#Baron Pierre de Coubertin
Explore tagged Tumblr posts
Text
Winning Strategies For Games Of Chance
Winning strategies for games of chance #Poohsticks
In an Olympic year it might be churlish to gainsay the founder of the modern games, Baron Pierre de Coubertin, whose mantra was that “the most important thing in the Olympic Games is not winning but taking part; the essential thing in life is not conquering but fighting well”. That is all very well, but for some psychologists and game theorists rock, paper, scissors (RPS) offered the opportunity…
View On WordPress
#AA Milne#Baron Pierre de Coubertin#Dr Rhys Morgan#Neil Farber#Physics and Society#Poohsticks#Posingford Bridge#Psychology Today#Rock paper scissors#VisitEngland
0 notes
Text
Step into sporting history with a stay at the home of the founder of the modern Olympics, now on Airbnb
With almost a year until Paris 2024, the childhood home of Baron Pierre de Coubertin has been transformed to take guests on a journey through time. For one night only guests will get the opportunity to immerse themselves in Olympic history in Château de Mirville, an iconic stop on the Olympic torch relay in 2024. Built in the 16th century, Château de Mirville is where the young Coubertin…
View On WordPress
0 notes
Text
By Nicolás de Cárdenas
26 July 2024
The motto of the modern Olympic Games, “Faster, Higher, Stronger,” was coined by French Dominican friar Louis Henri Didon (17 March 1840 – 13 March 1900), who became friends with the founder of the modern Olympic Games, Baron Pierre de Coubertin (1 January 1863 – 2 September 1937), five years before the 1896 Athens Games.
Baron Pierre de Coubertin is known as the Father of the Modern Olympic Games.
The motto, originally formulated in Latin as “Citius, Altius, Fortius," was used before the modern Olympic movement at St. Albert the Great School in Paris, where the Dominican friar was the principal.
Born on 17 March 1840, Didon entered the Rondeau Minor Seminary in Grenoble, France, beginning at the age of 9.
During his youth, he stood out for his ability as an athlete.
After visiting the Carthusian monastery in Grenoble, he decided to follow a religious vocation and took the habit of the Order of Preachers (Dominicans) at the age of 16.
Six years later, after a period of formation in Rome, he was ordained a priest at age 22.
Military chaplain, prisoner, and refugee
Didon soon gained fame as a preacher.
During the brief Franco-Prussian War, which broke out in July 1870, he was a military chaplain and for a time was held as a prisoner.
When he fell ill, he ended up as a refugee in Geneva, Switzerland.
From there, he was sent to Marseille, where he resumed his sometimes controversial preaching activity, which led to his being sent to Corsica in 1880.
A decade later, he was appointed principal of St. Albert the Great School in Paris where he established sports as part of the school’s educational program and promoted sports competition.
This decision was the result of the belief in the value of sports and the contact he had with Pierre de Coubertin since 1891.
In the first race they organized, the Dominican decided to embroider on the school flag the famous motto, which would become an Olympic motto during the first Olympic Congress held in Paris in 1894.
Two years later, Athens hosted the first Olympic Games, which have since been held every four years.
It was interrupted only three times due to World Wars I and II (1916, 1940 and 1944) and postponed from 2020 to 2021 due to the COVID-19 pandemic.
—
This story was first published by ACI Prensa, CNA’s Spanish-language news partner. It has been translated and adapted by CNA.
#Louis Henri Didon#Baron Pierre de Coubertin#Olympic Games#Olympics#Olympic Congress 1894#International Olympic Committee#olympics history#Modern Olympic Games#Olympic motto
2 notes
·
View notes
Text
youtube
For those who didn’t read up on their Greek history, the Olympics are very much political. It was created to create peace between the competing cities and it was against the rules to be allowed to be in the games while being at war with another city and since baron Pierre de Coubertin (He was French, if you didn’t know. Ironic, I know) based the modern Olympics on the ancient ones then he probably had the same rules added too, only in this case it was changed to nations instead of cities.
What I’m trying to say is this: You don’t get to change the rules that have existed for over two thousand years just because you want to please the Zionists or the pro-war billionaires that keep funding the Zionists!
#palestine#free palestine#gaza#free gaza#israel#israel is a terrorist state#i stand with palestine#gaza genocide#paris olympics#olympics 2024#olympics#france#ancient greece#antizionism#boycott israel#israel is committing genocide#israel is evil#stop israel#freepalestine#free plaestine#free west bank#palestine will be free#Youtube
53 notes
·
View notes
Text
Cose Olimpiche
Premessa: vorrei togliere dalle gigantesche spalle di Charles Pierre de Frédy, barone di Coubertin la frase che sostiene "l'importante non è vincere, è partecipare": in realtà a pronunciare questa frase fu il vescovo anglicano Ethelbert Talbot, della diocesi di Bethlehem, Central Pennsylvania, durante una cerimonia di saluto ai partecipanti ai Giochi di Londra 1908, il 24 giugno, nella cattedrale di Saint Paul. Lui si limitò a citarla il giorno dopo, chiarendone la fonte, in un banchetto. Il motto olimpico, voluto da De Coubertin ma ideato da un altro religioso, Henri Didon è un altro, dal significato del tutto opposto: «Citius, altius, fortius», «Più veloce, più alto, più forte».
Multidisciplinarietà Rosa: le 40 medaglie vengono da 20 discipline diverse, delle 12 d'oro 7 sono state vinte da atlete, 2 da coppie miste (la prima assoluta della storia olimpica nella prova dello Skeet Misto). I grandiosi velisti Caterina Banti e Ruggero Tita sono gli unici della nostra spedizione ad aver confermato l'oro di Tokyo.
Legni: Sono 25 i quarti posti nelle competizioni olimpiche dell’Italia. Dietro di noi la Francia con 19, gli Stati Uniti con 18 e la Gran Bretagna con 17. A cui vanno aggiunti altri 26 tra quinti e sesti posti. Un segnale prezioso, che dimostra una generale competitività del movimento sportivo, ma che lascia l’amaro in bocca, soprattutto per alcuni episodi.
Rivolte Eleganti: la protesta del Settebello, la Nazionale Maschile di Pallanuoto, rimarrà nella storia Olimpica. Alla presentazione degli inni prima della Semifinale per i posti dal 5° all'8° contro la Spagna, la squadra si è presentata di spalle alla giuria arbitrale
Poi per i primi 4 minuti della partita con la Spagna ha tenuto un giocatore sempre nel proprio angolo di metà campo, a simboleggiare una espulsione. Questo perché nella partita dei Quarti contro l'Ungheria, una decisione inspiegabile del primo arbitro ha punito per fallo violento per 4 minuti un giocatore, Francesco Condemi: è stato giudicato infatti violento un contatto naturale di Condemi, che si preparava a nuotare in attacco, con un ungherese. La decisione ha annullato il 3-3 italiano scaturito in quella azione, dato un rigore all'Ungheria, trasformato (punteggio quindi 2-4) e costretto l'Italia a giocate 4 minuti, metà di uno dei 4 tempi della partita, con un uomo in meno. La partita finirà 9-9, perderemo ai rigori.
Leggende: L'unico atleta delle Olimpiadi moderne ad aver vinto per 5 edizioni consecutive l'oro, nella Lotta Greco Romana categoria Super Massimi, battendo il record detenuto da 4 leggende sportive americane: Al Oerter, Carl Lewis e Michael Phelps. Mijaín López, lottatore cubano, appena terminato il suo incontro si è tolto le scarpe, annunciando il suo ritiro, dopo una carriera inimitabile (tra l'altro, 5 volte campione del Mondo, 5 ori ai Panamericani)
Insegnamenti: Kimia Yousofi, velocista afghana, ha corso la sua batteria dei cento metri in 13"42, tempo nemmeno modesto, ma alla fine della sua prova, girando il suo numero di partenza ha mostrato queste parole:
Educazione, Sport (scritto in verde, che si legge a malapena) e I nostri diritti. I 6 atleti afghani presenti a Parigi, 3 donne e 3 uomini, sono stati selezionati non dal governo afghano dei taliban ma da un Comitato olimpico afghano in esilio. Tanto che “Soltanto tre atleti maschili rappresentano l'Afghanistan” ha dichiarato qualche settimana fa un portavoce dei taliban. Perchè tra le molte cose vietate alle donne, anche lo sport non può essere praticato.
Onlyfans: l'asticella colpita dalla "generosità" del saltatore Anthony Ammirati che lo ha estromesso dalla Finale del Salto con l'Asta (per una di quelle serie di coincidenze linguistiche da capogiro) non ha affatto scatenato le polemiche sulla ipersessualizzazione di un atleta. Cosa che, per certi versi in maniera molto coerente, ha spinto le giocatrici di Beach Volley Brasiliane (oro alla fine del Torneo) a giocare così:
in pantaloncino, mentre le loro avversarie canadesi in finale si sono presentate così:
Argentini: prima delle Olimpiadi, Julio Velasco ha perso il fratello maggiore, Raul, più anziano di lui di sei anni (72 Julio, 78 Raul). Ne ha anche un altro, Luis, che giovanissimo fu arrestato durante la Dittatura di Vileda, e per cinque mesi irrintracciabile. La famiglia, sconvolta, pensò ad un ennesimo caso di desaparecido. Invece dopo 5 mesi, dopo che subì torture indicibili e numerose simulazioni di fucilazioni, Luis fu riconsegnato alla famiglia. E la prima cosa che raccontò ai fratelli fu questa: "Quando mi stavano torturando, c'era un prete nella stanza. Distrutto dal dolore, a mezza voce gli dico <<Padre ma lei è contento di far parte di tutto questo?>>. Il prete restò in silenzio ed uscì dalla sala". Questo per dire di che pasta sono fatti i Velasco. Le cui prime parole dopo un'impresa stratosferica (5 partite vinte su 5, 15 set vinti, solo 1 perso, record assoluto in una Olimpiade, prima squadra Europea campione Olimpica nella pallavolo femminile dal 1988) sono state rivolte: alle ragazze che hanno giocato, a quelle che non c'erano per infortunio, al movimento della pallavolo femminile che "sta alle ragazze come il calcio ai ragazzi". Nessuna sfida personale, nessun cerchio che si chiude. Un grande uomo di sport, Julio Velasco.
23 notes
·
View notes
Text
At the ancient Olympics in Greece, athletes weren’t the only stars of the show. The spectacle also attracted poets, who recited their works for eager audiences. Competitors commissioned bigger names to write odes of their victories, which choruses performed at elaborate celebrations. Physical strength and literary prowess were inextricably linked.
Thousands of years later, this image appealed to Pierre de Coubertin, a French baron best known as the founder of the modern Olympics in 1896. But today’s Games bear little resemblance to Coubertin’s grand vision: He pictured a competition that would “reunite in the bonds of legitimate wedlock a long-divorced couple—muscle and mind.”
The baron believed that humanity had “lost all sense of eurythmy,” a word he used to describe the harmony of arts and athletics. The idea can be traced back to sources such as Plato’s Republic, in which Socrates extolls the virtues of education that combines “gymnastic for the body and music for the soul.” Poets should become athletes, and athletes should try their hand at verse.
That philosophy was a driving force at the 1912 Stockholm Games, where organizers introduced five arts competitions as official Olympic events. Modern history’s first written work to win an Olympic gold medal was “Ode to Sport,” a prose poem by Georges Hohrod and M. Eschbach. It begins:
O Sport, delight of the Gods, distillation of life! In the grey dingle of modern existence, restless with barren toil, you suddenly appeared like the shining messenger of vanished ages, those ages when humanity could smile.
Over the following eight verses, the poets sing Sport’s praises. “O Sport, you are Honor! The titles you bestow are worthless save if won in absolute fairness. … O Sport, you are Joy! At your call the flesh makes holiday and the eyes smile. … O Sport, you are Fecundity! … O Sport, you are Progress!” And so on.
Today’s readers are often underwhelmed by the first poem to win gold, describing it as “florid,” “saccharine” or “overblown.” But as far as the 1912 jury was concerned, Hohrod and Eschbach knocked it out of the park.
“The great merit of the ‘Ode to Sport,’ which, in our view, was far and away the winner in the literature competition, was that it is the very model of what the competitions [were] looking for in terms of inspiration,” wrote the jurors in their report.
It’s perhaps unsurprising that Hohrod and Eschbach understood the spirit of the competition, the fabled marriage of muscle and mind, so acutely. That’s because they were pseudonyms for the man who had conceived the whole idea: The author of “Ode to Sport” was none other than Coubertin himself.
The first major excavations at Olympia, the Greek sanctuary that hosted the ancient Games, began in the 1870s. While previous digs had revealed ruins around the Temple of Zeus, the large-scale efforts that followed uncovered sprawling structures and thousands of artifacts.
At the time, Coubertin was a teenager living in France. He had already seen the ruins of ancient Rome on family trips as a young boy, and now he was hearing all about the excavations at Olympia. He had recently started attending a Jesuit school, which provided him with a classical education and strengthened his burgeoning interest in ancient Greece.
“[Coubertin] was raised and educated classically, and he was particularly impressed with the idea of what it meant to be a true Olympian—someone who was not only athletic, but skilled in music and literature,” Richard Stanton, author of The Forgotten Olympic Art Competitions, told Smithsonian magazine in 2012. “He felt that in order to recreate the events in modern times, it would be incomplete to not include some aspect of the arts.”
The baron’s fellow organizers never fully shared his vision. After a few false starts, Coubertin formed the International Olympic Committee (IOC) in 1894, and the first modern Olympics took place in Athens two years later. But the inaugural 1896 Games included only athletic competitions, such as the discus throw, swimming, fencing and pole vaulting. Several new events debuted in 1900 (among them water polo and archery) and 1904 (boxing and lacrosse), but muscle and mind remained firmly at odds.
Coubertin pressed on. When officials announced that Rome would host the 1908 Olympics, the ancient city’s selection evidently set the baron’s gears churning. On August 5, 1904, he published an article titled “The Roman Olympiad” on the front page of the French newspaper Le Figaro, writing:
The time has come to enter a new phase, and to restore the Olympiads to their original beauty. At the time of Olympia’s splendor … the arts and literature joined with sport to ensure the greatness of the Olympic Games. The same must be true in the future. … Let the Romans now give us such a typical Olympiad and reopen the temple of sport to the ancient companions of its glory.
Coubertin argued that the partnership of sport and art had “outlasted the destruction of Olympia,” and the time had come to “restore this ideal completely.” Now that the first three modern Games had gotten the ball rolling, it was “possible and desirable to bring muscles and thought together again.”
Two years later, the IOC held a conference to seriously consider “to what extent and in what form the arts and literature can participate in the celebration of the modern Olympiads.” The event program listed several arts categories that were under consideration. Under “literature” were two bullet points: “possibility of setting up Olympic literary competitions; conditions for these competitions” and “sporting emotion, source of inspiration for the man of letters.”
Coubertin gave a rousing opening speech, doubling down on the metaphor of muscle and mind’s remarriage. “I would verge on being untruthful if I said that ardent desire compels them to renew their conjugal life today,” he said. “Doubtless their cooperation was long and fruitful, but once separated by adverse circumstances, they had come to a point of complete mutual incomprehension. Absence had made them grow forgetful.”
Officials ultimately agreed to add five arts competitions to the upcoming Olympics in 1908: literature, painting, sculpture, music and architecture. All works entered into these categories, collectively named the Pentathlon of the Muses, would need to be inspired by sports, restoring the ancient harmony that Coubertin had envisioned.
#studyblr#history#classics#art#art history#poetry#literature#sculpture#music#music history#olympic games#ancient greece#1912 olympics#pierre de coubertin
13 notes
·
View notes
Text
Fr Jeffrey John on Sportsmanship and Competition, Paris Olympics 2024
This sermon was broadcast on Radio 4's Sunday Worship from St George's Anglican Church in Paris on the opening weekend of the 2024 Olympics. I thought it worth saving because it speaks to the ethos of the time period in which the modern Olympic Games were born, and in which Our Guys were brought up.
Baron Pierre de Coubertin is generally acknowledged as the father of the modern Olympic Games. He was born in Paris in 1863, and convened the first International Olympic Congress at the Sorbonne in 1894. He was the energy behind the first games to be held in Paris, in 1900, and then again in Paris on a much larger scale in 1924. So it is wonderfully appropriate that, another a hundred years later, the games are in Paris again.
De Coubertin was an aristocrat, an educationist and an anglophile. He believed strongly in the ancient Greek philosophy of sport as building character and esprit de corps, and thought it was ideally exemplified in English public schools. He was a great friend and admirer of Thomas Arnold, and strove hard, though unsuccessfully, to introduce the same ethos into the French school system.
His real and enduring success was the Olympic games themselves, though clearly it was never going to be easy to achieve the kind of harmonious agreement and international co-operation that the games demand. Inevitably there were problems.
In the London Olympics of 1908, there was a particularly bitter dispute between the British and American delegations, with the Americans complaining that a British jury had unfairly disqualified some of their best athletes. The dispute escalated even to the White House and Downing Street.
In a special service for the Olympics held that year in St Paul’s Cathedral, the sermon was given by an American Bishop, Ethelbert Talbot, who tried to calm the quarrel by reminding both sides that according to St Paul (in the text that we just heard) winning the game was not the most important thing. Runners may compete to win a prize, says Paul, but the earthly prize is nothing:
"Do you not know that in a race the runners all compete, but only one receives the prize? They do it to receive a perishable wreath, but we an imperishable one."
So Bishop Talbot concluded:
"If England be beaten on the river, or if America be outdistanced on the racetrack, well, what of it? The Games themselves are better than the race and the prize. St. Paul tells us how insignificant is the prize. Our true prize is not perishable but imperishable, and though only one may wear the laurel wreath, all may share the equal joy of the contest."
De Coubertin heard the bishop’s sermon and wrote later how deep an impression it had made on him. It made him see more clearly than before that the Olympic aim was not simply a sporting or educational ideal, but a human and religious one; and that overcoming both personal and national ambition in a spirit of genuine co-operation is essential to real flourishing. As he put it:
What matters in the Olympic games is not winning but taking part, because what matters in life is not to triumph but to compete well. We must hold fast to this truth: it is basic to every area of human experience.
That dictum, ‘It is not whether you win or lose but how you play the game’ has become proverbial in French and English, but do we actually believe it?
It is easy to be cynical. Oscar Wilde said it would be truer to say ‘It is not whether you win or lose, but how you lay the blame’.
We know very well how much corruption, drugs, commercialisation, and the buying and selling of athletes for obscene sums of money have tarnished every kind of sport.
Some modern athletes have flatly contradicted Coubertin’s grand ideal: ‘Of course winning isn’t everything; winning is the ONLY thing’ said one.
But I think the cynics are wrong. Even if sport can be abused, ‘abusus non tollit usum’ – abuse doesn’t cancel out proper use. And even if some athletes are obsessed with winning, what inspires is not the gold medal but the extreme dedication and courage it takes for all the competitors to reach their peak of perfection.
The motto of the games isn’t ‘Fastest, Highest, Strongest’, it’s ‘Faster, Higher, Stronger Together’. In other words, as De Coubertin said, what counts for everyone in every sphere of life, is the determination to do the best you possibly can, against whatever odds. The explosion of enthusiasm for the Paralympic Games in recent years is because somehow, we fell that we are all made braver and nobler in reaching our goals by seeing their bravery and nobility in reaching theirs. The beauty revealed by the games isn’t just of the body, it’s of the soul.
Whether it is in sport or anything else, if we strive to do the best we can with what we’ve got, in the end we can all hope to say, as St Paul said at the end of his life, ‘I have fought the good fight, I have finished the race, I have kept the faith’.
8 notes
·
View notes
Text
Jeux paralympiques : le prix de la diversité.
[Vous pouvez retrouver cet article sous forme de brochure sous le lien suivant en pleine page, ou en cahier]
Alors que les Jeux Olympiques s’apprêtent à gâcher l’été de milliers de personnes, je me suis dit qu’il pourrait être intéressant de revenir sur une facette dont on parle beaucoup moins : les Jeux Paralympiques. En effet, il est assez simple de trouver des critiques sur le modèle en général, mais assez peu sur les implications pour les personnes handicapées, qu’elles soient ou non athlètes. Si l’on en croit les discours officiels, les Jeux Paralympiques sont une véritable aubaine pour les handiEs. On se félicite de la construction de logements ou de services publics aux normes, sans trop interroger le fait qu’il ait fallu attendre jusque-là.
Extrait du twitter de Fadila Khattabi, Ministre déléguée chargée des Personnes âgées et des Personnes handicapées.
En termes de visibilité, c’est aussi LE moment de l’année où l’habituel paysage audiovisuel donne la place à plus de diversité, notamment pour le de handicap. Malgré toutes ces bonnes nouvelles, les Jeux Paralympiques, comme son équivalent à gros budget, sont une plaie. Ce texte est un rapide tour d’horizon des critiques qu’on peut y adresser.
Contexte
Les Jeux ont été remis au goût du jour en France, dans un contexte impérialiste qui teinte encore ses valeurs aujourd’hui. La vision de sa version moderne est directement basée sur une idéologie raciste et colonialiste. Son créateur, le baron Pierre de Coubertin, y voyait un moyen de démontrer la supériorité de la race blanche et de « discipliner les indigènes ». Par la suite, et pendant plus de 40 ans, les figures majeures du comité olympiques ont partagé très ouvertement des idées similaires, antisémitisme1, franquisme2, impérialisme assumé... Pour cette raison, ainsi que d’autres, évoquées plus loin, des voix se sont élevées pour critiquer et s’opposer à la tenue des Jeux, avant d’être vivement réprimées.
Partout où sont passés les Jeux olympiques et Paralympiques, on observe la même tendance. Les villes hôtes accélèrent leur développement économique au détriment des habitantEs les plus précaires. Destruction de favelas à Rio en 2016, expulsions des Roms à Athènes en 2004, des sans-abris à Londres en 2012, relogements forcés à Beijing en 20083, le schéma se répète. Les travailleurs sans-papiers, nombreux sur les sites de construction, subissent aussi les abus d’un système qui ne leur permettent aucun droits ou sécurités. Depuis des mois, on observe le même processus s’enclencher à Paris et à Marseille, avec l’accélération des expulsions de logements et un « nettoyage » des quartiers où se déroulent les épreuves. Dans les faits, cela implique l’usage plus fréquent des forces policières, des systèmes de surveillance et de contrôle de la circulation des habitantEs. Ces actes sont une menace pour toustes, mais d’autant plus pour les personnes déviantes et psychiatrisées, que les pratiques autoritaires de ce type touchent plus durement.
L’expérience montre que les conséquences de ces bouleversements s’étendent bien après l’événement. L’expulsion des pauvres et des indésirables se fait en même temps qu’une accélération de la gentrification. La spéculation grandissante entraîne une augmentation des loyers, qui poussent les locaux à déserter « leur » ville au profit des touristes.
Sans surprise, les personnes handicapées, vivant en majorité sous le seuil de pauvreté, sont parmi les groupes les plus touchés. Pourtant, si l’on en croit les communications gouvernementales, elles seraient les premières à bénéficier de la modernisation des espaces, peu importe qu’elles ne puissent plus se permettre d’y vivre. La mise en accessibilité devient cet argument massue devant quiconque ose dénoncer l’impact négatif des chantiers olympiques. Car au-delà de l’influence sur les humainEs, les infrastructures (parfois temporaires) détruisent aussi des écosystèmes et sont facteurs de pollutions.
Un corps digne est un corps d’athlète.
Après ce rapide tour d’horizon sur le coût de cette manifestation sportive, il est temps de revenir au cœur du sujet. Les Jeux Paralympiques sont nés dans les années soixante sous l’impulsion d’un neurologue en charge de patients vétérans. Pour reprendre ses termes, l’idée était de redonner aux paraplégiques leur dignité, sous entendue que celle-ci aurait disparu avec leur capacité à marcher. La citation est lisible sur le site des JO aujourd’hui, sans une once de critique ou de nuance. À croire que les handiEs n’auraient droit au respect que s’iels remportent des trophées.
Capture d’écran issue de la page «l’histoire des Jeux Paralympiques», du site officiel de JO2024; février2024, [modifiée depuis]
Pendant longtemps, les Jeux Paralympiques ont concerné exclusivement les personnes en fauteuils, avant d’intégrer une plus grande diversité dans les profils. L’idée qu’il existe une frontière bien définie entre handicapéEs et valides ne fait sens qu’en théorie. Un système d’évaluation est donc nécessaire pour créer la distinction. Les athlètes handicapéEs doivent passer par des examens longs et fastidieux4 pour prouver et mesurer leurs incapacités. Laissées à la discrétion des médecins, les catégories dans lesquelles les athlètes peuvent participer dépendent d’un classement relativement opaque, même pour les premierEs concernéEs. CertainEs ont par exemple vu l’intégralité de leur carrière remise en cause après une évaluation trop positive5... À l’inverse, des athlètes se sont retrouvés face à des adversaires contre lesquelles iels n’avaient aucune chance, compte tenu des disparités physiques. C’est un peu comme si mettre en compétition des personnes avec des diversités corporelles aussi vastes était une idée vouée à l’échec. Puis il y a les entre-deux, trop handicapéEs pour concourir avec les valides, trop valides pour les Jeux Paralympiques. Les déficiences intellectuelles par exemple, ont été admises, puis exclut avant d’être réintégrées dans les Jeux Para.
Sans connaître ce contexte, on pourrait être tentéEs de célébrer la formidable visibilité pour les communautés handicapées. Celle-ci ne concerne en réalité que certains handicaps, à certains degrés, selon les variations des jurés. La communauté sourde par exemple, est exclue des Jeux olympiques qui leur est rendue inaccessible, mais ne répond pas aux critères des Jeux Paralympiques.
Tristement, cet événement reste l’un des rares à montrer le handicap à une large échelle et forge l’imaginaire collectif. Si aujourd’hui encore, la majorité des gens pense qu’un handicap « se voit » forcément, c’est parce c’est l’image vendue, notamment au moment des Jeux. Cette idée est à l’origine de nombreux comportements discriminants envers des personnes constamment obligées de prouver leur handicap dans leur quotidien, faute de correspondre au stéréotype.
La fête à l’inspiration porn,
Les Jeux para participent aussi à entretenir un narratif sur le handicap : la nécessité de le dépasser. Si pour des athlètes encadréEs et aux moyens financiers illimités ça signifie aller rafler des médailles, qu’est ce que ça veut dire pour l’handiE lambda ? Devoir s’épuiser à tenter de vivre dans un monde qui vous exclut en permanence? Sans exiger la moindre adaptation ? En tout cas, c’est une réponse bien pratique pour éviter tout remise en cause. Si les écoles, transports, ou lieu de soin sont inaccessibles, il suffit de dépasser son handicap ! Ça fait des jolies histoires émouvantes en plus de maintenir le statu quo. Les obstacles imposées par une société inadaptée sont réduits à une tragédie individuelle que la ténacité et le courage permettent de surmonter.
Les expériences de vie des athlètes les plus visibilisées sont loin du quotidien de la majorité des personnes handicapées, ce qui ne serait pas un problème si iels ne jouaient pas constamment le rôle de représentantEs. Les manifestations sportives tiennent à leur image « apolitique » qui les cantonne à des messages individualistes et souvent vides de sens à l’épreuve du réel. Les Jeux Paralympiques et les athlètes sont avant tout des sources d’inspirations prouvant que tout est possible, puisque même les handicapéEs y parviennent.
Toute la communication des Jeux para repose sur la célébration de l’exceptionnel, du hors du commun. Paradoxalement, on insistera continuellement sur le fait que ce sont des athlètes «comme les autres» qui méritent les même traitements que leur homologues valides Dans un contexte normalisé, c’est bien la capacité à imiter (voire surpasser) les actions des valides qui est encensée. Un dépassement souvent rendu possible par des technologies auxquelles la plupart des gens n’auront jamais accès (orthèses dernier cri, fauteuil de compétition, infrastructures adaptées...).
Le sport posséderait le pouvoir d’effacer toutes les différences, de régler une fois pour toutes la question de l’inclusion dans la célébration de la performance. Cette fête ne concerne pourtant pas les handiEs coincées dans des institutions médicales ou psychiatriques qui n’auront jamais accès à ces espaces. Tant pis aussi, pour les handiEs qui ne peuvent (ou ne veulent) pas faire de sport. Celleux-là, la majorité donc, n’aura qu’à se contenter en guise de reconnaissance de la pitié qu’elle provoque. Dans un contexte où la pression sur le système de protection des malades s’intensifie (remise en cause des remboursements de frais de santé, difficultés à obtenir des aides, à faire valoir leurs droits), il n’est pas neutre de toujours valoriser les mêmes modèles.
Les Jeux Paralympiques ne créent pas une meilleure acceptation de l’autre dans la société. Ils participent au contraire à normaliser l’idée que les personnes handicapées sont une sous catégorie d’humainEs, « dignes » uniquement lorsque qu’iels accomplissent des exploits.
Hors jeu
En valorisant certains corps au détriment d’autres, les Jeux participent à créer une norme, qui influence bien au-delà de la durée de l’événement. Ici, j’ai particulièrement développé la question des corps handicapés, mais c’est également le cas pour les corps non blancs et/ou qui ne correspondent pas aux normes genrées. Cette normalisation passe par des processus souvent humiliants comme les tests de féminité obligatoires pour les personnes jugées trop masculines par leurs adversaires. Elle passe aussi dans la parole des commentateurices sportifs, qui s’attachent à donner leur avis sur le physique des athlètes (en particulier femme). À noter qu’à ce stade les personnes trans ne font même pas partie de la conversation.
Les Jeux olympiques contribuent à l’exploitation, l’exclusion et l’expropriation des populations les plus marginalisées. Parmi elles, on compte les communautés citées plus haut, souvent condamnées à la précarité du fait de discriminations constantes. Présenter cet événement comme une démonstration d’inclusivité est un mensonge, et une justification hypocrite de plus à la souffrance que génère la tenue des Jeux pour les locaux forcés d’y participer (économiquement, spatialement...). Les Jeux olympiques ne sont pas une trêve internationale dédiée à la célébration du sport, mais un miroir grossissant sur tout ce qui ne fonctionne pas dans cette société. Quant à l’accessibilité, elle ne devrait pas être la caution de l’affaiblissement d’écosystème et de la gentrification des lieux de vie, dont nous sommes ensuite excluEs.
Par ailleurs, rappel que notre dignité ne se juge pas à nos exploits. Notre fierté handie peut reposer sur autre chose que notre capacité à imiter les personnes valides. La compétition entre les êtres, la recherche de la performance à tout prix, le culte de la force sont exactement la raison pour laquelle le handicap est perçu de facto comme une faiblesse. le fantasme de l’inclusion dans un monde régit par ces principes ne peut être qu’hypocrite. Le concept en lui-même repose sur l’idée d’une population «autre» qui faut inclure dans la norme. Nous restons l’autre, dans nos catégories et nos espaces à part. C’est le message des Jeux paralympiques qui font parti du problème, pas de la solution.
L’estropiéE attendrissant ou lea championNEs « hors normes » ne sont pas nos seules options. Il existe des alternatives, bien plus joyeuse à explorer, que celles basées sur des normes éditées contre nous.
Comme Avery Brundage, antisémite et raciste notoire, qui occupera la présidence pendant plus de vingt ans.
Des idées portées par Juan Antonio Samaranch, resté lui aussi 20ans à la présidence,
Voir le rapport « mega-events, olympic games et housing rights, opportunities for the olympic movement and others » ainsi que la brochure, déplacer les pauvres pour les Jeux. sur Saccage 2024.
Voir « Pourquoi on s’oppose aussi Jeux Paralympiques » écrit pas Objectif Autonomie en 2022.
à l’exemple du nageur brésilien Andre Brasil
8 notes
·
View notes
Text
The Olympic flame has been lit on Mount Olympia* Greece 🇬🇷 kicking off the torch relay for the 2024 Paris Olympics. Ahead of each Summer Olympics, the torch is lit in the ancient site where the games were founded, connecting the event back to its roots. Before beginning its journey across 400 towns and cities in 65 regions of the French territories and landing in Marseille on May 8.
* Olympus as mountain and Olympia as venue for the Olympics: a question about the naming of these places. Mount Olympus was the mythical home of the 12 gods in Ancient Greek history. According to the myth, When the Olympian gods won the battle, they created their new majestic home – Mount Olympus.
The Olympic Games of the Modern Era were inspired by the aristocrat and educator at the Sorbonne-Paris, Baron Pierre de Coubertin.
Greek mythology - the importance of Mount Olympus, a place inhabited by the gods of ancient Greece, to Olympia, one of the main sites of the Hellenic Games, describes the Olympic Games.
Also, The Heranos Games (in honour of the goddess Hera) are portrayed, with the first participation of women as athletes, which nowadays is greatly encouraged by the international Olympic movement.
#Paris2024 #100DaysToGo #RoadtoParis2024 #Olympics #MountOlympia #Olympicflame 🔥#Greece #Frenchterritories #Marseille
Posted 17th April 2024
8 notes
·
View notes
Text
Mercredi 20 septembre 2023.
Journée royale pour mon anniversaire ! Beaucoup de marche, j’ai vaguement vu passer la voiture royale et présidentielle (mais le président de la République française n’est-il pas un roi élu pour cinq ou dix ans en cas de récidive, comme en ce moment).
J’ai préféré me tourner vers les spectateurs. Un peu déçu de ma photo, mais comme disait le Baron Pierre de Coubertin, l’important n’est pas de gagner, mais de participer* !
* La citation exacte : « Le plus important aux Jeux olympiques n'est pas de gagner mais de participer, car l'important dans la vie ce n'est point le triomphe mais le combat ; l'essentiel, ce n'est pas d'avoir vaincu mais de s'être bien battu ».
6 notes
·
View notes
Text
SAMEDI 19 AOÛT 2023 (Billet 4/4)
Et c’est au moment précis, toujours pour évoquer l’historique de « mesures » un peu particulières, où JM a voulu parler de la distance du marathon et pourquoi initialement fixée à 40 km elle est passée lors des Jeux Olympiques de Londres en 1908 à 42.195km, qu’un « MÉCHANT » ORAGE a éclaté !
Nous en étions au digestif mais tout a été gâché. Il a fallu débarrasser la table à toute vitesse (assiettes, couverts, verres, sets…), rentrer les chauffeuses, tous les coussins, le tapis, couvrir la Plancha… tout ça sous une pluie battante et dans la plus grande confusion.
Nous étions tristes pour nos invités… et surtout pour Inge qui venait pour la première fois à la maison. Dire que nous préparions ce dîner depuis 2 jours, que nous avions minutieusement élaboré le menu car l’un de nos invités était végétarien.
Pour l’apéro, nous étions allés chez « Tang », rue Labrouste (1 heure de marche A/R), pour acheter des mini-nems à la crevette et de succulents petits samossas aux légumes. Nous avions refait des petites verrines « betterave/oignon rouge/fromage Philadelphia ». Chez Picard, nous avons pu trouver, il n’y en a pas toujours, de grosses gambas du Vietnam que nous avons fait mariner depuis la veille dans du lait de coco, gingembre haché, coriandre et piment d’Espelette. Marina, qui n’est pas du tout une grande pâtissière, tout le monde le sait, a retenté sa tarte aux abricots, uniquement pour faire plaisir à nos hôtes…
ET PATATRAS, tout a été fichu en l’air avec cet orage, arrivé au dernier moment, SANS LA MOINDRE EDUCATION. Ça ne se fait pas ! Alors, au lieu de se terminer, paisiblement, sous les étoiles, notre soirée s’est achevée dans la confusion la plus totale.
Pour finir, comble de malchance, JM ne sait pas du tout ce qui s’est passé avec son iPhone mais il a perdu toutes les photos qui avaient été prises ce soir-là. Il ne s’explique pas pourquoi. Peut-être l’électricité statique de l’orage qui a dû créer un bug ? Les mystères de l’électronique…
Nos invités sont repartis en Taxi. Nous, nous nous sommes endormis à 3 heures du matin (authentique !), Marina ayant horreur de se coucher sans que tout ne soit rangé.
Les Italiens ont une jolie expression pour qualifier un fâcheux événement non prévisible : « VADO VIA ! ».
Mais certains d’entre vous, chers lecteurs/abonnés, voudraient bien connaître la fin de l’histoire de la longueur du Marathon. C’est ce dont nous aurions dû parler si nous n’avions pas été interrompus.
« Partout dans le monde, le marathon mesure toujours 42.195km. Mais savez-vous pourquoi il en est ainsi ? Voici les explications.
Les origines du marathon
Avant de répondre à la question, il faut remonter dans l'Antiquité, en -490 avant Jésus-Christ pour trouver trace du premier marathon de l'histoire, et ainsi comprendre ses origines. C'est l'histoire d'un messager grec, nommé Phidippidès, qui aurait couru de la ville de Marathon jusqu'à Athènes, pour annoncer aux citoyens la victoire des Grecs sur les Perses lors de la bataille de Marathon durant la 1ère Guerre Médique.
L'histoire raconte qu'en arrivant à Athènes, le messager, épuisé d'avoir couru d'une traite les 40km qui séparent les deux villes, auraient délivré son message, avant de mourir d'épuisement. Voilà donc pour l'origine du nom de l'exercice. Lors des premiers Jeux Olympiques modernes, organisés en 1896 à Athènes à l'initiative du baron français Pierre de Coubertin, les concurrents retenus ont donc couru un marathon en hommage à la course de Philippidès. Les organisateurs de ces premiers Jeux modernes ont opté pour une distance de 40 km, soit l'équivalent de la distance entre Marathon et Athènes.
Alors pourquoi 42.195km ?
C'est en 1908 que la distance moderne de 42,195 km a été fixée, lors des Jeux Olympiques de Londres. La famille royale anglaise voulait commencer la course au château royal de Windsor et la terminer dans le stade de White City (un stade aujourd'hui disparu). 41,83 km séparaient Windsor de ce stade.
Mais 3,218 km ont étés ajoutés à l’exigence de la famille royale pour que la course puisse se terminer à leurs pieds, devant la loge du stade qui leur était réservée. Suite à cette modification, de nombreux débats eurent lieu, et la distance officielle est alors vraiment et définitivement passée à 42,195 km en 1921. Celle courue aujourd’hui sur tous les continents.
(Source : « wikipedia.org »)
____________________________
Les 50% de sang anglais d’un de nos invités (l’autre moitié étant brésilienne), si nous avions pu avoir le temps d’en parler calmement, auraient été sûrement « fiers » ou « amusés » de savoir que la contenance des bouteilles de vin et la longueur du marathon, épreuve plus que symbolique des Jeux Olympiques, ont été modifiées à la convenance des sujets de « sa » Majesté.
Nous écrivons « sa » Majesté parce que la nôtre, heureusement ou malheureusement, on lui a coupé la t��te, Place de la Concorde, le 21 janvier 1793 !!!
2 notes
·
View notes
Text
0️⃣ La lettre d’infO (la quotidienne annécienne) 🤍
Sélection journalière à destination de 12 réseaux sociaux et de 3 messageries instantanées en provenance directe de la version 3 de mon infolettre 📧
1️⃣ Les Journées (j’adOre) 💛
Aujourd’hui, vendredi 01/11/24, jour férié de la Toussaint (depuis le VIIIe siècle) et Journée mondiale végane 🥗
2️⃣ L’actu (point trop n’en faut) 🧡
Annecy : une sacoche appartenant à l'octogénaire disparu début octobre à Cran-Gevrier a été retrouvée il y a quatre jours accrochée à la barrière d'une entreprise d'Annecy-le-Vieux. La police d'Annecy lance un appel à témoins 📣
En novembre, le Mois de l’Économie Sociale et Solidaire (17e édition) permet de découvrir des acteurs et actrices qui font l’économie sociale et solidaire pour témoigner de ce qu’elle peut apporter à notre société en pleine transition 👌
3️⃣ L’agenda (l’agendalp pour les ancien·nes) 🩷
🧺 Un marché le ven. matin à Annecy ➡️ Marché de la vieille ville 📍 Rue Sainte Claire ⌚️ 7h-13h ℹ️ Au cœur des vieux quartiers, flânez entre les étales du marché le plus typique : les produits du terroir sur le marché alimentaire mais également les produits textiles et manufacturés 🍴
☕ Coup de cœur annécien : un lieu d’accueil et d’échange ouvert quatre fois par semaine et géré par des bénévoles ℹ️ Boissons sans alcool, livres, jeux (après-midi jeux de société) 📆 Ven. 01/11/24 ⌚️ 10h-12h & 14h30-16h30 📍 Café du curé (6 quai de l’Évêché, vieille ville) 😍
🖼️ ExpO : Rouge ➡️ Le travail de Marcel Savy oscille entre le figuratif et une abstraction guidée, lui permettant d’aller à l’essentiel tout en laissant place au rêve dans ses toiles ℹ️ Jusqu’au sam. 16/11/24 🎫 Accès libre 📆 Ven. 01/11/24 ⌚️ 10h-18h45 📍 Artekné (Centre Bonlieu) 👨🎨
🧒 Vacances d’automne ou de la Toussaint ➡️ Fabrique ta lanterne d’Halloween ℹ️ À partir de 5 ans 🎫 Anim. et visite : 10€, 8€, 6€ (6-15 ans) & 0€ (-6 ans) 🎟️ Sans réservation 📆 Ven. 01/11/24 ⌚️ 10h30-12h & 14h-17h 📍 Château de Montrottier (Lovagny) 🏰
🖼️ ExpO : Salon des artistes peintres d'Annecy ➡️ Évènement qui célèbre la créativité et le talent des artistes de notre territoire ℹ️ Jusqu’au ven. 22/11/24 🎫 Entrée libre 📆 Ven. 01/11/24 ⌚️ 13h-18h 📍 Forum Exposition Bonlieu (1 rue Jean Jaurès) 🎨
🖼️ ExpO : Imagined Landscapes de Yang Yongliang ➡️ Artiste shanghaïen inspiré par la peinture traditionnelle chinoise le Shanshui ℹ️ Jusqu’au dim. 15/12/24 🎫 Accès libre 📆 Ven. 01/11/24 ⌚️ 14h-19h 📍 L’Abbaye (15 bis chemin de l'Abbaye) 👨🎨
🎶 Concert ➡️ Une soirée dédiée aux rythmes reggae et dub avec Omani Sound et le Local International : plongez dans une ambiance festive et chaleureuse, la musique vibrante et les sonorités envoûtantes vous transporteront 🎫 Participation libre 📆 Ven 01/11/24 ⌚️ 18h-22h 📍 Les Steppes (3 place des Rhododendrons) 🎸
👟 Ligue 2 : le FC Annecy (3e avec 19 pts) reçoit Pau FC (10e avec 15 pts) ➡️ Allez les Rouges et Blancs ℹ️ Douzième journée (sur 34) 🎫 À partir de 7, 9, 10 et 11€ (en fonction des catégories) 📆 Ven. 01/11/24 ⌚️ 20h 📍 Parc des sports (1 rue Baron Pierre de Coubertin) ⚽️
🎶 Concert Chico and The Gypsies : des plus grands succès aux chants sacrés ➡️ Avec leur répertoire varié, alliant grands classiques de leur carrière aux chants sacrés les plus émouvants, Chico et Les Gypsies ont su créer une atmosphère magique au sein des églises offrant au public une expérience inédite 🎫 49€ & 46€ 📆 Ven 01/11/24 ⌚️ 20h 📍 Église Sainte-Bernadette (39 avenue d'Albigny) ⛪
🎭 Théâtre : La grande messe de Merri ➡️ Sacré Merri ! Il redonne peut être l'envie de retourner à la messe ? Avec un punch d'enfer et un sens de l'improvisation hors norme, Merri incarne un prêtre méphistophélique avec la folie des Monthy Python, et déroule une messe comme jamais vue : en osant l'impensable, une messe pas catholique, une célébration iconoclaste et divertissante qui déchaîne les fous rires et les passions ℹ️ Avec plus d'un million de fidèles à travers le monde, voici le spectacle culte et hilarant qui a fait un triomphe au Québec, au festival Juste Pour Rire et dernièrement au Zénith de Toulouse 🎫 18€, 16€ & 12€ (-12 ans) 📆 Ven. 01/11/24 ⌚️ 20h30 📍 Théâtre Les Têtes de l'Art (36 avenue de Chambéry) 🙏
4️⃣ La météO (pour celles et ceux qui veulent vivre) ❤️
Qualité de l’air à Annecy (indices ATMO) : la qualité de l'air devrait être moyenne sur la quasi totalité de la région sauf dans la vallée du Rhône où elle pourrait être dégradée par la présence de particules 💨
Dans la cité lacustre et ailleurs, au niveau de vos déplacements, privilégiez vélo, trottinette, marche à pied, etc. et au niveau de vos activités physiques, privilégiez les parcs, les zones piétonnes et les rues peu circulantes pour vos activités de plein air 🌬️
L’indice de risque pollinique à Annecy est nul (niveau 0) ➡️ Ambroisies, armoise, cupressacées, graminées, saule, autre : niveaux 0 ➡️ Indice communal valable du 26/10/24 au vendredi 01/11/2024 inclus 🤧
5️⃣ Les dictons (maximes et autres proverbes) 💚
Trois dictons du jour pour le prix de deux : « À la Toussaint, l’âtre est plein. », « À la Toussaint, cueille l'olive à la main. » et « Le mois de novembre est malsain, il fait tousser dès la Toussaint. » 👌
Et trois autres dictons du jour pour la route : « À la Toussaint, tout le vin est sain. », « La Toussaint venue, rentre ta charrue. » et « Pour faire rire le paysan, il faut qu’il gèle après la Toussaint. » 👍
De la Toussaint à la saint André (30/11) : « À la Toussaint la neige est dans les champs, à la saint André (30/11), les ruisseaux sont gelés. », « Novembre, la Toussaint le commande, saint André le voit descendre. » et « Novembre, la Toussaint le commence et saint André l'achève. » 👀
De la Toussaint à l’Avent (01/12) : « De la Toussaint à l'Avent, jamais trop d'eau ni de vent. » 💧
De la Toussaint à Noël (25/12) : « Entre la Toussaint et la Noël ne peut ni trop pleuvoir, ni venter. », « Givre à la Toussaint, Noël malsain. » et « Quand il tonne entre la Toussaint et Noël, l’hiver est en retard et les mauvais jours nous interpellent. » 🎄
De la Toussaint à Pâques (l’année prochaine) : « De la verdure encore à la Toussaint, c'est de la neige à Pâques. » et « Telle la Toussaint tel Noël, et Pâques pareil. » 🧐
Pour celles et ceux qui aiment l’été de la saint Martin : « À la Toussaint, commence l'été de la saint Martin. », « Été de la saint Martin, dure trois jours et un brin. » et « Novembre, mois des brumes, par devant réchauffe et par derrière refroidit. » ☀
Pour celles et ceux qui aiment le beau temps et la chaleur : « S'il fait beau à la Toussaint, on n'a plus que trois jours pour rentrer les biens. » et « S'il fait chaud le jour de la Toussaint, il tombe presque toujours de la neige la nuit suivante ou le lendemain. » 🌞
Pour celles et ceux qui aiment l’hiver : « Quand la belle Toussaint vient, c'est un hiver que l'on peut craindre. », « S'il fait soleil à la Toussaint, l'hiver sera précoce. » et « Suivant le temps de la Toussaint, l'hiver sera ou non malsain. » ❄️
Pour celles et ceux qui aiment le froid : « À la Toussaint, le froid revient et met l'hiver en train. », « Autant d'heures de soleil le jour de la Toussaint, autant de semaines à souffler dans ses mains. » et « S'il neige à la Toussaint, l'hiver sera froid. » 🥶
Pour celles et ceux qui n’aiment pas le froid : « À la Toussaint, manchons au bras, gants aux mains. », « Pour la Toussaint, cape et grand foulard. » et « Pour la Toussaint, laisse l'éventail et prends les gants. » 🧤
Pour celles et ceux qui sèment : « À la Toussaint, sème ton grain. », « Le bon semer est quinze jours avant Toussaint, et quinze jours après. » et « Les semailles de la Toussaint sont les plus pauvres de l'année. » 🌱
Bien évidemment : « À la Toussaint, les blés semés et les fruits serrés. » et « La Toussaint arrivée, le blé doit être semé, fruits, pommes de terre et vins rentrés. » 💪
Pourquoi faire simple quand on peut faire compliqué : « Celui qui a trois fois sept ans, ne laisse pas pour la Toussaint ses pommes de terre dans les champs. » et « Quand la Toussaint aura fleurs nouvelles, morte saison sera cruelle. » 🤔
6️⃣ Les fêtes (rigolO est le calendrier) 🩵
Je vous souhaite une très bonne journée annécienne et un excellent automne à Annecy, dans les 33 autres communes du Grand Annecy, en Savoie ou ailleurs 🍂
Bon jour férié et cinquième jour de la semaine à tous et à toutes 🌳
Bonne fête à tout le monde et demain aux Victorin·es 😘
Demain, c’est également le jour des Défunt·es 🪦
7️⃣ Cohérence (histoire de simplifier) 💜
J’utilise les chiffres 0, 7, 8, 9 et 10 pour rendre plus lisibles les différentes parties de cette sélection (simple utilisation n’ayant absolument aucun rapport avec les parties “officielles”).
JamesO InfO V1 : jusqu’en 2012 🅰️
8️⃣ Migrations en cours (à marche forcée) 🤎
Les parties 7, 8 et 9 ne peuvent pas encore être diffusées totalement pour des raisons techniques. J’y travaille actuellement de manière régulière.
JamesO InfO V2 : de 2013 à 2022 🅱️
9️⃣ Abonnez-vous (nouveaux tarifs en 2025) 🩶
Les parties 10, 11 et 12 sont exclusivement réservées à mes abonné·es et ne sont plus diffusées sur les réseaux sociaux et autres messageries instantanées.
JamesO InfO V3 : depuis 2023 🆎
🔟 L’ours (nette préférence pour le dahu) 🖤
JamesO InfO
N° 1.175 du vendredi 01/11/24
Actualité - Informations - Nouvelles
Par JamesO Média (Presse & Édition)
Responsable éditorial et légal : J.-O. Gallice
📷 JamesO PhotO à Annecy le 29/10/24 📸
JamesO © AlPy News ® StudiO 147 ℗ 2SC ™
1 note
·
View note
Text
OLYMPIC MARINATED SKEWERS (6th c. BC)
I decided to go Greek for my next Tasting History dish: Olympic Marinated Skewers from around the 6th century BC in Ancient Greece. It's an Olympic year, after all! For this dish, Max focused on what an Ancient Olympic athlete might eat. To do this, he relied on descriptions found in the Oxyrhynchus Papyri, a group of manuscripts discovered during the late 19th and early 20th centuries by papyrologists Bernard Pyne Grenfell and Arthur Surridge Hunt at an ancient rubbish dump near Oxyrhynchus, Egypt. The papyri describe a dish of marinated liver with some herbs, a dish which may have been served around the time Ancient Greek Olympic athletes started incorporating meat into their training diets. Before this, dried figs, cheese, and barley bread were staples of the athlete. Of course, there was a wide variation of dishes on which athletes would have feasted during training; the Ancient Olympics were hosted for a very long time - from at least 776 BC to 393 AD (even lasting to the Roman period!) - and athletes came from across the Mediterranean area in order to compete. One of the Panhellenic Games of Ancient Greece, the Olympic games were a series of athletic competitions among representatives of city-states held at the Panhellenic religious sanctuary of Olympia in honour of Zeus. The initial sport was the stadion, a sprint inside a stadium, but more events were added over time. Speaking of time, in Ancient Greece, it would often be marked using the stadion winner's name for the four-year Olympiad.
The Olympic Games were so important that truces between city-states were enforced for its duration. While there was a long period of no Olympic Games (during the reign of Theodosius II, a fire at Mt. Olympus destroyed the venue), the Games were revived in their modern form more than a thousand years later by Baron Pierre de Coubertin, who founded the International Olympic Committee (IOC) in 1894, leading to the first modern Games in Athens in 1896. I may have a sweet spot for Olympic history, thanks to my years working in a museum covering the topic, so I couldn't help but give this dish a try, though admittedly with a few changes according to my palate (liver is not my thing). See Max’s video on how to make the dish here or see the ingredients and process at the end of this post, sourced from his website.
My experience making it:
For this recipe, I did take quite a few liberties which affected the final texture of the dish. Namely, I used chicken breasts instead of liver (I really don't like the texture of liver) and I used ripe figs instead of dried (because they are in season and I can't resist a good deal). However, I was sure to make the marinade exactly as written in an effort to stay true taste-wise - even finally caving and hunting down a bottle of asafoetida from a Sri Lankan shop quite far away from my house. Instead of the most authentic Paximadi bread (which I couldn't find), I used barley bread from my local grocery store bakery. I think there were other ingredients in it as well, but there was definitely barley, and that was enough for me to be persuaded. Finally, I didn't have any proper skewers handy at home, so I used some XL toothpicks.
Chopping my thyme and cilantro at the very beginning, I decided to go a bit out of order on the method and make the marinade before chopping the chicken into 1-inch pieces, but I can't see this having any effect on the outcome. I was sure to whisk constantly while adding the olive oil into the red wine vinegar. It was a little hard to combine, and I initially could see some olive oil separated on top, but with continued whisking it did finally combine. I whisked in the salt, asafoetida powder, cilantro, and thyme - it was already smelling delicious! I then chopped my chicken and submerged them in the marinade. There was just enough marinade to cover them. Because I forgot to prepare the marinade the night before, I made it in the morning and gave the chicken about 7 hours to marinate in the fridge. Not as good as Max's "overnight" recommendation, but I think better than just an hour right before dinner. When I decided we were getting hungry for dinner, I brought out the chicken, skewered the pieces with the toothpicks, and laid them onto a lined baking tray. I don't have a barbecue sadly, or even a patio/balcony for that matter, so the oven was the only option for me. For the oven temperature and cooking time, I looked up a generic chicken skewers recipe to give me advice. I ended up cooking the skewers at 400 F (205 C) for 15 minutes, then flipped the skewers once and cooked another 5 minutes on fan setting to get a bit more crisp (though they never really got very crispy on the edges anyway). While they were in the oven, I prepared the Greek salad (no olives for me), figs, feta cheese, and barley bread. The skewers looked pretty nice when finished; the herbs had darkened to a dark green colour and gave the chicken a fragrant aroma. I plated everything and ended up with a quite Greek-looking meal that I couldn't wait to taste.
My experience tasting it:
Of course, I just had to try the skewers first! The chicken was very tender and the flavour was very herby. It did taste like the chicken had really absorbed the marinade, but it wasn't wet in the slightest. I can only imagine that some char from being cooked over a fire would add so much both texture- and taste-wise, but the chicken didn't need it in order to taste wonderful. I think the asafoetida did add a faint oniony flavour which I quite liked, but wasn't entirely expecting. There was so little of it in the marinade that I thought it might be lost amongst the other ingredients. Next, I tried some barley bread. It was what it said on the tin - the usual brown-bread flavour and texture. It might be a bit surprising, but I had never tried an actual fig before. I've had figs in desserts before, where they impart their flavour, but never the actual hand-fruit. This is part of why I wasn't too bothered that I couldn't find dried ones. I tried a bite of the fresh, ripe fig and was pleasantly surprised - I liked it! Very fresh and sweet-tasting, with no hint of wasp (other than their historical role in diet and cooking, most of what I have heard about figs involves wasps dying inside them...). Taking a bite of feta right after some fig was a great idea. The sweet and salty combo, so well-beloved in salted caramel and the like, was a perfect marriage in this case. I would happily pair those two again. Come to think of it, I would make this whole dish again. The marinated skewers were juicy, with a complex and very Greek flavour to them. I might even consider using this same marinade on other meats, or adding a couple other fresh herbs to it ...specifically my all-time favourite: dill. It's a keeper, that's for sure. Ancient Greek Olympians ate well. If you end up making this dish, if you liked it, or if you changed anything from the original recipe, do let me know!
Harder-to-find ingredients:
Asafoetida
Olympic Marinated Skewers original recipe (c. 6th c. BC)
Sourced from the Oxyrhynchus Papyri (c. 6th c. BC).
Cut up good liver, marinate in oil with salt, cilantro, thyme, silphium juice, vinegar; grill on a spit at high temperature; serve.
Modern Recipe
Based on the Oxyrhynchus Papyri (c. 6th c. BC) and Max Miller’s version in his Tasting History video.
Ingredients:
1 lb (1/2 kg) calf’s liver (or another protein if liver isn’t your thing)
3 tbsp (45 ml) red wine vinegar
9 tbsp (135 ml) olive oil
1 tsp salt
A pinch of asafoetida powder*
A small bunch of cilantro, chopped
2 tbsp thyme leaves
Feta, for serving
Dried figs, for serving
Paximadi or other barley bread, for serving
*Asafoetida is used instead of the once common flower, silphium. While it was thought to be lost to history, it may have recently been found in Turkey - but either way, you probably won't be able to find some. Asafoetida is thought to be its close ancestor, and is a very pungent ingredient that imparts a garlicky/oniony umami flavor when cooked. Be sure to store it in a sealed container (or two) or your whole pantry will smell sulphurous. You can find it (sometimes as hing) at Indian markets or at the link above.
Method:
Cut the meat into bite-sized pieces, about 1”.
Pour the vinegar into a large bowl, then add the olive oil in a slow stream, whisking constantly. This will help the oil and vinegar emulsify. Whisk until well mixed, then whisk in the salt, asafoetida powder, cilantro, and thyme. Add the liver, making sure the meat is coated evenly and set it aside to marinate for an hour on the counter or in the fridge overnight.
Once the meat has marinated, put it onto skewers and grill over an open fire or in the oven. I cooked mine on a little grill for about 4 minutes on one side, then I flipped them and cooked them for another 4 to 5 minutes on the other side until they were cooked all the way through.
Serve the skewers forth with feta, figs, and paximadi for a complete meal fit for an ancient Greek Olympian.
#max miller#tasting history#tasting history with max miller#cooking#keepers#historical cooking#europe#ancient greek recipes#ancient greece#greece#olympics#chicken#skewers#figs#fruit#cheese#ancient cooking#ancient history#6th century bc#Oxyrhynchus Papyri#ancient meals#meat#herbs
1 note
·
View note
Text
The Evolution of Athletics: Speed, Strength, and the Spirit of Competition
Athletics, in its various forms, has long served as a fundamental measure of human physical prowess and competitive spirit. From the sprinters of Ancient Greece to modern Olympic champions, the story of athletics is intertwined with history, culture, and the ceaseless quest to push the boundaries of human performance. This article explores the evolution of athletics, examining how it has shaped—and been shaped by—the societies that cherish these competitions.
The Ancient Origins
The roots of athletics can be traced back to ancient civilizations, where sporting competitions were integral to religious and cultural festivities. The Ancient Olympic Games, first recorded in 776 BC, were originally a festival to honor Zeus. Featuring running events, such as the stadion (a sprint of roughly 192 meters) and the diablos (a double stadion), these games laid the groundwork for athletics as a structured competitive pursuit.
The Modern Olympic Movement
The revival of the Olympic Games in 1896 marked a pivotal moment in the history of athletics. Spearheaded by Baron Pierre de Coubertin, the modern Olympics provided a new global stage for athletes to showcase their talents. This era saw the formalization of rules and the expansion of events, introducing a more comprehensive range of disciplines, such as jumping, throwing, and complex races. The modern Olympics catalyzed the transformation of athletics from amateur competitions to professional pursuits.
Breaking Barriers: The Role of Technology and Science
The twentieth century introduced a scientific approach to athletic training and performance. Innovations in biomechanics, nutrition, and physiological research have profoundly influenced how athletes train and compete. High-performance gear, from aerodynamic tracksuits to specially designed footwear, has further enhanced athletes' abilities, allowing for new records that were once thought impossible. Moreover, technology such as photo finishes and electronic timing has brought precision to how performances are measured.
Women in Athletics
While ancient athletics was predominantly a male domain, the past century has witnessed a significant rise of women in athletics. Women's participation in the Olympics began in 1900, and since then, female athletes have fought for—and achieved—greater inclusion and equity in sports. The battles for equal pay, coverage, and respect within athletics mirror broader societal shifts toward gender equality.
The Dark Side: Doping and Controversy
Athletics, like many competitive sports, has not been immune to controversy. Doping scandals have marred the sport, with high-profile athletes sometimes involved in elaborate schemes to enhance performance through banned substances. These incidents have prompted international governing bodies to tighten regulations and enforce rigorous testing procedures to uphold the integrity of the sport.
Cultural Impact and National Pride
Athletics holds a unique place in the cultural and national narratives of many countries. It is not just a display of physical capabilities but also a source of pride and identity. Memorable performances in international competitions often become symbolic of national strength and resilience, turning athletes into national heroes. The role of athletics in fostering a shared sense of community and national pride is particularly evident during events like the Olympics and World Championships.
The Future of Athletics
Looking ahead, the future of athletics seems poised for further evolution. Emerging technologies such as genetic engineering and advanced performance analytics promise to redefine the limits of human capabilities. However, these advancements also raise ethical questions about the nature of competition and the definition of natural talent versus technological augmentation.
Challenges and Opportunities
As athletics continues to evolve, it faces challenges such as ensuring fair competition, managing commercial pressures, and maintaining global interest in a highly competitive sports entertainment market. Yet, these challenges also present opportunities for innovation in how athletic events are organized, broadcasted, and consumed.
Embracing a Holistic Approach
Today, there is a growing emphasis on the holistic development of athletes. Beyond physical training, mental health and psychological resilience are gaining recognition as critical components of an athlete's training regimen. Programs designed to support athletes' overall well-being are becoming more prevalent, recognizing that a healthy mind is just as important as a fit body.
The Enduring Spirit of Athletics
Athletics continues to captivate and inspire, offering a unique blend of raw physicality, strategic insight, and emotional intensity. Its enduring appeal lies in the simple, profound challenge it poses: how fast, how high, how far can humans go? As long as the spirit of competition thrives within us, athletics will remain a fundamental expression of human potential and a celebration of our collective striving for excellence.
0 notes