#Casa Della Musica
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Allora my period was about to come so I was overwhelmed already but stamattina alle 5:15 mi sono immaginata un eventuale spinoff su Filippo che piacerebbe solo a me e ho pianto sola nel letto
#sono particolarmente sensibile al nulla in questi giorni ignoratemi pure#ma lui esce dal beccaria con nad che lo aspetta a casa con una bimba in pancia!!!!! la chiamano Paola#lei studia per diplomarsi lui riesce a farlo prima e si trova un lavoro#quando nasce la bimba sono così feliciotti e lui vorrebbe affittare un appartamento per andarsene dalla casa dei suoi ma vuole farlo solo#con i suoi mezzi#lavora tipo come operaio e fa una fatica allucinante a trovare quel lavoro esce prestissimo e torna tardissimo ma è il papà e il compagno#migliore del mondo tutto 'faccio ioooo' 'riposatiiiii' 'la cambio iooooo' pure se è stanco morto#e manda le foto a carmine e carmine se le appende in cella ma prima le fa vedere a tutto l'ipm (edoardo piange un po')#Filippo è anche super insicuro!!!!!!!!!!!! si guarda le mani e le vede piene di sangue e ha paura di sporcare paola ma nad lo tranquillizza#sempre se lo coccola un sacco#e poi alla fine lei si diploma al conservatorio e fa dei corsi di musica ai bimbi e riescono a mettere via un po' di soldi#e finalmente hanno una casetta tutta loro e si sposano e sono abbastanza stabili che filippo riesce ad iscriversi in università#e diventa educatore#finisce bene questa storia niente angst tuttə vivə#vanno a pescara a sorpresa si piazzano sotto la sede della polizia e aspettano che esca paola#(lei scoppia in lacrime)#scusate basta la smetto perché sto per piangere di nuovo#mare fuotag
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Cinefestival Immersi nelle Storie 2024: Recital di Giovanna Nocetti ad Alessandria
Un evento imperdibile: Giovanna Nocetti si racconta al Cinefestival Immersi nelle Storie 2024 di Alessandria
Un evento imperdibile: Giovanna Nocetti si racconta al Cinefestival Immersi nelle Storie 2024 di Alessandria. Un Recital di Giovanna Nocetti per il Cinefestival ad Alessandria Il 7 novembre Alessandria ospiterà una serata speciale: Giovanna Nocetti, celebre cantante e produttrice discografica, sarà protagonista del recital “Giovanna si racconta”. Questo evento si inserisce nel programma del…
#A casa dopo l’uragano#Alessandria eventi#Alessandria today#Alessandro Paola Schiavi#Arte cinematografica#Arte e spettacolo#Arte Italiana#Artisti Italiani#autrice Giovanna Nocetti#CINEFESTIVAL IMMERSI NELLE STORIE#cinema e umanità#cinema in Piemonte#circoli cinematografici#comune di Alessandria#Cultura cinematografica#eventi culturali Alessandria#Eventi Gratuiti#evento culturale autunnale.#evento gratuito Alessandria#festival cinema#festival umanistico#FICC#Giovanna Nocetti#Giovanna Nocetti 1967#Google News#italianewsmedia.com#Kicco Music#La voce della Luna#Musica italiana#Musica live
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PRIMA PAGINA La Sicilia di Oggi lunedì, 05 agosto 2024
#PrimaPagina#lasicilia quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi siracusana#maga#muti#musica#fantasy#catania#posteggiatori#abusivi#nelle#della#minaccia#madre#droga#casa#mare#agitato#salvata#straniera#giardini#squadre#volontari
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Ripeti a voce, con molta concentrazione, dopo avere respirato profondamente.
Mi do il permesso di separarmi da persone che mi trattano bruscamente, con violenza, che mi ignorano, che mi negano un saluto, un bacio, un abbraccio… Da questo preciso momento le persone brusche o violente sono fuori dalla mia vita.
Mi do il permesso di non costringermi ad essere “l’anima della festa”, la persona che mette entusiasmo in tutto o quella sempre disponibile al dialogo per risolvere conflitti quando gli altri nemmeno ci provano.
Mi do il permesso di non intrattenere ed incoraggiare gli altri a costo di stancarmi io: non sono nata per spingerli ad essere sempre al mio fianco.
La mia esistenza, il mio essere è già prezioso.
Se vogliono stare al mio fianco devono imparare a valorizzarmi.
Mi do il permesso di lasciar svanire le paure che mi hanno inculcato da bambina. Il mondo non è soltanto ostilità, inganno o aggressione. Ci sono anche tanta bellezza e gioia inesplorata.
Mi do il permesso di non stancarmi nel tentativo di essere perfetta. Non sono nata per essere la vittima di nessuno. Non sono perfetta, nessuno è perfetto e mi permetto di rifiutare gli schemi altrui: una persona senza difetti, estremamente impeccabile ovvero disumana.
Mi permetto di non vivere nell’attesa di una telefonata, di una parola gentile o di un gesto di considerazione. Mi affermo come persona che non dipende dalla sofferenza. Non aspetto rinchiusa in casa e non dipendo da altre persone. Sono io stessa a valorizzarmi, mi accetto e mi apprezzo.
Mi permetto di non voler sapere tutto, per non essere sempre presente durante il giorno. Non ho bisogno di molte informazioni, di programmi per il pc, di film al cinema, di giornali, di musica.
Mi do il permesso di essere immune alle lodi o agli elogi smisurati: le persone che fanno troppi complimenti finiscono per sembrare opprimenti. Mi permetto di vivere con leggerezza, senza accuse o richieste eccessive. Non fa per me.
Mi do il permesso più importante di tutti, quello di essere autentica.
Non mi sforzo di compiacere gli altri. È semplice e liberatorio abituarsi a dire di no ogni tanto.
Non mi voglio giustificare: se sono felice, lo sono, se non sono felice, non lo sono. Se un giorno del calendario è considerato come quello in cui sentirsi obbligatoriamente felici, io mi sentirò esattamente come mi sentirò.
Mi permetto di sentirmi bene con me stessa e non come vogliono le usanze o quelli che mi stanno attorno: quello che è “normale” o “anormale” nei miei stati emotivi sarò io a deciderlo.
J. ARGENTE
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Sola negli States
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Vasca tiepida, bagno schiuma del Dollartree da un dollaro. Una pizza di gomma avanzata da ieri sera e riscaldata al microonde a disposizione in questa lurida stanza. In un cazzo di albergo di quarta categoria. A mollo in una vasca a Hoboken, una cittadina di forse 50.000 abitanti. Sobborgo di New York, luogo natale di Frank Sinatra.
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Battuta ricorrente: “ah... tu sei di Hoboken? Da Hoboken vengono solo famosi cantanti o grandi checche. E francamente non mi sembra tu abbia una così bella voce...” Bloccata negli Stati Uniti senza neppure poter tornare in Italia per le feste, quest’anno. Qui, nel raggio di cento chilometri e più, tutti chiusi in casa grazie alla neve. Bellissimo Natale!
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La mia scalcagnata Toyota Corolla, vecchia di ventotto anni, è sfondata e ferma presso un meccanico due strade più a sud da qui. "S’è rotta la transmission", dice. Cazzo sia la trasmissione, boh... Comunque, poco fa m’ha stretto la mano, m’ha salutata facendomi gli auguri, ha chiuso l’officina con la mia macchina dentro e se n’è andato. Il Natale esiste anche per i meccanici, m'ha detto. Dopodomani forse me la ripara, bontà sua.
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I risparmi di quando da modella guadagnavo bene sono quasi finiti. Il lavoro s'è ridotto al lumicino. Stasera non sono potuta neppure rientrare a casa, il mio buco a Hell’s Kitchen, dopo aver svolto il mio impegnativo servizio fotografico in una vecchia fabbrica abbandonata qui vicino. Bella vita, quella della fotografa di moda. Si pensa che tutti i fotografi negli USA siano strapagati e abbiano almeno tre o quattro aiutanti, che viaggino in jet privati e godano di una corsia preferenziale.
Non è così. Io ho solo una grande passione per la fotografia: sono stata una top model strapagata, super corteggiata. Adesso, per la verità, adoro questo mio nuovo mestiere. Mi piace da impazzire. Purtroppo, in Italia non guadagnerei un centesimo! Oltre alla seria difficoltà che avrei a inserirmi in un giro di fatto chiuso, inaccessibile. Bah... Gli altri a quest'ora della sera sono tutti già andati a casa. Beati loro.
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Senti ‘sta musica dalle altre stanze... “Jingle bell” e “Let it snow” un paio di palle: ci manca solo che continui a nevicare. Cazzo! Io devo comunque aspettare che il merluzzo con la tuta verde sporca di grasso mi ripari la macchina. E comperarmi le catene. Non so neppure come abbia fatto ad arrivare fino a Hoboken, ieri. Fanculo. E ‘sta pizza è una mappazza morbida. Di peggio forse c’è solo quella con tonno e ananas dei tedeschi. Fanculo un’altra volta. “Lasciatemi cantareeee, con la chitarra in manoooo...”
RDA
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Un po di Poesia...
Ascolteremo
nella calma stanca
la musica remota
della nostra tremenda giovinezza
che in un giorno lontano
si curvò su se stessa e sorrideva come inebriata
dalla troppa dolcezza e dal tremore.
Sarà come ascoltare in una strada nella divinità della sera
quelle note che salgono
slegate lente come il crepuscolo
dal cuore di una casa solitaria.
Battiti della vita,
spunti senz'armonia,
ma che nell'ansia tesa del tuo amore ci crearono, o anima,
le tempeste di tutte le armonie.
Ché da tutte le cose
siamo sempre fuggiti
irrequieti e insaziati
sempre portando nel cuore
l'amore disperato
verso tutte le cose.
(Cesare Pavese)
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| Eravamo a casa. Lo avevo portato via dall’ospedale qualche giorno prima. E anche se era molto debole, ha insistito per uscire fuori nella luce accecante del mattino. Come persone use alla meditazione, eravamo preparati per questo: come muovere l’energia dalla pancia fino al cuore e poi spingerla fuori dalla testa. Non ho mai visto un’espressione così piena di meraviglia come quella di Lou quando è morto. Le sue mani stavano facendo la forma 21 del Tai Chi, quella dell’acqua che scorre. I suoi occhi erano spalancati. Stavo tenendo tra le braccia la persona che amavo più di ogni altra cosa al mondo e le parlavo mentre moriva. Il suo cuore ha smesso di battere. Non aveva paura. Ero riuscita a camminare con lui fino alla fine del mondo. La vita – così bella, dolorosa e spettacolare – non può dare qualcosa più di questo. E la morte? Penso che lo scopo della morte sia la realizzazione l’amore. Al momento, non posso che essere piena di gioia e sono così orgogliosa del modo in cui ha vissuto e in cui è morto, della sua incredibile potenza e grazia. Sono sicura che verrà a trovarmi in sogno e sembrerà ancora vivo. E all’improvviso sono qui in piedi da sola incantata e piena di gratitudine. Com’è strano, eccitante e miracoloso che possiamo cambiarci l’un l’altro in modo così profondo, amarci l’un l’altro così tanto attraverso le nostre parole e la musica e le nostre vite reali |
Laurie Anderson |
Lewis Allan Reed, detto Lou
cantautore, chitarrista, poeta
2 marzo 1942 | 27 ottobre 2013
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(Foto: 500px)
Scelte su cui hai il controllo, cose che puoi decidere della tua vita:
il corso di studi, il lavoro che farai. Cambiare attività, l'automobile, alcuni amici, il tipo di esercizio fisico che vuoi fare per tenerti allenato. Poi: l'alimentazione, la moto, la bici, i pezzi di musica che vuoi frequentare, i libri. La casa e la città dove vivere. Se versare soldi su un piano d'accumulo per la futura pensione o invece vivere alla chissenefrega. Puoi cambiare persino la religione secondo cui indirizzare lo spirito e le opere conseguenti, per elevare i tuoi pensieri e la tua anima.
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(Foto: 500px)
Cose che non puoi decidere tu e su cui non hai nessun potere di controllo. Ripeto: nessun controllo. Malgrado proverai e riproverai ad opporti, a indirizzare le cose e gli accadimenti secondo il tuo volere, fino a spaccarti la testa:
la donna da amare, quando iniziare ad amarla e quando smettere. Se ti amerà in cambio e per quanto. Se soffrire o no per lei. Quanto durerà il percorso felice e quanto quello doloroso. Queste cose le organizza, per te e per lei, qualcuno lassù, che ha in mano una trottola numerata. Che fa girare secondo ritmi e logiche imperscrutabili. E che quindi decide di conseguenza.
Aliantis
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(Foto: 500px)
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Continuo a cambiare gli LP sul piatto del giradischi. Mi vengono in mente le stanche giornate dell'adolescenza e tutte le ripetizioni fatte per poter acquistare la musica analogica. Ripenso ai pomeriggi in cui mi stendevo sul tappeto del seminterrato, alle linee che increspavano l'intonaco del soffitto e a quelle che fratturavano, nel frattempo, i confini della mia stessa mente.
Un giorno capitò che entrasti in casa senza fare rumore e mi sorprendesti là, con gli occhi chiusi. Senza proferir parola ti mettesti di fianco al mio corpo. Mi prendesti la mano con delicatezza. Ti ricordi cosa dicesti? Soltanto di restare così ancora un po'.
Da allora non ho più saputo stendermi sul tappeto.
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LA VOCE DELL'IMMENSO
Alla radice del cuore là dove vibra l'anima, una melodia risuona le sue note di silenzio.
Non puoi imprimerla su foglio immacolato, né affiorarla sulle labbra, perché solo riempie il vuoto e rapida scorre verso il suo mare.
Non vi è modo di fissarla nella brezza del respiro poiché timida si disperde nei labirinti della mente.
Resta fissa nella sua casa al riparo da orecchi indiscreti, dolce e quieta nel profondo vibra sul pentagramma le sue note di Luce e di ombre.
È una musica che si diffonde dove Amore impera,bolezzante come viola in boccio e timida come pura fanciulla.
Parole umane non la tengono.... Non vi è paragone alla Voce dell' Immenso.
- F. Emiliana -
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THE VOICE OF THE IMMENSE
At the root of the heart where the soul vibrates, a melody resonates its notes of silence.
You can't print it on immaculate paper, nor put it on your lips, because it only fills the voidband quickly flows towards her sea.
There is no way to fix it in the breeze of breathing since she is shy she disperses in the labyrinths of the mind.
She remains fixed in her home away from prying ears, sweet and quiet deep inside vibrates on the pentagram her notes of Light and shadows.
It's music that spreads where Love reigns, fragrant like a budding violet and shy like a pure girl.
Human words don't hold it....There is no comparison to the Voice of the Immense.
- F. Emiliana -
Buona Serata
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Prendi le distanze dai luoghi che ti offendono. Dalle persone tossiche. Un passo avanti da ciò che non ti fa felice. Respira oltre. Prosegui. Coltiva nuovi inizi indossa un po’ di cielo cospargiti di sogni. Scegli la tua altezza senza mai sentirti piccolo. Fregatene di chi sta più in alto. Mettiti comodo e goditi il panorama. Impara ad ascoltare impara a lasciare andare pianta tra i tuoi passi un sorriso una gentilezza un po’ di dolcezza e avrai sempre una casa in cui tornare. Ricordati della musica del mare quando non ce la fai più bagnati di brividi e di baci e di tutte le emozioni che conosci quando senti che la pelle sta per ritornare asciutta non rinunciare mai alla tua libertà neppure per Amore e goditela tutta.
-Andrew Faber-
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Storia Di Musica #352 - Deep Purple, Burn, 1974
Tra i dischi che compiono 50 anni quest'anno, la scelta della domenica dell'Immacolata scalderà il cuore degli amanti dell'hard rock. Fu questo disco la seconda rinascita di una formazione che come poche altre ha segnato l'immaginario musicale, sia per la storia lunga e travagliata, ma soprattutto per la musica, dirompente e davvero una delle poche che ha, quasi da sola, designato un genere. ma andiamo con ordine.
I Deep Purple nel 1972 sono tra le band più famose del mondo, e vengono da una serie di dischi capolavoro incredibile: In Rock (1970), Fireball (1971), e nell'anno magico del '72, Machine Head e quello che è probabilmente uno dei dischi più famosi della storia del rock, Made In Japan. Erano all'epoca alla seconda formazione, quando nel 1970 il cantante Ian Gillian e il bassista Roger Glover subentrano a Rod Evans e Nick Simper e si associano a Jon Lord alle tastiere, Ian Paice alla batteria e alla chitarra di Ritchie Blackmore. Eppure nel momento di massima popolarità, Gillian, attratto dalle sirene di una carriera solista, si chiama fuori, e così fa Glover. Non se ne vanno subito, perchè per motivi contrattuali devono pubblicare un nuovo disco, tra l'altro il primo per la propria casa discografica Purple (che sarà distribuito poi dalla Harvest). È uno stillicidio: si acuiscono i dissidi interni, soprattutto tra Gillian e Blackmore, e il disco che ne viene fuori, Who Do You Think We Are?, esce nel 1973 tra polemiche infinite, e mostra un gruppo stanco e dilaniato che firma solo un brano all'altezza della fama, Woman From Tokyo.
C'è però un lato positivo: quelli che restano hanno tutto il tempo di decidere i sostituti. La scelta è all'inizio su un giovane e pirotecnico bassista, che fa faville con i Trapeze, si chiama Glenn Hughes. Ed è quasi deciso che il posto di Gillian verrà preso da Paul Rodgers in uscita dei Free. Tuttavia Rodgers glissa, fondando i Bad Company, e la band fa un unico provino, dopo un annunio sul Melody Maker, ad un ragazzo di 21 anni, sconosciuto, David Coverdale. Come dirà Paice nelle interviste future, il repertorio che il ragazzo presentò era scarsissimo, ma aveva un che in quella voce dai tratti molto soul e calda, quindi completamente diversa dalla potenza acuta di quella di Gillian, che era l'obiettivo che la band voleva.
Nascono, o meglio, rinascono così i Deep Purple, Mark III (che fa presagire, come nomenclatura, le ulteriori future formazioni), che nel 1974 pubblicano un 33 giri che riporta dove merita la band. Burn esce il 15 Febbraio 1974 e ha nel pezzo di attacco il segnale che la classe è tornata: Burn è uno dei loro brani classici, uno dei riff degni della leggenda dei Deep Purple, che diventerà il brano di apertura di tutti i concerti dei successivi due anni. Vibrante, con la chitarra di Blackmore a giganteggiare, è uno dei brani degli anni '70. Ma è l'intero disco che ammalia: Hughes è fine musicista e compositore, e solo per problemi contrattuali non è citato nei crediti delle canzoni della prima edizione (problema che verrà "risolto" nella edizioni successive, dove nei crediti delle canzoni comprare il suo nome), il suono seppur rimane potente acquista delle inflessioni soul, più blues, e canzoni come Might Just Take Your Life, Lay Down, Stay Down e You Fool No One sono magistrali esempi di quell'hard rock che furono loro, e pochi altri, a costruire a fine anni '60. Il disco è pieno di cavalcate strumentali, non solo di Blackmore alla chitarra (come dimenticare l'assolo alle tastiere di Lord in Burn!), di intrecci vocali e melodici e va ricordato, tra gli altri, quello strepitoso hard blues che è Mistreated, canzone che Blackmore aveva nel cassetto da anni, ma che solo con la voce di Coverdale, che all'esordio fa una figura da veterano, riesce a sviluppare appieno.
La copertina, iconica, ritrae il volto dei musicisti come candele accese, sul retro le stesse candele sono quasi del tutto consumate e sullo sfondo ci sono i veri volti dei musicisti: è opera di Fin Costello. Il disco arriverà in cima alle classifiche di 13 paesi, e il successivo tour avrà grande successo.
La Mark III durerà un altro disco, Stormbringer, dove sono ancora più accentuati il lato funk e soul della nuova formazione, e che regala alcuni brani fortunati (Lady Double Dealer o la stupenda Soldier Of Fortune, che esalta il timbro di Coverdale). Poi nel 1975 Blackmore se ne va a fondare i Rainbow, e la band arriva alla Mark IV con Tommy Bolin, proveniente dagli Zephyr e Bill Bruford: Come Taste The Band è un disco particolare, dove si esalta anche Hughes che duetta spesso con Coverdale e c'è un accenno marcato al funk rock.
La band si scioglie nel 1977, non senza polemica, ma l'affetto dei fan continuerà a lungo, tanto che la leggendaria Mark II, con di nuovo Blackmore e Gillian, si riunì nel 1984 con un album tanto dimenticato quanto bello: Perfect Strangers. E non finirà qui, tra litigi, reunion e un nome significativo e potente come pochi della Storia del rock. Proprio come la loro musica.
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Fu mia sorella a dire ad Emanuele che quel giorno facevo il compleanno. “Ecco, fu il mio commento, tua madre non si fa mai i fatti suoi, e così ora che compio oggi 60 anni non è più un segreto!”
Lei gli aveva detto di assicurarsi che lo festeggiassi….e di portarmi fuori.
E, sessant’anni o meno, non chiedevo di meglio.
Quando mi vide Emanuele non cercò nemmeno di nascondere quanto colpo avessi fatto su di lui. Trucco, scollatura, la gonna corta, sapevo di essere sexy.
Erano passati alcuni giorni da quella sera in cui avevamo fumato insieme. Non riuscivo a non pensare a zia Margherita e alle sue gambe e alle sue labbra sulle mie e alla sua lingua che accarezzava la mia bocca….mi chiedevo cosa fosse stato sogno provocato dal fumo e e cosa realtà …ma la realtà era che mi segano freneticamente ogni notte ormai.
Mia madre mi telefonò per dirmi che era il compleanno di zia e che per ricambiare la sua gentilezza doveva portarla fuori a festeggiare, visto che era sempre da sola.
Quando glielo dissi, zia mi parve contenta.
Ma non ero preparato quando la vidi, pronta per uscire. Era fantastica. I capelli, il rossetto, le tette strizzate, e poi praticamente in minigonna e le gambe in calze scure velatissime. Ai piedi tacchi altissimi che la facevano alta quanto me….
Ero molto orgogliosa di uscire per festeggiare il compleanno con mio nipote. Ed ero anche molto compiaciuta di come mi aveva fissato quando mi aveva vista pronta per uscire.
Entrai nel ristorante, mettendogli il braccio sotto il suo. Sguardi di uomini e donne che mi seguivano, ammirati gli uni, invidiose le altre. Ma quello che mi interessava era mio nipote, seduto lì accanto a me al tavolino così stretto che era impossibile che le ginocchia non si sfiorassero. E quando lui cercò di ritrarsi, fui io stessa a mettergli una mano sulla coscia e riportarla a contatto della mia.
Al ritorno, nel taxi, continuai a tenere le gambe a contatto con le sue. Le mani si sfiorarono, poi le dita si intrecciarono. Gli carezzai dolcemente la nuca ringraziandolo per la serata. “Una serata così bella erano anni che non la vivevo, tesoro!”
Fui agitato tutto il tempo. Zia era ancora più allegra del solito. Si mise a braccetto con me quando entrammo nel locale, e durante la cena diverse volte sentii le sue ginocchia contro le mie. Anche in taxi, tornando a casa, stava seduta vicinissima a me e a un certo punto non so come ci tenevamo per mano e lei mi accarezzava dietro la testa….Arrivati a casa, la principale mia preoccupazione era diventata nascondere l’erezione che era aumentata tutta la sera…..
Entrati a casa, gli dissi che l’unica cosa che mi mancava era ballare un po’ con lui. Lo mandai a mettere della musica mentre versavo per entrambi ancora del vino.
Cominciammo a ballare avvinghiati. Con i tacchi alti, potevo guardarlo dritto negli occhi. Gli misi le mani sul culo e senza più remore lo attirai a me. “zia…” mormorò.
Con una mano gli afferrai e strinsi la patta. Era durissimo, come sapevo che lo avrei trovato. “zia…” esclamò di nuovo, stavolta allarmato. Ma la mia lingua era già nella sua bocca..e non poté dire altro.
Ballando non sapevo che fare, ma lei mi strinse fortissimo. Poi sentii la sua mano che mi stringeva il cazzo attraverso i pantaloni. Mai avevo provato una cosa del genere…provai a dire qualcosa, ma sentii la sua lingua che entrava con forza nella mia bocca….e da lì fu la nebbia nel cervello…..
Tenendolo per mano lo portai nella mia camera. Lo spogliai, nudo. Spinto sul letto, accarezzai il suo corpo e poi cominciai a baciargli e leccargli il pene. Emanuele si lasciava fare. Usavo la punta della lingua per stuzzicargli il glande, mentre con le unghie accarezzavo il pene. Gli accarezzai i testicoli e poi spinsi la carezza più giù, tra le sue natiche, finché non venne come una fontana.
Mi ritrovai nudo sul suo letto con lei che mi guardava. Si impossessò del mio cazzo e se lo mise in bocca. Succhiava, leccava, mordicchiava e io non avevo mai provato niente di simile. Sentivo la sua mano che stringeva le palle, poi …..e dita, su…alla base del cazzo, poi ….dentro….uno due dita….urlai…..
Ansimante, mi lasciai guardare mentre mi spogliavo. Non avevo alcuna vergogna a mostrargli il mio corpo da sessantenne, ora che vedevo il suo pene tornare rapidamente eretto. “Vuoi che tenga le calze?” gli chiesi mentre mi sdraiavo accanto a lui.
Fece sì con il capo e cominciò a baciarmi il seno. Mi rovesciai sulla schiena ed Emanuele venne sopra di me. Volevo sentire il suo cazzo dentro di me. Ma prima c’era un’altra cosa che non provavo da tempo….
“Vieni tra le mie cosce, amore, e leccamela….” gli dissi, sollevando le gambe sulle sue spalle e attirando il suo viso in mezzo alle gambe “fammi urlare di piacere…” gli dissi. Sapevo che il mio splendido nipote, a differenza degli altri amanti di una notte, non mi avrebbe deluso.
(3/fine)
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Cucinata a puntino
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Ho avuto una settimana durissima. Dopo lunghi studi e con grandi sacrifici, sono riuscita a creare e a far prosperare la mia società di consulenza informatica. Per portare il lavoro in azienda e mantenerne alto lo standard qualitativo, sono costretta a essere rigorosa e spesso molto dura, spietata: con la concorrenza e con i miei stessi dipendenti.
So dei soprannomi che mi affibbiano: il più tenero è “stronza”; poi ci sono “cagna bastarda”, “troia frigida” etc… Ma il venerdì sono libera di sciogliermi. Tu sei sposato e fai i salti mortali per liberarti di venerdì. Io sono separata da tre anni. Ti vedo e ceniamo insieme, sempre nello stesso ristorantino di un paesello qui vicino.
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Dopo mangiato, in macchina prima di ripartire mi tieni al caldo sul tuo petto e mi coccoli. Con te io sono al sicuro: mi sento protetta, tra le tue braccia. Sei un maschio vero, sei molto forte, sicuro di te. Mi inebrio del tuo odore e del tuo calore.
Non posso farci nulla: ti vedo e mi tremano le gambe. Poi divento tenerissima, la mia voce si fa tenue: arrossisco, non reggo il tuo sguardo, abbasso gli occhi e sono da subito pronta a essere divorata dalla tua bocca e lavorata dalle tue mani robuste. Con te divento di gelatina. Non aspetto altro che faccia buio e che tu decida di riaccompagnarmi a casa.
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Prima di lasciarmi davanti al portone per tornare dai miei figli, prenderai la nostra solita stradina sterrata secondaria, quella che porta al boschetto nascosto nostro complice d'amore. Fermerai la macchina e come sempre farai di me ciò che vuoi. Mi spoglierai quel tanto che ti serve per arrivare al mio seno e saziartene.
Non vedo l'ora di offrirtelo e sarò felice quando me ne succhierai uno. Mettendotelo tutto in bocca, me lo divorerai; aspirerai tirando come se volessi staccarmelo. Dio, che sensazioni meravigliose mi sai regalare! Spesso vengo, quando mi succhi i capezzoli.
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Nel frattempo, metterai una tua mano tra le mie cosce, me le allargherai ed entrerai con il medio nella mia passera per eccitarmi. E ci riuscirai. Perché io ti do tutto ciò che vuoi. Esplorerai la mia fica e il mio ano. Farai di me quello che ti piacerà: con te sarò solo un pupazzetto della consistenza di un budino; divento fragile e molle, nelle tue mani.
Poi se vorrai, mio signore, ti basterà una tenerissima e leggera pressione sulla mia nuca, per indirizzare la mia testa verso il tuo membro. Allora io docilissima, obbediente e felice scolaretta, golosa ti accoglierò in bocca e mi impegnerò per farti godere. Ti pomperò e succhierò quanto vorrai: se dovrai venire, sarai il benvenuto. Se preferirai altro invece, io sarò pronta per te.
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Il mio menù è vario e in esclusiva per te. Quando vorrai, mi girerò sul sedile sdraiato e ti farò entrare dove vuoi. Se preferisci la mia fregna: è tua, lo sai. Io però ti gradisco molto nel culo, perché adoro quando mi ci sborri dentro, quando mi inondi le viscere.
Ti sento moltissimo, quando infili il tuo cazzo nel mio sfintere stretto. Sono nata per darti il maggior piacere possibile. Anche se, al solito, nel culo soffrirò molto, perché sei un bestione alto, grosso e mi fai male. Ma lo prendo in culo volentieri, da te. Mi piace, quando soffro per farti godere.
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Se invece mi vorrai in maniera tradizionale, io sarò a tua disposizione. E prendo la pillola per non obbligarti a usare preservativi. Mi dispongo bella aperta, alzo il bacino, contraggo e rilasso di continuo i muscoli vaginali per massaggiarti il cazzo mentre mi scopi. Accolgo la tua lingua in bocca e ci gioco con la mia per almeno dieci minuti: ogni bacio è un racconto torrido.
Cerco di eccitarti, per farti venire. Ti dico all'orecchio: “dai mio stallone, sfondami. Spaccami la fregna.” Ti infilo il medio nell'ano fino alla base mentre sborri. E tu allora allarghi le tue natiche e mi sussurri parolacce: “maledetta puttana… sei una cagna… sei una vera troia, molto esperta… fammi godere… quanti cazzi hai preso fino a oggi…” e varie altre parole gentili che sono musica per il mio cuore.
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Quando esci dal mio corpo, con delle salviette umide ti pulisco il cazzo, me lo metto in bocca e finalmente me lo succhio tutto, per il mio intimo piacere: mi piace gustare le ultime gocce del tuo seme e adoro sentirmi completamente tua, amata. Tu lo sai e sorridendo come un assassino me lo lasci fare. L'intimità con te è totale. Quando mi sorridi, te lo succhio più forte.
Soprattutto io desidero con tutta l'anima che tu abbia una buona serata, che ti rilassi e che venga libero dentro di me, senza problemi. Spero che del mio culo, del mio seno, della mia bocca, della mia fregna e della mia malizia quando scopiamo tu non ti stanchi mai. Amami sempre. Andiamo via dal ristorante, adesso. Ti voglio. Ti desidero troppo dentro il mio corpo, Non resisto più, amore mio: scopa la tua cagna. Oh, se i miei dipendenti mi vedessero quando sono con te!
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RDA
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Ascolteremo nella calma stanca (Il mestiere di vivere: Diário 1935-1950)
Ascolteremo nella calma stanca
la musica remota
della nostra tremenda giovinezza
che in un giorno lontano
si curvò su se stessa
e sorrideva come inebriata
dalla troppa dolcezza e dal tremore.
Sarà come ascoltare in una strada
nella divinità della sera
quelle note che salgono slegate
lente come il crepuscolo
dal cuore di una casa solitaria.
Battiti della vita,
spunti senz’armonia,
ma che nell’ansia tesa del tuo amore
ci crearono, o anima,
le tempeste di tutte le armonie.
Ché da tutte le cose
siamo sempre fuggiti
irrequieti e insaziati
sempre portando nel cuore
l’amore disperato
verso tutte le cose.
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Bologna mi fa sentire sempre come se qui le leggi della società fossero diverse da quelle che regolano la vita altrove. Per esempio: oggi ero a fare la spesa e un tipo che sembrava non so, un padre di famiglia, molto di cuore comunque, si è avvicinato alla cassa dopo aver attraversato tutto il supermercato e ha chiesto se ci fosse il topinambur. No, non c'era e allora cerca di uscire e il signore della sicurezza a cui voglio tanto bene ha scoperto che stava cercando di rubare del tonno in scatola. Mi sono tanto dispiaciuta e in realtà mi sento una merda e una borghese privilegiata del cazzo, mi odio tanto perché non posso fare niente di globale affinché queste cose non accadano a nessuno.
Però poi il tipo girava comunque per strada con una ragazza, in modo molto normale, erano tranquilli, con gli occhi dolci
Io mi sono sentita tanto scossa e sono tornata a casa e ancora un po' mi devo riprendere
Sto facendo le girelle alla cannella con la polpa di mele, ho acceso una candela, dal telefono suona la musica di Lana del Rey e piove ancora, mi sembra di non vedere il sole da settimane e forse è così. Mi sento sempre un peso sulla gola e sul cuore e spero sono che il tempo passi e le cose accadano e di superarle.
Io e G per poco non ci facevamo lo stesso regalo per i quattro anni e che bello starsi vicini anche se so che gli faccio male, mi dispiace così tanto che non si può dire. Lunedì mi rivedo con la mia psicologa, la mia per antonomasia perché con lei ho avuto i miei primi incontri in assoluto e anche perché sento, sentivo, che mi capiva davvero e che mi aiutava senza lasciarmi quel sospiro di insoddisfazione che mi lasciavano le altre.
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