#Cavaliere del Lavoro
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è mancato il Dottore Oronzo De Matteis - Commendatore e Cavaliere del lavoro
è mancato il Dottore Oronzo De Matteis – Commendatore e Cavaliere del lavoro
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Punti di vista, affari di gusto e olfatto
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-Sono brutta. Non mi calcola nessuno. Mi prendono in giro sin da quando ero ragazza.
-Smettila!
-No: sono veramente brutta, nessuno mi si fila…
-Allora oltre che brutta sei scema…
-Aooooh… Che vuoi dire?
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-Ma secondo te perché perdo tutto questo tempo con te? Non ti sei accorta che mi struggo di passione se solo mi ti appendi al braccio? Che così mi sento un vero cavaliere medievale e cammino a un palmo dal terreno? Che ti difenderei da qualsiasi drago?
-Ma… che cazzo dici? Sei sposato con una vera Dea; una gnocca che levati… ma che vuoi, da me? Lasciami perdere, per favore. Non mi illudere, che poi ci credo. Vai a quel paese, vai… ma come ti permetti...
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L’ho presa per un braccio immediatamente, portata nel magazzino stoccaggio pneumatici della ditta in cui lavoriamo. Poi l’ho inchiodata a una pila di ruote di trattore e l’ho baciata. L’ho girata e le ho messo direttamente una mano tra le cosce, perché non ne potevo proprio più e lei, sgranando gli occhi dalla sorpresa, ma comunque felicissima di essere finalmente desiderata da un uomo, mi ha detto che non potevamo rischiare il licenziamento. Ci siamo ricomposti e siamo tornati ognuno al proprio posto di lavoro.
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La sera stessa, con la scusa di un improvviso ritrovato interesse per il calcetto, sono andato dritto a casa sua. Lei non ha neppure fatto a tempo ad aprire e dire: “ciao, non ti aspettav…” che in trenta secondi l’ho spogliata e quindi le ho fatto provare tutto ciò che una donna di quarant’anni deve assolutamente provare, semplicemente perché ne ha diritto. Ogni donna deve poter godere delle gioie che può darle un uomo con gli attributi. L’ho assaggiata, leccata e fatta godere in tutti i modi possibili. Dio, se era felice! E io più di lei.
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Mi spiace tantissimo per mia moglie, che da giovane era una fotomodella e ancora oggi è una femmina stupenda. Ma per questa donna piccola, zitella, dal poco seno, naso aquilino, gambe a X e tutti i complessi del mondo nella testa, io ho proprio perso la trebisonda. Il suo sapore mi ha catturato definitivamente. Il suo odore m’è entrato nell’anima. La voglio. Di continuo. Non so neppure io come sia potuto accadere. Boh?!? Perché l’amore è semplicemente un mistero. Una trappola in cui però ognuno vuole assolutamente cadere. Il prima possibile.
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RDA
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Leggo che in giappone un professore è stato licenziato e gli hanno tolto 127000 euri di pensione perché al distributore si versava caffè in quantità maggiore rispetto a quella che aveva pagato.
Noi abbiamo nominato il cane della Cirinnà cavaliere del lavoro.
...
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A 44 anni per una donna è difficile trovare un lavoro.
Se abiti fuori Milano, forse di più.
Se non accetti le avance di "imprenditori" e selezionatori, poi, perdi molte occasioni.
Poi finalmente, un colloquio per un impiego in azienda, part time ma per lo meno non è il "solito call center" sottopagante.
Però...
C'è un grosso però, un peroooone:
Il lavoro è vicino alla grande staziooone!
😱
Vabbè dai, su, che sarà mai...
Salah dice sempre che tutto è ok, che la milano green ora è new deal e presto tornerà quella da bere!
Ci vai.
Vai a vedere.
Per forza, eh.
L' affitto, le bollette, le multe (???), la spesa, e mettici almeno uno spritz ogni tanto...
Quindi si va.
Meno male che è giorno pieno,
le 1330 più o meno...
Già il viaggio in metro è un mezzo disagio
e quando scendi in centrale,
il cuore batte che manco un manovale...
Passi veloci nei corridoi semi deserti e... Tre risorse, che già avevi notato sul convoglio, te le ritrovi alle spalle.
Gradini, luce, cielo azzurro.
Un po' di gente che passa e che va, ne abbiamo.
Ma tutti son presi, o dalla fretta o dal cellulare, mentre la tua angoscia sale, quando vedi che anche il trio risale,
da quelle maledette scale.
Ma che vogliono??
Affretti il passo accanto al colonnato dei portici del grande viale.
Occhi avanti e mani sulla borsetta a tracolla.
Pregando che gli stivaletti neri non ti tirino proprio ora un brutto scherzo,
con un'occhiata ne vedi prima due e poi anche il terzo...
Arrivi al portone, aperto per fortuna, e con mezz'ora di anticipo entri nell' androne,
chiudendo l'uscio dietro di te, come fosse quello di casa tua.
Guardi fuori nel porticato dei senzatetto,
con orrore noti ancora lí fuori il maledetto terzetto.
Che vorranno fare? Staranno lì ad aspettare?
Si, è così.
All' uscita sono ancora lì, per te.
Donna di 44 anni che per un colloquio in centrale per poco non finisci male.
Donna che a quel lavoro dovrà rinunciare perché mica sempre un cavaliere ti potrà salvare.
Remigration ✈️✈️✈️✈️ all west islamfree and comunismfree
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POST SEMISERIO SULLE RELAZIONI.
La donna cerca e spera di trovare nell’uomo e nell’unione con lui due cose soprattutto:
Protezione e sicurezza.
Ella sa che percependosi protetta e sicura, potrà esprimere il suo Yin, cioè dolcezza, accoglienza, sensibilità, amorevolezza.
Quando entra nella coppia, ci entra con queste “aspettative”.
L’uomo entra nella coppia perché anela a qualcuno che si prenda cura di lui, si pone in relazione come un bambino, o un adolescente.
Uno psicologo ha affermato che le donne più felici, sono single, e gli uomini più felici, sono sposati.
Queste dinamiche all’inizio vengono mascherate dai fumi suadenti dell’energia ses*uale, la quale impedisce di vedere davvero cosa si sta realmente muovendo nella relazione che sta nascendo.
Ecco che quando la donna scopre che il cavaliere dall’armatura scintillante è in realtà un adolescente viziato e prepotente, anch’ella si trasforma da principessa a matrigna e ferma la sua ascesa al divenire Regina.
Bel guaio.
Nulla esiste al mondo di più letale di una donna che rinuncia alla relazione rimanendo nella relazione come matrigna o come “sguattera”.
Povero il disgraziato che dovrà fare i conti con la sua ira funesta a volte manifesta a volte passiva, ma attenti entrambi sono in uno stato di totale frustrazioni come due debuttanti che si ritrovano a servire il te al ballo.
Allora la donna si sente costretta a scegliere tra due possibilità: o chiude la relazione o continua e gliela fa pagare cara, invece l’uomo permane in quello stato di soddisfazione adolescenziale anche tutta la vita non provando mai o quasi mai ambizione altra.
Oggi, moltissime donne hanno rinunciato al proprio femminile a causa di questo guaio immenso che chiamerei guaione, tragedia, infima condanna.
Si sono travestite da uomo e hanno messo sulle spalle la croce di dover prendersi cura del marito 14 enne, dei figli di 2,3 anni, del gatto, della casa, del lavoro e spesso anche delle finanze del marito o comunque di gestire la sua vita come se egli fosse e di fatto è un pubero immaturo.
Ce ne sono migliaia di donne così o anche di donne che per schivare il suddetto mega proiettile, decidono di tenersi solo cane, gatto, casa e lavoro, rinunciando al compimento della relazione di della maternità (Parthenope in fondo parla di questo, piccola parentesi cinematografica).
Ora care mie possiamo trasformare questo flagello in una grande possibilità quella di diventare davvero Yin e Yang e ricomporre la nostra identità spezzata in due.
E lo stesso i cari fratelli, che privati della sostituta materna o evolveranno nutrendo il loro femminile o rimarranno sposati con la madre fino alla sua morte e oltre (come in psycho, altra parentesi cinema).
L’era della coppia zoppa è finita, questi antichi giochini della matrix si sono rotti.
È tempo di ricomporre i cocci personali e donarsi solo ad un altro o altra interi scivolando all’abbisogna da una polarità all’altra senza restare rigidamente ancórati al ruolo e rimanendo così perpetuamente delusi e frustrati.
Senza queste premesse non solo non parlerei di relazione ma sarebbe da preferisci persino un criceto o un pesce rosso o un bambolo o bambola gonfiabile, almeno da risparmiare i denari per gli avvocati, le ulcere, le coliti, i mutui e dei figli poli traumatizzati che a 16 anni vi insulteranno come degli Hooligans con la squadra avversaria.
ClaudiaCrispolti
Adesso non vi sperticate a puntare l’indice contro le donne o contro gli uomini e dire io non sono così. Non ce ne frega niente.
Qui si parla in generale e sei tu sei l’eccezione, bravo, brava, ok ma mi raccomando tientelo per te.
Polemiche, messaggi aggressivi che denotano solo il livello di frustrazione e altre noiosità verranno esposte al pubblico ludibrio con mio grande giubilo. 😋👍
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 45
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- Saprai la verità molto presto.
Ma perché? Ma che ne sa Ryou, che logicamente dovrebbe essere confuso come tutti gli altri! Questa è una delle parti dove New ha fatto un miglioramento: eliminare tutto il teatrino dei sospetti su di lui, e mostrarlo mentre cerca risposte insieme agli altri invece di fargli dire frasi a effetto canis mentulae.
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Ah, nel doppiaggio italiano si parla di bisboccia tutta notte. Mica male. I sottotitoli inglesi fanno qualcosa di molto più allusivo, e io nuovamente resto con il dubbio amletico di 'ma quale sarà quello più fedele all'originale?'.
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- Sì, finalmente l'idea giusta per risolvere quel buco di trama ... e le parole giuste per fare fluire quel dialogo in piena coerenza con tutti i personaggi... questa scena verrà benissimo, sì. No, aspetta, ora devo mettermi lì e scriverla io?
Come sarebbe a dire che non è così che è andato questo monologo?
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- Okay mettiti al lavoro, io vado a lavare i piatti.
- Ma scusa non avevi detto che mi avresti insegnato?
- Se lo facessi io per te non varrebbe molto!
A' Faccia de Culo, non è quello che ti ha chiesto! C'è una zona grigia tra 'fare il lavoro al posto di qualcuno' e 'mollargli un libro e dirgli di attaccarsi', e quella zona grigia si chiama appunto 'insegnare'!
E lei che ci crede pure. Logica shojo.
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Ecco, dopo che lei ha quasi demolito la cucina lui finalmente si decide a dare una mano. Con Ryou che sta lì a guardare ma con grande dignità e rispetto si astiene dal dire/fare alcunché.
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Devo dire che tutta la parte di questo discorso è ... in egual misura disturbante e pietosa. Kisshu ovviamente ha zero considerazione per Ichigo come persona, par de course, ma al tempo stesso si capisce che dopo i ripetuti fallimento su tutti i fronti e l'essere stato allontanato dai suoi compari il suo contatto con la realtà è decisamente tracollato. In particolare per come prospetti a Ichigo di andarsene da soli da tutto e da tutti, dopo essere stato il più ardente propositore della lotta per gli alieni indipendentemente da Deep Blue: questo ormai non capisce più niente.
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Bello come siano già arrivati tutti al gran completo, le ragazze già trasformate, e non facciano che rimanere lì impalati a guardare il dramah.
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Personalmente apprezzo moltissimo questa scena perché pone un'ottima base al voltafaccia finale di Kisshu. Perlomeno questa del vecchio anime è l'unica delle versioni che ci provi. Nel manga cambia idea ogni due secondi, era lì che gongolava all'idea di uccidere Ichigo pochissimo prima di farsi ammazzare per lei, ma almeno ha avuto un momento in cui ha rinunciato a ucciderla. In New peggio che andar di notte, tenta di strangolare Ichigo dopo la sua crisi di pianto e si ferma solo perché interrotto dal Cavaliere Blu.
In questa versione Kisshu è sempre fuori come un balcone, finché non arriva questo momento in cui crede di avere effettivamente ucciso Ichigo. Per una manciata di secondi ha avuto esattamente quello che pensava di volere, la distruzione della ragazza che l'ha rifiutato, e si è reso conto che no, al contrario, anche vederla con qualcun altro era preferibile al vederla morire. In pratica questa scena ha preso il posto dell'addio finale nel manga, visto che da ora in avanti Kisshu lascerà effettivamente in pace Ichigo - se non in una finta per scatenare il potere del Cavaliere Blu.
Ed ecco qui perché la versione di Kisshu del vecchio anime è la mia preferita: restano fermi i tratti di squilibrio e instabilità, certo, ma c'è un arco caratteriale invece che un cambiamento repentino e apparentemente immotivato.
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E se il vecchio anime rende un ottimo servizio a uno dei miei personaggi preferiti, per controbilanciare corre a sminchiarne un altro. 'Scommetto che sei rimasta sorpresa' ... a rigore di logica dovresti esserlo anche tu, Masaya!
Nel manga, e in New, è reso molto ben chiaro che Masaya non è consapevole nella trasformazione ner Cavaliere Aò, anzi, quando lo fa davanti ad Ichigo reagisce con sorpresa lui stesso, e rimane confuso al proprio 'nome da battaglia' come se non l'avesse mai sentito prima.
E questa cosa ha senso, succede poco prima della rivelazione su Deep Blue e nel frattempo nessuno riesce a farsi troppe domande perché ci sono diverse battaglie in rapida successione e non ne hanno il tempo materiale.
Ma se Masaya fosse stato consapevole fin dall'inizio come questa versione sembra implicare ... la cosa non sta in piedi. Masaya per quanto ne sa è un ragazzo normalissimo, se di colpo si fosse trovato con la capacità di trasformarsi in guerriero alieno avrebbe avuto un milione di domande. E molto probabilmente ne avrebbe parlato con Ichigo, quando lei gli avesse rivelato di essere una Mew Mew: non solo avrebbe avuto un 'segreto' da rivelarle a propria volta, ma forse lei sarebbe stata in grado di dargli risposte, visto che ha subito una trasformazione a sua volta. E sicuramente le avrebbe fatto comodo un alleato sempre con lei, invece di fargli comprendere il pericolo col sesto senso o roba del genere.
Poi, la reazione degli altri: lì tranquilli che guardano la scena, al massimo sono sembrati un po' sorpresi al momento. Altro che lasciarli mangiare i cioccolatini, avrebbero dovuto fare a Masaya un terzo grado che CIA scansate proprio, soprattutto perché alla rivelazione si sarebbe aggiunto il fattore 'perché minchia l'hai tenuto nascosto scusa'.
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COS'È.
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Paola Boschin
Attendo, da tempo, la nomina a Cavaliere del Lavoro di un’operaia/o, con 40 e passa anni di lavoro a catena.
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Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo.
E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro.
L’amore finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore.
Dove sparendo la foresta
e l’aria verde,
chi resta sospira nel sempre più vasto
paese guasto:
come potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.
Giorgio Caproni
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Strappare Longobardi
Il sindaco Bandelli ci tiene a quel tratto longobardo, tanto che lui proprio quelle cose di Roma non le manda giù.
Che si fatica qui, che sfaticati là, che quello di strapparelungoibordi parla come quei politici là sul telegiornale del primo e che lui non lo capisce.
E allora nel cinema all'aperto, da luglio a settembre, sul porfido nuovo di Piazza Giobetti (che era un parente alla lontana della moglie, cavaliere del lavoro), si proiettano solo pellicole longobarde.
Ruralità post-fascista, baby boom e cabriolet di importazione brianzola. Una produzione di revisionismo grana e polenta del morosetto della figlia.
E mentre scorrono inutili le immagini di "Strappare Longobardi", è tutto un frugare in penultima fila, con quei due assatanati della Lorella e del Peppe detto "il rana" per quella voce gracidante. La Lorella è la figlia del Bandelli, la cognata del regista, che per l'occasione si è messa tutta in ghingheri con una gonna portafoglio che svolazzava solo a guardarla.
Comoda per il rana, che le gracidava sul collo mentre inzuppava.
E dietro, come sempre, il Mariello, che guardava e si palpottava.
Così l'apoteosi cinematografica di una partita di briscola si trasforma lenta da un cappotto di noia ad uno scrosciare si succhi sulla poltroncina della Lorella, che il buon Mariello lapperebbe volentieri se non fosse per lo scrosciar dell'applauso di regime.
Scuote la testa la Bibliotecaria che ancora odora delle sue letture intense e pensa che un giorno vedrà un film vero, mentre il suo animo mastica lento il guardare le mani tra le gambe della Lorella e la sera sublima il rosicare muto tra le parole della Merini, desiderosa di assaggiare lo sperma.
Il suo sperma bevuto dalle mie labbra era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica esultanza guardando i suoi occhi neri che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana e mai fu più feroce il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due come il timone di una nave che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri per molti anni ancora i baci e le speranze e non credevamo più in Dio perché eravamo felici.
(Alda Merini)
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5 STORIE DI FANTASMI DELLA SARDEGNA
Oltre le cime delle montagne e le scogliere della costa, la Sardegna nasconde segreti antichi e oscuri, avvolti dal mistero e dal terrore.
La terra sarda è infestata da creature spettrali, creature che affondano le loro radici nella storia stessa dell'isola. Queste presenze sinistre possono manifestarsi in qualsiasi momento, dall'oscurità della notte all'ora del tramonto, per terrorizzare coloro che incappano nei loro percorsi.
In questo articolo, esploreremo cinque storie di fantasmi della Sardegna che sono state tramandate di generazione in generazione e che sono giunte sino a noi.
Cunfraria
Nella storica Sassari, città del nord Sardegna, si racconta la leggenda di una processione di fantasmi che appare la notte del 31 ottobre. Secondo la tradizione locale, questi fantasmi possono essere visti vicino all'incrocio tra via San Sisto e via Santa Apollinare. Le loro forme spettrali si muovono silenziosamente per le strade come per qualche commissione invisibile.
Alcuni dicono che questa processione di anime che viene chiamata “Cunfraria” cioè confraternita, sia composta da spiriti di defunti che ritornano nel regno dei vivi in questa notte santissima. Altri sostengono che siano la manifestazione di antiche maledizioni, evocate dalla magia oscura e da intenti malevoli. Qualunque sia la loro origine, si dice che la vista di queste apparizioni spettrali riempia i cuori di coloro che le vedono di paura e terrore.
Don Blas
Nell'oscuro e antico castello di Burgos, c'è una leggenda di un terrificante fantasma che custodisce un favoloso tesoro. Il suo nome è “Don Blas d'Aragona��, un grande e potente cavaliere iberico del XVI secolo che ha incontrato la sua prematura scomparsa in una sanguinosa battaglia molto tempo fa, quando la Sardegna viveva il periodo della dominazione spagnola. Secondo i racconti, “Don Blas” fu condannato a trascorrere l'eternità a custodire il tesoro che gli era stato affidato in vita. Così il suo spirito infesta il castello, legato per sempre alle sue mura. La sua presenza è un costante promemoria del potere e della ricchezza che giacevano nascosti all'interno.
Panas
In Sardegna esiste una leggenda colma di tristezza e terrore che per secoli ha perseguitato i cuori e le menti degli uomini. È una storia di dolore e disperazione, di perdita e rimpianto, una storia che è stata tramandata attraverso i secoli.
Si racconta che i fantasmi delle donne morte di parto siano condannati a tornare nel mondo dei vivi per sette lunghi anni, infestando la terra durante le ore buie della notte.
Gli anziani sussurrano che questi fantasmi, noti come “Panas”, appaiano vicino ai corsi d’acqua e si possano vedere intente a lavare i panni insanguinati del loro figlioletto. Non possono comunicare o interrompere il lavoro per nessuna ragione. Se qualcuno le disturbasse, dovrebbero ricominciare il loro rituale di penitenza daccapo e si vendicherebbero spruzzando acqua verso chi osa disturbarle.
Femminedda
Nelle remote regioni di Sant'Antioco, presso le colline che circondano Maladroxia, esiste un antico Nuraghe noto come sa “Femminedda”.Il suo nome è legata ad una strana leggenda che narra di uno spirito inquieto che ancora oggi aleggia intorno alle rovine del monumento.
Si dice che lo spirito appartenga a una giovane donna giustiziata in circostanze violente e misteriose secoli fa, la cui anima è stata condannata a vagare senza pace.
La fanciulla, accusata di un crimine infamante, fu sottoposta a una punizione esemplare e brutale, che mirava a fare di lei un monito per il popolo. Fu decapitata e il suo corpo fu sepolto in una chiesa sconsacrata fuori dal centro abitato, mentre la sua testa sarebbe nascosta nel cuore del borgo.
A causa di questo trattamento crudele e sconsiderato, l'anima della giovane, ribattezzata “sa Femminedda”, è stata condannata a vagare senza pace lungo i sentieri di campagna e le vie del paese.
Marchesa Malaspina
A Bosa, paese di mare senza tempo, la figura spettrale della marchesa Malaspina continua a vagare senza pace. Letizia, questo il suo nome, fu accusata di un grave crimine: l'adulterio con un amante sconosciuto. Il marito, geloso al punto da perdere la ragione, fece scavare una rete di tunnel segreti dal castello al paese, in modo che la marchesa potesse muoversi al riparo dagli occhi indiscreti.
Ma neppure l'inganno più elaborato riuscì a sfuggire alla furia distruttiva del marito. In preda ad un raptus di gelosia, egli fece mozzare le dita della marchesa, conservandole gelosamente in un fazzoletto che mostrò ad alcuni amici. Lui fu condannato a morte e lei sparì senza lasciare tracce.
Tuttavia, non tutti credono che il fantasma di Letizia sia scomparso del tutto. In molte notti, si possono ancora udire i suoi lamenti disperati provenire dalle rovine del castello dei Malaspina. Si dice che l'anima della marchesa sia rimasta intrappolata in quel luogo, tormentata dai suoi rimpianti e dalla sua disperazione.
#sardegna#creature fantastiche#fantasmi#ghost posts#ghost#ghost story island#panas#don blas#libroillustrato#horror#femminedda#cunfraria#fantasy
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The Penguin la serie con Colin Farrell: più I Soprano che Batman
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Dopo aver affrontato il Batman di Robert Pattinson, Colin Farrell torna a interpretare Il Pinguino nella serie The Penguin: più che nell'universo dell'Uomo Pipistrello sembra però di essere in una copia sbiadita di I Soprano.
Il tema musicale di Michael Giacchino e la fotografia che vira sui toni del rosso sangue a incorniciare l'Oswald Cobblepot di Colin Farrell nella prima scena di The Penguin, dedicata a Il Pinguino, tra i nemici storici di Batman, ci fanno illudere che la serie sia la diretta continuazione dello splendido The Batman di Matt Reeves, con Robert Pattinson nel ruolo del Cavaliere Oscuro. In effetti la miniserie in otto episodi, ideata e scritta da Lauren LeFranc, è ambientata una settimana dopo i fatti del film, ma, se quella che vediamo non si chiamasse Gotham City, potrebbe trattarsi di una qualsiasi storia crime nata per emulare I Soprano.
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Colin Farrell è Il Pinguino
The Penguin racconta l'ascesa di Oswald Cobblepot - detto Il Pinguino per via dell'andatura claudicante - nella scena criminale di Gotham City, appunto. Nell'opera di Reeves l'abbiamo conosciuto come uno degli scagnozzi di Carmine Falcone e qui, dopo la sua morte, lo vediamo determinato a prenderne il posto. Deve quindi vedersela con i figli del boss, Alberto e soprattutto Sofia (Cristin Milioti) Falcone, rinchiusa per dieci anni nell'Arkham Asylum, il manicomio criminale della città, e intenzionata a vendicarsi di chi l'ha tradita.
Apparso per la prima volta nel numero 58 dei fumetti Detective Comics nel 1941, Il Pinguino è uno dei villain più importanti e famosi di Batman. In più di 80 anni di storia ha avuto diverse riscritture, passando dal ladro delle origini al magnifico freak interpretato da Danny DeVito in Batman - Il Ritorno di Tim Burton a inizio anni '90. In questa ennesima nuova vita il personaggio è stato rimaneggiato con un chiaro riferimento in testa: il Tony Soprano di James Gandolfini. Purtroppo però si tratta di una copia sbiadita.
Il Pinguino come Tony Soprano
Iconograficamente Il Pinguino ha sempre avuto il naso aquilino e bassa satura: la versione interpretata da Colin Farrell mantiene quel profilo, ma ha una fisicità molto più imponente. E delle cicatrici a segnarne il volto. Lo stile e la parlata poi non sono più quelli di una persona appartenente a una famiglia benestante che lo ha ripudiato, ma ha l'accento italoamericano e un gusto tipico da gangster, con catena d'oro al collo e macchina sportiva viola. Anche le sue motivazioni sono diverse: se Burton ne ha intuito il potenziale drammatico ritraendolo come una persona rifiutata perfino dai genitori per via dell'aspetto mostruoso, qui il suo desiderio di riscatto è tutto indirizzato nell'acquisizione di soldi e potere. Nella versione di Farrell si perde quindi la vena più romantica del personaggio.
Anche perché gli affetti vengono completamente ribaltati: nella serie la madre di Oswald Cobblepot, che qui preferisce farsi chiamare Oz Cobb, non solo è ancora viva, ma è praticamente in simbiosi con il figlio. Esattamente come succede in I Soprano, in cui il boss Tony Soprano comincia ad andare in terapia all'insaputa di tutti per via del suo rapporto complicato con la terribile madre Livia.
La serie di Cristin Milioti
Se sotto alla pesante maschera di gomma che ne stravolge i connotati Colin Farrell non sembra particolarmente ispirato, potendo fare sfoggio delle proprie abilità soprattutto grazie a voce (su cui ha fatto un lavoro praticamente di imitazione del compianto James Gandolfini) e andatura, a prendere in mano la serie è soprattutto Cristin Milioti nel ruolo di Sofia Falcone. Il personaggio, apparso per la prima volta nella storia Batman: Il lungo Halloween, scritta da Jeep Loeb e pubblicata tra il 1996 e il '97, ci dà infatti la possibilità di scoprire la vita quotidiana ad Arkham: non esattamente una passeggiata. È lei ad avere l'arco più interessante, spiccando sia rispetto al protagonista che al personaggio, creato appositamente per la serie, interpretato da Rhenzy Feliz, ovvero Victor Aguilar, adolescente che diventa il tuttofare di Cobb.
Sete di potere, crimine, vendette, alleanze: in otto episodi Batman non viene praticamente mai nominato, al contrario dei tanti cliché del genere, tutti presenti. Anche troppo. The Penguin non aggiunge praticamente nulla a quanto visto nel film di Reeves e finisce per essere una pallida imitazione del modello di partenza. Citando una battuta pronunciata proprio da Colin Farrell nel film In Bruges - La coscienza dell'assassino di Martin McDonagh, potremmo definire The Penguin come il Tottenham, la squadra di calcio: "Il purgatorio è una via di mezzo. Non hai fatto proprio schifo ma non sei neanche stato un granché. Come il Tottenham".
Conclusioni
La serie The Penguin racconta l'ascesa di Oswald Cobblepot, detto Il Pinguino, nella scena criminale di Gotham City. Ambientata una settimana dopo i fatti del film The Batman di Matt Reeves, con protagonista Robert Pattinson nel ruolo dell'Uomo Pipistrello, non aggiunge molto alla pellicola, rivelandosi una copia sbiadita di I Soprano. Sotto la pesante maschera di gomma Colin Farrell si lancia infatti in un'imitazione di James Gandolfini.
👍🏻
L'interpretazione di Cristin Milioti nel ruolo di Sofia Falcone.
L'atmosfera cupa di Gotham City.
Le scene nell'Arkham Asylum.
👎🏻
Questo Pinguino deve troppo a Tony Soprano e poco all'universo di Batman.
La storia contiene tutti i cliché del genere gangster.
Il personaggio di Victor Aguilar è debole.
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William Hoy: il montatore di “The Batman” ritorna in grande stile con “Superman”
Cari amici di Batman Crime Solver, oggi parliamo di un nome che gli appassionati del Cavaliere Oscuro dovrebbero ben conoscere: William Hoy. Se amate, come me, film The Batman (2022), avrete già visto il suo straordinario lavoro dietro le quinte, dove ha contribuito a dare ritmo e intensità alla visione di Matt Reeves sul vigilante di Gotham. Ora, Hoy è pronto a lasciare il suo segno su un altro…
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Giuseppina Di Foggia e il Master Terna: il futuro del sistema elettrico tra digitalizzazione e sostenibilità
Innovazione, formazione e transizione energetica: il modello vincente di Terna per il futuro dell’energia
Innovazione, formazione e transizione energetica: il modello vincente di Terna per il futuro dell’energia Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna SpA, nonché Cavaliere del Lavoro della Repubblica Italiana e Membro del CdA della Luiss Business School, apre la terza edizione del Master di II livello in “Digitalizzazione del sistema elettrico per la transizione…
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Dedico questo riconoscimento a mio padre, che nel 1977 ricevette lo stesso titolo. Silvio Berlusconi resterà per sempre 'il Cavaliere', continua Marina Berlusconi. Sono passati più di quarant’anni, ma ricordo come fosse ieri quella giornata a Roma in cui mia madre, io e mio fratello Pier Silvio lo accompagnammo alla cerimonia per questa onorificenza: ero una bambina, e quel momento resterà per sempre nel mio cuore.
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La maggior parte degli approcci alla crescita personale, è concorde nel ritenere che quando le diverse parti della nostra personalità collaborano armoniosamente tra loro, l'essere umano riesce a sviluppare il proprio pieno potenziale.
La gestalt ha espresso questo attraverso il lavoro sulle polarità, la PNL con il lavoro sui livelli neurologici di Robert Dilts, la psicosintesi con le visualizzazioni riguardanti il dialogo tra le submodalità, Jung e la psicologia del profondo mediante il bilanciamento e l'integrazione tra conscio e inconscio, e via di seguito.
Questo ci dà una indicazione fondamentale.
E cioè che tutto ciò che possiamo realizzare nella nostra esistenza non è dettato tanto o solamente dalle condizioni in cui ci troviamo, ma dallo stato di coerenza interna cui riusciamo ad arrivare.
Più andiamo d'accordo con noi stessi, dando una forma armoniosa alla nostra anima, più riusciamo a esprimere le nostre risorse.
Mentre invece tanto maggiore è il livello di conflittualità interiore che abbiamo, tanto minoreli saranno le possibilità di esprimere i nostri bisogni autentici, i nostri valori, e la nostra passione per la vita.
Come una squadra di calcio riesce a vincere quando tutti i giocatori vanno d'accordo tra loro, e ognuno ha il suo ruolo, che fluisce positivamente compensandosi con quello degli altri, allo stesso modo noi riusciamo a realizzare quello che vogliamo nella vita solo quando troviamo un accordo con noi stessi.
Quando mettiamo d'accordo, dentro di noi,
Il poeta e lo scienziato,
Il bullo e il timoroso,
Il cavaliere e il mendicante,
La madre e la donna,
L'imprenditore e l'ubriacone,
Il bambino vulnerabile, tradito, spaventato, e quello capriccioso e incazzato,
La bambina abbandonata, ferita e timida, e quella intraprendente, curiosa e libera,
Allora, e solo allora, cominciamo a mostrare la nostra potenza.
Ecco perché quando siamo in pace, sereni, in armonia, e ci sentiamo forti, stabili, l'universo sembra metterci su un piatto d'argento tutto ciò che vogliamo, quasi senza sforzo.
Perché la realtà esterna riflette sempre la realtà interna.
Più ti allinei con ciò che sei veramente, più il mondo deve piegarsi al tuo livello di autenticità e coerenza interna.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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