#Come va vissuta la spiritualità
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uniquebarbarianengineer · 2 years ago
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Come va vissuta la 'spiritualità'.
La spiritualità non è una forma di pensiero che cerchi la Verità delle questioni, ma una delle svariate opzioni chimiche con le quali il nostro cervello si droga per evitare di sentire a fondo il grande dolore che l’analisi della Realtà, la netta presa di Coscienza, comporterebbero.
Un papa non non è altro che uno sciamano: l’opinione di qualsiasi religioso, in un Paese Laico, non conta. Nei Paesi cattolici, causa indottrinamento religioso, si verificano non solo aggressioni nei confronti di chi non è eterosessuale, ma per la visione misogina cattolica, anche violenze contro le donne e femminicidi.
Autodeterminarsi è un diritto inalienabile di ogni individuo: un credente ha diritto a vivere la propria 'fede', anche come martire di una iniqua sofferenza, ma non di imporre a terzi il suo 'credo'.
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Trento: “Mortali”, quindici eventi per recuperare il senso del limite.
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Trento: “Mortali”, quindici eventi per recuperare il senso del limite. Dal 2 all’11 novembre Trento ospiterà “Mortali”, primo evento diffuso dedicato alla cultura della morte e del morire. 15 eventi in 8 giornate che toccheranno luoghi diversi della città di Trento per tornare a parlare della morte, la grande esclusa della nostra epoca. Grandi nomi di intellettuali provenienti da diverse discipline animeranno dialoghi, death cafè, laboratori, spettacoli, per rimettere la nostra finitezza al centro della scena. Il progetto nasce da un gruppo di persone che si definiscono “attivatori”: persone che per ragioni diverse hanno sentito la necessità di ridare spazio alla cultura della morte, del morire, del fine vita. Il gruppo organizzatore è stato di stimolo a un processo che ha incontrato l’entusiasmo e il supporto di tante realtà locali. La pluralità dei soggetti partecipanti mostra come la manifestazione sia caratterizzata da una molteplicità di temi, di voci, di luoghi, di mezzi espressivi. Sulla “nave” di “Mortali” è salita per prima la Fondazione Hospice Trentino Onlus, che ha creduto con convinzione nel progetto e lo ha sostenuto. Si sono poi aggiunti la Fondazione Bruno Kessler, il Mart, l’Associazione Ama, il Servizio Funerario del Comune di Trento, la Casa Editrice Erickson, la Cellula Luca Coscioni, la Cooperativa Fai, la Circoscrizione Oltrefersina, l’Opera Universitaria e le tre Associazioni di volontari delle Cure Palliative del Trentino Alto Adige: la trentina Associazione Amici della Fondazione Hospice, la bolzanina Il Papavero, l’Associazione Vivere in Hospice di Mori. Ognuno di questi soggetti si è fatto promotore di un evento, dando così vita a un ricco programma che va dai temi filosofici a quelli di bioetica, passando attraverso la spiritualità, l’antropologia, le tematiche più contemporanee relative alla digital death e la morte spiegata ai bambini. Si inizia giovedì 2 novembre, pomeriggio del Giorno dei Morti, con tre eventi dal sapore “locale”: al Cimitero Monumentale, alle 15 ci sarà l’inaugurazione dell’opera di Christian Fogarolli e alle 16 la visita guidata; alle 18 alla Fondazione Bruno Kessler l’appuntamento sarà con Lucia Galvagni e Paolo Ghezzi in Oltre la cella del corpo, per ricordare Piergiorgio Cattani. Dal 3 novembre “Mortali” prenderà un respiro nazionale, con l’intervento del filosofo Vito Mancuso, che sarà alle 21 alla casa editrice Erickson con una riflessione dal titolo Appagati dalla vita fino alla morte – Buone pratiche per una vita vissuta, fino alla fine. Gli eventi proseguiranno in un ricco calendario fino a sabato 11 novembre. Parlare di morte non sarà un riflettere cupo, ma anzi l’occasione per trarre gli insegnamenti migliori per vivere pienamente, nella consapevolezza della nostra mortalità. “Includere il senso del limite, della nostra finitezza, nel nostro pensare e nel nostro agire ci aiuta a vivere meglio: anche questo è il senso di questa manifestazione che, ci teniamo a ribadirlo, vuol essere uno spunto per slanciarsi verso la vita”, spiegano gli organizzatori. Tutti gli eventi sono visibili sul sito www.mortali.org Si suggerisce la prenotazione a questo link. Per info 371 4505415 e [email protected]  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pulpwp · 2 years ago
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Come va vissuta la 'spiritualità'.
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gioviannasposts · 2 years ago
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Come va vissuta la 'spiritualità'.
La spiritualità non è una forma di pensiero che cerchi la Verità delle questioni, ma una delle svariate opzioni chimiche con le quali il nostro cervello si droga per evitare di sentire a fondo il grande dolore che l’analisi della Realtà, la netta presa di Coscienza, comporterebbero. Un papa non non è altro che uno sciamano: l’opinione di qualsiasi religioso, in un Paese Laico, non conta. Nei…
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laviniaasthings · 2 years ago
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Come va vissuta la 'spiritualità'.
La spiritualità non è una forma di pensiero che cerchi la Verità delle questioni, ma una delle svariate opzioni chimiche con le quali il nostro cervello si droga per evitare di sentire a fondo il grande dolore che l’analisi della Realtà, la netta presa di Coscienza, comporterebbero. Un papa non non è altro che uno sciamano: l’opinione di qualsiasi religioso, in un Paese Laico, non conta. Nei…
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nuttypoetryzombie · 2 years ago
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Come va vissuta la 'spiritualità'.
La spiritualità non è una forma di pensiero che cerchi la Verità delle questioni, ma una delle svariate opzioni chimiche con le quali il nostro cervello si droga per evitare di sentire a fondo il grande dolore che l’analisi della Realtà, la netta presa di Coscienza, comporterebbero. Un papa non non è altro che uno sciamano: l’opinione di qualsiasi religioso, in un Paese Laico, non conta. Nei…
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bluepenguinmilkshake · 2 years ago
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Come va vissuta la 'spiritualità'.
La ‘spiritualità’ non è una forma di pensiero che cerchi la Verità delle questioni, ma una delle svariate ‘opzioni chimiche’ con le quali il nostro cervello si droga per evitare di sentire a fondo il grande dolore che l’analisi della Realtà, la netta presa di Coscienza, comporterebbero.
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levysoft · 4 years ago
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Un uomo come tanti Amadeus, che nasce nel 1884 a Zurigo. Diventa insegnante di francese e tedesco e nel frattempo vive un amore sfortunato: la donna di cui è innamorato si sposa con un altro, più ricco di lui, e dopo due anni morirà di tubercolosi.
Dienach va avanti con la sua vita, finché nel 1917 non si ammala. Non contrae una banale influenza e nemmeno la pericolosa febbre spagnola che provoca milioni di morti in quegli anni. La sua è una malattia misteriosa e incurabile, comparsa intorno al 1915 e praticamente sparita (o quasi) nel 1924, l’encefalite letargica.
Un sonno improvviso e profondo si impadronisce dei malati, che possono rimanere addormentati da pochi minuti a qualche giorno, fino a intere settimane e mesi, in uno stato comatoso dal quale ci si può risvegliare come no.
In quella prima comparsa della malattia, nel 1917, Amadeus dorme per due settimane, e quando si risveglia non ricorda nulla. Nel 1921 l’encefalite letargica lo colpisce in forma molto più violenta: resta in stato comatoso per un anno, durante il quale rimane ricoverato in un ospedale di Zurigo. Quando si risveglia sua madre non c’è più e lui patisce i primi sintomi di un’altra malattia che all’epoca non lascia scampo, la tubercolosi.
La fredda Zurigo non è salubre per i malati di tisi, così Dienach si trasferisce nella ben più mite Atene, dove insegna francese e tedesco all’università. Lì avrà come allievo Georgios Papachatzis, che poi diventerà un eminente professore di diritto e giurista del Consiglio di Stato greco.
Non è una figura di secondo piano Papachatzis in questa storia, perché proprio a lui Dienach consegna i suoi diari prima di ripartire per la Svizzera, nel 1924, quando ormai si sente prossimo alla fine.
Sono un regalo per l’amico, destinati solo a lui, che infatti legge e traduce quelle 800 pagine, rendendosi conto di avere in mano qualcosa di straordinario: il frutto di una mente ottenebrata dalla malattia, di una fervida fantasia, oppure il resoconto di un’avventuroso viaggio nel tempo compiuto restando fermo in un letto di ospedale?
La risposta sta nella mente di chi legge, perché Papachatzis decide di pubblicare quei diari cinquant’anni dopo averli ricevuti in regalo, non senza trovare ostacoli da parte delle autorità politiche e religiose dell’epoca. Dienach, consapevole della portata di ciò che racconta, precisa più volte in alcune note lasciate a margine dei diari che lui non è uno scrittore, né uomo dotato di fantasia: racconta di un’esperienza vissuta in quell’anno di coma.
Viaggiare nel tempo: esperienza onirica o realtà della coscienza?
Dienach, che ovviamente non ha coscienza di essere entrato in coma a maggio del 1921, si risveglia nell’anno 3905, in un corpo che non è il suo, ma quello di un certo Andeas Northam, un uomo italiano ricoverato in un ospedale di Molsendopo essere stato vittima di un incidente con una macchina volante (linsen). I medici parlano con Andreas, gli dicono chi è e cosa ha avuto, ma quell’uomo non riconosce niente e nessuno, perché è Amadeus, che non capisce la lingua parlata dai medici (comunque di origine nordica), si stupisce di quell’ambiente tutto vetro e luci, e vede per la prima volta quelle strane divise indossate dal personale ospedaliero.
Andreas/Amadeus non risponde ai tentativi fatti per risvegliare la sua memoria, non riconosce i suoi più cari amici e viene mandato in una struttura dove dovrebbe recuperare la sua coscienza. E’ lì che Dienach apprende tutto quello che è successo nei duemila anni compresi nel suo viaggio temporale.
Nel susseguirsi dei corsi e ricorsi storici c’è all’inizio un tempo oscuro, che i nostri posteri chiameranno Preistoria, e che Dienach racconta così:
Il XX e XXI secolo sono funestati da guerre mondiali, dall’oppressione dell’uomo sull’uomo e dal mancato rispetto della natura. I valori cambiano e lo smodato consumismo distrugge il pianeta e le coscienze degli uomini. Sono anni dove il potere economico e politico è detenuto da un Nuovo Ordine del Mondo (testuali parole). Violenza e povertà dilagano, in particolare in Africa e in Asia. Il pianeta è sovrappopolato e Marte diventa la meta di una colonia terrestre, che dura poco, perché dopo una sessantina d’anni un evento catastrofico spazzerà via tutti i 20 milioni di persone che lo abitano.
Nell’anno 2309 il Vecchio Continente sarà quasi completamente annientato da una guerra nucleare. La popolazione sopravvissuta sul pianeta inizia a migrare, e nell’Europa del sud arrivano genti dal nord. Gli uomini sono ormai quasi privi di una qualsiasi forma di vita spirituale.
Segue l’età degli eroi che per i nostri posteri è l’Era Antica o Eldere, durante la quale, alla fine del XXIV secolo, nasce un governo mondiale, che porta legalità e ordine: il pianeta non è più diviso in nazioni, e tutti si sentono cittadini della Terra. Il rinascimento inizia nel 2894, in un luogo tra Grecia e Macedonia chiamato Valle delle Rose, dove nasce il “Movimento dei Duecento”, dal quale riparte una nuova spiritualità ed anche un uomo nuovo dal punto di vista fisico, frutto di un modo di vivere diverso, più libero e gioioso.
Arriva infine l’età della ragione che per i nostri posteri è la Nuova Era o Nojere, dove spicca un uomo Alex Volky, che nel 3382 libera gli uomini dal dolore e insegna loro a trovare una nuova spiritualità e una gioia immensa grazie alla meditazione, talmente forte da risultare mortale se non si è pronti a riceverla.
Nel 3842 sbocciano le prime rose blu di un saggio giardiniere, dopo cinquanta anni di tentativi, nella Valle delle Rose.
Un futuro utopistico?
Questo è il percorso fatto dall’uomo nel corso di duemila anni. In quel nuovo mondo gli uomini lavorano solo per due anni, tra i 19 e i 21, poi ognuno si dedica a ciò che più gli piace. Il concetto di proprietà privata non se lo ricorda più nessuno, perché è lo stato ad occuparsi dei bisogni delle persone. Non esiste più nemmeno il matrimonio, le relazioni sono libere ma non la procreazione: chi vuole mettere al mondo un figlio deve ottenere l’autorizzazione dello stato, per evitare la sovrappopolazione, causa di tanti mali del passato. La giustizia è garantita, perché al governo ci sono persone che si preoccupano del bene comune e non di quello dei singoli.
Le religioni, svuotate degli antichi dogmi, sono tutte tollerate, ma ormai unificate in un solo credo: il Samith è il tutto che comprende tempo e spazio.
Dienach apprende anche dell’esistenza degli extraterrestri, che avrebbero potuto prendere contatto con gli uomini già migliaia di anni fa, ma non lo hanno mai fatto perché consapevoli della loro mentalità ristretta. Forse, in qualche particolare momento storico, hanno dato una mano all’umanità, senza mai farsi riconoscere.
Amadeus/Andreas viaggerà per tutta Europa e avrà modo di visitare Markfor, la nostra Roma, ma cinque volte più grande. Nel 3905 c’è ancora la statua di Giordano Bruno, ma il Colosseo chissà che fine avrà fatto…
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sciscianonotizie · 7 years ago
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italianaradio · 6 years ago
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SANTUARIO “MADONNA DELLO SCOGLIO” Il resoconto dell’ultimo sabato di celebrazioni
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/santuario-madonna-dello-scoglio-il-resoconto-dellultimo-sabato-di-celebrazioni/
SANTUARIO “MADONNA DELLO SCOGLIO” Il resoconto dell’ultimo sabato di celebrazioni
SANTUARIO “MADONNA DELLO SCOGLIO” Il resoconto dell’ultimo sabato di celebrazioni
R. & P.
Una giornata straordinaria e ricca di spiritualità e di momenti di vera riconciliazione, con il Signore, attraverso le tante confessioni che sono state raccolte dai sacerdoti, a cominciare dal rettore del Santuario Nostra Signora dello Scoglio, padre Raffaele Vaccaro, sabato sei aprile, a Santa Domenica di Placanica. Nel corso del pomeriggio, poi, vi è stata l’evangelizzazione di Fratel Cosimo, fondatore del rinomato santuario, e la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da padre Rocco Spagnolo, superiore della comunità dei missionari dell’evangelizzazione ed erede spirituale del fondatore della stessa, il compianto padre Vincenzo Idà, per il quale è stata avviata la causa di beatificazione. Un uomo di elevatissimo spessore spirituale e culturale, padre Rocco il quale, nel corso della propria omelia, ha espresso tante verità che, purtroppo, al giorno d’oggi, per la “tiepidezza” di molti pseudo cristiani, vengono omesse, taciute o mistificate, causa una secolarizzazione, un relativismo e una dittatura della mediocrità che cerca di soffocare le Verità Evangeliche. Padre Rocco, con eloquenza e semplicità, con un linguaggio semplice e profondo, comprensibile a tutti, ha parlato di “Perdono”, anziché “Scuse” e di “Peccato e Virtù”. L’illuminato sacerdote ha espresso, tra le altre cose, che il cristiano deve affermare la Verità senza temere nulla e senza preoccuparsi se si trova in minoranza. Ha poi fatto delle esortazioni ai genitori, incitandoli a parlare con i propri figli di ciò che è peccato e di ciò che rafforza e fa crescere le virtù, in una società, sempre più  priva, di valori etici e morali. Padre Spagnolo, con saggezza, capacità oratoria e grande intelligenza, ha esortato a non scadere nel giudizio verso il prossimo ma di guardare dentro sé stessi, per lasciare sempre più spazio al Signore, allo scopo di progredire, spiritualmente e moralmente. Dopo la Santa Messa, vi è stata l’esposizione e la processione con il Santissimo Sacramento, in un santuario gremito di pellegrini, provenienti anche dall’estero, oltre che da varie regioni italiane, e la preghiera di intercessione di Fratel Cosimo, per gli ammalati e i sofferenti. Infine, presente anche il sindaco di Placanica, avvocato Antonio Comdemi, è stato dato l’annuncio, dal dottore Giuseppe Cavallo, coordinatore generale del santuario,  del prossimo, importante e speciale, appuntamento di preghiera e di fede dell’undici maggio, ricorrendo il cinquantunesimo anniversario della prima apparizione di Nostra Signora dello Scoglio a Fratel Cosimo. Molto toccante, incisiva e profondamente spirituale la catechesi di quest’ultimo, che riportiamo, qui di seguito, quasi per intero. Infatti, dopo aver invitato tutti a pregare con l’Ave Maria, e dopo aver salutato i reverendi sacerdoti e i pellegrini, ha espresso:
“Oggi, ci ritroviamo ancora una volta in questa valle benedetta, per il consueto incontro del primo sabato del mese di aprile. Ma non possiamo ignorare che in questo tempo stiamo percorrendo il cammino quaresimale ancora per qualche settimana. E proprio in questo tempo particolare il Signore cerca gli smarriti di cuore, cerca ciascuno di noi, ci chiama per nome, ci guarda con uno sguardo di amore, di misericordia e di perdono, e ci invita a riconciliarci con Lui e anche con i fratelli. Dice San Giovanni nella sua Prima Lettera al c. 4 v. 8. “Dio è amore”, e proprio perché è amore cerca l’uomo e la donna perché vuole salvarli dalle loro trasgressioni, dai loro errori e dai loro peccati. L’invito del Signore oggi è rivolto proprio a noi tutti che ci troviamo in questo luogo di grazia: “Ritornate a me con tutto il vostro cuore”, dice il Signore al c. 2 v. 12 del Libro del Profeta Gioele. La Vergine Santissima che accompagnò Gesù nella sua missione terrena, in particolare nella sua passione, morte e risurrezione, accompagni anche noi in questo tempo forte di Quaresima e della ormai prossima settimana santa, affinché ciascuno di noi possa trarre copiosi, abbondanti frutti spirituali per la vita eterna. Ora mantenendo questo clima di attenzione, di ascolto e di silenzio vogliamo accogliere nel nostro cuore la Parola del Signore tratta dal Vangelo di Giovanni c. 8 dal v. 3 al v. 11. Ecco quanto scrive l’apostolo che Gesù amava: “Allora gli scribi e i farisei condussero a Gesù una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici? Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scriverecon il dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? Ed ella rispose: Nessuno, Signore. E Gesù disse: Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Cari fratelli e sorelle, il Vangelo di Giovanni che abbiamo proprio ora ascoltato, ci presenta in modo chiaro e comprensibile la vicenda vissuta dalla donna adultera sorpresa in flagrante adulterio dagli scribi e dai farisei. Consentitemi di dire, chi proprio non ha orecchie, non può udire e intendere tutto quello che oggi il Vangelo ci ha narrato. Allora, mentre Gesù insegnava nel tempio, gli scribi e i farisei gli condussero la donna che avevano colto in adulterio, per metterlo alla prova, e allo stesso tempo per cercare un motivo per accusarlo. Immaginate che crudeltà condurre l’imputata alla presenza del Signore Gesù e di tutto il popolo presente nel Tempio, e accusarla pubblicamente in modo direi brutale, ed esporla al pubblico giudizio. Il Signore Gesù se vogliamo, venne messo alla prova tramite la donna adultera e, senza pronunciare alcuna parola, si chinò a terra e si mise a scrivere con un dito nella polvere sul selciato del Tempio. Su questo gesto compiuto da Gesù, mi piace attirare la vostra attenzione immaginandolo seduto sul suo mantello steso sul lastrico mentre si china per scrivere in terra. A questo punto qualcuno di voi potrebbe domandarsi: ma che cosa avrà scritto Gesù nella polvere? Esattamente non lo sappiamo perché il Vangelo non ce lo comunica, ma possiamo azzardare qualche ipotesi, per esempio: scrissei dieci comandamenti? Scrisse i peccati di coloro che accusavano quella donna? O scrisse per terra parole di grazia e di perdono, cioè la legge dell’amore? Con certezza massima non potremo mai saperlo, e quindi ci limitiamo nel campo delle supposizioni. Miei cari in Cristo, disse Gesù agli accusatori della donna: “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”. Se vogliamo Gesù cercò di volgere verso di loro l’accusa che con tanta risolutezza indirizzavano a quella povera donna. Pensate dunque, se qualcuno di loro si fosse trovato innocente avrebbe potuto scagliare la pietra con pura coscienza, con animo sereno ed in pace con se stesso. Invece nessuno si mosse, tutti se ne andarono mesti, cominciando dai più vecchi, perché riconobbero di essere peccatori davanti alla Legge di Dio e bisognosi, prima di accusare gli altri, di risanare la propria vita. Alla luce delle parole di Gesù che abbiamo udito dal Vangelo vogliamo oggi chiedere al Signore, di rendere sensibili le nostre coscienze, risvegliarle e purificarle tramite la sua Parola, perché possiamo divenire persone veramente oneste, sincere, pure, in pace con Dio e con noi stesse. La donna adultera ripresa dal Signore, senz’altro prese subito coscienza del proprio peccato, e una volta che i suoi accusatori si allontanarono, la donna rimase sola con Gesù, allora Gesù si alzò da terra e le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? Ed ella, mortificata e umiliata, rispose: Nessuno, Signore. EGesù disse: Neanch’io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più”. Cercate dunque, di immaginare nella vostra mente questa scena. Notiamo bene una cosa: Gesù non disse alla donna adultera, per esempio, va’ e d’ora in poi cerca di non peccare, ma le disse con determinazione: va’ e d’ora in poi, s’intende, da questo momento in avanti, ciò che hai fatto, non lo fare più, cioè, non peccare più. Sono stato chiaro? Chi ha orecchie per intendere, intenda.” Quindi, concludendo, Fratel Cosimo ha espresso:  “Miei cari fratelli e sorelle, ricordiamoci sempre che Dio è amore infinito, misericordia e perdono, ama il peccatore, ma condanna il peccato. Il Signore vi benedica e sia lodato Gesù Cristo.”
R. & P. Una giornata straordinaria e ricca di spiritualità e di momenti di vera riconciliazione, con il Signore, attraverso le tante confessioni che sono state raccolte dai sacerdoti, a cominciare dal rettore del Santuario Nostra Signora dello Scoglio, padre Raffaele Vaccaro, sabato sei aprile, a Santa Domenica di Placanica. Nel corso del pomeriggio, poi,
Gianluca Albanese
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uniquebarbarianengineer · 2 years ago
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Come va vissuta la 'spiritualità'.
La ‘spiritualità’ non è una forma di pensiero che cerchi la Verità delle questioni, ma una delle svariate ‘opzioni chimiche’ con le quali il nostro cervello si droga per evitare di sentire a fondo il grande dolore che l’analisi della Realtà, la netta presa di Coscienza, comporterebbero. Autodeterminarsi è un diritto inalienabile di ogni individuo: un credente ha diritto a vivere la propria…
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luisalanzarotta · 7 years ago
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GIORNATE TEOLOGICHE 2017 RIFORMA IERI, OGGI E DOMANI
12 settembre 2017
Si sono svolte nei giorni 8 e 9 settembre 2017, presso la Ifed di Padova, la 30esima edizione delle ormai mitiche Giornate Teologiche.
In occasione della ricorrenza e della celebrazione del 500 anniversario della Riforma protestante che ebbe inizio nel 1517 con l’affissione delle 95 tesi di Martin Lutero e che ha cambiato la storia della chiesa e della società, hanno avuto come tema il titolo “Riforma ieri, oggi e domani” perché la Riforma non è solo da celebrare o commemorare ma è un “programma di vita“. Il messaggio che ha lanciato Martin Lutero con le sue 95 tesi continua ad essere attuale perché la Scrittura continua ad esserlo.
C’è stata anche un’altra piccola ricorrenza, quest’anno abbiamo festeggiato la 30esima edizione delle GiornateTeologiche.
I temi affrontati sono stati diversi e tutti con l’obiettivo di educare a una presa di coscienza che sia istruita su cosa è stata la Riforma ieri, su cosa è oggi e sulle piste evangeliche sulle quali si sta lavorando per la Riforma di domani.
I lavori hanno avuto inizio affrontando il tema della Riforma sul piano macro/storico, ecclesiale e culturale sulle basi dei versetti biblici riportati in 2 Corinzi 10:3,5 “Infatti anche se camminiamo nella carne, non guerreggiare secondo la carne, perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze, affinché distruggiamo le argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo” in questi versetti biblici l’apostolo Paolo scrive che le armi della nostra guerra non sono carnali e che è Dio stesso a demolire tutto ciò che si eleva contro la Sua conoscenza; inoltre dobbiamo fare i conti con la militanza della Riforma perché è stata ed è tutt’oggi un atto militante; a distruggere i ragionamenti che si elevano contro Dio e di ogni idolo che vi si oppone. È indispensabile avere presente chi “sono” queste cose che si elevano contro la conoscenza di Dio e la Riforma li ha identificati con i “falsi ragionamenti“. Dobbiamo quindi demolire i falsi ragionamenti alla quale la nostra mente è soggetta per sottomettere, ricostruendo ogni pensiero, a Cristo in un’ubbidienza totale.
La Riforma fu una riscoperta del vero cristianesimo, una rivoluzione in ogni area per ritornare a un cristianesimo vero e di sostanza.
Dobbiamo disporre i nostri cuori alla sana dottrina del Creatore perché se a distanza di 500 anni siamo ancora qui a chiederci e domandarci che effetti ha avuto la Riforma è perché ha lasciato una scia di magnitudo. Le sue dottrine sono fondate e intessute da una profonda teologia trinitaria, se cambia la comprensione della dottrina di Dio cambia necessariamente quella sul Signore Gesù Cristo, sul disegno di salvezza da parte di Dio, della grazia e della vita cristiana.
Quando iniziamo a studiare la dottrina di Dio non possiamo mettere in disparte l’argomento sulla trinità che è proprio il punto di partenza (“la dottrina di Dio” significa “la presenza di Dio dentro di noi”).
Dobbiamo riconoscere il primato della dottrina di Dio perché essa definisce la dottrina della trinità dalla quale dipendono tutte le altre.
La fede cristiana è racchiusa in tre punti fondamentali: “Io credo in Dio Padre che mi ha creato, in Dio Figlio che mi ha redento e nello Spirito Santo che mi santifica”. Dopo delle dottrine sulla giustificazione e sulla salvezza, la dottrina trinitaria è un dono di Dio attraverso il quale rivela se stesso e ci fa vedere il Suo cuore paterno infatti oltre ad averci affidati ogni cosa nei cieli e sulla terra ci ha donato suo Figlio e il Suo Spirito per portarci a Lui.
Dato che la conoscenza di Dio non parte dalla ragione ci si pone la sfida della rivelazione. Mentre siamo condotti al Padre per mezzo del Figlio per godere di questa relazione di figliolanza essendo dei peccatori decaduti abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ci santifica. La salvezza è un salvataggio divino mediante il quale Dio ci “risuscita dai morti” in quanto la natura umana non può mai risollevarsi da sola è necessario l’intervento da parte di Dio; la giustificazione per fede ci è offerta gratuitamente e la troviamo solo in Cristo quando lo riceviamo siamo rivestiti della Sua giustizia; quando abbiamo Cristo abbiamo anche il Suo Spirito che ci santifica e ci cambia.
La dottrina della trinità la possiamo comprendere in quattro sezioni:
1) Conoscere Dio come Padre e autore della salvezza questo lo possiamo sperimentare solo se abbiamo una mente convertita e tramite Cristo che ci riconcilia;
2) Conoscere il Figlio e il piano di redenzione: il Figlio ci riconcilia al Padre e vuole condividere con noi la Sua condizione di figliolanza. Il compito di Cristo è di “ripristinarci” come “figli di Dio ed eredi del regno celeste di Dio“;
3) Esamina l’applicazione da parte dello Spirito Santo: possiamo ricevere i benefici che il Padre ci ha mandati attraverso il Figlio solamente tramite il vincolo con lo Spirito Santo attraverso il quale il Figlio ci unisce a sé come “Spirito di adozione” perché è testimone della libera volontà del Padre che ci ha abbracciati per mezzo del Figlio;
4) Riguarda la chiesa dunque il popolo di Dio: tutti i doni di Dio concessi nel battesimo si trovano in Cristo che ci ha purificati con il Suo sangue perché il Padre lo ha posto come Mediatore tra Lui e noi. Dobbiamo comprendere che siamo rigenerati dalla morte e resurrezione di Cristo soltanto se siamo santificati dallo Spirito e abbiamo cambiato la nostra natura da carnale a spirituale.
Il futuro della Riforma sarà un cammino di conversione ecumenica non più basato su un rapporto conflittuale come nel passato ma aperto al dialogo e basato anche sull’interculturalità. C’è la possibilità di assimilare la Riforma e rilanciarla perché non possiamo essere condannati all’ignoranza. Bisogna individuare il “fuoco” della Riforma, il suo “cuore” e il suo fuoco è la “rimessa in centro del primato di Dio” questo è il suo cuore.
Un altro tema affrontato che è stato affrontato è: LA RIFORMA DOMANI. PISTE PER LA TESTIMONIANZA EVANGELICA.
La Riforma del futuro necessita di dieci compiti importanti:
1) Il primo compito è ritornare al centro riformatore ed avere il coraggio di rimanere sempre integri al Signore a prescindere dalla situazione, anche di pericolo, nella quale ci veniamo a trovare;
2) Il secondo compito è liberare la spiritualità e sperimentare personalmente Gesù Cristo come risposta alla fame spirituale del nostro tempo;
3) Il terzo compito è riscoprire l’incarico che Gesù ci ha lasciati nel fare discepoli;
4) Il quarto compito è attivare il sacerdozio universale dei fedeli, questa è la cosa più importante che ci distingue ancora oggi dal cattolicesimo;
5) Il quinto compito è ridefinire la professione pastorale;
6) Il sesto compito è di farsi carico di responsabilità dirigenziali formando dei team;
7) Il settimo compito è di costruire una sana struttura di piccolo gruppo “cellule”;
8) L’ottavo compito è sviluppare una cultura dell’amore attraverso la comunione cristiana “agape”;
9) Il nono compito è nel celebrare un culto che deve toccare lo spirito delle persone;
10) Il decimo compito è sognare la chiesa in avanti, la memoria della Riforma insegna per il futuro a rimanere mobili.
Un’altro tema che è stato affrontato è quello della “RIFORMA E RISCHIO DI MORALISMO”.
Il moralismo è una categoria anti biblica e anti storica che non ha mai riformato nulla mentre la Riforma fu una grande opera di alfabetizzazione teologica; il moralismo inoltre non ha nulla a che fare con la Riforma del 1517 perché non ha apportato il cambiamento mentre la Riforma lo ha portato e produsse una trasformazione sul piano teologico.
La fede va intesa come qualcosa di integrale e vissuta (Isaia 39 “Non annunciateci cose vere, diteci cose piacevoli”), l’azione moralista porta la dissolutezza dei costumi ma non possiamo togliere la dimensione dottrinale dalla Bibbia e accontentarci di una lettura superficiale e fragile.
Noi dobbiamo resistere al moralismo perché ci porta fuori dall’alleanza con Diodobbiamo invece applicare la sana dottrina dell’Evangelo (come disse l’apostolo Paolo si deve predicare la sana dottrina).
Riforma significa anche che l’autenticità della fede va preservata e conservata.
Un’altro tema affrontato è stato quello della: RIFORMA VERA E RIFORMA PERCEPITA.
Alla percepita va bene tutto per lei non c’è differenza perché non ritiene più valida la Scrittura mentre la vera tiene salde le proprie convinzioni bibliche.
Come ultimo tema si è affrontato il SEMPER REFORMANDA: la chiesa in uno stato permanente di Riforma continua con un senso di aspettativa e con un ritorno al puro cristianesimo. Essendo un movimento in continuo avanzamento non si è potuta concludere, la sua parte principale consiste nell’evangelizzare e convertire delle anime.
Al centro della Riforma troviamo due principi:
1) Principio materiale della Riforma (Romani 1:17 “ Perché la giustizia di Dio è rivelata in esso di fede in fede, come sta scritto: «Il giusto vivrà per fede»”) questa è la questione centrale della Riforma la “giustificazione mediante la fede”, la giustificazione è una dichiarazione da parte di Dio che nella Sua autorità dichiara che un peccatore è giustificato per mezzo della fede in Cristo;
2) Principio formale della Riforma che si basa sul “Sola Scrittura” perché soltanto la Parola di Dio è senza errore; soltanto la Scrittura è l’autorità ultima e definitiva per formare la nostra fede e la nostra condotta, essa governa e regolamenta tutte le altre autorità. Senza il principio di Sola Scrittura non ci sarà Riforma. Questi principi dottrinali devono riempire ogni aspetto della nostra vita (2 Corinzi 4:4 “Nei quali il dio di questo secolo ha accecato le menti di quelli che non credono, affinché non risplenda loro la luce dell’evangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio”) in questo versetto biblico l’apostolo Paolo chiama il Vangelo con la terminologia “il Vangelo della gloria di Dio” perché Cristo è l’immagine di Dio.
Se dunque il Vangelo è la gloria di Cristo esso non può essere null’altro all’infuori di questo (1 Pietro 3:18 “Perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl’ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito”) infatti i peccatori vengono da Dio chiamati “giusti” affinché lo possano conoscere ed essere in comunione con Lui. È attraverso la Sola Fede e Sola Grazia che vediamo la gloria di Dio (2 Corinzi 4:6 “Perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo”). Impegniamoci ad insegnare e a vivere per ciò che dà gloria a Dio e se è il caso moriamo per dargli gloria. Al cospetto della gloria di Dio la Bibbia insegna che la reazione giusta e adeguata è il “sano timore di Dio ” che ingloba l’amore e la gioia e che viene dallo Spirito Santo (Geremia 32:38 “Essi saranno per me il mio popolo e io sarò per loro il loro Dio”). Il timore di Dio è un modo per definire e descrivere il modo in cui amiamo Dio ed è il principio della sapienza (Isaia 8:12 “Non chiamate congiura tutto ciò che questo popolo chiama congiura; non temete ciò che esso teme, e non vi spaventate”; Apocalisse 15:3,4 “E cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: «Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni. Chi non ti temerà, o Signore e non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei Santo; certo tutte le nazioni verranno e adoreranno davanti a te, perché tuoi giudizi sono stati manifestati»“).
Conclusioni:
E’ emerso che in Italia manca tragicamente la cultura della responsabilità introdotta dalla Riforma, il lavoro di Ifed è fondamentale.
Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com
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tempi-dispari · 8 years ago
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La musica come cura: Mirta racconta "Trovo Te"
Intervista a cura di Benedetta Lattanzi Che la musica abbia effetti terapeutici è cosa risaputa, ma Mirta, la cantautrice sciamana di cui il 31 Marzo è uscito il disco di debutto, ha saputo cogliere tutti gli aspetti della cosa traendone una vera e propria esperienza spirituale. In Trovo Te esprime la sua filosofia che la vede sempre in trasformazione e le fa cogliere al volo qualsiasi opportunità le si pari davanti. In questa intervista approfondisce le tematiche della sua opera e del suo progetto “Voce Autentica”.
Arrivi al tuo album di debutto dopo una serie di esperienze diverse, sia professionali sia nella vita privata. Avresti mai pensato che avresti inciso un album tutto tuo quando hai iniziato la tua carriera?
È sempre stato un mio sogno, non lo pensavo però ho sempre voluto farlo. Più che incidere un disco tutto mio, il mio sogno era che queste canzoni venissero ascoltate da quante più persone possibili.
“Trovo Te” è un album “meditativo e libero”, ha molti spunti di riflessione e sembra essere guidato da un’unica filosofia: quella di vivere la vita in libertà, seguendo quello che ci fa sentire bene. La tua vita l’hai sempre vissuta così, oppure c’è stato un momento in cui hai pensato che forse era il caso di cambiare rotta?
Diciamo che nella vita le scelte che ho fatto sono state mosse da quello che in quel momento era meglio per me o che mi sentivo di fare, e la libertà è sempre stata un fattore rilevante. Certamente la vita non mi ha risparmiato le prove, quindi nei momenti di difficoltà mi sono detta “Cavolo..ma perché sono così!” (ride). Ogni tanto vorrei essere un po’ più “inquadrata”, avere un po’ più di certezze, ma è normale nei momenti di debolezza e difficoltà. Però non rimpiango niente, sono così. La libertà di cui parlo ha a che vedere con l’autenticità, l’amore, la condivisione.
Parli di un unico destino che ci unisce tutti e di un’anima senza la quale la vita non avrebbe senso. Un approccio spirituale che sembra un po’ tornare alle origini della musica, quando si componeva per un bisogno più mistico che di intrattenimento.
Sì, le mie canzoni sono frutto di un bisogno esistenziale, come una necessità di scrivere. Sicuramente ho una componente spirituale molto forte sin da bambina, e credo in una esistenza che va oltre quello che tocchiamo: lo sperimento tutti i giorni, quindi per me è una cosa normale avere a che fare con altre dimensioni dell’esistenza. Perciò sì, c’è una spiritualità che si riflette nelle canzoni e nei testi che scrivo.
In “Arianna”, scritta insieme a tua sorella Selena, ti rivolgi a una bambina incoraggiandola a coltivare le proprie ambizioni potendo contare sul sostegno di chi la ama. Mirta invece su chi ha potuto contare per tutto questo tempo?
Per certi versi ho contato molto sulle mie forze e sul mio carattere ottimista che crede sempre in qualcosa che non si vede, quindi questa fiducia nell’esistenza è stata una risorsa per me molto grande. Nel mio percorso ho ricevuto tanti aiuti anche nelle figure musicali di riferimento che ho avuto, nei cantautori classici con cui sono cresciuta. La musica mi ha aiutata molto così come gli amici e la mia famiglia per certi versi, però nelle grandi prove della vita ho dovuto tirare fuori le mie risorse.
Beh, comunque fa piacere ricevere aiuto, però c’è una soddisfazione maggiore a sapere che nel raggiungimento di un obiettivo si è potuto contare essenzialmente sulle proprie forze.
Sì, sicuramente è una soddisfazione perché cresci e ti misuri con te stesso, però è bello anche vedere che quando siamo in difficoltà se ci apriamo e chiediamo aiuto, questi aiuti arrivano. Non siamo soli, sebbene io per grossa parte della vita mi sia percepita in un certo senso sola, poi ho scoperto che ci sono aiuti anche “invisibili” che arrivano e sui quali possiamo contare.
Nella titletrack parli della fine di una relazione che ti porta alla scoperta dell’amore. Cosa è per te l’amore?
Per il momento ho sperimentato due tipi di amore: uno più umano, legato all’altra persona, che può essere bellissimo ma incerto poiché mettere insieme due persone non è sempre facile; l’altro tipo di amore, o piuttosto una vibrazione universale, è come una forza trainante che non è solo l’amore per qualcuno ma è come una sorgente, una risorsa che riscopriamo ad esempio quando finisce una relazione, quando ti ritrovi solo con te stesso o con il dolore della sofferenza. Però magari pulendo un po’, scopri che hai tu una sorgente di amore dentro. Forse in questa fase di vita per me l’amore è la forza trainante che mi spinge a vivere, ed è anche un incontro: quando ci si riesce a incontrare nel profondo è molto bello.
Da un paio di anni ti dividi tra Milano e Recife, in Brasile. Come mai hai scelto proprio Recife? C’è qualcosa in particolare che ti ha spinto lì?
Molto tempo fa ho fatto un lungo viaggio tra Argentina, Bolivia e Brasile e ho sempre avuto grande attrazione per quei luoghi, mi piace moltissimo il Sudamerica e viaggiare. La motivazione che mi ha spinto a tornare è stata un corso di meditazione a Recife con i miei maestri, poi ho conosciuto una persona speciale e questo mi ha fatto decidere di muovermi. Infine si sono aggiunti il lavoro e la musica, visto che ho approfittato per tradurre il mio album in portoghese, che uscirà in futuro per il mercato brasiliano. Sicuramente lì la musica è molto diversa, ma quando ho fatto sentire l’album ne sono rimasti entusiasti.
Hai completato la formazione per diventare coach, e attualmente lavori per il progetto Voce Autentica. Potresti spiegare esattamente di cosa si tratta?
Come coach aiuto le persone a superare difficoltà, raggiungere obiettivi, a stare meglio. Da un paio di anni ho fatto una sintesi di tutte le tecniche apprese, anche nell’ambito olistico, e ho chiamato il mio progetto Voce Autentica, perché utilizzo anche la voce in forma libera, che di per sé è terapeutica. Attraverso sessioni individuali, corsi e meditazioni cantate, le persone possono scoprire la propria voce profonda, il proprio canto dell’anima. È molto efficace per sciogliere blocchi sia a livello emotivo che psicologico che fisico. Nelle sessioni individuali e nei corsi le persone usano la propria voce, mentre nelle meditazioni cantate sono io che canto, accompagnando il gruppo in un viaggio: è un canto improvvisato in uno stato meditativo di trance in cui viene fuori un linguaggio ancestrale e antico, come dei mantra.
A Recife lavoro per una clinica, mentre in Italia sono andata in giro tra Biella, Milano, Messina e Reggio Calabria e sono disponibile agli spostamenti per chiunque voglia organizzare qualcosa nella propria città. È un progetto itinerante, non ha una sede fissa per il momento, anche se la maggior parte delle attività in Italia le svolgo a Milano.
Sei stata protagonista a teatro dello spettacolo Superguru il miracolo perfetto. Se dovessi scegliere tra attrice di teatro e cantautrice, cosa sceglieresti e perché?
Adesso sceglierei cantautrice: nei live mi esprimo al massimo e mi piace tantissimo. Forse anni fa ti avrei detto teatro perché lo sentivo più affine e ho iniziato da lì. Scelgo la musica, ma sono aperta a tutto, di fatto scrivo canzoni, mi piace condividerle e cantarle. Non ti so dire perché, forse perché posso esprimere quello che voglio nel senso che le canzoni sono le mie, a meno che non mi venga in mente di scrivere un’opera teatrale (ride).
Domanda Tempi-Dispari: Se ti venisse offerta l’occasione di intervistare qualcuno, chi sceglieresti e cosa domanderesti?
Mi vengono in mente due figure completamente all’opposto. Una è la cantautrice LP perché nel panorama musicale non mi capitava da tempo di trovare qualcuno in grado di emozionarmi, però sinceramente gli esseri umani che in questo momento mi suscitano più curiosità e che avevo davvero intenzione di intervistare sono i venditori ambulanti della spiaggia di Recife, sono un campionario umano variegatissimo. Passano la loro vita sulla spiaggia a vendere le cose più strane e disparate, con le loro facce vissute, e mi incuriosiscono tanto da fotografarli spesso. Donne con delle pentole in testa da cui escono gamberoni, oppure uomini con il carretto che ti fanno il formaggio alla griglia o il brodo di fagioli bollente, con 30 gradi. Chiederei loro come è la loro vita, quali sono le loro aspirazioni e come si trovano nel loro lavoro. Magari lo farò, la prossima volta che torno gliela faccio l’intervista! (ride)
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uniquebarbarianengineer · 2 years ago
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Come va vissuta la 'spiritualità'.
La 'spiritualità' non è una forma di pensiero che cerchi la Verità delle questioni, ma una delle svariate 'opzioni chimiche' con le quali il nostro cervello si droga per evitare di sentire a fondo il grande dolore che l'analisi della Realtà, la netta presa di Coscienza, comporterebbero.
Autodeterminarsi è un diritto inalienabile di ogni individuo: un credente ha diritto a vivere la propria 'fede', anche come martire di una iniqua sofferenza, ma non di imporre a terzi il suo 'credo'.
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bluepenguinmilkshake · 2 years ago
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Come va vissuta la 'spiritualità'.
La 'spiritualità' non è una forma di pensiero che cerchi la Verità delle questioni, ma una delle svariate 'opzioni chimiche' con le quali il nostro cervello si droga per evitare di sentire a fondo il grande dolore che l'analisi della Realtà, la netta presa di Coscienza, comporterebbero.
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