 10 LO SALVIROLA 10 CR SANTA MARIA HOE' 10 LC TREZZANO ROSA 10 MI UBIALE CLANEZZO 10 BG UBOLDO 10 VA VERGIATE 10 VA VERNATE 10 MI VEZZA D'OGLIO 10 BS VIGOLO 10 BG ARCISATE 9 VA ARDENNO 9 SO ARENA PO 9 PV AZZANELLO 9 CR BEREGUARDO 9 PV BUSCATE 9 MI CASSINA RIZZARDI 9 CO CASTELLUCCHIO 9 MN CHIAVENNA 9 SO CIGOGNOLA 9 PV CORNA IMAGNA 9 BG CRESPIATICA 9 LO DERVIO 9 LC FAGNANO OLONA 9 VA GIUSSAGO 9 PV GROSIO 9 SO INDUNO OLONA 9 VA LANZADA 9 SO LINAROLO 9 PV LOMAZZO 9 CO MACLODIO 9 BS MENAGGIO 9 CO MILZANO 9 BS MISINTO 9 MB MONTAGNA IN VALTELLINA 9 SO MONZAMBANO 9 MN MUSCOLINE 9 BS PIERANICA 9 CR PUMENENGO 9 BG RETORBIDO 9 PV ROVELLO PORRO 9 CO SAN GIOVANNI DEL DOSSO 9 MN SAN SIRO 9 CO SCANDOLARA RIPA D'OGLIO 9 CR SCHILPARIO 9 BG SOLAROLO RAINERIO 9 CR SONICO 9 BS SPINONE AL LAGO 9 BG STROZZA 9 BG SULBIATE 9 MB TERRANOVA DEI PASSERINI 9 LO TORRAZZA COSTE 9 PV TORRE DE' BUSI 9 BG TROMELLO 9 PV VALDISOTTO 9 SO VERMEZZO CON ZELO 9 MI VERTEMATE CON MINOPRIO 9 CO VIGANO SAN MARTINO 9 BG VILLANOVA DEL SILLARO 9 LO VILMINORE DI SCALVE 9 BG VIONE 9 BS ARCONATE 8 MI ARSAGO SEPRIO 8 VA BARZAGO 8 LC BERBENNO DI VALTELLINA 8 SO BOFFALORA D'ADDA 8 LO BURAGO DI MOLGORA 8 MB CALVAGESE DELLA RIVIERA 8 BS CANDIA LOMELLINA 8 PV CARBONARA AL TICINO 8 PV CARENNO 8 LC CARUGO 8 CO CASALETTO CEREDANO 8 CR CERESARA 8 MN CISLIANO 8 MI COSIO VALTELLINO 8 SO DELEBIO 8 SO DOSSENA 8 BG GANDELLINO 8 BG GARGNANO 8 BS GARLATE 8 LC GAZZUOLO 8 MN GENIVOLTA 8 CR GRONE 8 BG IDRO 8 BS LAMBRUGO 8 CO LENNA 8 BG LONGHENA 8 BS MARNATE 8 VA MOLTENO 8 LC MONTEBELLO DELLA BATTAGLIA 8 PV MOTTA BALUFFI 8 CR NOVIGLIO 8 MI OLMO AL BREMBO 8 BG OSSAGO LODIGIANO 8 LO OZZERO 8 MI PESCATE 8 LC POLAVENO 8 BS RIVA DI SOLTO 8 BG ROMAGNESE 8 PV ROVELLASCA 8 CO SELLERO 8 BS SOIANO DEL LAGO 8 BS SPINEDA 8 CR TALEGGIO 8 BG TRAVACO' SICCOMARIO 8 PV ALZATE BRIANZA 7 CO ASSO 7 CO BARZIO 7 LC BASTIDA PANCARANA 7 PV BELLINZAGO LOMBARDO 7 MI BOFFALORA SOPRA TICINO 7 MI BRACCA 7 BG BRENNA 7 CO BULGAROGRASSO 7 CO CABIATE 7 CO CAMPOSPINOSO 7 PV CANTELLO 7 VA CAPIAGO INTIMIANO 7 CO CARLAZZO 7 CO CASALETTO LODIGIANO 7 LO CASATISMA 7 PV CASTANA 7 PV CERIANO LAGHETTO 7 MB CERVENO 7 BS CHIURO 7 SO CINGIA DE' BOTTI 7 CR CREMELLA 7 LC CREMENO 7 LC DOLZAGO 7 LC DUBINO 7 SO FIGINO SERENZA 7 CO FORMIGARA 7 CR GAVERINA TERME 7 BG GAVIRATE 7 VA GOMBITO 7 CR LUINO 7 VA LUNGAVILLA 7 PV PIUBEGA 7 MN PORTALBERA 7 PV RICENGO 7 CR ROTA D'IMAGNA 7 BG SAN GENESIO ED UNITI 7 PV SAN GIOVANNI IN CROCE 7 CR SANTA BRIGIDA 7 BG SAVIORE DELL'ADAMELLO 7 BS SESTO CALENDE 7 VA SOMMA LOMBARDO 7 VA TORRE PALLAVICINA 7 BG VALERA FRATTA 7 LO VALGREGHENTINO 7 LC VALLE LOMELLINA 7 PV VALMOREA 7 CO VANZAGHELLO 7 MI VENEGONO INFERIORE 7 VA ZEME 7 PV ZIBIDO SAN GIACOMO 7 MI ADRARA SAN MARTINO 6 BG AICURZIO 6 MB APPIANO GENTILE 6 CO AZZATE 6 VA BASCAPE' 6 PV BESNATE 6 VA BIANZANO 6 BG BORGARELLO 6 PV BORGO PRIOLO 6 PV BRUNATE 6 CO CAINO 6 BS CARPIANO 6 MI CASALETTO DI SOPRA 6 CR CASORATE SEMPIONE 6 VA CASSINETTA DI LUGAGNANO 6 MI CASTELBELFORTE 6 MN CASTIRAGA VIDARDO 6 LO COMAZZO 6 LO CORNALE E BASTIDA 6 PV CORTEOLONA E GENZONE 6 PV CUMIGNANO SUL NAVIGLIO 6 CR FONTENO 6 BG GAZZADA SCHIANNO 6 VA GERENZAGO 6 PV GORLA MINORE 6 VA GREZZAGO 6 MI INTROBIO 6 LC INVERNO E MONTELEONE 6 PV LAVENA PONTE TRESA 6 VA LOMELLO 6 PV LUZZANA 6 BG MAGHERNO 6 PV MAGNACAVALLO 6 MN MARUDO 6 LO MARZANO 6 PV MONASTEROLO DEL CASTELLO 6 BG MOSCAZZANO 6 CR MOTTA VISCONTI 6 MI ONETA 6 BG OTTOBIANO 6 PV PASTURO 6 LC PERTICA BASSA 6 BS PEZZAZE 6 BS PIAZZA BREMBANA 6 BG PIETRA DE' GIORGI 6 PV POMPONESCO 6 MN PONTE LAMBRO 6 CO REDONDESCO 6 MN RONCOLA 6 BG SAN DAMIANO AL COLLE 6 PV SIRONE 6 LC SOLFERINO 6 MN SUMIRAGO 6 VA TEMU' 6 BS TORRE DE' PICENARDI 6 CR TORRE D'ISOLA 6 PV TORREVECCHIA PIA 6 PV VERRUA PO 6 PV ZECCONE 6 PV ALGUA 5 BG APRICA 5 SO BARBIANELLO 5 PV BARGHE 5 BS BELLAGIO 5 CO BESOZZO 5 VA BORGOCARBONARA 5 MN BOSSICO 5 BG BOVEGNO 5 BS BRAONE 5 BS BRIONE 5 BS BULCIAGO 5 LC CAMERATA CORNELLO 5 BG CARIMATE 5 CO CASCIAGO 5 VA CASTELLO DI BRIANZA 5 LC CAVARIA CON PREMEZZO 5 VA CERANOVA 5 PV CHIESA IN VALMALENCO 5 SO COLVERDE 5 CO CORREZZANA 5 MB DAIRAGO 5 MI ELLO 5 LC FILIGHERA 5 PV GARBAGNATE MONASTERO 5 LC GORNATE-OLONA 5 VA GUANZATE 5 CO LEGGIUNO 5 VA LOCATELLO 5 BG MONTE MARENZO 5 LC MORAZZONE 5 VA NOVATE MEZZOLA 5 SO ONO SAN PIETRO 5 BS PINAROLO PO 5 PV PIURO 5 SO PONTE IN VALTELLINA 5 SO PORLEZZA 5 CO REDAVALLE 5 PV RONCARO 5 PV RONCOFERRARO 5 MN SAN GIACOMO DELLE SEGNATE 5 MN SARTIRANA LOMELLINA 5 PV SENIGA 5 BS SENNA COMASCO 5 CO SIRTORI 5 LC SOLBIATE OLONA 5 VA TORNO 5 CO TRAVEDONA-MONATE 5 VA TREVISO BRESCIANO 5 BS VALBRONA 5 CO VALGOGLIO 5 BG VALLE SALIMBENE 5 PV VENEGONO SUPERIORE 5 VA VIADANICA 5 BG VIGGIU' 5 VA ZONE 5 BS ALBIZZATE 4 VA AVIATICO 4 BG BINAGO 4 CO BORGO SAN SIRO 4 PV BORNASCO 4 PV CADREZZATE CON OSMATE 4 VA CAMPAGNOLA CREMASCA 4 CR CARONNO VARESINO 4 VA CASLINO D'ERBA 4 CO CASTIONE ANDEVENNO 4 SO CASTRONNO 4 VA COCQUIO-TREVISAGO 4 VA COLLE BRIANZA 4 LC COLTURANO 4 MI CONFIENZA 4 PV COSTA VALLE IMAGNA 4 BG CUCCIAGO 4 CO CUVEGLIO 4 VA DOMASO 4 CO FARA OLIVANA CON SOLA 4 BG FENEGRO' 4 CO GARZENO 4 CO LONGONE AL SEGRINO 4 CO LURATE CACCIVIO 4 CO MAIRAGO 4 LO MARIANA MANTOVANA 4 MN MERLINO 4 LO MEZZANINO 4 PV MONTORFANO 4 CO MURA 4 BS MUSSO 4 CO ODOLO 4 BS PIATEDA 4 SO PIZZALE 4 PV POGGIRIDENTI 4 SO PRATA CAMPORTACCIO 4 SO PRIMALUNA 4 LC PROVAGLIO VAL SABBIA 4 BS ROBECCO PAVESE 4 PV SAMOLACO 4 SO SAN MARTINO DALL'ARGINE 4 MN TICENGO 4 CR TREMOSINE 4 BS TRESIVIO 4 SO VALVARRONE 4 LC VILLIMPENTA 4 MN VISTARINO 4 PV VOLONGO 4 CR Read the full article
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Un nuovo articolo è stato postato su Ticonsiglio
Un nuovo articolo è stato inserito su https://www.ticonsiglio.com/comune-san-benedetto-po-concorso-agente-polizia/
Comune San Benedetto Po: concorso per Agente di Polizia
Il Comune di San Benedetto Po (Mantova) ha pubblicato un concorso per un Agente di Polizia Locale. La risorsa sarà assunta a tempo indeterminato. Ecco il bando.
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Ferrara, ordigno bellico nel cantiere: maxi-evacuazione
Ferrara, ordigno bellico nel cantiere: maxi-evacuazione. Durante le operazioni di restauro all'ex Convento di San Benedetto in corso Porta Po, a Ferrara, al primo piano della chiesa è stata ritrovata una bomba d'aereo inesplosa. Il ritrovamento dell'ordigno bellico, di produzione americana e risalente alla Seconda guerra mondiale, ha messo in moto la città di Ferrara che si prepara dunque, domenica 26 novembre 2023, ad una maxi-operazione di evacuazione, che coinvolgerà più di 12mila cittadini. Gli interventi per il disinnesco dell'ordigno saranno effettuati dagli artificieri dell’Esercito. L'Agenzia regionale di Protezione Civile, in accordo con la Prefettura di Ferrara, ha allestito all'interno del Centro Logistico di protezione civile Cerpic la Sala operativa provinciale integrata (Sopi) e il Centro di Coordinamento dei Soccorsi (CCS). Coinvolti inoltre 300 volontari della Protezione civile regionale e Croce Rossa italiana. Allestite, in accordo con il Comune, anche una cucina mobile e un'area esterna dedicata agli animali di compagnia, oltre a un presidio sanitario e una serie di attività sociali per permettere a bambini, anziani e adulti di trascorrere serenamente un arco temporale di 6-7 ore. Si stima l'arrivo di circa 1800 persone. «Come sempre la Protezione civile dell'Emilia-Romagna è presente per dare supporto in operazioni che coinvolgono la popolazione, con competenza, cuore e dedizione - afferma la vicepresidente con delega alla Protezione civile, Irene Priolo-. Le donne e gli uomini dell'Agenzia regionale e del volontariato saranno domani a Ferrara per portare il proprio sostegno alle cittadine e ai cittadini coinvolti in questa operazione. Ringrazio per il lavoro sinergico volontari, Comune, azienda sanitaria locale, artificieri della Folgore, Forze dell'ordine e quanti sono stati coinvolti nelle operazioni, con l'auspicio che l'intervento si concluda senza ulteriori disagi, garantendo la massima sicurezza di tutte le persone interessate». Le operazioni di evacuazione, coordinate dalla Prefettura, interesseranno i cittadini residenti o temporaneamente presenti nell'area nel raggio di 685 metri dal punto di ritrovamento dell'ordigno e dureranno dalle ore 6 alle 8 ore. L'accesso alle vie interessate sarà vietato dalle 7 mentre da quell'orario sarà consentito il solo traffico in uscita fino al termine delle operazioni di despolettamento della bomba d'aereo, previsto per le ore 16 circa. La Protezione Civile, insieme al Comune, nei giorni scorsi ha diffuso volantini informativi nei principali punti di aggregazione (scuole, parrocchie e negozi). Sul sito del Comune di Ferrara è stata inoltre attivata una sezione web dedicata https://www.comune.fe.it/evacuazione-26-novembre con tutte le informazioni di dettaglio, tra cui un questionario tramite cui i cittadini possono scoprire se vivono nell'area coinvolta dall'operazione, oltre a comunicare anche eventuali specifiche necessità. Per i cittadini che dovranno lasciare la propria casa per permettere la rimozione dell'ordigno è stata allestita una zona di accoglienza in Fiera. Per raggiungerla, il Comune ha previsto un servizio di navette gratuito con corse ogni 15 minuti, comprendente anche il ritorno all'area interessata al termine dell'emergenza. L'uso della rete mobile e delle reti internet potrà subire alcune riduzioni nella zona rossa durante le operazioni.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Custodi di arte e fede: Abbazia di Piona
Ai piedi dei monti Legnone e Legnoncino, sulla punta del promontorio di Olgiasca, sull'alto lago di Como, si trova il monastero benedettino di Piona. Una fonte attesta che nel VII secolo d.C. in quel territorio esisteva una comunità monastica, probabilmente di impostazione eremitica, infatti nel chiostro si conserva il Cippo di Agrippino, che prende il nome dal vescovo di Como che nel 617 fece erigere un oratorio consacrato a santa Giustina martire. Verso la fine dell'XI secolo l'abbazia di Piona venne inserita nel movimento della riforma cluniacense che prevedeva il trasferimento dei monaci dalla casa madre di Cluny alle abbazie in crisi. Dal XII secolo è pervenuta una documentazione che dimostra la vitalità dell'abbazia di Piona, ma nel corso del XIV secolo ci fu una lenta decadenza dovuta al ridotto numero di monaci. Nel 1798, per ordine del Direttorio della Repubblica Cisalpina, tutti i beni dell'abbazia furono incamerati dal dipartimento dell'Adda e messi all'asta e nel 1879 iniziò il restauro della chiesa con aiuti governativi e sovvenzioni del comune e della provincia di Como. L’imprenditore Pietro Rocca nel 1935 acquistò l’edificio, ma poco tempo dopo suo fratello Cesare si recò in Etiopia per la costruzione di un tratto di strada e fu ucciso insieme alla moglie in un attentato. Per onorare la memoria dei loro cari, Pietro e la madre Annetta Pogliani decisero di affidare il monastero alla Congregazione dei Cistercensi di Casamari. Nel 1938, un gruppo di monaci provenienti da Casamari riaprì le porte di Piona permettendo ancora oggi di visitarla. La chiesa appare un po’ arretrata rispetto al lato occidentale del monastero cui si appoggia, mentre sulla facciata si apre la porta bronzea dello scultore Giuseppe Abram e una monofora, mentre una serie di arcatelle segue gli spioventi del tetto e prosegue lungo le pareti laterali, la cui superficie è scandita da monofore e sottili lesene. A destra dell'abside si nota il campanile quadrangolare del XVII secolo e sui lati si susseguono con ritmo ascensionale e alterno oculi e feritoie fino alla cella campanaria decorate da quattro fornici a tutto sesto. Il suggestivo chiostro, realizzato intorno al 1242, in uno stile di passaggio tra il romanico e il gotico, è il punto di riferimento del complesso monastico. La struttura quadrangolare del chiostro evoca il numero quattro, come i quattro elementi dell'universo, i quattro punti cardinali, il disprezzo di se, il disprezzo del mondo, l'amore del prossimo l'amore di Dio. Al centro del chiostro la fonte e l'albero simboleggiano la fonte delle delizie e l'albero della vita del paradiso terrestre.. Di incredibile bellezza sono i capitelli decorati con motivi vegetali e figurati oltre agli affreschi Calendario con Santi degli inizi dek XIII secolo e Miracolo di San Benedetto della fine del XII secolo. La sala capitolare, sul lato orientale del chiostro, prende il nome dall’antica funzione di luogo di lettura del Capitolo della Regola e del Capitolo delle colpe in cui i monaci si accusavano delle colpe commesse e chiedevano perdono ai fratelli. Gli stalli e le spalliere in legno della scuola veneziana del secolo XVIII provengono dalla sagrestia di San Zeno a Verona, con colonne tortili e lesene sormontate da capitelli compositi, oltre che sa pannelli intarsiati. Particolare attenzione merita il pannello raffigurante il sole che irradia luce sulla terra e i due con la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre. Read the full article
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Sono rimasti in pochi a vivere a Perinaldo. Secondo l’ultimo censimento, i residenti sarebbero ad oggi poco meno di un migliaio, probabilmente a causa del fatto che la strada che conduce in questo piccolo comune della provincia di Imperia è piuttosto impervia e scoraggiante. Il caratteristico borgo della Liguria sorge infatti su un crinale che si trova esattamente in mezzo alla valle del torrente Merdanzo e a quella del Verbone, immerso in un magnifico scenario naturale e per certi versi anche un po’ bucolico. Il borgo di Perinaldo | Ph. Monticello (123rf) Questo borgo ligure ha alle spalle una storia millenaria e affascinante. Di conseguenza ha tantissimo da offrire ai turisti, in particolar modo a quelli che si spingono sin qui in cerca di quel tempo perduto che solo in certi paesi antichi si può ritrovare. Non ci resta che scoprire, allora, cosa vedere a Perinaldo. I luoghi legati all’astronomo Cassini Anche se sono in pochi a saperlo, il borgo ligure di Perinaldo è legato a doppio filo con il mondo dell’astronomia. È tra questi vicoli a picco sul verde e su questa natura incontaminata infatti che nacque e crebbe Gian Domenico Cassini, meglio noto come l’astronomo del Re Sole. A colui che è considerato il figlio più illustre del paese sono state dedicate due strutture che vale la pena visitare: il Museo che porta il suo nome e l’Osservatorio astronomico comunale. Sono tante le serate a tema organizzate dai “seguaci” di Cassini tra le mura dell’Osservatorio, la maggior parte delle quali è un richiamo irresistibile per chi ama il meraviglioso mondo delle stelle e dei pianeti. È dedicata al celebre astronomo anche una delle vie più importanti del bel borgo ligure, lungo la quale è possibile ammirare dei murales ma, soprattutto, un sistema solare perfettamente riprodotto in scala che dà vita, di fatto, ad un imperdibile museo all’aperto nel cuore di Perinaldo. Chiese e santuari Dopo aver apprezzato i luoghi di Perinaldo dedicati all’immortale figura di Cassini sarà tempo di volgere lo sguardo ai vari edifici religiosi disseminati ai quattro angoli del borgo. Assicuratevi di visitare l’antico convento di San Sebastiano, oggi convertito in casa comunale, ma anche la chiesa parrocchiale di San Nicolò da Bari, che a seguito della ristrutturazione effettuata nel ‘600 è una delle più preziose testimonianze dell’architettura barocca. La chiesa di San Nicolò da Bari a Perinaldo | Ph. Jpchevreau (Wikipedia) Al suo interno sono custoditi oggetti e reliquie di grande pregio, quali un crocifisso ligneo risalente al ‘400, un organo costruito da Giosuè Agati e, udite udite, un dipinto da non perdere: ci riferiamo al quadro dall’emblematico titolo “La Madonna intercede per le anime del Purgatorio”, che parrebbe essere opera di Giovanni Francesco Barbieri, in arte il Guercino, popolarissimo pittore vissuto a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento. Sono da vedere, ancora, l’oratorio di San Benedetto e la chiesa di Sant’Antonio da Padova, nonché il santuario della Madonna della Visitazione che si trova alle porte di questo bellissimo paese della Liguria. Anche noto come santuario della Madonna del Poggio dei Rej, questo incantevole edificio è protagonista di una leggenda: si narra che il parroco del tempo imponesse ai credenti che avevano peccato di recarsi in questa zona e trascorrere la notte in ginocchio, sopra una manciata di chicchi di mais e dinanzi all’ingresso del santuario, per espiare le proprie colpe. Sono in tanti, al di là della leggenda, a credere che sia stato l’astronomo Cassini a volere la costruzione del santuario della Madonna della Visitazione. Allo scoccare del mezzogiorno, grazie ad un piccolo foro realizzato in un punto strategico della facciata, la luce del sole riesce a proiettare una linea meridiana e a far sì che essa attraversi la chiesa, illuminandola in modo piuttosto suggestivo. Vicoli e paesaggi millenari Il viaggio alla scoperta di Perinaldo non è ancora finito. Al di là dei luoghi d’interesse storico-culturale, è il paese nella sua interezza che merita di essere esplorato e ammirato in ogni suo minimo dettaglio. Il fatto stesso che Perinaldo sia bandiera arancione è sintomatico del fatto che questo centro storico è unico in tutto e per tutto e che questa località, seppur meno nota di altri borghi liguri ben più blasonati, è capace di entrare nel cuore di chiunque abbia la fortuna di visitarla. Le strade sono tutte molto vivaci e caratteristiche. Addentrarsi nel dedalo di vicoli che si arrampica fin sulla parte più panoramica del crinale è un’esperienza impagabile: da lassù si gode di una vista mozzafiato sui vigneti e gli uliveti che si estendono ai suoi piedi e sulle montagne che incorniciano la zona, e sugli altrettanto affascinanti borghi di Apricale e Bajardo. Il paese di Apricale è così vicino che lo si può raggiungere in poco più di un’ora di cammino, percorrendo una vecchia mulattiera immersa nel verde che vi permetterà di entrare nel vivo dell’atmosfera più autentica del luogo. I carciofi di Perinaldo, Presidio Slow Food | Ph. Genoapixel (123rf) Non possiamo non segnalare che Perinaldo è nota, oltre che per Cassini e per le sue bellissime chiese, anche per una tradizione enogastronomica di tutto rispetto. Non è un caso in effetti che il centro storico del borgo pulluli, nel vero senso della parola, di ristoranti in cui gustare il meglio che il territorio ha da offrire: imperdibile il carciofo di Perinaldo, che è anche presidio Slow Food, rigorosamente insaporito con un giro d’olio extravergine di olive taggiasche e accompagnato, come impone il Galateo di Perinaldo, da un calice di Rossese di Dolceacqua. https://ift.tt/34k2dMs Tra i vicoli del borgo di Perinaldo, sulle orme dell’astronomo del Re Sole Sono rimasti in pochi a vivere a Perinaldo. Secondo l’ultimo censimento, i residenti sarebbero ad oggi poco meno di un migliaio, probabilmente a causa del fatto che la strada che conduce in questo piccolo comune della provincia di Imperia è piuttosto impervia e scoraggiante. Il caratteristico borgo della Liguria sorge infatti su un crinale che si trova esattamente in mezzo alla valle del torrente Merdanzo e a quella del Verbone, immerso in un magnifico scenario naturale e per certi versi anche un po’ bucolico. Il borgo di Perinaldo | Ph. Monticello (123rf) Questo borgo ligure ha alle spalle una storia millenaria e affascinante. Di conseguenza ha tantissimo da offrire ai turisti, in particolar modo a quelli che si spingono sin qui in cerca di quel tempo perduto che solo in certi paesi antichi si può ritrovare. Non ci resta che scoprire, allora, cosa vedere a Perinaldo. I luoghi legati all’astronomo Cassini Anche se sono in pochi a saperlo, il borgo ligure di Perinaldo è legato a doppio filo con il mondo dell’astronomia. È tra questi vicoli a picco sul verde e su questa natura incontaminata infatti che nacque e crebbe Gian Domenico Cassini, meglio noto come l’astronomo del Re Sole. A colui che è considerato il figlio più illustre del paese sono state dedicate due strutture che vale la pena visitare: il Museo che porta il suo nome e l’Osservatorio astronomico comunale. Sono tante le serate a tema organizzate dai “seguaci” di Cassini tra le mura dell’Osservatorio, la maggior parte delle quali è un richiamo irresistibile per chi ama il meraviglioso mondo delle stelle e dei pianeti. È dedicata al celebre astronomo anche una delle vie più importanti del bel borgo ligure, lungo la quale è possibile ammirare dei murales ma, soprattutto, un sistema solare perfettamente riprodotto in scala che dà vita, di fatto, ad un imperdibile museo all’aperto nel cuore di Perinaldo. Chiese e santuari Dopo aver apprezzato i luoghi di Perinaldo dedicati all’immortale figura di Cassini sarà tempo di volgere lo sguardo ai vari edifici religiosi disseminati ai quattro angoli del borgo. Assicuratevi di visitare l’antico convento di San Sebastiano, oggi convertito in casa comunale, ma anche la chiesa parrocchiale di San Nicolò da Bari, che a seguito della ristrutturazione effettuata nel ‘600 è una delle più preziose testimonianze dell’architettura barocca. La chiesa di San Nicolò da Bari a Perinaldo | Ph. Jpchevreau (Wikipedia) Al suo interno sono custoditi oggetti e reliquie di grande pregio, quali un crocifisso ligneo risalente al ‘400, un organo costruito da Giosuè Agati e, udite udite, un dipinto da non perdere: ci riferiamo al quadro dall’emblematico titolo “La Madonna intercede per le anime del Purgatorio”, che parrebbe essere opera di Giovanni Francesco Barbieri, in arte il Guercino, popolarissimo pittore vissuto a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento. Sono da vedere, ancora, l’oratorio di San Benedetto e la chiesa di Sant’Antonio da Padova, nonché il santuario della Madonna della Visitazione che si trova alle porte di questo bellissimo paese della Liguria. Anche noto come santuario della Madonna del Poggio dei Rej, questo incantevole edificio è protagonista di una leggenda: si narra che il parroco del tempo imponesse ai credenti che avevano peccato di recarsi in questa zona e trascorrere la notte in ginocchio, sopra una manciata di chicchi di mais e dinanzi all’ingresso del santuario, per espiare le proprie colpe. Sono in tanti, al di là della leggenda, a credere che sia stato l’astronomo Cassini a volere la costruzione del santuario della Madonna della Visitazione. Allo scoccare del mezzogiorno, grazie ad un piccolo foro realizzato in un punto strategico della facciata, la luce del sole riesce a proiettare una linea meridiana e a far sì che essa attraversi la chiesa, illuminandola in modo piuttosto suggestivo. Vicoli e paesaggi millenari Il viaggio alla scoperta di Perinaldo non è ancora finito. Al di là dei luoghi d’interesse storico-culturale, è il paese nella sua interezza che merita di essere esplorato e ammirato in ogni suo minimo dettaglio. Il fatto stesso che Perinaldo sia bandiera arancione è sintomatico del fatto che questo centro storico è unico in tutto e per tutto e che questa località, seppur meno nota di altri borghi liguri ben più blasonati, è capace di entrare nel cuore di chiunque abbia la fortuna di visitarla. Le strade sono tutte molto vivaci e caratteristiche. Addentrarsi nel dedalo di vicoli che si arrampica fin sulla parte più panoramica del crinale è un’esperienza impagabile: da lassù si gode di una vista mozzafiato sui vigneti e gli uliveti che si estendono ai suoi piedi e sulle montagne che incorniciano la zona, e sugli altrettanto affascinanti borghi di Apricale e Bajardo. Il paese di Apricale è così vicino che lo si può raggiungere in poco più di un’ora di cammino, percorrendo una vecchia mulattiera immersa nel verde che vi permetterà di entrare nel vivo dell’atmosfera più autentica del luogo. I carciofi di Perinaldo, Presidio Slow Food | Ph. Genoapixel (123rf) Non possiamo non segnalare che Perinaldo è nota, oltre che per Cassini e per le sue bellissime chiese, anche per una tradizione enogastronomica di tutto rispetto. Non è un caso in effetti che il centro storico del borgo pulluli, nel vero senso della parola, di ristoranti in cui gustare il meglio che il territorio ha da offrire: imperdibile il carciofo di Perinaldo, che è anche presidio Slow Food, rigorosamente insaporito con un giro d’olio extravergine di olive taggiasche e accompagnato, come impone il Galateo di Perinaldo, da un calice di Rossese di Dolceacqua. Il borgo ligure di Perinaldo è tappa obbligata per chi è in cerca di atmosfere lontane e antiche tradizioni. Ricco di chiese e luoghi d’interesse storico-culturale, è legato alla storia dell&…
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Breve nostra premessa: non siamo iscritti o partecipanti alla FSSPX è evidente, perciò, che alcune conclusioni di Don Mauro Tranquillo non ci rappresentano. Tuttavia è giustissimo e corretto che il reverendo Padre (che ringraziamo di tutto cuore) si stupisca di come alcuni gruppi cattolici che – affermandosi per conservatori o “tradizionalisti” – ora si stracciano le vesti per la nuova edizione del Messale della Messa detta Paolo VI…. come dargli torto? è tutto conseguenziale a cinquant’anni fa, quando Paolo VI mise in soffitta la Messa di sempre per crearne una “nuova” …. in nome del concilio… Nella nostra sezione “Crisi liturgica“, abbiamo portato molti argomenti. Vogliamo infine sottolineare che è FALSO che le parole della Consacrazione sono state cambiate oggi… a fare i pignoli, con la storia del “pro multis” vedi qui, e lo spostamento del “Mysterium Fidei“, i cambiamenti sono stati apportati proprio dalla prima traduzione del Messale Paolo VI (il famoso Novus Ordo) ma pochi se ne lamentarono…
Il nodo di tutta la questione non sono affatto certi “aggiornamenti” con l’ultima edizione del Messale i quali non spostano nulla nella sostanza e se a molti, questa Messa andava bene sotto Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, nulla cambia oggi anzi l’intenzione è proprio quella di procedere con la “nuova Messa” detta Paolo VI per ricomporre usi, abusi e fratture causate da uno tsunami di creatività al di fuori delle Norme vigenti che questa odierna EDIZIONE AGGIORNATA, appunto, vuole ricomporre… Il problema, perciò, non è oggi, ma sta a monte e noi non riteniamo casuale che Benedetto XVI sia stato ispirato a ridare alla Chiesa la legittimità del rito antico nel 2007, abusivamente escluso dalla vita della Chiesa. Se Nostro Signore Gesù Cristo ha voluto ridare alla Chiesa la Sua Messa NEL RITO ANTICO …. un motivo ci deve essere….
Buona riflessione.
di don Mauro Tranquillo FSSPX (La Tradizione Cattolica, n° 112 (2020 n° 1), pp. 36-44. Titolo originale: La nuova traduzione italiana del Messale di Paolo VI: che pensarne?)
Recentemente la Conferenza episcopale italiana ha annunciato il termine dei lavori per una nuova traduzione del messale di Paolo VI. Si sono scatenati a riguardo commenti di ogni genere, spesso pieni di fantasie. Da dove viene questa nuova edizione del nuovo messale e cosa dovremmo pensarne? Quali critiche sono fondate e quali sono invece frutto di menti effervescenti, che vogliono a tutti i costi mostrare Papa Bergoglio come diverso (e peggiore) rispetto a Paolo VI?
Un po’ di storia Le diverse edizioni tipiche del messale di Paolo VI Il 3 aprile 1969, con la Costituzione apostolica Missale Romanum, Paolo VI promulgava un nuovo messale, destinato ad entrare in vigore il successivo 30 novembre, I domenica di Avvento di quell’anno. L’edizione latina di tale libro, uscita nel 1970, è la prima edizione tipica (secondo il termine comunemente usato per i libri liturgici), cioè quella che deve fare da modello alle successive ristampe, anche quando eventualmente modificate in qualche elemento minore (per esempio con l’introduzione di nuove feste o simili). La prima edizione italiana completa di tale libro fu pubblicata nel 1973 (nel frattempo erano correnti traduzioni parziali e fascicoli). Nel 1972 Paolo VI aveva prodotto un’edizione corretta da errori di stampa del suo Messale; una seconda edizione tipica uscì invece nel 1975, soprattutto allo scopo di eliminare dalle rubriche le menzioni del ruolo del suddiacono, ordine soppresso nel 1972 con la lettera apostolica Ministeria quaedam. La traduzione italiana di questa seconda edizione tipica fu pubblicata nel 1983, ed è quella che è rimasta finora in vigore. Si può dire che a livello dei testi essa non differisca in nulla dalla precedente.
In seguito ai lavori iniziati nel 1991 dalla Congregazione per il Culto Divino, Giovanni Paolo II ha curato una terza edizione tipica del Messale Romano (sempre quello di Paolo VI) da lui approvata il 10 aprile del 2000 e pubblicata nel 2002. Le prime due edizioni tipiche si presentavano come Missale Romanum ex decreto sacrosancti oecumenici Concilii Vaticani II instauratum, auctoritate Pauli PP. VI promulgatum; alla terza è stato aggiunto Ioannis Pauli PP. II cura recognitum. Nel 2008 (sotto Papa Ratzinger) uscì una versione corretta di questa medesima edizione tipica. Questa terza edizione tipica aveva dichiaratamente come scopo principale la ricezione nelle rubriche delle norme del codice di diritto canonico del 1983, in quanto toccano la celebrazione eucaristica. Occorre notare che una nuova edizione tipica NON è un nuovo messale: nella fattispecie, è lo stesso messale di Paolo VI, con qualche piccola modifica o aggiunta (generalmente di feste) o correzione di rubriche. Lo stesso Messale di San Pio V, pur restando sempre il Messale di San Pio V e del Concilio Tridentino, ebbe tra il 1570 e il 1962 sei edizioni tipiche, senza che questo ne cambiasse la natura.
Tale terza edizione tipica latina (del 2002/2008) doveva servire dunque come base alle nuove traduzioni nelle lingue correnti. Rispetto alle edizioni precedenti, si caratterizzava per qualche arricchimento eucologico (prefazi, formulari per alcune messe), qualche festa e la reintroduzione più larga del gregoriano (come faceva notare l’allora Segretario del Culto Divino, Mons. Tamburrino, nella presentazione del 18 marzo 2002). Un’edizione tipica comunque ispirata a un certo conservatorismo, anche per l’integrazione (nella versione del 2008) di alcune delle norme ribadite nella famosa istruzione della Congregazione del Culto Divino Redemptionis Sacramentum, considerata dai conservatori come una delle massime espressioni della “regolamentazione” del post-concilio. Tale revisione del 2008 prevedeva anche la soppressione della cosiddetta “messa dei fanciulli”, uno dei formulari post-conciliari più lontani dall’espressione anche vaga della dottrina cattolica; inoltre reintroduceva il termine anima nelle messe dei defunti, eliminato ai tempi di Paolo VI.
Se per noi, che rigettiamo il Messale di Paolo VI come tale, tali edizioni non comportano un sostanziale cambiamento di giudizio (trattandosi, lo ribadiamo, del medesimo libro con cambiamenti del tutto accidentali), non si capisce perché dovrebbe cambiare il giudizio in chi tale libro accetta da decenni, soprattutto che abbiamo nel testo latino dei cambiamenti di stampo piuttosto conservatore. Forse è la nuova traduzione della CEI a porre problemi insormontabili? Cerchiamo di procedere nella nostra ricerca.
Un po’ di storia Dalla terza editio typica del 2002 alle traduzioni La nuova edizione tipica richiedeva ora la propria versione nelle innumerevoli lingue volgari. Qualsiasi liturgia in volgare, lo facciamo subito notare, richiede necessariamente una costante revisione dei testi, poiché il volgare è per definizione in costante evoluzione. Una delle ragioni per cui la Chiesa conservava il latino era proprio la sua stabilità espressiva. Non sembra dunque poter essere oggetto di critica, se si accetta l’uso del volgare, il fatto che ci si debba abituare a costanti revisioni e cambiamenti. Le diverse conferenze episcopali furono dunque immediatamente coinvolte nell’opera di revisione delle proprie traduzioni, con risultati e tempi molto diversi. Il 20 marzo 2001, prima ancora della pubblicazione dell’edizione latina (approvata tuttavia nel 2000 dal Papa, come abbiamo visto), usciva l’istruzione della Congregazione per il Culto Divino Liturgiam Authenticam, che imponeva alle conferenze episcopali di procedere sotto lo stretto controllo della Santa Sede e di attenersi a una traduzione per quanto possibile letterale. In questa linea, una lettera della Congregazione del Culto Divino del 17 ottobre 2006 ai Presidenti delle Conferenze episcopali chiedeva di rispettare il senso dell’espressione pro multis nelle parole della consacrazione del Preziosissimo Sangue. Il principio fu ribadito dallo stesso Benedetto XVI con una lettera del 14 aprile 2012 a Monsignor Zollitsch, Arcivescovo di Friburgo, presidente della Conferenza episcopale tedesca.
Nel 2006 usciva la prima versione in lingua corrente di questa edizione, quella in greco moderno. La versione inglese, comune a tutti i paesi anglofoni, usciva nel 2011, reintroducendo una traduzione letterale del “pro multis” e una versione più elegante e vicina al latino di tutti i testi. Nel mondo anglosassone, tale nuova traduzione (fortemente rimaneggiata) fu considerata un trionfo del partito “conservatore”, provocando ira e risentimento nel clero più progressista. La versione tedesca usciva nel 2013; quella per la Spagna (in castigliano), approvata l’8 dicembre 2015, è entrata in vigore il 5 marzo 2017, con il ripristino del por muchos invece del por todos los hombres della versione precedente; la versione francese, approvata il 1° ottobre 2019, entrerà in vigore nell’avvento 2020, secondo quanto annunciato dalla Conferenza episcopale francese: tale traduzione ripristina, per il Credo, la traduzione esatta di consubstantialem (“della stessa sostanza”, che sotto Paolo VI era stato tradotto con “della stessa natura”, con conseguenze dottrinali gravissime). Sorvoliamo ovviamente sulla situazione delle traduzioni in altre lingue, avendo riportato questi casi a titolo di esempio della varietà di tempi e risultati della stessa operazione.
In questo quadro si situa la pubblicazione, il 3 settembre 2017, del motu proprio Magnum principium di Papa Francesco, che tende ad ampliare il potere delle Conferenze episcopali nella traduzione e promulgazione dei testi liturgici, pur sempre sotto la vigilanza e la revisione della Congregazione per il Culto Divino. La Conferenza episcopale italiana, dopo aver pubblicato il noto lezionario con la nuova traduzione dei testi biblici nell’avvento 2007, è arrivata a produrre solo recentemente un messale italiano conforme all’edizione tipica del 2002/2008: a settembre 2019 il Consiglio permanente della CEI ha emesso un comunicato che dichiarava conclusi i lavori della nuova versione, ufficialmente approvata nel corso della LXXII Assemblea generale dei vescovi italiani, tenutasi in Vaticano tra il 12 e il 15 novembre.
Dopo la dovuta approvazione romana, il nuovo messale italiano dovrebbe essere disponibile in primavera, anche se è probabile che non entri in vigore prima dell’avvento.
Citiamo qui alcuni passaggi del comunicato finale della CEI: «Nell’intento dei vescovi, infatti, la pubblicazione della nuova edizione costituisce l’occasione per contribuire al rinnovamento della comunità ecclesiale nel solco della riforma liturgica […] Come è stato evidenziato, si tratta di assumere il criterio di «nobile semplicità» per riscoprire quanto la celebrazione sia un dono che afferma il primato di Dio nella vita della Chiesa. In quest’ottica si coglie la stonatura di ogni protagonismo individuale, di una creatività che sconfina nell’improvvisazione, come pure di un freddo ritualismo, improntato a un estetismo fine a se stesso. La liturgia, hanno evidenziato i Vescovi, coinvolge l’intera assemblea nell’atto di rivolgersi al Signore. Richiede un’arte celebrativa capace di far emergere il valore sacramentale della Parola di Dio […] Per dare sostanza a questi temi, si è evidenziata l’opportunità di preparare una sorta di “riconsegna al popolo di Dio del Messale Romano” con un sussidio che rilanci l’impegno della pastorale liturgica».
Emergono i temi conciliari della liturgia come opera di un’assemblea, della quale fanno parte i ministri, e dell’ecclesiologia del “popolo di Dio”. La liturgia non è ovviamente più l’opera del Cristo tramite i suoi ministri, della quale beneficia il popolo dei battezzati come ricevente. Si fa riferimento al valore sacramentale della Parola di Dio, come da prassi ormai unica espressione della Presenza del Cristo ad essere menzionata, e di fatto più importante della Presenza sacramentale vera e propria (che non è minimamente citata).
Un breve esame di alcune controversie Dopo sedici anni sembra dunque pronta la versione italiana della terza edizione tipica del Messale di Paolo VI. Ripetiamo: del Messale di Paolo VI, perché questa edizione latina è sostanzialmente identica a quella del 1970, e quindi anche la versione italiana non potrà essere così differente. A parte i nuovi testi eucologici che comprende, il dibattito si è focalizzato sui punti più notevoli e già resi noti. Si è quasi voluto insinuare (vedremo poi perché) che le modifiche annunciate fossero tali da creare un “nuovo” nuovo messale. In realtà ci preme qui mostrare l’inanità di molte delle critiche mosse dai settori conservatori. Nell’ultima parte dell’articolo cercheremo di valutare tutto questo sommovimento ecclesiale per quello che realmente vale.
1) Il Confiteor La nuova versione del Confiteor, distanziandosi in questo dall’originale latino (quello montiniano, s’intende), aggiunge la parola “sorelle”, in omaggio alla parità di genere. Sicuramente una mossa tanto politicamente corretta quanto inutile.
2) Il Gloria Il nuovo incipit dell’inno angelico, ripreso dalla nuova traduzione del Vangelo (già presente nei lezionari del 2007), dice “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini, amati dal Signore”. Non è qui sede per entrare nel dibattito esegetico che da molto tempo volge sul termine greco εὐδοκίας, tradotto in latino con bonae voluntatis: secondo alcuni interpreti tale “buona volontà” sarebbe quella divina, come una predilezione. Il senso sarebbe dunque “pace agli uomini che sono nella predilezione divina, nella buona volontà di Dio”, cioè coloro che si è scelto. Tale senso, del tutto ortodosso, non è però quello che la nuova traduzione intende (e a nostro avviso non è stata fatto sufficientemente notare questo aspetto). Infatti inserendo una virgola dopo “uomini”, si lascia intendere che questa pace è destinata all’universalità degli uomini, “amati dal Signore”. L’assenza della virgola avrebbe predicato l’attributo “amati” in modo da distinguere gli uomini prescelti dagli altri; la presenza della virgola ci fa ricadere nella consueta questione della salvezza universale, tanto cara ai modernisti.
3) La “rugiada” dello Spirito Santo Una delle polemiche più sterili ed assurde è stata quella, tanto agitata da alcuni settori, sul termine “rugiada”. Veniamo ai fatti. La controversia riguarda la seconda preghiera eucaristica, della quale già nel 1969 il “Breve esame critico” del Novus Ordo Missae, firmato dai Cardinali Ottaviani e Bacci, diceva: «abbiamo sorvolato sui nuovi canoni, di cui il secondo ha immediatamente scandalizzato i fedeli per la sua brevità. Di esso si è potuto scrivere, tra molte altre cose, che può essere celebrato in piena tranquillità di coscienza da un prete che non creda più né alla transustanziazione né alla natura sacrificale della Messa, e che quindi si presterebbe benissimo anche alla celebrazione da parte di un ministro protestante». Una pesantissima critica come si vede, finora ignorata dai “conservatori” che con tale preghiera hanno detto serenamente la messa per decenni. Il testo latino di questo “canone”, frettolosamente composto da pseudo-esperti negli anni Sessanta, dice testualmente: «Hæc ergo dona, quǽsumus, Spíritus tui rore sanctífica», che letteralmente significa «Ti preghiamo, santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito». Finora la traduzione italiana aveva preferito al termine metaforico “rugiada” un meno letterale “effusione”, ma non sfugge a nessuno che il senso sia esattamente lo stesso.
Il termine “rugiada dello Spirito Santo”, di per sé, non ha nulla di reprensibile: viene dalla Santa Scrittura ed esisteva anche nell’antica liturgia (seppure in tutt’altri passaggi). Si è quindi semplicemente passati a una traduzione più letterale di un testo latino in vigore dal 1969, che aveva finora avuto in italiano una semplice traduzione a senso. Ignorando quindi le gravi e strutturali deficienze di questo canone, denunciate dal “Breve esame critico” più di cinquant’anni fa, alcuni ambienti si sono attaccati alla denuncia della “rugiada” con fantasiose argomentazioni, facendo tra l’altro derivare tale espressione dalla (peraltro gravissima e da noi pesantemente denunciata) ecoteologia di Papa Francesco. Non è mancato chi, con sfoggio di ignoranza, ha voluto paventare l’invalidità della messa in seguito alla sostituzione di “effusione” con “rugiada”, come se avessero significati diversi. Tale crasso errore ne sottintende uno ben più grave, cioè che sia necessaria l’invocazione dello Spirito Santo (la cosiddetta epiclesi) per realizzare la transustanziazione. La dottrina cattolica ci insegna invece che a realizzare la transustanziazione sono le sole parole del Cristo (“Questo è il mio Corpo… Questo è il calice del mio Sangue”). Il rito romano tradizionale non ha mai previsto alcuna epiclesi, anzi tali invocazioni sono state inserite nei nuovi canoni per motivi puramente ecumenici, visto che sono gli ortodossi (o almeno alcuni di loro) a sostenere che l’epiclesi (presente nei riti orientali da sempre) sia indispensabile alla consacrazione. Tale tesi è stata più volte condannata, oltre che dal Concilio di Firenze (DS 1321 e 1352), da una lettera di Pio VII dell’8 maggio 1822 (DS 2718) e da un’altra di san Pio X del 26 dicembre 1910 (DS 3556): è verità di fede che siano le sole parole del Cristo a realizzare il Sacramento.
4) Il Pater noster Il grande pubblico ha parlato soprattutto del cambiamento di traduzione della penultima petizione del Pater: per insistente richiesta del Papa, e concordemente alla nuova versione dei Vangeli, «non ci indurre in tentazione» è stato sostituito con «non abbandonarci alla tentazione». Occorre precisare che il senso di questa petizione non è mai stato inteso come se Dio tentasse l’uomo al male. Ciò è contrario alla Scrittura, e a nessuno è mai venuta in mente una sciocchezza simile. Anzi, il catechismo tridentino spiega: «Diciamo di essere indotti in tentazione, quando cediamo alla medesima. Ora noi possiamo esservi indotti cosi in due modi: primo, quando, rimossi dal nostro stato, precipitiamo nel male, verso il quale qualcuno ci ha spinto col tentarci. Ma nessuno è in questo modo indotto in tentazione da Dio, rché per nessuno Dio è causa di peccato, odiando egli tutti quelli che commettono iniquità (Sal. 5,7). E quanto dice san Giacomo: Nessuno, tentato che sia, dica di essere tentato da Dio; poiché Dio non entatore al male (I,13); secondo, possiamo essere tentati, nel senso che uno, sebbene non tenti egli stesso né si adoperi a farci tentare, tuttavia lo permette, mentre potrebbe impedire sia la tentazione che il prevalere di essa. Ebbene, Dio lascia che cosi siano tentati i buoni e i pii, senza privarli però della sua grazia». Così spiegato, è evidente che la vecchia traduzione italiana e la nuova significano la stessa cosa. Quello che può essere spiacevole è la perdita di una formula consolidata dall’uso (ma con il volgare queste cose sono inevitabili), e soprattutto il modo con cui Papa Bergoglio ha presentato questa riforma: si direbbe che fino a lui tutti avessero capito male il senso delle parole della preghiera del Signore. Per citare un solo esempio, nella settima puntata del programma “Padre nostro”, condotto da don Marco Pozza, andato in onda su Tv2000 il 6 dicembre 2017, il Papa ha affermato che “Non ci indurre in tentazione” «non è una buona traduzione. Anche i francesi hanno cambiato il testo con una traduzione che dice “non lasciarmi cadere nella tentazione”, sono io a cadere, non è lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto, un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito […] Quello che ti induce in tentazione è Satana, quello è l’ufficio di Satana».
Considerazioni e conclusioni Cui prodest? Il criterio della letterarietà della traduzione, per quel che riguarda l’italiano, è stato dunque seguito secondo una versione a geometria variabile: oltre gli esempi di cui sopra, si avrà un “Beati gli invitati alla cena dell’Agnello” (finora era “del Signore”), traducendo letteralmente il latino che riprende il testo dell’Apocalisse; ma non cambia la fantasiosa traduzione della risposta del centurione, che continuerà ad essere “Signore, non son degno di partecipare alla tua mensa”, al posto del letterale “che tu entri sotto il mio tetto”. Ugualmente restano le traduzioni improprie del pro multis come “per tutti” e di Deus Sabaoth come “Dio dell’universo” invece che “degli eserciti”. Per questa terza edizione del messale di Paolo VI vale, a nostro avviso, il giudizio dato sulla prima dai Cardinali Ottaviani e Bacci e confermato da Monsignor Lefebvre: essa si allontana in maniera impressionante, nell’insieme come nel dettaglio, dall’espressione della fede cattolica sulla Messa come formulata dal Concilio di Trento. Stesso giudizio perché identico messale, salvo piccole modifiche accidentali, tanto nella edizione tipica latina quanto nella traduzione italiana. Per questo non si capisce, di primo acchito, lo scalpore suscitato da alcuni commentatori intorno a cambiamenti teologicamente così poco rilevanti, soprattutto da chi accetta da decenni quel messale di Paolo VI che ha stravolto il culto cattolico in ogni singolo aspetto.
Polemiche frutto di ignoranza? O di malafede?
A nostro avviso esiste una spiegazione che si situa nel solco interpretativo che da tempo cerchiamo di dare alla situazione ecclesiale. “Grazie��� al pontificato di Ratzinger si è creata ad arte una sorta di interpretazione conservatrice di Concilio e post-concilio, che considera superata la dialettica e la polemica tra l’ortodossia tradizionale e le novità eretiche degli ultimi decenni. Questa versione è stata data ad uso di quei gruppi che avrebbero certamente rifiutato nuovi passi in avanti (inevitabili nel percorso modernista), in modo che non avessero bisogno di ricorrere alla Tradizione e al Magistero preconciliare. Si può dunque oggi rifiutare (anche molto violentemente) Papa Francesco facendo propri sia il concilio sia il post-concilio fino a Ratzinger. Si presenta dunque artificiosamente Papa Bergoglio (che certamente ha aggravato la situazione, ma nello stesso solco e linea dei recenti predecessori) come colui che ha rotto con la Tradizione bimillenaria della Chiesa.
Questo atteggiamento è comune a severi porporati come a saltimbanchi del web, e solo recentemente qualche voce autorevole ha cominciato a cercare l’ortodossia oltre i fumogeni di quella che volgarmente è stata chiamata “ermeneutica della continuità”. In questo quadro, il timore di una nuovissima messa “invalida” è stato alimentato ad arte da diversi anni, e si è potuto appigliare solo a questa nuova edizione del messale italiano (traduzione, lo ricordiamo ancora, del messale latino di Paolo VI rivisto da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI). Nel febbraio 2017, un farneticante blog pieno di pseudonimi (anonimidellacroce), oggi chiuso, ma i cui testi sono ancora reperibili sul web, lanciava questa “notizia”: «La mia fonte confidenziale di Santa Marta, riferendomi qualche discussione sentita – tra un pranzo e l’altro – mi ha detto che in realtà il cambiamento della Messa, voluto da Bergoglio, ha un solo fine: quello ecumenico. Cioè “creare” una Messa che non sia in contrapposizione con i protestanti e quindi una liturgia che si possa celebrare “in comunione”.
È questa la verità. E questo è il suo intento.
Una liturgia perenne che sia però ecumenica. Ovviamente prevedo che Bergoglio per poter fare questo dovrà cambiare anche il testo della “Consacrazione”. Il che renderebbe la Messa invalida. E prevedo pure che chi si rifiuterà di celebrare con questo “nuovo rito” sarà considerato fuori dalla Chiesa». Questo tipo di lettura, fondata su immaginarie “confidenze” di immaginarie “fonti interne a Santa Marta”, ha creato a proprio uso e consumo la leggenda della promulgazione di una nuova messa ecumenica e invalida, con cambiamento delle parole della consacrazione, come spauracchio e per creare una divisione netta tra Bergoglio e i predecessori conciliari. L’idea è stata ripresa in ambienti apocalittico-apparizionistici ma… non ha mai potuto nutrirsi di fatti, se non della nuova traduzione italiana di un messale che è usato da cinquant’anni da questi stessi critici di Papa Francesco.
In pratica, quello che i nostri anonimi hanno annunciato gettando il panico nei semplici non è altro che… il messale stesso di Paolo VI! creato per ragioni ecumeniche, non più contrapposto ai protestanti, imposto a tutti con la forza (e a tutt’oggi chi come noi non lo considera legittimo non è considerato in “piena comunione”).
Un messale in cui sono già cambiate (da cinquant’anni) le parole della consacrazione: queste nel Messale tradizionale sono solo “Questo è il mio Corpo… Questo è il calice del mio Sangue etc.”. Al di là del problema della traduzione del pro multis, Paolo VI, nella costituzione apostolica Missale Romanum, ha appositamente deciso quanto segue:
«Stabiliamo pertanto che in ciascuna delle Preghiere Eucaristiche, esse siano così espresse: sul pane: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI; e sul calice: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI (“molti” nell’originale latino, n.d.r.) IN REMISSIONE DEI PECCATI. FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME. L’espressione MISTERO DELLA FEDE, tolta dal contesto delle parole del Signore, e detta dal sacerdote, serve come da introduzione all’acclamazione dei fedeli».
Si dirà che queste nuove parole includono le precedenti: ma perché allora far diventare “parole della consacrazione” anche le parti del discorso (“prendete e mangiate/bevete… fate questo…”) che non significano né producono la transustanziazione? Semplicemente perché le parole della consacrazione diventano tutto il discorso diretto del protagonista di un racconto: la nuova messa suggerisce un tono narrativo, che nel caso finisse per escludere quello consacratorio, renderebbe la consacrazione invalida per difetto di intenzione. Non sono degli “anonimi” del 2017 a dire questo, ma i Cardinali Ottaviani e Bacci nel 1969: «Il modo narrativo è ora sottolineato dalla formula: “narratio institutionis” (n. 55d), e ribadito dalla definizione della anamnesi, dove si dice che “Ecclesia memoriam ipsius Christi agit” (n. 55c).
In breve: la teoria proposta per l’epiclesi, la modificazione delle parole della Consacrazione e dell’anamnesi, hanno come effetto di modificare il modus significandi delle parole della Consacrazione. Le formule consacratorie sono ora pronunciate dal sacerdote come costituenti una narrazione storica e non più enunciate come esprimenti un giudizio categorico e affermativo proferito da Colui nella cui persona egli agisce: “Hoc est Corpus meum”». Nella relativa nota, si aggiunge: «Le parole della Consacrazione, quali sono inserite nel contesto del Novus Ordo, possono essere valide in virtù dell’intenzione del ministro. Possono non esserlo perché non lo sono più ex vi verborum o più precisamente in virtù del modus significandi che avevano finora nella Messa. I sacerdoti, che, in un prossimo avvenire, non avranno ricevuto la formazione tradizionale e che si affideranno al Novus Ordo al fine di “fare ciò che fa la Chiesa” consacreranno validamente? È lecito dubitarne».
Ringraziamo quindi Dio delle posizioni prese da Monsignor Lefebvre cinquant’anni fa, e ricordiamo sempre che non è l’attuale pontificato la causa di ogni male nella Chiesa. Il nostro rifiuto del messale di Paolo VI e delle dottrine conciliari e post-conciliari non deve mai confondersi con teorie varie e peregrine su questo ultimo pontificato.
Fonte….
RICORDA CHE:
Don Mauro Tranquillo spiega: non è un “nuovo” messale, ma un aggiornamento Breve nostra premessa: non siamo iscritti o partecipanti alla FSSPX è evidente, perciò, che alcune conclusioni di Don Mauro Tranquillo non ci rappresentano.
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SAN BENEDETTO – Per prenotare il proprio posto al sole su una delle 37 spiagge libere della Riviera delle Palme servirà molto probabilmente un’app. Se ne è discusso in mattinata al Comune di San Benedetto nel corso di una riunione tra il sindaco Pasqualino Piunti, l’assessore al Turismo Tassotti, il consigliere Emidio Del Zompo e in collegamento il comandante della Capitaneria di porto Colarossi, il comandante della Polizia Locale Coccia e ovviamente gli operatori.
“Ci siamo sentiti -dice il sindaco Pasqualino Piunti- per ipotizzare alcune soluzioni. Stiamo ragionando su una app per fare le prenotazioni in una delle nostre 37 spiagge libere che sono di grandezze diverse. Se una è piena, l’utente viene invitato a prenotare un posto in un’altra spiaggia. Ma è ancora un progetto in fase embrionale”.
Piunti ribadisce c’è un po’ di disorientamento per i ritardi delle linee guida del governo, mentre sono già pronte da oggi quelle della Regione Marche.
Ed proprio al governo regionale il primo cittadino di San Benedetto si rivolge: “Chiederò un atto propedeutico affinché la nostra Protezione Civile venga impiegata per i controlli, in modo che chi viene nelle nostre spiagge per le vacanze o per una giornata al mare possa farlo in tranquillità e sicurezza”
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Parma Capitale Italiana della Cultura 2020
Al via sabato 11 gennaio l’inaugurazione di Parma2020
Un viaggio tra sapori, arte, cultura e tante iniziative per valorizzare il territorio e la bellezza della Capitale Italiana della Cultura
Duomo di Parma, ph. Edoardo Fornaciari. Parma2020
Ode alla città di Parma
L’anno nuovo è appena cominciato. E non poteva esserci inizio migliore se non con l’incoronazione della Capitale Italiana della Cultura 2020: Parma.
Parma, città d’arte ricca di eleganza e atmosfere raffinate. Città del teatro e della musica in cui risuonano le note di Giuseppe Verdi, Città Creativa UNESCO per la Gastronomia in Italia e capitale della Food Valley (per i sapori considerati eccellenza italiana nel mondo come Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Culatello di Zibello).
Parma, territorio di borghi e castelli, cuore dell’Emilia in cui storia e cultura sono sempre al centro
Piazza Garibaldi, ph. Edoardo Fornaciari
Pronta ad accogliere turisti e visitatori provenienti da ogni parte del mondo al motto di “La cultura batte il tempo”, questa città vi accoglie in un tripudio di sapori, arte, memoria e itinerari.
Parma, la Capitale Italiana della Cultura 2020
Sostenuta e messa in opera con il contributo di Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Regione Emilia Romagna, Comune di Parma, Fondazione Cariparma, Comitato per Parma2020, in collaborazione con Provincia di Parma, Università degli Studi di Parma, Diocesi di Parma, Destinazione Emilia.
Tra cultura…
La cultura batte il tempo. Questo il claim che ha accompagnato fin dall’inizio il programma Parma2020
Pilotta Museo Bodoniano, ph. Edoardo Fornaciari. Parma2020
Parma, 2019: Palazzo della Pilotta, Biblioteca Palatina (Palatine Library)
Parma, 8/06/2019: Parma downtown, Palazzo della Pilotta (Pilotta Palace).
Parma, 2006: Palazzo della Pilotta (Pilotta Palace), Ponte Verdi (Verdi Bridge) and Torrente Parma (Parma river)
Parma, 2016: Parma downtown, Church of Santa Maria della Steccata
Parma, 2009: Parma downtown, monument to Giuseppe Garibaldi
Parma, 09/10/2019: Teatro Farnese.Traiettorie XXIX rassegna internaz. Markus Stockhausen e Florian Weber.
Parma, 2009: Palazzo della Pilotta. Teatro Farnese
Parma, 2014: Parma downtown, the Teatro Regio.
Parma, 2016: Parma downtown, the Cathedral.
Parma, 2009: Parma downtown, the Baptistery.
Parma, 2009: Parma downtown, Via della Salute
Parma, 2009: Parma downtown, the Cathedral. The Deposizione (Deposition) sculpted by Benedetto Antelami in 1178.
Parma, 2019: Palazzo della Pilotta, Galleria Nazionale. Maria Luigia of Habsburg, wife of Napoleon I and later Duchess of Parma as “Concordia” by Antonio Canova.
Parma, 2009: Parco Ducale, Ducal Park, Palazzo del Giardino.
Parma, 02/10/2019: Piazza San Francesco. Statua di Giuseppe Verdi in panchina. Chiacchiere verdiane.
Un percorso che racconta i “tempi” diversi della città, sottolineando inclusione e sostenibilità come valori cardine per un futuro e una vita migliori.
Esistono tante “Parma” diverse: la città romana e quella medievale, rinascimentale e barocca, borbonica e illuminista, contadina e imprenditrice, la Parma dell’Oltretorrente e quella innovativa e tecnologica.
Queste Parma e molte altre ancora hanno contribuito a creare la città di oggi. Una città che vuole restituire all’azione culturale il ruolo centrale che merita, favorendo l’abbattimento delle barriere storiche e sociali che inibiscono il dialogo.
A sovrintendere e coordinare il raggiungimento degli obiettivi è il Comune di Parma. le parole del sindaco Federico Pizzarotti:
«L’anno della Capitale non è arrivato per caso o per fortuna, ma grazie a un mix di competenza, intuizione e compiendo i passi giusti.
Non è un premio, ma un merito. Parma ha fatto squadra e ha vinto una sfida importante. Se il 2020 sarà il grande anno che ci aspettiamo ci guadagnerà la città, la regione e anche l’Italia. Il futuro del nostro Paese si compirà se l’Italia stessa punterà sulla cultura: siamo una grande nazione che vive sopra un patrimonio materiale e immateriale immenso, dobbiamo semplicemente farcene carico e presentarlo al mondo intero».
…hotel e castelli…
Molti hotel sostengono il territorio, come INC Hotels Group, gruppo alberghiero di 7 strutture sparse tra Parma, Piacenza e Reggio-Emilia.
Da sempre INC Hotels Group si batte per la cultura cercando di valorizzare il patrimonio storico-culturale proponendo agli ospiti esperienze uniche (itinerari in bicicletta e food-shopping tour tra caseifici, salumifici e cantine) per scoprirlo e viverlo al meglio.
Antica Corte Pallavicina , ph. Alessandro Gandolfi
E cosa ne dite, invece, di una notte all’interno del castello sul fiume Po? L’indirizzo è Relais Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense (PR) dei fratelli Spigaroli, castello trecentesco un tempo abitato dai Marchesi Pallavicino, estimatori del culatello.
Un luogo magico dove immergersi nella vera anima della Bassa Parmense e nella storia di uno dei salumi più amati al mondo.
…sapori…
L’Antica Corte Pallavicina è lo scrigno del ristorante stellato dello Chef Massimo Spigaroli, autore della “cucina gastrofluviale” in cui il cuoco unisce alle creazioni del menù agricoltura e tradizione del territorio.
Massimo Spigaroli
Sì realizzano così piatti raffinati che nascono da ingredienti che crescono negli orti e negli allevamenti del podere del castello e aggiungono genuinità e sapore ai piatti e all’identità locale.
I gustosi menù sono impreziositi da culatelli e salumi stagionati nelle antichissime cantine del castello, dalle carni di maiale nero di razza autoctona, bovini di razza bianca allevati nella valle del Po, oche, polli e anatre, pesci di fiume, pasta fatta in casa, come anolini e tortelli. E risaltati dai vini che nascono dai vigneti di Fortana, Fontanella e Lambrusco.
Un altro viaggio imperdibile nella bontà è all’Hosteria del Maiale all’interno dell’Antica Corte Pallavicina, in cui si respira l’aria autentica delle antiche hosterie medievali.
ph.Luca Rossi
Qui si possono provare le ricette recuperate dalla tradizione della Bassa Parmense e dalla storia del Po. I menù propongono taglieri di Culatello di Zibello Dop, da assaporare con pani di campagna di farine di grani antichi, paste fatte in casa abbinate a carni locali (bue bianco, lepre, maiale), secondi della tradizione come stracotto di manzo, preparato secondo una ricetta di Giovannino Guareschi, costine in umido con la polenta, trippa alla parmigiana e insalate a base di verdure dell’orto.
In autunno, poi, aumenta l’acquolina con piatti all’oca bianca, allevata nel podere dell’Antica Corte Pallavicina, mentre a novembre e dicembre non può mai mancare il gran bollito di maiale.
SOCIAL FB
…ed eventi imperdibili
Tra mostre, concerti, performance e teatro che promuovono la partecipazione e la condivisione culturale, l’inaugurazione di Parma2020 prenderà il via sabato 11 gennaio per una tre giorni di eventi che si concluderà il giorno 13.
Sabato 11 gennaio la “nazione Parma” si riunirà nel centro storico per dar vita ad una immensa parata che porterà in corteo le “parole della cultura”, scelte attraverso un contest sui social network Parma 2020.
La parata si radunerà nel Parco Ducale e percorrerà Via D’Azeglio fino a Piazza Garibaldi per consegnare idealmente le parole alla casa municipale. Poi, grazie a un videomapping interattivo, queste si trasformeranno in un suggestivo dialogo con la piazza.
Domenica 12 gennaio la cerimonia istituzionale di apertura si svolgerà al Teatro Regio alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e proseguirà con il taglio del nastro della mostra Time Machine.
Una giornata magica, in cui la cultura viaggerà sugli autobus fino ai luoghi più lontani dal centro della città verso ospedali, carceri e piccole frazioni spesso dimenticate.
Lunedì 13 gennaio, invece, per celebrare Sant’Ilario, Patrono di Parma, la città diventerà palcoscenico di insolite narrazioni tra storia e poesia, alternate a presentazioni di libri e concerti.
Alessandra Borgonovo
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Per consultare il programma generale parma2020.it
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Coronavirus, il numero dei contagiati da coronavirus in tutti i comuni della Lombardia, dal comune più colpito al meno colpito (al 28 marzo)
Il numero di contagi da coronavirus di ogni Comune lombardo, dal più grande al più piccolo, dal più colpito al meno colpito al 28 marzo. *** Guarda i dati italiani sui contagi da coronavirus del 28 marzo -QUI I nostri approfondimenti sul coronavirus: mortalità in Lombardia, farmaci, vittime famose, interviste ad esperti, inchieste - QUI Com'è iniziata? I dati dei contagi da coronavirus di tutti i Comuni lombardi 15 giorni fa - CONFRONTA *** I contagi da coronavirus in Lombardia, dal Comune più colpito al meno colpito al 28 marzo: (Dati Regione Lombardia. Non sono segnati nelle statistiche 498 comuni con meno di 4 casi) COMUNE PAZIENTI PROVINCIA MILANO 3159 MI BRESCIA 1184 BS BERGAMO 1035 BG CREMONA 976 CR CREMA 400 CR LODI 381 LO MONZA 374 MB CODOGNO 277 LO VIGEVANO 242 PV COLOGNO MONZESE 234 MI PAVIA 215 PV SERIATE 211 BG VOGHERA 211 PV NEMBRO 204 BG LECCO 203 LC SESTO SAN GIOVANNI 202 MI ALBINO 194 BG CASTIGLIONE D'ADDA 183 LO DALMINE 174 BG ORZINUOVI 172 BS TREVIGLIO 171 BG MONTICHIARI 170 BS CASALPUSTERLENGO 168 LO ALZANO LOMBARDO 167 BG MANTOVA 158 MN CINISELLO BALSAMO 155 MI BRESSO 154 MI COMO 142 CO CHIARI 141 BS MANERBIO 139 BS PALAZZOLO SULL'OGLIO 136 BS ROMANO DI LOMBARDIA 133 BG CASTELLEONE 132 CR CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 129 MN PIOLTELLO 128 MI LISSONE 123 MB LEGNANO 123 MI SORESINA 122 CR ZOGNO 121 BG GUSSAGO 119 BS BAGNOLO MELLA 114 BS DESENZANO DEL GARDA 113 BS BRUGHERIO 112 MB SAN GIULIANO MILANESE 112 MI PADERNO DUGNANO 111 MI CERNUSCO SUL NAVIGLIO 108 MI ROVATO 107 BS SEGRATE 107 MI CLUSONE 106 BG STEZZANO 105 BG CONCESIO 103 BS CARAVAGGIO 101 BG DARFO BOARIO TERME 101 BS VIMERCATE 101 MB GHEDI 99 BS LENO 98 BS PONTE SAN PIETRO 97 BG RHO 97 MI OSPITALETTO 96 BS BORGOSATOLLO 96 BS TORRE BOLDONE 95 BG CARPENEDOLO 95 BS TREZZO SULL'ADDA 94 MI VIADANA 92 MN OSIO SOTTO 90 BG TREVIOLO 90 BG DESIO 90 MB BOLLATE 90 MI MARTINENGO 89 BG CALOLZIOCORTE 88 LC BUSTO ARSIZIO 87 VA VEROLANUOVA 86 BS GARBAGNATE MILANESE 86 MI CASALMAGGIORE 85 CR OFFANENGO 82 CR GAVARDO 82 BS ROZZANO 81 MI PANDINO 80 CR LUMEZZANE 80 BS PIZZIGHETTONE 79 CR CASTEL GOFFREDO 79 MN CASTELLI CALEPIO 77 BG LONATO DEL GARDA 77 BS BORGO SAN GIACOMO 77 BS CAPRIOLO 74 BS PONTEVICO 73 BS MERATE 73 LC GAZZANIGA 73 BG VILLA DI SERIO 73 BG MORTARA 73 PV SEREGNO 73 MB CORMANO 73 MI ASOLA 72 MN CASSANO D'ADDA 72 MI ISEO 71 BS CAZZAGO SAN MARTINO 70 BS SAN DONATO MILANESE 69 MI MEDIGLIA 69 MI VARESE 68 VA REZZATO 67 BS CALUSCO D'ADDA 67 BG TRESCORE BALNEARIO 67 BG CASTEL MELLA 67 BS MAGENTA 67 MI VILLA CARCINA 66 BS CASTENEDOLO 65 BS URGNANO 65 BG VILLA D'ALME' 65 BG CUSANO MILANINO 65 MI RONCADELLE 64 BS GRUMELLO DEL MONTE 64 BG CAPRIATE SAN GERVASIO 64 BG CASTELVERDE 63 CR GRASSOBBIO 63 BG SCANZOROSCIATE 63 BG COCCAGLIO 63 BS CESANO MADERNO 63 MB LIMBIATE 63 MB ABBIATEGRASSO 62 MI PESCHIERA BORROMEO 62 MI SAREZZO 61 BS BREMBATE DI SOPRA 61 BG SONDRIO 61 SO BORGHETTO LODIGIANO 61 LO SONCINO 60 CR GARDONE VAL TROMPIA 60 BS SARONNO 60 VA GUIDIZZOLO 60 MN SAN PAOLO 59 BS RODENGO-SAIANO 59 BS PISOGNE 59 BS BOTTICINO 59 BS CASTEGNATO 59 BS MUGGIO' 59 MB NAVE 58 BS CALCINATO 58 BS SERMIDE E FELONICA 57 MN CONCOREZZO 57 MB ARCORE 57 MB PROVAGLIO D'ISEO 56 BS MOZZO 56 BG CURNO 56 BG SANT'ANGELO LODIGIANO 56 LO SAN COLOMBANO AL LAMBRO 56 MI PONTOGLIO 55 BS STRADELLA 54 PV NOVA MILANESE 54 MB GORGONZOLA 54 MI COSTA VOLPINO 53 BG MONTIRONE 53 BS SORISOLE 53 BG SALO' 52 BS COLOGNO AL SERIO 52 BG VERDELLO 52 BG ZANICA 52 BG NOVATE MILANESE 52 MI MELEGNANO 52 MI MELZO 52 MI BONATE SOPRA 51 BG VERTOVA 51 BG SERGNANO 50 CR PRADALUNGA 50 BG SAN PELLEGRINO TERME 50 BG PONTERANICA 50 BG ERBUSCO 50 BS VOLTA MANTOVANA 50 MN GOITO 50 MN LAINATE 50 MI MAPELLO 49 BG ROVETTA 49 BG PALADINA 49 BG PASSIRANO 49 BS CARUGATE 49 MI QUINZANO D'OGLIO 48 BS GORLE 48 BG CARONNO PERTUSELLA 48 VA MALEO 48 LO CORBETTA 48 MI CESANO BOSCONE 48 MI TRAVAGLIATO 47 BS SAN GIOVANNI BIANCO 47 BG PEDRENGO 47 BG ALBANO SANT'ALESSANDRO 47 BG CIVIDATE AL PIANO 47 BG CANNETO SULL'OGLIO 47 MN BOLGARE 46 BG BREMBATE 46 BG VERDELLINO 46 BG BEDIZZOLE 46 BS LEFFE 45 BG RANICA 45 BG CASTIONE DELLA PRESOLANA 45 BG BOVEZZO 45 BS AGRATE BRIANZA 45 MB GALBIATE 44 LC LOVERE 44 BG GANDINO 44 BG AZZANO SAN PAOLO 44 BG CALVISANO 44 BS SEDRIANO 44 MI CORSICO 44 MI ALME' 43 BG ESINE 43 BS COLOGNE 43 BS MAZZANO 43 BS TERNO D'ISOLA 43 BG SAN ROCCO AL PORTO 43 LO VITTUONE 43 MI SETTIMO MILANESE 43 MI PAULLO 43 MI MARIANO COMENSE 42 CO VILLANUOVA SUL CLISI 42 BS TORBOLE CASAGLIA 42 BS PERSICO DOSIMO 42 CR BRONI 42 PV VIMODRONE 42 MI PARABIAGO 42 MI GALLARATE 41 VA GIUSSANO 41 MB INZAGO 41 MI CASATENOVO 40 LC ROMANENGO 40 CR PRESEZZO 40 BG PALOSCO 40 BG CHIUDUNO 40 BG DELLO 40 BS VILLONGO 40 BG CANTU' 39 CO VAILATE 39 CR CASNIGO 39 BG GOTTOLENGO 39 BS BRENO 39 BS BAREGGIO 39 MI LODI VECCHIO 39 LO ERBA 38 CO BAGNOLO CREMASCO 38 CR SAN PAOLO D'ARGON 38 BG BRUSAPORTO 38 BG PARATICO 38 BS ALBUZZANO 38 PV ARCENE 37 BG CASTREZZATO 37 BS ADRO 37 BS BARBARIGA 37 BS VAREDO 37 MB VERDERIO 36 LC RIPALTA CREMASCA 36 CR MONTODINE 36 CR GORLAGO 36 BG CALCINATE 36 BG CENE 36 BG CORTE FRANCA 36 BS VALBREMBO 36 BG VILLA D'ADDA 36 BG SPIRANO 36 BG SOTTO IL MONTE GIOVANNI XXIII 36 BG TELGATE 36 BG PEGOGNAGA 36 MN SEVESO 36 MB SAN MARTINO IN STRADA 36 LO BAGNATICA 35 BG CISANO BERGAMASCO 35 BG FLERO 35 BS CASTELNUOVO BOCCA D'ADDA 35 LO PIEVE EMANUELE 35 MI VESTONE 34 BS SARNICO 34 BG FIORANO AL SERIO 34 BG BRIGNANO GERA D'ADDA 34 BG CALVENZANO 34 BG SOVERE 34 BG SUZZARA 34 MN CARATE BRIANZA 34 MB VEROLAVECCHIA 33 BS CASALBUTTANO ED UNITI 33 CR CISERANO 33 BG PAVONE DEL MELLA 33 BS VAL BREMBILLA 33 BG TIRANO 33 SO BERNAREGGIO 33 MB CURTATONE 33 MN SENAGO 33 MI CORNAREDO 33 MI SIRMIONE 32 BS TRENZANO 32 BS VALMADRERA 32 LC CALCIO 32 BG CASTELCOVATI 32 BS CORNATE D'ADDA 32 MB BELLUSCO 32 MB PANTIGLIATE 32 MI VESCOVATO 31 CR OSIO SOPRA 31 BG ALMENNO SAN BARTOLOMEO 31 BG CASTEGGIO 31 PV POGGIO RUSCO 31 MN VEDANO AL LAMBRO 31 MB ARESE 31 MI CASTELGERUNDO 31 LO BESANA IN BRIANZA 31 MB BIASSONO 31 MB TAVAZZANO CON VILLAVESCO 31 LO VAPRIO D'ADDA 31 MI INVERUNO 31 MI CERRO MAGGIORE 31 MI PONCARALE 30 BS VOBARNO 30 BS BRIVIO 30 LC AGNADELLO 30 CR SOSPIRO 30 CR BOLTIERE 30 BG BONATE SOTTO 30 BG ALMENNO SAN SALVATORE 30 BG OFFLAGA 30 BS GARLASCO 30 PV FOMBIO 30 LO VIZZOLO PREDABISSI 30 MI SAN VITTORE OLONA 30 MI ROCCAFRANCA 29 BS VAIANO CREMASCO 29 CR BONEMERSE 29 CR COVO 29 BG ISORELLA 29 BS SCHIVENOGLIA 29 MN PIEVE PORTO MORONE 29 PV VILLASANTA 29 MB SOMAGLIA 29 LO CASSINA DE' PECCHI 29 MI POMPIANO 28 BS CALCO 28 LC OGGIONO 28 LC CORTE DE' FRATI 28 CR PONTIROLO NUOVO 28 BG PARRE 28 BG CASAZZA 28 BG CELLATICA 28 BS MONTICELLI BRUSATI 28 BS ALFIANELLO 28 BS BIENNO 28 BS MEDA 28 MB CAVENAGO DI BRIANZA 28 MB ARLUNO 28 MI VIGNATE 28 MI PERO 28 MI LOCATE DI TRIULZI 28 MI ANNICCO 27 CR PIANENGO 27 CR FARA GERA D'ADDA 27 BG LOGRATO 27 BS SUISIO 27 BG CAPRIANO DEL COLLE 27 BS CAVA MANARA 27 PV MULAZZANO 27 LO TREZZANO SUL NAVIGLIO 27 MI PESSANO CON BORNAGO 27 MI OLGINATE 26 LC CASALETTO VAPRIO 26 CR MADONE 26 BG MONTELLO 26 BG EDOLO 26 BS COLLEBEATO 26 BS GAMBOLO' 26 PV RIVAROLO MANTOVANO 26 MN DOSOLO 26 MN POZZUOLO MARTESANA 26 MI CESATE 26 MI NERVIANO 26 MI SAN ZENO NAVIGLIO 25 BS URAGO D'OGLIO 25 BS ROBBIATE 25 LC SUELLO 25 LC MANDELLO DEL LARIO 25 LC ROGNO 25 BG CASIRATE D'ADDA 25 BG ARTOGNE 25 BS CARNATE 25 MB BUCCINASCO 25 MI SAN FIORANO 25 LO SORDIO 25 LO BORGO MANTOVANO 25 MN GESSATE 25 MI POGLIANO MILANESE 25 MI INVERIGO 24 CO SERLE 24 BS CERNUSCO LOMBARDONE 24 LC MADIGNANO 24 CR FORNOVO SAN GIOVANNI 24 BG ARDESIO 24 BG ENDINE GAIANO 24 BG SEDRINA 24 BG CAROBBIO DEGLI ANGELI 24 BG BORNO 24 BS BELGIOIOSO 24 PV GUARDAMIGLIO 24 LO MASSALENGO 24 LO LIVRAGA 24 LO BOVISIO-MASCIAGO 24 MB SANTO STEFANO LODIGIANO 24 LO POZZO D'ADDA 24 MI FINO MORNASCO 23 CO TREMEZZINA 23 CO RUDIANO 23 BS REMEDELLO 23 BS CESANA BRIANZA 23 LC DOVERA 23 CR OSTIANO 23 CR LEVATE 23 BG GHISALBA 23 BG GORNO 23 BG BARIANO 23 BG GAMBARA 23 BS GIANICO 23 BS PADENGHE SUL GARDA 23 BS OME 23 BS PORTO MANTOVANO 23 MN LESMO 23 MB TURANO LODIGIANO 23 LO CAVRIANA 23 MN PIANCOGNO 22 BS COSTA MASNAGA 22 LC BELLANO 22 LC TRESCORE CREMASCO 22 CR PERLEDO 22 LC OLGIATE MOLGORA 22 LC MISSAGLIA 22 LC LALLIO 22 BG FONTANELLA 22 BG FILAGO 22 BG PONTE NOSSA 22 BG CARVICO 22 BG CHIGNOLO D'ISOLA 22 BG CIGOLE 22 BS CORZANO 22 BS VILLA D'OGNA 22 BG CASSANO MAGNAGO 22 VA VARZI 22 PV BUSNAGO 22 MB CASALOLDO 22 MN SOLARO 22 MI SPINO D'ADDA 21 CR TRIGOLO 21 CR CASALMORANO 21 CR SCANDOLARA RAVARA 21 CR MISANO DI GERA D'ADDA 21 BG FORESTO SPARSO 21 BG CASTEL ROZZONE 21 BG COMEZZANO-CIZZAGO 21 BS ORZIVECCHI 21 BS PADERNO FRANCIACORTA 21 BS CASSOLNOVO 21 PV SAN BENEDETTO PO 21 MN LENTATE SUL SEVESO 21 MB BREMBIO 21 LO BUSTO GAROLFO 21 MI CASTANO PRIMO 21 MI GRAVEDONA ED UNITI 20 CO ACQUANEGRA CREMONESE 20 CR PIAN CAMUNO 20 BS BALLABIO 20 LC CAPERGNANICA 20 CR SESTO ED UNITI 20 CR PREDORE 20 BG BOTTANUCO 20 BG COMUN NUOVO 20 BG CANONICA D'ADDA 20 BG MALEGNO 20 BS ZANDOBBIO 20 BG BORMIO 20 SO SANNAZZARO DE' BURGONDI 20 PV CASELLE LANDI 20 LO CORNO GIOVINE 20 LO TRADATE 20 VA ROE' VOLCIANO 19 BS PREVALLE 19 BS VERCURAGO 19 LC SAN BASSANO 19 CR PIADENA DRIZZONA 19 CR PALAZZAGO 19 BG COSTA DI MEZZATE 19 BG BASIGLIO 19 MI ZELO BUON PERSICO 19 LO CASALMORO 19 MN SAN ZENONE AL LAMBRO 19 MI SABBIO CHIESE 18 BS CIVATE 18 LC SPINADESCO 18 CR OSNAGO 18 LC GADESCO PIEVE DELMONA 18 CR IZANO 18 CR MALAGNINO 18 CR LURANO 18 BG MORNICO AL SERIO 18 BG SANT'OMOBONO TERME 18 BG GARDONE RIVIERA 18 BS CETO 18 BS MALGRATE 18 LC MALONNO 18 BS SERINA 18 BG ACQUAFREDDA 18 BS AZZANO MELLA 18 BS CASTELLANZA 18 VA GROPELLO CAIROLI 18 PV OLGIATE OLONA 18 VA MIRADOLO TERME 18 PV VEDUGGIO CON COLZANO 18 MB CORNEGLIANO LAUDENSE 18 LO CASELLE LURANI 18 LO GONZAGA 18 MN GAZOLDO DEGLI IPPOLITI 18 MN SALE MARASINO 17 BS ALBESE CON CASSANO 17 CO STAGNO LOMBARDO 17 CR PADERNO D'ADDA 17 LC LA VALLETTA BRIANZA 17 LC POZZAGLIO ED UNITI 17 CR RIVOLTA D'ADDA 17 CR MOZZANICA 17 BG GROMO 17 BG COLZATE 17 BG CAZZANO SANT'ANDREA 17 BG CENATE SOPRA 17 BG CAPO DI PONTE 17 BS CHIGNOLO PO 17 PV ZAVATTARELLO 17 PV RIVANAZZANO TERME 17 PV VELLEZZO BELLINI 17 PV SIZIANO 17 PV BARANZATE 17 MI CANEGRATE 17 MI OSSONA 17 MI DONGO 16 CO TURATE 16 CO SAN FELICE DEL BENACO 16 BS PRALBOINO 16 BS GABBIONETA BINANUOVA 16 CR ROBECCO D'OGLIO 16 CR PADERNO PONCHIELLI 16 CR PALAZZO PIGNANO 16 CR PONTIDA 16 BG BERZO SAN FERMO 16 BG AMBIVERE 16 BG CAPRINO BERGAMASCO 16 BG CIVIDATE CAMUNO 16 BS TAVERNOLA BERGAMASCA 16 BG BASSANO BRESCIANO 16 BS BERLINGO 16 BS CURA CARPIGNANO 16 PV MALNATE 16 VA VILLANTERIO 16 PV SANTA GIULETTA 16 PV BUSSERO 16 MI MACHERIO 16 MB RONCELLO 16 MB SOVICO 16 MB USMATE VELATE 16 MB CASALMAIOCCO 16 LO CERVIGNANO D'ADDA 16 LO OSPEDALETTO LODIGIANO 16 LO CAPONAGO 16 MB BOZZOLO 16 MN MARCARIA 16 MN OPERA 16 MI AROSIO 15 CO VILLACHIARA 15 BS COLICO 15 LC CASSAGO BRIANZA 15 LC IMBERSAGO 15 LC LOMAGNA 15 LC GERRE DE' CAPRIOLI 15 CR PIEVE D'OLMI 15 CR MARTIGNANA DI PO 15 CR MORENGO 15 BG GANDOSSO 15 BG CREDARO 15 BG NUVOLERA 15 BS MAIRANO 15 BS MANERBA DEL GARDA 15 BS MONIGA DEL GARDA 15 BS CASTO 15 BS CASEI GEROLA 15 PV RONCO BRIANTINO 15 MB VERANO BRIANZA 15 MB MONTANASO LOMBARDO 15 LO MELETI 15 LO ALBIATE 15 MB TRIBIANO 15 MI VANZAGO 15 MI SETTALA 15 MI CASOREZZO 15 MI CASNATE CON BERNATE 14 CO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA 14 CO POZZOLENGO 14 BS TOSCOLANO-MADERNO 14 BS CANZO 14 CO CREDERA RUBBIANO 14 CR RIPALTA ARPINA 14 CR GRUMELLO CREMONESE ED UNITI 14 CR MEDOLAGO 14 BG RANZANICO 14 BG PIARIO 14 BG CEVO 14 BS MARCHENO 14 BS SELVINO 14 BG SOLZA 14 BG SONGAVAZZO 14 BG AGNOSINE 14 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“Non sarò à la page, ma non me ne frega niente. In una società che io trovo abietta, continuo a lavorare come se dovessi sfidare il mondo”: dialogo con Giuseppe Conte
Gli dèi dell’anagrafe l’anno preso di mira, rosi da invidia, forse. Fatto sta che fino a un florilegio di mesi fa di Giuseppe Conte ce n’era soltanto uno. Lui. Il poeta. L’avventuriero culturale. Il romanziere tradotto in lungo e in largo, per il mondo. Ora la misera ricerca sul web – che tiene conto di tutto tranne dell’unico, il genio – sancisce l’altro, quello che sta in Parlamento, come il noto, il famoso, Giuseppe Conte. Pare un incubo borgesiano da cui il poeta “europeo”, come di lui diceva Yves Bonnefoy, ligure di nascita, traduttore degli anglofoni – tra gli altri, in una costellazione che è già un manifesto di poetica: Shelley, D.H. Lawrence, William Blake, Walt Whitman – si libera esagerando la sfida nell’unico campo che conta, quello dell’arte. A quarant’anni dalla pubblicazione de L’ultimo aprile bianco – raccolta edita da Guanda, che fu folgorante, insieme a quell’altra, L’Oceano e il ragazzo, del 1983 – Conte torna alla peripezia romanzesca con I senza cuore (Giunti, 2019). Pur tenendo sul banco le poesie di Conte – semplificando: l’Oscar Mondadori del 2015, curato da Giorgio Ficara – occorre ricordare che il poeta ha anima sdoppiata, anzi, decuplicata – è saggista e scrittore per il teatro, pure –, che si arma al romanzo molti anni fa – Primavera incendiata è stampato da Feltrinelli nel 1980, la considerazione critica è sempre più vasta da Il terzo ufficiale, Longanesi, 2002. In questo caso, il romanzo, che scatta da Cesarea, “30 agosto del 1101”, ruota intorno alla figura di Guglielmo Embriaco – ma i personaggi che fugaci abbagliano le pagine sono molti, messi in lista in calce al romanzo – robusto cavaliere genovese, che insieme a Goffredo di Buglione prese Gerusalemme, portando nella sua città il Sacro Catino, il piatto su cui Gesù avrebbe spezzato il pane durante l’Ultima Cena (“Il Santo Sepolcro era un pretesto, tutti noi arrivati in Terrasanta pensavamo non alle piaghe e alla crocefissione, alla morte e alla resurrezione di Cristo, che sia benedetto il suo nome, ma alle nostre tasche da riempire, se eravamo poveri, e al potere sul mondo da conquistare, quelli che erano già ricchi, patriarchi, principi… ed eravamo pronti a far scorrere fiumi di sangue per raggiungere i nostri scopi”, ammette il “mastro d’ascia” Giuseppe Pietrabruna, lieto alter ego dell’autore). Conte, con violenta verve, ci porta dall’Oriente screziato alla Cornovaglia, dal Sepolcro all’isola bretone di Ys, giocando alto con la contraffazione – il testo spurio Historia vasis e smaragdo, doverosamente restaurato, che costituisce l’osso mistico del romanzo. C’è, come sempre in Conte, qualcosa di innocente e di intellettuale, di bambino e di savio, di candido e di feroce. A tratti si tratta di far memoria di Umberto Eco, piuttosto, io vi vedo certi fuochi di Robert Graves – di certo, ci s’imbarca nella decisa, indecente cerca della verità. Delinea destini desunti da sfida e oblio, Conte – la vera utopia sarebbe ammirare la sua traslucida esigenza di vero, di bello, lì dove, senza cautela né cura, si governa. (d.b.)
Da che ispirazione arriva “I senza cuore”, qual è stato il là, lo scatto, la nota iniziale che ha dato avvio alla vicenda, fantasmagorica?
L’ispirazione, concetto in cui credo fermamente e che fui uno dei primi in Italia a rimettere in circolazione sin dagli anni Ottanta del secolo scorso, non senza attirarmi antipatie e sospetti, ha per me modalità e fasi diverse quando scrivo una poesia rispetto a quando scrivo un romanzo. L’ispirazione per una poesia mi arriva improvvisa e veloce, inchiodandomi a una parola o a una immagine: mi prende quasi fisicamente, con una tensione che sento spesso somatizzarsi in un dolore alla nuca. Spesso è il coniugarsi anomalo di un suono e un senso, di una visione e di un pensiero. Per il romanzo, l’ispirazione può avere la forma di una folgorazione iniziale, ma poi non procede per scatti brucianti: piuttosto si muove per passi lenti, a volte tortuosi, e richiede una lunga, difficile fedeltà mentre il progetto man mano si viene formando. Per I senza cuore è stato così: all’inizio la vista del Sacro Catino, il vaso di vetro color smeraldo seminascosto nel Tesoro di San Lorenzo, nei sotterranei della omonima chiesa genovese, arrivato lì dalla Terrasanta dopo la Prima Crociata. E poi, per accumulo: la nascita della potenza economica e marinara di Genova, la figura di Guglielmo Embriaco, che Jacopo da Varagine chiama Guglielmo il Malo, la sua gloria (cui fa riferimento anche Tasso nella Gerusalemme liberata) e il suo sparire nel nulla nelle cronache del suo tempo. Quando ho letto che dopo il 1112 il nome del grande condottiero, navigatore, inventore, console della città e fondatore della sua potenza navale e economica non ricorre più in nessun documento, e non si sa niente della sua fine, mi sono sentito legittimato e spinto a immaginare il suo viaggio in direzione opposta a quella dell’Oriente, a cercare la verità proprio su quel Sacro Catino. La storia si travasa nel mito e del fantastico. Nello stesso modo in cui la nostra vita, la nostra esperienza individuale ha sempre a che fare con il mistero. E sono riemerse le leggende bretoni, il re Gradlon, la città sommersa di Ys, rimaste fondamentali, non so come e perché, nella formazione del mio immaginario. Un altro elemento di ispirazione, questo comune alla poesia, è il mare. Il viaggio per mare, la sfida alle onde, la libertà del mare e tutto il dolore che contiene. Era stata simile l’ispirazione, scattata durante un mio lungo soggiorno in Bretagna, per scrivere Il terzo ufficiale (2002) che ha dovuto attendere l’edizione francese e quella greca per avere attenzioni critiche importanti (in Italia era liquidato come un gioco). In realtà, io non gioco con quello che scrivo. L’ispirazione per me ha sempre qualcosa di esistenziale, necessario e inevitabilmente spirituale, nasce da un’ansia metafisica di ricerca e di conoscenza.
Come lavori? Intendo. In questo libro fai sfoggio, per dare autenticità alla vicenda, a una vasta mole di conoscenze, dai miti di Bretagna alle tradizioni arabe, dagli arabeschi a Gerusalemme alla cerca del vaso di smeraldo a Nord, ai termini, i modi, i materiali marinareschi. Quali sono le tue fonti e come la ricerca si fonde all’ispirazione, ecco.
La ricerca accompagna l’ispirazione. Quest’ultima può materializzarsi in un foglietto di poche righe, scritto d’impulso, per una necessità dell’immaginazione. Ma quando diventa chiaro il tempo in cui si svolge la vicenda e appaiono alla mia mente un po’ come fantasmi i personaggi che la vivono, quella esigenza di “verosimile” di cui parla Aristotele nella sua Poetica mi spinge alla documentazione. Sembra una parte noiosa del lavoro romanzesco, invece per me è un momento di scoperta e di arricchimento dell’immaginazione. Per I senza cuore ho letto molto sulla Genova del tempo, su Guglielmo Embriaco, sia documenti coevi sia studi contemporanei, sulla Prima Crociata, sulla navigazione e sulle navi, sui particolari della vita quotidiana a terra e su una galea. Ho preso appunti riempiendo un quaderno più spesso del libro stampato. Su ogni personaggio ho steso ritratti comprendenti l’aspetto fisico, il carattere, i tic linguistici, che crescevano su se stessi: anche soltanto per trovarne i nomi ho compulsato decine e decine di pagine delle cronache medievali. Ho passato tante ore dentro la galea riprodotta su scala naturale e contenuta in quel meraviglioso Museo che è il Galata Museo del Mare a Genova. Non potevo esimermi dall’usare i termini di misura, peso e capacità del tempo: e poi i termini marinareschi, indispensabili in un contesto come quello de I senza cuore. Ho scritto nel mio studio (la mia poesia nasce spesso su taccuini in viaggio) che è ormai un antro stracolmo di libri e fogli accatastati, assistito da cinque cartelli: su uno i nomi dei singoli membri dell’equipaggio della Grifona, sull’altro l’itinerario da Genova alla Cornovaglia bretone, su un altro ancora il calendario degli eventi, poi quello con i termini di misura , infine un abborracciato disegno (ma sono un pessimo disegnatore) di una galea con tutte le sue parti specificamente indicate.
Non sei nuovo alla narrativa, anzi. Nei tuoi romanzi la lingua è fresca, agile, qualcuno direbbe troppo ‘facile’, rispetto alla tensione dei versi. In che misura il poeta si travasa nel narratore e quali sono – se ci sono – i tuoi modelli letterari quando scrivi in prosa, le tue ossessioni gemellari?
No, non sono nuovo se si pensa che il mio primo romanzo, Primavera incendiata, è del 1980, un anno dopo L’ultimo aprile bianco e tre prima dell’Oceano e il Ragazzo. Diffiderei di un poeta che passasse alla narrativa in tarda età. L’ispirazione, torniamo a quella, è sorgiva e necessaria, non può attendere tanto a manifestarsi. Così come diffido in genere di chi, raggiunto un risultato in una diversa e redditizia professione, si mette a scrivere romanzi, come tanti fanno oggi. Oggi tutto è possibile perché niente vale niente. Per il novanta per cento i romanzi che escono oggi non hanno niente a che fare con la letteratura, con una idea del linguaggio, dello stile, del mondo. Io ho sempre sentito il bisogno di “raccontare”, intendendo il racconto come “mito” nel senso greco del termine. Questo bisogno si esprime in un linguaggio diverso da quello della poesia. Non amo né il romanzo in versi né la prosa poetica: mi sembrano troppo garbati ossimori. Non amo la bella pagina. Con la quale già Palazzeschi diceva che si sarebbe pulito il culo. A me interessa il procedere orizzontale del racconto, la sua fluidità, la sua disposizione sinfonica e architettonica. La poesia in un romanzo non è solo nel linguaggio, è nella tensione epica, nella grammatica della immaginazione mitica. Almeno per me. I miei modelli, quando scrivo romanzi, sono D. H, Lawrence per il rapporto tra personaggio e archetipo mitico, Scott Fitzgerald e Truman Capote per l’eleganza musicale della malinconia nella loro scrittura, Henry Miller per la visionarietà erotica, beffarda e mistica. E poi Melville, Stevenson, Kipling, Conrad per la grande metafora del mare. Tra gli italiani, la prosa che prediligo è quella di Calvino e Soldati: amo la loro chiarezza immune da espressionismo e manierismo, ho avuto la fortuna di essere amico di entrambi, e di aver ricevuto da loro consigli e giudizi molto significativi. Per I senza cuore, ci sono anche influenze diverse e lontane: Manzoni e Dickens, ma soprattutto Victor Hugo. Qualcuno ha già notato che nell’impianto il romanzo richiama Il nome della rosa di Eco. Libro che a suo tempo chiusi dopo 30 pagine, e che solo recentemente ho letto tutto con molto diletto. Non condivido affatto le tesi teoriche di Eco. Ma neppure il giudizio apocalittico su Eco romanziere dato da certi miei coetanei come Berardinelli e Cordelli. Il rapporto con la narrativa di genere e popolare non mi sembra un delitto, anzi. Però io continuo a pensare che una trama narrativa ben costruita non possa prescindere dal poetico inteso come il “meraviglioso”, dal senso del mistero e del destino. Eco sì, ma corretto da Calvino e Borges.
Che visione etica – e quindi estetica – traluce dalle tue pagine, anche in un romanzo ‘d’avventura’ come questo?
Mi è capitato qualche volta di trovarmi tra scrittori italiani che parlando in pubblico davano per scontato che tutti – viviamo nel tempo del pensiero unico e del conformismo più atroce – dessero per scontato come loro: 1) che la verità non esiste. 2) Che tra bene e male non c’è differenza. Ho sempre preso la parola per dire che io non sono affatto d’accordo. La verità va cercata con tutte le nostre forze: anche se non sarà possibile trovarla, il dovere dell’uomo è interrogarsi su di essa, seguirne le tracce. Per il protagonista de I senza cuore, la verità sul vaso di smeraldo è più importante del potere, del denaro, della conquista. È una conquista spirituale, l’unica che conta alla fine. Per il mastro d’ascia Pietrabruna la verità è nel misticismo Sufi. Per lo scrivano Oberto da Noli è nella scrittura, nei modelli di Virgilio e Seneca, e più tardi in quelli di Thomas d’Inghilterra, Beroul, Chretien de Troyes, da cui nascono i romanzi del ciclo bretone e l’immaginario romanzesco occidentale. Verità e immaginazione, verità e bellezza, piano etico e piano estetico si fondono. Anche in un romanzo d’avventura, che una lettura superficiale può prendere per un romanzo di puro intrattenimento, ci sono temi etici che pongono bene e male in contrasto, anche se, come tra il torto e la ragione, è difficile individuare subito bene i confini di uno e dell’altro. Guglielmo il Malo e Giannetta Centurione, protagonista nascosta ma forse centrale nel romanzo, vivono il male e il bene con la massima intensità. Rosso da Porto Venere è dalla parte del bene, o è anche lui un assassino? Il tesoriere Bernardo Malocello è l’incarnazione dello spirito severo, egoista, razionale e crudele del capitalismo allo stadio nascente, e il cappellano don Rubaldo Pelle della indulgenza carnale, allegra, gaudente di certo cristianesimo medievale. Non riuscirei a pensare a un romanzo che non si ponesse problemi etici, che non si interrogasse sul destino, sul sacro, sull’eroismo, sulla ricerca di verità. Non sarà à la page, ma non me ne frega niente. Non sono mai stato di moda, perciò non sono neanche mai passato di moda. In una società che io trovo abietta, dominata dall’effimero, dal nichilismo materialista, dal fenomeno schifoso degli influencer (i veri schifosi cantori del predominio assoluto del mercato e del materialismo economico, veri pervertitori delle anime), continuo a lavorare come se dovessi continuare a sfidare il mondo in nome di una idea antagonista della letteratura, di un sogno utopico di rinnovamento della potenza creativa della lingua italiana e dell’immaginario dell’Occidente.
T’importa la narrativa odierna? Intendo: ti senti di più uno scrittore italiano, europeo, occidentale, globale?
Leggo molta narrativa, anche italiana, anche di quegli autori che preferirebbero impiccarsi piuttosto che leggere me. Ho letto Scurati, Piperno, Affinati, Missiroli, quelli che ho seguito un po’ di più, tra i più giovani. Ma non mi sento legato a nessuno. Tra i contemporanei ho sentito vicini Le Clézio e ultimamente anche Houellebecq, e sui temi del viaggio Crichton e Chatwin. Leggo con interesse anche Valerio Massimo Manfredi. Non mi piace la narrativa tutta piena di storie di coppia, di famiglia, di minime crisi esistenziali: una narrativa senza soffio mitico e senza metafisica. Mi piacciono donne che scrivono come gli uomini, e uomini che lasciano emergere la propria parte femminile. Ultimamente, ho letto Conversazione su Tiresia di Camilleri come un pamphlet mitomodernista, e mi ha deliziato Il violino di Mussolini, scritto da Mario Baudino con impagabile grazia ironica e sentimentale. Sto affrontando M di Scurati. Carofiglio, Manzini, De Giovanni hanno un linguaggio che non mi attira, quando addirittura non mi fa cadere il libro di mano. In ogni modo, rispetto al romanzo italiano, mi sento un corpo estraneo. Ho scritto libri usciti in edizione bilingue, italiano e francese e italiano e inglese, mi sento un autore europeo: così, e almeno così, aggiungendo un aggettivo che sarebbe inelegante citare, mi presentò al Collège de France Yves Bonnefoy quando mi invitò a tenervi una lezione (in compenso certi mediocri giornalisti radiofonici romani se la sono cavata con “un poeta ligure”). Ultimamente, mie poesie tradotte in turco, arabo e cinese mi hanno fatto pensare che, come sostiene il mio grande amico e maestro Adonis, la poesia è l’unica forma buona di globalizzazione.
Cosa ne pensi del tuo omonimo in Parlamento? Allargo lo sguardo: da poeta ‘impegnato’ e che non parla mai per caso, cosa t’interessa della politica di oggi, che giudizio hai su questa Europa?
Per essere sincero, ne penso tutto il male possibile. O meglio penso tutto il male possibile di un contratto di governo dove i contraenti mettono a mezzo un avvocato garante che vive barcamenandosi tra i due come Arlecchino tra due padroni, non senza pendere dalla parte del padrone che lo ha chiamato a una carica così rilevante tirandolo fuori dall’anonimato, dal nulla, dall’inesperienza politica totale, come non era mai successo nella storia repubblicana. Nessuno conosceva il professor Conte, neppure gli utenti di Wikipedia, ma io sì, almeno la sua faccia, perché digitando su google il mio nome, tra cento mie foto ne trovavo sempre una sua da imbucato, che segnalavo come impropria. Ora si è vendicato ampiamente, quanto a gloria mediatica. Ma gloria politica zero. Cultura zero. Prendere ordini da Di Maio e Casalino, ci vuole stomaco. Il mio omonimo mi sembra un tipo furbo e duttile, opportunista e carrierista, dal pessimo linguaggio burocratico: insomma, mi è del tutto simile nel nome, ma nella sostanza è perfettamente il mio opposto. Della politica oggi mi interessa la lotta contro il predominio dell’economia e della finanza globale, che impongono una scala di valori in cui all’ultimo posto vengono l’uomo, il lavoro, il sacro, la bellezza: in una parola, l’umano nella pienezza del suo senso. Sono stato in passato vicino ai Verdi, oggi in Francia e in Germania hanno risultati di primo piano, dall’Italia sono pressoché scomparsi: eppure la lotta per la salvezza del pianeta Terra è già e lo sarà sempre più nel futuro uno dei massimi temi politici all’orizzonte. Ma attenzione: l’ecologia non può ridursi a qualche aggiustamento sul tema dei rifiuti, non può accontentarsi di soluzioni unicamente tecnologiche. L’ecologia riguarda anche lo spirito. La bellezza della natura. Le fonti dell’umano. L’ecologia deve rimettere con determinazione la persona umana, la vita, la morte, la sofferenza, la felicità al centro delle cose. Francesco è l’unico che ha dato indicazioni importanti in tal senso. Ecologia deve essere anche sacro e bellezza. Almeno per me. Già nell’Ottocento Victor Hugo, genio infinito, viaggiando sul Reno prefigurava gli Stati Uniti d’Europa. Non vedo altra soluzione. Francia, Germania, Italia al centro di una Europa accogliente e forte, con la coscienza della propria grandezza, con la propria letteratura, la propria arte, la propria musica, le proprie radici cristiane, il proprio illuminismo coniugato con la propria passione romantica: banditrice dei diritti dell’uomo non meno che dei diritti dell’anima (di essi parla ancora l’autore dei Miserabili). In prima fila nella lotta per la salvezza della Terra, per un nuovo assetto economico della società, più equilibrato e giusto. Per una Europa così vale la pena di lottare. Ci pensavo passeggiando per Francoforte e parlando alla Goethe Universitat. Per quella dell’euro, della burocrazia, delle banche …
Senti, ma, quando il Giuseppe Conte narratore torna a fare il poeta? Insomma, su cosa applichi i tuoi sguardi, ora?
Come ho cercato di dirti, non mi allontano mai dalla poesia. Ultimamente ho scritto un saggio di più di 70 pagine su Baudelaire. Tra le poesie, poche, distillate lentamente, che ho scritto negli ultimi anni, ce n’è una intitolata “Non c’è un’Itaca” e un’altra “Odisseo internauta”. Mi sono reso conto che tutte le mie ultime poesie avevano come tema di fondo il mare, così la nuova raccolta si chiamerà Non finirò di scrivere sul mare, uscirà a novembre. Credo di non avere mai smesso né finito di scrivere, che è la cosa che importa di più, di non aver mai tradito il fondo poetico e mitico della mia ispirazione, a dispetto di tante difficoltà, incomprensioni, disillusioni, dolori. La poesia, il mito, sono il cuore di tutto: e I senza cuore, che ho voluto epico, corale, tutto traversato dalla luce e dalla tenebra del mare e dell’anima, è qui a dimostrarlo.
L'articolo “Non sarò à la page, ma non me ne frega niente. In una società che io trovo abietta, continuo a lavorare come se dovessi sfidare il mondo”: dialogo con Giuseppe Conte proviene da Pangea.
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Mantova: Adelmo Cervi ripercorre la tragica vicenda dei sette fratelli Cervi, militanti antifascisti uccisi nel 1943
Mantova: Adelmo Cervi ripercorre la tragica vicenda dei sette fratelli Cervi, militanti antifascisti uccisi nel 1943 Un libro e un film in programmazione a Mantova per raccontare la storia, i ricordi e le testimonianze dei familiari dei sette fratelli Cervi uccisi dai fascisti il 28 dicembre 1943, attraverso la voce narrante di Adelmo, figlio di Aldo, uno dei fratelli. “Aldemo, antifascista militante, svolge un viaggio a ritroso per dare un’immagine di suo padre Aldo – spiegano gli organizzatori –, un uomo che ha combattuto la dittatura, ma che aveva anche una vita segnata dal lavoro, dagli affetti, dalle speranze. Quello di Adelmo è un impegno politico e sociale nel segno della presenza di quel padre perduto”. Il Comune di Mantova ha accolto con piacere l’opportunità di poter diffondere questa storia nell’anno in cui si celebra l’ottantesimo anniversario dell’eccidio dei Cervi per mano dei fascisti. In particolare, sono stati organizzati, in collaborazione con Anpi-Sezione di Mantova, due eventi. Venerdì 27 ottobre, alle 10.30, per le scuole secondarie di secondo grado del Comune di Mantova, e alle 20.45 per la cittadinanza, presso il cinema Mignon in via Benzoni 22, verrà proiettato il docufilm “I miei sette padri”, realizzato dalla regista Liviana Davì. A seguire vi sarà l’intervento di Adelmo Cervi e della regista. Tutta la sceneggiatura è basata sul libro "Io che conosco il tuo cuore. Storia di un padre partigiano raccontata da un figlio" scritto da Adelmo Cervi insieme a Giovanni Zucca, da cui sono tratte le letture di alcuni passi presenti nel docufilm. Poi, sabato 28 ottobre, alle 10, presso la sala Peppino Impastato della Biblioteca Baratta, in corso Garibaldi 88, verrà presentato il libro “I miei sette padri. Storia di una grande famiglia antifascista raccontata da un figlio” di Adelmo Cervi. Entrambi gli appuntamenti sono ad ingresso libero, senza prenotazione e gratuito fino ad esaurimento posti. Per info scrivere a [email protected] “Da un incontro con Adelmo Cervi all’Arci Virgilio, è nata l’idea di prendere parte attiva nella diffusione di iniziative di questo tipo – ha detto l’assessora del Comune di Mantova Alessandra Riccadonna, che porterà i saluti iniziali agli incontri –. In un periodo storico in cui siamo circondati da notizie di ingiustizie e guerre che affliggono il mondo, dobbiamo prendere posizione scegliendo di schierarci contro ogni tipo di sopruso evitando l’indifferenza. Militanti significa essere cittadini responsabili e consapevoli di ciò che ci circonda prendendo posizione. E come dice Adelmo Cervi ‘C’è ancora tanto per cui lottare, in questo mondo’”. Quella di Mantova si inserisce all’interno di una più ampia diffusione sul territorio mantovano che coinvolge anche altri Comuni, in una tre giorni che rappresenta un ricordo collettivo di 80 anni di Resistenza. Nello specifico si menzionano due ulteriori iniziative sul territorio a titolo gratuito che prevedono, a chiusura, momenti conviviali con gli ospiti (per cui si richiede un contributo): sabato 28, alle 17.30, presso il Locale Arci Primo Maggio a San Benedetto Po e domenica 29 ottobre, alle 17, presso il Teatro Mondo 3 di Moglia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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