#Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR)
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Il mese scorso era stato il Cpr di Milano. Oggi ad essere al centro delle cronache è il Cpr di Palazzo San Gervasio (PZ). Il centro di detenzione del potentino è al centro di un’inchiesta portata avanti dalla Procura della Repubblica di Potenza che coinvolge 10 persone, accusate di violenza pluriaggravata nei confronti delle persone detenute nel centro, calunnia, truffa e falso ideologico. Un ispettore della polizia di Stato è stato posto agli arresti domiciliari, un medico ha ricevuto il divieto per un anno di esercitare la professione all’interno dei Centri di permanenza per il Rimpatrio. Accusati anche i gestori del Centro, ai quali è stato disposto il divieto di impresa per un anno in relazione alla Pubblica Amministrazione.
Palazzo San Gervasio: l’ennesima conferma. I CPR sono un sistema malato
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54enne marocchino, irregolare su territorio è stato accompagnato al Centri di permanenza per i rimpatri di “Ponte Galeria” per la successiva espulsione.
54enne marocchino, irregolare su territorio è stato accompagnato al Centri di permanenza per i rimpatri di “Ponte Galeria” per la successiva espulsione. Nella giornata del 23 novembre veniva scarcerato per fine pena anticipata, un soggetto pericoloso, irregolare sul territorio nazionale, che in passato era entrato nel territorio italiano dalla frontiera di Ventimiglia. Lo stesso, 54enne, di nazionalità marocchina, era già noto alle Forze dell’Ordine poiché gravato da vari precedenti penali, in particolare per reati contro il patrimonio, nonché per essere inottemperante all’ordine del Questore di lasciare il territorio nazionale. Il Servizio Immigrazione, nelle more dell’espulsione, riservava un posto presso il CPR di “Ponte Galeria” (RM). Gli veniva notificato, quindi, il decreto di espulsione emesso dal Prefetto di Lecco poiché soggetto ritenuto socialmente pericoloso ed il provvedimento di trattenimento presso il CPR emesso dal Questore di Lecco. In relazione a quanto sopra, personale della Polizia di Stato di Lecco procedeva quindi, nella giornata di ieri, all’accompagnamento del soggetto al citato Centro di Permanenza per il Rimpatrio di “Ponte Galeria”, per l’attivazione delle successive procedure finalizzate al suo rimpatrio nel paese d’origine.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Richiedenti asilo: la libertà costerà cinquemila euro in Italia
A partire dal 22 settembre 2023, i richiedenti asilo in Italia dovranno pagare una cauzione di 4.938 euro per evitare di essere trattenuti nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). La misura, introdotta dal governo Draghi con un decreto ministeriale, è stata duramente criticata da associazioni umanitarie e organizzazioni per i diritti umani, che la considerano un deterrente alla richiesta di asilo e una violazione dei diritti fondamentali delle persone in fuga da guerre e persecuzioni. La nuova norma prevede che i richiedenti asilo che non intendono pagare la cauzione saranno sottoposti a una procedura accelerata per l'esame della domanda di protezione internazionale. Questa procedura, che prevede un termine massimo di 20 giorni per la decisione, è ritenuta meno garantista rispetto alla procedura ordinaria, che può durare fino a 120 giorni. La cauzione La cauzione di 5.000 euro è un importo molto elevato per la maggior parte dei richiedenti asilo, che spesso arrivano in Italia con pochi soldi e senza alcuna rete di supporto. La misura rischia di discriminare i richiedenti asilo più vulnerabili, come le persone sole, le famiglie con bambini e le persone con disabilità. Inoltre, la cauzione può rappresentare un ostacolo al diritto di asilo, in quanto può spingere le persone a rinunciare a chiedere protezione internazionale. Secondo l'UNHCR, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, la nuova norma "potrebbe avere un impatto negativo sul diritto all'asilo in Italia". La misura è stata introdotta dal governo in un contesto di crescente inasprimento delle politiche migratorie in Italia. La nuova norma sui richiedenti asilo è un ulteriore passo in questa direzione, e rappresenta un segnale inquietante per il futuro del diritto d'asilo in Italia. Critiche alla misura Le critiche alla misura sono state numerose e convergenti. Le associazioni umanitarie e le organizzazioni per i diritti umani hanno sottolineato che la cauzione di 4.938 euro è un deterrente alla richiesta di asilo e una violazione dei diritti fondamentali delle persone in fuga da guerre e persecuzioni. L'UNHCR ha affermato che "è fondamentale che le persone in fuga da conflitti e persecuzioni abbiano accesso a un processo di asilo equo e tempestivo". La Commissione europea ha espresso preoccupazione per la misura, affermando che "potrebbe scoraggiare le persone che hanno diritto all'asilo dal presentare domanda". Anche il Consiglio d'Europa ha espresso preoccupazione per la misura, affermando che "potrebbe violare il principio di non discriminazione". Richiedenti Asilo. Possibili conseguenze della misura La nuova norma sui richiedenti asilo potrebbe avere una serie di conseguenze negative, tra cui: Una riduzione del numero di domande di asilo in Italia. La cauzione di 4.938 euro potrebbe scoraggiare le persone che hanno diritto all'asilo dal presentare domanda. Una maggiore vulnerabilità dei richiedenti asilo. I richiedenti asilo che non possono pagare la cauzione saranno sottoposti a una procedura accelerata meno garantista rispetto alla procedura ordinaria. Un aumento della discriminazione. La cauzione di 5.000 euro potrebbe discriminare i richiedenti asilo più vulnerabili, come le persone sole, le famiglie con bambini e le persone con disabilità. Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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Migranti: Cpr in ogni regione, trattenimento fino a 18 mesi, le misure in Cdm
Il Consiglio dei ministri, a quanto si apprende, ha varato il pacchetto di misure sui migranti annunciate nei giorni scorsi dalla premier Giorgia Meloni. Tra le misure del Cdm: si allungano a 18 mesi i tempi massimi del trattenimento ai fini del rimpatrio di chi arriva irregolarmente in Italia. “Porteremo una modifica del termine di trattenimento nei Centri di permanenza per i rimpatri di chi…
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"Psicofarmaci ai migranti?" Interrogazione alla Camera del deputato PD Fossi
"Psicofarmaci ai migranti?" Interrogazione alla Camera del deputato PD Fossi
Roma, 7 aprile 2023 – “Presenterò un’interrogazione sull’abuso di psicofarmaci nei Cpr italiani”. Ad annunciarlo è il deputato del Partito democratico Emiliano Fossi dopo l’inchiesta di Altreconomia intitolata “Rinchiusi e sedati”. “Voglio sapere se al ministro dell’Interno Piantedosi risulta che nei Centri di permanenza per il rimpatrio i migranti vengono “tenuti buoni” con un uso eccessivo ed…
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I centri di rimpatrio che piacciono al governo Meloni non funzionano e violano i diritti dei migranti
DIRETTA TV Emergenza immigrazione 12 Marzo 2023 I centri di permanenza per i rimpatri dei migranti, o Cpr, esistono da 25 anni. Il governo Meloni ha deciso di ampliarli e costruirne di nuovi nei prossimi due anni. Andrea Orlandi, direttore operativo di Cild, ha spiegato a Fanpage.it perché i Cpr non andrebbero aumentati, ma cancellati e sostituiti. 0 CONDIVISIONI Attiva le notifiche per…
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Da “Il Giornale” dell’8/03/20:
"In seguito agli interventi previsti dal governo nei giorni scorsi per l'emergenza coronavirus, ho ritenuto necessario rivolgermi al ministro Luciana Lamorgese per chiederle se fossero state prese misure adeguate a garantire la salute dei richiedenti asilo ospitati nei centri di accoglienza e delle persone trattenute all'interno dei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in tutta Italia. In particolare ho chiesto al ministro se vi fossero nei Cpr - da cui non è permesso allontanarsi - presidi idonei ad affrontare la situazione con la stessa cura con cui si dovrebbe agire nell'ambito carcerario, dove ancora troppo poco si sta facendo, non escludendo l'ipotesi di non procedere a nuovi ingressi nelle prossime settimane"
Se mai ci faranno andare a votare (tranquilli, le regionali in programma, almeno per adesso, sono andate a p*****e), ci ricorderemo anche di Lei, Sig.ra Bonino, e le nostre matite copiative si terranno ben alla larga dal suo simbolo.
Oh, se ce ne ricorderemo.
#italia#coronavirus#corona virus#corona virus italia#coronavirus italia#epidemia di coronavirus#emma bonino#più europa#immigrazione in italia#immigrati in italia
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Nell’ultimo anno si è parlato di CPR ( Centri per i rimpatri) soltanto per sottolineare il “disagio” delle forze di polizia incaricate della sorveglianza, criminalizzare gli “ospiti” di queste strutture detentive, o per creare allarme ipotizzando una “regia esterna” delle numerose proteste che nei casi più gravi sono culminate con incendi e danneggiamenti. Mai un accenno alle condizioni disastrose delle strutture, all’abbattimento dei costi e quindi dei servizi di assistenza e consulenza garantiti dagli enti gestori, alla eterogeneità della popolazione detenuta, che per effetto del decreto sicurezza, poi convertito nella legge n.132 del 2018, annovera sempre più spesso richiedenti asilo denegati e soggetti vulnerabili rimasti privi di un permesso di soggiorno per la cancellazione della protezione umanitaria.
Di fronte ad una situazione che in passato era stata denunciata con interventi e Rapporti assai dettagliati, non è stata concessa alcuna possibilità di ingresso ai rappresentanti della società civile, come gli attivisti della Campagna LasciateCientrare, e sotto questo profilo l’avvicendamento al Viminale non ha cambiato nulla. Da ultimo questa “continuità” di governo della detenzione amministrativa è denunciata in un volume divulgativo edito dal settimanale Left dal titolo “Mai Più”. Anzi, si è puntato soltanto su comunicazioni propagandistiche per mettere in risalto un aumento irrisorio delle persone soggette al trattenimento amministrativo e quindi dei conseguenti rimpatri. Che comunque rimangono solo una frazione molto modesta dei casi di espulsione o respingimento per cui i questori dispongono l’accompagnamento forzato in frontiera, in assenza di qualsiasi possibilità di regolarizzazione successiva all’ingresso o al soggiorno irregolare. Soprattutto per coloro che provengono dal circuito carcerario, magari senza neppure avere riportato una condanna definitiva, il meccanismo delle espulsioni con accompagnamento forzato porta inesorabilmente al trattenimento nel CPR in tutti i casi in cui al momento della scarcerazione non siano ancora pronti i documenti necessari per il rimpatrio. E spesso si tratta di persone presenti in Italia da molti anni.
Dal CPR di Torino ( via Brunelleschi) al CPR di Ponte Galeria a Roma, fino ai CPR siciliani di Trapani (Milo) ancora lo scorso 3 gennaio e di Caltanissetta ( Pian del lago), oggi, non è passato mese senza che si registrassero proteste che in qualche caso si sono trasformate in gravi danneggiamenti delle strutture. Dopo queste proteste si è innescata una girandola di trasferimenti da un centro all’altro, su disposizione del ministero dell’interno, che hanno contribuito ad estendere a tutti i centri un clima di rivolta contro un regime detentivo e condizioni di trattenimento che si traducevano assai spesso in deprivazione totale della dignità della persona e dei suoi più elementari diritti fondamentali, dal diritto alla salute al diritto alla difesa. Il raddoppio dei termini di trattenimento amministrativo (da 90 a 180 giorni), previsto dal Decreto sicurezza 1 ( legge n.132 del 2018) ha contribuito ad elevare i livelli di tensione all’interno di queste strutture, da Torino a Caltanissetta, da Gradisca D’Isonzo a Lamezia,a Palazzo��S.Gervasio, Bari, Brindisi,Lecce, Crotone, Milano, Modena, Bologna, anche se non ha inciso in misura significativa sul numero delle persone effettivamente rimpatriate. Nel corso degli anni sono stati diversi i casi in cui hanno perso la vita “per cause naturali”, persone migranti trattenute nei CPR in condizioni di privazione di una tempestiva assistenza.
Come riporta Mediterraneo Cronaca nella giornata di domenica 12 gennaio, si è verificata l’ennesima morte di un “ospite” trattenuto all’interno di un CPR, questa volta nel centro di Pian del lago a Caltanissetta. Anche in questo caso mancano notizie ufficiali, non si ha certezza sulle cause del decesso, né si conosce dove sia stata trasferita la salma del ragazzo, sembra un tunisino, che ha perso la vita, dopo essersi sentito male nei giorni precedenti, come sembra, ma dopo essere andato a letto “normalmente”, come ha subito precisato la questura di Caltanissetta.
Quello che è certo è che dopo questa ennesima morte all’interno di un centro di detenzione, è scoppiata una protesta che è culminata con l’incendio di alcune parti della struttura, un incendio poi sedato dall’intervento di due grossi mezzi dei vigili del fuoco. Non si conosce invece la sorte degli “ospiti” del centro di Pian del lago, che tra pochi giorni avrebbe comunque chiuso i battenti, per lavori di ristrutturazione che erano stati già appaltati. E’ del resto noto che la domenica è un giorno “particolare”, almeno per i migranti trattenuti di nazionalità tunisina, perché il lunedì ( ed il giovedì) si organizzano i voli di rimpatrio, e coloro che vengono imbarcati sugli aerei apprendono generalmente all’alba dello stesso giorno la notizia del proprio rimpatrio, anche in casi nei quali sono ancora pendenti ricorsi giurisdizionali contro l’espulsione o procedure per il riconoscimento della protezione umanitaria o internazionale. Si registrano anche casi di rimpatrio di richiedenti asilo per effetto della nuova prassi delle cd. “procedure accelerate in frontiera”, subito dopo gli sbarchi, e per l’adozione di una “lista di paesi terzi sicuri” che riduce la possibilità, per chi proviene da questi paesi, di trovare protezione in Italia.
Non vi sono ancora garanzie effettive che nel caso di rimpatri forzati effettuati verso paesi che hanno stipulato con l’Italia accordi bilaterali che prevedono procedure “semplificate”, come nel caso della Nigeria, siano effettivamente rispettati i diritti fondamentali della persona, come imporrebbe l’art. 19 del Testo Unico sull’immigrazione n.286/1998. Il Centro di permanenza per i rimpatri di Ponte Galeria è diventato uno snodo finale prima dell’imbarco da Roma.
Quanto continua a verificarsi all’interno dei centri di detenzione italiani , e da ultimo i fatti di Pian del lago a Caltanissetta, dimostrano una totale continuità nell’azione dei vertici del Viminale nella gestione del sistema dei rimpatri con accompagnamento forzato e dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR) in particolare. Se è fallito il piano originario proposto dall’ex ministro dell’interno Minniti, che voleva aprire dieci nuovi CPR, si assiste al continuo peggioramento delle condizioni di trattenimento, tanto in quelli esistenti da tempo, quanto in quelli di più recente apertura o riconversione, come a Macomer, in Sardegna, di Gorizia in Friuli e di Trapani Milo in Sicilia.
Occorre intensificare le visite nei CPR del Garante nazionale per le persone private della libertà personale e restituire alle organizzazioni non governative, ed alle campagne come LasciateCientrare, la possibilità di svolgere attività di monitoraggio periodico per verificare che i diritti fondamentali delle persone trattenute non siano indebitamente negati, e che i rapporti di appalto siano conformi alle prescrizioni di legge ed ai capitolati predisposti dal ministero dell’interno.
Si tratta di verificare la conformità delle prassi attualmente applicate nella gestione dei CPR rispetto alle garanzie costituzionali (in particolare gli articoli 13, 24 e 32 Cost.) accordate a qualunque straniero presente in Italia, anche se si trova in condizione irregolare, come prescrive l’art. 2 del Testo Unico sull’immigrazione n.286/1998. Occorre ricostruire una rete sul territorio che possa verificare l’attuazione effettiva dei diritti di difesa ed il rispetto delle garanzie procedurali accordate agli “ospiti” dei CPR,
Occorre poi verificare la compatibilità delle modalità di trattenimento amministrativo in Italia con la direttiva europea 2008/115/CE ( Direttiva rimpatri) e con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che richiama il divieto di trattamenti inumani o degradanti ( art. 4) già previsto dall’art. 3 della Convenzione Europea a salvaguarda dei diritti dell’Uomo.
Ribadiamo infine l’urgenza dell’abrogazione delle norme criminogene del “decreto sicurezza uno”, poi convertito nella legge 132 del 2018 che prolungano i termini del trattenimento amministrativo, lo estendono anche ai richiedenti asilo e cancellano la protezione umanitaria. Norme e prassi conseguenti che, se non interverrà una abrogazione da parte del Parlamento, occorrerà portare all’esame della Corte Costituzionale e degli organi della giustizia europea ed internazionale.
Fulvio Vassallo Paleologo
da Associazione Diritti e Frontiere – ADIF
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CPR 2022
è trascorso poco più di un anno dalla pubblicazione “Delle pene senza delitti - istantanea del Cpr di Milano”, report effettuato al centro di permanenza per il rimpatrio in via Corelli 28 dal senatore Gregorio de Falco e dalla Senatrice Simona Nocerino. La volontà era quella di rendere pubblica la condizione dei “detenuti” all’interno delle strutture anche a tutti coloro che non vi hanno accesso, ai comuni cittadini, e di denunciare lo stato di degrado in cui i soggetti si ritrovano.
A livello nazionale, ad oggi sono dieci i centri volti a svolgere questa funzione? Ma di cosa si tratta nello specifico?
l’ordinamento disciplina queste strutture nel Testo unico sull’immigrazione, designandolo come un luogo funzionale per ospitare gli stranieri irregolari destinatari di un provvedimento amministrativo di espulsione, cioè nel solo caso in cui l’espulsione non può avvenire in maniera immediata. Il tempo massimo di permanenza (che deve essere convalidato dal giudice di pace entro 48 ore) è ad oggi di 90 giorni, prorogabili di altri trenta nel caso in cui l’Italia abbia concluso un accordo con lo stato da cui il soggetto proviene. Per un soggetto richiedente asilo che viene configurato come “pericoloso per l’ordine pubblico e la sicurezza” i tempi possono dilatarsi fino ad un massimo di 12 mesi.
Questi centri, 10 in tutto il territorio nazionale, sono stati condannati dalla corte Edu nel 2016 in violazione dell’art 6 CEDU, sostenendo che gli stranieri fossero privati della propria libertà senza alcuna base legale e senza possibilità di fare ricorso all’autorità giudiziaria.
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Legge n. 46/17 (c.d. Decreto Orlando-Minniti), Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione
Legge n. 46/17 (c.d. Decreto Orlando-Minniti), Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, recante disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione
Di seguito, i punti chiave della legge:
I nuovi Centri di Permanenza per il Rimpatrio – La legge prevede l’apertura di nuovi centri chiamati Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). I nuovi centri, che ospiteranno al massimo 150 persone, passeranno dagli attuali 4 a 20 – in pratica uno per ogni regione – per un totale di 1.500-1.600 posti. Previsto l’accesso ai Centri per i rimpatri per gli…
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«Fuoco ai Cpr» su striscione: tre denunciate a Potenza
«Fuoco ai Cpr» su striscione: tre denunciate a Potenza
«Fuoco ai Cpr”: era la scritta, con riferimento ai Centri di permanenza per il rimpatrio, su uno striscione che, a Potenza, cinque persone stavano affiggendo su un attraversamento pedonale, prima di essere fermati dall’arrivo dai Carabinieri. Due delle cinque persone sono riuscite a scappare mentre i militari della Compagnia di Potenza, guidati dal capitano Gennaro Cascone, hanno identificato…
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IL BUONGIORNO
«Immigrazione: il governo italiano pianifica»
Il ministro dell’interno italiano Marco Minniti presenterà il 18 gennaio davanti alla commissione affari costituzionali della camera il piano del governo sull’immigrazione. Il giorno successivo lo illustrerà alla conferenza stato regioni. L’estensione della rete dei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e la riforma del sistema d’asilo sono i cardini del programma del governo guidato da Paolo Gentiloni, secondo le indiscrezioni emerse sulla stampa italiana negli ultimi giorni.
Un Cie in ogni regione Com’era stato già annunciato la rete dei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) sarà estesa: i Cie attivi passeranno da quattro a venti, su tutto il territorio nazionale. Dovrebbero essere escluse Valle d’Aosta e Molise. I centri si chiameranno Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), potranno essere detenute in un regime di detenzione amministrativa al massimo cento persone in attesa di essere rimpatriate. Infine per rispondere a chi denuncia le violazioni dei diritti umani nei centri, verrà nominata un’autorità garante del rispetto dei diritti umani.
Abolizione del grado di appello per i richiedenti asilo Già nel giugno del 2016 il ministro della giustizia Andrea Orlando aveva anticipato questa proposta di riforma della legge sull’asilo. Il ministro Orlando, durante un’audizione davanti al comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, aveva parlato di un disegno di legge delega al vaglio del dipartimento per gli affari giuridici e amministrativi (Dagl) della presidenza del consiglio. Il cuore della riforma è l’annullamento del grado d’appello per chi ha ricevuto un diniego dell’asilo in primo grado.
Lavoro obbligatorio per i richiedenti asilo Secondo le indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera e dal Messaggero , sarà obbligatorio per i richiedenti asilo lavorare dal secondo mese dalla presentazione della domanda di asilo. Il loro impiego è pensato soprattutto nei lavori socialmente utili e potrebbe essere un requisito obbligatorio per l’ottenimento della protezione. Si faranno convenzioni con le aziende per gli stage.
dal Web
La Redazione
Immigrazione: il governo italiano piani IL BUONGIORNO «Immigrazione: il governo italiano pianifica» Il ministro dell’interno italiano Marco Minniti presenterà il 18 gennaio…
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A Torino continua l'attività di controllo dell'Ufficio Immigrazione: diversi i cittadini stranieri irregolari sul territorio nazionale
A Torino continua l'attività di controllo dell'Ufficio Immigrazione: diversi i cittadini stranieri irregolari sul territorio nazionale. Torino. Negli ultimi due mesi sono stati emessi 192 decreti di espulsione da parte del Prefetto che hanno riguardato cittadini stranieri irregolari sul territorio nazionale delle seguenti nazioni: Afghanistan, Albania, Algeria, Bosnia, Brasile, Cile, Cina, Costa D’Avorio, Cuba, Egitto, Filippine, Gabon, Gambia, Georgia, Ghana, Guinea Bissau, Macedonia, Marocco, Moldavia, Nigeria, Pakistan, Perù, Repubblica Dominicana, Senegal, Tunisia e Turchia. I provvedimenti assunti riguardano persone che si sarebbero macchiate di reati di diversa natura e gravità che destano particolare allarme sociale e potrebbero mettere a repentaglio l’ordine e la sicurezza pubblica come violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, percosse, lesioni, resistenza a PU, rapina, furto, porto abusivo di armi e traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope. Nello specifico sono stati rimpatriati da personale dell’Ufficio Immigrazione 27 soggetti di cui 7 scarcerati (1 albanese, 3 marocchini, 1 rumeno e 2 senegalesi) e 20 con accompagnamento immediato alla frontiera (7 albanesi, 3 georgiani, 3 marocchini, 2 senegalesi, 1 ghanese, 1 moldava, 1 nigeriana, 1 dominicano, e 1 tunisino). Ulteriori 8 scarcerati (2 senegalesi, 4 marocchini, 1 egiziano e 1 tunisino) sono stati trattenuti presso Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), in attesa delle attività di identificazione e successivo rimpatrio. Infine, è stato dato un significativo impulso anche alle misure alternative al trattenimento presso i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), disponendo l’obbligo di presentazione e firma in giorni ed orari stabiliti, l’obbligo di dimora in un luogo preventivamente individuato dove possa essere agevolmente rintracciato e, nei confronti dei soggetti che siano in possesso di passaporto o altro documento equipollente in corso di validità, la consegna del documento stesso da restituire successivamente al momento del rimpatrio. Nel complesso le misure alternative emesse sono pari a 19.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Decreto immigrazione, cosa propone la nuova misura del Governo Meloni?
Bloccare le partenze e rimpatriare chi sbarca in Italia, questi sembrano essere i due obiettivi che il prossimo Decreto Immigrazione, in fase di studio da parte del Governo Meloni, dovrà raggiungere assolutamente. Il Consiglio dei Ministri ha diviso in più provvedimenti i punti del prossimo Decreto immigrazione. Le misure del decreto immigrazione entrano nel decreto legge Sud approvato il 7 settembre ma diversi aspetti devono ancora essere chiariti e sistemati. Decreto immigrazione del Governo Meloni: rimpatri e... Vediamo, adesso, i vari punti. Il governo ha deciso di aumentare da 6 a 18 mesi il tempo massimo di trattenimento nei Cpr (Centri per il rimpatrio). Attualmente, ci sono solo 9 ed ospitano circa 493 persone. Dovrebbero, in realtà, essere dieci ma quello situato a Torino è ancora chiuso. La rete dei Centri di Permanenza e per il Rimpatrio sarà potenziata dal Genio Militare che dovrà realizzare le strutture in località «a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili». ... Centri per il rimpatrio Dai Cpr passiamo poi alla quesitone rimpatri. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani convocherà gli ambasciatori delle nazioni maggiormente rappresentate tra gli immigrati per spingerli a riaccoglierli. La "classifica" dei paesi con più rimpatri dall'Italia vede in testa la Guinea con 15.138 sbarcati nel 2023, seguita da Costa d’Avorio (14.282), Tunisia (11.694) ed Egitto (8.422). L’ultima finanziaria ha stanziato 42,5 milioni di euro per i prossimi tre anni proprio per l’ampliamento della rete. Attenzione alle spese La costruzione dei nuovi Cpr avrà un costo. Oggi il bilancio del ministero prevede una spesa di 32 milioni nel 2023. Mentre 46 sono già previsti per il 2024. Ma non basteranno se la missione è quella di costruire 10 nuovi Cpr. La spesa ragionevolmente da preventivare è attorno ai 100 milioni. Poi ci sono quelle per la polizia e per gli addetti ai centri. Infine, i costi dei voli. Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha quantificato il costo medio di un rimpatrio in 2.365 euro. I costi sono aumentati del 30% rispetto al 2022. Nel 2020 il ministero ha speso 8 milioni e 334 mila euro. In totale il budget attualmente ammonta a 80 milioni di euro. Con le nuove norme, e immaginando che la strategia funzioni, ne serviranno il doppio. Almeno. Foto di Mohamed Hassan da Pixabay Read the full article
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Navi e aerei militari per svuotare Lampedusa, più Cpr
(ANSA) – ROMA, 30 MAR – Navi e aerei militari per svuotare Lampedusa nelle giornate di picco di presenze nell’hotspot; esame accelerato alla frontiera delle domande di asilo per agevolare il rimpatrio verso i Paesi sicuri; rafforzamento delle espulsioni con il potenziamento del numero e dei posti per i Centri di permanenza per il rimpatrio: ne servono almeno uno a regione. Sono alcune delle…
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