#Barbiere fai-da-te
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campadailyblog · 7 months ago
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Barbiere: Passi essenziali per avviare il tuo
Aprire un negozio di barbiere è un’opportunità per chi ama il taglio dei capelli e la rasatura. Vuoi creare un luogo dove stile e tradizione si fondono. Questa guida ti guiderà dai primi passi all’apertura del tuo salone di barbiere. Imparerai a preparare un business plan, a rispettare le norme e a scegliere la location ideale. Ti mostreremo come progettare e allestire il tuo salone. Inoltre,…
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Credo di aver raggiunto il mio limite di sopportazione. Penso, ormai, di aver mandato giù così tante delusioni da non poterne più. Mi ero data delle scadenze mentali "se entro questa data non cambiano le cose, mollerò la presa", ma mi vedo costretta ad arrendermi prima. Tu non mi vuoi. I miei sentimenti non hanno valore, per te. Ti rimbalzano addosso e tu li fissi indifferente, passando oltre. Ho cercato di darti tutto, tutto ciò che potevo, sebbene a poccole dosi: amore, comprensione, rispetto, sincerità, amicizia, sesso, libertà, spazio, fiducia. Non è bastato. Mi hai detto comunque che forse è meglio tu stia solo. Non ci vuoi nemmeno provare a frequentarmi con un po' più di costanza per vedere come sarebbe fra noi e questo mi fa incazzare da morire. Non si tratta di arrendersi perché oggettivamente insieme non funzioniamo; mi costringi a mollare la presa senza aver nemmeno provato. Il non tentare mi risulta inconcepibile. Stiamo bene insieme, porca puttana. Anzi, bene è riduttivo. E lo so che lo avverti anche tu. Alle volte ti è persino sfuggito di bocca "Mi piace parlare con te, sto bene con te e sono un coglione quando mi allontano", ma nemmeno queste rare prese di coscienza sono servite. Un pensiero labile, appena formulato e già evaporato. Non mi vuoi. Preferisci perdermi, perdermi del tutto che darci una possibilità vera. Non lo so, forse credi che ti chiederei chissà quale sforzo, chissà che impegno... e non riesco a farti capire che non è così. Che non ho bisogno che tu mi regali la luna, le stelle o il sole. L'unica cosa che volevo -e forse non smetterò mai davvero di volere- eri tu. Tu, nella tua interezza, così come ti ho conosciuto in questo anno, non una versione migliorata o stravolta. Tu con i tuoi abiti tamarri, tu che ami i kinder bueno white, tu che ascolti canzoni inglesi e ne storpi il testo mentre guido, tu che ti lavi con bagnoschiumi dalle profumazioni femminili e usi balsami e creme per capelli, tu che non sai asciugarti la schiena da solo, tu che d'inverno dormi con il completo di quando giocavi a calcio, tu che russi quando hai l'allergia e te ne vergogni, tu che fai shopping compulsivo online quando ti annoi, tu che guardi episodi già visti mille volte di dottor House per prendere sonno, tu che perdi quasi sempre al fantacalcio, tu che ami il personaggio di Tony Stark e Iron man quanto me, tu che ogni due settimane vai dal barbiere e spesso ti lamenti dei disastri che ti combina al look, tu che indossi calzini stravaganti con fierezza, tu che tieni al rituale del brindisi con i cocktail quando andiamo a bere, tu che fai il caffè con passione e dedizione aggiungendoci la cremina fatta con lo zucchero, tu che non parli con piacere dei tuoi problemi, tu che quando facciamo l'amore godi quasi di più quando sono io ad avere l'orgasmo e poi mi abbracci stretta. Non ti vorrei diverso da come sei. Vorrei solo che anche tu desiderassi me nella tua vita allo stesso modo in cui io desidero te. Una volta mi hai detto che sai che piaceresti a mia madre e alle mie amiche... immagino che non scoprirò mai se è vero. E suppongo che non avrò da te nemmeno una chiusura vera e propria; non riuscirò a guardarti negli occhi un'ultima volta prima di lasciarti andare. Non me lo concederai. Il tuo addio sarà il silenzio, l'assenza definitiva. Mi lascerai a riempire i vuoti con le mie sole forze. Non importa, sai? Sopravviverò. Anche stavolta. Quello che eravamo ha sempre avuto una data di scadenza e mi sono innamorata di te consapevole che ti avrei perso, prima o poi. Sognatrice e speranzosa, sì; illusa mai. Conservali tu, per me, i ricordi belli; non posso prometterti purtroppo che i miei non verranno inquinati da tristezza, rabbia e amarezza. Lasciarti andare è l'unica cosa che posso fare. Per te, ma soprattutto per me. Eppure so che sentirò sempre la tua mancanza e non smetterò mai di chiedermi come se sarebbe stato se solo tu avessi avuto un po' più di coraggio.
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ilmerlomaschio · 3 years ago
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Barbiere di Siviglia
È proprio quello il mio posto preferito. C’è chi ha l’hobby del cinema, chi del teatro. E poi ci sono la lettura, la musica, la cucina, la fotografia, la palestra, lo sci etc.. Tutte cose che magari piacciono anche a me, ci mancherebbe. Ma guardare te nuda e a gambe ben aperte per me le batte tutte. Quel bellissimo declivio, la tenera, morbida e segreta valle tra le tue gambe è decisamente il mio posto dell’anima. Perché a volte quando ci vediamo mi tocca di depilarti. Io quando me lo chiedi alzo gli occhi al soffitto, ringrazio Dio e tocco il cielo con un dito. Sto lì anche un’ora, concentrato a fare piccoli capolavori di pelo. A rifinirne con pazienza i contorni che neanche Cimabue, tanto mi piace stare vicino alla tua intimità, sentire i tuoi odori più intimi. Ridere e scherzare con te. Faccio l’amore con il tuo inguine usando solo gli occhi. Ti mangerei tutta.
Mi chiedi di farti questo nostro privatissimo trattamento estetico, ma poi comunque sai già benissimo come andrà a finire, durante i nostri appuntamenti segreti al resto del mondo. Finito di esprimermi al meglio con schiuma, rasoio, forbicette e crema emolliente, faccio finta di dare gli ultimi ritocchi e ogni tanto “in modo assolutamente casuale”, inizio a sfiorare le tue grandi labbra. Godo, nello stuzzicarti così. Pian piano vedo che inizi a essere preda di una dolce e impercettibile smania. Fai finta di restare imperturbabile, ma non è così. È una sfumatura che solo io so decifrare. Conosco tutto di te. Parte sempre la danza antica, tra noi due.
Mi accorgo che il tuo sangue affluisce in “zona desiderio” anche dall’improvviso leggero gonfiore della tua vulva, da un po’ di improvvisa umidità che prima non c’era e infine dall’odore caratteristico e inequivocabile di femmina in amore che inizia a emanare da lì sotto: lo adoro. Per me è un puro afrodisiaco. Sei tutto ciò che mi serve per iniziare a sognare. E poi mi è chiarissimo anche da come ti metti sul bordo del letto: tu forse non te ne accorgi neppure, ma intanto spingi il bacino in avanti. Quasi cadi. Lo alzi ancora un po’ verso di me, forse inconsciamente e apri un po’ più le tue stupende gambe.
Oh, le tue gambe: prese insieme esse fanno di te un bellissimo compasso erotico. Allargandole, ora le labbra si schiudono e mettono in risalto le piccole figlie. Diventi proprio un libro aperto, per me: l’intero Decamerone tutto da sfogliare. Ogni pagina è da gustare appieno. E da ricordare per la vita.
Allora arrivati a questo punto, gli sviluppi possibili sono in genere due. Il primo è che se tu sei più rapida di me a capire che non stai più resistendo al bisogno di sesso, mi prendi la testa d’improvviso e la tuffi tra le tue gambe, ordinandomi: “adesso leccamela, a lungo! Era questo che cercavi, no?” e io così non mi posso muovere, perché mi blocchi. Già questo è meraviglioso e io eseguo obbediente. Oppure, seconda possibilità, capisco prima io a che livello è arrivata ormai la tensione erotica tra noi. Quindi mi alzo in piedi, mi curvo un po’ su di te e mentre ti tengo impegnata baciandoti la bocca, con gesti rapidissimi intanto scendo i miei pantaloni, d’un tratto lesto mi stacco e a sorpresa infilo il mio cazzo nella tua bocca ancora semichiusa.
Non ti opponi: apri le tue labbra al massimo immediatamente e sei totalmente partecipe nel diventare mia sottomessa. Sei docilissima. Perché anche tu non desideri altro. Da femmina golosa e molto bricconcella quale sei inizi allora una sensuale, lenta danza a due tra la tua lingua e la mia virilità. Mi fai morire, letteralmente. La tua bocca mi possiede la mente. Appassionato, rapito, prendo a scoparti la bocca. Dapprima lentamente; poi con sempre maggior foga. Tu intanto mi succhi, mi accarezzi le palle, giochi di lingua in modo esperto e mi accogli nel tuo antro orale che mi sembra di morbido velluto. Man mano che procediamo, il nostro rapporto si fa sempre più torrido e spingo il mio glande sino in fondo alla tua gola. Ti adatti e ingoi tutto il mio membro senza nessun problema. Tanto è l’amore che provi per me.
Non credo esista altra cosa che mi piaccia più della serena innocenza stampata sul tuo viso mentre mi lavori l’uccello in bocca. Sei l’immagine della bellezza e della totale devozione all’uomo che stai servendo.
Poi d’un tratto non resisto più: ti prendo, ti sollevo e ti sdraio a pancia sotto sul letto, perché devo vederti tutta intera nella tua bellezza e adorarti un po’. Sei uno spettacolo e semplicemente te lo meriti. Nuda, aperta e desiderosa di essere violata e presa. Ma tu vuoi il maschio. Lo vuoi subito. Infatti, stesa sul letto e totalmente indifesa, mi provochi ulteriormente allargandoti le natiche con le mani. Non ti resisto. Non ne posso proprio più: ti lecco il culo a lungo, ti insalivo, ti assaporo. Ti gusto: sei la mia donna, il mio unico peccato mortale e per il mio palato non esiste sapore migliore della tua pelle sudata tra le natiche quando desideri essere inculata.
Ecco, punto il mio glande dritto sul tuo ano che magicamente s’allarga rapido e mi fa entrare immediatamente. Conosco la strada ed esso ben conosce me. Ti pompo. Tu mi risucchi, stringendo le natiche per trattenermi. Adoriamo viaggiare insieme sui sentieri proibiti, io e te. In sincrono, dapprima piano; poi al massimo. Entro ed esco; spingo più forte. Tu gridi di piacere, nel farti penetrare il culo. Spingo ancora di più e tu allora controspingi perché mi vuoi dentro. Dopo un po’ veniamo assieme. Io cerco di sfondarti: voglio farti male, per sentirti gridare e spaccarti letteralmente. Ma tu vinci, perché ti allarghi progressivamente per accogliermi completamente. Ti apri il necessario per avvolgermi e agevolarmi al massimo. Ultimamente riesco a far entrare anche i testicoli. All’inizio mi fa anche un po’ male: quando sono entrati ti diverti a stringermeli contraendo l’ano, ma ne vale la pena. Maliziosa mia puttana. Non fai un fiato: sei una caverna, lì dietro. Per me è una sensazione di totale paradiso.
Sono felice quando finalmente sborro dentro di te e te lo dico baciandoti il collo. Tu hai un’espressione sognante, mentre vieni insieme a me e sommessamente gemi un tenerissimo: “siiiii…” che io posso appena percepire. Quell’espressione sommessa è una conversazione in solitaria con te stessa, un congratularti per il traguardo raggiunto, per avermi catturato con la tua femminilità estrema ancora una volta. Non posso stare troppo lontano dalla tua fregna o dal tuo culo.
Perché sai che sono completamente stregato da te. A lungo restiamo così, noi due. Ci piace questa posa molto intima: tu inculata e bellissima. Io teoricamente vincitore su di te, ancora dentro il tuo corpo ma invece totalmente dipendente dal tuo culo che mi stringe. Si: fammi soffrire  e non lasciarmi più uscire dalla tua dolce trappola d’amore. Dopo un po’ quindi mi chiedi di onorare anche la tua meravigliosa passera. Lo fai senza dire una parola, semplicemente girandoti, aprendo le gambe e guardandomi negli occhi languida e piena di passione.
Con delicatezza te l’accarezzo, la penetro con le dita per un po’ di stimolo preliminare e rifletto sulla piccola opera d’arte che ho compiuto poco prima: sono stato proprio bravo. Un po’ di pausa è doverosa, perché ora scoperemo in modo tradizionale. Come due studenti innamorati che scoprano per la prima volta la bellezza di due corpi che si amano. Infatti iniziamo baciandoci teneramente, mentre lo facciamo. Mi spiace solo che ciascuno di noi due poi dovrà tornare a casa dal proprio coniuge.
Tu stasera assolutamente farai l’amore con tuo marito: che non abbia a sospettare mai di nulla. Io coprirò di baci e carezze oscene mia moglie. Lo farò pensando a te. Sarà bene che prima di uscire dalla pensioncina dove ci incontriamo mi faccia una doccia. Per cancellare ogni traccia. Pagherò la stanza alla signora che ci sorride sempre complice. Lei ci vuole bene, a modo suo: ogni volta ci fa trovare dei cioccolatini o dei piccoli spuntini per ritemprare il fisico. E ti guarda sempre con sincera ammirazione, ti riempie di complimenti. Fa ormai parte anche lei della nostra storia. Perché in noi lei vede l’amore. Quello vero, quello raro.
RDA
Racconti di Aliantis/WordPress
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sciatu · 4 years ago
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IL MARESCIALLO MUSCARA’ e il caso RIDI PAGLIACCIO
Il Maresciallo Muscarà chiuse spingendolo lo sportello della sua panda e si specchiò nel lucido color blu della macchina.  Osservò il suo pantalone di lino color avana con ancora la riga perfetta di quando sua moglie l’aveva comprato per una crociera che non avevano mai fatto a causa della sua malattia che subentrò poco dopo. Anche la sua maglietta era nuovissima malgrado il suo collega Petyx gliela avesse regalata due anni prima per il compleanno. Si guardò schifato. Da quando sua moglie era morta aveva indossato solo la sua divisa ed ora, a vedersi “in borghese” si sentiva un cretino. “Meglio così – pensò – nessuno sospetterà” chiusa la porta si girò dirigendosi verso la locanda bianca dalle finestre azzurre che si trovava vicino alla fine della spiaggia fuori di Sciacca. Qualche anno prima vi aveva trovato l’ing. Rachele Valsecchi, scomparsa misteriosamente a Palermo qualche giorno prima. L’ingegnere era in compagnia di Mancino, una vecchia conoscenza del Maresciallo e che aveva passato buona parte dei suoi anni in carcere perché mentre era in cella per vari reati contro il patrimonio, aveva strozzato un energumeno con la sola mano sinistra. Benché originari di due culture e città diverse, vinti o forse traditi dalla solitudine in cui vivevano, Mancino e l’ingegnere si erano messi insieme e vivevano il loro amore come marinai che tornavano al porto e all’amore, poche settimane l’anno vivendolo però in modo assoluto e totale. Sebbene l’ingegnere lavorasse in una fonderia di Brembana di Sopra, provincia di Bergamo, si vedevano regolarmente appena lei aveva una settimana di ferie; allora, la prima cosa che l’ingegnere Valsecchi faceva una volta tornata in Sicilia, era invitare il Maresciallo a cena, cosa che lui accettava volentieri, perché in carcere Mancino aveva avuto modo di sviluppare il suo talento culinario. Uno scampanellio festoso lo annunciò appena varcò la locanda. Il ristorante era pienissimo ed i camerieri si muovevano velocemente dalla cucina ai tavoli. Dalle grandi vetrate che davano sulla spiaggia si vedeva la lunga distesa di sabbia bordata dalla striscia azzurra del mare. Nella spiaggia svettava, come il trono di una regina, il gazebo di canne e tronchi in cui quando arrivava, si riposava l’ing Valsecchi, sorseggiando vino bianco freddissimo e organizzando viaggi in altri continenti in cui trascinava Mancino a scoprire cibi e popoli mai conosciuti. “Mi dispiace ma non c’è posto…. Dovrebbe tornare fra un’oretta” Fece costernato un cameriere con le braccia colme di piatti sporchi. “ Dica al padrone che è arrivato….” “Marescialluuuuu” Gridò un vocione forte e baritonale. Apparve d’improvviso un omone alto quasi due metri con due braccia grandi e muscolose che allargate erano pronte, malgrado la separazione sociale dell’era Covid, ad abbracciarlo e a stringerlo contro il petto grande quanto un armadio. Era Mancino! “Ma che fai qua Maresciallo, Rachele viene tra due settimane, te lo sei dimenticato?” “No, me lo ricordo, è che ….. ti dovevo parlare” Mancino lo guardò stupito. In passato era stato lui a chiedere consiglio al Maresciallo e la cosa gli apparve strana, ma si riprese subito “S’assittasse davia al posto di Rachele, la servo subito, Cosimooo – gridò verso un cameriere - porta al tavolo della signora Rachele acqua naturale e il bianco del Baglio del Cristo” Al Maresciallo si aprì il cuore: il bianco del Baglio era il vino preferito dell’ing. Valsecchi, vino che nasceva in una terra gessosa simile a quella dello Champagne francese, Mancino ne era gelosissimo e offrirglielo dimostrava quanto fosse contento di vederlo. Si andò al sedere al tavolo riservato all’ing Rachele dove Mancino non faceva mai sedere nessuno e che era sempre apparecchiato con nel mezzo un piccolo vaso di cristallo che conteneva una rosa rossa colta al mattino. Arrivarono con calma dei gamberi crudi marinati nell’olio di Castelvetrano, poi dei tagliolini con la polpa di riccio che diedero al vino in gusto aromatico ed intenso, infine un branzino all’acqua di mare con capperi e olive verdi addolcito da delle patate al forno. Quando Cosimo levò il piatto ed ormai nel ristorante c’era solo il Maresciallo, apparve Mancino, con una bottiglia di limoncello che preparava lui personalmente e un piatto generoso di paste di mandorle. “Allora Maresciallo che è successo? Non è che ti hanno mandato in pensione perché rompi sempre i coglioni? “Chi? io? Ma se sono un pezzo di pane “ Rispose ridendo il Maresciallo alzando il bicchiere colmo di limoncello freddo a toccando quello di Mancino. Bevvero in silenzio due o tre sorsi di limoncello e quando finirono misero giù i bicchieri leccandosi le labbra di quello che sulla bottiglia, un etichetta scritta a mano, identificava come “Il bacio di Rachele” “ devo chiederti un consiglio! – esordì il Maresciallo – sia chiaro, non c’è nessuna inchiesta, sono tutte congetture mie, sono qui in visita privata solo  per sentire della prossima visita di Rachele e …..  ho lasciato il cellulare in ufficio” Mancino approvò alzando il mento e riempì ancora i bicchieri. “ Si tratta di pensieri miei, niente di ufficiale! “ “Dimmi…” Fece Mancino leccandosi ancora una volta le labbra. Il Maresciallo prese un pasticcino e lo mise davanti a Mancino “lunedì scorso ero sulla strada che sale verso la Contrada Croce, al paese dove c’è la mia caserma. La contrada è una valle  ircondata da colline ed ha la forma di un ferro di cavallo con le più alte cime nella parte curva, monti rocciosi desolati e pieni di miniere. Io ero sul lato destro del ferro di cavallo lungo una strada che dal paese sale con una forte pendenza fino alle miniere per poi ridiscendere verso la parte opposta colma di vigneti, uliveti e case coloniche. La domenica, dopo la messa, i contadini e pastori mi avevano parlato di strani movimenti dove vi erano le miniere. Ero a metà della salita dove c’era uno spiazzo da dove osservavo con il binocolo il resto della valle, quando sentii l’appuntato Cacace commentare “Vadda a chistu….” Mi giro e vedo una grossa macchina, uno di quelle Land Rover grossissime che scendeva a velocità folle. Quando ci passa davanti suona disperatamente ed io sento distintamente un grido terribile :”Aiuto”!! Io e Cacace saltiamo in macchina e seguiamo ad alta velocità il macchinone. Lui però è troppo veloce e ci distanzia facilmente. Alla fine arriva dove la strada fa una curva a gomito urta il muretto sul bordo della strada e lo sfonda facendo un salto di cinquanta metri e schiantandosi nella fiumara esplodendo. Quando io e Cacace raggiungiamo il mezzo in fiamme, dell’uomo restano poche cose ma appare chiaro che l’uomo era ammanettato al volante che, a seguito degli accertamenti tecnici successivi, era apparso manomesso, come freni e motore.” “non deve essere stata una bella morte; ha avuto tutto il tempo di vederla arrivare. E chi era al volante?” “Sabino Calabrò, nipote preferito di don Nino Calabrò, il capo della cosca locale” “Però  - fece mancino con una smorfia – era uno rampante. Avrebbe preso il posto di suo nonno di sicuro. E’ la nuova generazione, quella che non ha mai toccato una lupara ma che muove soldi da destra a sinistra per pulirli e farli crescere. Generalmente gente così non fa la fine che ha fatto lui a meno che non abbia fatto qualche sgarro particolare. Dubito però. La sua parentela è importante e il suo rango era alto, non avrebbero fatto tutto questo casino per farlo fuori a meno che non volessero mandare un messaggio a tutta la cosca.” Il Maresciallo annui e prese un altro pasticcino mettendolo accanto al primo “La sera di Mercoledì scorso, Tommaso Rizzo, capobastone di uno delle cosche più importanti di Palagonia e mano destra del capo indiscusso Vito Solucci, entra nell’ascensore di un grande albergo di Zurigo. Sono lui con due guardaspalle armati fino ai denti. Quando arriva al tredicesimo piano la porta si apre e qualcuno dal corridoio con un lanciafiamme, inonda l’ascensore di fuoco. I tre non hanno modo di reagire e bruciano in pochi minuti” “A lui lo conoscevo personalmente – fece serio Mancino - un grande figlio di buttana, un boia, godeva a uccidere e torturare: ha fatto la fine che meritava!!” Ancora una volta il Maresciallo prese un pasticcino mettendolo accanto agli altri due. “Giovedì la serva del dottor Bastiano Cannata è entrata a casa del dottore per le solite pulizie. Arrivata nel corridoio sente qualcosa di umidiccio sotto i piedi. Accende la luce e vede che è sangue. Urlando esce di casa e un vicino, richiamato dalle urla, chiama i carabinieri. Quando arrivano i carabinieri trovano il suddetto dottor Cannata nel salotto di casa, tutto nudo e appeso dai piedi al lampadario. Il dottore era stato squartato e aveva tutte le interiore che pendevano gocciolando sul pavimento. Il dottore era il ragioniere di un’altra cosca di Castellamare, dicevano che muoveva più soldi lui che il Banco di Sicilia. Era esperto nel dare i soldi ad usura e nello spingere al suicidio, dopo avergli preso tutti i beni, chi non poteva pagare. In molti hanno detto che la fine del porco ammazzato era quella che si meritava” Mancino si fece serio. Aprì la bottiglia e si versò una dose abbondante di limoncello bevendolo tutto di un fiato restando muto come se non volesse commentare. Il Maresciallo capì che il modo come il dottore era stato ucciso aveva colpito Mancino non impressionandolo per la crudeltà della scena, ma per qualche altro motivo. Continuò prendendo due paste e mettendole un po' da parte vicino alle altre. “Giovedì mattino, qualcuno entra nel negozio di Antonino Russo, un vecchio settantenne che ancora faceva il barbiere alla Kalsa a Palermo. Sono in tre come diranno i testimoni e sparano al Russo almeno dieci colpi ciascuno.” Mancino scosse la testa. “Povero Nino – fece sconcertato Mancino - Lui era una persona perbene. Sono stati pazzi a ucciderlo così” “Lo stesso giorno, nel pomeriggio, sempre alla Kalsa, vicino al negozio di barbiere di Russo, esplode una casa. Era una casa ristrutturata e agibile, quindi appare strana una fuga di gas. L’inquilino, un uomo di colore che vi viveva gratuitamente con la famiglia, muore insieme alla moglie e a una figlia. Nessuno sa perché hanno fatto esplodere quella casa per uccidere l’uomo che lavorava in un negozio vicino. A dire di tutti era una persona gentilissima.” Questa volta Mancino alzò il bicchiere per bere l’ultima goccia di limoncello ed evitare lo sguardo del Maresciallo. Un altro pasticcino fu preso e messo vicino ai primi tre. “Venerdì, in piena mattinata va a fuoco un negozio di computer sempre alla Kalsa. I pompieri faticano a domare l’incendio e quando entrano vedono che lo scantinato era pieno di computer rovinati con nel mezzo, legato ad una sedia con fili di computer il padrone del negozio, il quasi trentenne Giuseppe Sutera. E’ stato ucciso con un colpo in fronte e qualcuno gli ha messo in bocca un mouse di computer prima di dargli fuoco: un altro messaggio per chi doveva capire. A tutti i computer  del negozio, era stato levato il disco fisso” Mancino fece una faccia come a dire che la cosa non gli diceva niente. Il Maresciallo verso nel suo bicchiere e in quello di Mancino una dose abbondante di limoncello finendo la bottiglia. Bevve un sorso e continuò. “Ora, se io non fossi stato coinvolto nel primo omicidio, tutti questi avvenimenti, sarebbero stati per me una normale serie di omicidi siciliani, di quelli che avvengono normalmente nella nostra isola dove violenza e follia vanno di pari passo. Ma essendo stato coinvolto nel primo omicidio ho pensato che fosse stato mio dovere cercare di risolverlo, ma il Procuratore, che ha avocato a sé e agli uomini dell’antimafia il diritto di investigare sul caso, mi ha detto di mettermi da parte pensando ai furti di capre del mio paese…” “Il solito cornuto e coglione che è dove è perché ha dato il culo a qualcuno” “Non lo so, ma non mi è piaciuto come me l’ha detto, per cui mi sono messo a pensare, a ragionare a fare qualche verifica e sono arrivato ad una conclusione per cui ho bisogno del tuo aiuto.” “Del mio aiuto Maresciallo, io come posso sapere qualcosa di tutti questi morti se non mi sono mai mosso da qui a duecento chilometri di distanza?” fece scandalizzato Mancino” “Io non lo so se sai qualcosa, ma mi puoi aiutare a capire” “In che senso?” “Tu sei della Kalsa, conoscevi il Russo, forse sai a chi apparteneva la casa che è esplosa e chi vi ha abitato prima di chi vi è morto o chi vi è nato. Ho bisogno da te di una conferma” “Da me? ma Maresciallo, tutti alla Kalsa conoscevano Nino, ma del resto che le devo dire?” “Ecco Mancino, ti spiego – il Maresciallo spinse verso Mancino i primi tre pasticcini -  che cosa hanno in comune i primi tre morti?” Mancino allargò gli occhi come a confermare che non ne aveva idea “Il Calabrò aveva nella macchina, lo vidi bene mentre lo inseguivamo, uno di quegli adesivi con le sigle degli stati. Riportava UEA. Il Rizzo ha postato su facebook delle belle foto di un ricchissimo resort dove era stato con delle belle signorine, un albergo meraviglioso a Dubai. Il dottor Cannata era appena rientrato da un viaggio in Thailandia e per volare aveva fatto scalo anche lui a Dubai. Tutti e tre insomma erano stati negli Emirati, dove puoi aprire conti correnti anonimi confidando nella confidenzialità assoluta delle locali banche. Da li puoi muovere capitali immensi via internet usando i codici che danno all’apertura del conto. Le tre cosche a cui i tre appartenevano avranno portato laggiù immensi capitali pronti a fare affari con qualche oligarca russo o mafioso cinese. Nessuno dei tre ha lasciato dietro di se telefoni o computer per poter sapere i codici dei conti. Chi li ha uccisi ha provveduto a recuperare il cellulare del Calabrò, il computer del Rizzo e del dottor Cannata: le cosche sanno che qualcuno gli ha rubato un immenso tesoro” “E la morte di Nino? e la casa fatta saltare?” “E’ qui che ho avuto l’intuizione finale. Perché ucciderli? La risposta è duplice. La prima è che le cosche hanno voluto vendicarsi uccidendo qualcuno di importante per il loro avversario e probabilmente la casa era il rifugio segreto di questo qualcuno o era della sua famiglia. La seconda risposta è che Le cosche confidavano che il Sutera, esperto in computer e che probabilmente gestiva i loro server, fosse in grado di risalire ai codici e hanno deciso di sfidare chi ha ucciso i loro tesorieri. Ma questo qualcuno che ha i loro soldi, ha levato loro ogni speranza, come a dire: se volete i soldi dovete parlare con me” il Maresciallo bevve un sorso di limoncello “E’ questo quello che voglio sapere da te, se c’è effettivamente qualcuno che può combattere contro tre potenti cosche? Che ne può uccidere i capi in modo scenografico restandone impunito. Ti ripeto, non voglio arrestarlo, ma voglio parlargli!” “Maresciallo che dice: parlargli? ma si rende conto che se questa persona esiste la può uccidere con un semplice schiocco di dita? si figuri poi se vorrà parlargli con tre cosche che lo stanno cercando per mare e per terra: Maresciallo divintasti pacciu!!!” “Devi capire: perché questo qualcuno ha fatto fuori il Sutera? Perché i soldi non li ha neanche toccati né li ha trasferiti come avrebbe potuto fare un istante dopo aver ucciso i tre delle cosche. Perché non vuole che le cosche li recuperino se lui non li tocca? La risposta è una sola: gli sta proponendo uno scambio perché ha qualcosa che loro vogliono e loro, a loro volta, hanno qualcosa che lui vuole!” “e che cosa hanno da dargli?” “Sicuramente non soldi. Lui ne ha moltissimi in questo momento, quelli chiusi nelle banche degli emirati. Loro però hanno qualcosa che non vogliono o non possono dare e che per questo qualcuno è più importante del tesoro che ha.” “Maresciallo, a maggior ragione: lassa stare questa cosa, non sai quanto è pericolosa!! Le cosche uccideranno tutti quelli che penseranno vicino a questo qualcuno che gli ha rubato i soldi!!” Il Maresciallo sorrise. “Tu sai chi è, non è vero? Se è così devi dirgli che io ho capito, so cosa cerca e soprattutto, so dov’è” La faccia di Mancino mostrò una sorpresa mista a diffidenza come se il Maresciallo stesse dicendo qualcosa di assurdo. Per qualche secondo cercò di rispondere ma alla fine si alzò e prese la bottiglia vuota i bicchieri e si diresse verso la cucina. Si girò a metà strada. “Lascia stare, vattene e dimentica tutto, Ci penseranno quelli dell’antimafia….. fai fare a loro gli eroi. Tu sei troppo piccolo per questa storia” Entrato in cucina, il Maresciallo lo sentì borbottare ad alta voce “E’ pacciu, pacciu…” Con calma il Maresciallo, sorridendo, addentò una pasta di mandorla.
Disceso dalla Panda il Maresciallo si toccò la pancia. Da Mancino aveva mangiato ma soprattutto bevuto troppo. Si sarebbe fatto dell’acqua e limone per permettere al suo stomaco di sopravvivere. Si incamminò verso il cancello del giardino di casa sua ed arrivato lo aprì e si diresse verso la porta d’ingresso. Fece pochi passi ma si fermò. Anche se stordito dalle bevute e stanco per le quasi due ore di macchina, il suo istinto da sbirro aveva mandato un segnale d’allarme. Torno indietro e aprì di nuovo il cancello e poi lo spinse con un dito per chiuderlo. Il cancello si chiuse silenziosamente senza quell’odioso stridio che aveva sempre fatto da quando abitava in quella casa. Qualcuno lo aveva zittito. Guardò in giardino alla ricerca del suo cane Carlo Alberto che svolgeva con coraggio e determinazione, le funzioni di guardiano della casa. Guardò tra i cespugli di fiori e lo vide sdraiato pancia all’aria sotto il grande cespuglio di gardenia dove controllava il suo territorio. Dormiva profondamente, tanto da non sentirlo, proprio lui che quando la  macchina del Maresciallo imboccava l’ultima curva ad un chilometro di distanza da casa correva ad aspettarlo seduto di fronte al cancello con il suo cipiglio burbero di ex cane della finanza. Vide accanto al cespuglio una ciotola vuota. Qualcuno aveva sedato Carlo Alberto. Il Maresciallo si diresse verso casa deciso e pronto a tutto. Arrivato alla porta cercò la chiave ma la porta corazzata era già aperta; lui la spinse leggermente e lei si aprì.
Sentì una voce
Eppur, e d'uopo sforzati! Bah sei tu forse un uom? Ah! ah! ah! Tu se' Pagliaccio! Vesti la giubba e la faccia infarina.
Riconobbe immediatamente il disco. Era il vinile dei Pagliacci, che sua moglie sentiva ogni sera durante la malattia. Quando lei se ne era andata lui l’aveva lasciato sul giradischi come se da un momento all’altro lei dovesse tornare a sentirlo ancora. Il fatto che qualcuno lo stesse ascoltando gli fece stringere i pugni dalla rabbia. Il corridoio era buio e solo in fondo, dove c’era il piccolo studio con il pianoforte che sua moglie usava per le lezioni di musica, c’era una debole luce. Si avvicinò lentamente e quando fu alla porta dello studio che era semichiusa la spinse lentamente. Sulla poltrona su cui sua moglie sentiva la musica c’era seduto un uomo. Era alto e vestito con un paio di jeans aderente e un giubbotto nero. Aveva gli occhi chiusi, una mascherina da chirurgo sulla bocca e dei guanti azzurri che coprivano le mani con dita grosse come quelle di chi praticava arti marziali. Accanto a lui, sul bracciolo della poltrona, vi era uno smartphone che sembrava spento. Il Maresciallo stava per dire qualcosa ma l’uomo, sempre ad occhi chiusi, portò un dito alla bocca invitandolo al silenzio
La gente paga e rider vuole qua. E se Arlecchin t'invola Colombina, ridi, Pagliaccio e ognun applaudirà! Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto; in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor. Ah! Ridi Pagliaccio, sul tuo amore infranto! Ridi del duol che t'avvelena il cor
Appena il tenore finì di cantare l’uomo aprì gli occhi e spense il vecchio giradischi. “Mi scusi Maresciallo se ne ho approfittato. Sua moglie aveva un buon gusto in fatto di musica” Il Maresciallo capì che lo sconosciuto sapeva di lui molte cose e non si sorprese. “Era una brava pianista ma si ammalò molto presto e non poté sviluppare il suo talento: questo la faceva soffrire più della sua malattia” “Succede a molti di vedere la vita cancellare ad uno ad uno tutti i propri sogni. È in quel momento che capiamo chi siamo e per che cosa vale la pena vivere o morire “ Vi fu qualche secondo di silenzio come se quanto detto avesse per chi aveva parlato un valore troppo importante e attuale per lasciarlo cadere velocemente nel nulla. Il Maresciallo ne approfittò “Lei è….” “Quello che le ha detto Mancino” “Se lei conosce Mancino sa bene che lui non direbbe a uno sbirro neanche che ora è” Senti sorridere l’uomo dietro la maschera “In effetti è così.” Il Maresciallo si sistemò nella sedia accanto al pianoforte come faceva quando sua moglie era seduta in poltrona. “Ho intuito che mancino la conosceva bene, e questo devo ammettere che era più di quanto sperassi. Ma ritengo che vi unisca un’amicizia tale, che pur essendo mio amico dichiarato e pronto ad aiutarmi, Mancino non ha detto nulla di importante. Quello che so l’ho capito perché sono uno sbirro e da chi mi stà davanti riesco a capire molto ma non tutto” “e di me cosa sta capendo?” “Che qui si sente al sicuro, che è certo che i suoi nemici non verranno e ha capito che io non sono a mia volta un suo nemico” “È così, Mancino mi ha parlato molto bene di lei e mi ha convinto ad ascoltarla perché pensa che sa dove è quello che cerco” “Per quanto ho capito e per quello che ho assunto penso di si e non ho problemi a dirglielo” L’uomo restò in silenzio e non si capiva se rideva o pensava “.. e cosa vuole in cambio per dirmelo” Il Maresciallo sorrise “che non vi siano più morti; poi mi basta il piacere, solo narcisistico, di aver compreso tutta la storia” L’uomo restò qualche secondo in silenzio poi esordi “Le prometto che se le sue informazioni sono corrette, una volta trovato quanto cerco, non vi saranno più morti per mia mano. Ma mi tolga una curiosità: e i suoi superiori? Non ne tiene conto?” “ho chiesto al Procuratore degli appuntamenti per dirgli la mia tesi e non mi ha mai risposto. Nel frattempo sono morte altre tre persone che probabilmente non c’entravano nulla. La giustizia è raffigurata con una spada e una bilancia, ma dovrebbe avere anche un orologio: fare giustizia venti anni dopo vuol dire far subire venti volte la stessa ingiustizia. Per questo le volevo parlare, per fermare la carneficina che lei e i suoi nemici state preparando” “ non sono miei nemici, ma clienti; ho lavorato per loro e contro di loro anche in passato. Ora però il gioco è molto diverso da quello che fino ad ora eravamo soliti giocare” “per i soldi negli emirati?” “Anche per quelli. Sabino e Cannata avevano pensato un business multimilionario. Avrebbero messo le mani su una miniera di diamanti in Russia utilissimi per i loro affari in sud America e in medio oriente. Avrebbero avuto i diamanti a 80 e con essi avrebbero comprato droga vendendoli a 200 perché i diamanti  sono il bene rifugio più prezioso per chi ha problemi con la giustizia o per chi deve essere corrotto. Mi avevano assunto per questo, per evitare che qualche mafioso russo si mettesse di mezzo. Lo sa come mi chiamano quelli per cui lavoro? Settoru, il sette di denari perché, come quando si gioca a scopa, chi mi ha tra le sue file ha già un punto in mano: dovevo semplificare i rapporti con chi non voleva finalizzare il business o creava problemi…” “e quelli che non sono suoi amici? Come la chiamano” Gli occhi si strinsero in un sorriso “Quelli mi chiamano u Ghiancheri…” “Il macellaio…?” “Si e non solo per il mio lavoro. Mio padre aveva una Ghianca, una macelleria alla Kalsa dove faceva la salsiccia più buona di Palermo!  Chieda a Mancino. Un giorno un uomo di niente gli disse che doveva comprare carne delle macellerie clandestine, animali uccisi perché rubati o ammalati. Mio padre rispose di no. Quello lo insultò pensandosi un mamma santissima. Lui lo caccio a calci fuori del negozio. Tre giorni dopo, uscendo dal retro del negozio venne assalito da tre energumeni con bastoni in mano. Lui si difese ma gli venne un infarto e mori. Io, che andavo a prenderlo e lo aiutavo in negozio perché era ammalato, vidi i tre uomini scappare. Andai dalla polizia a denunciarli. Ma dopo un mese nessuno era stato arrestato. Mia madre morì di crepacuore: uccisa dal troppo amore che la legava a mio padre. Al funerale di mia madre vidi uno dei tre e corsi dalla polizia dicendogli di andare ad arrestarlo. Mi dissero che non ne valeva la pena: era forse già fuggito ed in ogni caso il suo avvocato lo avrebbe fatto uscire dopo due giorni. Allora capii che questa che chiamano “la legge” non esiste. I furbi, i maligni, i ladri, gli arrivisti, gli infami: sono i topi di un enorme immondezzaio che chiamano società: sono loro che fanno le leggi, quelle di ogni giorno, non quelle dei libri. Come i topi si nutrono rubandolo tutto quello che gli piace seguendo i loro bisogni. Gli altri credono in una legge che è solo l’apparenza che copre l’immondezzaio come i cartelloni pubblicitari raffiguranti l’ordine e la bellezza di quanto chiamano società che coprono le discariche per nasconderle.  Ma non è così. Chi comanda in questo immondezzaio è chi non ha paura ad uccidere o rubare, chi non ha paura a fare del male gratuitamente, a ridurre gli altri a cose, ad animali con la droga e la violenza.  Ed è a questi che tutti obbediscono o a cui tutti si appellano per risolvere i loro affari, come facevano anche i principi di una volta con la mafia, perché è nel DNA della nostra storia questo ubbidire solo ai violenti senza mai ribellarci pensando che non ci riguardi chi sono o cosa fanno; perciò, mi sono detto che se esisteva  solo la legge di chi poteva sovrastare con la forza gli altri, io avrei fatto la mia giustizia con la stessa legge. I tre vigliacchi che uccisero mio padre scomparvero nel nulla; i loro corpi li buttai in una porcilaia a ingrassare i loro simili. Chi aveva ordinato a mio padre di ubbidirgli, lo trovarono appeso per i piedi e squartato come un maiale, così come hanno trovato Cannata. Io non uccido, li faccio impazzire dal dolore e dalla paura, lentamente, finchè loro stessi non invochino la morte come un sollievo. È questo che mi ha reso U Ghiancheri, qualcuno che anche gli assassini temono e che nessuno vorrebbe mai incontrare.  Il capocosca, di quei quattro maiali che avevano ucciso mio padre, invece di arrabbiarsi mi propose un lavoro. Gli avevo levato davanti quattro coglioni in un modo pulito e silenzioso, mi chiese se ero interessato ad avere un lavoro ben pagato visto che alcuni membri di una cosca avversaria alzavano troppo la cresta. Poiché ormai vivevo in una condizione in cui per sopravvivere occorrevano molti soldi, mi creai la regola che non avrei mai ucciso altri che uomini d’onore, sarei stato il loro giudice e boia restando sempre al di sopra di loro: io non uccido persone indifese ma chi della violenza e della morte ha fatto la sua vita perciò affronto i miei “clienti” alla pari.” Il Maresciallo lo guardò in silenzio “Perché mi sta dicendo tutte queste cose?” “Perché tutte e due crediamo nella giustizia e l’applichiamo, anche se da lati opposti, non per fini diversi: la giustizia, l’equità, quella vera ed assoluta” “E non ha paura che io usi le sue informazioni contro di lei?” “No, Mancino si fida di lei. Il suo telefono poi è sotto controllo: di ogni numero che chiama o da cui è chiamato, viene informato il procuratore. Lui pensa che lei si prenda troppa iniziativa, troppo libertà nel risolvere i casi. Dice che usa troppo la fantasia senza attenersi ai fatti. Ha un fascicolo su di lei pieno di considerazioni e dicerie: gli mancano però i fatti per incriminarla. Un segno che l’immondezzaio ha paura di lei, della sua intelligenza che è un’arma da cui nessuno può proteggersi. Lei è più simile a Mancino che al suo capo: crede nell’amicizia più di quanto i suoi colleghi credano in lei, è uno di quelli per cui esiste una società e dei doveri nei confronti degli altri, quegli altri che pensano solo ai loro diritti, alla loro voracità, come fanno i topi nell’immondezzaio.” Il Maresciallo restò ancora in silenzio. “un’ultima cosa, prima di arrivare al punto: perché lei si fida di Mancino? E perché Mancino ha tanto rispetto per lei da non dirmi niente?” “Una volta qualcuno gli disse che lo stavo cercando per ucciderlo. Lui non capiva perché, quindi andò da Nino, l’uomo che hanno ucciso e che era il mio contatto verso il mondo esterno e gli chiese di incontrarmi. Quando mi vide mi chiese perché volevo ucciderlo visto che lui non aveva mai fatto del male a nessuno; mi disse che a cinque anni aveva perso il padre, a sette scaricava cassette di frutta per aiutare la madre, a nove aveva rubato un pane per fame e da li aveva continuato: non era un santo ma non era un assassino, un ruffiano o un paraculo: poteva guardare chiunque dritto negli occhi senza vergognarsi. Gli risposi che qualcuno mi aveva detto che lui era stato pagato per uccidermi. Anche a lui la stessa persona aveva detto la stessa cosa. Ovviamente chi ci aveva detto così sperava che ci uccidessimo a vicenda. Gli dissi di non preoccuparsi e di sparire per un paio di settimane che mi sarei preso cura di quella persona. Lui però fu arrestato ed in carcere qualcuno lo prese di mira. Fu così che diventò Mancino e si fece vent’anni perché nel difendersi aveva ucciso un altro topo che voleva rodergli l’anima. Io avevo lasciato Palermo. Mi diedero dei lavori in America e poi in sud America per convincere qualche capo in testa locale a vendere coca al prezzo che le cosche dicevano. Quando lui uscì dal carcere era solo ed io lo andai a trovare. Gli chiesi cosa volesse fare e lui rispose che dopo tanti anni al chiuso voleva vivere in una spiaggia all’aperto. Lo portai dove ora ha la locanda e gli diedi i soldi per comprarla: gli ho regalato un sogno, per questo farebbe di tutto per proteggermi. È un amico, uno dei pochi che ho.” “Strano a dirsi anche per me è ormai un amico. Comunque veniamo al sodo” “Lei sa cosa cerco?” “Certo, quello che cercano tutti: la persona che ama” Gli occhi del Ghiancheri si strinsero come se stessero sorridendo “E sa anche dove è?” “Certo, dove la stava cercando: nella contrada della Croce, solo che lei la stava cercando nel posto sbagliato” U Ghiancheri lo fissava con attenzione senza perdere il minimo gesto. “vede, mentre scrivevo verbali e relazioni su come era morto Calabrò, ebbi la sensazione che quella sua macchina io l’avessi già vista più volte. Pensai per qualche giorno poi capii. Nel paese c’è una sola strada che sale dalla provinciale, fino al paese e poi alla Contrada della Croce. La nostra caserma è a lato di questa strada e le telecamere di sicurezza della caserma inquadrano sempre la strada. Andai a vedermi i vecchi filmati e scoprii che il Calabro era salito diverse volte e sempre da solo. Una volta però era salito preceduto da una di quelle grosse moto che usano i killer per sparare per strada. La sua macchina era seguita da un'altra con quattro ceffi stipati dentro.” “Una scorta…” “Esatto. Ingrandii più che potevo le immagini della macchina di Calabrò, scoprendo che di dietro, seduta tra due uomini c’era una donna. Guardai il filmato di quando le macchine e la moto discesero dalla valle ma la donna non c’era” L’uomo restò zitto come aspettando qualche altra informazione “Chiesi ai miei informatori (se il barbiere del paese si può definire tale) se c’era qualcosa di strano nella famiglia Calabrò. Sono venuto a sapere che una diecina di giorni prima, alla cresima della figlia di Sabino Calabrò mancava sua cognata Gaetana Ruffo-Ruffo, moglie del cugino Miuccio, quest’ultimo presente alla festa ed esageratamente euforico, tanto che a pranzo, Sabino riprese suo cugino per quanto beveva. Il cugino mi è stato descritto come persona, irascibile e arrogante, dall’ira e la pistola facile, ben diverso dalla moglie Ruffo-Ruffo che tra i suoi avi annovera un siniscalco di Federico II” “È cosi – aggiunse improvvisamente l’uomo – Gaetana è una donna sensibile e di una personalità superiore a questi Calabrò che sono ricchi solo dei soldi che fanno con il dolore degli altri. Suo marito se l’è comprata pagando i debiti di suo padre. Quando mi arruolarono per aiutarli nell’impresa, Sabino chiese a Gaetana di fare gli onori di casa. Ero un personaggio importante e la Famiglia voleva ospitarmi nel modo migliore. Gaetana era l’unica incensurata che potesse ospitarmi e occuparsi degnamente di me. All’inizio ci evitavamo, poi per caso incominciammo a parlare e qualcosa di inatteso e non voluto accadde tra noi” L’uomo abbassò gli occhi quasi a ragionare per se stesso “Io non ho mai pensato alla mia vita come una vita normale ma come qualcosa che da un momento all’altro doveva finire bruscamente ed il cui unico fine era uccidere quanto più possibile chi era uguale a chi aveva ucciso mio padre. Lei invece rese reale e possibile una vita normale, quella di cui mio padre e mia madre avevano vissuto semplicemente ma intensamente. Questa romanza – l’uomo indicò con il mento il disco – Gaetana la suonava sempre. Anche lei si sentiva qualcuno che doveva indossare con la morte nel cuore, il suo vestito da Pagliaccio per dare spettacolo e per essere mostrata come simbolo del successo del marito, dopo la Ferrari e prima dei purosangue arabi. Poi suo marito quando ha capito che ci amavamo ha trattato Gaetana in un modo indefinibile. Un mafioso non è più considerato tale se anche la moglie lo tradisce. In più avrebbero dovuto uccidermi per aver violato la loro casa. Ma cosa avrebbero dovuto dire alle altre cosche? Io ero un elemento importante dell’investimento che stavano facendo perché i russi obbediscono solo a chi li uccide. Gli altri si sarebbero tirati indietro, per questo, per punirla e per ricattarmi l’hanno nascosta così che continuassi a servirli: con lei prigioniera potevano farci fuori quando l’affare era finito. Gaetana è una donna che prima di incontrarmi non aveva mai sorriso, era un cigno in uno stormo di corvi. Come me ha dovuto adattarsi ad una realtà disgustosa perché non poteva averne altre. È difficile credere che due infelicità assolute possano far nascere una felicità totale: ma a noi è successo. Lei mi ha donato il lato migliore della vita che non conoscevo: avere chi ti capisce, chi ti ascolta, chi cancella le nubi nei tuoi pensieri e ti spinge a credere in una realtà diversa. Migliore. Ha aperto la prigione in cui ero, ha stracciato le vesti da pagliaccio che ogni giorno indossavo per essere quello che quelli come suo marito mi avevano fatto diventare. Ha ragione a dire che se non la trovassi, i morti aumenterebbero: sono figlio di mio padre e nessuno può ricattarmi e ridurmi ad essere un servo, nessuno può maltrattare chi, dopo una vita di sangue, mi ha fatto trovare il senso della parola amare. Quell’amare che univa così indissolubilmente i miei genitori. Sterminerò tutta la Famiglia e i suoi affiliati se non me la ridaranno intatta! Lei, dopo tanti morti, mi ha riportato alla vita e a questa vita non ci rinuncerò” Fu il turno del commissario di restare qualche secondo in silenzio “È quello che ho pensato considerando l’odio che ha usato nell’uccidere. Ma torniamo al punto iniziale dov’è Donna Gaetana? Quando ho tirato le somme di tutto mi ricordai di quando dallo spiazzo di fronte al vallone della Croce guardavo i monti prima che improvvisamente arrivasse la macchina di Calabrò. Nella parte dei monti, dove c’erano le miniere, vedevo di tratto in tratto diverse macchine: troppe. Se tu nascondi qualcuno non metti mille guardiani a dire dov’è.  Lì la montagna è un formicaio di tunnel e grotte, non hai bisogno di mettere mille guardiani.” “Infatti! ho girato quelle miniere per diversi giorni ma non era un posto dove tenere Gaetana. È meta di gite scolastiche e speleologiche. Per questo rapii Sabino, per farmi dire dov’era, ma lui si rifiutò di dirmi cosa” “Allora, vedendo quelle macchine fuoristrada sparse qua e là, mi sembrava quasi che aspettassero qualcuno. Ora capisco che era una trappola per lei, per attirarlo fin lassù e farle fare quello che volevano. Poi ho incominciato ad osservare il resto del vallone e le colline dove, finite le miniere incominciano le distese di olivi e viti. Guardai negli uliveti ed in un Baglio nel mezzo delle colline vi notai qualcosa che mi colpì: ad una finestra della vecchia casa colonica in cui le olive sono raccolte, c’era un filo sottile e ad esso vi erano attaccati dei vestiti da donna. Cose intime e piccole, come mutandine e reggiseni. Erano solo un paio, nascoste dai rami di ulivo, ma erano troppo piccole per appartenere alla moglie del proprietario del fondo e troppo eleganti per appartenere a qualche ragazza del paese. Mi chiesi allora chi poteva lasciare in quel luogo disabitato quelle cose così intime. La finestra in cui erano, dava su un dirupo, nessuno degli altri abitanti della casa avrebbe potuto vederle. Forse era un segnale, forse solo della biancheria stesa ad asciugare.” L’uomo penso qualche secondo. “Era un segnale: Gaetana mi voleva dire dove era. Io cercavo in alto, tra le miniere, perché li era facile nasconderla. Troppo facile. Sabino aveva architettato una trappola per fermarmi circondando la zona con i suoi uomini e saliva e scendeva da lassù per richiamare la mia attenzione e attirarmi tra i suoi uomini. Io conoscevo quella zona da tempo perché li ho concluso molti dei miei lavori, ed ho evitato facilmente le sue trappole.” Il cellulare che l’uomo teneva sul bracciolo della poltrona si illumino. Apparve come una mappa con delle linee e un puntino rosso in movimento. “Qualcuno sta venendo a trovarla. Tenga – gli disse allungando la Beretta di ordinanza del Maresciallo – è meglio che vada vedere chi è”. Il Maresciallo prese la pistola e si chiese come U Ghiancheri avesse fatto a trovarla nella cassaforte nascosta nell’armadio della stanza da letto. Mise l’automatica tra la cintura dei pantaloni e la schiena coprendola con la maglietta. Tornò indietro nel corridoio fino alla porta di ingresso e dalla telecamera del citofono osservò la strada.
Una macchina spuntò dalla destra e lentamente si fermò all’altezza del cancello. Ne scese l’agente Caccamo che avvicinandosi al citofono suonò. Il Maresciallo aspettò qualche secondo e poi rispose “Chi è?” “Maresciallo sono Caccamo, tutto bene?” “Caccamo, si tutto bene perché è successo qualcosa” “No Maresciallo, Petyx mi ha detto che lo aveva chiamato più volte al cellulare perché voleva venire a trovarlo con la moglie e il bambino, e non gli rispondeva e si era preoccupato, così mi ha chiesto di passare a vedere” “Sono andato a Sciacca dai miei amici e ho lasciato il cellulare nella scrivania in ufficio, sono appena tornato” Poi aprì la porta e andò a salutare Caccamo di persona. “Caccamo tutto bene ora chiamo Petyx e glielo dico” “Va bene Maresciallo, meglio così, ci eravamo preoccupati” “Non ti preoccupare ci vediamo domani, ora torna in caserma” Caccamo lo salutò e tornò in macchina; il Maresciallo aspettò che si allontanasse e tornò di corsa in casa e percorrendo velocemente il corridoio arrivò allo studio. “Tutto a posto, era…..” La poltrona era vuota.
Il Maresciallo guardò il rapporto che aveva scritto ancora indeciso se spedirlo o meno. Fece mente locale ed incominciò a rivedere gli avvenimenti accaduti tre giorni prima, il giorno dopo il suo incontro con U Ghiancheri. “ Alle ore 05:15 del mattino è suonato il telefono d’ordinanza e l’appuntato Cacace mi ha informato che stava venendo a prendermi con il fuoristrada perché in contrada Croce era scoppiato un incendio in una casa abbandonata dentro un uliveto. Poiché c’era una macchina vicino nell’Uliveto i forestali pensavano che qualcuno fosse dentro la casa. Dell’orario sono certo perché ho visto l’ora sul telefonino! Alle 05:45 è arrivato Cacace e siamo andati verso Contrada Croce passando dalla mulattiera che attraversava il torrente e saliva verso la parte coltivata della valle. La strada era più veloce anche se si poteva fare solo con un fuoristrada o un mulo.” Il Maresciallo controllò l’orario riportato nel documento, quindi continuò il suo riepilogo interno “ Appena attraversato il fiume ed iniziata la ripida salita verso i boschi di ulivi e le vigne abbiamo sentito una forte esplosione in direzione del baglio verso cui stavamo andando.” Il Maresciallo pensò un minuto poi prese il documento e aggiunse “L’esplosione era molto forte tanto che ci caddero addosso dei detriti di mattoni e di legno. Notammo lo sviluppo di una colonna di fumo nero” Il Maresciallo pensò alla faccia bianca e sorpresa di Cacace che lo osservava spaventato. “Dopo forse mezzo minuto, mentre proseguivamo la nostra marcia, il Maresciallo Biondo mi ha chiamato per informarmi che mentre con i suoi forestali stavano arrivando in zona, all’interno del baglio c’era stata una forte esplosione che dalla distanza da cui lui osservava, sembrava avesse distrutto buona parte dell’edificio. Gli chiesi di delimitare la zona e di evitare che il fuoco si propagasse nell’uliveto ma di mantenere i suoi uomini a distanza di sicurezza dal Baglio senza avvicinarsi. Arrivato constatavo che del Baglio erano rimaste in piedi sono le pareti frontali dell’edificio, mentre la parte posteriore, situata su un dirupo era precipitata nel dirupo stesso, facendo sfogare l’esplosione principalmente in quella direzione.” Si fermo ad osservare lo scritto. “Richiesto l’intervento degli artificieri dell’esercito, nei ruderi del Baglio sono state trovate quanto restava di alcune casse di legno con scritte cirilliche dentro cui vi erano gli avanzi risparmiati dal fuoco di fucili d’assalto AK-47 e altre attrezzature militari. Da alcuni pezzi di legno recuperati, sembra che l’esplosione sia stata dovuta ad una cassa di tritolo per costruzione che è stata innescata probabilmente per l’incendio di una stufetta elettrica dimenticata accesa. Stufe simili sono state trovate in diversi punti del Baglio. La macchina risultava rubata un mese prima a Cefalù” Il Maresciallo si grattò la testa e continuò a leggere “Si suppone al momento che il Baglio sia stato un deposito della cosca Calabrò, vera proprietaria dell’uliveto, dove veniva occultato materiale che probabilmente doveva servire per qualche rapina di furgoni postali o banche. Al momento non si ha un collegamento tra il deposito e la morte di Calabrò Sabino avvenuta circa una settimana prima, ma i suoi continui viaggi nella contrada portano a pensare che sicuramente il Calabrò ne fosse a conoscenza” Il Maresciallo guardò scettico il documento “U Ghiancheri deve aver fatto fuori i secondini di donna Gaetana e li ha portati via, poi ha fatto saltare il baglio per cancellare le prove della presenza della donna. Tutta la storia si riassumeva in una base della cosca abbandonata dopo la morte di Sabino, e in un incidente casuale.” Per l’ennesima volta il Maresciallo appoggiò il documento sulla scrivania incerto se potesse considerarlo realistico e quindi finito. “Al procuratore il report piacerà, vi sono i fatti e non c’è nulla della mia fantasia” E si mise a ridere. “Maresciallo mi scusi – fece Caccamo apparendo sulla porta del suo ufficio – c’è un signore che vorrebbe salutarla….” “Eh chi è ?” fece sorpreso “Marescialluuuuu” fece improvvisa la figura di Mancino la cui sagoma occupò tutta la porta tanto che Caccamo scomparve dietro di lui “ come stai Maresciallo? sto andando a prendere Rachele a Palermo e sono passato a portare due gamberi freschi freschi, un totano che è uno zucchero e una spigola che se quando la mangerà la farà andare in paradiso” l’omone riuscì a superare la piccola porta e tra le mani gli apparvero una enorme borsa frigo che doveva contenere il tesoro che aveva descritto e un'altra borsa piena di bottiglie di vino “Il totano è da fare subito, lo pulisci e lo metti in padella con l’accia, due olive verdi, i capperi e lo fa rosolare poi con il pomodoro…” “Mancino grazie …. - rispose il Maresciallo ancora sorpreso e travolto dalla loquacità dell’amico. - … Caccamo per favore prendi e metti tutto in frigo che a mezzogiorno cuciniamo tutto” Mancino diede con delicatezza la borsa all’appuntato “Mi raccomando i gamberi ….. – fece severo verso Caccamo - .. crudi! con un filino d’olio e poco limone: sono una delizia…” “Questa è una bella sorpresa – fece il Maresciallo – non ti aspettavo…” “E’ che Rachele, la conosci, ha insistito che passassi a ricordarti che sabato sei a pranzo da noi… Per favore non dirmi di no che se noi lei è capace che ti viene a prendere: lo sai è bergamasca, ha la testa più dura di una palermitana” “Questo è tutto da dimostrare ma ti credo! ti posso offrire almeno un caffè ?” “Ma quale caffè sarebbe il quinto questa mattina, sono andato alle cinque al mercato del pesce a prendere il meglio per Rachele…. ora però devo andare che devo attraversare Palermo con il traffico” “Aspetta che ti accompagno alla macchina” Il Maresciallo prese il cappello ma, come ultimamente gli capitava, si dimentico il cellulare sulla scrivania. “Allora tutto bene?” chiese Mancino appena usciti dalla caserma “Tutto bene… penso che ogni cosa sia andata a posto” “Si, è tutto a posto. Ho saputo che c’è stato un po' di fuoco…” “Un deposito di armi dei Calabrò…” “A niente di particolare. Ah proposito lo sai che Miuccio Calabrò è morto” Il Maresciallo si fermò sorpreso “Morto? e come fu” “Il giornale dice che lo hanno trovato a casa sua in vestaglia strangolato sulla sua poltrona” “Strangolato? e cosa vuol dire?” “Che non volevano versare il suo sangue.  Un morto strangolato non chiama vendetta” “Ho capito, ma che senso aveva farlo fuori adesso?” “Non lo so, forse è una morte di scambio” “Eh cioè?” “Tu hai qualcosa che interessa a me, io ho qualcosa che interessa a te. Ora io riesco a rubarti quello che mi interessa e tu ti incazzi ancora di più. Allora io ti dico: ti posso rendere quello che vuoi. Magari me ne tengo poco poco e il resto te lo restituisco se tu uccidi una certa persona” Il Maresciallo si fermò interdetto “Lo hanno ucciso i suoi?” “Lui doveva uccidere sia la moglie che U Ghiancheri quando li aveva scoperti. Invece è andato a piangere da suo cugino Sabino scatenando il casino che ne è venuto fuori. Orami era cornuto e coglione. Se non l’avessero ucciso loro lo avrebbero fatto le altre cosche e non si sarebbero limitate a far fuori solo Miuccio” “Pensavo che non ci sarebbero stati altri morti” “Non per mano sua! e questo lo ha mantenuto….” Fece serio Mancino di fronte alla macchina. Si girò ed entrò in machina sedendosi, poi, con una certa difficoltà, tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta “Questo è per tè - Il Maresciallo lo guardò severamente - Lo so che tu sei uno sbirro che non accetta soldi, ma la compagna del mio amico vuole dirti personalmente grazie e nel foglio c’è il posto e l’ora dove ti aspettano per dirtelo. Pensa che sia un suo dovere e una forma di rispetto ringraziarti personalmente.” Il Maresciallo prese il foglio di carta e salutò mancino “Salutami l’ing. Rachele..” fece mentre Mancino partiva sgommando “Ricordati sabato…” fece Mancino agitando la mano dal finestrino Il Maresciallo l’osservò scomparire e poi si voltò per tornare in caserma. Mentre andava apri il foglietto ed osservandolo si fermò per la sorpresa. Era un biglietto per assistere ad un’opera presso il teatro Greco di Taormina: “I Pagliacci”
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ideeperscrittori · 5 years ago
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OROLOGI E POLITICA Treno. Vicino a te ci sono tre uomini. Cominciano a parlare. Hai un brutto presentimento, perché uno di loro sta leggendo il giornale, e il giornale è pieno di politica. Infatti si parla di politica. Tu sai cosa succederà. Sei di sinistra. Fai parte del tre per cento. E gli esponenti di questo tre per cento si nascondono probabilmente sotto terra, o in qualche bunker antiatomico, perché nella vita di tutti i giorni non li incontri mai. Nei bar non li trovi. Dal barbiere non li trovi. Nella coda al supermercato non li trovi. E non li trovi neppure sui treni. Questa volta ti è andata malissimo. Sono tre leghisti. Riassunto del discorso: "Vogliono sostituirci, vogliono toglierci pure i tortellini, i gretini ahahaha, crocifissi nelle scuole, bla bla, i sinistri, bla bla, pagati da Soros, bla bla, Bibbiano bla bla, Rolex, bla bla, c'ho l'Audi e l'iPhone ma io vivo nelle periferie, mica come quei radical chic". Uno di loro cerca la tua complicità e ti chiede un parere. Tu non hai voglia di litigare. Litighi tutti i giorni. Oggi sei stanco. Oggi non vuoi discutere di politica. Dici solo: "Io a casa ho un vecchio Casio a cristalli liquidi". Lui mostra il suo orologio: "Questo è un Rolex Daytona ultimo modello. Bello eh?". La tua fermata è arrivata. Meno male. Forse ce la fai a non vomitare. Un giorno incontrerai uno di sinistra. Ti capiterà. Devi crederci. Sono persone in carne e ossa, con una loro inequivocabile corporeità che ogni tanto si manifesta, proprio come te. Esistono veramente. Forse.
Fine
-- L’Ideota
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fxan · 5 years ago
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Mi manchi. È dura ammetterlo ancora a me stesso. In verità ho sempre pensato che sarei andato avanti facilmente.. e pure.. qualcosa dentro me urlava “No. Non lo farai.. non perderla. La cercherai ovunque, ed in chiunque altra”.
Non ricordo come sia.. vivere serenamente.. o semplicemente vivere. Fumo fin troppo in questo periodo.. da quando mi sveglio fin quando non collasso la sera sul divano. Dico a me stesso “domani andrà meglio” o anche “sarà diverso.. magari la incrocerò, e sorriderò.. e lei ricambierà. Allora sarà tutto più sereno.. potrei andare avanti un altro po’”.
Ahh vecchio... cazzo. Non vedo nulla nel domani. Non vedo miglioramenti.. non ritrovo la voglia di fare qualcosa. Resto a casa.. a fumare.. ad ascoltare musica.. a suonare il piano.. a studiare per poi non andare a fare gli esami.. poi viene il dannato momento in cui devo andare a lavoro. “Rimetti la maschera, sorridi e sii solare. Cerca di fare qualche battuta anche se non riderà nessuno, cerca di parlare del più e del meno, o almeno di parlare. Sono solo poche ore.. poi potrai tornare ad essere te stesso e a fumare per non pensare.”
“Ah cazzo.. la sveglia.. dovrei alzarmi?”
Mi chiedo ogni mattina.
“Cazzone alzati ed allenati, poi fai qualcosa a casa e cerca di studiare.”
Dico a me stesso..
“Vai in palestra. Tutti i giorni che puoi. Dai il massimo.. supera i tuoi limiti”
Poi faccio per alzarmi e sento la spalla.. in alcuni momenti non riesco nemmeno a muoverla.
“Fa niente. Sei forte.. il dolore fisico non ti dispiace..”
Non sento lo scorrere dei giorni.. del tempo. Mi passo la mano sopra la faccia e sento che è ricresciuta la barba.. mi guardo allo specchio e ho i capelli lunghi e scapigliati.. “mi sembra ieri di aver tagliato la barba.. e di essere andato dal barbiere” penso in quei momenti.. “e allora da quanto sono senza di lei? Da quanto sono in questo stato?” Dannazione.
Il mio compleanno è passato da una settimana e non mi sono nemmeno accorto che è arrivato, perché non è arrivato il suo messaggio. Ho fumato talmente tanto da dormire quasi tutto il giorno. In verità solo un mio amico mi ha fatto gli auguri.. qualche parente... quel coglione di mio padre nemmeno un messaggio, e poi pretende rispetto.. pretende che noi dobbiamo dedicarci a lui e fare ciò che dice. Maledetto.. arriverà quel giorno in cui mi farai perdere le staffe e ti prenderò a calci per ore. In realtà credo sia a conoscenza di questo.. non osa istigarmi.. lo vedo nei suoi occhi, quelle poche volte che l’ho visto negli anni.. lui teme il mio sguardo.. il mio giudizio.
Ecco. Questo sono.. un ammasso di rabbia e tristezza. Fanculo.. odio tutto di me.
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3nding · 6 years ago
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Non è successo niente
- Che c'è?
- Hai mai la sensazione che la vita stia invecchiando con te? Oggi sono andato in posta, poi a casa, poi di nuovo fuori a fare la spesa, poi ho starnutito cinque volte.
- A sei si muore.
- A sei si muore, infatti. E ho sempre sonno, e son sempre annoiato, e faccio un sacco di pipì. E non riesco più a divertirmi. E non ho proprio voglia di lavorare per sempre. E dentro Facebook è pieno di gente che parla e fuori da Facebook è pieno di gente che non parla. Sono adulto, Sergej, e la cosa mi sta facendo uscire di testa.
- Ho capito. Sai cosa ti serve? Ti serve un buon amico che ti aiuti a capire che l'età è una questione mentale e il mondo ti può offrire ancora tantissime possibilità.
- Dici?
- Sì, e mentre tu cerchi questo coglione, io tiro fuori la Play.
- Non lo so, forse dovrei fare un po' di autoanalisi.
- Sciocchezze, l'autoanalisi è per sfigati con la Wii. Inoltre ho fatto il carico di nuovi giochi, saccheggiando un Gamestop in fiamme. Che ne dici di un bel picchiaduro?
- Ah, sì, è proprio quello che mi ci vuole.
- Allora, dai, visto che stai male ti lascio il gamepad meno unto.
- Aspetta, chi sono questi?
- I personaggi. Scegline uno che cominciamo.
- Kobrax sembra figo.
- È figo Kobrax.
- Che fa?
- Praticamente Kobrax ha mollato l'università che gli mancavano due esami e la tesi, ha rotto male coi genitori e adesso fa il portapizze.
- Fa il portapizze.
- Sì.
- Kobrax.
- Sì.
- Va be', e invece Danya?
- Danya è tipo un'agente speciale della CIA, è tutta calci, latex e chain combo.
- Figa.
- Molto, poi c'ha due figli e tre lavori.
- In che senso?
- Be', fa l'agente speciale della CIA sì, però insegna pure italiano alle medie e fa la hostess per eventi e fiere. Capirai, l'asilo, il mutuo...
- Ma non me la fa selezionare.
- E ti credo, con due figli e tre lavori secondo te ha tempo da perdere con un torneo mortale di arti marziali?
- Okay. Che mi dici di Azazel e Demonia?
- Sono un tag team. Stanno insieme da sei anni, e da poco sono andati a convivere.
- Quindi combattono insieme?
- No, uno contro l'altra. La loro fatality consiste nel dormire dandosi la schiena.
- D'accordo. Questo mi sembra forte. Deathbot.
- Ah Deathbot. Fortissimo Deathbot.
- Allora mi sa che…
- Solo che si droga.
- Si droga?
- Sì. Oh, droghe legali per carità. Ma ha avuto un periodo brutto di crisi d'ansia.
- Deathbot?
- Sì. Che manco riusciva a prendere un treno. Poi com'è come non è, mi è diventato un po' dipendente dal Lexotan.
- Contro chi combatte?
- Per la maggior parte del tempo, contro sé stesso.
- Ma come cazzo si chiama sto gioco?
- Normal Kombat.
- Senti, forse è meglio se cambiamo genere. A me i picchiaduro mettono angoscia. Il fatto che i personaggi non possano uscire dai lati dello schermo mi ricorda troppo la mia vita.
- Va bene, ho Mario Kart.
- Ah, Mario Kart, meno male. Un classico intramontabile. Allora io uso… aspetta, che stanno facendo?
- In che senso?
- Dov'è la pista?
- Nessuna pista. Vedi, in questa versione Mario deve fare il bollo.
- Il bollo?
- Sì, e la revisione.
- La revisione.
- Sì.
- Del kart?
- Sì, embè? Solo che con la nuova legge devi essere in regola con i pagamenti degli anni scorsi. Te chi stai usando?
- Peach.
- Ahia, la Principessa è considerata residente nel Lazio, premi cerchio per metterti in coda, va'. Oh, e mi raccomando, quando parte il quick time event, ricordati di dimostrare l’avvenuto pagamento del bollo dal periodo d’imposta che decorre successivamente all’acquisto.
- No, senti, ma che roba è?
- Non ti piace?
- Non mi piace no.
- Va be', allora perché non facciamo qualcosa un po' più movimentato?
- Eh, magari.
- Questo. Metal Gear Soldi.
- Soldi?
- Sì. Praticamente sei un agente speciale che di recente è andato a vivere da solo e scopre che tutto quello che prima pagavano i suoi, adesso tocca pagarselo lui. Quindi devi spegnere sempre la luce quando esci da una stanza, consumare poca acqua, buttare un occhio alle offerte della Lidl.
- Mi sembra orribile.
- E poi c'è anche una notevole componente stealth nella fase in cui ti intrufoli in casa di mamma e le saccheggi il frigo.
- Altro?
- Vediamo, ho Final Fantasy.
- Va be', un bel JRPG ci può anche stare. Che Final Fantasy è?
- Final Fantasy 730.
- Settecentotrenta?
- No, sette e trenta. Interpreti un giovane eroe metrosessuale il cui commercialista è stato ucciso da Sephiroth e mo deve compilare tutto da solo il modello unico della dichiarazione dei redditi.
- No, decisamente no.
- E allora andiamo sul sicuro: Fifa.
- Oh, finalmente qualcosa di familiare, un bel gioco di calcio.
- No, Fifa è quel gioco in cui devi trovare il coraggio per fissare un appuntamento dal medico, o chiamare il barbiere, o telefonare alla Wind.
- Per carità di dio, Sergej!
- Ce l'ho! Inps of Persia. Un survival in cui devi riuscire a pagare una prestazione di lavoro occasionale orientandoti nel dedalo di quella merda disorganizzata che è il sito dell'INPS senza perdere la tua umanità durante la strada.
- Qualcosa di meno complicato?
- Half Life. La tua ragazza ti molla all'inizio del gioco e tu finisci a ciondolare per una casa troppo vuota inzuppando pan di stelle nell'acqua, guardando i muri e sospirando un sacco.
- Perché mi fai questo?
- The Last Of Us. Scopri che sei l'unico della tua compagnia del liceo a non avere ancora fatto un figlio.
- No.
- Gran Turismo.
- Macchine?
- No, devi prenotarti le ferie da solo. Airbnb e tutto.
- Checcazzo no! Sergej, per la miseria! Sono venuto qui per scappare da questo genere di cose e tu me le scodelli davanti!
- Scusami, scusami. Sono stato indelicato. Forse ho quello che fa per te. Prova un po'?
- Però.
- Che ne dici?
- Bello.
- Vero?
- La grafica è molto carina. Forse un po' poco responsivo...
- Ti piace?
- Molto. È incredibilmente rilassante. E poi c'è questa sensazione…
- Che sensazione?
- Sai, la sensazione di distacco che, diciamocelo, alla fine dei conti è la cosa bella dei videogiochi. Il fatto che ci sia una certa distanza fra te e quello che succede sullo schermo ti fa vivere tutto in modo più leggero, meno angosciante. Ti senti meno responsabile, non credi?
- Immagino di sì.
- Che gioco è?
- Il telegiornale.
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2100047366747576&id=1136619619757027
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roses-symphony · 6 years ago
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Shaving
ALLORA....come al solito è una cazzata, voi lo sapete che io scrivo tanto per, senza alcun reale fine né culturale né di intrattenimento u.u  MA ieri ho trovato questo video per caso e @lucrezianellenuvole ha giustamente  suggerito che potesse essere un bel prompt metamoro.
Io c’ho provato ma vi prego di prendere il prompt e rivisitarlo come vi pare.
“Ma perché hai tutti questi rasoi se la barba te la fai una volta l’anno?” Fu la domanda con cui esordì Ermal stando in piedi davanti al mobiletto del bagno aperto, addosso un paio di boxer larghi con una fantasia alquanto discutibile ma - a detta del proprietario- comodissimi per dormirci e una vecchia maglietta di Fabrizio alla quale era stato malamente tagliato il collo lasciando che ora ricadesse morbida sulle spalle, facendo intravedere le clavicole. “Perché pure se nun me raso completamente devo sistemarla lo stesso ogni tanto, capito? Comunque piglia quello blu che è novo, gli altri non so manco se tagliano bene”. Fabrizio se ne stava seduto sul bordo della vasca, la prima sigaretta della giornata stretta tra le labbra mente osservava il compagno scegliere con attenzione gli strumenti da usare. 
Entrambi avevano finito i rispettivi tour e finalmente gli era concesso un po’ di riposo e un po’ di tempo solo per loro, cosa che li aveva portati a passare gli ultimi due giorni chiusi nel loro appartamento a recuperare il sonno perduto e il tempo passato lontani e quella mattina, complice il sonno che ancora li pervadeva e la voce dolce di Ermal appena sveglio - alla quale Fabrizio non sapeva resistere- quest’ultimo aveva acconsentito a lasciare che gli sistemasse la barba.  Tutto era partito da una sua semplice constatazione sul fatto che fosse cresciuta troppo e il più giovane, dopo essersi preso il suo tempo a carezzargli il viso e baciarglielo dolcemente, aveva deciso che gli avrebbe dimostrato, in quell’occasione, le sue doti da barbiere.
“Vieni qua” Ermal l’aveva preso per mano per tirarlo in piedi e Fabrizio, dopo aver buttato velocemente la sigaretta ormai finita, si era posizionato di fronte a lui sorridendogli, per poi sporgersi leggermente rubandogli un bacio leggero. “Non mi distrarre che qui ho armi pericolose e ho tutte le intenzioni di usarle” rise Ermal mentre metteva via il rasoio per prendere un po’ di schiuma da barba sulle dita e, delicatamente, passarla sulle guance di Fabrizio che, per essere sicuro di quello che stesse facendo, ogni tanto lanciava un’occhiata allo specchio di fronte a loro. “Si però nun a’ devi mette ovunque la schiuma da barba” “Lasciami lavorare per favore” e figuriamoci se Ermal avesse mai dato ascolto a qualcuno, lui aveva i suoi piani e procedeva come si era prefissato e, in quel momento, il piano era ricoprire la faccia di Fabrizio di schiuma bianca mente lui ridacchiava, mordendosi le labbra per nasconderlo. Le risate finirono presto però quando, preso in mano il rasoio, davvero non aveva idea di dove iniziare. Si radeva anche lui tutti i giorni ma era diverso, tagliava via quel poco che era ricresciuto durante la notte e aveva concluso, ma ora guardava alternativamente il viso di Fabrizio e il rasoio nella mano destra con un velo di panico negli occhi che Fabrizio non poté non notare. “Non devi fare come fai te, devi annà nello stesso verso del pelo si no me fai male che c’ho la barba lunga, ok?” e mosse la mano per chiarirgli il verso in cui usare il rasoio. Ermal aveva annuito ma quando le lame erano sul punto di toccare la pelle di Fabrizio, questo si era allontanato e l’aveva guardato fisso “Nun è che me fai a fettine mo? Io ci tengo a sta faccia, eh” e di tutta risposta Ermal roteò gli occhi “Ma se ho una precisione chirurgica ... e poi ci tengo pure io alla tua faccia, che credi?” e nonostante il suo solito essere spavaldo, la mano gli tremava un po’ per la paura di fargli male sul serio, ma alla fine prese coraggio e rasò via un primo pezzo di barba. Il risultato non fu dei migliori “Più forte!” Gli aveva suggerito Fabrizio guadagnandosi un’occhiata maliziosa prima che Ermal rispondesse “Stai zitto che se ti muovi ti taglio sul serio “ e con un po’ più di coraggio, il risultato questa volta fu migliore : parte della guancia destra di Fabrizio era pulita. Ermal sorrideva soddisfatto, passando le dita sulla pelle morbida mentre Fabrizio gli teneva i fianchi e lo guardava sorridendo a sua volta “Si però mo continua, non mi puoi lasciare solo con mezza faccia rasata” ed Ermal ricominciò, rasando una piccola parte alla volta e ripulendola con un po’ d’acqua - che andava puntualmente a finire completamente addosso al più grande bagnandogli la maglietta che indossava- continuando a ripetere “Ti faccio male? Ti ho fatto male?” e Fabrizio sorrideva scuotendo la testa.
Il patto era di “sistemare” la barba di Fabrizio, rasando l’eccesso sulle guance, ma probabilmente Ermal si lasciò prendere la mano e ora si trovava a fissare il viso del suo compagno con un’espressione sconvolta “Che hai fatto? Che è quella faccia?” “Mi sa che ho esagerato…” Fabrizio si voltò di scatto verso lo specchio notando la mancanza di parte del suo pizzetto  “Ermal….” lo richiamò con tono rassegnato, andando a risedersi sul bordo della vasca mentre osservava il più piccolo guardarlo con l’aria da cagnolino bastonato “Non volevo, mi son lasciato prendere la mano. Lo sai che mi piaci di più con la barba, figurati se te la volevo tagliare tutta” e gli si avvicinò, sulle labbra un broncio che mal si addiceva al suo viso e al suo solito caratterino piccato. “Nun fa quella faccia, non sei proprio credibile” “E ora che facciamo?” Fabrizio fece finta di pensarci un attimo e poi sospirò “Taglia via tutto, dai. Tanto in un paio di giorni mi ricresce” ed Ermal l’aveva guardato quasi offeso da quell’affermazione, come avrebbe sopravvissuto due giorni senza la sensazione della barba di Fabrizio sulla sua pelle ogni volta che lo baciava o l’accarezzava? “Non abbiamo alternative, taglia tutto e basta. Se no lo faccio io, eh.” aveva intimato Fabrizio. “No no, faccio io” avrebbe continuato con la sua impresa e sarebbe andato fino in fondo. Si posizionò tra le gambe di Fabrizio, che se ne stava ancora seduto sul bordo della vasca, e ricominciò la sua opera. Gli rasò piano il mento e ancora più delicatamente la parte sopra le labbra e anche se ci stava mettendo un tempo infinito e gli stava stravolgendo il look che portava ormai da anni, Fabrizio lo guardava con un sorriso dolce sulle labbra, trovandolo estremamente adorabile in quel momento. “Stai andando bene adesso, bravo” “Mi piace quando mi fai i complimenti” aveva sorriso Ermal, tutto soddisfatto, scatenando la risata di Fabrizio proprio mentre gli passava il rasoio sul suo collo “Cazzo Fabrì non ridere” ma le parole si bloccarono a metà continuando con un “oh Gesù, ti ho tagliato” “Dove?” “Sul collo” nella voce il panico totale mentre vedeva una gocciolina di sangue scendere giù per il collo di Fabrizio insieme all’acqua che aveva usato per ripulirlo. “Dai non fa niente, è un taglietto, non moro mica. Continua.” e aveva sorriso di nuovo, stringendogli le mani intorno ai fianchi sottili, incoraggiandolo a continuare.
Furono necessari altri quindici minuti affinché Ermal riuscisse a completare la sua opera di rasatura, ripulendo il viso di Fabrizio con un asciugamano umido e restando a fissarlo per un po’. “Chi sei tu? Che ne hai fatto del mio Bizio?” aveva detto infine ridendo, mentre osservava il viso del più grande che, alle sue parole, si era alzato per guardarsi allo specchio ed aveva riso, passandosi la mano sul viso. “Non mi vedevo così da anni” era stata la sua constatazione mentre Ermal si rimetteva al suo fianco e osservava il suo riflesso. “Non stai male, ma sei…diverso” era stato il suo commento, abbracciandolo e baciandogli la guancia fresca. “In realtà sembri più giovane così” “Ah si? Allora dovrei iniziare a farmela sempre” “NON CI PENSARE NEANCHE” e quasi l’aveva fulminato con lo sguardo “È stato un mio errore e ne pago le conseguenze. Ma devi farla ricrescere assolutamente” e Fabrizio aveva riso, annuendo. “Si però adesso me lo dai un bacio?” se n’era allora uscito, il viso incredibilmente vicino a quello del più giovane che continuava ad osservarlo come per imprimere nella sua mente i dettagli di quel cambiamento per poi alla fine avvicinarsi e baciarlo, la mano sulla guancia, le labbra morbide contro le sue, constatando quanto quel bacio avesse una sensazione diversa senza la barba, a cui era ormai abituati, a solleticargli il viso, ma era pur sempre il suo Fabrizio. “Mah, forse potrei anche abituarmi a vederti così alla fine” dichiarò, continuando a carezzargli le guance e il mento “ E poi, questa fossetta, devo dire che mi piace un sacco” e le ultime parole le sussurrò quasi, poggiando le labbra sul mento del suo compagno.
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spettriedemoni · 7 years ago
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Lettere a mio figlio 25
Ciao Tigrotto,
oggi è stato un giorno speciale, ti sei tagliato i capelli per la prima volta in vita tua. Ti abbiamo accompagnato io, tua madre e tuo nonno. Non sei stato esattamente tranquillo, ma il barbiere è stato bravo e paziente. Ha tipo 80 anni questo barbiere e ti ha messo nella sediolina per bambini quella con la testa del cavallo.
Alla fine ti abbiamo dovuto tranquillizzare con un video da telefonino.
Sai, anche il padre di mio padre mi portò dal barbiere la prima volta e poi sono andato sempre da lui anche dopo che mio nonno non c'era più. È stato un modo di rimanere vicino a mio nonno, in un certo senso, non so come definirlo diversamente.
Il barbiere è una delle cose che ho cambiato più tardi nella mia vita. Forse a volte si ha bisogno di stabilire delle routine, delle comfort zone nelle quali siamo rassicurati.
Talvolta però è necessario cambiare, si deve.
Si è divertito tuo nonno con te oggi, ti vuole molto bene. Per fortuna avrà ricordi di te, ti può spupazzare, viziare magari e portarti in giro. Sei sempre molto curioso, anche oggi hai camminato a piedi, ma tenendomi la mano: fuori casa è più prudente così. Naturalmente hai rincorso qualche piccione, hai camminato sui tombini e hai avvicinato qualche cane.
Prima un cagnolino taglia piccola che volevi accarezzare. Il problema è che volevi prendergli il naso, ma sai, non è una cosa che loro apprezzano per cui ti dobbiamo frenare. Poi hai visto un altro cane molto più grosso, credo un labrador, che era sul marciapiede ad aspettare il suo padrone. Non ti spaventano i cani, anzi. Ti sei avvicinato e lui ha scodinzolato vestendoti. C'è da dire che sei molto socievole e fai amicizia subito. Poco dopo hai visto un bambino poco più piccolo di te e ti sei avvicinato a lui e gli hai sorriso. Hai un sorriso che conquista a quanto pare.
Abbiamo voluto far rimanere tuo nonno a mangiare da noi, vedessi quanto è contento di poter passare del tempo con te. Oggi ti ha portato anche col passeggino ed è curioso perché stando a quello che racconta tua nonna si vergognava di portare il passeggino quando io ero della tua età. Forse è vero che da nonni si è molto diversi da come si è da genitori.
Ha giocato con te il nonno, spero ti ricorderai di lui, spero viva abbastanza a lungo.
Dopo mangiato ti sei addormentato sul seggiolone: eri stanco. Ti sei mosso parecchio e hai camminato anche tanto. Passi da momenti in cui sembri inarrestabile a improvvisi crolli di stanchezza, ma è normale. L'importante è che tu conservi questa vitalità, è importante che i bambini come te giochino e giochino tanto.
La sera ti accoccoli addosso a me o a tua madre, sei uno affettuoso sembrerebbe, spero tu lo sia anche in futuro.
Ti ho lasciato poco fa nel tuo lettino a dormire dopo che hai cercato di accendere il ventilatore a colonna che abbiamo in soggiorno. Mi sono reso conto che sei già alto come quel ventilatore e arrivi a girare l'interruttore. Chissà quanto diverrai alto ancora.
Ora ci stiamo abituando a vederti con il nuovo taglio, tua madre ha conservato una delle tue ciocche di capelli. Sembra sia usanza, io la ignoravo, però mi sembra molto bella come cosa: tenere memoria di quando eri piccolo, di quando cominciavi a camminare da solo.
Ti voglio bene.
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tempestainmare · 3 years ago
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La terra dopo l'AMORE.
La storia più vecchia del mondo... un evergreen.
Sono giorni, per non dire anni che noto una stranezza EVIDENTE ASSAI nel genere maschile tutto.
Confusione di ruoli.
E perchè non mi vuoi?
Forse perchè non siamo nati per stare con tutti.
E perchè non mi vuoi?
Amore mio sono 31 anni che nessuno mi vuole, eppure sto fresca e tosta.
Fatto è che il popoletto è da NUMERO 1 nella scelta dell'anima gemella. Due anime che vagano nel tempo destinate ad incontrarsi per non lasciarsi mai più.
#filorosso #gomitolodilana
Un amore stellato.
Una come-ta nel cielo.
Come capire chi è la propria anima gemella in 8 semplici mosse. Normativa vigente nei secoli dei secoli. E che te ne fai dei matrimoni americani.
Bello da paura. Alto, magro, corpo scolpito dalla palestra dura e ardua mai della vita ma solo della macchina. Capello brizzolato? Tinta per capelli da uno bravo, il barbiere. Barba folta con cespuglio nascondi cibo; tatuato si e si tranne in quei posti li, decisamente frocio. Mani curate, piedi curatissimi, baciato dalla luce della lampada UV 365 giorni l'anno. Pelle morbida e setosa, sopracciglia sempre in ordine, capello all'ultima moda sempre. Denti splendenti contro spreco della corrente. Da prediligere occhio azzurro ceruleo e capello biondissimo come il grano d'estate.
Posto fisso. Circa la questione lavorativa apriamo una voragine. Deve uscire di casa alle 8 e rientrare alle 16.00, 5 giorni alla settimana. Lavori notturni decisamente no. Sono da eliminare troppi mestieri quali le professioni di aiuto, aiuto medico, aiuto notarile anche se...
L'acquisto. Più dai e meno spendi.
La donna non paga mai. L'uomo galante è quello che non fa mancare niente alla propria donna, economicamente parlando. Migliori vacanze, migliori ristoranti, migliori donne e migliore pesce in costiera.
La mia donna è da invidia a tutti gli uomini e non solo.
Fiero e geloso... possessivo al 100%. Quello che arriva alle MAZZATE per proteggere il proprio territorio, quello che puzza mai di sudore e sempre e solo di #DAVIDOFF.
Migliori vacanze, pranzo al ristorante e cena in crociera.
L'AMORE è anche questo, ma tu la conosci CLAUDIA?
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diceriadelluntore · 7 years ago
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REAL(tà)
Gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre. (Winston Churchill)
In ogni stereotipo c’è sempre una piccolissima parte di verità, uno spunto ricorrente che poi porta, erroneamente, a farne una regola. Ma in certe circostanze è spassosissimo constatare come lo stereotipo sia “vero”. Caso clamoroso della settimana scorsa il ritorno dei quarti di finale di Champions League tra Real Madrid e Juventus. Al Santiago Bernabeu, la Juventus parte dal clamoroso 3-0 subito in casa a Torino, con annessa rovesciata da cartone animato giapponese di Cristiano Ronaldo nel secondo gol. La Juventus va in vantaggio alla prima azione del primo minuto di gioco, al Real non viene convalidato un gol regolare di Izco sull’1-0, poi due incertezze del portiere Jesus Navas del Real Madrid regalano un incredibile 3-0 ai bianconeri, il traguardo di clamorosi supplementari è vicinissimo. Al 93′ il fattaccio: cross in area juventina, torre di Cristiano Ronaldo, palla che arriva a Lucas Vazquez: il giocatore spagnolo stoppa la palla, ma un’intervento scomposto di Benatia lo atterra. L’arbitro inglese Oliver decreta il calcio di rigore. Apriti Cielo!!! Tutta la squadra protesta, il più scalmanato è Buffon, che viene espulso. Dopo alcuni concitati minuti, Cristiano Ronaldo realizza il calcio di rigore. 1-3 e Juventus eliminata.
Da questo punto scelgo tre reazioni, che diventeranno idealtipiche:
1. Buffon, negli spogliatoi, in un’intervista definisce l’arbitro Oliver come segue: Era sicuramente una azione dubbia al 93′, dopo che all’andata non ci hanno dato un rigore al 95′. Un arbitro all’altezza non infrange il sogno di una squadra che ha messo tutto in campo per 90 minuti. Ha voluto fare il protagonista. Un essere umano non può fischiare un episodio stra-dubbio, dopo una gara del genere a meno che al posto del cuore non abbia un bidone dell’immondizia. Se non hai la personalità per stare a questi livelli, allora vai in tribuna con la famiglia, compra le patatine e goditi lo spettacolo. In un altra ha definito l’arbitro un essere che “ha la sensibilità di un animale”
Le frasi incriminate stanno diventando rapidamente modi di dire, e l’uso più bello lo hanno fatto i tifosi della Fiorentina dopo che l’arbitro ha decretato un rigore alla Spal durante Fiorentina-Spal di sabato con il coro “Oh...Insensibile” (l’arbitro poi tramite la VAR, che nelle competizioni europee non è usata, ha annullato la decisione). Sul ruolo di uno che giudica scriverò presto, sto raccogliendo le idee.
2. Il Presidente della Juventus Andrea Agnelli, che è anche vicepresidente dell’Unione dei Club Europei, scende in campo alla fine della partita e dichiara ai giornalisti: “Ci sono alcuni Paesi che hanno implementato la Var, il processo di accelerazione va portato avanti in Europa, perché qui si decide chi va avanti e chi no, noi avremmo meritato almeno i supplementari". Poi la bordata a Pierluigi Collina, Supervisore UEFA degli arbitri: "La vanità del designatore finisce per andare indirettamente a colpire le squadre italiane, queste designazioni arbitrali vengono forse fatte per dimostrare la sua imparzialità". Ancora sul designatore: "Va cambiato ogni tre anni, questa presunzione va fermata. Guardo alle ingiustizie subite da Lazio, Roma e Milan, non solo alle nostre, come quella sul rigore non dato a Cuadrado all'andata. La tecnologia può evitare errori in qualsiasi stadio.
A margine di ciò, un’immagine carpita dalle telecamere che vedono Chiellini, difensore della Juventus, che fa un gesto all’arbitro, non visto da quest’ultimo, come per dire “quanti soldi ti hanno dato?”.
3. Ultima perla, a Fratelli di Crozza venerdì il comico genovese Maurizio Crozza fa vedere il fallo di Benatia e dice: Benatia, tu hai detto che quel rigore è stato uno stupro. Ma come è stato uno stupro? Stai attento a usare le parole, sei tu che hai fatto un'entrata del c... al 93'. Se però vuoi provare l'emozione, il prossimo fallo in area, un bel fallo, prova a ficcartelo su per il c..., e un'idea a quel punto te la sei fatta. E Benatia non ha perso tempo, rispondendo su Instagram: Se vuoi provare sono a Vinovo tutti i giorni, ti aspetto. Imbecille testa di c..., non fai ridere nessuno.
A queste tre, potrei aggiungere le parole del Presidente dell’associazione degli arbitri italiani, Nicchi, che ha invitato Buffon a rivedere le sue dichiarazioni “dato che per molti ragazzini è un esempio”.
Ho riportato cercando di essere accurato i fatti perchè la sensazione generale, soprattutto da chi non è tifoso juventino, è che si sono comportati molto peggio in una situazione che i loro avversari conoscono benissimo, e che la Juventus ha sempre ribattuto come puerile e antisportiva. Sono partite ricerche su altre gaffè del genere di Buffon e di quando e quanto lui sia stato “insensibile” in certe circostanze, su tutte le decisioni controverse “a vantaggio” della Juventus.
Tra le analisi che sono seguite, una mi sembra particolarmente interessante, e cioè se fosse stato possibile o meno dare quel rigore, se fosse stato possibile che la Juventus fosse poi passata ai supplementari e altri campi ipotetici, che si basavano sulla partita d’andata, dove i detrattori sottolineavano che ben prima del rigore su Cuadrado al ‘95 il Real aveva colpito due pali.
Si fa molta confusione su possibilità e probabilità. Per condensare la questione nei suoi termini basici, si può affermare che la possibilità riguarda l’esistenza di qualcosa in senso assoluto, è una caratteristica qualitativa e la risposta alla domanda «È possibile?» ha la forma del sì o del no. La probabilità invece ha a che fare con l’esistenza in senso relativo, e rispetto alla possibilità ha una sua natura quantitativa; alla domanda «È probabile?» si può rispondere sì o no ma non ci dice molto di più. Si dovrebbe aggiungere «Quanto è probabile?» o anche «Quante probabilità ci sono?». Il probabile riguarda una previsione in base a quello che già conosco per mia esperienza. Che la Juventus sia stata deufradata da una decisione scorretta è possibile (campo qualitativo) ma è poco probabile (quantitativo) alla luce dell’intera gestione del doppio confronto. 
Quindi a chiusa di ciò, riporto quello che mi ha detto il mio barbiere, che come tutti i barbieri è proverbiale (nell’udir novelle dal barbiere ne dicon belle) nell’esprimere gli umori popolari, mentre mi insapona:
alla fine mi è pure dispiaciuto, perchè hanno giocato con intelligenza, ma così per una volta hanno capito che è la realtà.
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deathbyungabunga · 4 years ago
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Recentemente abbiamo ricevuto un messaggio da Marco, uno dei nostri molto apprezzato i membri dell'Alleanza, che ha reso tutti a Beardbrand alzarsi in piedi e urlare. C'erano pugno pompe e gli occhi lucidi in camera. È sicuro di dire che questo messaggio da solo rende la pena.
E abbiamo voluto condividere con voi, perché è una bella storia impressionante di come, quando si impegna a crescere, quelli che si amano seguirà inevitabilmente. Possa ispirarvi per continuare a Crescere.
“Per coloro che non mi conoscono, ho partecipato Alliance Conference a Marzo 2019. Ho portato la moglie, abbiamo fatto una settimana in Austin, è stato impressionante per non dire altro. Quando tornai dall'Alleanza Con di Marzo, il mio “molto adolescenza figlio Matteo mi ha dato una tale merda su di esso. “Hai effettivamente andare per una BARBA conferenza??” ha scherzato. “Come... come di una conferenza con i tizi di parlare di barba? Sei strano, Papà.”
Quelli di voi che hanno gli adolescenti di sapere che è quasi impossibile essere fresco negli occhi del vostro teen, così mi ha dato una buona dose di palla di rottura per la partecipazione a una barba conferenza.
Tuttavia, il mio interesse in Beardbrand non ha fatto altro che crescere dopo sono andato a Austin, naturalmente, e ho continuato a divorare i video e i contenuti regolarmente.
Mia moglie, Melina, è diventato subito un fan della società, dopo la visita di Austin, e così lei e mi capitava spesso di guardare il video insieme, quasi ogni giorno, sulla Smart TV in camera familiare.
Matteo sarebbe passare attraverso, mentre si guardava il video e, inevitabilmente, rotolare i suoi occhi o fare un beffardo commento, “Guardando la barba video di nuovo, eh?”
“Qualunque sia il tizio.”
Dopo un paio di settimane di questo, Melina e io stavamo guardando uno di Greg video, e Matteo un pò bloccato e assistito a tutta la cosa.
Quando si è conclusa, ha detto, un po 'a malincuore, “in realtà ho un po' come questo ragazzo. Sai, lui ha un fresco voce, e uh... non so... ha solo come uno stile fresco.”
“Lui è il mio spirito animale”, risposi, e lasciato lì.
Circa una settimana dopo, ci fu un Carlos video sul tubo. Matteo, che per mesi precedente a questo era stato alle prese con la ricerca di un taglio di capelli che ha a mio agio, arrivò di corsa nella stanza ed era come, “QUESTO RAGAZZO È il MIO SOGNO CAPELLI.”
Ho tirato fuori il mio telefono e ha mostrato la piccola smart-ass una foto di me e Carlos Costa, braccio a braccio, sorridendo per un selfie all'Alleanza Conferenza afterparty (CxBB). “Vuoi dire che... QUESTO ragazzo?” Ha appena meravigliato l'incredibile pompadour, “SÌ. L'hai incontrato?? E non è che la più incredibile testa di capelli o cosa?”
Ho appena accettato e messo in discussione nulla.
Poi, una settimana dopo, ha ancora una volta ci ha sorpresi a guardare un altro video e disse: “Oh, questa è una buona. Jake dà a questo ragazzo un malato pelle fade!”
Ero disorientato. “Uh... come fai a saperlo?”
“Perché ho già visto questo”, ha ammesso.
“Si guarda Beardbrand video, ora?“ Ho chiesto con un sh*t-eater sul mio viso.
Lui è andato via. “Sai, io in realtà avere. Penso di aver capito perché si sta in questi ragazzi. Tutti i barba modelli hanno una grande barba e capelli, si modella la tua barba dopo di Greg, che è un pò freddo, Jake e Mahesh sono malati in quello che fanno. A me piace tutto il look and feel del loro video. Voglio dire, è una specie di un luogo fresco e società. Io guardo le loro cose ogni giorno. Ora ho capito.”
Ho appena sorrise. Poco dopo, ho portato Matteo in Philly per ottenere il suo taglio di capelli con Jake il Barbiere, che ora taglia i suoi capelli regolarmente.
Ma non è la vera storia che ho voluto condividere.
Matteo ha l'ADHD, dove lotta per lo più con “funzionamento esecutivo e competenze.” Senza entrare nei dettagli di quello che è se non lo sai, io ti salva il tempo e basta dire che un tale deficit si traduce in scarsa performance accademica. Per lungo tempo si è sentito molto inadeguata e muto, ed è stato annualmente depresso per la sua formazione accademica in piedi.
Mi raccontò un po ' di tempo fa, “Papà, non ce la farò mai in un college. Io non sarò mai in grado di avere un nove a cinque, seduti dietro a una scrivania. Ti basta mai accadere. Non posso avere una carriera come quella.”
Sapendo questo su Matteo per molti anni, ho spinto i mestieri in casa mia. Così torna in primavera, Matteo ha deciso di iscriversi all'molto rispettabile scuola di commercio, qui nel nostro quartiere, per questo anno scolastico.
Al momento ha preso questa decisione, ha deciso di perseguire la carpenteria in programma, a seguire le orme di suo nonno, di mio padre-in-law, che è un muratore di pietra dall'Italia.
Emozionato e sostegno della sua decisione, come mi è stato, è stato strano per me, dal momento che Matteo mai dimostrato un sincero interesse per la costruzione o la costruzione o il miglioramento di casa mostra o qualcosa di simile. Indipendentemente da ciò, siamo stati entusiasti circa la sua scuola commerciale di decisione.
Quindi, alla fine di un giorno durante un particolarmente malvagi calore incantesimo che abbiamo avuto qui in PA in luglio, Matteo si avvicinò a me. Egli disse: “Papà. Ho qualcosa da dirti”.
“Che succede, amico?” Ho chiesto
“Stavo tornando a casa dal negozio e ho visto una squadra di ragazzi che lavorano in una casa al di fuori. Li ho visti lavorare su quella casa nel sole. E ' stato così caldo. Mi resi conto in quel momento—non ho mai voglia di fare per vivere. Io odio lavorare il caldo o il freddo. Non c'è modo. Io non posso farlo.”
“Ok, bud,” ho detto. “Voglio dire, io le ho chiesto il perché della scelta di carpenteria in primo luogo.” Sembrava sollevato.
“Beh, credo che ho scelto di carpenteria perché ho pensato a te e alla Mamma sarebbe felice di questo perché vorrei portare avanti PopPop eredità e tutto ciò che...”
“Tizio”, la interruppi, “voglio che TU faccia quello che vuoi fare. Non fare nulla per me o la mamma, bud! Tu!”
Prese un respiro. “Beh...è quello che voglio dirvi. Mi ritrovo a guardare Beardbrand video per tutto il tempo. Mi piace, DAVVERO solo l'amore tutto lo styling dei capelli/barba, cosa che la cultura. E dopo che ottenere il mio taglio di capelli con Jake per tutto questo tempo, e vedendo quello che fa e come lo fa, penso solo che sarei VERAMENTE felice di essere un parrucchiere—dove posso essere in piedi, parlare con la gente, di creare un mio stile personale, e solo essere me, aiutare le persone con il loro stile, e avviare una carriera nel settore dell'artigianato a destra, fuori di scuola superiore, come si è detto. Voglio iscrivermi in Barbering Programma”.
Così, oggi è il primo giorno di scuola, nella nostra città, e, letteralmente, come ho tipo questo, miei cari, figlio primogenito di Matteo è il marchio di scuola il primo giorno, di intraprendere una carriera in barbering. Eric, Silvestro, Greg, Carlos, Jake il Barbiere, Jack, e tutta la gang—sappiate che il marchio e la cultura che hai creato e la missione è stata impostata su come una società che ha ispirato un quindici-anno-vecchio ragazzo che fatica a trovare se stesso in extraurbano, Pennsylvania, per aiutare gli altri a “continuare a Crescere” attraverso la vocazione di barbering. E prendendo il primo passo, ha—per la prima volta—davvero cominciato a “crescere” se stesso.
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ilcuorecomeunaprigione · 7 years ago
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Come allora, cambia poco.
27/01/17 ~ 27/01/18
L'anno scorso, per il compleanno del mio vicino, fu una grande mega festa, con tanti e tanti casini per organizzarla. Affitto' 2 piani di un locale, ma il proprietario la mattina stessa alzo' il prezzo. Andò a tagliare i capelli ma il barbiere glieli tagliò male e non riuscimmo a comprargli il regalo che volevamo. Però fu tutto tanto emozionante. Eravamo tutti su di giri, come la festa fosse anche nostra. Eravamo tutti vestiti bene e ci incamminammo insieme fino al locale. Io e la mia coinquilina ci preparammo per ore, già dal pomeriggio. Quando arrivammo al locale, il proprietario, un marpione esagerato, ci mise alla cassa. Io ero proprio dietro la cassa e mi divertivo tantissimo, anche perché lui mi offriva continuamente bicchieri di vino. Fu tutto immensamente divertente. Alla fine della festa, non eravamo nemmeno un po' stanchi e quindi andammo in un altro locale a bere e a ballare su i tavoli e ci facemmo un mega selfie, che è tra i miei preferiti. A quella festa nacquero due coppie.
Quest'anno abbiamo organizzato noi una festa a sorpresa per lui, non senza tante difficoltà e piccoli sgami. Abbiamo fatto una mega cena, come i vecchi tempi, stesse persone, stesso posto, cambiava poco. 15 litri di vino e 2kg di pasta al tonno (tipica del fuori sede), stanza con condizionatore accesso all day a 30 gradi, che in pratica era estate, canne, fumo, vino, e droghe che peggio delle bische clandestine, 3 torte, un panettone, biscotti a volontà. Cenere a terra, vino a terra acqua a terra, che poi il pavimento dov'è? L'iraniano ex coinquilino del mio vicino, con i suoi balli stravaganti, la sua linguaccia stupida, che abbracciava il barilotto di vino e importunava persone, che se avevi un problema e in quel momento eri felice, lui veniva lì apposta per ricordartelo e farti salire la tristezza. L'algerino con i suoi discorsi filosofici:
"qual è il dono più bello che Dio ci ha fatto?"
"la vita?"
"No. Secondo te perché sto studiando?"
"per avere un futuro?"
"e nel futuro, per fare cosa?"
"avere una famiglia?"
"e la famiglia come la fai?"
"con una donna."
"ecco, io da quando sono nato tutto quello che sto facendo, lo sto facendo per una donna, per la figa. Adamo era felice nel paradiso, poteva avere tutto quello che voleva, a sua disposizione, eppure gli mancava qualcosa e solo con Eva si sentiva completo. La scopata ti fa sentire completo."
I soliti imbucati dell'ultimo minuto. Il portinaio che sale in camera e io e una mia amica, li clandestinamente, chiuse in bagno mezze collassate. Per poi collassare davvero 10 minuti più tardi, sul letto. Risvegliate dall'ennesimo dolce da pappare. Canzoni ignoranti suonate con delle casse rubate a chissà chi e il "dj" che mette canzoni che non piacciono a nessuno. Le coppie, prima rotte, tornate di nuovo insieme come l'anno scorso. Cataste di piatti da lavare e la fame chimica insieme agli spetteguless fino alle 5 del mattino. Svegliarsi a mezzogiorno e fare colazione con il latte e i plasmon, tra una risata e uno spetteguless prima di prendere il treno con un bambino piangente e una mamma urlante.
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iamtroublemaker00 · 5 years ago
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Quante cose vorrei dirti (tra cui anche quella che mi sento usata ma te l’ho già spiegato), ma non te le dirò mai, sopratutto di persona, è già stato difficile dirti che mi piaci e naturalmente se ti piace una persona è perché provi qualcosina per lei...non ti nego che questa situazione mi fa male, che da una parte sono gelosa del fatto che tu ti stia sentendo con una ragazza (gelosia che non mi vieta di esserti amica in modo razionale) ma dall’altro lato ne sono contenta, anche se mi fa star male.
È stato un bel colpo, ma forse stupida io che non l’avevo preso mai in considerazione; ed ora mi fa malissimo l’idea di perderti, perché tu ti fidanzerai, non ci parleremo più e sicuramente tra un paio di mesi ti sarai dimenticato persino della mia esistenza, mentre io ricorderò perfettamente della tua, ricorderò il tuo viso con quella barba mai tagliata del tutto (altrimenti non ti piace) e che pungeva quando ti poggiavi sul mio viso, ricorderò i tuoi occhi che ho visto anche incazzati, ricorderò persino il tuo taglio di capelli...rasato sfumato sotto e sopra corto e ricorderò anche che per fare un taglio dal tuo barbiere alle 14/14.30 di pomeriggio se ne va un sacco di tempo; ricorderò benissimo le tue labbra non troppo carnose ma il giusto e sicuramente ricorderò quei baci a volte dolci e morbidi come piacciono a me e a vole aggressivi come piacciono a te, ricorderò le tue braccia muscolose, anche il tuo petto e la tartaruga che ora sta uscendo di nuovo perché fai palestra e ricorderò tutte le volte che mi hai abbracciata o mi hai fatto poggiare su di te per vedere un film o anche solo per stare così, a quando accarezzavo la tua tartaruga.
E mi fa rabbia perché un’amica non dovrebbe ricordare queste cose di un suo amico...però è inutile che ce lo neghiamo, noi due amici non lo siamo mai stati, potremmo essere stati qualcosa in meno, qualcosa in più ma non amici.
Però a me andava bene, e andrebbe bene, fingere che lo fossimo. Perché infondo a me esserti amica mi andava bene e mi va benissimo.
Perché che sia da amica, qualcosa in più o qualcosa in meno, la realtà dei fatti è che quando sto con te sto bene ma non perché capita di andare a letto, anzi io sto bene sopratutto quando non capita, quando guardiamo un film, dei video, parliamo o anche quando restiamo fermi senza far niente e tu di punto in bianco mi dai uno schiaffetto per farmi dire o fare qualcosa; insomma, con te sto davvero bene.
Tanto è vero che io da stupida, perché si sono stupida, tutte le mie relazioni passate (amore o amicizia) mi hanno sempre fatto capire che non devo mai pensare a cose in grande, a lungo termine ma io non vi riesco e continuo a fare lo stesso “sbaglio”; ma non perché è sbagliato pensare da oggi 17 marzo a pasquetta 13 aprile, non c’è niente di male (nemmeno se pensassi da oggi all’anno prossimo) però questo mi porta a stare male.
Solitamente una persona si aspetta di perdere un amico se lo tradisce, se gli fa del male, ma non se questo si fidanza ed io che questa cosa del fidanzarsi non l’avevo nemmeno messa in conto l’ho presa male a doppio.
Arriviamo al motivo di questo mio sfogo, nonostante non fossimo amici ma non si sa cosa, quel “non si sa cosa” tu lo vestivi molto bene e a prescindere da tutto io stavo bene a passare del tempo con te, mi sentivo tranquilla e contenta perciò mi ero immaginata che finita la quarantena ti avrei chiesto di venire da me e di mangiare con me in campagna, perché fare un weekend sarebbe stato più che costoso molto eccessivo.
Ti avrei proposto di andare in discoteca, ma questa volta ad una che suonava la techno così che avresti visto che non solo a chi piace non ha bisogno di “drogarsi” ma anche a chi piace la compagnia non ha bisogno di nessuna droga.
Mi ero persino immaginata il mio compleanno che sicuramente nemmeno ricorderai quand’è ahah, domenica 7 giugno la sera venivi con me (e qualcun altro ovvio) giù in spiaggia a stappare lo spumante e poi restare insieme a guardare l’alba.
Ancora più mongoloide mi ero immaginata un’estate in cui tu eri presente e facevi parte della mia vita come amico, come “non so cosa”, come ragazzo, a me sarebbe piaciuto averti in qualsiasi modo tra questi elencati.
Un’estate al mare, alle fiere del paese...ti avrei portato anche sulle giostre che sicuramente non ti piaceranno, tu da buon qualcosa mi avresti accompagnata a ballare e a bere e restando sobrio ti saresti dovuto assicurare di riportarmi a casa sana e salva, t’avrei convinto ad andare a Monopoli ad una piscina fantastica e c’è anche il mare con la sabbia, ti avrei tirato per le orecchie a qualche concerto...avrei fatto tante di quelle cose con te (in qualsiasi ruolo avresti avuto nella mia vita da semplici conoscenti a qualcosa di sempre più grande).
Ma la cosa da Nobel per la scemenza è quando ho immaginato che ti avrei organizzato la festa di compleanno, ricordo che una volta mi dicesti che non avevi mai avuto una festa di compleanno ed io mi sentì spiazzata, pensai che forse non ti piaceva festeggiarlo il tuo compleanno ma poi mi ricredetti e dissi “è stupido a tutti infondo piace festeggiare il proprio compleanno” e nella mia testa avevi già deciso che il 24 agosto 2020 ti avrei organizzato una festa e che avrei cucinato io stessa la torta (per avvelenarti ai 22 anni) e che se non ti piaceva festeggiare con gli altri ti avrei portato la torta e avresti festeggiato con tua madre e tuo fratello, ma una festa l’avresti avuta.
Però la festa è proprio il pensiero più stupido.
Perché tu non solo ti meriteresti la festa, ti meriteresti anche tanto affetto, tanto amore, premura e anche un po’ di “protezione”...perché per quanto tu posss farti vedere forte tutto hanno bisogno di queste cose.
Non so se avrei potuto darti amore perché non so cosa provo per te, so solo che mi piaci...però so che ti avrei potuto dare molto.
Però ormai tu ti fidanzerai con qualcuna che ti piace e che amerai...e a me passerà questo, mi scorderò dei tuoi dettagli e piano piano mi dimenticherò anche di te...
Come ho detto, non so bene cosa provo per te ma so che provo affetto e che ti voglio bene.
Come dice una canzone “chissà se un giorno noi ci rivedremo non lo so, per quanto faccia male passa ogni livido”
Non so se ci rivedremo ma nel frattempo...
Stammi bene scemo, abbi cura di te...ti voglio davvero tanto bene.
Sono una pazza lo so.
Ma ad oggi ti direi pazza di te.
Con affetto...Sara.
Postato: 18/03/2020 Ore: 02:09
Scritto: 17/03/2020
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nickmolise64 · 5 years ago
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SILENZIO
Titolo: SILENZIO
Sceneggiatura
Genere: Cortometraggio - Drammatico
Ambientazione: Citta'- Provincia
INEDITO
AUTORE: MAURO MONTEVERDI
                    SILENZIO
   1)Est/Giorno  STRADA CITTA'
 La giornata è uggiosa, promette pioggia. Un'uomo
posteggia l'auto, scende dall'automobile, e con passo lento si avvicina
al portone del palazzo.
                         UOMO
              Devo andare da mio Padre.
            E'quasi vent'anni che non ci incontriamo....
            Se penso alle cose successe in questo arco
            di tempo....i miei figli poi non hanno
            mai conosciuto il loro nonno...
            è calato il silenzio tra di noi, inesorabile
            devo assolutamente parlargli
            dirgli che anch'io sono padre.....
   2)Int/Giorno-  APPARTAMENTO
   Uomo di spalle con un soprabito scuro, in una mano tiene una
 valigia leggera, nell'altra tiene un'ombrello.
                         DONNA
           Allora sei sicuro di volere andare?
           Non sarebbe la prima volta che decidi...
           Troppe volte sei tornato indietro,
           ora hai capito che è arrivato il momento.
 L'Uomo bacia la donna e si allontana da lei. Si vede la donna vestita con
abiti casalinghi accennare ad un timido sorriso. Davanti alla porta di
casa l'uomo si volta verso di lei.(la stessa voce della narrazione)
                         UOMO
                  (poco convinto)
           Era ora. Non potevo più aspettare.
           Sai, ho prenotato proprio questa mattina
           quella locanda che ti dicevo...
                      DONNA
           Dispiace  che non ci sono i ragazzi....
           volevo almeno accompagnarti....
                       UOMO
           Ho prenotato per una notte sola,
           I biglietti sono qui, andata e ritorno,
           sarà più il tempo del viaggio che altro...
                         DONNA
           Allora vai, portaci i saluti anche dei ragazzi
           e fai buon viaggio. E vedrai, il tempo non
           peserà sui vostri ricordi.
                       UOMO
           Ciao, allora.
  3)Int./Giorno- SCOMPARTIMENTO TRENO
                         UOMO
                    (deciso)
           Prendere il treno è stata la scelta più saggia.
           E' il mezzo migliore per affrontare così            
           tanti chilometri e questo tempo....
           Molto meglio della macchina, e poi non puoi
           fermarti e tornare indietro....
           Tante volte mi ero deciso di fare questo
           viaggio, un viaggio che non sono mai
           riuscito a fare, ma le distanze sono altre,
           e spesso sono dentro di noi e ci impediscono
           di agire nel modo più giusto e soprattutto
           più semplice. E' arrvato il momento di superare
           tutto.
 Dal finestrino si vedono scorrere le immagini di un mare
incredibilmente calmo e grigio, schizzi d'acqua violenti
sul finestrino, malinconici ulivi, desolati arbusti di
ficho d'india, agrumeti. la Sicilia scorreva lentamente
davanti ai suoi occhi. La mente ancora piena di perchè.
E' notte, nello scompartmento c'è un'altro uomo che dorme ormai da
parecchie ore, il treno e mezzo vuoto, metà novembre non parte
quasi nessuno soprattutto per viaggi lunghi. Luci scorrono ora
velocemente, in calabria di notte si recupera il tempo perduto
in sicilia con le continue fermate. Ma il tempo è passato
inesorabile velocemente sulle loro vite.Il sonno ghermisce
finalmente l'uomo. Al risveglio è solo nello scompartimento,
uno scatto ed è seduto. Vede scorrere macchie boscose sulle
colline, non più mare, ma prati verdi e macchie gialle, distese
di ulivi, pioppi, scorre vicino un fiume, ponti, piccoli paesi.
Siamo già in Umbria. Non manca molto al paese.
  4) EST/giorno- STAZIONE DEL PAESE.
   Piccola stazione di paese. L'uomo scende dal treno, il treno
 alle sue spalle riparte. S'incammina verso l'uscita.
  5) EST/Giorno- STRADE DEL PAESE.
                      UOMO
            Eccomi qua. E con me tutti i ricordi a farmi
            compagnia. La mia paura di affrontarli,
            tenerli dentro ben chiusi a chiave.
            Tutto questo silenzio, quasi mi vergogno.
            ma adesso sono qui per mettere ogni cosa al
            loro posto.
 L'uomo si incammina per le strade del paese. Arriva nell'antica piazza
quasi deserta. Tiene in mano ancora l'ombrello, ma non piove quasi più.
Osserva le case di pietra, e i pochi negozi. Chiude l'ombrello.
Le ultime sparute goccioline d'acqua, cadendo, rimbalzano sui ciottoli
dell'antica piazza come piccole monetine argentee. In una stretta stradina
secondaria vede la vecchia bottega del barbiere dove andava suo padre.
 6) EST/Giorno - NEGOZIO DEL BARBIERE.
   L'uomo si ferma davanti alla vetrina del
 negozio. Seduto sulla sedia dei clienti
 vi è un'uomo, con camice bianco, folti
 capelli bianchi, che legge il giornale.
                         UOMO
            IL Barbiere di mio padre....
            tagliava i capelli anche a me quando
            ero bambino.... da quella sedia volevo
            sempre scappare.
L'uomo si volta, guarda la strada di fronte a se in leggero declivio.
                       UOMO
            Abitavamo laggiù in fondo, nella piana,
            dove gli ulivi declinano sul lago.
            Tutti insieme nella grande casa. Il tempo
            non ha cambiato nulla, ed io non ho dimenti-
            cato lui, lo deve sapere, che il mio amore
            non è svanito nel tempo.
 L'uomo cambia poi direzione e si avvia lungo la stradina
e di fronte a lui scorge l'insegna della locanda.
  7) Int/Giorno - STANZA DELLA LOCANDA.
 L'uomo osserva l'arredamento semplice e spartano della stanza.
Si spoglia si fà una doccia, e si veste elegantemente.
Esce convinto di andare a trovare suo padre. Si incammina lungo
la strada, si vede passare un pulmann, l'uomo lo prende.
Il pulmann nel suo giro passa dalla casa del padre, ma lui
non scende.Viene assalito da un forte stato d'ansia.
 8) Int/giorno (FALSHBACK) (TRATTATIVA DI VENDITA DELLA CASA)
               Il ricordo di una convulsa mattinata,
             tutti i parenti riuniti attorno al tavolo
             con l'unica decisione da prendere ed al
             più presto.Il tempo delle firme, e tutto
             era svanito. Sacrifici di suo padre          
             compresi.I sensi di colpa riaffiorarono
             con tutta la loro forza.
  Arriva al capolinea, al lungolago. L'uomo scende e si incammina
sul pontile. L'aria è pungente, si alza il bavero del soprabito,
e si appoggia sulla ringhiera del pontile ad osservare il malinconico
sciabordio del lago sulle barche dei pescatori. Addesso è più calmo.
E' ora di pranzo. L'uomo entra in una trattoria, rimane
nel luogo. Quando esce dalla trattoria sono le prime ore di un
pomeriggio sempre più uggioso. L'uomo si incammina di nuovo nel
pontile malgrado cadono alcune gocce d'acqua.
  9)Int./Giorno - BAR  
 L'uomo entra in un bar per bere un
 caffè, e lo si vede chiacchierare con la
 vecchia proprietaria del bar.
  Esce dal bar, palesemente più sollevato, le parole
scambiate con la vecchia proprietaria gli hanno fatto bene.
E si incammina verso la fermata dei pulmann.
Nella lunga attesa osserva la campagna intatta come allora,
la vecchia ferrovia con il casello ormai abbandonato, la stradina
sterrata che fungeva da scorciatoia per arrivare prima al lago
con la bicicletta. Tutto intatto. Eccezioni che solo la provincia
sa regalare.
 10) Est/Giorno- STRADA
   Scende dal Pulmann, lo si vede sino a quando non gira l'angolo
 per la strada che porta alla casa del padre.
  11)Est/Giorno - CASA DEL PADRE
 L'uomo è davanti ad una porta. Gira una vecchia chiave arrugginita
nella grossa serratura, di quelle che si usavano una volta.
                       UOMO
                 Sono qui ancora non ci credo,
               ci sono riuscito...finalmente."
  l'uomo entra lentamente all'interno.
  12) INT/Giorno- CASA DEL PADRE
 La stanza è illuminata da una luce tenue, bruna.
La cucina grande, con delle poltroncine di fronte a sè
ed un tavolino. All'angolo l'antico camino.
Mobilio semplice spartano, sistemato con estrema cura.
                         UOMO
                Probabilmente starà dormendo.
                E' quasi sera, si va a letto presto
                quando si è soli ed anziani. Potrei
                incontrarlo tranquillamente domani,
                con calma.
  L'Uomo gira per la stanza, dà le spalle alla porta d'ingresso.
D'improvviso una luce intensa illumina la stanza l'uomo si volta,
e nel bagliore appare una sagoma. I due uomini si scrutano in silenzio.
                         PADRE
                Figliolo?
                       UOMO
                Sono io papà.
 I due uomini si abbracciano emozionati.
Si vede l'anziano Padre con pochi capelli bianchi, di robusta
corporatura, arzillo ed in buona salute.
Lo invita con un gesto a sedersi in una delle poltrone.
L'Uomo osserva la stanza all'impiedi prima di sedersi.
Il padre nota lo sguardo vorticante del figlio e ne rimane entusiasta.
                         UOMO
               Non è cambiato nulla....
               Come và papà, sono venuto per parlare
               un pò con te.
                        PADRE
               Sono vecchio e solo... ma in fondo
               sto bene. Certo è parecchio che non
               ci si vede.
                         UOMO
              Vent'anni.... e me ne vergogno tanto.
               (raccoglie per un'attimo le idee)
               Sai ora sono sposato ho tre figli,
               i tuoi nipoti.
                        PADRE
               Tutto questo è meraviglioso, vorrei tanto
               conoscere tua moglie e i tuoi figli... ma
               lo sai....
               Non posso andare via da qui. Ci sono
               nato. Sono così felice nel rivederti.
                         UOMO
               Anch'io papà. Ho perso troppo tempo nel
               decidermi a venire. Sembrava così
               difficile, tutti questi anni, invece sono
               qui, e mi mordo le dita per non averlo
               fatto prima.
                      PADRE
               Non rimpiangere il tempo passato, sei
               ancora molto giovane, ed hai tutto il
               tempo che vorrai, sfruttalo, e goditi
               il tuo tempo, in ogni senso, e lascia
               stare il passato dov'è, e lì che deve
               stare. Ho rispettato le tue scelte
               e dei tuoi fratelli. Le cose dovevano andare
               come sono andate.
  Il padre si alza dalla poltrona e raggiunge un mobile
vicino alla parete. Prende una bottiglia d vino, e
due bicchieri. Con molta calma versa il liquido rossastro
nei bicchieri. Il figlio osserva in silenzio e con ammirazione
quei gesti semplici e familiari, e lo solleva da ogni
pensiero negativo che aveva accompagnato il suo viaggio.
  Attraverso l'acquea ondulazione del liquido rossastro,
sfocatamente s'intravede una fotografia in bianco e nero
Sono ritratti un'uomo e un bambino che si abbracciano felici.
La fotografia diventa sempre più nitida e si muove. Il padre
la tiene in mano e la mostra al figlio dentro la sua cornice,
e la ripone. Nello stesso momento l'uomo ricorda le parole
della moglie che prima di partire le disse:
"Vedrai, il tempo non peserà sui vostri ricordi".
                        PADRE
                Io sono fiero di te e dei tuoi fratelli.
                anche se non conosco le vostre vite sono
                sicuro che non mi avete dimenticato.
 Il figlio prende il bicchiere di vino in mano.
                         UOMO
                E'vero! non ti abbiamo mai dimenticato...
                volevamo soltanto cercare di.....
               (ma non sa come finire la frase).
                      PADRE
                Lascia correre... Brindiamo alle Radici.
                Alla parte migliore di noi. I nostri ricordi.
                       UOMO
                Alle radici. Alla parte migliore di noi.
  E nella luce calda e conciliante del loro legame, padre e figlio
continuano la loro conversazione, mentre la scena sfuma
allontandosi verso l'alto.
  13)Est. STRADE DEL PAESE
 Piazza del paese. Ha smesso di piovere.I ciottoli sono ancora
bagnati dalla pioggia. l'Uomo è al centro della Piazza con
la valigia in mano, guarda compiaciuto tutto intorno a sè.
Ha l'aria rilassata e serena. Poca gente anima la piazza.
C'è qualcuno che lo osserva attentamente, dietro una finestra,
dall'altra parte della piazza senza accorgesene, cercando
di riconoscerlo. Poi, si volta ed imbocca una stradina.
 14) Est/  CASA DEL PADRE
 L'Uomo è davanti ad una porta chiusa, simile alla casa
del Padre. Appoggia la valigia a terra, estrae dal soprabito
una grossa chiave di ferro. La porta dopo qualche difficoltà,
infine si apre. Si tratta della stessa porta.
L'Uomo entra nella stanza.
 15) INT/Giorno- CAPPELLA
 La stanza è illuminata fiocamente da una lampadina sporca
di polvere appesa ad un filo che scende dal soffitto.
L'Uomo si avvicna alla lapide che rivela il nome del padre
la sua data di nascita e della sua morte (non ha vissuto
per molti anni). Si china nel baciare la foto. Un preghiera
informale, fissa la tomba del padre, gli occhi lucidi nel
ricordo di quel tempo, emozioni che non riesce a trattenere.
                         UOMO
               Ciao Papà. Alla fine sono venuto....
               ce ne è voluto di tempo e me ne vergogno
               ma tu mi senti anche se.....
 L'uomo è seduto su uno sgabello, la testa china sulla tomba del padre
parla con esso, ed ogni tanto scuote le spalle.
  16) EST/Giorno - CIMITERO
 Fuori dalla cappella di famiglia giacciono l'ombrello e la valigia.
Fuori ci sono altre tombe, altre lapidi, altre cellette.
Il cimitero è piccolo e ben curato. Una vecchietta con in testa un
fazzoletto nero, è ricurva in una piccola lapide nel prato,
tiene in mano un mazzo di fiori e con l'altra tiene l'ombrello.
Ha ricomnciato a piovere.Il verde intenso delle colline che
circondano il picolo cimitero si specchia a valle sul grande
lago grigio.
 Fine.
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chrr98-blog · 6 years ago
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Marco, 27 marzo 2018
Non sarò io a chiederti di amarmi a ogni costo, sarebbe un errore. Sarebbe sbagliato spiegarti che quando sono gelosa e vado fuori di testa e do di matto, in realtà sto urlando che ti amo da morire, e che ho paura che tu non sia più mio, e che ho paura di non essere all’altezza di tutta questa situazione di merda, paura che domani ti svegli e Non mi vuoi più perché sei stanco di me. Non ti chiedero mai di essere diverso da quello che sei, perché mi piaci per quello che Sei, mi piace come sorridi, come mi tocchi e come mi stringi. Mi piacciono i baci nascosti in cucina.. Mi sei piaciuto la prima volta che ti ho visto ad aprile di due anni fa, con quel giubbino azzurro, gli occhiali da sole, i capelli riccissimi e il sole che ti accarezzava. Io quella tua immagine la tengo stampata in testa.. il modo in cui hai letto il giornale mentre ti preparavano il caffè, in fretta hai lasciato il telefono a caricare e il giubbino a tua madre e sei andato dal barbiere. Ricordo perfettamente quando hai messo i fari al bar e io ti passavo tra le gambe e ti guardavo il tatuaggio e mi imbarazzavo perché mi eccitava il tuo polpaccio . O una mattina che tuo fratello ti diceva che quando mi preparo sembro una trentenne e io mi sono fatta di mille colori. Il primo bacio lo ricordo. Credo di essere diventata liquida appena mi hai toccata . E ricordo il 26 dicembre, che per te può sembrare ùn giorno qualsiasi ma per me, e il giorno in cui mi hai detto che tra noi non poteva andare avanti e che non potevi farlo più con me.
Marco, io senza te ci posso stare, sono giovane, ti dimenticherò prima o poi. Capirò che sei stronzo e che merito di meglio . Ma oggi sei fondamentale per me. Sei la parte più intensa della mia vita, mi fai vivere emozioni su emozioni, hai avuto potere su di me da subito, mi fai imbarazzate quando mi dici che sono bella ancora oggi dopo due anni . Marco sono due anni . E lo so che non sono paragonabili a dieci, ma sono due anni in cui io  ho accettato di essere il tuo avanzo di tempo. Ho accettato di stare con te a patti e condizioni . Perché ti amo. Marco io ti amo. Anche se non cambia niente, te lo dovevo dire. Ti amo, così come sei .
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