#Chiara Gabrielli
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Quiescent by Shores of Null from the album Quiescence - Video by Sanda Movies
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Il pm genovese Zucca: «La svolta repressiva fu impressa da De Gennaro» | il manifesto
Dottor Zucca, cosa rimane di quella sentenza di condanna, l’unica a carico degli apparati dello Stato, verso i vertici della polizia dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato il vostro impianto accusatorio?
L’impianto accusatorio che è stato confermato dall’appello e dalla Cassazione va oltre le prospettive dell’accusa e, a differenza della vulgata imperante, sposta l’accento sulle responsabilità e sulle vere e proprie “messa in scena” dei funzionari apicali di allora. L’uomo nero non è tanto chi ha portato bottiglie alla Diaz ma chi le ha utilizzate come prove false. Sotto il controllo e la direzione dei vertici degli uffici di eccellenza investigativa della Polizia. Questo risultato, in qualche modo, rende irrilevante la questione della catena di comando in questo caso schierata sul campo che è stata quindi coinvolta dalla “devianza”. È un fatto acclarato che la svolta repressiva venne impressa dal capo della Polizia di allora, Gianni De Gennaro, per quanto questo non abbia implicato la piena autonomia e responsabilità dei poliziotti condannati nell’aver violato loro le leggi. Questo è il punto più importante del processo sulla Diaz.
Quel processo però, nei fatti, rimane non tanto per le conseguenze reali per i condannati, molti prescritti altri promossi, l’unico elemento di verità, sancito con una sentenza, a carico dei vertici dello Stato per le giornate genovesi.
Il processo ai poliziotti, a quei poliziotti, non lo voleva nessuno. In Parlamento i vertici della polizia responsabili del disastro genovese hanno ricevuto più ringraziamenti che critiche. Non è un mistero, la polizia fa quello che le si chiede di fare. Ma anche i pubblici ministeri, che ancora non rispondono alla politica, hanno percorso la loro strada. Con successo.
L’ex capo della Polizia Franco Gabrielli, in una lunga e articolata intervista del 2017 parlò di “catastrofe” nella gestione del G8 di Genova assolvendo, in parte, dalle responsabilità i singoli agenti, definiti “fusibili del sistema” e concentrandosi anche lui, come la sentenza sulla Diaz, sulle responsabilità dei vertici. Condivide questa lettura dell’attuale sottosegretario?
Gabrielli parla, in quella intervista, di una “cultura dell’ordine pubblico che scommetteva sul pattuglione”, la cui presenza in polizia è stata oggetto di negazione caparbia durante il nostro lungo iter processuale. Gabrielli non dice quando questa cultura è stata superata e se nella dirigenza successiva si sia avuto la stessa presa di distanza che lui stesso ha avviato. In questi anni abbiamo visto ancora molte volte il comportamento di poliziotti che hanno continuato a mentire, pur a rischio di essere smascherati. Io credo che per modificare questi comportamenti sia necessario discutere sulle regole di ingaggio. Se si richiede il risultato a qualunque costo, la scorciatoia è sempre percorsa e richiama copertura conseguente. Piuttosto, come si impedisce ai poliziotti di falsificare le prove come hanno largamente dimostrato di saper fare? Se si pensasse a questo problema si rafforzerebbe il ruolo del P.M. come garante della legalità della loro azione e quest’ultimo dovrebbe non avere imbarazzo, come ha avuto anche nel G8, a controllare e reprimere. La direzione opposta alla separazione delle carriere.
In queste settimane si è infuocato il dibattito sulla cosiddetta “riforma Cartabia” dettata, secondo i sostenitori della proposta, da motivi cogenti legati a quanto ci chiede l’Europa eppure, proprio la corte europea dei diritti umani ci aveva richiesta una legge contro la tortura che, solo nel 2017, ha visto la luce con moltissimi limiti.
L’approvazione di una legge che codifichi la nozione di “tortura”, è stata un’impresa sempre fallita in parlamento in violazione dell’obbligo derivante dalla convenzione Onu che la imponeva dal 1984. Il testo definitivo della legge promulgata nel luglio 2017 ne ha limitato l’applicazione perché risente dell’enorme compromesso imposto apertamente dai vertici delle stesse forze di polizia, che paventavano la paralisi della loro azione. Ci siamo trovati di fronte a un cedimento sull’applicazione puntuale degli obblighi convenzionali che prevedono un divieto assoluto. Di fatto le norme approvate difficilmente sarebbero applicabili proprio ai fatti genovesi.
La procura di Genova è stata accusata di teoremi perché aveva osato indagare proprio la catena di comando che, nel caso della Diaz, era dispiegata interamente sul campo. È evidente che i tanti agenti che hanno torturato senza essere identificati sono in servizio. Ma gli ignoti possono contare sul fatto che anche i vertici condannati per averli coperti, sono tornati senza infamia nel corpo. Così consolidando le violazioni convenzionali.
Il filo rosso delle varie condanne della Corte di Strasburgo negli ultimi 20 anni dimostra che quando la tortura emerge è solo apparentemente sporadica. Si ha infatti paura di riconoscere che la tortura è per sua natura “istituzionale”, perché ha necessità di tecniche, addestramento e pratica: non esiste neppure nella fiction il “torturatore solitario”. Già dai tempi del G8 il fenomeno doveva essere affrontato come tale. Non si tortura alla Diaz e a Bolzaneto se non si è già capaci e pronti a farlo. Con Genova 2001 appare chiara un’altra cosa: i diritti garantiti dalla democrazia e scritti nelle carte fondamentali non lo sono tuttavia per sempre e ad ogni costo, come il modello presuppone. I fatti del G8 hanno mostrato ciò che sarebbe poi successo in questi due ultimi decenni durante i quali si è praticata la tortura non più nel segreto ma cercandone, dopo secoli, una qualche giustificazione legale.
E secondo lei perché questo avviene?
Io credo che questo avvenga quando una democrazia ha paura del conflitto e, quindi, muta la sua stessa caratteristica. Sono d’accordo con chi sostiene che il modo migliore per difendere la democrazia sia quello di attaccarla con le critiche, la protesta e il dissenso. Così la si rafforza non la si indebolisce.
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Latina comics stadium 2019
Comics Stadium, atto quarto, ormai ci siamo! Il festival, organizzato dall’associazione culturale Powerfriends, si terrà presso lo stadio Domenico Francioni di Latina da venerdì 28 a domenica 30 Giugno 2019. La manifestazione, conferma le sue ormai abituali caratteristiche: convegni, incontri con autori ed editori, numerose attività ed attrazioni rivolte al grande pubblico, dove l’intrattenimento…
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#Alessandro Miracolo#batman crime solver#Bob Dyland La risposta e&039; nel vento#Capitan Napoli#Chiara Gabrielli#cosplay#Danilo Angeletti#dc comics#Disegno Studio#Edoardo Ortenzi#Guendalina Di Marco#Latina#Latinacomics#Luigi Formola#Mirco Zomparelli#Pier Luigi Pasquazi#Poul Le Fox#Tecno Natura#Up Publishing#Vincenzo Carratù#Zorro
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Gli Arcadi di Terra d'Otranto (10/x): Tommaso Perrone di Lecce
di Armando Polito
In Prose degli Arcadi, Antonio de’ Rossi, Roma, 1718, tomo III, p. XIV si legge Tommaso Perrone Leccese, Avvocato Napolitano. Se Leccese si riferisce alla terra d’origine, Napolitano è in rapporto con il diverso ambito culturale e professionale con il quale allora, come oggi, ci si doveva confrontare.
Edisio Atteo era il suo nome pastorale. Se per Edisio mi pare poco probabile che il riferimento sia a quell’Edesio che insieme con Frumentio evangelizzò l’India secondo il racconto di Rufino di Aquileia (IV-V secolo d. C.)1, Atteo è quasi sicuramente dal greco Ἀκταῖος (leggi Actàios), che significa dell’Attica.
Di lui ho reperito i componimenti che seguono.
In Michele Federigo d’Althann vescovo di Vaccia, cardinale di Santa Chiesa, Viceré di Napoli, ecc. acclamato in Arcadia col nome di Teadalgo Miagriano. Componimenti degli Arcadi della Colonia Sebezia, e d’altri non Coloni, Mosca, Napoli, 1724, pp. 77 e 121-124:
1)
Più che d’auroa , e di gemme in fronte sparsi,
mostri que’ fregi, onde tua mente luceb:
com’il Sol, che veggiamc d’un vetro starsi
dall’altra parte, e in questa pur traluce.
E son fra gli altri i più sublimi apparsi
Senno, Valor, Giustizia e chi n’è Duce,
soave maestà, che cercan farsi
maggiori al tuo gran Nome, a la tua luce.
Felice Arcadia! Del tuo nome adorno
s’illustra; e i regi antichi, onde solead
vantarsi, obliae e tu la fai sì altera.
Ed or che t’ha nel grembo, un più bel giorno,
ne puref allor, che Augusto la reggea,
vide l’alta Cittàg, che al Mondo imperah.
_________
a oro
b dei quali la tua mente risplende
c vediamo
d dei quali soleva
e dimentica
f Sic, per neppure.
g Roma
h comanda
2)
O s’uguali al desio potessi l’ale
muover così, che de l’oscura notte
uscissi fuori e con altero volo,
per goder sempremai del chiaro giorno,
là mi fermassi ove s’accende il Sole,
senza mai paventara l’ira del tempo!
I’ non farei, ch’oltraggio alcun dal tempo,
e dal ratto volar di sue presteb ale
soffrisse, ma godendo eterno il Sole,
l’ombre fugasse de la cieca notte,
questo sì chiaro, e memorabil giorno,
in cui TEODALGO mi solleva a volo.
Ma come aver poss’io per tanto volo
penne ben degne se non basta il tempo
del viver mio, non che di questo giorno,
a farne inchiesta, e trasportar su l’ale
de la Fama il suo nome ove fa notte
quando l’altro Emisperoc illustrad il Sole
ed ivi ancor dove risplende il Sole
stanco non mai del suo mirabil volo?
Or se tanto non posso e pur la notte
mi tien fra l’ombre e m’è nemico il tempo,
a te felice Arcadia io drizzo l’alee
del mio vago pensiero in sì bel giorno.
Deh sorgi altera, e godi, e loda il giorno,
che i tuoi Campi feconda un nuovo Sole
maggior de l’altro, che spiegando l’alee
de’ suoi rapidi raggi, a Te col volo
giunse, recando ed ontaf, e scorno al tempo.
per far che non t’accechi invidag notte.
E quella, che ti copre, usatah notte,
sorga più lieta, e chiara al par del giorno,
e le vicende sue ti mostri il tempo
sempre felici e non ti turbi il Sole.
E i tuoi Pastori, quasi cigni, al volo,
e al canto spieghin la lor voce, e l’alee.
E dican sempre dibattendo l’alee:
– TEODALGO è il Sole, che la notte a volo,
e ‘l Tempo fuga, e ne dà vita, e giorno.
__________
a temere
b veloci
c emisfero
d illumina
e ali
f offesa
g invidiosa
h abituale
3)
Questa di puro latte opra gentile,
che poco dianzi il mio Capraro avvolse
fra questi giunchi, è il frutto che raccolse
dal gregge mio qui non tenuto a vile.
Questa, TEODALGO, in don ti porgo umìle,
poiché la nostr’Arcadia in Te rivolse
l’occhio ben saggia e nel suo sen t’accolse,
come suol vagaa donna aureo monile.
Qui ci vedrai, con tuo piacer, menareb
al verde prato il gregge, ed al ruscello
e cantar lieti al suon d’umile cannac.
Ma Tu, che ti orni d’opre illustri, e chiare,
alfin sarai più gran Pastor di quello
ch’or fatto sei né il mio pensier m’inganna.
_____
a graziosa
b condurre
c siringa
4)
Come il raggio del Sol, che prima indora
di Pelioa, e d’Ossab le superbe cime,
scende poi ne le Valli oscure ed imec
ed esse ancor di sua presenza onora,
quivi pur chiaro, e pur benigno allora
ogni rozzo arbusceld, che non s’estimee,
e ogni altra gentil pianta sublime,
con sua rara virtù feconda, e infiora,
così TEODALGO, Tu de’ primi Eroi
l’alte Sedi rischiari ed or ne scendi
ad illustrar’i nostri bassi Campi.
Tu pien di nuovo almof splendor fra noi,
oltre l’usatog, il furor sacro accendi
e nel volto a ciascun la gioia stampi.
_________
a Monte della Tessaglia.
b Monte tra il Pelio e l’Olimpo. Quando i giganti Oto ed Efialte tentarono di scalare quest’ultimo misero l’uno sull’altro il Pelio e l’Ossa.
c profonde
d arbusto
e che non è degnato di alcuna considerazione
f nobile
g oltre l’abituale
In Vari componimenti per le nozze degl’Illustrissimi Signori il Signor D. Niccolò Parisani-Buonanni Marchese di Caggiano etc. e la Signora D. Emmanuele Erberta Vitilio de’ Marchesi dell’Auletta etc., Mosca, Napoli, 1717, s. p.:
5)
Queste grandi Almea (che di chiaro semeb
trasser la spogliac) furon già criate
d’ugual pensiero e furo anco dotate
d’un pungente desìo d’unirsi insieme.
or Imene d le stringe e quella spemee,
che incerta fu, le rende omaif beate,
giunta nel suo bel fine, e avventurate
faralleg fin che chiudan l’ore estremeh.
Ei dunque scaldi e accenda in sì bel nodo
l’oneste voglie, sì che ERBERTA doni
della futura prole il certo segno.
Nascan figli, e nipoti; e in alto modo
di lor Fama quinci e quindi suoni,
com’è de’ cari Sposi ora il disegno.
__________
a anime
b stirpe
c il corpo
d Nell’antichità classica era il dio delle nozze e, come nome comune, l’ epitalamio, il canto nuziale che si cantava in coro mentre si accompagnava la sposa alla casa del marito. La voce è dal latino hymenaeu(m), che è trascrizione del greco ὑμέναιος (leggi iumènaios), a sua volta da ὑμήν (leggi iumèn), che significa membrana, imene.
e speranza
f ormai
g le farà
h fino alla fine della vita
In Raccolta di componimenti in Lode di sua Eminenza il Cardinale D. Arrigo Enriquez per la di Lui Promozione al Cardinalato indirizzata al medesimo da Giacinto Viva Consolo dell’Accademia de’ Spioni di Lecce, Domenico Viverito, Lecce, 1754, s. p.2:
6)
Poiché, Signor, giungesti all’alto segnoa,
ove il tuo sangue e tua Virtù sì rara
ti feanb la via da molto tempo a gara
e ruppero il confin del tuo ritegno,
ben è dover che il nostro umile ingegno
mostri in questa occasion sì bella e cara
che tutto il lume, onde si rende chiara
nostra fama, divien dal tuo disegno.
Sì tu solevi un tempo in culto stile
con prose, e rime ornar nostra Adunanzac
e quinci nacque il ben che poi ne avvenne.
Or, perché sei tu sempre a te simile,
tì offre quei fior, che fare ha per usanza
in segno del suo amor, che in te ritenne.
____________
a alla carica cardinalizia
b facevano
c L’accademia degli Spioni di Lecce, fondata nel 1683. In L’Accademia degli spioni di Lecce, sua origine, progressi, e leggi: dove si fa menzione nommen de’ viventi, che de’ morti accademici, fondata l’anno 1683 dedicata da Oronzio Carro vicesegretario della medesima al glorioso martire di Cristo, patrizio, e primo vescovo di Lecce, S. Oronzio, Chiriatti, Lecce, 1723, vi è un intervento dell’Enriquez dal titolo Ragionamento indiritto agli Accademici Spioni. Per altre notizie su quest’accademia vedi Archivio storico per le province napoletane, anno III, fascicolo I, Giannini, Napoli , 1878, pp. 150-153.
__________________
1 Historia ecclesiastica, libro I, cap. IX (nella Patrologia del Migne, s. n., Parigi, 1849, tomo XXI colonne 478-480).
2 Il sonetto reca l’intestazione: Sonetto dell’Arcidiacono Tommaso Perrone tra gli Arcadi detto Edisio Atteo. Nel volume è riportato pure un sonetto di un altro arcade leccese, IgnazioViva (Verino Agrotereo). Ricordo per analoga celebrazione Poesie toscane, e latine per la promozione alla Sacra Porpora dell’Eminentissimo, e Reverendissimo Principe il Signor Cardinale Arrigo Enriquez Principe di SquinzanoProtettore della Città, e del Ducato di Camerino, Gabrielli, Camerino, 1754.
(CONTINUA)
Per la prima parte (premessa)
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/08/gli-arcadi-di-terra-dotranto-premessa-1-x/
Per la seconda parte (Francesco Maria dell’Antoglietta di Taranto):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/15/gli-arcadi-di-terra-dotranto-2-x-francesco-maria-dellantoglietta-di-taranto/
Per la terza parte (Tommaso Niccolò d’Aquino di Taranto)
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/23/gli-arcadi-di-terra-dotranto-3-x-tommaso-niccolo-daquino-di-taranto-1665-1721/
Per la quarta parte (Gaetano Romano Maffei di Grottaglie)
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-4-x-gaetano-romano-maffei-di-grottaglie/
Per la quinta parte (Tommaso Maria Ferrari (1647-1716) di Casalnuovo): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/16/gli-arcadi-di-terra-dotranto-5-x-tommaso-maria-ferrari-1647-1716-di-casalnuovo/
Per la sesta parte (Oronzo Guglielmo Arnò di Manduria, Giovanni Battista Gagliardo, Antonio Galeota e Francesco Carducci di Taranto) : http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/26/gli-arcadi-di-terra-dotranto-6-x-oronzo-guglielmo-arno-di-manduria-giovanni-battista-gagliardo-antonio-galeota-e-francesco-carducci-di-taranto/
Per la settima parte (Antonio Caraccio di Nardò): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/17/gli-arcadi-di-terra-dotranto-7-x-antonio-caraccio-di-nardo/
Per l’ottava parte (Donato Capece Zurlo di Copertino): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/21/gli-arcadi-di-terra-dotranto-8-x-donato-maria-capece-zurlo-di-copertino/
Per la nona parte (Giulio Mattei di Lecce): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/28/gli-arcadi-di-terra-dotranto-9-x-giulio-mattei-di-lecce/
#Arcadi di Terra d'Otranto#Armando Polito#Edisio Atteo#L'Arcadia#Tommaso Perrone#Libri Di Puglia#Miscellanea#Pagine della nostra Storia#Spigolature Salentine
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il progetto | concept
Gioielli in Fermento nasce 10 anni fa, trasformando nel tempo il tema originale del territorio e delle atmosfere mediterranee, a cui restiamo eticamente e geograficamente legati. La collezione scelta dalla giuria per il 2020 appare in un tempo globalmente sospeso. La pandemia scoppiata nei primi mesi dell’anno segna in modo indelebile una linea di demarcazione nell’attività di ognuno di noi.
PRE e POST “corona”
Il tema del 2020 “evoluzione & affinamento” impone una riflessione e suggerisce un nuovo livello di ricerca. Per dare enfasi a questo periodo di transizione abbiamo deciso di registrare il passaggio tra ciò che “è stato” fino all’esplosione della pandemia, dei pericoli del contagio, della paralisi di ogni attività e del confino – il PRE –
e ciò che da quel momento in poi ha implicato il ripensare le nostre vite, le nostre reazioni, i nostri ruoli – il POST –
gli autori | authors
Verde Alfieri Sara Barbanti Maura Biamonti Maria Blondet Chiara Bordoni Cristina Celis Dania Chelminsky Roberta Consalvo Sances Corrado De Meo Ylenia Deriu Birgit Duval Gozde Erdogan Micol Ferrara Sabrina Formica Laura Forte Stefano Fronza Francesca Gabrielli Fabiana Gadano Eleonora Ghilardi Hoon a Goh Nataša Grandovec Margit Hart Marta Herradura Gabriele Hinze Yi-Hsun Hsieh Satomi Ito Ildikó Juhász Yukiko Kakimoto Yasuko Kanno Ritva Kara Iro Kaskani Ji Young Kim Joshua Kosker Monique Lecouna Namkyung Lee Ria Lins Carmen López Mineri Matsuura Boglárka Mázsi Francesca Mo Julia Muenzing Sogand Nobahar Mariagiorgia Pacini Charlotte Parent Liana Pattihis Mabel Pena Anna Retico Chiara Scarpitti Sara Shahak Yukie Shirakawa Rita Soto Ventura Claudia Steiner Rho Tang Barbara Uderzo Eriko Unno Christina Vandekelder Yasmin Vinograd Cristian Visentin Yiota Vogli Babette Von Dohnanyi Laura Zecchini Caterina Zucchi
la ricerca | research
L’approccio artistico raccontato attraverso le mostre di Gioielli in Fermento rappresenta il motus creativo degli autori che attraverso le loro opere registrano, subiscono, reagiscono ai cambiamenti – dal punto di vista concettuale, dal punto di vista pratico, dal punto di vista esistenziale. La pubblicazione della prima parte di questa ricerca costituisce una sorta di ultimo antefatto : contenuti da scoprire gradualmente, seguendo i differenti percorsi degli autori sui quali si apre un focus che si andrà componendo complessivamente in vista della soluzione espositiva del prossimo anno (Primavera 2021).
La sfida del confronto PRE|POST è un’ulteriore evoluzione del progetto in Fermento. Osservando il PRE (Parte I) e il POST (Parte II) emergeranno nuovi significati per il gioiello sperimentale. Una frattura o un’opportunità determinata dal Covid19 ma non solo o non necessariamente. Un’esigenza da ricomporre, congiungere, sviluppare, la ricerca di un’opera complementare o giustapposta, per evoluzione o rivoluzione, dissolvimento o ricostruzione. O semplicemente ricerca di un equilibrio. I nostri body-ornaments che interpretano una necessità, un sollievo, un messaggio, un’evasione, una gratificazione, una memoria: amuleti personali di una nuova era.
(Gioielli in Fermento©2020 riproduzione riservata)
Edizione 20|21 Part I
Edizione 20|21 Part II
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Lorella Pierdicca GaiaMaya Hat, 3d pen artist for Gioielli in Fermento 2019 worn by Maria Clara
20|21 Part I il progetto | concept Gioielli in Fermento nasce 10 anni fa, trasformando nel tempo il tema originale del territorio e delle atmosfere mediterranee, a cui restiamo eticamente e geograficamente legati.
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MONTEPRANDONE – Si è tenuto nei giorni scorsi un incontro tra i vertici dell’Amministrazione comunale e Picenambiente spa per fare il punto sul servizio di raccolta rifiuti e analizzare le criticità emerse ad inizio anno.
Insieme al sindaco Sergio Loggi c’erano l’assessore alla gestione dei rifiuti e igiene urbana Fernando Gabrielli e il consigliere all’ambiente Sergio Calvaresi, il dirigente del servizio ambiente Giuseppe Morelli mentre Picenambiente era rappresentata dal direttore Leonardo Collina e dal consigliere del consiglio d’amministrazione Romano Speca.
L’Amministrazione ha evidenziato la necessità di rimodulare il servizio di raccolta in alcune zone in cui spesso c’è una maggiore necessità di smaltire i rifiuti da parte dei cittadini. La Picenambiente, a tal fine, ha assicurato un maggior controllo delle zone, indicate dall’Amministrazione, in cui insistono i condomini più numerosi.
Da parte dell’Amministrazione comunale si è palesata l’esigenza di migliorare anche l’aspetto informativo verso i cittadini sia attraverso l’Ecosportello della Delegazione Comunale, aperto tutti i venerdì mattina dalle 10 alle 13, sia attraverso una apposita sezione del sito Istituzionale www.monteprandone.gov.it/aree-tematiche/rifiuti-e-raccolta-differenziata/ sul quale sono pubblicati, divisi per zone: le guide alla raccolta differenziata, i calendari e l’elenco delle rispettive vie ricadenti nelle zone e informazioni sul ritiro di rifiuti ingombranti/raee e potature tramite l’ufficio Ambiente del Comune.
Il sindaco Loggi ha chiesto a Picenambiente anche di fornire al Comune un “ecobolario”, un vocabolario consultabile in ogni momento dal cittadino in cui venga spiegato in maniera chiara come e dove conferire altri tipi di rifiuti: ingombranti, RAEE di grandi e piccole dimensioni, medicinali scaduti, pile e batterie, oli esausti per cucinare e dei motori di veicoli, toner, cartucce stampanti, da pubblicare sul sito del Comune.
Per quanto riguarda marciapiedi e strade, Loggi ha ribadito che, il lavaggio con i divieti di sosta programmati non è una soluzione percorribile per gli innumerevoli disagi che ciò comporterebbe alla cittadinanza, ma si potrebbe valutare la possibilità di una pulizia meccanizzata secondo un programma prestabilito e adeguatamente comunicato.
Picenambiente ha anche assunto un impegno per quanto riguarda la programmazione, da diffondere all’utenza, sul lavaggio periodico dei cassonetti dell’umido e, in caso di cassonetti stradali rotti, la loro immediata sostituzione.
“La riunione con Picenambiente è stata occasione per ridefinire alcuni aspetti del servizio sia dal punto di vista organizzativo, sia per quanto attiene l’aspetto di informazione verso il cittadino – chiarisce l’assessore Gabrielli – l’obiettivo è offrire al cittadino tutti gli strumenti possibili perché le informazioni possano essere reperite con facilità. Al tempo stesso, però, come richiesto da molti cittadini che si impegnano a fare bene la raccolta, abbiamo deciso di attivare, a partire dal mese di febbraio, le telecamere cosiddette fototrappole per chi conferisce in maniera errata i rifiuti.
Tramite due telecamere una del Comune, l’altra messa a disposizione da Picenambiente monitoreremo i punti dove si ripetono con maggior frequenza conferimenti selvaggi. Abbiamo già individuato le zone con l’aiuto della Polizia Locale e si partirà lunedì 3 febbraio, dall’incrocio tra via Primo Maggio e via della Liberazione: dove verrà installata una delle due telecamere”.
“Migliorerà anche il servizio presso il Centro di Raccolta Comunale – conclude il sindaco Loggi – dove oltre all’operatore di Picenambiente, sarà presente un giovane che svolge il Servizio Civile Nazionale con il compito di verificare se coloro che conferiscono rifiuti in discarica siano residenti nel Comune di Monteprandone e siano in regola con i pagamenti della tassa sui rifiuti.
Spesso, infatti, alcuni utenti si recano nella struttura di via dell’Industria, aperta il sabato mattina dalle 7 alle 13, pur non essendo residenti a Monteprandone o portando rifiuti non prodotti sul territorio e questo è un aggravio sui costi di smaltimento che pagano i nostri cittadini”.
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4Ecom sbarca a Milano. L'evento per l'eCommerce torna nel 2020
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4Ecom sbarca a Milano. L'evento per l'eCommerce torna nel 2020
4Ecom sbarca a Milano. L’evento per il mondo dell’eCommerce torna nel 2020, il 23 gennaio, presso il Talent Garden Calabiana. Una giornata di formazione e di networking per condividere esperienze e opportunità di business nel mondo dell’eCommerce. (Per avere il vostro biglietto cliccate qui e inserite il seguente codice per ottenere uno sconto: 4ecom-sconto5 )
L’evento, nato per mettere in connessione persone e idee del mondo dell’eCommerce e organizzato da Transactionale, Competitoor, Qaplà e Intergic, in questa terza edizione si focalizzerà sui risultati derivanti dall’utilizzo di strategie e tool. All’interno degli spazi di Talent Garden Calabiana, vi saranno professionisti dell’eCommerce provenienti da tutta Italia. L’evento sarà l’occasione per ascoltare casi di successo legati al mondo dell’eCommerce.
4Ecom sbarca a Milano. L’evento per l’eCommerce torna nel 2020
Una giornata all’insegna del networking e dell’aggiornamento che si propone di creare nuove occasioni professionali attraverso un programma di incontri one to one, workshop e di tavole rotonde tematiche.
Obiettivo di 4Ecom è quello di dar voce al mondo dell’eCommerce: in questa terza edizione, infatti, all’interno delle tavole rotonde in programma, verrà offerto un punto di vista concreto sul settore, attraverso il racconto di esperienze e casi di studio a cura di importanti eCommerce manager e con un occhio di riguardo anche all’esperienza del consumatore. Samuel Osman, attore teatrale, racconterà il suo punto di vista, da utente e acquirente di eCommerce.
4Ecom sbarca a Milano. L’evento per l’eCommerce torna nel 2020
L’evento sarà moderato da Chiara Brughiera, Ceo di SheTech, organizzazione che si propone di avvicinare il mondo tech a quello femminile attraverso incontri, momenti di scambio con advisor e partner del mondo digital favorendo l’affermazione professionale delle donne nel settore tecnologico.
Formazione e aggiornamento professionale, ma non solo. L’evento sarà occasione per creare nuove connessioni professionali, attraverso momenti di networking. Inoltre vi sarà la possibilità di organizzare incontri one to one tra i professionisti dell’eCommerce e le aziende interessate a sviluppare strumenti e piattaforme per vendere online i propri prodotti. Premio 4Ecom, un riconoscimento per valorizzare le eccellenze del Made in Italy e contribuire alla riforestazione del Pianeta.
4Ecom sbarca a Milano. L’evento per l’eCommerce torna nel 2020
In particolare, tra le novità di questa edizione vi è il Premio 4Ecom che consegnerà, durante l’aperitivo di gala, un premio ai migliori eCommerce italiani. A ricevere la statuetta 8 tra i migliori siti italiani di eCommerce. Questi saranno valutati da una giuria d’eccezione che raccoglie alcune delle personalità più influenti del mondo digital. In particolare, Paola Bonomo, Advisor e Business Angel, Giulia Chiari, Head of Partnership AliExpress gruppo Alibaba, Valentina De Nicola, Head of eCommerce di Facebook, Veronica Diquattro, Executive Vice President Southern Europe di DAZN, Francesca Gabrielli, CEO di Assist Digital, Elena Lavezzi, Head of Southern Europe di Revolut e molti altri.
In altre parole, il Premio valorizzerà le eccellenze del Made in Italy perchè si propone anche di creare un impatto positivo dal punto di vista ambientale: Per ogni iscritto al premio 4eCom verrà piantato un albero.
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Importante articolo di Rocco Vitale in merito alla “circolare Gabrielli”
Il Capo della Polizia Gabrielli sulla “Circolare Gabrielli”
Nei giorni scorsi la Procura di Torino ha chiuso le indagini preliminari per gli incidenti avvenuti la sera del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo durante la proiezione su maxischermo della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid in cui perse la vita una persona e vi furono migliaia di feriti. Sono partiti i primi avvisi di garanzia cui seguiranno le richieste di rinvio a giudizio.
Come noto, nei giorni immediatamente successivi, il 7 giugno il Capo della Polizia, Franco Gabrielli emanava una circolare, nota come “ Circolare Gabrielli” che richiamava l’attenzione sull’importanza e sulla distinzione tra “security” e “safety” nell’organizzazione degli eventi. Nei giorni scorsi, a ridosso della chiusura delle indagini, il capo della Polizia ha inviato una lettera al “Corriere della Sera” che è stata pubblicata, con evidenza in prima pagina, nell’edizione del 20 aprile 2017.
Nella lettera al Corriere il Prefetto Gabrielli introduce ricordando la propria “circolare promulgata il 7 giugno dello scorso anno, mio malgrado immediatamente ribattezzata dai mass media «circolare Gabrielli». Devo, purtroppo, rilevare che benché mi sia soffermato, più volte e in diversi contesti, ancora oggi non ne è chiara la reale portata”
Questo incipt dimostra, ancora una volta, la grave carenza culturale nel non aver ancora appreso e capito il messaggio che la circolare voleva dare. Quando, il mese successivo il 7 luglio a Perugia Gabrielli dichiarava la “circolare era una saga dell’ovvietà perché non c’è neppure una cosa che non sia contenuta in un regolamento o in una legge”.
Richiamava, quindi, Gabrielli l’importanza di attuare le norme non attendendone di nuove. Su questo concetto interviene nella lettera al Corriere per cercare “dunque, di mettere in fila alcuni concetti nella speranza di chiarire i termini della questione.
In primo luogo una breve ma necessaria premessa: una circolare non può innovare o introdurre modifiche normative. Senza voler tediare i lettori con distinguo da addetti ai lavori, una circolare, per sua natura, ha unicamente la finalità di mettere ordine, collazionare le norme che regolano una determinata materia, non di introdurne di nuove. Dunque con la circolare del 7 giugno, nulla è stato innovato, bensì è stato unicamente ricostruito il quadro giuridico per individuare, in particolare, le «posizioni di garanzia» in presenza di pubbliche manifestazioni, dalla partita di calcio che richiama migliaia di spettatori alla piccola sagra di paese con poche centinaia di persone.
Risulta importante questo passaggio sulle “posizioni di garanzia” che riprende quanto è già chiaro nel D. Lgs. 81/2008 laddove all’art. 299 sull’esercizio di fatto sui poteri direttivi richiama le posizioni di garanzia del datore di lavoro, del dirigente e del preposto aggiungendo che, le stesse, gravano altresì su colui il quale, pur sprovvisto di regolare investitura eserciti in concreto i poteri giuridici riferiti a ciascuno dei soggetti ivi definiti.
Chiarisce la lettera di Gabrielli che “questo è il punctum dolens e questo mi piacerebbe fosse spiegato con chiarezza ai lettori. Qualora nel corso di una pubblica manifestazione si verifichi un evento dannoso, dal banale ferimento fino alla morte di uno spettatore, l’Autorità giudiziaria è chiamata ad individuare le cosiddette «posizioni di garanzia», ovvero deve identificare su chi gravasse l’obbligo di impedire l’evento, morte o lesione che sia, e quali misure doveva porre in essere per evitarlo. Lo prevede l’articolo 40, comma 2 del nostro codice penale: «Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo». Purtroppo non è questa la sede per approfondire una tematica così complessa, ma al lettore basti sapere che la giurisprudenza è particolarmente rigorosa nell’individuazione delle misure che si sarebbero dovute essere attuate per evitare il verificarsi di un evento dannoso. Se non le hai poste in essere è come se avessi cagionato l’evento.
Proviamo a calare queste premesse teoriche nella realtà. Il 3 giugno dello scorso anno a Torino, come sicuramente ricorderanno i suoi lettori, era stato montato un maxischermo in piazza San Carlo per la trasmissione di una finale di Champions League. Nell’occasione, purtroppo è morta una persona e sono rimasti feriti centinaia di spettatori. Ebbene la magistratura sta correttamente e doverosamente verificando su chi gravasse l’obbligo di impedire quel tragico evento e cosa avrebbe dovuto fare per evitare che ciò accadesse. Dunque l’Autorità giudiziaria sta accertando se vi sono ed eventualmente chi sono i responsabili di quei tragici accadimenti: nessuno, l’Autorità comunale, le Autorità di pubblica sicurezza, gli organizzatori dell’evento? Era possibile porre misure per evitare quegli accadimenti? E se era possibile, cosa si sarebbe potuto realisticamente porre in essere?
Ecco, la circolare del 7 giugno, la famigerata circolare Gabrielli, ha avuto unicamente la finalità di rispondere preventivamente a queste due domande, su chi grava l’obbligo e quali siano le misure di security e di safety da adottare per organizzare una pubblica manifestazione, peraltro in un contesto, come quello attuale, gravato da una minaccia terroristica, indistinta e indiscriminata. È evidente che una circolare con queste finalità non può avere ambizioni di esaustività.
La più importante novità della “Circolare Gabrielli” consiste nel fissare e richiamare i principi ai quali devono attenersi tutti gli attori, pubblici e privati, che intervengono nell’organizzazione e nella gestione di una manifestazione in una ottica di sicurezza integrata in cui devono assumere identico rilievo tanto i profili di “security” quanto quelli della “safety”.
Ma ancora non ci siamo. Situazioni da vedere con una ottica nuova si guardano con gli occhi del passato: carte, permessi, documenti e timbri nella convinzione che si tratta di atti bollati e non di eventi che quali momenti di loisir rischiano di trasformarsi in tragedie. Un nuova assunzione di responsabilità, quindi, non burocratica ma effettiva. Le carte ci vogliono ma chi firma un foglio è consapevole delle responsabilità immediate derivanti da quella firma in un determinato giorno ed in un determinato momento?
È impossibile indicare una volta e per tutte le misure di sicurezza, poiché esse vanno necessariamente modulate alle circostanze di tempo e di spazio e al tipo di iniziativa pubblica.
Un ultimo aspetto. Il tema del «chi paga?». Ovvero su chi gravino i maggiori oneri derivanti dalle predisposizioni delle misure di sicurezza, questione che in realtà non rientra nelle mie competenze. Nel ribadire ancora una volta che, in merito, nessuna innovazione è stata introdotta, mi viene da pensare che l’unica pecca imputabile alla circolare è aver fatto chiarezza in un settore dove per troppo tempo si è, colposamente o dolosamente, fatto finta di nulla. Giocando sulle solite sfumature di grigio che spesso connotano le vicende del nostro Paese. Tranne poi a svegliarsi, dopo, in cerca dei responsabili.
E allora, caro direttore, mi consenta di condividere una lapalissiana considerazione, sulla quale son sicuro di trovare concordi anche tutti i lettori dotati di buon senso: preferisco sempre finire la mia giornata conoscendo su chi gravi un obbligo giuridico e in cosa esso consista, piuttosto che svegliarmi il giorno dopo, più o meno frastornato, per scoprire che quel soggetto ero io.
Conclude il Prefetto Gabrielli che “ questa banale considerazione possa essere condivisa anche da chiunque organizzi un evento, soggetto pubblico o privato che sia.”
Questo intervento del capo della Polizia, Gabrielli, è un ulteriore richiamo al senso di responsabilità e di professionalità che devono accompagnare l’organizzazione degli eventi. Non saranno sicuramente gli adempimenti normativi a risolvere la situazione ma una seria attuazione delle norme che, in questo caso, devono essere accompagnate da nome e cognome di chi fa che cosa per garantire la sicurezza dei cittadini.
fonte puntosicuro Rocco Vitale
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Un finalista X Factor e il tram 4 con djset: «Evento innovativo»
«Abbiamo scelto di fare un Capodanno diverso, innovativo, diffuso sul territorio in due parti della città che saranno legate tra loro». Così la sindaca Chiara Appendino ha difeso gli “eventi a 5 Stelle” organizzati per la notte di San Silvestro.
Sembra quasi che la scelta sia stata voluta, fatta per dare lustro alle periferie. Ma la stretta sulla sicurezza imposta dalla circolare Gabriellido…
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Scusate se non piango by Daniele Silvestri from the album La terra sotto i piedi - Regia: Valerio Mastandrea, Giorgio Testi
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Nian Maguette aveva 54 anni, veniva dal Senegal e lavorava come venditore ambulante nelle strade del centro di Roma. Morì nel tentativo di fuggire da una retata della Polizia di Roma Capitale il 4 maggio 2017. I testimoni raccontarono di una vera e propria caccia all’uomo che gli uomini del Nucleo Speciale Anti Degrado e Abusivismo misero in atto fra le vie del rione Trastevere, con il tragico (ma drammaticamente scontato) finale della morte di un lavoratore colpevole solamente di guadagnarsi il pane per resistere alla povertà e provare a costruirsi un futuro dignitoso. Lo stesso pensiero, una casa seppur considerata una “baracca” dove poter vivere dignitosamente, devono averlo avuto le famiglie Rom di via Salviati, a Tor Sapienza, scacciate dalle proprie abitazioni (poi demolite) dallo stesso “Nucleo Speciale” con tanto di pistole in vista, o quelle della “baraccopoli” di Ponte Mammolo, anche loro allontanate con la forza da quel misero giaciglio che erano riusciti a costruirsi senza alcun tipo di soluzione alternativa. Ma non solo, questo nugolo scelto di uomini più simili ad una Delta Force che ad un ordinario corpo di Polizia Locale, è ben noto nelle periferie della città in quanto spesso chiamato a intervenire negli sfratti e negli sgomberi delle case popolari o delle occupazioni abitative. Capo indiscusso era Antonio Di Maggio, lo “sceriffo con la pistola” o Tonino Bronson come viene simpaticamente ribattezzato dai suoi colleghi. Il verbo al passato non è casuale, perché da ieri Di Maggio è stato promosso a Comandante della Polizia di Roma Capitale. Un atto quasi dovuto dopo che la sindaca Raggi gli aveva sostanzialmente conferito pieni poteri solo poche settimane dopo l’assassinio di Nian Maguette, ma che conferma un trend nella capitale: fare la guerra ai poveri è un trampolino di lancio per le carriere di molti, un pass per promozioni, potere e agevolazioni. Se infatti Di Maggio, alfiere col suo Nucleo della guerra a tutto ciò che viene definito “degrado e abusivismo” ma che nei fatti si rivela essere primo soldato della guerra ai poveri e ai tentativi di contrastare la povertà in città, diventa Capo della Polizia Locale è perché a Roma va strutturalizzandosi un meccanismo di Città-Laboratorio che vede in discesa la strada per chi decide di combattere dall’altro lato della barricata, in quella lotta di classe portata dall’alto verso il basso. E quindi Di Maggio risulta essere solo l’ultimo di una lunga scia di esempi che delineano sempre di più come non si tratti più di casualità, di meriti personali, ma di una precisa strategia di controllo e sperimentazione che abbraccia vari poteri: da quello politico arrivando a quello repressivo e giudiziario. In principio fu Luca Odevaine (o Odevain, come si chiamava prima di modificarsi il nome). Da semplice “militante” di Legambiente a Vice Capo di Gabinetto del sindaco Veltroni, la sua carriera conosce un ascesa fulminea e quasi inarrestabile (anche se poi arrestato ci finisce lui, nelle maglie dell’inchiesta “Mafia Capitale”). Diventa il gestore unico dei grandi eventi a Roma (come ad esempio il funerale di Papa Woijtila nel 2005), fino ad assumere cariche dirigenziali importanti nei sistemi SPRAR e Cara, in particolare a Mineo. Celebre, da rappresentante politico, la sua frase “Non parlo con chi viola la legge” rivolta ai movimenti e le organizzazioni per il diritto all’abitare che chiedevano un incontro per risolvere l’emergenza abitativa nella Capitale. Una battaglia condotta in prima linea quella contro i poveri e chi lotta per i propri diritti troppo spesso negati e calpestati, ma evidentemente ricordata e ben remunerata da chi sulla povertà fa affari. Non si dimenticarono di Odevaine i vecchi amici, fino all’inevitabile tonfo di Mafia Capitale figlio più di un normale rimescolamento di carte del potere che della reale volontà di cambiare l’esistente. Ma è proprio dalle ceneri di Mafia Capitale che nelle buie stanze del Campidoglio si è fatto largo un nome rimasto pulito dalla palude dell’inchiesta più importante sulla corruzione a Roma di sempre. E’ quello di Aldo Barletta, anonimo funzionario del Dipartimento alle Politiche Abitative, mai un’intervista di troppo ne particolare esposizione mediatica anzi addirittura a leggere le carte giudiziarie nemico di quel Buzzi factotum della politica romana. Eppure bravo, evidentemente, a districarsi in quella complessa fase di transizione tra la gestione “tecnica” Tronca e l’insediamento, fin troppo lento, politico della giunta Raggi, tanto da divenire (un unicum nel suo genere) plenipotenziario tecnico di un dipartimento delicato ed importante come quello alle politiche abitative. La sua è un ascesa rapida e inquietante. Sua è la firma in calce sugli sfratti e sugli sgomberi oltre che la continua ostruzione “tecnica”, tramite ritardi, vizi di forma, pressioni, rispetto ad alcune questioni portate avanti dai Movimenti per il Diritto All’Abitare (come ad esempio la famosa delibera regionale sull’emergenza abitativa). Una figura tecnica ma dal comportamento estremamente politico: negare spazi di agibilità a chi prova ad organizzarsi per resistere alla povertà sul terreno della casa, con ogni mezzo necessario. Da semplice funzionario una rapida ascesa a direttore del Dipartimento e, sostanzialmente, ad Assessore alle Politiche Abitative “Ombra”, non c’è delibera o atto che non passi per le sue mani e la sua visione di città è estremamente chiara: a Roma non c’è spazio per i poveri ne tantomeno per chi prova a resistere e lottare contro questa condizione di povertà. Una visione, come abbiamo visto, estremamente remunerativa per l’ambizioso Aldo. Non solo potere politico ma anche giudiziario repressivo. Il capo della polizia Franco Gabrielli, infatti, da prefetto di Roma ha dato il via ad un aspra stagione di scontro con i movimenti per il diritto all’abitare e in generale con le forme di lotta e di conflittualità in città. Suoi molteplici sgomberi di stabili occupati in nome del ripristino della legalità, sua la cinica politica di attacco ai poveri per quello che è a tutti gli effetti un tornaconto personale: il lasciapassare politico alla poltrona più ambita, quella di capo della Polizia. Si è imposto come uomo ordine (dagli sgomberi alle circolari che regolano i cortei in centro), costruendo una buona fetta della sua credibilità e della sua carriera sulle teste di chi in città combatte per una vita migliore. Non fa eccezione nemmeno Giuseppe Pignatone, procuratore della repubblica di Roma. Immediatamente ha virato le indagini della procura nei confronti di centinaia di compagni e compagne, costruendo fantasiosi castelli accusatori sui “racket” che gestirebbero le occupazioni abitative della città. Non c’è mai stato da parte di Pignatone un attacco diretto a chi veramente sugli immobili di Roma ha fondato un racket redditizio (dai palazzinari per arrivare ai mafiosi che gestiscono migliaia di appartamenti popolari nelle periferie), ma immediatamente si è puntato il dito contro chi organizza sul tema della casa forme di resistenza e di lotta, provando a gettare fango su queste esperienze di lotta con la teoria del racket, dell’utilizzo della povertà come strumento per i propri comodi. A ben vedere chi sfrutta la povertà per i propri tornaconto sono proprio questi personaggi che sull’attacco diretto alle forme di lotta hanno costruito la loro carriera. Pignatone, che anche in audizione parlamentare ha tenuto a ribadire che uno dei maggiori problemi che affligono Roma sono le occupazioni abusive gestite dal racket degli antagonisti, è ora uno dei più importanti magistrati italiani. Tra le sue mani passano le inchieste più calde e mediaticamente appetibili della procura di Roma, ivi compresa la famosa indagine su Mafia Capitale. Al suo servizio, da anni, i pubblici ministeri Tescaroli e Abamonte. Il primo è, al fianco del procuratore di cui sopra, assegnatario di gran parte dei più “succulenti” processi nel tribunale di Piazzale Clodio e firmatario di centinaia di indagini nei confronti di altrettanti militanti politici. Non vi è compagno o compagna, a Roma, che non conosca questo pubblico ministero, sempre in prima linea quando si tratta di provare a fermare le lotte e reprimerle. Al suo fianco, per molto tempo, quell’Eugenio Abamonte ora diventato addirittura capo dell’Associazione Nazionale Magistrati, anche lui firmatario di centinaia di denuncie e misure cautelari a compagni e compagne di Roma. Sono solo alcuni dei tantissimi esempi di un modello di gestione del potere che va sviluppandosi. A Roma chi fa la guerra ai poveri viene premiato, combattere le resistenze metropolitane diventa un lasciapassare dorato per poltrone e posti dirigenziali, per avanzamenti di carriera e potere. Chissà se verremo mai ringraziati per tutti questi posti di lavoro che, nostro malgrado, ci troviamo da anni a creare. Sicuramente tutto ciò alimenta la nostra convinzione di essere dalla parte giusta della barricata. Per noi, per le nostre vite, quello che facciamo non è finalizzato ad un avanzamento di carriera, ad un posto di lavoro o ad una poltrona calda. Lo facciamo perché crediamo in un mondo diverso, nella possibilità di creare una società giusta ed equa. Vedere chi ci combatte auto incensarsi e premiarsi fortifica semplicemente questa nostra convinzione. div > .uk-panel'}" data-uk-grid-margin="" style="display: flex; flex-wrap: wrap; margin: 0px 0px 0px -30px; padding: 0px; list-style: none;">
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L'auto accartocciata. Il motore distrutto. Il tettuccio dilaniato. Metà della volante completamente divelta, il cofano rivolto verso l'alto in una posizione innaturale. Sono brandelli di ingranaggi quelli sparsi sulla strada, il portellone con la scritta "polizia" è distrutto e spezzato a metà. Lì vicino riverso sull'asfalto uno dei due agenti coinvolti nel drammatico incidente. Il sangue di un agente macchia la strada dell'A1 che collega Milano a Napoli all'altezza di Guardamiglio.[[foto 1476246]]Il bollettino è drammatico: un poliziotto della stradale è morto e un collega è gravemente ferito dopo uno scontro tra la volante e un camion. L'incidente è avvenuto intorno alle 11.25 di questa mattina sull'autostrada Milano-Napoli in direzione Bologna. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, la croce rossa, la croce azzurra e l'elisoccorso di Brescia. Ma non c'è stato niente da fare. Le immagini (guarda) mostrano i resti dello schianto che non ha lasciato scampo all'agente seduto sul sedile del passeggero.[gallery 1476257]Il tratto tra Lodi e Piacenza nord, in direzione Bologna, è stato temporaneamente chiuso alla circolazione. Due i chilometri di coda che si sono formati. La vittima G.B. è un assistente capo piacentino di 45 anni. L'agente, in servizio alla sezione di polizia autostradale di Piacenza Nord a Guardamiglio, è morto sul colpo. Padre di cinque figli, abitava a San Rocco al Porto. L'altro membro della pattuglia, un 52enne, è stato portato prima all'ospedale di Codogno e poi trasferito in elicottero a Cremona. Illeso invece l'autista del camion.Non è ancora chiara la dinamica dell'incidente. Sul posto, insieme ai soccorsi, sono arrivate anche la dirigente provinciale della Polstrada, Patrizia Villano, e il pm Alessia Menegazzo. A lei spetteranno le indagini per capire cosa abbia provocato lo scontro tra la volante e il mezzo pesante.[[foto 1476247]]Immediato il cordoglio delle istituzioni, da Franco Gabrielli (capo della polizia) a Marco Minniti, passando – ovviamente – per tutti i poliziotti. "È ancora un giorno di lutto per la Polizia di Stato – dice Domenico Pianese, Segretario Generale del Coisp, esprime così il cordoglio del Sindacato Indipendente di Polizia – un giorno di dolore e di rammarico per la perdita di un collega, un amico, un giovane uomo che, in nome del proprio dovere, ha sacrificato la sua stessa vita". "Questo è il momento del dolore – continua Pianese – Ma alle famiglie e agli amici di questi due giovani colleghi vogliamo solo ribadire quanto vale, per tutti noi, l’onorato servizio svolto con coraggio e abnegazione dai loro cari, e quanto male faccia, anche a tutti noi, dover fare a meno del loro prezioso contributo".
Il drammatico incidente in A1. Morto un agente della polizia L'auto accartocciata. Il motore distrutto. Il tettuccio dilaniato. Metà della volante completamente divelta, il cofano rivolto verso l'alto in una posizione innaturale.
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Sgombero immigrati - Raggi contro tutti: Governo, Regione e Prefettura
Continuano le polemiche dopo una settimana dallo sgombero forzato di abusivi in Via Curtatone a ROMA. Per la stragrande maggioranza di etiopi e somali l'unica certezza sembra essere ancora una volta la strada. Come è certo che oggi è il giorno delle polemiche, il giorno in cui il Campidoglio esce dal silenzio ed attacca gli altri interlocutori che, a suo dire, avrebbero dovuto contribuire a trovare soluzioni. E a farlo è direttamente la sindaca Virginia Raggi dalla sua pagina facebook individua in Regione e Governo i due 'latitanti', non dimenticando di lanciare una stilettata alla Prefettura di Roma. L'affondo contro il Campidoglio l'ha lanciato il capo della Polizia Franco Gabrielli: "Due anni fa, da prefetto di Roma, insieme all'allora commissario straordinario Tronca avevamo stabilito una road map per trovare soluzioni alle occupazioni abusive" ma "non ho più avuto contezza di cosa sia accaduto di quel lavoro fatto insieme a Tronca". E la Raggi replica definendo l'accoglienza in Italia "una vera e propria emergenza" trasformata in "un vergognoso scaricabarile". Difende quanto fatto: "Il Comune ha compiuto fino in fondo il proprio dovere", dice, "un dovere che non tutti hanno compiuto. Mi riferisco alla Regione che ha disatteso il decreto legge Minniti che la chiama direttamente in causa. Secca la replica dalla Regione Lazio: non c'e' stata alcuna risposta dal Campidoglio sui fondi stanziati a maggio dall'amministrazione guidata da Nicola Zingaretti per l'emergenza abitativa, ovvero 40 milioni di euro su 161 milioni previsti. Invece l'assenza di una politica nazionale seria" a creare "guerre tra poveri che contrappongono gli stranieri agli italiani", denuncia ancora la Raggi ricordando che a Roma "ci sono un centinaio di stabili occupati abusivamente" che fanno gola alla "criminalità' e ad alcune frange estremiste dei movimenti per la casa" ed per questo è necessario "intervenire per ristabilire la legalità". Per la Raggi la ricetta è chiara: "Non servono solo più fondi, ma un vero e coraggioso cambio di visione". Critica infatti il cosiddetto Sprar che "offre accoglienza per un massimo di sei mesi, in alcuni casi rinnovabili una volta" e allo scadere di questo periodo, "queste persone vengono di fatto abbandonate a sè stesse", come accaduto ai migranti sgomberati nel cuore di Roma che "sono stati abbandonati da quattro anni" ed per questo che la Raggi chiede al Governo una riforma del sistema Sprar. La prima cittadina risponde anche alle critiche arrivate dalla prefettura di Roma, rea, a suo dire, di non aver segnalato la presenza di 37 minori tra gli sgomberati e soprattutto di aver avvisato il Campidoglio dell'azione di polizia "poco più di 12 ore prima". A difendere la sindaca di Roma è il vice presidente della Camera Luigi Di Maio sostenendo, tra l'altro, che la sua collega di partito "si deve occupare della questione migranti, ma prima di tutto dei romani". Il Campidoglio, da parte sua, fa sapere di aver raggiunto un accordo con la Sea la società proprietaria dell'immobile di via Curtatone per dare alloggio a 40 migranti appartenenti alle categorie protette in sei villini in provincia di Rieti, precisamente nel comune di Forano. Ma l'ipotesi e' bocciata dal sindaco del piccolo comune reatino Marco Cortella, il quale si dice assolutamente contrario "non per un problema di razzismo ma per oggettivi problemi caratterizzati già dall'elevato numero di migranti ospitati a Forano". Attualmente sono poco più di 50, dei 107 appartenenti a categorie protette, i migranti del Corno d'Africa che hanno accettato l'assistenza del Campidoglio, più di 15 donne e 15 bambini che saranno ospitati da Intersos. Mentre la politica e le istituzioni discutono e si accusano, il presidio Baobab per molti degli altri migranti sgomberati, come i 60 della scorsa notte, resta l'unica sicurezza seppur a cielo aperto. Click to Post
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Teatro India - PINOCCHIO del Laboratorio Piero Gabrielli _ fino al 7 aprile
Teatro India – PINOCCHIO del Laboratorio Piero Gabrielli _ fino al 7 aprile
Fino al 7 aprile al Teatro India PINOCCHIO da Carlo Collodi regia Roberto Gandini drammaturgia Attilio Marangon con Chiara Mercuri, Carlos Garcia, Danilo Turnaturi, Edoardo Maria Lombardo, Emmanuel Rotunno, Fabio Piperno, Fabrizio Lisi, Gabriele Ortenzi, Gelsomina Pascucci, Giulia Tetta, Jessica Bertagni, Simone Salucci musica Roberto Gori – scena Paolo Ferrari – costumi Tiziano Iuculano…
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#Attilio Marangon#Carlo Collodi#del Laboratorio Piero Gabrielli#Lungotevere dei Papareschi#Lungotevere Vittorio Gassman#Maya Amenduni#Pinocchio#Roberto Gandini#Roma#Teatro India
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SENSIBILE COMUNE
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea - 14/22 gennaio 2017
a cura di Ilaria Bussoni, Nicolas Martino, Cesare Pietroiusti
con l’assistenza curatoriale di Laura Perrone
Ingresso gratuito alla mostra: Via Gramsci n.69-71
www.sensibilecomune.org
Mostra, convegno, festival, evento, laboratorio, "Sensibile comune. Le opere vive" volutamente sfugge al senso consolidato di ciascuno di questi termini e cerca di collocarsi in un terreno intermedio, fatto di sovrapposizioni e di interstizi poco frequentati, dove probabilmente ci stanno portando le forme del sapere e dell’esperienza contemporanea. Numerose opere appartenenti alla collezione della Galleria Nazionale saranno usate non per essere esposte in maniera abituale al pubblico, ma per diventare agenti attivi dello sguardo, pre-testo per un confronto con altri artisti, nonché con teorici, coreografi, filosofi, poeti, amatori.
Sensibile comune è articolata in sei sezioni: Opere all’ennesima è concepita come campo in cui all’opera della collezione si risponde con un’altra opera, o con pratiche della parola, della performance e del gesto, fino a comporre un paesaggio di oggetti e di segni dentro il quale possa darsi l’avventura singolare e comune dell’intelligenza. Le Opere incurabili, in virtù del loro status di opere danneggiate, diventano strumenti di un’interrogazione che va letteralmente dentro l’opera e che riguarda la sua materialità e precarietà, il nostro rapporto con la trasformazione e il concetto stesso di valore. Opere in lotta è lo spazio dedicato alla presentazione di diversi archivi cartacei e non che raccolgono materiali legati all’impegno e alla lotta politica nelle sue diverse accezioni; è anche il luogo in cui dare forma a un archivio digitale basato sulla messa in comune di materiali attraverso un software open source. Opere in contemplazione, alla ricerca di forme diverse del sensibile. Opere in fuga, in cui si alternano interventi di parola a film d'artista. Opere in costruzione dove l’opera si fa nel momento stesso dell’incontro con il pubblico, e anche grazie a esso, secondo le non-regole dell’improvvisazione e di una ricerca, flagrante quanto incerta, dell’accordo.
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OPERE ALL’ENNESIMA Artisti invitati: Anemoi, Elisabetta Benassi, Simone Bertugno e Watson (Loal – League of Art Legends), Rossella Biscotti, Lu Cafausu, John Cascone, Corrado Chiatti, Luca Coclite, Danilo Correale, Davide D’Elia, Antonio Della Guardia, Claire Fontaine, Giulia Gabrielli, Dora Garcia, Francesca Grilli, Emily Jacir, Kinkaleri, Alessandro Laita e Chiaralice Rizzi, Olivier Kosta Théphaine, Sandra Lang, Andrea Lanini, Giuliano Lombardo, Eva Macali, Domenico Antonio Mancini, Fiamma Montezemolo, Luca Musacchio, Matteo Nasini, Mattia Pellegrini e Jesal Kapadia, Cesare Pietroiusti, Luigi Presicce, Cristina Kristal Rizzo, Carola Spadoni, Gian Maria Tosatti. Artisti della collezione: André Breton, Alberto Burri, Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Juan Genoves, Emilio Isgrò, Ketty la Rocca, Piero Manzoni, Roberto Melli, Napoleone Nani, Filippo Palizzi, Pino Pascali, Giulio Paolini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Medardo Rosso, Toti Scialoja, Mario Tozzi, Giulio Turcato.
Partecipano: Carlo Bordini, Pietro Gaglianò, Jacopo Galimberti, Dario Gentili, Lancelot Hamelin, Giacomo Marramao, Muriel Mayette-Holtz, Arianna Ninchi, Elisa Ottaviani, Laura Piccioni, Lidia Riviello, Alexei Penzin, Elettra Stimilli, Carla Subrizi, Giacomo Trinci, Paolo Virno.
OPERE INCURABILI Artisti della collezione: Carlo Alfano, Lucio Fontana, Eliseo Mattiacci, Pino Pascali, Paul Van Hoeydonck.
Partecipano: Marco Baravalle, Annarosa Buttarelli, Paola Carnazza, Carolyn Christov-Bakargiev, Karmen Corak, Rodolfo Corrias, Tarek Elhaik, Maria Profiri, Luciana Tozzi.
OPERE IN COSTRUZIONE Artisti invitati: Ayreen Anastas e René Gabri, Casamatta e Il Genio Collettivo (Nadia Arancio, Maria Hélène Bertino, Buio Blu, Luca Cechet Sansoé, Alessandra Cianelli, Andrea Coppola, Chiara De Dominicis, Maddalena Fragnito, Donatello Fumarola, Luciano Gagliardo, Manlio Garavaglia, Angelo Mancuso, Francesca Maciocia, Claudia Marelli, Fiorenza Orto, Stefania Palermo, Giorgio Palumbo, Mala Queen, Stefano Roveda, Marco Salvatico, Martin Volejnik), Daniele di Buenaventura, Fabrizio Ferraro, Non tanto precisi, Ludovico Takeshi Minasi, Michele Rabbia.
Partecipano: Elisa Davoglio, Marco Giovenale, Giulio Marzaioli, Simona Menicocci, Vincenzo Ostuni, Fabio Teti, Silvia Tripodi, Luca Venitucci, Michele Zaffarano.
OPERE IN LOTTA Artisti e archivi: Archivi Fondazione Baruchello, Archivio Giuseppe Garrera, Archivio Macao, Archivio Marincola, Archivio Sale Docks, Archivio Teatro Valle, Artpool Art Research Center in Budapest, Pablo Echaurren, Museo conviviale dell'arte ir-ritata, Centro di documentazione palestinese in Italia, Fondazione Echaurren Salaris, Radio Onda d’Urto, Fondazione Echaurren Salaris, Forniture Critiche, Carmelo Romeo, Luciano Trina.
Partecipano: Salvatore Gagliardo, Marco Baravalle, Gianfranco Baruchello, Franco Berardi Bifo, Manuel Borja-Villel, Emanuele Braga, Ilenia Caleo, Emiliano Campagnola, Giovanni Campolo, Nhandan Chirico, Roberto Comini, Carlo Costa, Wasim Dahmash, Maddalena Fragnito, Jacopo Galimberti, Gianni e Giuseppe Garrera, Emily Jacir, Pedro Lagoa, Nicolas Martino, Antar Mohamed Marincola, Despina Panagiotopoulou, Camilla Pin, Claudia Salaris, Marco Scotini, Carla Subrizi, Anna Szirmai, Lorenzo Teodonio, Mario Tronti, Nicola Valentino, Wu Ming 2, Elia Zaru.
OPERE IN FUGA Film di: Gianfranco Baruchello, Chiara Bettazzi e Gaetano Cunsolo, Maria Bertino, Simon Brodbeck e Lucie de Barbuat, Guy Debord, Malastrada Film, Jurij Meden, Marilena Moretti, Antonella Sgambati, Tariq Teguia.
Partecipano: Maria Hélène Bertino, Ilaria Bussoni, Donatello Fumarola, Alessandro Gagliardo, Enrico Ghezzi.
OPERE IN CONTEMPLAZIONE
Partecipano: Alessandro Biagioli, Danilo Bitetti, Silvia Bordini, Ilaria Bussoni, Armando Castagno, Vanda de Valli, Salvatore Dell’Aquila, Marcello di Paola, Andrea di Salvo, Emanuele Dotti, Alberto Fanfani, Emilio Fantin, Giampaolo Gravina, Ana Horhat, Cristiana Mancinelli Scotti, Paola Massardi, Marco Mazzeo, Eugenia Natalino, Cesare Pietroiusti, Franco Piperno, Valerio Vigliar, Monica Sgandurra, Clelia Viecelli Giannotti, Lucilla Zanazzi, Rolando Zandri, Lucia Zanello.
LA NUIT DES IDEES / PAROLE COMUNI
Partecipano: Kader Attia, Etienne Balibar, Franco Berardi Bifo, Benoist Bouvot, Andrea Carlino, Alex Cecchetti, Nhandan Chirco, Pierre Dardot, Malika Djardi, Claire Fontaine, Muta Imago, Simon Krhal, Christian Laval, Igor Lečić, Malastrada Film, Morgane Merteuil, Adrian Paci, Giorgio Passerone, Branko Popović, Jacques Rancière, Alexandre Roccoli, Marco Sanchirico, Jean-Marie Straub.
SENSIBILE COMUNE – LE OPERE VIVE Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea – 14/22 gennaio 2017 a cura di Ilaria Bussoni, Nicolas Martino, Cesare Pietroiusti con l'assistenza curatoriale di Laura Perrone, la consulenza per teatro e danza di Serena Soccio, il coordinamento di Sara Milano Ingresso gratuito alla mostra: via Gramsci n. 69-71 www.sensibilecomune.org
SENSIBILE COMUNE – LE OPERE VIVE Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea – 14/22 gennaio 2017 a cura di Ilaria Bussoni, Nicolas Martino, Cesare Pietroiusti con l'assistenza curatoriale di Laura Perrone, la consulenza per teatro e danza di Serena Soccio, il coordinamento di Sara Milano Ingresso gratuito alla mostra: via Gramsci n. 69-71 www.sensibilecomune.org
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November 2016 - January 2017
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MONTEPRANDONE – Con la benedizione del luogo e dei presenti da parte di Padre Silvio Capriotti, guardiano del Convento di San Giacomo della Marca, è stata aperta oggi, sabato 9 novembre, la nuova ala del Civico Cimitero di Monteprandone.
Alla breve cerimonia hanno preso pare il sindaco Sergio Loggi, il vicesindaco Daniela Morelli, la presidente del Consiglio comunale Roberta Iozzi, gli assessori Fernando Gabrielli, Christian Ficcadenti, Meri Cossignani, Gianpietro Vallorani, i consiglieri Sergio Calvaresi e Antonio Riccio, il vicecomandante della Polizia Locale Alfredo Scarfini, i progettisti e le ditte che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera e diversi cittadini.
“Aprire quest’opera vuol dire rispondere al bisogno di nuovi spazi di sepoltura da parte della comunità, non solo di Monteprandone, ma anche dei comuni vicini – ha dichiarato il sindaco Sergio Loggi nel suo saluto – l’iter tecnico è partito con la precedente Amministrazione, ero assessore del patrimonio e Fernando Gabrielli assessore ai lavori pubblici. Negli ultimi mesi insieme all’assessore Christian Ficcadenti che ha la delega al patrimonio e ai servizi cimiteriali, abbiamo seguito da vicino i lavori di completamento per offrire un luogo quanto più accogliente per la sepoltura dei nostri cari e ospitale per chi viene a visitare un proprio familiare”.
Il sindaco Loggi ha ricordato anche che il costo complessivo dell’opera è di 2.360.000 euro di cui 1.700.000 euro per lavori di ampliamento e 660.000 euro per interventi di completamento e sistemazione delle opere.
“Doverosi sono i ringraziamenti ai progettisti l’ingegner Vincenzo Di Cretico, il geometra Tiberio Amadio e gli architetti Federico Lestini e Giovanna Chiara Di Castro – ha concluso l’assessore al Patrimonio Christian Ficcadenti – ma anche alle ditte che hanno lavorato sodo, accogliendo le richieste della nuova Amministrazione, affinché riuscissimo a rendere fruibile la nuova ala il più presto possibile”.
Ricordiamo che la nuova porzione di cimitero sorge su una superficie di 4 mila metri quadrati e ospita 1182 nuovi loculi e 18 cappelle che possono accogliere fino a 10 loculi. Sono stati realizzati i servizi igienici, due ascensori, un sistema di illuminazione a led.
Grande attenzione è stata riservata al verde pubblico e agli spazi per i visitatori sia quelli interni con l’installazione di 75 panchine e la sistemazione di una fontana d’acqua; sia quelli esterni, realizzando una strada di accesso che corre lungo il lato sud e raggiunge un comodo parcheggio antistante l’ingresso principale.
sdr
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