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17 venerdì: sfiga day per antonomasia?
17 venerdì: sfiga day per antonomasia? #17 #venerdi #17venerdi #sfigaday #venerdinero #superstizione #perfettamentechic
Venerdì 17 un giorno in cui stare particolarmente attenti alla sfortuna? Venerdì 17 è considerato un giorno iellato nella cultura italiana, superstizione che ha origini da ricercare, probabilmente… o forse, dall’epoca presocratica e a seguire dalle influenze religiose. Iniziando a considerare già che Pitagora considerava il numero 17 imperfetto, a differenza dei numeri 16 e 18 essendo questi gli…
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Puoi essere un somaro, un mulo, un brocco o un cavallo di pura razza. Dipende da come "quelli che contano" ti dipingono. Un giorno sei Varen e un altro l'asino piu' asino del nuorese. Ormai quasi niente viene raccontato per cio' che e', quasi nessuno per cio' che fa. Si e' quello che viene raccontato da chi conta. Ve lo ricordate il Salvini e la Lega del primo governo Conte? Per "quelli che contano" era un gigante, faceva tutto lui. Lui l'uomo del fare, quello che apriva cantieri a raffica e fermava i migranti. Era descritto come Un Mose' capace di aprire le acque del Mar Rosso (come fecero poi con Draghi). Conte e il M5S? Dei brocchi, dei buoni a nulla, degli scappati di casa che stavano facendo dell'Italia un paese fermo piu' di un bullone serrato su una traversina ferroviaria. E oggi? Eh, no! Oggi il Varen di turno e' Giorgia Meloni.. e Matteo? Beh, per lui c'e' solo la soma. Destino capitato a un altro Matteo, un certo Renzi, uno a cui avevano pompato il 40% dei consensi e adesso non viene votato nemmeno dai parenti stretti. Il potere e' questo, elevare a Varen un brocco qualsiasi per non cambiare niente e poi farlo ragliare appena l'aurea s'appanna. Avanti un altro, un altro brocco amico dei potenti vestito da nuovo Varen.... @ilpianistasultetto
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Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Noi non siamo proprietari della freschezza dell'acqua o del suo scintillo: come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nell'esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo rosso. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. L'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua, ma è il sangue dei nostri antenati. Il mormorio dell'acqua è la voce di mio padre. Capriolo Zoppo ********************** My words are like stars and do not set. But how can you buy or sell the sky, the heat of the earth? We do not own the freshness of the water or its sparkle: how can you buy them from us? Every part of this land is sacred to my people. Every glittering pine needle, every sandy beach, every drop of dew in the dark woods, every buzzing insect is sacred in the memory and experience of my people. The sap that circulates in the trees carries the memories of the red man. We are part of the earth and it is part of us. Scented flowers are our brothers. The deer, the horse and the eagle are our brothers. The rocky ridges, the essences of the meadows, the body heat of horses and man, all belong to the same family. The sparkling water that flows in streams and rivers is not just water, but it is the blood of our ancestors. The murmur of the water is my father's voice. Lame Roe Deer
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Multilingual post about (some random) animals!
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Animals - (gli) Animali - (les) Animaux - (los) Animales - 동물들
dog - (il) cane - (le) chien - (el) perro - 개 cat - (il) gatto - (le) chat - (el) gato - 고양이 goldfish - (il) pesce rosso - (le) poisson rouge - (el) pez dorado, (el) pez de colores - 금붕어 turtle - (la) tartaruga (d'acqua) - (la) tortue - (la) tortuga - (바다)거북 tortoise - (la) tartaruga (di terra) - (la) tortue (terrestre) - (la) tortuga (de tierra) - 거북 bird - (l')uccello - (l')oiseaux - (el) pájaro - 새 pig - (il) maiale - (le) cochon - (el) cerdo - 돼지 donkey - (l')asino - (l')âne - (el) burro - 당나귀
cow - (la) mucca, (la) vacca - (la) vache - (la) vaca - 소 horse - (il) cavallo - (le) cheval - (el) caballo - 말 sheep - (la) pecora - (la) brebis - (la) oveja - 양 rooster - (il) gallo - (le) coq - (el) gallo - 수탉/닭 hen - (la) gallina - (la) poule - (la) gallina - 수탉 swan - (il) cigno - (le) cygne - (el) cisne - 백조 duck - (l')anatra, (la) papera - (le) canard - (el) pato - 오리 goose - (l')oca - (l')oie - (el) ganso - 똥침 fox - (la) volpe - (le) renard - (el) zorro - 여우 goat - (la) capra - (la) chèvre - (la) cabra - 염소
mouse - (il) topo - (la) souris - (el) ratón - 생쥐 rabbit - (il) coniglio - (le) lapin - (el) conejo - 토끼 hamster - (il) criceto - (l')hamster - (el) hámster - 햄스터 squirrel - (lo) scoiattolo - (l')écureuil - (la) ardilla - 다람쥐 snake - (il) serpente - (le) serpent - (la) serpiente - 뱀 fish - (il) pesce - (le) poisson - (el) pez - 물고기 bear - (l')orso - (l')ours - (el) oso - 곰 crocodile - (il) coccodrillo - (le) crocodile - (el) cocodrilo - 크로코다일
giraffe - (la) giraffa - (la) girafe - (la) jirafa - 기린 elephant - (l')elefante - (l')éléphant - (el) elefante - 코끼리 lion - (il) leone - (le) lion - (el) león - 사자 zebra - (la) zebra - (le) zèbre - (la) cebra - 얼룩말 monkey - (la) scimmia - (le) singe - (el) mono - 원숭이 dolphin - (il) delfino - (le) dauphin - (el) delfín - 돌고래 whale - (la) balena - (la) baleine - (la) ballena - 고래 shark - (lo) squalo - (le) requin - (el) tiburón - 상어
(bros, you really didn't have another word for hamster?) for Korean nouns I didn't know I used Papago
#multilingual#polyglot#italian#english#languages#french#spanish#korean#cisne new fav word#together with ganso and gansa#thanks spanish
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Amavo il Natale da piccola. Ricordo perfettamente la vigilia, la strada per arrivare a casa di nonna con una Roma notturna che mi affascinava tanto, soprattutto passare sopra Corso Francia illuminato con quelle luci gialle, io lo chiamavo il ponte di nonno. Arrivare a casa e trovarla sempre perfetta con le sue decorazioni elegantissime in ogni angolo, il presepe con decisamente troppe pecore e il terreno fatto di ceci e lenticchie, le tante candele rosse sparse per casa (sì, una volta sono venuti i pompieri), i rami di eucalipto rosso, i fazzoletti ricamati a tema natalizio, il vassoio gigante degli antipasti con pomodorini, mozzarelline, carciofini, cipolline, olive e salamini tutto rigorosamente disposto in fasce precisissime, il pandoro con la candela sopra, il Mont blanc enorme e il dolce della castagna, noi tanti cugini che dopo cena andavamo ad addormentarci tutti accalcati sui divani di velluto mentre i grandi facevano la cioccolata (o in realtà preparavano i regali) e chi voleva andava a messa. Al loro ritorno si mangiavano i dolci e poi i regali. Scatola grande "aaah questi sono calzini!" e scatola piccola "finalmente delle scarpe", classica battuta degli zii o che adesso faccio io. Era molto bello.
Poi una grande fase di Natali divisi per due nuclei familiari, ma sempre belli bene o male. Vigilia con papà e nonna poi la mattina del 25 in macchina per scendere dagli zii e da mamma.
Da un po' di tempo abbiamo ricominciato a fare il Natale uniti. La famiglia allargata. I primi istanti non senza un pochino di imbarazzo ma per fortuna il ruolo di giullare mi riesce benissimo e devo dire ha aiutato tanto in quei momenti. In questi ultimi anni per me l'unica vera cosa che significa Natale è passare queste giornate con mia nonna. È l'unica cosa che mi preme. L'unica cosa per cui mi impunto.
Lo scorso Natale l'ho passato a casa col covid. Piangendo. Non per il covid, ma perché avevo infettato tanti miei amici ad una cena qualche giorno prima, rovinando il loro Natale e quello delle loro famiglie. Gli unici due giorni senza olfatto e gusto sono stati 24 e 25, come beffa del menù godurioso, credo. Col senno di poi ci rido e ci ridiamo sopra, soprattutto perché mi sono beccata il soprannome di Cavallo di Troia.
Quest'anno non sento il Natale ma non me ne dispiaccio. Nelle ultime 48 ore si sono susseguite una serie di notizie e cambiamenti di programma per cause di forza maggiore che all'ultima ho reagito ridendo. Si naviga a vista. Io, alla fin fine, vorrei solo mantenere la certezza del vedere nonna, controllare se il presepe ha sempre troppe pecore e il terreno fatto di ceci e lenticchie anche se adesso non lo fa più lei, portarle dei rami di eucalipto rosso, accendere tante candele rosse in giro per la casa, farla ridere e farle assaggiare il dolce della castagna.
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George Frederic Watts (1817–1904)-The Four Horsemen of the Apocalypse: The Rider on the White Horse. Date c1874
« Quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, vidi e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava come con voce di tuono: «Vieni». Ed ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora. »
Apocalisse 6, 1-2
Simboleggia l’Anticristo al quale sarà data autorità di conquistare tutti coloro che si oppongono a lui. L’Anticristo è l’imitatore falso del vero Cristo, che ritornerà a Sua volta su un cavallo bianco.

George Frederic Watts (1817–1904)-The Four Horsemen of the Apocalypse: The Rider on the Red Horse. Date c1882
« Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che gridava: «Vieni». Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché gli uomini si uccidessero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada»
Apocalisse 6, 3-4
simboleggia la guerra terribile che si scatenerà alla fine dei tempi.

George Frederic Watts (1817–1904)-
The Four Horsemen of the Apocalypse: The Rider on the Black Horse. Date 1878
« Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che gridava: «Vieni». Ed ecco, mi apparve un cavallo nero e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. E udii gridare una voce in mezzo ai quattro esseri viventi: «Una misura di grano per un danaro e tre misure d'orzo per un danaro! Olio e vino non siano sprecati». »
Apocalisse 6, 5-6
simboleggia la grande carestia conseguente alle guerre.

George Frederic Watts (1817–1904)-The Four Horsemen of the Apocalypse: The Rider on the Pale Horse. Date 1878
« Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: «Vieni». Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra. »
Apocalisse 6, 7-8
simboleggia la morte e la devastazione, una combinazione dei cavalieri precedenti, che porterà altre guerre e terribili carestie insieme a grandi piaghe e malattie.
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Girl not scuderia cavallo rosso
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Tutte le location di "Amici Miei Atto I": 2° tempo

Primo tempo Inizio Secondo Tempo Per i fiorentini DOC il film "Amici Miei" rappresenta un tassellino di cuore, non solo perché è girato a Firenze, ma anche perché vi si ritrova quello spirito, e quella malinconia, che il fiorentinaccio sente propria. Devo mettere subito in evidenza che il lavoro di trovare queste location non è tutto mio, ma per talune mi sono rifatto ad un blog che per quanto riguarda il cinema è davvero portentoso. Si tratta de il davinotti, un sito web che vi consiglio di andare a guardare e sfogliare. Chi è appassionato di cinema non può non leggerlo. In questo articolo sfrutto molto del loro lavoro e unisco a questo immagini e tecnologia. Attraverso Maps si possono raggiungere le varie location e vederle per come si presentano oggi e confrontarle per come erano allora. Ovviamente cliccate sul link in colore rosso. Proseguiamo... Eravamo arrivati all'ufficio del Prof. Fanfani dove il Melandri si lascia mollare tutto il blocco familiare.


Location 17 e 18: La prima location subito dopo è dove Melandri va a prendere a scuola i figli del Sassaroli e la seconda è un'altra tragica passeggiata con Birillo. Nel primo caso ci troviamo in via del Curtatone e la scuola è Villa Favart (Grazie a Gianni Degl'Innocenti Balsicci). Il treno Birillo invece strattona il Melandri ancora in Piazza Gulielmo Oberdan che ritroviamo come sede delle riprese per la seconda volta nel film. Se il blog il davinotti vuol aggiungere le due location si senta libero di farlo.


Location 19 e 20: Dopo un pranzo disastroso a casa del Melandri, fatto di sottocoppe di peltro, sformati sformati e bambine sottopeso i cinque amici, su diagnosi del Sassaroli, si dirigono a Santa Maria Novella dove a suon di schiaffoni ritrovano l'allegria. Una scena mitica che ogni buon fiorentino ha sognato di poter emulare almeno una volta nella vita. Nella scena successiva c'è di nuovo la Clinica del Sassaroli a Pescia, che è sempre la villa alla fine del viale Agusto Righi. Villa che adesso ospita splendidi appartamenti. Ovvio che il Sassaroli rimandi in corsia l'operando dato che ha un caso molto più urgente. Il caso urgente? Una zingarata no?!


Location 21: Partiti per la zingarata dalla Clinica del Sassaroli si ritrovano a Calcata Vecchia in provincia di Viterbo dove con esilarante ferocia abbattono il paesino per colpa dell'Ente Regione che vuol far passare proprio da li la nuova Autostrada delle Ginestre con annesso svincolo per la tangenziale Est. La scena si svolge in piazza Umberto I nel centro del paese. Esilarante il parroco che suonando le campane raccoglie i fedeli per parlare dell'imminente disastro. Lo si potrebbe definire un poco "farfallino", ma con il "politic corect" si è ridotto molto l'uso del linguaggio libero.


Location 22: Finito di distruggere Calcata Vecchia vuoi non ti venga appetito? I cinque si ritrovano allo "zoo" a vedere le donne come fossero animali, per poi decidere di andare a mangiare "dal Ramaiolo"; come sappiamo il Mascetti, pieno d'orgoglio, digiunerà. Il luogo dove è stata girata questa scena è stato trovato da Zender, l'Archivista del blog il davinotti. Zender si è recato addirittura sul posto per fare delle foto e per confermare la location. Si tratta di Sant'Ellero, nel comune di Pelago. Certo oggi il posto è cambiato, e non poco, ma sotto c'è ancora una fabbrica che Zender, oggi, attribuisce alla cartiera Carlo Brandigi. Chi sa se c'è ancora la "cicognona" con la coda di cavallo.


Location 23: In una nuova retrospettiva il Mascetti si dimostra geloso della Titti, convinto che abbia un altro uomo. In questa scena la Titti percorre via Monalda, provenendo da piazza degli Strozzi, e dallo sporto subito dopo il civico 4 sbuca il Mascetti che la pedina. La Titti raggiunge la sua meta che è l’albergo Porta Rossa, in Via Porta Rossa 19, subito in fondo a via Monalda. Si accorgerà il Mascetti che non è becco d'un uomo, ma di una donna, ed anche meglio della Titti.


Location 24 e 25: Il film fa una retrospettiva anche su come il Mascetti ha trovato il suo famoso scantinato. Si torna quindi nella zona dell'Isolotto in viale delle Magnolie all'angolo con viale dei Pini. Nella scena successiva, il Mascetti, schifato da quel groviglio di tette, culi e cosce, si è deciso a lasciare la Titti e a dedicarsi alla famiglia. Nella realtà, la notte stessa, si alza e se ne esce per trovare un telefono e chiamare la Titti. Lo si vede arrivare con la sua scoppiettante Oldsmobile da via Romana per fermarsi in Piazza San Felice al civico 4. Qui c'è (c'era) la famosa farmacia Pitti dove si svolge la scenetta del "tubetto di compresse di cefalo" (di cefalo, non contro la cefalea). Questa antica farmacia è purtroppo andata perduta recentemente come racconto in questo articolo, scritto quando ancora si cecava di salvarla.


Location 26: La casa dove il Mascetti si reca dopo la telefonata è quella della Titti, dove la ragazza vive con il vecchio genitore, il Colonnello Ambrosio, armato di doppietta. Anche per questa location va ringraziato il blog il davinotti, in particolare Sammo che ha scoperto che in realtà la casa della Titti è a Roma. Si tratta di Via Fulcieri Paulucci de Calboli. Il colonnello lo ritroveremo allo scantinato del Mascetti a comunicare alla povera moglie le malefatte del marito.


Location 27: La passeggiata "seria" con la Titti. Il Mascetti dopo ciò che è successo, la fucilata, il Colonnello che parla alla moglie e Alice che tenta di asfissiare tutta la famiglia con il gas, decide che deve interrompere la relazione con la minorenne Titti. Si fa prestare un vestito di Lucianino dal Perozzi e con un piglio degno di un funerale va alla scuola della Titti e con lei passeggia spiegandogli perché la relazione deve finire. La scuola della Titti è il Museo archeologico di via della Colonna, a Firenze, e il Mascetti è in attesa al numero 35 sempre di via della Colonna.


Location 28 e 29: Da qui parte la passeggiata che vede il "parlante" Mascetti e la muta e biascicante Titti in più scorci fiorentini. Read the full article
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"Esercito, matrimonio, Chiesa e banca: i quattro cavalieri dell'apocalisse.”
Carlos Ruiz Zafón, "L'ombra del vento"
Negli antichi testi i

Quattro Cavalieri dell’Apocalisse erano:
I primi tre cavalieri simboleggerebbero invece, nell’ordine, la Conquista militare o guerre(cavallo bianco, cavaliere con arco), Violenza e Stragi (cavallo rosso, cavaliere con spada e Carestia povertà (cavallo nero, cavaliere con bilancia) infine il quarto monta un "cavallo pallido" dal verdastro colore dei cadaveri simboleggia la morte in tutte le sue violenze.
Oggi invece sono pronti per il 2024 le riserve

Governo Meloni "
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Il grande capo di Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli non ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta perché sappiamo che se non venderemo, l'uomo bianco potrebbe venire con i fucile a prendere la nostra terra. Quello che dice capo indiano Seattle, il grande capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi scuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo rosso. I morti dell'uomo bianco dimenticando il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò quando il grande capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremmo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i figli. Quindi noi consideriamola vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile, perché questa terra per noi è sacra. L'acqua che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo. Il mormorio dell'acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli e anche i vostri, perciò dovete usare la gentilezza che usereste con un fratello. L'uomo rosso si è sempre ritirato davanti all'avanzata dell'uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira con il sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l'uomo bianco no capisce i nostri pensieri. Un porzione di terra è la stessa per lui come un'altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serva. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando l'ha conquistata, egli si sposta lascia le tombe dei suoi padre i diritti dei suo figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate. Il suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto. Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell'uomo rosso. Ma forse questo avviene perché l'uomo rosso è selvaggio e non capisce. Non c'è alcun posto lieto nelle città dell'uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera e il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore delle città sembra quasi che ferisca le orecchie. E che cos'è mai li la vita, se un uomo non può ascoltare il rumore del succiacapre o delle rane attorno ad uno stagno di notte ? Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L'indiano preferisce il dolce sapore del vento che soffia sulla superficie del lago o l'odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o dagli aghi di pino. L'aria è preziosa per l'uomo rosso poiché tutte le cose partecipano allo stesso respiro. L'uomo bianco sembra non accorgersi dell' aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza. Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che, per noi, l'aria ha lo stesso spirito che essa sostiene. Il vento che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare ai nostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte come sacra, come un posto dove anche l'uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dei prati. Perciò noi considereremo l'offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione: l'uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come suoi fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto centinaia di bisonti marcire nelle praterie, lasciati lì dall'uomo bianco dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non riesco a capire come un uomo bianco preferisca un cavallo di ferro sbuffante che un bisonte che noi uccidiamo solo per sopravvivere. Che cos'è l'uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali in seguito capiterà agli uomini. Tutte le cose sono collegate. Voi dovete insegnare ai vostri figli che la terra sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri: LA TERRA E' NOSTRA MADRE. Qualunque cosa capiti alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano in terra, sputano a se stessi. Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo ma è l'uomo che appartiene alla terra.Questo noi sappiamo.Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce la famiglia..Qualunque cosa capiti alla terra, capita anche ai figli della terra.Non è stato l'uomo a tessere la tela della vita, egli è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva da voi stabilita per il mio popolo. Noi vivremmo per conto nostro e in pace.Importa poco dove spenderemo la fine dei nostri giorni. I nostri figli anno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell'ozio e contaminano il loro corpo con cibi, dolci e bevande forti. Poco importa dove passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà a piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la morte del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini e nient'altro. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l'uomo bianco, il cui dio cammina e parla con lui da amico ad amico, non può sfuggire al destino comune Può darsi che siamo fratelli dopo tutto. Vedremo. Noi sappiamo una cosa che l'uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro dio è lo stesso dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è dio dell'uomo e la sua compassione è uguale sia per l'uomo rosso che per l'uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è come far male al suo creatore. Anche l'uomo bianco passerà, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e tra qualche notte soffocherete nei vostri rifiuti.
(Lettera del capo Sethl al presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce 1855)
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19.05.23, pizzata di gruppo ASD Okinawa Caramagna - team karate Vigone, al Cavallo rosso di Cercenasco
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🌼🌹🌺Beltane,🌷🌱🌹
🌸💮🌼Calendimaggio, 🌼🏵️🌸
🌾🌸🌱Grande Sabba d'Estate, 🌻💐🌿
💐🍀🌼Festa di Morrigan, 🌸🌿🏵️
🍃🌺🏵️Festa di Cerere.🌾🌺🌱
🍃🌹🥀🌺🌷01-04 Maggio 🌾🌸🌱🌷🌿🌼
🔥Elementi: Fuoco
🦎Spiriti: Fate e Salamandre
🐂Segno zodiacale: Toro
🪵🌾🌺💐Simboli: Pali di maggio, corone di fiori, falò, .
Animali: 🐈⬛Gatto, 🦢cigno, 🕊️🕊️colomba, 🐮mucca,🐝 ape, 🌱cavallo
🧚🧝🧙Dee:Artemide, Diana, Afrodite, Cerridwen e tutte le Dee fanciulle.
🧞🧝🧙Dei: Pan, Cernunnos, Eros, Belanu
Colori:🔴 Rosso, ⚪Bianco, 🟣Rosa e🟢 Verde
Cibi tradizionali: Insalate, Frutti rossi, maiale e manzo, vino, idromele, farina d'avena o torte d'orzo. I cibi tradizionali sono anche i latticini e piatti come la crema di calendula ed il gelato alla vaniglia.
Erbe: 🌱Pino, Biancospino,🌿 Rosmarino, 🍃Incenso, 🌳Mandorlo,🌿 Angelica, Calendula, Lillà, Campanula, 🌼Margherite, Sambuco
Incenso: 🌸Lillà, 🌲Pino, 🌹Rosa
Cristalli e Pietre: 💎💍Smeraldo, Quarzo Rosa, Corniola, Zaffiro, Crisopasio, Giada, Pietra di Luna
Rituali: Tutti quelli che coinvolgono la 🔮divinazione, ♥️l'amore,🩸 la sensibilità,🪬 la spiritualità, 🫂l'apertura verso gli altri e la 🫄fertilità
Strumenti:🔔 Campana, Coppa, 🗡️Athame
Fonti: web
Crediti a chi di dovere
#lestreghedifenixtarot #lestreghedifenixwitchtcraft #tarotschoolfenix
#tarot#witch#witchcraft#witches#pagan witch#ritual#spiritualguidance#tarot lessons#paganlife#tarotonline#beltane
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Vieni con me!
Devi affrettarti pero’ -
sette lunghe miglia
io faccio ad ogni passo.
Dietro il bosco ed il colle
aspetta il mio cavallo rosso.
Vieni con me! Afferro le redini -
vieni con me nel mio castello rosso.
Li’ crescono alberi blu
con mele d’oro,
la’ sogniamo sogni …
Hemann Hesse

path to light
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Cronache di un orso e del suo piccolo falco
Parte Uno - Capitolo Uno

Anche in piena estate Caerleon era un luogo fresco. Emrys, unico figlio del duca Cedric Taliesin di Carmarthen, contemplava pensieroso il paesaggio dall’alto della collina.
Fissando i campi, Emrys si domandò come sarebbe stato essere uno dei contadini intenti a sorvegliare i raccolti, senza altra responsabilità che portare a casa un pasto ogni sera. Le piogge primaverili erano state abbondanti negli ultimi anni, ai lati della strada la distesa di spighe mature piegate sotto il loro peso si estendeva a perdita d’occhio fino ai confini della città affacciata sulla costa. Le bianche mura di Caerleon svettavano sopra le case ammassate una sull’altra, qualcuno credeva ancora che la fortezza fosse sorta in cima alla scogliera grazie alla magia dell’antico popolo. Suo padre rideva di quelle storie, se fosse stato vero nessuno l’avrebbe mai conquistata. In ogni caso, nei suoi quattordici anni di vita, Emrys non era mai stato a Caerleon e doveva ammettere che fosse impressionante. Non si stupiva che il popolo avesse iniziato ad immaginare che non fossero state mani umane a costruirla. La fortezza si ergeva in cima a una ripida scogliera di pietra scura che affondava direttamente nel mare, proteggendo il castello su tre lati. Al sole di mezzogiorno, la vista era spettacolare, il cielo e il mare brillavano come pietre preziose, e le su imponenti mura sembravano fatte dello stesso argento che riempiva fino all’orlo i forzieri controllati a vista dai quattro cavalieri di scorta al suo seguito, un dono per placare il re di Caerleon. Quell’argento sarebbe stato abbastanza da sfamare diversi villaggi nel ducato di Carmarthen per molti anni se fosse stato per lui, Emrys spronò il cavallo irrigidendo la sua espressione.
Il lento convoglio impiegò altre due ore per raggiungere il limite della città bassa. Percorsero a passo d’uomo la strada che tagliava in due la città, fino alla fortificazione più esterna del castello. I cancelli erano aperti e sorvegliati da guardie armate, Emrys aveva ordinato a uno dei suoi uomini di precederli per annunciare il loro arrivo e nessuno li disturbò mentre attraversavano l’ingresso alla base del pendio. Da quel punto la strada saliva ripida per circa cento metri. Al secondo cancello, in cima alla scogliera, li accolse un cavaliere dall’aria solenne, il drago rampante rosso dei Pendragon ruggiva dal freddo acciaio sul pettorale dell’armatura. Il cavaliere era abbastanza in avanti con l’età, doveva essere un veterano, quando si avvicinarono chinò silenziosamente il capo e li condusse in silenzio attraverso il cortile interno.
Davanti all’ingresso monumentale del castello li attendevano una dozzina di cavalieri e quattro uomini anziani distinti, oltre a diversi servitori a testa china. Sopra le scale, un uomo imponente vestito di broccato osservò il loro piccolo convoglio smontare da cavallo.
Senza distogliere lo sguardo dall'uomo sopra le scale, Emrys inchinò il capo al cospetto del sovrano di Caerleon. “Salute al Re Uther Pendragon.”
Il re mantenne un’espressione rigida, prendendo il suo tempo per studiare Emrys con attenzione e costringendo il ragazzo a raddrizzare ancora di più la schiena. “Tu devi essere il figlio di Cedric.” Il tono del sovrano era fermo ma non freddo.
Solo dopo che il re ebbe riconosciuto la sua presenza, Emrys si schiarì silenziosamente la gola e contò fino a tre prima di parlare. “È corretto, maestà. È un grande onore fare la tua conoscenza.” Inchinò leggermente il capo per la seconda volta, indicando con un cenno della mano il carro al suo seguito. “Sperò che accetterai questo dono da parte del duca di Carmarthen, mio padre, in segno di riconoscenza per la protezione della pace nel regno.”
Re Uther era un uomo vigoroso nei suoi primi quarant’anni. Alto e con le spalle larghe che tendevano il velluto pregiato della giacca. La corona intorno al capo brillava alla luce del sole.
Emrys si costrinse a rimanere impassibile mentre il re appuntava il suo sguardo penetrante su di lui, senza degnare di uno sguardo il carro alle sue spalle. Si rilassò appena solo quando il re annuì arricciando un angolo delle labbra, apparentemente soddisfatto di quello che vedeva.
“Benvenuto a Caerleon, giovane Emrys di Carmarthen.” Il volto severo del re si distese, allargando le braccia mentre riduceva la distanza tra loro per stringerlo in un abbraccio paterno. Emrys pregò gli dèi che il tessuto spesso della sua giacca nascondesse il sudore freddo che gli bagnava la schiena.
Dopo lo scambio di saluti con il sovrano, sotto lo sguardo dei cavalieri di entrambe le parti, i quattro uomini più anziani si fecero avanti presentandosi in qualità di membri del consiglio del re. L’ultimo a introdursi fu il medico di corte, Gaius Taliesin. L’anziano medico aveva i capelli radi, bianchi e lisci, lunghi fino alle spalle e gli occhi grigi sorprendentemente acuti, a cui sembrava non sfuggire nulla. Emrys rimase rigido per tutto il tempo, mostrando una cortesia ancora più distaccata all’anziano medico.
“Bene, bene!” Disse il re una volta completati quei convenevoli. “Domani sera terremo un banchetto per celebrare il tuo arrivo.” Uther gli strinse una mano sulla spalla. “Sono certo che ti troverai bene con noi, ragazzo. Adesso vai a riposare, devi essere stanco per il viaggio.”
Emrys rabbrividì quando il re strinse ulteriormente la presa sulla spalla, ma la sua espressione rimase imperturbata e il re non sembrò fare caso alla tensione improvvisa.
“Ho fatto preparare le tue stanze nell’ala reale, proprio accanto a quelle di mio figlio,” disse il sovrano prima di interrompersi per dare un’occhiata sorpresa intorno a sé, con un cipiglio difficile da nascondere sul viso. “Lui dov’è?” Chiese a denti stretti, appuntando alla fine lo sguardo su un servitore poco distante.
Il servo si fece avanti, nervoso, inchinandosi profondamente accanto al sovrano. “Il principe è uscito per andare a caccia questa mattina e non ha ancora fatto ritornò… vostra maestà.” La voce gli si strozzò in gola mentre gli occhi del re si restringevano pericolosamente su di lui.
Così vicino a loro, Emrys non poté fare a meno di ascoltare, ma la sua espressione rimase neutra. Quando alla fine l’attenzione del re tornò a concentrarsi su di lui, uno sorriso tendeva il volto del sovrano di Caerleon, senza raggiungere i suoi occhi.
“Giovane Emrys, conoscerai mio figlio domani al banchetto. Sono certo che andrete molto d’accordo.” Disse Uther, stringendo ulteriormente la presa sulla spalla del giovane prima di lasciarlo andare con una risata. “Puoi starne certo.”
Re Uther sembrava allegro, ma Emrys aveva la sensazione che quella fosse quasi una minaccia. Anche se non era certo a chi fosse rivolta.
La mattina dopo, alle prime luci dell’alba, Emrys sgattaiolò via dal castello in abiti semplici, deciso ad esplorare la città bassa. Mentre attraversava il cortile qualcuno chiamò il suo nome, sorprendendo il ragazzo. Anche senza voltarsi sapeva già a chi appartenesse quella voce calma e leggermente rauca per l’età avanzata. Il suo primo istinto fu fare finta di non aver sentito, se avesse accelerato il passo non ci sarebbe stato modo per l’anziano medico di corte di raggiungerlo.
“Giovane Emrys, so che mi hai sentito.” La voce del medico era sorprendentemente vicina all’improvviso, ed Emrys si irrigidì.
Una strana sensazione lo costrinse a fermare i suoi passi, non era esattamente sgradevole ma non riusciva nemmeno a identificarla e non lo faceva stare a suo agio.
“Maestro Taliesin,” salutò a disagio, costringendosi ad affrontare l’anziano medico di corte. Emrys non riusciva a guardarlo a negli occhi e il suo sguardo evasivo continuò a vagare ovunque tranne che in direzione dell’uomo anziano. “Cosa vi porta qui fuori così presto?” Ridacchiò nervoso, stava divagando e se ne pentì prima ancora di chiudere la bocca. Era una domanda stupida e non spettava a lui interrogare uno stimato membro del consiglio del re sulle sue abitudini troppo mattiniere.
“Ho alcune scorte di medicinali da rifornire.” Rispose sorprendentemente con calma il medico.
Emrys rimase interdetto. “Non hai dei servitori che si occupano di queste faccende?” Chiese senza pensare.
“Sfortunatamente non è un lavoro adatto ai servi…” Il medico sembrava costernato e fece una piccola pausa. Alla fine, però, inspirò rumorosamente attirando l’attenzione di Emrys. “Noi dobbiamo parlare, Emrys Taliesin. Questo è molto importante…”
L’anziano medico di corte aveva scandito il suo nome con chiarezza, Emrys voleva mordersi la lingua, avrebbe davvero dovuto scappare quando poteva. Di tutte le persone con cui avere una conversazione, Gaius Taliesin era l’ultimo della lista, o forse neanche c’era nella sua lista. In ogni caso non poteva fidarsi di qualsiasi parola venisse fuori dalle sue labbra. Quell’uomo era un traditore e un apostata. Aveva abbandonato la sua famiglia, e la sua fede, senza spiegazioni, solo per seguire un re che perseguitava il suo stesso popolo. Qualsiasi cosa il vecchio avesse da dire, Emrys non aveva intenzione di ascoltare.
“Mi dispiace tanto, maestro, ma ho qualcosa di molto urgente da fare in questo momento e non posso proprio…” Stava già indietreggiando mentre parlava e quando il medico contrariato aprì la bocca per replicare si voltò e corse via senza guardarsi indietro. “Sono sicuro che troveremo un occasione!” Gridò alle sue spalle senza osare voltarsi, e un sospiro di sollievo gli sfuggi dalle labbra arricciate verso l’alto.
Corse a perdifiato oltre i cancelli e giù per il pendio. Attraversò la città bassa senza vederla davvero, con il cuore in gola e una strana eccitazione che gli bussava alla bocca dello stomaco. Aveva tutta l’intenzione di godersi una bella giornata di esplorazioni sotto il sole, e nessuno lo avrebbe distratto dal suo intento. Si fermò solo quando rimase senza fiato con il sangue che gli pulsava nella testa, riposando contro il banco di un mercante di stoffa affacciato sulla strada. Il profumo del pane appena sfornato aleggiava nell’aria fresca del mattino. Il negozio dove si era fermato vendeva tessuti. Panno grezzo economico, del tipo abbastanza resistente da realizzare vestiti robusti per il lavoro nei campi. Emrys si guardò intorno cercando di orientarsi, per prima cosa stava progettando di andare verso la costa, per ammirare l’oceano. Inspirò a pieni polmoni, a Caerleon la brezza costante che soffiava dal mare rinfrescava l’aria portando il profumo del sale. Poteva già immaginare di sdraiarsi sulla spiaggia pietosa descritta da suo padre, mentre i raggi del sole riscaldavano la sua pelle. Emrys sospirò, cercando di allontanare la sensazione agrodolce che si stava insinuando dentro di lui. Era solo a tre giorni a cavallo da Carmarthen, eppure era un mondo nuovo. Non voleva che le sue preoccupazioni, l’ansia e la paura, rovinassero ogni cosa. Voleva essere forte come gli aveva raccomandato suo padre prima di partire. “Sono forte.” Si disse, inspirando profondamente e indurendo la sua risoluzione. Fu proprio allora che un leggero tonfo lo spinse fuori dai suoi pensieri. Poi un altro, poco dopo, più forte. Emrys si guardò intorno incuriosito, e anche le altre persone che si aggiravano svogliatamente tra i negozi iniziarono a sussurrare intorno a lui.
“Ancora…” Borbottò una donna in carne con un bambino piccolo in braccio, in fila davanti alla panetteria lì accanto. “Mi dispiace per lui…” Disse un uomo al suo amico sul ciglio della strada. Poco dopo, un certo trambusto costrinse la gente a fare largo, e senza sapere come, dai margini, Emrys si ritrovò quasi al centro dell’agitazione.
“Ti ho detto di non tenere il bersaglio al sole diretto!” Si lamentò una voce annoiata e arrogante allo stesso tempo. “Spostalo più avanti!”
Emrys rischiò di essere travolto da un ragazzo poco più grande di lui, che trasportava un grosso pannello di legno rotondo, dall’aspetto troppo pesante per il suo fisico smunto. E proprio mentre si spostava per lasciarlo passare, un tonfo più forte lo fece trasalire, mentre il ragazzo affannato inciampava, cadendo ai suoi piedi.
Un latrare di risate si sollevò dall’altro lato della strada. “Non fermarti!” Gridò la stessa voce arrogante di poco prima.
Emrys vide il ragazzo a terra arrossire imbarazzato, sforzandosi di sollevare il pannello troppo pesante per lui. Appena riuscì a rialzarsi a fatica, riecheggiò un altro tonfo e il ragazzo si lasciò sfuggire un gridolino spaventato.
“Forza, inizia a correre!” Ringhiò la voce arrogante. “Voglio fare pratica con un bersaglio in movimento.”
Quando distolse lo sguardo dal ragazzo magro che si affrettava a obbedire, Emrys si ritrovò a fissare il pugnale in mano a un ragazzo biondo più grande, molto più alto e grosso di lui, pronto a scagliare l’arma nella sua direzione da una decina di metri di distanza. Per un secondo i due si guardarono negli occhi, Emrys era accigliato, si stava chiedendo come qualcuno potesse trovare divertente una scena simile. Era ovvio che il ragazzo più grande fosse un giovane nobile, la presunzione traspirava da ogni suo respiro. Come era ovvio si aspettasse che Emrys sarebbe scappato trovandoselo davanti. Invece, solo per la soddisfazione di vedere la delusione nel suo sguardo altezzoso, Emrys pianto i piedi a terra, impassibile, quasi sfidando l’altro ragazzo a scagliare il pugnale se ne avesse avuto il coraggio.
Il biondo con le spalle larghe strinse pericolosamente gli occhi, e il muscolo dell’avanbraccio guizzò mentre si preparava a lanciare l’arma. Emrys rimase immobile e all’improvviso intorno a loro calò il silenzio.
“Ti sei divertito,” Emrys fu il primo a rompere quella strana quiete. “Ma adesso basta…”
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Il Toro lotta nel fango ma la vittoria sfuma al 94'.

MATERA - NARDÒ 1-1
Goal: 44' D'Anna, 94' Sicurella.
Fc MATERA: Brahja; Bello, Spinelli, Baldi, Carpineti; Zampa, Marigosu (42' Basualdo, 81' Cavallo)), Sicurella; Burzio (46' Coquin), Kernezo (70' Giordani), Di Piazza.
Substitutes: Testagrossa, Appeso, Diop, Berardocco, Tomaselli.
Head Coach: Alfio Torrisi.
Ac NARDÒ: Galli; De Crescenzo (87' Mazzotta), Delvino, Fornasier, Calderoni, Muňoz; Lucas (46' Lollo), Addae, Correnti (92' Pinto); D'Anna (55' Davì), Maletic.
Substitutes: De Luca, Gatto, Milli, Lollo, Trinchera, Biffero.
Head Coach: Fabio De Sanzo
Arbitro: Davide Testoni di Ciampino
Assistenti: Giovanni Ruocco di Brescia e Abibakr Darwish di Milano.
Ammoniti: D'Anna, De Crescenzo, Lucas, Delvino, Munoz (N) Spinelli, Sicurella (M)
Espulsi: 22' Baldi, 75' Davì, 92' Pinto.
Si gioca sotto la pioggia su un terreno inzuppato e fangoso.
2' corner di Calderoni, para Brahja. Ritmi subito frenetici.
Ammonito Spinelli per trattenuta prolungata su Maletic.
7' occasione Nardò. Delvino tira centralmente in mischia. Palla deviata in corner. Segue mischia con respinta difensiva.
14' pasticcio difensivo granata, batti e ribatti con traversa di Carpineti.
22' Pressione materana con tre corner consecutivi. In mischia gomitata di Baldi a Delvino. Il materano viene espulso.
24' cross di Bello. Para Galli.
27' De Crescenzo per D'Anna che buca la difesa ma viene stoppato al momento del tiro.
28' Maletic ruba palla, D'Anna contrastato al momento del tiro a porta vuota.
30' D'Anna anticipato da Brahja in uscita.
Ammonito Lucas.
Ammonito D'Anna per proteste.
Ammonito Delvino per gioco falloso.
L'arbitro cerca di compensare il rosso a Baldi.
41' tiro di Maletic, para in due tempi Brahja.
Esce Marigosu, entra Basualdo.
44' errore di Brahja, palla rubata da D'Anna che mette in rete. 1-0 per il Nardò.
Intervallo col Toro in vantaggio sul Bue.
Secondo tempo.
Nel Matera Coquin per Burzio. Nel Nardò Lollo per Lucas.
Ammonito Sicurella per proteste.
Attacchi materani insistiti.
Dopo due corner lucani, ripartenza con tiro di Correnti alto.
52' Correnti ci riprova dai 30 metri. Para Brahja.
55' D'Anna infortunato chiede il cambio. Entra Davì.
58' occasione Matera. Cross di Kernezo, Di Piazza colpisce di testa mandando alto sopra la traversa.
61' grande parata di Brahja su tiro ravvicinato di Correnti.
Ammonito Muñoz per trattenuta prolungata.
62' Cross in area di Basualdo, para Galli.
63' tiro di De Crescenzo deviato in corner.
65' corner di Calderoni, testata di Muñoz facilmente parata da Brahja.
69' tiro di Addae fuori di poco.
70 dentro Giordani, fuori Kernezo nel Matera.
Ammonito De Crescenzo per fallo.
74' mischione nel fango dell'area neretina. Galli respinge poi spazza Correnti.
Espulso Davì su segnalazione assistente.
81' entra Cavallo per Basualdo.
82' Giordani lancia in area. Para Galli.
85' Calderoni salva di testa su tiro di Sicurella
87' esce De Crescenzo, entra Mazzotta.
89' grande parata di Galli su tiro di Sicurella.
91' Zampa e Spinelli si mangiano il goal del pari. Palla fuori.
92' entra Pinto per Correnti.
Espulso Pinto appena entrato.
Pareggio in extremis del Matera con Sicurella che trova in area lo spazio per battere Galli sul secondo palo. 1-1.
Finisce in parità una combattutissima partita nel fango rovinata dalle assurde decisioni dell'aspirante arbitro Testoni.
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