#Charlotte di pietro
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got a baby version of the banana suit!
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Leo and Charlotte wore each other out, I guess.
The framed pictures in the background... 🥹 Charles, Jules, the Leclerc brothers at the Monte-Carlo Masters. ❤️
📷 Lorenzo Tolotta-Leclerc (via charles_lesun)
#so cute!#uncle lorenzo and aunt charlotte really delivering on babysitting duties#leo leclerc#charlotte di pietro#lorenzo tolotta-leclerc#charles leclerc#jules bianchi
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#Norman out with 2/3 of his Leclercs#norman nato#Charles#lorenzo leclerc#charles leclerc#charlotte di pietro#fe#formula e#f1#summer break 2024
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When I heard that Alexandra opened her Instagram, I zoomed there. I was the most excited I've ever been, and I was not disappointed. She's so aesthetic and the comments from Carmen, Rebecca, Kika, and Charlotte P. were so cute! There was also this one picture of Alex and Charles on a bike that was so hot!!
It was this one:
!!!!
Anyways, so happy that she's comfortable and that the comments are positive!!
#f1#f1 wags#charles leclerc#alexandra saint mleux#carmen montero mundt#rebecca donaldson#kika cerqueira gomes#charlotte di pietro#george russell#carlos sainz#pierre gasly#lorenzo leclerc
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Monza GP looks ‘24 2/2
#f1 paddock fashion#monza gp 2024#corinna schumacher#kelly piquet#carmen montero mundt#rebecca donaldson#raquel diniz#alexandra saint mleux#flavy barla#charlotte di pietro
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Not to sound parasocial or whatever but that’s mom and dad.
#these are such Facebook profile photos#like the second one is genuinely how my moms profile pic looks 😭#lorenzo tolotta-leclerc#charlotte di pietro
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charlotte's art history tarot - eight of pentacles
Art: Madonna with Child, Saints Apollonia and Bernardino, and Four Angels – Sano di Pietro
pull this card
info on the suit of pentacles in general
as the seven of pentacles looks toward the future, the eight represents the hard work that needs to be done to get there. this card indicates focus, diligence, dedication, concentration, and ambition - these are either traits you are currently displaying, or perhaps ones that you should look at developing further in the financial/career aspects of your life in order to achieve the goals you've set for yourself. the eight is also a card about apprenticeship, improvement, and mastery, indicating that your hard work will pay off and will be evident in the skills and knowledge that you've honed through diligent focus
#charlotte's art history tarot#tarot#tarot cards#tarot deck#pentacles#suit of pentacles#eight of pentacles#pentacles tarot#tarot pentacles#madonna and child#sano di pietro#art#art history
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Ingegno sorpassante
Uno dei miei passatempi è trovare complimenti insoliti e possibilmente sperticati fatti a Leopardi, da suoi amici, contemporanei o postumi. Complimenti da cui traspaia una sorta di esaltazione, di perdita di vista di realtà e oggettività, da cui sia evidente che il cuore vede più lontano e meglio degli occhi.
Pietro Giordani, famosissimo amico di Leopardi, è autore di questa lettera che cito, indirizzata a Juliette de Villeneuve, cugina della Principessa Charlotte Bonaparte, colei che mise sossopra Firenze per avere nel proprio salotto Leopardi. Anche Juliette, nel suo giovanile soggiorno fiorentino, ospite della cugina a Palazzo Serristori, conobbe Leopardi, sebbene non fosse incline verso di lui quanto Charlotte.
"Del conte Giacomo Leopardi non posso per la tanta amicizia tacere;
e credo non si convenga parlarne altro che a pochissimi: chè certo non saranno mai molti i quali possano misurare l'altezza di quell'ingegno sorpassante,
o compatire degnamente la sua sventura. L'uno e l'altro potete voi, elettissima e carissima Giulietta; e con voi ne parlerò volentieri, chè già lo conosceste in Firenze, e lo vedeste accettissimo alla vostra cugina la principessa Carlotta: e del di più crederete a me, cui per vostra bontà credete non poco. E il giudizio vostro, e la fede in me, opporrete agli stolti ed insolenti giudizi che sono venuti a spacciarne costà (¹) non so quali vituperatori di quanto ha di grande e di buono la povera Italia. Nè veramente ha bisogno il Leopardi d'essere fatto conoscere ai degni estimatori; ai quali dà sovrabbondante argomento colle sue poche e preziose scritture: ma si fa opportuno di lasciar testimonio all'età future come in un secolo tanto indegno di lui, che vi passò appena conosciuto, fu pur qualcuno che bastò ad ammirarlo."
(¹) a Parigi (*)
(Pietro Giordani)
(*) Luigi Cicconi collaborava a giornali e riviste francesi; è interessante ricordare il suo saggio apparso il 1°ottobre 1837 sulla Gazette de France per la morte di Giacomo Leopardi, che si presume avesse conosciuto. Il Cicconi dimostrava una conoscenza sicura delle opere del Leopardi, che egli molto lodava pur condannandone la mancanza d'ispirazione religiosa.
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🫶
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Not me feeling slightly emotional seeing Pascale celebrating with him as if she’s my mother in law?
Love that the whole family was there again to share in this win. So unexpected too. Maybe they should all come out to every race!
Totally using this ask as an excuse to post another cute picture of Leo.
📸 Jakub Porzycki
#charles leclerc#leo leclerc#alexandra saint mleux#lorenzo tolotta-leclerc#pascale leclerc#charlotte di pietro#italian gp 2024
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Leclerc family vacation
#lorenzo leclerc#Charles#arthur leclerc#pascale leclerc#Charlotte di pietro#idk the names of the other two girls#f2#f1#Leclerc Family vacation
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LE OTTO MONTAGNE
Quando si commenta un film, un libro, uno spettacolo teatrale, occorrerebbe sempre pensare alla cosiddetta “autonomia del significante”. Ogni film, libro, opera teatrale o altro dovrebbero essere giudicati al di là delle nostre convinzioni personali o delle nostre scelte esistenziali, religiose, politiche ecc. Naturalmente non sempre questo è possibile ma, data per accettata, l’autonomia del significante, prima che io commenti “Le otto Montagne” di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch (dal romanzo di Paolo Cognetti), è meglio che sappiate che quando vado in montagna (raramente), dopo un paio d’ore incomincio a guardare l’orologio e mi chiedo se non sia ora di tornare a casa. Sono un “animale” urbano e quindi, come dice Woody Allen, “non vivrei mai nello Iowa, anche perché non so nemmeno dove sia”. Fatta questa premessa non doverosa, ma necessaria, credo che “Le otto montagne” sia davvero un bel film, non tanto per il messaggio che contiene e che io non condivido. La storia è ormai nota: Pietro, bambino di città (Torino), con un padre ingegnere e Bruno, figlio di un montanaro e montanaro lui stesso, stringono una profonda amicizia proprio grazie alla vacanze estive di Pietro, bambino di città, nelle montagne di Bruno, un’amicizia che durerà tutta la vita, con annessi e connessi di amori, aspirazioni, difficoltà. Ma se per Pietro la montagna è soprattutto motivo di riflessione esistenziale e in un certo senso filosofica, per Bruno la montagna è l’unico possibile orizzonte di vita, tanto da dedicare ad essa, e vivere in essa, tutta la propria esistenza. Dopo, aver incontrato la donna della sua vita e averla portata con sé in questa scelta di vita, Bruno si accorge che vivere “di” montagna è difficile, se non impossibile, ma la sua scelta non dipende da questioni materiali, poiché la montagna è immanente nell’anima di Bruno, mentre non lo è in quella dell’amico Pietro, che pur amandola non ne fa una ragione di vita. Film ben confezionato, dal buon ritmo narrativo, con un’adeguata fotografia “wildness style”, a cui si aggiungono le buone interpretazioni di Alessandro Borghi, nella parte di Bruno, e di Luca Marinelli, nella parte di Pietro. Magari, con un po’ più di attenzione da parte dei due registi si sarebbe potuto ovviare a qualche ingenua incongruenza, come la cadenza lombarda dei due protagonisti, più da Valtellina che da Alpi occidentali. Volendo cavillare, anche la scelta della colonna sonora avrebbe potuto essere un po’ meno country, che fa molto “west”, ma che sembra un po’ in contrasto con la “mission” del film che è, indubbiamente, quello di raccontare il legame quasi embrionale di un uomo con l’ambiente che lo circonda. Mito del buon selvaggio? Natura matrigna? Ecologismo? Niente di tutto ciò, solo una storia, magari non originalissima, ma che funziona sempre e sulla quale è certamente possibile girare un film con un buon risultato.
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I think (oddly enough) the best solution is for Charles to just start ignoring people every time it gets obnoxious again.
Earlier in the year, for Charlotte Di Pietro’s birthday celebrations, there was videos of him entering and leaving the venue. Both times were MASSIVE crowds of entitled people waiting for him. When he entered, he looked at the crowd of people waiting with shit for him to sign and phones to stick in his face, and he had to take a deep breath. When he left, people disrespected him so much and crowded and harassed him, and eventually he started just ignoring them and not signing their stuff or taking pictures or anything for a few moments, and guess what? When he started doing that, people immediately backed up and suddenly remembered to give him space!
Does anyone have the link to the video of him outside Cha's party?
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Montagne di silenzi
Amicizia e natura nel lungometraggio “Le otto montagne”
L’eterna contrapposizione tra montagna e città, il tragico rapporto tra padre e figlio, un’amicizia infantile e una adulta, c’è una sorta di continuo ritorno a questi ed altri dualismi durante l’intera durata del film “Le otto montagne”.
Al centro del lungometraggio diretto dai coniugi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch c’è la storia di un’amicizia fraterna nata in villeggiatura tra il ragazzino di città Pietro e “l’ultimo” bambino di montagna Bruno. Niente sembra possa fermare quest’amore infantile, se non i “segreti” degli adulti, le incomprensioni e necessità di un mondo sconosciuto ai bambini che li porta a separarsi per svariati anni.
Entrambi sono accomunati da un padre che non li comprende, con cui non comunicano e da cui finiscono per divergere irreparabilmente. “Ad ogni momento di serenità e spensieratezza segue sempre un momento di gravità” questa massima del padre di Pietro esemplifica al meglio quella che è stata la storia della sua vita: la spensieratezza della vita di montagna da una parte, il lavoro opprimente della città dall’altra. Ne deriverà una rottura definitiva tra i due fino alla morte del padre, elemento che costituirà poi l’occasione del ritorno alle montagne per Pietro e alla seconda stagione della sua amicizia con Bruno.
La montagna costituisce l’elemento cardine su cui si regge l’intero film. I silenzi degli ambienti montuosi sugellano l’amicizia tra i due, dove non sono le parole, ma i gesti e gli sguardi di solidarietà e fratellanza che forgeranno giorno dopo giorno il loro legame indissolubile. L’elemento naturalistico però viene sì celebrato ma anche un po’ contenuto dai registi, dove le inquadrature sempre molto piene e strette e un formato cinematografico poco panoramico comunicano una dimensione pratica oltre che estetica. Gli amici di città di Pietro infatti non comprendono mai a fondo la montagna, ne parlano come di un elemento stilizzato “naturale” idilliaco, eternamente contrapposto alla città dove tutto è grigio e inquinato. Bruno invece quando si guarda attorno vede ruscelli, sentieri, alpeggi; strumenti che gli fanno vivere la montagna per quello che è e non per quello che rappresenta come fuga alla comune civiltà. Così Pietro impara ad amarla e a usarla insieme a Bruno nella gioia estiva ma anche durante le asperità dell’inverno.
“Siete voi di città che la chiamate natura. È così astratta nella vostra testa che è astratto pure il nome. Noi qui diciamo bosco, pascolo, torrente, roccia, cose che uno può indicare con il dito. Cose che si possono usare. Se non si possono usare, un nome non glielo diamo perché non serve a niente.”
Così le vite dei due trascorrono parallelamente incrociandosi più volte durante i lunghi periodi estivi passati nella baita di montagna. Senza mai eccedere nel romanticismo, la scrittura del film commuove non tanto con i dialoghi ma con il continuo ritorno dei due nello stesso luogo d’infanzia, senza che mai noia sopraggiunga a sporcare un’amicizia cristallina che non necessità di grandi parole per essere coltivata. Da sempre nell’immaginario collettivo la strada verso la montagna si traduce come un viaggio alla ricerca di noi stessi ed è anche questo che accomuna i due protagonisti e che tanto li avvicina l’un l’altro. Da una parte Pietro, nomade in cerca di un equilibrio che troverà solo vagando verso i lontanissimi monti del Nepal, dall’altro Bruno che sceglierà di rimanere nella sua personalissima montagna di casa. Entrambi matureranno le loro scelte, portandoli a vivere vite diverse, com’è normale quando si cresce, ma non mettendo mai in discussione l’amicizia fraterna che li lega anche a distanza di migliaia di kilometri.
“Le otto montagne” è dunque un film denso che scorre come un fiume in piena, raccontato in maniera viscerale con al centro un’amicizia sincera che, tra le mille difficoltà che la vita presenta, sa sempre rinnovarsi e mantenersi. Una storia sugellata da una cornice di monti maestosi custodi del segreto di un legame fraterno saldo come la roccia stessa su cui è nato. Un film che fa venire voglia di montagna, tra malghe soleggiate e distese di neve, di andarci con le persone che ami non solo per contemplarla, ma soprattutto per viverla fino in fondo tra le sue asperità e bellezze.
Fonti:
Paolo Cognetti - Le otto montagne
www.artribune.come
www.blog.screenweek.it
www.cineforum.it
Leonardo Mosole
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Le otto montagne – la recensione
Le otto montagne – la recensione. Le otto montagne dei registi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch è senz’altro quello, che, a mio parere, avrebbe dovuto rappresentare l’Italia agli Oscar 2023. Vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2022 e disponibile in sala dal 22 dicembre. Un lungometraggio, frutto della collaborazione tra Italia, Francia e Belgio, che traspone la trama del romanzo omonimo di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega (2017), sul grande schermo. La trama Una storia di amicizia, di fraternità, di smarrimento e ritrovamento, di due ragazzi, Pietro e Bruno. Un legame che dura da più di trenta ‘anni, e che accresce tra le pendici del Monte Rosa. Loro hanno provenienze diametralmente opposte; Pietro bambino cittadino in vacanza a Grana, e Bruno, le cui radici montanare sono troppo profonde per allontanarsi e dirigersi altrove. Il titolo si ispira ad una leggenda nepalese: avrà imparato di più dalla vita l’uomo che scala l’altissimo monte Sumeru o quello che avrà fatto il giro delle otto montagne e dei mari che le circondano? Il vuoto, lo smarrimento e l’inquietudine Una narrazione che riesce a togliere il respiro, come di consueto, in alta quota, sulla vetta. La montagna, la protagonista, insieme a Bruno e Pietro. Un’amicizia, un legame indissolubile, costruito e ricostruito dalle macerie di un padre riscoperto tra le cime, tra i ghiacciai, e tra i percorsi delineati sulle cartine geografiche, nonostante l’assenza. Due ragazzi, che si rincontrano da uomini, con l’auspicio di rimettere insieme i pezzi della loro risolutezza, attraverso la realizzazione di un casolare. La montagna, che dona e toglie la vita, una volta raggiunta la compiutezza dell’essere. Un film che rimane dentro, mediante il silenzio roboante delle valli, del vuoto, dello smarrimento e dell’inquietudine. Indelebile la voce fuori campo narrante, gentile e malinconica, di Luca Marinelli (Pietro). Indimenticabili, i tragitti marcati con la penna, dolorosamente aggiunti, successivamente, a quelli già percorsi dal padre, insieme al figlio “scelto”. Memorabile, l’alternanza tra il trovare, ed il perdere, la propria strada, girando il Mondo, o restando fermo. Ed infine, quel silenzio spirituale, tipico della montagna, che noi, da fuori, definiamo genericamente, con erronea astrazione, “natura”. Le otto montagne, è un film meraviglioso. In sala dal 22 dicembre e prodotto da Wildside, società del gruppo Fremantle e Vision Distribution. Nel cast: Alessandro Borghi (Bruno), Luca Marinelli (Pietro), Filippo Timi (Giovanni), Elena Lietti (Francesca), Elisabetta Mazzullo (Lara).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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