#Chiesa S. Nicola
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OSPEDALE DEI CROCIATI - Molfetta
La Puglia durante il Medioevo è stata costantemente percorsa dai pellegrini che si recavano a San Michele del Gargano, a San Nicola di Bari e si imbarcavano per Gerusalemme. Certamente luogo di sosta e cura di pellegrini era a Molfetta l’Ospedale detto “dei Crociati” vicinissimo agli antichi approdi di Cala San Giacomo e Cala dei Pali e risalente al secolo XI. Posto a Nord della Basilica della Madonna dei Martiri, edificato su una struttura preesistente, è caratterizzato da forme essenziali, con arcate regolari in pietra, sorrette da massicci pilastri che lo dividono in tre navate. Lungo i muri perimetrali interni si notano mensole per lucerne e nicchie.
Fonte : Comune di Molfetta
**Non tutti sanno che…**
la sua vera destinazione dell’ospedale dei crociati di Molfetta, era in realtà destinato al ricovero dei pellegrini e non a quello dei crociati.
Ma allora, chi ha diffuso l'errata notizia (oggi diremmo appunto fake news) che l'ospedaletto fosse "dei crociati"?
Per scoprirlo dobbiamo fare cronologicamente un balzo in avanti, e arrivare al diciassettesimo secolo. Nel 1600 infatti, l'allora vescovo di Molfetta Giovanni Antonio Bovio, e il patrizio Giuseppe de Luca, esaminarono la pergamena di fondazione di S. Maria dei Martiri e la interpretarono in malo modo.
Si convinsero che l'ospedaletto adibito al ricovero dei pellegrini fosse in realtà destinato ai crociati in partenza per la Terra Santa.
Il de Luca quindi pubblicò le sue evidentemente errate deduzioni in un libro intitolato "La Breve Historia dell'origine, fondazione, e miracoli della devota Chiesa de S. Maria de' Marteri".
La clamorosa svista non subì però una damnatio memoriae, tutt'altro: i più importanti storici locali del tempo, non si preoccuparono di verificare l'esatta veridicità della notizia, ma si limitarono a riportarla così come era giunta loro. E così la leggenda arrivò indenne fino ai nostri giorni, diventando una consolidata realtà della storia molfettese.
Fonte : Molfetta viva
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Don Italo, arciprete a Ceccano: dobbiamo essere una sola chiesa, vi considero fratelli oltre che amici
Tanta gente per don Italo Cardarilli, 26° arciprete di Ceccano, che nel pomeriggio di sabato 26 ottobre ha preso possesso delle parrocchie di S. Giovanni, S. Nicola e Sacro Cuore a Ceccano. Dopo una breve sosta a s. Nicola, il nuovo arciprete è stato accompagnato processionalmente a S. Giovanni, piena all’inverosimile. Qui, all’inizio della celebrazione, è stata data solenne lettura del decreto…
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CHIESE DEL TERRITORIO DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
La Chiesa parrocchiale di Santa Maria del Carmine di Montelibretti (RM) è ubicata in Piazza della Chiesa Nuova, prospetta sulla via principale dell’abitato. La prima cappella dedicata alla Madonna del Carmine è attestata intorno alla seconda metà del 1700. L'aumentare della popolazione richiese un ampliamento della stessa per poter soddisfare al meglio le esigenze religiose di allora e nel 1893 fu nuovamente riaperta al culto, come riporta una lapide posta nella parete laterale destra della chiesa. Negli anni novanta è stata oggetto di un profondo e radicale restauro che ne ha cambiato la fisionomia della chiesa. Soltanto nel 1914, la Chiesa di S. Maria del Carmine, si rese indipendente dalla chiesa del Castello (San Nicola di Bari). Il presbiterio conserva un'antico altare contenente la statua della Vergine del Carmelo.
Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/Montelibretti.html
Per aggiungere informazioni: [email protected]
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Francesco De Mura, rappresentante del barocco napoletano e maggior erede...
Dopo aver frequentato per circa un anno la bottega di Domenico Viola, a partire dal 1708 entrò a far parte dello studio di Francesco Solimena, dove rimase fino al 1730. L'influenza del Solimena e della sua tecnica pittorica si vede in maniera evidente nei dipinti risalenti al periodo 1720-30, tra le quali è da annoverare il Cristo morto in croce con san Giovanni del 1713 dipinto nella Chiesa di San Girolamo alle Monache. Nell'Immacolata e angeli (1715-1718), dipinta per la Chiesa di Santa Maria Porta Coeli a Napoli (ora nella Sacrestia del Divino Amore), già si vede il suo distacco dallo stile di Mattia Preti (impartitogli da Domenico Viola) verso un graduale schiarimento della sua tavolozza. Nel S. Antonio da Padova della pinacoteca del Pio Monte della Misericordia e nella Madonna col Bambino e s. Domenico del Museo Duca di Martina (Villa Floridiana) si procede verso il Rococò e il metodo di Luca Giordano. Verso il 1723 gli furono commissionate le tre tele per la cappella di S. Paride nella cattedrale di Teano, prima delle sue più grandi commissioni. Nel 1727 sposò Anna d'Ebreù. A partire dal 1728, con i dipinti per la Chiesa di Santa Maria Donnaromita il De Mura iniziò a mostrare un percorso pittorico più personale, forse anche influenzato dalle tematiche arcadiche in voga a Napoli in questo periodo. Dal 1741 al 1743 soggiornò a Torino dove ebbe modo di conoscere il pittore Corrado Giaquinto e l'architetto Benedetto Alfieri. Tornato a Napoli fu accolto da un vasto consenso al punto da essere ricevuto alla corte spagnola e mantenne contatti con diversi artisti attivi soprattutto a Roma, in particolare con il pittore francese Pierre Subleyras. Con la sua tecnica cromatica influenzò i contenuti realistici tipici del classicismo-rococò il Settecento artistico napoletano. La scuola barocca, in particolare dei maestri Francesco Solimena e Luca Giordano, è evidente nelle sue opere laiche - quali gli affreschi dei palazzi reali di Torino e Napoli - ed ecclesiastiche, come l'Epifania nella Nunziatella a Napoli, la decorazione della Chiesa di Santa Chiara a Napoli e la Moltiplicazione dei pani nella cattedrale di Foggia. Alla sua morte lasciò tutte le opere e i bozzetti in suo possesso alla storica istituzione di carità del Pio Monte della Misericordia di Napoli. Nella sua fiorente bottega si formarono quattro protagonisti dell'ultima fase della stagione rococò a Napoli (in quanto molto attivi nella decorazione degli edifici borbonici e degli appartamenti della migliore aristocrazia napoletana): Pietro Bardellino, Fedele Fischetti, Giacinto Diano e Girolamo Starace-Franchis. Altri allievi comunque validi, ma impegnati a soddisfare principalmente "committenze periferiche" furono: Oronzo Tiso, Nicola Peccheneda, Nicola Menzele (1725-1789), Romualdo Formosa, Vincenzo Cannizzaro, Vincenzo De Mita (1751-1828), Francesco Palumbo e Luigi Velpi.
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Giovedì Santo
Gesù Nuovo
San Domenico Soriano a Piazza Dante
S. Nicola alla Carità
Chiesa di Montecalvario
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Si svolge oggi a Spongano (Le) l'anteprima XXXI edizione delle GIORNATE FAI DI PRIMAVERA programmate per sabato 25 e domenica 26 marzo. Uno dei percorsi di quest'anno, tutti curati dalla Delegazione FAI Lecce e dal Gruppo FAI Salento Jonico, avrà come tema LE VIE DELL'OLIO, a cui si collega l'appuntamento di domani, con l'apertura straordinaria di PALAZZO BACILE DI CASTIGLIONE E FRANTOIO, in Via Paolo Emilio Stasi a Spongano. Alle ore 19:00 evento speciale: concerto di musica classica Armonici Respiri dei fisarmonicisti Vittorio Chittano e Pietro Secundo, in collaborazione con il Comune di Spongano e con il Conservatorio Tito Schipa di Lecce. Ore 18
Visita guidata del Frantoio del Palazzo a cura del proprietario Dott. Fabio Bacile di Castiglione .
Ingresso riservato ad iscritti FAI.
Informazioni al 3200689461
Per il 25 e 26 marzo in provincia di Lecce sono previste ben 13 aperture a Lecce, Nardò, Castrì di Lecce, Gallipoli, Matino, Tuglie, Sannicola e Serrano, a cui si aggiunge l’apertura dell’Abbazia di S.Maria di Cerrate, unico Bene Fai di Puglia. Per queste aperture è previsto il coinvolgimento di 17 istituti scolastici in 10 comuni differenti (si aggiunge Galatina che partecipa con gli Apprendisti Ciceroni del Liceo Vallone).
La Conferenza Stampa di presentazione di tutte le iniziative a cura della Delegazione Fai Lecce e del Gruppo Fai Salento Jonico si svolgerà martedì 21 marzo alle ore 10,30 presso la Biblioteca Sant'Angelo, in Via Sant'Angelo, nel centro storico di Gallipoli.
Tutte le aperture della provincia di Lecce dettagliate a questo link
https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-di-primavera/i-luoghi-aperti/?regione=PUGLIA&search=lecce
PROGRAMMA
XXXI edizione delle GIORNATE FAI DI PRIMAVERA
Delegazione FAI Lecce
DOMENICA 19 MARZO (ANTEPRIMA GIORNATE FAI)
LE VIE DELL’OLIO
SPONGANO – PALAZZO BACILE DI CASTIGLIONE E FRANTOIO - Via Paolo Emilio Stasi
Evento speciale: alle ore 19:00, concerto di musica classica Armonici Respiri dei fisarmonicisti Vittorio Chittano e Pietro Secundo in collaborazione con il Comune di Spongano e con il Conservatorio Tito Schipa di Lecce.
Alle ore 18:00, Visita guidata del Frantoio del Palazzo a cura del proprietario Dott. Fabio Bacile di Castiglione.
Ingresso riservato ad iscritti FAI.
SABATO 25 MARZO
FAI… LA STORIA
LECCE – CHIESA DEI SANTI NICCOLÒ E CATALDO (BENE PROMOSSO DAI VOLONTARI FAI DI LECCE) – Viale San Nicola
dalle 09:30 alle 13:00 (ultima visita alle 12:30) e dalle 16:00 alle 18:00 (ultima visita alle 17:30)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Virgilio-Redi di Lecce
Evento speciale: alle ore 11.30, incontro con Caterina Rinaldo, delegata regionale del FAI per la comunicazione, che proporrà una lettura della chiesa dei santi Niccolò e Cataldo sotto il profilo del significato dell'edificio di culto, dell'impianto architettonico e delle relazioni tra lo spazio sacro e il programma iconografico del luogo della celebrazione.
LECCE – CIMITERO MONUMENTALE – Viale San Nicola dalle 09:30 alle 13:00 (ultima visita alle 12:30) e dalle 16:00 alle 18:00 (ultima visita alle 17:30)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto Marcelline di Lecce
NARDO’ (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – CHIESA DI S. MARIA INCORONATA E CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI SCALZI - Via Incoronata, 25
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 19:30 (ultima visita alle 19:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Vallone di Galatina e Liceo Galilei di Nardò
LE VIE DELL’OLIO
LECCE (SAN LIGORIO) – IL BORGO, LA CHIESA E IL FRANTOIO IPOGEO DI SAN LIGORIO – San Ligorio
dalle 09:30 alle 13:00 (ultima visita alle 12:30) e dalle 15:00 alle 18:00 (ultima visita alle 17:30)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Scientifico Statale G. Banzi Bazoli (mattina) e del Liceo Scientifico Statale Cosimo De Giorgi di Lecce (pomeriggio)
Evento speciale: dalle ore 11:00 alle ore 13:00, nella piazzetta del Borgo di San Ligorio concerto degli alunni del Liceo Classico e Musicale Giuseppe Palmieri di Lecce.
LECCE – MUSEO SIGISMONDO CASTROMEDIANO: L’ARCHEOLOGIA DELL’OLIO IN TERRA D’OTRANTO NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO – Viale Gallipoli 31
dalle 10:00 alle 13:00 (ultima visita alle 12:30) e dalle 16:00 alle 19:00 (ultima visita alle 18:30)
Visite a cura degli Studenti dell’Università di Lecce e delle guide del Museo
CASTRI DI LECCE – IL FRANTOIO IPOGEO – Piazza dei Caduti
dalle 10:00 alle 13:00 (ultima visita alle 12:30) e dalle 15:00 alle 18:00 (ultima visita alle 17:30) Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni della Scuola Statale Galileo Galilei di Castri di Lecce
GALLIPOLI (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) - FRANTOIO IPOGEO GRANAFEI - Via Antonietta De Pace
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’IISS Vespucci di Gallipoli
Evento speciale: una mostra fotografica storica verrà allestita all’interno del frantoio e ci racconterà del porto antico e ci documenterà sul grandioso sviluppo commerciale della città e dell’intera area jonica dovuto al mercato dell’olio
MATINO (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – IL MARCHESATO DEI “DEL TUFO” E LE SCUDERIE AFFRESCATE DEL LORO PALAZZO – Piazza San Giorgio
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del ICS di Matino
TUGLIE (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – MASSERIA CARIGNANI - Via Circumvallazione, snc dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del ICS Tuglie – Collepasso
SANNICOLA (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – LA COOPERATIVA OLEARIA SANNICOLESE – s.p. per Alezio snc
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’ICS Sannicola – Alezio
SERRANO (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – OLIVAMI E LA NUOVA RIFORESTAZIONE – s. p. Percaccini snc, Carpignano Salentino
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Da Vinci di Maglie (mattina) e dell’ICS di Maglie (pomeriggio)
NARDO’ (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – IL CAMPO DEI GIGANTI – Contrada S. Chiara, Villaggio Boncore
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Galilei di Nardò
ABBAZIA DI S. MARIA DI CERRATE (BENE FAI) - S.P. 100 Squinzano - Casalabate, km. 5.900, LECCE
dalle 10:00 alle 18:00 (ultimo ingresso alle 17:15): CERRATE - ABBAZIA E MASSERIA
Visite ogni 15 min a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’IC Elisa Springer di Surbo.
Evento speciale: Sulle vie dell’Olio. Guidati dagli esperti dell’Oleificio AGRO, i partecipanti saranno condotti alla scoperta del sapore e del profumo (qualità organolettiche) di alcune tipologie di olio evo pugliesi.
Ore 11:15, 12:15, prenotazione consigliata fino ad esaurimento posti.
DOMENICA 26 MARZO
FAI… LA STORIA
LECCE – CHIESA DEI SANTI NICCOLÒ E CATALDO (BENE PROMOSSO DAI VOLONTARI FAI DI LECCE) – Viale San Nicola
dalle 09:30 alle 12:00 (ultima visita alle 11:30) e dalle 16:00 alle 18:00 (ultima visita alle 17:30)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore E. Fermi di Lecce
Evento speciale: al termine della Santa Messa delle ore 10, si terrà il Concerto con Canti Gregoriani del gruppo vocale Viri Cantores de Finibus Terrae diretto dal maestro Giuseppe Lattante. Ingresso con contributo libero (minimo 3 euro).
LECCE – CIMITERO MONUMENTALE – Viale San Nicola
dalle 09:30 alle 12:00 (ultima visita alle 11:30) e dalle 16:00 alle 18:00 (ultima visita alle 17:30)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto Marcelline di Lecce
NARDO’ (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – CHIESA DI S. MARIA INCORONATA E CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI SCALZI - Via Incoronata, 25
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 19:30 (ultima visita alle 19:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Vallone di Galatina e Liceo Galilei di Nardò
LE VIE DELL’OLIO
LECCE (SAN LIGORIO) – IL BORGO, LA CHIESA E IL FRANTOIO IPOGEO DI SAN LIGORIO – San Ligorio
dalle 09:30 alle 13:00 (ultima visita alle 12:30) e dalle 16:00 alle 19:00 (ultima visita alle 18:30)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Scientifico Statale Cosimo De Giorgi (mattina) e del Liceo Scientifico Statale G. Banzi Bazoli (pomeriggio) di Lecce
Evento speciale: dalle ore 11:00 alle ore 13:00, nella piazzetta di Borgo San Ligorio, concerto degli alunni del Liceo Classico e Musicale Giuseppe Palmieri di Lecce.
LECCE – MUSEO SIGISMONDO CASTROMEDIANO: L’ARCHEOLOGIA DELL’OLIO IN TERRA D’OTRANTO NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO – Viale Gallipoli 31
dalle 10:00 alle 13:00 (ultima visita alle 12:30) e dalle 16:00 alle 19:00 (ultima visita alle 18:30)
Visite a cura degli Studenti dell’Università di Lecce e delle guide del Museo
CASTRI DI LECCE – IL FRANTOIO IPOGEO – Piazza dei Caduti dalle 10:00 alle 13:00 (ultima visita alle 12:30) e dalle 16:00 alle 19:00 (ultima visita alle 18:30)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni della Scuola Statale Galileo Galilei di Castri di Lecce
GALLIPOLI (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) - FRANTOIO IPOGEO GRANAFEI - Via Antonietta De Pace
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’IC Sofia Stevens (mattina) e dell’IC Polo 2 (pomeriggio) di Gallipoli
Evento speciale: una mostra fotografica storica verrà allestita all’interno del frantoio e ci racconterà del porto antico e ci documenterà sul grandioso sviluppo commerciale della città e dell’intera area jonica dovuto al mercato dell’olio
MATINO (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – IL MARCHESATO DEI “DEL TUFO” E LE SCUDERIE AFFRESCATE DEL LORO PALAZZO – Piazza San Giorgio
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del ICS di Matino
TUGLIE (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – MASSERIA CARIGNANI - Via Circumvallazione, snc
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del ICS Tuglie – Collepasso
SANNICOLA (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – LA COOPERATIVA OLEARIA SANNICOLESE – s.p. per Alezio snc
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’ICS Sannicola – Alezio
SERRANO (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – OLIVAMI E LA NUOVA RIFORESTAZIONE – s. p. Percaccini snc, Carpignano Salentino
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Capece di Maglie
NARDO’ (a cura Gruppo FAI Salento Jonico) – IL CAMPO DEI GIGANTI – Contrada S. Chiara, Villaggio Boncore
dalle 9:30 alle 12:30 (ultima visita alle 12:00) e dalle 15:30 alle 18:30 (ultima visita alle 18:00)
Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Galilei di Nardò
ABBAZIA DI S. MARIA DI CERRATE (BENE FAI) - S.P. 100 Squinzano - Casalabate, km. 5.900, LECCE
dalle 10:00 alle 18:00 (ultimo ingresso alle 17:15): CERRATE - ABBAZIA E MASSERIA
Visite ogni 15 min a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’IC Elisa Springer di Surbo.
Evento speciale: Sulle vie dell’Olio. Guidati dagli esperti dell’Oleificio AGRO, i partecipanti saranno condotti alla scoperta del sapore e del profumo (qualità organolettiche) di alcune tipologie di olio evo pugliesi. Ore 11:15, 12:15, prenotazione consigliata fino ad esaurimento posti.
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I coniugi Peruzzi, benefattori dello Spedale degli Innocenti a Firenze e fondatori del convento dei Minimi in Lecce
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli
di Giovanna Falco
Si aprono nuove prospettive di ricerca sulla storia della chiesa di Santa Maria degli Angeli e del convento di San Michele Arcangelo dei Minimi di San Francesco di Paola, ubicato in piazza dei Peruzzi a Lecce: i fondatori Giovannella e Bindaccio di Bernardo di Bindaccio Peruzzi[1] furono anche benefattori dello Spedale degli Innocenti di Firenze, dove i loro ritratti sono conservati insieme con quelli di altre personalità dell’Istituto fiorentino.
Tutte le fonti che trattano della fondazione del complesso conventuale dei Minimi in Lecce[2], seppur contraddittorie sulle date, concordano nell’attribuirla a Giovannella Maremonte, vedova di Bindaccio Peruzzi, morto il 14 luglio 1502[3].
La vedova Peruzzi su disposizione testamentaria del marito, volle far realizzare in un giardino fuori porta San Giusto un oratorio e chiesa. Il 14 maggio 1524 il notaio Sebastiano de Carolis di Firenze rogò l’atto di fondazione del convento dei Minimi di San Francesco di Paola, alla presenza del provinciale genovese dell’Ordine e di Giovannella[4].
Con testamento del 13 marzo del 1527, rogato a Firenze dal notaio Paolo Antonio de Rovariis[5], la Peruzzi donò altri beni per l’erigendo convento.
Purtroppo i documenti originari sono stati dispersi, così come i riassunti degli atti del 1524 e del 1527, eseguiti nel 1766 dal notaio Lorenzo Carlino[6].
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli, portale di ingresso
Il giardino dov’è sorto il complesso conventuale dei Minimi, era conosciuto dai leccesi come Panduccio, distorsione dialettale del nome del proprietario, la cui presenza a Lecce è attestata negli anni Settanta del Quattrocento[7]. Ritornato a Firenze, Bindaccio Peruzzi ricoprì ruoli rappresentativi per l’Arte dei Mercanti[8], di cui nell’aprile del 1502 era ancora membro del consiglio, seppur assente[9]. Tre mesi dopo donò parte dei suoi beni allo Spedale degli Innocenti di Firenze, così com’è riportato nella targa del ritratto che lo commemora (www.catalogo.beniculturali.it › sigecSSU_FE › schedaCompleta.action): «Bindaccio Peruzzi priore del comune nel MCCCCXCV largi’ con testamento de’ X luglio MDII parte de’ suoi averi a questo brefotrofio e l’esempio del misericordioso consorte fu seguitato dalla moglie»[10] .
Stemma dei Peruzzi
Grazie alla consultazione delle carte d’archivio dell’Ospedale degli Innocenti, Luigi Passerini e Alessandra Mazzanti e Vincenzo Rizzo, individuano la vedova di Bindaccio in Giovannella Peruzzi, il cui ritratto nel Settecento era esposto nel guardaroba dell’Istituto[11]. La vedova Peruzzi figlia «di Niccolò De Noe»[12], proveniente dalla «Basilicata nel Regno di Napoli»[13], morta nel 1527[14].
Le date coincidono, ma Giovannella Peruzzi, nei documenti dell’archivio dell’Istituto fiorentino risulta essere un’esponente di casa de Noha, e non di casa Maremonte.
Stemma dei Maramonte
La diversa interpretazione del cognome della fondatrice nei documenti conservati presso il convento leccese è indirettamente chiarita da Michele Paone, quando scrive che nel 1524: «in Firenze la vedova di Bindaccio Bernardo Peruzzi, Giovannella, orfana di Nicola Gionata e Margherita Maremonte, donò ai minimi di S. Francesco di Paola la chiesa di S. Maria degli Angeli»[15]. La provenienza dalla Basilicata del padre di Giovannella, Nicola de Noha, è attestata (salvo che non si tratti di un caso di omonimia) da Giustiniani: nel 1457 re Alfonso diede Latronico «per ducati 600 a Cola de Ionata de Noha»[16]. Conferma la distorta lettura dell’atto del 1524, il nome del notaio fiorentino tramandato in maniera errata: si è individuato, infatti, Sebastiano de Carolis, in Bastiano di Carlo da Fiorenzuola, i cui atti, anche quelli del 1524, sono conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze, dove non è reperibile l’annata 1527 di Paolo Antonio Rovai, il notaio che ha redatto il testamento della vedova Peruzzi[17].
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli, particolare dell’ingresso
Alla luce di questa identificazione, sono tanti gli elementi da riprendere in considerazione, per aggiungere nuovi capitoli alle vicende del complesso monastico. Riguardo al campo prettamente artistico, non è da escludere la provenienza diretta dei disegni per realizzare la chiesa commissionata dalla Peruzzi, dalla Firenze dei grandi artisti rinascimentali, poiché i lasciti per entrambe le istituzioni denotano l’appartenenza della coppia all’elite fiorentina. Seppur di fattura locale e successiva, è evidente, ad esempio, il richiamo iconografico della lunetta della chiesa leccese alle opere di Andrea Della Robbia.
Andrea della Robbia, Madonna con Bambino e Angeli (1504-1505), cattedrale di San Zeno, Pistoia (dal sito Tuscany sweet Life)
Andrea della Robbia Madonna con Bambino e angeli (1508 ca. – 1509 ca.), Museo Civico di Viterbo, prima chiesa di San Giovanni dei Fiorentini Viterbo (dal sito della Fondazione Federico Zeri, Università di Bologna)
Un’attenta analisi delle fonti minime, contestualizzata con le vicende storiche di Puglia e Firenze, inoltre, potrebbe determinare il perché la scelta dei fondatori ricadde su quest’Ordine. Lo studio delle vicissitudini delle famiglie dei fondatori e delle fasi costruttive del complesso monastico, potrebbero individuare l’epoca e il perché la famiglia Maremonte passò alla storia come fondatrice della chiesa di Santa Maria degli Angeli, il cui stemma è presente in facciata assieme a quello di Bindaccio Peruzzi.
Note
[1] Cfr. F. Bruni, Storia dell’ I. e R. Ospedale di S. Maria degl’Innocenti di Firenze e di molti altri pii stabilimenti, Volume I, Firenze 1819 p. LXXXII.
[2] Cfr. L. Montoya, Coronica general de la Orden de los Minimos de S. Francisco de Paula su fundador, lib. I, Madrid 1619, p. 87; G. C. Infantino, Lecce sacra, Lecce 1634 (ed. anast. A cura e con introduzione di P. De Leo, Bologna 1979), pp. 93-94; F. Lavnovius, Chronicon generale ordinis Minorum, 1635, p. 193; R. Quaranta, Storia della provincia pugliese dei Minimi nel manoscritto Historialia monumenta chronotopographica provinciae Apuliae del p. Antonio Serio: (metà sec. XVIII), Roma 2005, pp. 35-40; F.A. Piccinni, Principiano le notizie di Lecce, in A. Laporta (a cura di) Cronache di Lecce, Lecce 1991, pp. 15, 224-226; A. Foscarini, Guida storico-artistica di Lecce, Lecce 1929, pp. 126-130; G. Paladini, Note storico-artistiche, in L’Ordine: corriere salentino, 6 luglio 1934 , a 29, fasc. 27 (www.internetculturale.it); G. Paladini, Guida storica ed artistica della città di Lecce. Curiosità e documenti di toponomastica locale, Lecce 1952, pp. 212-224; L. G. De Simone, Lecce e i suoi monumenti. La città, Lecce 1874, nuova edizione postillata a cura di N. Vacca, Lecce 1964, p. 114-118; O. Colangeli. S. Maria degli Angeli. S. Francesco di Paola, L’ex convento dei Minimi francescani, Galatina 1977; M. Paone, Chiese di Lecce, vol. I, Galatina 1981, pp. 317-319.
[3] Cfr. A. Foscarini, Op. cit., p. 126; O. Colangeli. Op. cit., p. 5.
[4] Il Provinciale genovese, sostituiva padre il generale dell’Ordine, Marziale de Vicinis, assente. Padre Antonio Serio lo individua in Michele de Comte, Francesco Antonio Piccini, invece, in Antonello de Vicinis. Il Chronicon conferma quanto asserito da Serio (cfr. F. Lavnovius, op. cit., pp. 190-191). Da Piccinni in poi la data riportata è il 10 maggio 1524 (cfr. G. Paladini, Guida storica ed artistica della città di Lecce, cit; L. G. De Simone, op. cit; O. Colangeli. Op. cit).
[5] Cfr. R. Quaranta, Storia della provincia pugliese dei Minimi, cit, p. 36. De Simone e Paone datano l’atto al 1524, attribuendolo al notaio Antonio de Boccariis.
[6] Cfr. F.A. Piccinni, op. cit.
[7] Cfr. C. Massaro, Territorio, società e potere, in B. Vetere (a cura di), Storia di Lecce. Dai Bizantini agli Aragonesi, Bari 1993, pp. 315-316; Ministero dell’Interno. Pubblicazioni degli Archivi di Stato, XVIII, Archivio di Stato di Firenze. Archivio Mediceo avanti il Principato. Inventario, volume secondo, pp. 35, 212, 361; F. Carabellese, Bilancio di un’accomandita di casa Medici in Puglia del 1477 e relazioni commerciali fra la Puglia e Firenze, in Archivio storico pugliese 1896 a. 3, fasci 1-2, vol. 2, pp. 77-104.
[8] Nel 1496 è mastro di zecca per l’oro (Cfr. P. Argelatus, De Monetis Italiae vario rum illustrium virorum Dissertationes. Parte Quarta, Milano 1752; I. Orsini, Storia delle monete della Repubblica Fiorentina, Firenze 1760, pp. 191 e 272).
[9] Cfr. G. Milanesi, Delle statue fatte da Andrea Sansovino e da Gio. Francesco Rustici sopra le porte di S. Giovanni di Firenze (1) 1502-1524, in G. Milanesi, Sulla storia dell’arte toscana scritti varj di Gaetano Milanesi, Siena 1873, pp. 247-261, p. 247, pp. 250-52. La targa è stata trascritta anche in G.B. Niccolini, Iscrizioni per i ritratti de’ benefattori del R. Spedale degli Innocenti di Firenze, in C. Gargiolli (a cura di), Opere edite e inedite di G.B. Niccolini, Tomo VII, Milano 1870, p. 728.
[10] Fu priore del quartiere San Giovanni nel bimestre Settembre – Ottobre 1495 (Cfr. I. di San Luigi, Istorie di Giovanni Cambi cttadino fiorentino pubblicate, e di annotazioni, e di antichi munimenti accresciute, ed illustrate da Fr. Ildefonso di San Luigi carmelitano scalzo della provincia di Toscana Accademico Fiorentino, volume secondo, Firenze 1785; F. Bruni, Storia dell’ I. e R. Ospedale di S. Maria degl’Innocenti di Firenze e di molti altri pii stabilimenti, Volume I, Firenze 1819, p. LXXXII). Nel 1759 il ritratto di Bindaccio era esposto nell’Istituto: «Dalla Chiesa per la Porta a manritta si passa nel primo Cortile, intorno intorno ornato di Colonne Corintie di pietra serena, co i Ritratti de i più insigni Benefattori alle Lunette» (G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine. Divise nei suoi quattro Quartieri, Tomo ottavo, Firenze 1759, p. 129). Nel 1845 i ritratti di Bindaccio e Giovannella, dispersi o deteriorati, furono ridipinti gratuitamente rispettivamente da Giuseppe Marini e Carlo Falcini, per volontà del commissario dell’epoca cavalier Michelagnoli (Cfr. O. Andreucci, Il fiorentino istruito della chiesa della Nunziata di Firenze, Firenze 1857, pp. 175 e 275). Attualmente sono conservati presso il deposito dell’Istituto.
[11] Cfr. G. Richa, op. cit., p. 396. La scheda del ritratto è consultabile a questo link: https://www.beni-culturali.eu › opere_d_arte › scheda ›
[12] L. Passerini, Storia degli stabilimenti di beneficenza e d’istruzione elementare gratuita della città di Firenze, Firenze 1858, p. 946.
[13] A. Mazzanti, V. Rizzo, Memorie dell’organo di Santo Stefano a Campi: un priore, tre famiglie di artisti e di artigiani, Opus libri, 1992, p. 31.
[14] Cfr. U. Cherici, Guida storico artistica del R. Spedale di S. Maria degli Innocenti di Firenze, Firenze 1926, p. 52.
[15] M. Paone, Chiese di Lecce, vol. I, Galatina 1981, p. 317.
[16] L. Giustiniani, Dizionario Geografico – Ragionato del Regno di Napoli, Tomo V, Napoli 1802, p. 223.
[17] Cfr. Archivio di Stato di Firenze. Notarile antecosimiano. Inventario sommario. Trascrizione su database informatico degli inventari N/272-275 a cura di Eva Masini (2015).
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chiesa S. Nicola
Bellegra - Italia
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VERTIGINE DELLA LISTA, OVVERO COSA HO VISTO, LETTO, ASCOLTATO NEL 2019.
“Cold War" di Pawel Pawlikowski, Anteo Milano, 01.01.19
“Racconti parigini” a cura di Corrado Augias, 03.01.19
“La bestia che mi porto dentro” di Francesco Piccolo, 09.01.19
“Il gioco delle coppie” di Olivier Assays. 12.01.19
“Haruna kuyateh & Ararata Ensemble Orchestra”, caserma Passalacqua Novara Jazz Winter, 26.01.19
“La Favorita” di Yorgos Lanthinos, 27.01.19
“L’arte sopravviverà alle sue rovine” di Anselm Kiefer, 27.01.19
"Orchestra Sinfonica Cantelli" Teatro Coccia. Mozart, Haydn, Beethoven, Liszt, 30.01.19
“Green Book”, di Peter Farrely, 01.02.19
“Col Hakolot” coro ebraico, Broletto di Novara, 03.02.19
"My River runs to thee”, Taste of Jazz, Opificio, 07.02.2019
"Santiago, Italia" di Nanni Moretti 09.02.19
"Masahisa Fukase", Fondazione Sozzani, 09.02.19
“The Gumbos”, Taste of Jazz, 21.02.19
“Cuore di cane” di M. Bulgakov, Teatro Grassi Milano,23.02.19
“Shades of Freedom”, Taste of Jazz, Opificio, 28.02.19
“Roma” di Alfonso Cuaròn, 02.03.19
Giorgio Andreotta Calò “Cittadimilano”, Hangar Bicocca 09.03.19
“Capri Revolution” di Mario Martone, 15.03.19
"Broken Nature: Design Takes on Human Survival, Triennale Milano 23.03.18
"Una giusta causa" di Mimi Leder, 30.03.19
"Surrogati. Un amore ideale" Osservatorio prada, Milano, 31.03.19
“Ibrahim Mahama, Firend”, Porta Venezia Milano, 06.04.19
“Design Week-Fuorisalone”. Statale, Meravigli, Cairoli, Brera, Garibaldi. 10.04.19
“Design Week-Fuorisalone”. Centrale Ventura, Via popoli Uniti, 12.04.19
“Design Week-Fuorisalone”, Via Tortona, Base, Vie Bergognkne, 13.04.19
“Musica in scena: Irene Veneziani”, pianoforte, Teato Faraggiana, 24.04.19
“Dilili a Parigi” di Michel Ocelot, 25.04.19
“Christian Marclay”, White Cube Mason’s Yard, Londra, 07.05.19
“Phyllida Barlow, Cul de Sac”, Royal Accademy, Londra, 07.05.19
“Prahabavathi Meppayil, PACE”, Royal Accademy, Londra, 07.05.19
“Dorothea Tanning”, Tate kdern, Londra, 08.05.19
“Franz West”, Tate Modern, Londra, 08.05.19
“Jenny Holzer” Artist Room, Tate Modern, Londra, 08.05.19
“Magic Realism”, Tate Modern, Londra, 08.05.19
“Kaleidoscope”, Saatchi Gallery, Londra, 09.05.19
“Artic New Frontier”, Saatchi Gallery, Londra, 09.05.19
“Ara Güler, Gallery 12”, Saatchi Gallery, Londra, 09.05.19
“Johnnie Cooper” Saatchi Gallery, Londra, 09.05.19
“Boilly, Scenes of Parisian Life”, National Gallery, Londra, 10.05.19
“Sean Scully, Sea Star”, National Gallery, Londra, 10.05.19
“Emme Kunz, Visionary Drawings”, Serpentine Gallery, Londra, 10.05.19
“Hito Steyler, Power Flowers”, Serpentine Sakler Gallery, Londra 10.05.19
“Sylvie Felury, Hypnotic Poison”, Galerie Thaeddeus Ropac, Londra, 10.05.19
“Gerwald Rokenschaub”, Thaeddeus Ropac, Londra, 11.05.19
“Munch” di Steffen Kaverneland, 15.05.19
“The Repetitition (s) Histoire (s) du Theatre” di Milo Rau Teatro Streheler Milano, 11.05.19
“Piano City Milano: Marta Meszaros”, Casa Melis, Milano, 19.05.19
“World Press of the Year 2019”, Fondazione Sozzani, 19.05.19
“People of Tamba”, Fondazione Sozzani Milano, 19.05.2019
“Matteo Bortone solo” Novara Jazz, 25.05.19
“Ariel Tessier & Severin Morfin” Novara Jazz, 25.05.19
“Three Days of Forest” Novara Jazz 25.05.19
“No Tongues” Novara Jazz 25.05.19
“Severin Morfin e Ronan Coutry” Novara Jazz 26.05.19
“Ronan Prual & Matthieu Prual” Novara Jazz, 26.05.19
“Giulio Corini, Libero Motu” Nivara Jazz, 30.05.19
“Elephank Project” Novara Jazz, 30.05.19
“Ill Considered” Novara Jazz, 31.05.19
“Khalab Feat. Tamar Collocutor e Tommaso Cappellato” Novara Jazz, 31.05.19
“Francesco Bigoni Solo” Novara Jazz, 01.06.19
“Italian String Trio” Novara Jazz, 01.06.19
“Olmo”, Novara Jazz, 01.06.19
“Animanz & Juanita Euka”, Novara Jazz, 01.06.19
“Sanne Huijbregts Solo”, Nivara Jazz, 02.06.19
“Erios Junior Jazz Orchestra+Michael Steinman”, Novara Jazz, 02.06.19
“Marco Remondini+Banda Filarmonica di Oleggio”, Novara Jazz, 06.06.19
“Roberta Brighi L.W. 6TET”, Novara Jazz, 06.06.19
“Workshop de Lyon+Trio Impro+L’Effet Vapeur”, Novara Jazz, 07.06.19
“Simone Graziano Frontal”, Novara Jazz, 07.06.19
“Ben Van Gelder” Novara Jazz, 08.06.19
“Jeuselou du Dimanche” Novara Jazz, 08.06.19
“Reiner Baas & Ben Van Gelder” Novara Jazz, 08.06.19
“Marmite Infernale”, Novara Jazz, 08.06.19
“Barre Phillips Solo”, Novara Jazz, 09.06.19
"Serotonina" di Miche Houellebecq, 30.06.19
"Miro, au delà de la peinture" Fondation Maeght, St. Paul de Vence, 06.07.19
"Koln Duo", Ramatuelle, 10.07.2019
“Un mondo in parole” di Paul Auster, 11.07.19
“Edison, l’uomo che illuminò il mondo” di Alfonso Gomez-Dejon, 25.07.19
“Mirò parle” di Joan Mirò, 25.07.19
“Sheela Gowda, Remains”, Hangar Pirelli Bicocca, 31.08.19
“Yossi Rakover si rivolge a Dio” di Zvi Kolitz. 05.08.19
Roger Ballen "The Body, the Mind, the Space", Fondazione Sozzani, 18.08.19
“Anna Maria Maiolino”, Pac Milano, 19.08.19
Gilbert & George,“There were two Young Men”, 25.08.19
“Laurent Hasley,“Too Blessed 2 Be Stressed”, Fondation Vuitton, Parigi, 25.08.19
“Sally Mann, a thousand crossing”, 24.08.19
Marc Pataut, “de proche en proche”, 24.08.19
“Nous les Arbres”, Fondation Cartier Parigi, 26.08.19
“Préhistoire, un enigme moderne”, Centre Pompidou, 27.08.19
"Takesada Matsutani", Centre Pompidou, 27.08.19
"Bernard Frioeze", Centre Pompidou, 28.08.19
"Cao Fei", Centre Pompidou, 28.08.19
“Champs d’Amours”, Hotel de Ville, Parigi, 27.08.19
“Berthe Morisot”, Musée d’Orsay Parigi, 29.08.19
“À la plume, au pinceau, au crayon” Ima, Parigi, 29.08.19
“Hella Hongeriujs”, Lafayette Anticipation, Parigi, 30.08.19
“Ernst Macoba: I shall dance in a different society”, Centre Pompidou Parigi, 27.08.19
“Eloisa Manera, Duende”, Piccolo Coccia EJC, Novara, 11.09.19
“WE3 di Francesco Chiapperini”, Piccolo Coccia, EJC, Novara 12.09.19
“Raffaele Casarano, Mirko Signorile”, Piccolo Coccia, EJC, Novara, 12.09.19
"Piero Bittolo Bon, Bread & Fox”, Sala Borsa Novara, EJC, 13.09.19
"Roberto Ottaviano con “Eternal Love”, PIccolo Coccia Novara, NJC, 13.09.19
"Marco Colonna solo", Basilica di San Gaudenzio Novara, 14.09.19
“Filippo Vignato Quartet”, Teatro Coccia Novara, EJC ,14.09.19
"Andrea Grossi, Songs and Poems", Teatro Coccia. EJC, Novara, 14.09.19
“Crossing Quartet”, Teatro Coccia Novara, EJC, 14.09.19
"Federica Michisanti, Horn Trio", Chiostro della Canonica Novara, EJC, 15.09.19
"L'incredibile viaggio delle piante" di Stefano Mancuso , 20.09.19
"5 E'il numero perfetto" di Igort, 23.09.2019
Alex Prager, "Silver Lake Drive" Fondazione Sozzani Milano, 23.09.19
"C'era una volta a Hollywood" di Quentin Tarantino, 30.09.19
"Danie Steegmann Mangrané, A Leaf-Shaped Animal Drawn the Hand", Hangar Bicocca Milano, 31.09.19
"Joker" di Todd Phillips, 05.10.19
"Anastasiya Pteryshak e Enrica Savigni, suonano Paganini", Chiesa di San marco, 07.10.19
“Training Hunans” Osservatorio Prada Milano, 12.10.19
“Yan Pei-Ming”, Galleria De Carlo Milano, 12.10.19
“Raoul” di e con James Thierrée, Teatro Strehler 12.10.19
Giulia Biagetti, organo. San Gaudenzio 13.10.19
“Romancero Gitano” di Federico Garçia Lorca, con Nuria Espert, Teatro Grassi, 22.10.19
Kevin Browyer organo, San Gaudenzio 23.10.19
"Golden Variations" con Camilla Monga, Novara Jazz, 24.10.19
"Erlend Apneseth Trio", Novara Jazz, 26.10.19
"Dontown Abbey" di Michael Engler, 27.10.19
"Lupi5" Tast of jazz, Opificio Novara 31.10.19
"Canova, Thorvaldsen, la nascita della scultura moderna", Gallerie d'Italia Molano, 01.11.19
"Ritorno a Reims" Teatro Studio Melato, 05.11.19
"Canova Trio" Taste of Jazz, 08.11.19
"Il libro di tutti i libri" di Roberto Calasso, 20.10.19
Cerith Wyn Evans "...Illuminating Gas" Hangar Pirelli Bicocca Milano, 16.11.19
"Florasia", Taste of Jazz, Opificio Novara, 22.11.19
"L'ufficiale e la spia" di Roman Polanski, 28.11.19
"Un giorno di pioggia a New York" di Woody Allen, 2.12.19
"La Belle Epoque" di Nicola Bedos
"Cité. Lieux vides, rues passantes", 05.12.19
"Simone Quatrana e Davide Rinella", Taste of Jazz, 06.11.19
"Wes Anderson, il sarcofago di Spitzmaus e altre meraviglie", Fondazione Prada Milano, 08.12.19
"Tower Jazz Composer Orchestra" recensione, 09.12.19
"Boom Collective", Taset of Jazz, 14.12.19
"Louis Armstrong. Satchmo oltre il mito del jazz", 18.11.19
"Vito Emanuele Galante in solo", San Giovanni decollato, 18.11.19
"Paolo Fabbri Jazz Ensemble" Taste of Jazz, 19.12.19
"1.15 K" Recensione, 19.12.19
"Australia, storie dagli antipodi", Pac Milano, 21.12.19
"La dea fortuna" di Ferzan Opzetek 26.12.19
“Parasite” di Bong Joo-Ho, 29.12.19
“Pinocchio” di Matteo Garrone, 31.12.19
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Gennaio 1995
1995 Gennaio
1. Domenica. Variabile. Vento. La messa delle 10,00 al Carmine viene celebrata da don Rinuccio. La messa delle 11,30 è presieduta da mons. Alibrandi, assistito dagli arcipreti Savoca e Cannavò. Delle autorità sono presenti solo il maresciallo Motta e l’appuntato Caliendo. Alle 17,00 celebra a Verzella don Rinuccio.
2. Lunedì. Variabile. Vento; tramontana. Battesimo, alle 18,00, di Lu…
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#Angelo Manitta#Antonino Leotta#Arciprete Gaetano Cannavò#Arciprete Salvatore Savoca#Biblioteca Villadicaniense#Chiesa S. Nicola#Don Enzo Di Mura#Don Nazareno Di Marco#Figlie di S. Anna#Furti#Lavori#Legio Mariae#Melina Carciopolo#Mons. Gaetano Alibrandi#Movimento della speranza#Orfanotrofio "Regina Margherita"#RTA#Suor Anna di Gesù Avena
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San Tommaso e le stelle, convegno a Ceccano sul grande pensatore aquinate, domenica 6 ottobre, ore 18
San Tommaso d’Aquino e i suoi rapporti con i Conti di Ceccano saranno al centro di un convegno che si terrà domenica 6 ottobre a Ceccano, nella Chiesa di S. Nicola, con inizio alle ore 18. Sono previsti numerosi interventi, come si può notare dal manifesto, fra i quali quello di Gianluca Masi, astronomo, sul sapere astronomico di Tommaso e la sua influenza sulla commedia dantesca.
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San Cristoforo a Vaglie ⛪La chiesa conserva importanti affreschi trecenteschi rinvenuti durante i restauri effettuati nell’Ottocento. Nel 1978 La Soprintendenza iniziò un recupero degli affreschi, nella parete destra venne fuori un altro dipinto del 1401. 🎨 Gli affreschi, attribuiti alla scuola senese, sono di buona fattura, con colori vivaci e brillanti che definiscono le figure di San Giorgio, San Sebastiano e due Madonne con Bambino di cui una affiancata a S. Nicola. Purtroppo le opere presentano numerose lacune che ne rendono difficile la lettura. 🚶♂️🚶♀️ La presenza della figura di San Giacomo negli affreschi di Vaglie potrebbe alludere alla protezione di questo santo verso i viandanti e pellegrini che transitavano lungo il tracciato viario. 🎧 foto, audioguida e tappe del sentiero http://bit.ly/sentieroCastagne 🗺 info e mappa del MAEC parco: http://bit.ly/MAECparco #MAECparco #MAEC #MAECcortona #sentiero #hiking #trekking #passeggiate #chiesa #cortona #cortonagram #montagnacortonese #vaglie #affresco @comunediCortona #apropositodelmaec #sentierodellecastagne https://www.instagram.com/p/BzApi37iEUQ/?igshid=4y50ppjxjh7b
#maecparco#maec#maeccortona#sentiero#hiking#trekking#passeggiate#chiesa#cortona#cortonagram#montagnacortonese#vaglie#affresco#apropositodelmaec#sentierodellecastagne
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La chiesa di S. Domenico a Casarano custodisce la tela di Nicola Porta che ritrae San Giuseppe da Copertino
La chiesa di S. Domenico a Casarano custodisce la tela di Nicola Porta che ritrae San Giuseppe da Copertino
di Lucio Causo Tela di Nicola Porta che ritrae San Giuseppe da Copertino (Foto di Francesco Danieli, dal libro Francesco Danieli, “La Pala Capelluti”, Casarano 2011) Il 17 giugno del 1603 in una stalla nasceva, da una famiglia assai povera, San Giuseppe da Copertino. I suoi genitori, Felice Desa e Franceschina Panaca, vivevano tra ristrettezze economiche che, alle volte, si rivelarono eccessive.…
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Filippo Vitale (Napoli, 1585 – 1650) uno degli artefici della pittura ba...
Era figlio di Marino Vitale e Laudonia Di Carlo. La data di nascita esatta non è ancora nota, ma probabilmente fu battezzato nella parrocchia napoletana di San Giorgio Maggiore. Il padre lavorava come doratore nella Strada di Monteoliveto, dove aveva la sua bottega anche il pittore Carlo Sellitto. Come Sellitto, Filippo Vitale imparò il mestiere nella bottega del pittore fiammingo Louis Croys e probabilmente conobbe anche Louis Finson e altri artisti nordeuropei. Dopo la prematura scomparsa di Carlo Sellitto, avvenuta il 2 ottobre 1614, Filippo si occupò della vendita dei suoi beni e completò la crocifissione iniziata dall'amico defunto per la chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Portanova. Il 1 ottobre 1612 Filippo sposò in Santa Maria della Carità la vedova del pittore Tommaso De Rosa, Caterina Di Mauro, e ne adottò i cinque figli. Di questi due divennero anche pittori, Giovan Francesco, detto Pacecco De Rosa, e Diana, detta Annella De Rosa. Filippo e Caterina ebbero insieme anche sei figli; la loro terza figlia Orsola Margherita sposò nel 1639 Anello Falcone. Filippo Vitale ricevette la sua prima commissione per un quadro di San Francesco nel 1613 da Giovanni Di Napoli, abate del monastero di Santa Maria di Monteoliveto, che in seguito gli commissionò altri quadri. Oltre ai soggetti religiosi, Vitale dipinse anche ritratti. Dalla fine del 1616 alla metà del 1619 collaborò con Caracciolo e Giovan Vincenzo Forlì alla decorazione dell'Annunciazione di Capua, dipingendo i quattro dipinti del soffitto. Su commissione di Cesare Carmignano, Vitale dipinse la Madonna col Bambino ei santi Gennaro, Nicola di Bari e Severo nel 1618 per la chiesa di San Nicolò alle Sacramentine. Il quadro si trova nel Museo di Capodimonte dal 1991 ed è caratterizzato da un elegante naturalismo che è ovviamente influenzato da Jusepe de Ribera. Al committente piacque così tanto che l'anno successivo ordinò al pittore anche una Madonna di Costantinopoli, oggi purtroppo andata dispersa. Altre note opere di Vitale della sua prima fase creativa sono l'angelo custode firmato nella chiesa della Pietà dei Turchini e una liberazione di S. Pietro dalla prigione che si ispira al quadro del 1615 di Caracciolo nel Pio Monte della Misericordia. Dalla fine degli anni 1620 Vitale cambiò il suo stile fino ad allora naturalistico in una direzione più elegante, decorativa e bella, influenzata dalle innovazioni di Massimo Stanzione e dei pittori bolognesi di Napoli Domenichino e Lanfranco. Un ruolo non trascurabile lo svolse anche il figliastro Pacecco de Rosa, che divenne il successore di Vitale nella conduzione della bottega. Nelle opere di questa fase non sempre si distinguono nettamente le mani di Vitale e Pacecco. Filippo Vitale morì il 18 marzo 1650. C'è una certa confusione sul luogo della sua tomba: secondo i registri della sua parrocchia di San Giuseppe Maggiore, fu sepolto nel cimitero del monastero associato, comecome da lui desiderato; invece, secondo il registro dei morti della chiesa di San Giovanni Maggiore, sul "Monte Calvario" sarebbe stato sepolto un "Filippo Vitale, marito di Catarina".
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CHIESE DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
Storicamente la Chiesa di Santa Maria della Civitella o Madonna del Carmine è la più importante di Chieti, (CH), dopo la cattedrale. Si trova nel punto più alto della città, chiamata anticamente Theate, sopra un tempio pagano dedicato ad Achille, in Via Gennaro Ravizza, 105. Fu edificata nel 1295 dal Beato Roberto da Salle, quale chiesa del monastero benedettino dei Celestini, seguaci di Pietro da Morrone, dedicata all’Assunzione di Maria. Dell’antica Chiesa resta il portale gotico trecentesco di Nicola Mancino da Ortona, com’è documentato da un’iscrizione sull’architrave, con la scultura del re Carlo II d’Angiò, il volto del quale è ritratto in una scultura che campeggia sul portale. La Chiesa, a navata unica con alto tiburio e con volta a botte lunettata, fu completata entro il 1304 e nel 1321. Venne ristrutturata nella seconda metà del XVII sec. e trasformata con una struttura più moderna che fu curata dall’abate Girolamo Lasena a partire dal 1677 ed i lavori si protrassero per circa un decennio. Oggi rimangono al posto originario solamente l’affresco in cornice mistilinea che raffigura la Cacciata degli Angeli ribelli, dipinto dal pittore Donato Teodoro nel 1739, ed una delicata Madonna fittile policroma del ‘500 modellata secondo i canoni scultorei propri dell’arte Abruzzese del tempo. Sulla parete absidale una grande scenografia in stucco raffigurante l’assunzione di Maria. Sulla volta della navata, la grande pittura ad affresco della Caduta di Lucifero, opera settecentesca del Teodoro. Su un altare laterale, la statua in terracotta della Madonna della Neve. Nella Chiesa era custodito il corpo di S. Eleuterio, vescovo di Chieti, oggi custodito in Cattedrale. Dopo la soppressione dell’ordine celestino, Chiesa e monastero passarono ai frati Carmelitani, che diedero alla chiesa l’attuale nome di Madonna del Carmine. Occupato dai francesi nel 1799 e 1807, poi confiscato dal neonato Stato italiano, il complesso fu caserma, scuola e colonia sportiva, per diventate nel 1900 istituto delle Suore Orsoline. Attualmente è un centro accoglienza “Capanna di Betlemme", dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/Chieti0.html Per aggiungere informazioni: [email protected]
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Surbo e la sua “Madonna vestita d’Oro”
Surbo e la sua “Madonna vestita d’Oro”: un patrimonio di fede e tradizioni
Il Martedì dell’Ottava di Pasqua, Surbo festeggia la Madonna di Loreto, sua celeste Patrona
di Vincenza Musardo Talò
La Puglia, da sempre terra di incontro di luminose civiltà e naturale avanporta dell’Oriente, fin dal sec. XV vanta una consolidata tradizione del culto della Madonna di Loreto e dell’insigne reliquia della Santa Casa. In aggiunta, per il suo essere fin dall’alto medioevo meta di pellegrinaggio verso i numerosi santuari regionali (quello micaelico in primis) e luogo di raduno dei crociati in partenza per la Terra Santa, questa regione ha veicolato in numerosi centri demici del suo esteso territorio il suggestivo narrato della traslazione lauretana e dato testimonianza degli eventi prodigiosi ad essa afferenti. E così, più insistentemente lungo la costa adriatica (divenuta una sorta di baluardo contro i turchi frontalieri, soprattutto a partire dai fatti di Otranto del 1480), dalla Terra di Capitanata all’estremo lembo della Terra d’Otranto, da subito essa ha documentato momenti altissimi di devozione. Numerosi sono i santuari, gli altari di parrocchie o le cappelle urbane e rurali che riferiscono della dedicatio alla Vergine di Loreto, la cui diffusione non appare condizionata da mirate scelte insediative, tanto la rete di simili luoghi di culto mostra una sorta di omogeneità sull’intero territorio regionale, sia pure con una insistenza lungo i litorali dell’Adriatico, da Manfredonia a Santa Maria di Leuca. Il fenomeno cultuale tra i secoli XV e XVII si lega anche a una fioritura dei rituali del pellegrinaggio da parte dei devoti pugliesi.
Di tanto è dato sapere dai Registri dei Doni, conservati presso l’Archivio storico del Santuario lauretano, in cui si attesta un nutrito elenco di doni votivi, offerti dai pellegrini di Puglia o inviati da noti membri delle famiglie feudatarie del tempo, non escluse le commende dei cavalieri di Malta o le Domus dei templari, sommamente devoti alla Madonna di Loreto.
Tralasciando, per ovvi motivi, un più esteso e puntuale tracciato storico delle vicende pugliesi legate a tale indirizzo devozionale, ecco che nel primo Seicento, nei pressi dell’attigua cinta muraria a borea di Lecce, si origina il culto della Vergine di Loreto, praticato da quanti vivevano nel minuscolo casale di Surbo (suburbum), per secoli casale de corpore della città di Lecce.
Un culto che poi si è radicato e alimentato nel tempo; già nel 1724, è attestato che fosse il clero di Surbo e non quello di Lecce a festeggiare, il Martedì dopo Pasqua, presso il vicino santuario di S. Maria di Arurìo, la Gran Madre di Dio venerata non più sotto l’antico titolo di S. Maria di Aurìo ma come S. Maria di Loreto.
Invece, per quel che attiene il titolo di patrona, pare che la comunità di Surbo abbia preso a invocare il suo patrocinio a partire dal 1838. Non a caso la sua prima solenne celebrazione nel casale di Surbo, si tenne all’indomani della ricomposizione di una contesa, sorta nel 1837 tra il clero della parrocchia di S. Maria del Popolo di Surbo e quello della Chiesa di S. Maria della Porta di Lecce (per inciso, proprio quest’anno ricorre il 180.mo anniversario di quella storica, prima festa della Vergine lauretana a Surbo).
Tuttavia, per trovare l’incipit di tale devozione dei surbini, bisogna rifarsi alla tradizione locale, la quale riferisce di un prodigioso rinvenimento in un fondo vicino alla chiesa di Santa Maria (sec. XI), ubicata nel diruto casale medievale di Aurìo, nato dopo l’arrivo di una comunità di monaci basiliani e spopolatosi intorno al sec. XVI. Il toponimo Aurìo rimanda al termine greco layrion, laura (proprio dei tanti minuscoli cenobi bizantini del Salento greco) e compare per la prima volta in un diploma di epoca normanna, quando nel 1180, Tancredi d’Altavilla ne fa donazione al monastero benedettino dei Santi Niccolò e Cataldo di Lecce.
Stando alla tradizione, ai primi del ���600, proprio in un fondo limitrofo alla chiesa di S. Maria di Aurìo, un contadino di Surbo rinvenne, in un tronco cavo d’ulivo, una piccola statua in legno scuro, che effigiava una Madonna in apparenza priva delle braccia, col divino Infante. Senza indugio, l’uomo lasciò la campagna e tornò in paese, portando la statua nella chiesa matrice di S. Maria del Popolo, dove accorsero i fedeli, toccati da quell’evento straordinario. Ma con grande sconcerto del popolo, il giorno seguente il prezioso simulacro era scomparso, per poi essere ritrovato nel medesimo luogo, da cui era stato asportato il giorno precedente.
Da subito, le fattezze di quel simulacro richiamarono nei fedeli surbini una certa somiglianza con la Vergine lauretana, giù venerata in tutto il Salento. Ma a Surbo, il culto della Madonna di Loreto nasce – a dire di alcuni studiosi – dalla somiglianza e dalla commistione fonetica tra layrion e Loreto, generando così la successiva assimilazione del culto della Madonna di Aurìo a favore di quello della Madonna lauretana, pur mantenendone la festa nella data antica, il Martedì dopo Pasqua. Tanto, in considerazione del fatto che nel casale basiliano di Aurìo, secondo il Sinassario bizantino, la festa della Madonna cadeva il Martedì dell’Ottava di Pasqua. E parimenti i devoti di Surbo vollero mantenere – e mantengono – in quella data la festa della Madonna di Loreto, che nel tempo si è denominata “Madonna vestita d’Oro”.
Pur tenendo in debito conto queste ipotesi, da parte mia, invece, depongo a favore di un dato più probante, afferente al già consolidato culto lauretano nella cristianissima Lecce del primo ‘600, sotto la cui amministrazione municipale cadeva pure il casale di Surbo. Tra i suoi trenta conventi, erano attivi due monasteri di donne claustrali, che andavano sotto il titolo di Santa Maria di Loreto: quello delle Carmelitane scalze, fondato sul finire del ‘500, e l’altro più tardo delle Cappuccine francescane. In aggiunta, l’influenza devozionale che arrivava da Lecce e l’opera di un qualche zelante predicatore venuto a Surbo, potrebbero aver concorso più verosimilmente a mutare l’antico indirizzo del culto mariano di Aurìo in quello della Vergine di Loreto, di cui vi è traccia materiale anche nei seicenteschi Registri dei Battezzati della Matrice, col dato certo dell’imposizione alle nuove nate del nome Auritana, Auretana, Lauretana e Lauria.
E sempre intorno alla metà del ‘600 o appena dopo è da datarsi una anonima tela, conservata presso la chiesa della Madonna di Loreto in Surbo, il cui tema iconografico tratta del miracolo della traslazione della Santa Casa. Il dipinto, visionato da P. Giuseppe Santarelli – come riferisce O. Scalinci – è da ritenersi posteriore al 1638, anno in cui il re di Francia Luigi XIII donò alla Vergine del Santuario di Loreto una preziosa corona, simile a quella effigiata nella tela di Surbo; mentre in precedenza, la Vergine esibiva una corona a forma di triregno, donata nel 1498 dai devoti di Recanati e che compare sulle teste della Vergine e del Bambino di Loreto fino al 1642.
Ma è dal 1838, che a Surbo partono i primi festeggiamenti della Madonna di Loreto, curati dalla erigenda Confraternita della Beata Maria Vergine Lauretana, che fin dal ‘700 si era embrionalmente costituita con un gruppo di devoti, un Corpo morale. Questa viene giuridicamente istituita nel 1858, con il Regio placet di Ferdinando II, re di Napoli e approvata con la bolla dell’ordinario di Lecce, mons. Nicola Caputo, in data 22 maggio del 1858. Primo priore fu Pietro P. Paladini. In aggiunta, nel 1860, sempre con decreto di Francesco II, viene ordinato al Comune di Surbo di concedere gratuitamente alla Congrega della SS. Vergine di Loreto, un suolo pubblico, destinato all’ampliamento della chiesa-oratorio, che portava il medesimo titolo. Questo periferico edificio di culto, già dedicato a S. Stefano, è attestato fin dal 1610 nei verbali di Santa Visita di mons. Scipione Spina, vescovo di Lecce. Più volte chiusa e poi riaperta al culto, nell’Ottocento perde l’antica intitolatio e prende il titolo mariano. Tanto è certificato nel 1882, quando l’ordinario diocesano, mons. Luigi Zola, visita la chiesa, che si presenta con due altari: quello centrale dedicata alla Madonna di Loreto e l’altro, in cornu Epistulae, dedicato a S. Stefano, primo titolare della chiesa. Al suo interno si custodiva l’antica statua della Madonna bruna e la tela del ‘600, raffigurante il viaggio – da Nazareth a Loreto – della Santa Casa. La Vergine e il Bambino, incoronati, mostrano fattezze celestiali; la Madre appare vestita di un abito rosso con decori dorati e preziosi ricami floreali. Dopo la reale approvazione giuridica del 1858, la locale Confraternita mariana prenderà in custodia detta chiesa, in cui fissa anche il suo oratorio.
In questo luogo sacro abita la statua della bella Madonna vestita d’Oro. E a tal proposito va detto che questa è una riproduzione della statua storica del ‘600, che ebbe in sorte quella di bruciare, quasi un comune destino con quella lauretana, la quale venne pure distrutta nel 1921 da un incendio. Si era negli anni dolorosi della prima guerra mondiale e per l’insistenza di tante famiglie, che avevano i loro cari al fronte, la statua venne tolta dalla teca dell’altare ed esposta alla devozione dei fedeli. La presenza abnorme di candele e lumi votivi fu la causa dell’incendio che distrusse la venerata icona. La riproduzione di un primo manufatto non simigliante a quello distrutto, portò a una seconda statua, bella come l’antica ma di colore chiaro, come oggi è dato osservare. Non una foto rimane a ricordare le fattezze della statua delle origini; pare che una devota avesse messo in salvo sola una manina del Bambinello, che poi custodì sotto campana, ma di cui oggi non vi è traccia.
Venendo all’oggi, caleidoscopica e ricca di rituali segnici è la festa della Madonna vestita d’Oro, che si tiene, ab antiquo il Martedì dell’Ottava di Pasqua, una data simbolica, ricca di riferimenti storici, di fede e di consolidate tradizioni.
I festeggiamenti si aprono il Lunedì dell’Angelo con la spettacolare fòcara serotina, un rito che mi ricorda i falò lauretani della notte del 10 dicembre, accesi a memoria della Venuta della Vergine a Loreto. Nel passato, erano i confratelli che andavano alla questua della legna e accendevano il falò sullo spazio antistante la chiesa, ancora fuori dal centro urbano. Poi, prima dell’alba del Martedì (alle ore tre), i confratelli e alcune pie donne o delle religiose (perché mai avrebbero potuto farlo le mani di uomini), compiono il devoto rito della vestizione della Vergine e del Bambino, che si mostrano integralmente coperti del corredo di monili, mentre la presenza di alcuni carabinieri vigila il prezioso cofanetto degli ori votivi, ogni anno più ricco, perché segno di una consolidata e continua donazione dei devoti.
Dopo il rito quasi privato della vestizione, all’Angelus mattutino, la chiesa della Madonna di Loreto si apre dinanzi a una folla di fedeli in attesa di entrare e rivedere, dopo un anno, la Madonna vestita d’Oro. Con l’arrivo del vescovo, salutata da spari di mortaretti, inni e ovazioni corali e la musica delle bande, ha inizio la processione. Alla folla, alle autorità cittadine e alla Congrega, si uniscono i bambini “vestiti”, le donne devote – scalze e con un cero – che pubblicamente esprimono alla Vergine il loro bisogno di una grazia o di una intercessione; e non mancano segni o gesti di commossa pietà popolare. In questo particolare momento della giornata (bello o brutto che sia il tempo prima e dopo la processione), da sempre, quasi un prodigio, i surbini hanno testimoniato la presenza del sole, che mostra la straordinaria bellezza della Gran Madre di Dio, adorna di una sorta di dalmatica luccicante, fatta di ori, perle e pietre preziose di vario colore. Portata poi nella Chiesa parrocchiale, prima e dopo la celebrazione eucaristica, la Vergine riceve il filiale omaggio del popolo tutto; quindi, la sera del Mercoledì, giorno riservato ai festeggiamenti civili, la statua viene riportata nella sua Chiesa, dove si ripete il rito inverso a quello della vestizione. I confratelli, deposti in luogo sicuro gli ori della loro Madonna, pensano già alla festa dell’anno dopo.
Un ultima riflessione ci viene dal considerare il caso raro, se non unico, della spettacolare dote di gioielli votivi posseduta dalla Madonna lauretana di Surbo. Per noi resta un esempio il Gesù Bambino dell’Aracoeli a Roma (miseramente trafugato) o l’esempio di altre madonne dotate, ma mai in maniera tale da ricoprirle integramente e tanto riccamente di preziosi come la Madonna surbina.
E’ da credere che tali donativi debbano riferirsi a simbolismi profondamente stratificati nell’immaginario collettivo. Oltre che tributi di ringraziamento, questi – e a me sembra essere il caso di Surbo – sono fondamentalmente chiara manifestazione di una forma di preghiera materializzata, quasi il desiderio di ognuno e di tutti di accorciare le distanze col sacro, calandosi in un rapporto ravvicinato, di devozione diretta con la divinità stessa, tanto è forte il senso di intima appartenenza, a cui pure non è estraneo, ma non preminente, il rito dell’ex voto. Dunque, per il popolo di Surbo, simile corredo di preziosi donativi sarebbe il segno di un (conscio o inconscio) desiderio individuale e corale di stretta e materiale vicinanza con la sua Madonna.
Un atteggiamento collettivo che trova la sua legittima e più alta espressione nella continuità del suo prezioso e delicato omaggio alla Patrona, che si rende visibile nella plurisecolare devozione e soprattutto nella festa più attesa e più bella dell’anno. Ed è questo il momento in cui la devota Surbo condivide, rafforza e rivive i miti antichi delle sue radici, della sua storia e della sua granitica identità comunitaria civile e religiosa insieme.
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