#Arte gotica e romanica
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theladyorlando · 9 months ago
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Nazareno Caldarelli
Anelare il centro per fuggire l'adagio del mio atto di dolore. E poi, ancora sulla strada che neanche lo vedo da lontano, il centro, anelarlo per poterci dire dentro l'atto di dolore, per dirlo proprio bene. Perché è una specie di prodigio, com'è che la bellezza viene fuori dalle cose lì dentro.
Long have I known a glory in it all, 
But never knew I this; 
Here such a passion is 
As stretcheth me apart,-Lord, I do fear
Thou'st made the world too beautiful this year;
My soul is all but out of me,-let fall 
No burning leaf; prithee, let no bird call.
Edna St. Vincent Millay: mi sono arresa agli americani, ché tanto pure loro sono figli di Wordsworth. E al centro ci vado proprio così, arresa, saggiamente passiva, pronta. Per il mondo che è fatto troppo bello quest'anno: e la bellezza è in ogni cosa bella, nell'architettura della città. My soul is all but out of me: qui io la sento. Se le emozioni sono dei luoghi, allora eccole qui, una dopo l'altra. Il campanile romanico, il frontone rinascimentale, il rosone crepato, le finestre vecchie, i soffitti a cassettoni, il lampione il fregio l'arco il ponte il piedritto la scalinata l'altare. E alcuni di questi luoghi ne celano degli altri, segreti: come Santa Maria sopra Minerva. La piazza è la scena di un teatro: la facciata romanica completamente bianca cattura l'attenzione proprio perché insolitamente spoglia e sobria per Roma, ma scopri presto che tutto sul palcoscenico è illuminato ad arte: è un invito ad entrare. Allora ti avvicini e così scopri pure che l'obelisco di fronte all'ingresso, quello che così spesso spunta per le strade della città, stavolta sta sulle spalle di un piccolo, curioso e bellissimo elefantino di marmo. Forse allora siamo al circo? Entri così per toglierli il dubbio e dentro ci trovi un'altra sorpresa: la chiesa è gotica, una cosa quasi impossibile per Roma. Sulle volte nessun coro di angeli barocchi, solo stelle dorate, semplici, geometriche, sopra a un grandissimo sfondo azzurro, ancora più impossibile. E oggi per la prima volta l'ho percorsa tutta, la navata di questa grande chiesa gotica, e arrivata all'altare sono entrata in un altro luogo, un luogo che non era mio ma di Vincenzo Cardarelli. L'ho trovato, Nazareno Caldarelli (da quando l'ho scoperto è difficile per me chiamarlo CaRdarelli) tra i libri di mio padre mentre quest'estate cercavo, per qualche motivo, Sibilla Aleramo o Dino Campana, uno dei due mi andava bene. E invece trovo questo epistolario, di CaRdarelli a, udite udite, Sibilla Aleramo. Le coincidenze, che non esistono. Pensa che razza di libro si è andato a comprare mio padre a un certo punto. Uno dei libri più belli che io abbia mai letto in vita mia: perché anche se lo nomino spesso, io so poco di Cardarelli, ma basta leggere qui dentro per sentire che lo conosci bene e che davvero questo qui è un signor poeta. Lui le fa una corte acrobatica, direi, la sconcia delle più belle parole che io abbia mai sentito, delle parole così esagerate, così impossibili a volte che fanno proprio ridere. Lo vedi benissimo, e ti muove a una strana tenerezza e compassione, vecchio a vent'anni, col paltò forse anche d'estate: e invece lo fa apposta, lui è deliberatamente ridicolo quando si lancia nei suoi salti mortali, come quando le implora l'ardita mano (o Rediviva!), quando le intima di alzarsi in piedi con la mano sulla coscia, come una guerriera della Repubblica di Platone (donna!), quando per augurarle buone ferie le chiede di ridere al mare anche per lui (o Incorruttibile!), quando si spazientisce delle sue stesse chiacchiere e taglia corto: senti, io ti amo. Le sue acrobazie non servono che a compensare per il paltò e la vecchiaia prematura. E ti giuro che lo vedo, che ride da solo mentre le scrive queste cose, e non oso immaginare le risposte di lei, che molto sensatamente mancano nel libro. Poi però arrivano i momenti in cui non si ride, quelli dove lo senti farsi poeta come si deve. E molto spesso questo succede quando lui racconta di Roma, dei luoghi in cui incontra Sibilla, pur senza il bisogno di averla fisicamente lì: ho portato con me la tua dolce compagnia. Non è dato sapere se l'amore tra questi due sia mai stato consumato, ma lui la porta ovunque, a quanto dice. A Santa Francesca Romana al Foro, al Pincio, al mio giardino degli aranci, e anche a Santa Maria Sopra Minerva, proprio la mia Minerva.
"io sono tutto pieno di quella Roma, è la prima volta che il mio spirito si schiude ad una ebbrezza così spontanea, dinanzi al miracolo dell'arte, del cielo, degli alberi di Roma. È una rivelazione insieme e un ritorno. Nel mio ricordo io sento vivere una canzone. Eccomi dunque canoro dinanzi a te..."
Il ragazzo è bravo, e lo sa. E io lo sento chiaramente perché, come sempre succede con quelli bravi (almeno quelli bravi per me), Caldarelli mi fa ridere e mi fa piangere, una lettera dopo l'altra. Se però dovessi sceglierne una soltanto, di lettera, allora sarebbe quella della Minerva: lui arriva sotto l'altare, come me oggi, e guarda il sarcofago istoriato di Santa Caterina, che lì è sepolta, e davanti alla bellezza di quella statua pensa immediatamente a due cose, che in realtà si riducono a una sola, se ci pensi: la morte, che è lì sopra sconfitta, e Sibilla. Questo è il luogo di Cardarelli dove sono entrata oggi. Ed è anche il luogo di Cesare Pavese che vede Fernanda Pivano nel grano, o quello di Virginia Woolf che vede Vita in una tomba anglosassone. Solo loro sanno dirlo così bene: lo guardi ed è vero, il sogno di Adamo: c'è poco da fare, è così. Ed è proprio così che oggi sono entrata nel luogo di Cardarelli e in altri mille luoghi.
"Mentre il treno corre il mio spirito batte al tuo finestrino e ti guardo dormire in silenzio, col trepido desiderio del tuo bacio. Dove vai, donde vieni? sei realtà, sei sogno, sei un attimo, sei l'eternità? Perché io sono in te?"
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gualabicheri-blog · 8 years ago
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LA LUNETTA DELL’ABBAZIA DEL SANT’ANDREA DI VERCELLI
(Testo e foto di KATIA CERETTI - è severamente vietata la riproduzione delle foto senza il permesso dell’autore - ALBUM COMPLETO: https://www.flickr.com/photos/96501208@N06/albums/72157675577040600) 
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Buonasera amici e ben trovati.
Sono passati alcuni mesi e mi scuso per l’assenza ma gli impegni di uomo di chiesa mi hanno tenuto lontano dai nostri appuntamenti. 
Dato che la Pasqua è vicina ho pensato di mostrarvi un dettaglio di un luogo da me particolarmente amato: la lunetta del portale dell’abbazia del Sant'Andrea di Vercelli. 
Forse alcuni di voi non sanno che sono stato io l’ideatore di tale monumento e che ho fatto venire dalla Francia e dall'Italia maestranze specializzate per realizzare questa impresa. La fondai nel 1219 e la feci terminare nel 1227: fu un lavoro che occupò giorno e notte la mia mente. Essa era sempre nei miei pensieri in quanto frutto e simbolo della potenza di Dio. Amai con tutto me stesso questa creazione, a tal punto da completarla con un portale istoriato di ispirazione antelamica. 
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La cattedrale è uno dei rari esempi di arte “bilingue”: molti difatti sono gli elementi gotici che la caratterizzano, come gli archi rampanti, la tendenza a svilupparsi verticalmente, l’assenza di affreschi e le sublimi vetrate istoriate che, ahimè, oggi sono andate perdute (chissà dove sono finite...anche se io ho qualche idea al riguardo); ma numerosi sono anche quelli romanici, quali i portali, gli archetti pensili, la modularità che dalla facciata ritorna anche all'interno. 
La nostra abbazia, pur essendo splendente, non ha troppe pretese:essa è difatti appartenuta all'ordine cistercense, che tanto predicava la povertà evangelica e che trovò in Bernardo di Chiaravalle uno dei massimi personaggi propulsori. L’abside è piatto, gli affreschi praticamente assenti in quanto preferimmo sfruttare le alti pareti come supporto a finestrature istoriate. La luce infatti è il simbolo di Nostro Signore ed essa deve avvolgere i fedeli durante le funzioni. 
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Ma con questo articolo non voglio raccontarvi la storia dell’Abbazia, anche perché non basterebbe una sola puntata, ma mi piacerebbe analizzare assieme a voi lo splendido portale antelamico, quello posto ad ingresso della navata centrale e che è stato da pochi mesi ripulito dal Consorzio San Luca. 
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La lunetta rappresenta il Martirio di Sant’Andrea: al centro vi è il martire crocifisso similarmente a Cristo, e di dimensioni decisamente maggiori rispetto agli altri personaggi. Alla sua destra compaiono il proconsole Egea e altri due uomini intenti a legare il Santo allo strumento del martirio. Il proconsole è assiso e con la mano dà ordini ai sottoposti. A sinistra invece vi sono tre fedeli: un giovane, un uomo con la barba ed una donna con il velo in testa, che ci ricordano i Dolenti della canonica Crocifissione. 
L’intera scena si trova racchiusa da una cornice scanalata, ornata da motivi floreali ed elementi architettonici decorativi a forma di tralcio di vite. Al centro dell'arco è presente la figura di un angelo, con in mano una corona che serve per trasportare l'anima del santo in paradiso (vedi foto sotto).  
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La lunetta è stata realizzata tra il 1220 e il 1225 da uno o più scultori di chiara ascendenza antelamica (resta ad oggi il dilemma tra gli studiosi se sia stato lo stesso Antelami ad intervenire in tale opera o se piuttosto, più credibilmente visti i caratteri stilistici più rozzi rispetto ad altre opere firmate da Benedetto, siano intervenuti dei suoi allievi oppure degli artisti che si ispirarono al suddetto stile). 
Andiamo ad analizzare alcuni particolari per cercare di comprendere la ragione che spinge i più a dichiarare l’impossibilità dello zampino dell’Antelami. 
1)LA DEPOSIZIONE ANTELAMICA DAL DUOMO DI PARMA: 
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fu una delle opere più importanti di Antelami, e anche delle più precoci durante il suo soggiorno parmense (risale al 1178). La cornice rimanda a modelli classici data la ripresa degli elementi floreali niellati (ma anche ad imitazione di opere d’arte suntuaria contemporanee). Cristo al centro viene deposto dalla croce da Giuseppe di Arimatea, mentre le donne ne piangono la morte. A destra i centurioni romani si giocano a dadi la tunica. Nel mentre, in alto, due angeli scendono a chinare le teste di alcuni partecipanti, rimarcando la necessità dell’umiltà difronte a tale sacrificio. Altri elementi d’ispirazione classica sono i due tondi contenenti le personificazioni del Sole e della Luna, simboli che trapassarono nel Cristianesimo con la sua nascita. 
Notiamo come le figure siano più proporzionate: lo stesso Cristo non risulta di dimensioni maggiori, rispetto invece al Sant’Andrea vercellese. Inoltre i movimenti e i dettagli anatomici risultano essere più armoniosi e realistici, seppur sia ancora presente una certa “goffaggine” ed arcaicità che lega l’Antelami ancora a modelli romanici (come la scultura del duomo di Modena di Wiligelmo). Di gotico vi è essenzialmente la nuova tendenza verso un realismo più marcato, che però troverà maggior sviluppo in Francia qualche decennio dopo. 
I personaggi sono ben definiti, e con ciò intendiamo che risultano essere ben staccati dallo sfondo (altra tendenza che caratterizzerà il precoce Gotico francese: basti pensare alle statue-colonna di Chartres). 
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In foto: il portale dei Re e delle Regine d’Israele, Chartres, 1145 - 1155
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In foto: i due gruppi scultorei della Cattedrale di Reims, prima metà del XIII secolo 
-Quindi, mentre in Italia, nella prima metà del XIII secolo il Gotico non si era ancora pienamente sviluppato in architettura e in scultura, in Francia invece esso era ben evidente sia nei volti delle statue di Chartres e di Reims, estremamente caratterizzati fisiognomicamente e figure ormai a tutto tondo trattate come se fossero degli elementi architettonici, sia nel mercato verticalismo delle sue guglie e dei suoi pinnacoli. 
L’Italia non avrà mai un Gotico identico a quello francese (e il Sant’Andrea di Vercelli ne è la prova): ma sarà un Gotico perennemente legato ad elementi della tradizione romanica, che mai abbandonerà la nostra penisola. Basti pensare anche alla chiesa di San Francesco ad Assisi, oppure al Battistero di Parma. Dovremmo aspettare il XIV secolo per avere un Gotico svettante col Duomo di Milano. Ma questa è un’altra storia. - 
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In foto: particolare della Deposizione dell’Antelami
 2)IL MARTIRIO DI SANT’ANDREA:
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qui invece il nostro Santo è decisamente sproporzionato rispetto agli altri personaggi che compongono la scena (egli è alto circa il doppio). Inoltre nei volti vi è ancora una certa lontananza nei confronti del realismo antelamico: essi sono più schematici, idealizzati e meno caratterizzati da particolari fisiognomici. Una certa goffaggine si nota anche nell'andatura della donna velata e dei due uomini che lavorano per il proconsole: quello che quasi abbraccia le gambe del martire per legarle ha una testa che stona con la posizione del resto del corpo. 
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Il dolore della donna col capo velato non è ben espresso: ella sembra piuttosto sconvolta ma non triste o disperata. Che sia stata volutamente realizzata in tal modo? Oppure lo scultore non sapeva come trasporre un dolore così profondo? 
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Infine notiamo che ancora ai giorni nostri si sono conservate tracce dell’originario colore, il quale è emerso con ancor maggior nitidezza dopo l’intervento di pulizia ad opera del Consorzio San Luca di Torino. Il blu, il rosso,il verde sono le tonalità sopravvissute, alcune delle quali molto alterate (come il verde della croce del martire). 
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Dunque: le differenze tra le due opere sono sottili ma notevoli. è quindi assai probabile che il mio amico Antelami non vi lavorò ma che scultori influenzati dal suo stile siano stati chiamati a lavorare a Vercelli (magari sotto la sua supervisione...chissà!). Non si spiegherebbe la differenza stilistica anche con opere più tarde del Maestro, come il Ciclo dei Mesi conservato all’interno del Battistero di Parma, oppure la Regina di Saba sempre a Parma.
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 (In foto: la Regina di Saba, Antelami, 1210-1215) 
Per fare chiarezza dedicherò i miei anni di studio alla ricerca di qualche documento che possa aiutarci a sciogliere tale nodo, anche se, alla fine, ciò che conta non è tanto chi abbia realizzato tale opera ma piuttosto che essa sia sopravvissuta sino ai giorni nostri come testimonianza di un periodo meraviglioso quale fu il Medioevo, specie quel Medioevo né totalmente romanico né totalmente gotico che caratterizzò la fine del nostro XII secolo. 
Amici, spero di avervi incuriositi e stimolati a fare qualche piccola ricerca. Mi auguro di poter arrivare anche a parlare della nostra bella Abbazia, anche se il lavoro che dovrò fare sarà lungo e faticoso. Voi ponderate, perché la prossima volta tornerò con novelle più saporite che mai!
Il Vostro Guala. 
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(In foto: la lunetta vista da vicino grazie all'impalcatura realizzata dal Consorzio San Luca, che ci ha permesso di salire per poter rimirare più da vicino tale capolavoro. Grazie di cuore). 
Altre fonti fotografiche: Wikipedia. 
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storiedellarte · 7 years ago
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NEL COMPLESSO monumentale del duomo di Siena, si definisce impropriamente “cripta” una serie di ambienti riscoperti a partire dal 1999, posti al di sotto del livello del coro e pertinenti alla cattedrale romanica che precedette quella attuale, dove si trovano delle pitture murali duecentesche in eccezionale stato di conservazione. Dal 23 marzo si trovano qui esposte, a cura del collaudato tandem formato da Alessandro Bagnoli e Roberto Bartalini, anche otto teste di marmo provenienti dalla facciata del battistero, restaurate da Giuseppe Donnaloia. Il catalogo, pubblicato dall’editore Sillabe di Livorno, contiene un saggio di Roberto Bartalini.
Il titolo Maestri “a rischio” è completato dal sottotitolo Il cantiere del duomo di Siena e le “teste grandi” per la facciata del battistero. Il visitatore potrebbe pensare che si parli di “rischio” riferendosi al degrado che minacciava la conservazione di queste opere. Anche se non è escluso che i curatori abbiano voluto giocare sull’equivoco per incuriosire il pubblico, il vero significato del termine viene subito svelato. L’impiego, da parte dell’Opera del duomo senese, di maestri addetti alla lavorazione della pietra era infatti regolato da differenti rapporti di lavoro: oltre ai “maestri a giornata”, che potevano contare su una certa continuità lavorativa, erano previsti – e spesso numericamente prevalenti – i “maestri a rischio” o “a misura”, la cui retribuzione era stabilita in base al lavoro prodotto. A questo proposito, è difficile non pensare all’attuale diffusione dei contratti di lavoro a tempo determinato.
Furono ingaggiati “a rischio”, tra il luglio e l’ottobre del 1356, cinque maestri, poi pagati per l’esecuzione di ventitré “teste grandi” con “archetti scorniciati con dentelli” : Niccolò di Cecco del Mercia (undici teste), Giovannino di Cecco (sette), Paolo di Matteo (una), Michele di Nello (due), Domenico di Vanni (due). Restano soltanto le otto che sono state ricoverate nella “cripta” e che erano collocate in precedenza nella parte superiore della sezione centrale del battistero, alle quali non si può oggi attribuire un particolare significato iconografico, mentre se ne percepiscono il valore decorativo e la caratterizzazione fisiognomica, talvolta molto pungente, come nel volto maschile della testa A, segnato da rughe di espressione (fig. 1).
Fig. 1 – Lapicida senese del 1356, Testa virile (A), Siena, Museo dell’Opera.
A Siena il battistero non è, come altrove, una costruzione autonoma a pianta centrale, ma un corpo di fabbrica rettangolare prospiciente la piana di Vallepiatta, a una quota inferiore rispetto alla piazza del duomo, sopra il quale avrebbe dovuto svilupparsi il prolungamento di due campate del coro della cattedrale, previsto a partire dal secondo decennio del Trecento, nel periodo di grande espansione economica e demografica della città sotto il governo dei Nove, che sfociò circa vent’anni dopo nella decisione di costruire una nuova cattedrale che avesse per transetto l’attuale duomo. L’ambizioso progetto non giunse in porto, ma gli studi storici e documentari più accurati[1. si veda in particolare A. Giorgi, S. Moscadelli, Costruire una cattedrale. L’Opera di Santa Maria di Siena tra XII e XIV secolo, München, Deutscher Kunstverlag 2005] hanno chiarito che l’interruzione dei lavori non coincise con la peste del 1348: nella tragica epidemia morì molto probabilmente, con altri artisti come i fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti e circa metà della popolazione cittadina, il capomaestro del duomo, Giovanni d’Agostino, ma la direzione passò al fratello Domenico, che seguì i lavori del duomo fino al 1358 e ne riprese la direzione nel 1362. L’abbandono dei lavori per il “duomo nuovo” avvenne nel giugno 1357, poco dopo l’insediamento del governo dei Dodici, per motivi essenzialmente strutturali (lesioni e crolli); dopo questo momento l’impegno si concentrò sul lato del battistero.
La peste era individuata come fattore determinante della crisi di metà secolo e spartiacque definitivo nella storia dell’arte del Trecento da studiosi come Millard Meiss[2. Painting in Florence and Siena after the Black Death: The Arts, Religion and Society in the Mid-fourteenth Century, Princeton, Princeton University Press 1951, trad. it. Pittura a Firenze e a Siena dopo la Morte Nera. Arte, religione e società alla metà del Trecento, Torino, Einaudi 1982] e Frederick Antal[3. Florentine Painting and its Social Background. The Bourgeois Republic before Cosimo de’ Medici’s Advent to Power: XIV and early XV Centuries, London, Kegan Paul 1948; trad.it. La pittura fiorentina e il suo ambiente sociale nel Trecento e nel primo Quattrocento, Torino, Einaudi 1960] ma il loro assunto è stato spesso confutato in seguito.[4. Si veda in particolare Luciano Bellosi, Buffalmacco e il Trionfo della Morte, Torino, Einaudi 1974] Anche il proseguimento dei lavori al duomo di Siena e l’attività dei cinque “maestri a rischio” contribuiscono a rendere meno netta la cesura.
Fig. 2 – Lapicida senese del 1356, Testa femminile (G), Siena, Museo dell’Opera.
Le otto teste, ancora collocate sulla facciata del battistero, erano state oggetto dell’attenzione di Bartalini in un suo studio di alcuni anni fa, nel quale ricostruiva la personalità di Domenico d’Agostino, scultore meno noto del padre Agostino di Giovanni e del fratello Giovanni d’Agostino. Il riferimento a “lapicida senese, su modello di Domenico d’Agostino” era allora accompagnato da un punto interrogativo.[5. Domenico d’Agostino, in Scultura gotica senese (1260-1350), a cura di Roberto Bartalini, Torino, Allemandi 2011, pp. 369-382] Nell’attuale catalogo lo studioso è in grado di proporre un’attribuzione per due delle otto teste. Quella indicata dalla lettera G, che raffigura una donna velata (fig. 2), è infatti paragonabile alla Madonna col Bambino di Giovanni di Cecco inserita nell’altare Piccolomini del duomo, databile al 1371.[6. La ricostruzione di Giovanni o Giovannino di Cecco è un risultato di Alessandro Bagnoli, La ‘Madonna Piccolomini’ e Giovanni di Cecco, in Scritti in ricordo di Giovanni Previtali, I (“Prospettiva”, nn. 53-56), 1988-1989, pp. 177-183] Per un’altra testa femminile, quella denominata H, Bartalini fa invece il nome di Niccolò di Cecco del Mercia, la cui opera più nota è il pergamo interno del duomo di Prato, al quale riferisce anche una testa nello sguancio di una finestra del cleristorio orientale della cattedrale senese.
La presentazione dei frammenti scultorei, corredati da dettagliati pannelli illustrativi, ha l’aspetto di una mostra, ma la mancata indicazione di una data di chiusura e la sostituzione in loco degli originali con i relativi calchi autorizzano a immaginare un’operazione museografica di più vasto respiro, con apprezzabili finalità di tutela.
Fig. 3 – Lapicida senese del 1356, Testa maschile (D), Siena, Museo dell’Opera.
Fig. 4 – Lapicida senese del 1356, Testa maschile (E), Siena, Museo dell’Opera.
Scultura a Siena dopo la peste nera: “maestri a rischio”, di G. Ragionieri NEL COMPLESSO monumentale del duomo di Siena, si definisce impropriamente “cripta” una serie di ambienti riscoperti a partire dal 1999, posti al di sotto del livello del coro e pertinenti alla cattedrale romanica che precedette quella attuale, dove si trovano delle pitture murali duecentesche in eccezionale stato di conservazione.
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Siete alla ricerca di un luogo in cui godere di un po’ di meritato relax, tra passeggiate all’aria aperta e salutari immersioni in acque sulfuree? In Abruzzo, il borgo medievale di Caramanico offre proprio tutto ciò di cui avete bisogno. Il piccolo paese sorge alle falde nord-occidentali del massiccio della Majella, in posizione dominante rispetto le valli del fiume Orta e del suo affluente Orfento. Situato a circa 50 km da Pescara, il borgo appartiene al complesso della comunità montana della Majella e del Morrone ed è uno dei posti più affascinanti e suggestivi della regione. La sua storia ci porta indietro nel tempo fino al paleolitico, età a cui risalgono alcuni reperti trovati nella valle. Ma è al 600 che viene fatta risalire la fondazione di Caramanico, secondo la tradizione ad opera del duca longobardo Teodolapio. Nel periodo medievale il nucleo abitato originario visse momenti di grande ricchezza e divenne lo splendido borgo che ancora oggi possiamo ammirare. Caramanico – Ph. ANTONIO ABRIGNANI (123rf) Il centro storico di Caramanico Il paese è ricco di arte e cultura, e non è un caso se da qualche anno appartiene al circuito I borghi più belli d’Italia. Tanto che anche diverse personalità importanti, sia italiane che estere, vi hanno fatto visita: uno degli ultimi è il segretario di stato americano Mike Pompeo, che nella sua visita al nostro Paese si è recato proprio in Abruzzo. Il centro storico di Caramanico, d’altronde, offre alcune meraviglie imperdibili. Una di esse è la Chiesa di Santa Maria Maggiore, le cui origini risalgono a quasi mille anni fa. La sua facciata gotica è adornata da un portale ad arco acuto che raffigura l’incoronazione della Vergine, mentre due pilastri esterni sorreggono l’architrave realizzata nella seconda metà del ‘400. Chiesa di San Tommaso Becket – Ph. Zitumassin (Wikimedia) Lungo le viuzze che si snodano dal nucleo più antico del paese, possiamo ammirare diversi palazzi settecenteschi che sembrano riportarci davvero indietro nel tempo. Molto particolare è anche la fonte di San Nicola, risalente al XV secolo. Si affaccia su Piazza Garibaldi, nei pressi della Chiesa dedicata a San Nicola di Bari. Allontanandoci dal centro, merita una visita la splendida Chiesa di San Tommaso Becket, la cui architettura romanica ci offre una meravigliosa facciata a salienti con tre portoni e quattro semicolonne. Le terme di Caramanico Se la natura in cui il borgo è immerso rende questo posto così affascinante, altrettanto si può dire per la sua importanza in ambito salutistico. A Caramanico sorge infatti uno dei più famosi complessi termali della regione. La presenza di sorgenti sulfuree e oligominerali, così come un clima particolarmente salubre dovuto alla vicinanza con il mare e all’altitudine che permette un’ottima ossigenazione, hanno fatto di questo paese un vero e proprio centro benessere per tutti coloro che vogliono sfruttare le proprietà curative delle terme, oppure solamente rilassarsi un po’. Le Terme di Caramanico – Ph. maury3001 (Wikimedia) https://ift.tt/2mDvqBK Caramanico, in Abruzzo, dove la natura incontra il benessere Siete alla ricerca di un luogo in cui godere di un po’ di meritato relax, tra passeggiate all’aria aperta e salutari immersioni in acque sulfuree? In Abruzzo, il borgo medievale di Caramanico offre proprio tutto ciò di cui avete bisogno. Il piccolo paese sorge alle falde nord-occidentali del massiccio della Majella, in posizione dominante rispetto le valli del fiume Orta e del suo affluente Orfento. Situato a circa 50 km da Pescara, il borgo appartiene al complesso della comunità montana della Majella e del Morrone ed è uno dei posti più affascinanti e suggestivi della regione. La sua storia ci porta indietro nel tempo fino al paleolitico, età a cui risalgono alcuni reperti trovati nella valle. Ma è al 600 che viene fatta risalire la fondazione di Caramanico, secondo la tradizione ad opera del duca longobardo Teodolapio. Nel periodo medievale il nucleo abitato originario visse momenti di grande ricchezza e divenne lo splendido borgo che ancora oggi possiamo ammirare. Caramanico – Ph. ANTONIO ABRIGNANI (123rf) Il centro storico di Caramanico Il paese è ricco di arte e cultura, e non è un caso se da qualche anno appartiene al circuito I borghi più belli d’Italia. Tanto che anche diverse personalità importanti, sia italiane che estere, vi hanno fatto visita: uno degli ultimi è il segretario di stato americano Mike Pompeo, che nella sua visita al nostro Paese si è recato proprio in Abruzzo. Il centro storico di Caramanico, d’altronde, offre alcune meraviglie imperdibili. Una di esse è la Chiesa di Santa Maria Maggiore, le cui origini risalgono a quasi mille anni fa. La sua facciata gotica è adornata da un portale ad arco acuto che raffigura l’incoronazione della Vergine, mentre due pilastri esterni sorreggono l’architrave realizzata nella seconda metà del ‘400. Chiesa di San Tommaso Becket – Ph. Zitumassin (Wikimedia) Lungo le viuzze che si snodano dal nucleo più antico del paese, possiamo ammirare diversi palazzi settecenteschi che sembrano riportarci davvero indietro nel tempo. Molto particolare è anche la fonte di San Nicola, risalente al XV secolo. Si affaccia su Piazza Garibaldi, nei pressi della Chiesa dedicata a San Nicola di Bari. Allontanandoci dal centro, merita una visita la splendida Chiesa di San Tommaso Becket, la cui architettura romanica ci offre una meravigliosa facciata a salienti con tre portoni e quattro semicolonne. Le terme di Caramanico Se la natura in cui il borgo è immerso rende questo posto così affascinante, altrettanto si può dire per la sua importanza in ambito salutistico. A Caramanico sorge infatti uno dei più famosi complessi termali della regione. La presenza di sorgenti sulfuree e oligominerali, così come un clima particolarmente salubre dovuto alla vicinanza con il mare e all’altitudine che permette un’ottima ossigenazione, hanno fatto di questo paese un vero e proprio centro benessere per tutti coloro che vogliono sfruttare le proprietà curative delle terme, oppure solamente rilassarsi un po’. Le Terme di Caramanico – Ph. maury3001 (Wikimedia) Un weekend di relax nel verde incontaminato del Parco nazionale della Majella, dove sorge il piccolo borgo di Caramanico: ecco alcune delle sue meraviglie.
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cesarecitypilgrim · 5 years ago
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Un monastero è un insieme di luoghi, ciascuno con la propria funzione, ciascuno con il proprio fascino. Anche se il chiostro, il refettorio o la sala capitolare hanno una funzione importantissima e qualificante nello spazio monastico, la chiesa è il luogo centrale nella vita della comunità. Le complesse vicende che hanno accompagnato i monasteri nel corso dei secoli hanno portato però a una tale serie di modifiche, contaminazioni, ricostruzioni, per cui non è infrequente trovare una chiesa che abbia uno stile diverso da quello di un chiostro, o viceversa. Quello delle architetture monastiche è un argomento complesso e affascinante che mi intriga da anni e che spero di portare a termine al più presto con un racconto ampio ed esaustivo. In questo blog però, come sempre, devo essere sintetico e forzatamente superficiale. Spero comunque di poter mettere al più preso a disposizione di chi sia interessato strumenti di approfondimento sui singoli temi sviluppati in queste pagine. Ma torno ora al tema lanciato nel post odierno: quali sono le 1o più belle chiese monastiche in Italia? La domanda esige una doppia risposta: se considerare tutte le chiese monastiche, anche quelle delle abbazie che non sono più tali (Pomposa, Nonantola, Sant’Apollinare..) oppure limitarsi a quelle ancora in uso dai monaci. La mia scelta come sempre è a favore della continuità della vita religiosa e quindi scelgo le mie preferite solo all’interno delle abbazie dove ancora ci sono monaci che vi pregano quotidianamente. Sono consapevole che molte chiese bellissime, nate come abbaziali, sono escluse da questa selezione ma questo è il mio criterio coerente, perché questo non è un sito di arte ma di esperienze religiose. Anche rimanendo in questo ambito le e scelte sono ovviamente personali e cercano di non focalizzarsi solo sulle chiese medievali, quelle più vicine all’immaginario del visitatore di abbazie. Devo anche chiarire che per chiese monastiche intendo solo quelle abitate oggi da comunità degli ordini benedettino e cistercense. Le altre (francescani, domenicani, etc.) sono chiese conventuali e richiedono una trattazione a parte. Ecco dunque le mie scelte che cercano di abbracciare stili diversi e modi di espressione diversa.
Chiesa abbaziale del Sacro Eremo di Subiaco, Lazio. Trovandoci qui alle origini del movimento benedettino, potremmo essere “storicamente” emozionati soltanto per esserci, ma ancor più lo diveniamo ogni volta che scendiamo nel cuore della grotta che ospitò san Benedetto, tra affreschi, candele e silenzi, scale, chiese inferiori e chiese superiori. Non è certo un modello canonico di chiesa abbaziale, perché si sviluppa su più livelli ed è in gran parte scavata nella roccia ma è certamente uno spazio unico e affascinante. Mistica.
Chiese abbaziali di san Pietro, Assisi e Perugia Unisco in un’unica segnalazione due chiese con la medesima intitolazione, ubicate in città vicine, appartenenti alla medesima congregazione (Cassinese/Sublacense), abitate da piccole comunità monastiche ma entrambe di grande fascino. Quella di Assisi è un modello perfetto di semplicità romanica, nitida e silenziosa, appartata nel cuore di una città che vive e pulsa per le memorie francescane. La seconda invece, quella perugina, pur avendo dovuto cedere gli adiacenti spazi monastici ad attività laiche, è invece il suo diretto opposto: pareti ricoperte di tele, un bel soffitto ligneo, e un’esuberante decorazione tardo cinquecentesca che ha rivestito le originali forme della chiesa romanica. Sobrietà o decoro? Ho scelto questa coppia di chiese per proporre una riflessione su quale sia, per ciascuno di noi, il modo più diretto per entrare in contatto con la spiritualità. Alternative.
Chiesa abbaziale di san Pietro di Sorres, Borutta, Sardegna. Poco conosciuta, anche perché si trova in un piccolo paese della Sardegna centrale, la chiesa abbaziale di san Pietro di Sorres è un luogo emozionante, un edificio che risale ai secoli XI-XII, nato come cattedrale della scomparsa diocesi di Sorres. Si tratta di una delle più belle chiese in stile romanico – pisano in Italia. La decorazione a fasce nere e bianche, tipica di questo stile, e la pietra nera basaltica usata per la volta creano un effetto di grande suggestione. Per me visitarla è stato un momento di grande emozione. Ombrosa.
Chiesa abbaziale di Casamari, provincia di Frosinone, Lazio. Se, come sostengono molti, lo stile gotico cistercense è l’esaltazione dello spazio sacro per la sua sintesi di elevazione, purezza delle forme, presenza della luce, la chiesa dell’abbazia di Casamari, il principale centro di spiritualità cistercense in Italia, ne è il perfetto simbolo. In questa mirabile chiesa gotica è racchiuso il mistero dello spazio pensato per lodare Dio attraverso una semplice e modulare scansione di spazi che porta direttamente verso l’alto, senza distrazioni. Ascendente.
Chiesa abbaziale di Chiaravalle, MIlano. Il concetto di elevazione spaziale proprio di tutte le chiese cistercensi vale naturalmente anche per le numerose “Chiaravalle” che si trovano in Italia e a cui ho dedicato un post in passato (link). Quella di Milano però, oltre ad essere un angolo di serenità ai margini della metropoli, tra svincoli, autostrade, linee ferroviarie, abbina alla purezza strutturale tipicamente cistercense alcuni interventi di decorazione, teoricamente “eretici” perché i monaci di san Bernardo erano ostili al decoro degli spazi, ma che, essendo perfettamente inseriti nella scansione degli spazi, non recano alcun disturbo. Complessa.
Chiesa abbaziale di san Miniato al Monte, Firenze Esiste però anche un modo meno severo e oscuro di celebrare Dio nella quotidianità monastica. L’esempio che ho scelto per questa spiritualità luminosa non poteva che trovarsi a Firenze, per la precisione “sopra” Firenze, in una posizione panoramica che rende la sua visita doppiamente emozionante. All’interno della chiesa di san Miniato ci sono opere d’arte di grande valore che la rendono  una meta interessante anche per coloro che non hanno aspirazioni mistiche. Preziosa.
Chiesa abbaziale di san Giovanni Evangelista, Parma Spostandoci ancora più avanti nell’osservazione di un tipo di chiesa dove la forma si confronta con l’immagine, ecco un altro esempio notevole di fusione tra arte e spazio di meditazione. Siamo nel centro di Parma, quindi parliamo di un’abbazia urbana, cosa non molto frequente in Italia e nel mondo. Qui la decorazione pittorica, opera dei grandi maestri del Cinquecento parmense, Parmigianino e Correggio, porta l’occhio a distrarsi e a vagare sugli spazi, reali e prospettici suggeriti dagli affreschi. È lecito considerare questa fuga dello sguardo come una vera meditazione? Aerea.
Chiesa abbaziale di Monteoliveto Maggiore, Siena Dichiaro la mia parzialità: non ci può essere una scelta applicata all’arte monastica italiana in cui non rientri l’abbazia di Monteoliveto Maggiore, per me “il” luogo che ogni appassionato di monachesimo dovrebbe visitare. La chiesa di Monteoliveto Maggiore non è di per se stessa un ambiente particolarmente coinvolgente (nulla di paragonabile al suo meraviglioso chiostro). Blandamente rinascimentale, ha però il suo punto di forza nel coro ligneo intarsiato, uno dei più belli al mondo. Però ci si sta volentieri aspettando che i bianchi monaci si siedano negli splendidi stalli e inizino a cantare… Serena.
Chiesa abbaziale di Montecassino, Lazio Questa inclusione farà sicuramente storcere il naso a molti puristi, perché la chiesa dell’abbazia da cui il movimento benedettino ebbe origine, non solo non è più quella originaria, avendo subito numerosi rifacimenti nel corso dei secoli, ma è stata completamente ricostruita dopo il bombardamento alleato del 1944 che la rase al suolo. La ricostruzione ci ha restituito la chiesa così com’era al momento del bombardamento: ovvero barocca. In Italia le chiese monastiche barocche sono molto rare, a differenza di quanto avviene nei paesi alpini dove sono invece la regola. Inoltre il barocco non viene facilmente assimilato alla vita monastica… Troppo ricco? Troppo sfarzoso? Troppo gesuitico? Amo le esuberanti chiese monastiche bavaresi ed austriache per cui non mi sento di condividere questo pregiudizio ma posso anche comprendere chi invece dal troppo decoro si sente disturbato. Voglio però segnalare, proprio in questa chiesa, una vera chicca artistica quasi sconosciuta: il ciclo di affreschi realizzati nella Cripta (dove si trova il corpo di san Benedetto) nei primi anni del Novecento dai monaci pittori dell’abbazia tedesca di Beuron, di cui sono un vero ammiratore, e a cui ho dedicato un post (link). Emblematica.
      Chiese monastiche in Italia: una top ten/Monastic churches in Italy: the top ten. Un monastero è un insieme di luoghi, ciascuno con la propria funzione, ciascuno con il proprio fascino.
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romeplaces-blog · 6 years ago
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Roma: le Chiese e le Basiliche
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Roma, in quanto città simbolo del cattolicesimo nel mondo grazie alla presenza sul suo territorio dello Stato Vaticano, è ricca di chiese e basiliche. Se non hai letto il mio articolo sul Vaticano ti consiglio di farlo subito. Di seguito ti elencherò tutte le più importanti chiese di Roma, sia quelle in stile romanico che quelle in stile gotico. Tracceremo insieme una mappa virtuale delle chiese e basiliche romane, in un tour di arte e storia religiosa veramente interessante, soprattutto se ami quest’argomento. A Roma non ci sono solo le chiese importanti, che di sicuro conoscerai già o avrai senz’altro sentito nominare, ma anche molte chiese nascoste di una bellezza emozionale disarmante. Tra poco le scopriremo insieme, così da fornirti un itinerario preciso su un eventuale percorso alla scoperta delle chiese e delle basiliche di Roma.   Hai mai sentito nominare la Sagrada Familia? È la più importante chiesa spagnola. Potremmo paragonarla alla nostra San Pietro, per maestosità, ricchezza di dettagli artistici e importanza religiosa. San Pietro è infatti la Basilica di Città del Vaticano, quella dalla quale Papa Francesco parla ai suoi fedeli durante le sue omelie domenicali. Ho scritto un articolo molto interessante sul nostro Papa, ti invito a leggerlo, per conoscerlo meglio e per scoprire come mai è stato scelto per rappresentare la Chiesa Cattolica nel mondo.   Cominciamo il nostro viaggio attraverso le strade di Roma, alla ricerca e alla scoperta delle più interessanti chiese e basiliche? Sei pronto a scoprire quali meraviglie celano queste strutture religiose così importanti per un paese fortemente cattolico come l’Italia? Allora non perdiamo altro tempo ed entriamo immediatamente nel vivo del discorso!   (adsbygoogle = window.adsbygoogle || ).push({});
Indice
Le Basiliche papali di Roma Le più belle Chiese romaniche di Roma Le Chiese gotiche più importanti di Roma Le Chiese di Roma nascoste e sconosciute
Le Basiliche papali di Roma
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  Parlando di basiliche romane, un trafiletto a parte lo merita certamente la Basilica di San Pietro, ubicata nella piazza principale di Città del Vaticano. San Pietro è la sede principale dell’operato del Papa. Nella sua cappella, la Cappella Sistina affrescata dal Buonarroti e riconosciuta come meraviglia imprescindibile e di valore inestimabile a livello mondiale, si svolgono le assemblee più importanti e i conclave per eleggere il Papa. Se sei a Roma in vacanza non puoi esimerti dal visitare San Pietro: è una delle più maestose, imponenti e belle basiliche di tutto il mondo. Non è la sola, però. Ecco l’elenco delle altre tre basiliche papali di Roma. Basilica di San Giovanni in Laterano o Arcibasilica Lateranense Il suo nome completo è “Arcibasilica papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano” ed è attualmente coordinata da Papa Francesco e dal Cardinale De Donatis. È la più antica basilica mai costruita in occidente ed è inserita in un contesto strutturale che composto dal Palazzo Pontificio, dall’Università Pontificia, dal Seminario e dai Palazzi della Canonica. È stata insignita del titolo “madre di tutte le chiese del mondo”. La basilica risale al IV secolo, sotto il regno di Nerone. Ai tempi era una mastodontica struttura molto semplice. Nel corso dei secoli è stata modificata e arricchita. Le fattezze odierne le prende in epoca barocca. La basilica è caratterizzata da una navata con ai lati dodici nicchie monumentali, in ognuna delle quali c’è una statua sacra di rara bellezza e prestigio. La facciata principale è opera di Galilei mentre quella a nord, preceduta da un ampio poggiolo a loggia, è del Fontana. Le quattro navate a cupola, si raggruppano attorno a quella principale, con soffitto a cassettoni. L’abside è dedicata a Papa Leone, che tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 lo fece ristrutturare. San Paolo Fuori le Mura o Basilica Ostiense Si trova appena fuori dalle mura aureliane, sul Lungotevere sinistro. Sul territorio dove oggi sorge San Paolo Fuori le Mura prima c’era un cimitero. I Santi Pietro e Paolo sarebbero morti in seguito a uno dei grandi incendi appiccati da Nerone e seppelliti a cielo aperto proprio in questo cimitero, sul quale oggi sorge la basilica papale. La ricostruzione e ristrutturazione dell’antica San Paolo Fuori le Mura si deve a Papa Leone XIII e avvenne nel primo trentennio del 1800. L’architetto che si è occupato del progetto è Luigi Poletti, che ha ripristinato il quadriportico. A fine 1800 furono completati i mosaici e sostituite le vetrate con lastre di finissimo alabastro. Questo in seguito allo scoppio della polveriera del Forte Portuense del 1891. Basilica di Santa Maria Maggiore o nome completo è “Papale Arcibasilica Maggiore Arcipretale Liberiana di Santa Maria Maggiore” ed è l’ultima delle quattro basiliche papali di Roma. Si trova nel rione Monti. Non sei molto ferrato sui quartieri e sui rioni della Capitale? Leggi il mio articolo a riguardo e ti sembrerà tutto molto più semplice. Santa Maria Maggiore ha conservato l’antica struttura architettonica paleocristiana, caratterizzata da linee squadrare, semplici e pulite. Si tratta di una basilica antichissima, sorta nel 360 d.C. per volere di Papa Libero e ristrutturata in seguito da Sisto III. La basilica ha tre navate e una delle sue caratteristiche più belle sono gli splendidi mosaici collocati sotto i finestroni. Risalgono all’epoca sistina e, per colori e sfumature, si collocano perfettamente in questo periodo artistico. Inoltre, nella basilica è custodito il grande organo, opera dei Mascioni. È stato commissionato da Papa Pio XII nel 1955.
Le più belle Chiese romaniche di Roma
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Le tantissime chiese di Roma si suddividono principalmente in due stili architettonici: romaniche e gotiche. Di seguito ti parlerò delle chiese in stile romanico poi, nel paragrafo successivo, affronteremo quello gotico. “Sant’Angela dei Goti” Si trova nel rione Monti, ed è un esempio di chiesa romanica ristrutturata con dettagli barocchi. Si trova a ridosso di un Convento, di proprietà dei Frati Stimmatini. Vi si accede tramite un piccolo chiostro semi-nascosto e ci si trova avvolti da rosso e oro, i due colori sì clericali ma anche tipici dello stile barocco. Splendido l’organo a parete, incastonato in una nicchia tridimensionale a balconata candida, valorizzato da una cornice di colonnine auree. “San Nicola in Carcere” In via del Teatro di Marcello. Una chiesa medievale che infatti ha le fattezze tipiche del periodo, squadrate, dure, lineari. Anche l’interno si contestualizza nella stessa filosofia artistica, con la navata percorsa da grandi colonne equidistanti in pietra e panche in legno semplici e rudimentali. Bellissimo il soffitto a cassettoni, dai colori sgargianti che creano giochi di luce ed atmosfere molto particolari. “San Giorgio in Velabro” Situata in via Velabro 19. La chiesa risale al lontano 685 ed è un esempio classico di architettura paleocristiana. Molto semplice, caratterizzata da colonne. Molto bella la piccola cappella che sovrasta l’altare, affrescata in stile sistino. “San Giovanni a Porta Latina” Una chiesa romanica che si trova appunto in Via Porta Latina. Una piccola chiesa medievale, dagli esterni rudimentali e squadrati ma che sorprende per l’atmosfera romantica, luminosa e ricca di pathos che regala all’interno. Le grandi finestre ad arco che circondano la nicchia dell’altare fanno filtrare la luce che, rimbalzando sugli affreschio della cappella, creano giochi cromatici meravigliosi e suggestivi. “Santa Maria in Cappella” Sita in Vicolo di Santa Maria Cappella a Trastevere. Antichissima e molto semplice, sia nella facciata in muratura, senza alcun decoro di pregio o di spicco, sia negli interni rudimentali e quasi freddi. Visitarla è un’esperienza molto particolare perché vi si respira la vera essenza del cattolicesimo e dei valori cristiani di povertà, umiltà e poco sfarzo   (adsbygoogle = window.adsbygoogle || ).push({}); “Santa Maria in Cosmedin” In Piazza Bocca della Verità. Si contraddistingue per la struttura tipicamente romanica, con l’ingresso a colonnato. La navata è valorizzata da archi a volta ripetuti, in una sequenza che la rende ordinata e logica, così come volevano i dettami dell’arte romanica pura. “Santa Balbina all’Aventino” In Piazza di Santa Balbina. Bellissima la strada in salita, moderna, che si deve percorrere a piedi per poter accedere alla basilica. Balbina, la Santa a cui è dedicata, è una martire italiana. Gli interni della chiesa sono stupendamente decorati con affreschi e dettagli aurei. “San Benedetto in Piscinula” In Piazza in Piscinula, piccola e semplicissima, racchiude nei suoi arredi poveri tutti i concetti basici della dottrina cattolica. I colonnati interni finiscono in volte in muratura e rappresentano un bellissimo esempio di arte romanica. “Basilica Santi Cosma e Damiano” In Via dei Fori Imperiali. Un esempio d’arte paleocristiana che si avvicina già all’epoca romanica. Ad esempio, la grande volta che separa l’altare dalla platea è un riferimento importantissimo alle regole architettoniche romaniche. Splendido l’affresco che avvolge il grande e ricco altare che, dopo la ristrutturazione, ha preso un aspetto molto barocco e sfarzoso, in netto contrasto con la struttura architettonica semplice e basilica. Splendidi esempi di arte religiosa romanica anche la “Basilica di Santa Francesca Romana”, conosciuta per un’antica leggenda che sostiene che le donne in cerca di una gravidanza debbano sedersi sullo scranno appartenuto alla Santa e la basilica di “Santa Maria in Domnica.”
Le Chiese gotiche più importanti di Roma
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    (adsbygoogle = window.adsbygoogle || ).push({}); Come promesso nel capitolo precedente, di seguito di riporto l’elenco delle più belle e importanti chiese gotiche romane. “Sacro Cuore del Suffragio” Nel quartiere Prati, inaugurata e consacrata nel 1917. È uno dei primi esempi di architettura gotica e infatti lo si nota dallo stile acerbo e non ancora perfettamente identificato nel genere. Splendida la facciata, ricca di punte e fiorate, un po’ semplicistico l’interno, con colonne colorate bianco-rame. “Santa Maria Sopra Minerva” In Piazza della Minerva. Meraviglioso esempio di gotico italiano, con soffittature affrescate nei colori tipici e sgargianti che uniscono il gotico classico a quello contemporaneo italico. Oro e rosso completano il quadro, così come le sedute semplici e l’altare rialzato. “Basilica e Monastero Agostiniano Santi Quattro Coronati” In Via dei Santi Quattro, con uno splendido altare inserito in grandi volte affrescate con colori luminosi e chiari. L’esterno è semplice e rudimentale, quasi spettrale ma gli interni sono uno sfavillio di luminosità e tinte pastello. Ti ricordo poi che a Roma molte chiese sono in stile barocco-rinascimentale, più moderne rispetto a quelle medievali, paleocristiane, gotiche. Tuttavia, tutte le strutture riprendono i tratti fondamentali delle architetture più antiche. Le barocche sono più sfarzose e vistose, con rossi, porpora, turchesi e ori, mentre nel Rinascimento si puntava su una ricchezza caratterizzata da colori più tenui come l’azzurro, il rosa, il celeste, il giallo.
Le Chiese di Roma nascoste e sconosciute
Voglio svelarti alcuni nomi di chiese poco conosciute, ma non per questo meno belle e scenografiche, della Capitale. Nel tuo itinerario tra chiese e basiliche romane non dovresti perderti queste piccole perle d’arte religiosa. “Santo Stefano Rotondo” Nascosta nel quartiere Celio, tra case, strutture, ospedali e cedri secolari. Splendidi, anche se molto crudi, gli affreschi del Pomarancio che rappresentano i modi in cui venivano martirizzati i traditori nei tempi in cui il martirio era pratica comune contro i sovversivi alla dottrina, o ritenuti tali. “San Girolamo” In Via Monserrato. La sua bellezza sta nei marmi policromi che ne decorano le pareti principali e quelle attorno all’altare. Belli e quasi moderni, seppur realizzati secoli fa. “Santa Maria della Pace” Nei pressi di Piazza Navona. Questa chiesa, poco conosciuta, custodisce delle importantissime opere di Raffaello: le Sibille. Da non perdere. “Sant’Ivo alla Sapienza” E' una chiesa che non puoi assolutamente perdere se ami l’architettura. Borromini ha fatto miracoli nella costruzione degli interni di questa chiesa. I pieni e i vuoti si sovrappongono in un gioco geometrico in grado di far perdere il senso dell’orientamento. “Santa Maria degli Angeli” In zona Piazza della Repubblica. Favolosa la statua dell’annunciazione. La Madonna e l’Angelo sono così ben dettagliati e raffigurati, fin nei minimi particolari, che i loro abiti marmorei sembrano svolazzare nel vento.     Sei pronto a partire alla volta del tuo tour romano tra chiese, basiliche, arte gotica, rinascimentale e barocca? Antico e moderno si fondono, come spesso accade di dire quando si parla di Roma. Una città che, in quanto ad arte, è imbattibile a livello mondiale. Se sei fortunato, e capiti a Roma in una domenica in cui il Papa parla ai fedeli da San Pietro, potresti persino vivere l’emozione di ascoltare una sua omelia dal vivo. (adsbygoogle = window.adsbygoogle || ).push({}); Read the full article
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enricocassi · 7 years ago
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Questo corso intende raccordare i lineamenti generali dell’arte europea e arrivare alle grandi testimonianze artistiche del territorio piemontese meridionale nate dopo il fatidico anno Mille, dalla nascita del Romanico agli sviluppi del Gotico.
Dal generale al particolare, osservando l’evoluzione dell’arte medievale e il passaggio dal romanico al gotico attraverso i più importanti esempi architettonici, scultorei e pittorici del Piemonte meridionale…
L’obiettivo del corso sarà quello di esaminare i più grandi esempi della storia dell’arte bassomedievale, da quella romanica a quella gotica, e di cercare di passare dagli esempi più celebri del Piemonte a quelli più vicini alle nostre zone, in particolare dei territori di Alba, Langhe e Roero.
Gli appuntamenti consisteranno in lezioni frontali, condotte con l’ausilio di presentazioni PowerPoint, che saranno poi messe a disposizione dei corsisti.
Sonia Fazio
A condurre il corso sarà Sonia Fazio, dottoressa in Storia delle arti e Conservazione dei beni artistici con percorso medievale-bizantino presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, con esperienza di guida presso la Cappella degli Scrovegni di Padova e Villa Arconati a Bollate.
Oltre ad essere una dei soci dell’associazione Ambiente & Cultura è anche una delle guide di Alba Sotterranea e ha tenuto il precedente corso Storia dell’arte dell’Alto Medioevo tra Piemonte e Lombardia.
A chi è diretto il corso
Il corso è rivolto a tutti coloro che fossero interessati a conoscere la storia dell’arte medievale, quella relativa al periodo del Basso Medioevo.
Programma del corso
Corso di storia dell’arte bassomedievale
Modulo B
Dall’XI al XIV secolo
Prima lezione (27 ottobre) Le origini dell’arte bassomedievale – la nascita del Romanico e i secoli XI-XII nell’albese.
Seconda lezione (3 novembre) Le origini dell’arte bassomedievale – il Romanico e i secoli XI-XII nel Piemonte meridionale.
Terza lezione (10 novembre) Lo sviluppo dell’arte bassomedievale – la comparsa del Gotico e i secoli XIII-XIV nell’albese.
Quarta lezione (17 novembre) Lo sviluppo dell’arte bassomedievale – il Gotico e i secoli XIII-XIV nel Piemonte meridionale.
Escursione Visita alla Abbazia di Santa Maria di Vezzolano ad Albugnano (AT).
Omaggi inclusi
Un libro edito dal museo: Nuove acquisizioni archeologiche ad Alba
Biglietto del Sistema Museale Albese e riduzione sul biglietto di Alba Sotterranea (8 euro anziché 10)
La tessera associativa per l’anno in corso di Ambiente & Cultura che dà diritto ad altri vantaggi e riduzioni
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idrotermica-blog · 8 years ago
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10 luoghi da visitare a Verona, il blog di Verona
Cliccando sul link presente in queste dieci proposte di cui sopra si avrà ancora più notizie su ogni argomento trattato e di più, fornito da Gruppo Guide Veneto Guida Ace di Verona. da cui deriva anche le informazioni in questo articolo. Ha aperto lungo le pareti e Aveva una funzione prevalentemente militare. Il museo vanta più di due milioni di copie suddivise in diverse sezioni, la zoologia, la botanica, la geologia, la paleontologia, preistoria # 8230; Molto importanti sono le collezioni di fossilida Bolca. Fiore all'occhiello della provincia di Verona, così come reperti relativi ai trampoli dal Lago di Garda.
La porta è diviso in due parti molto diverse tra loro. Nella facciata esterna sono prelevati elementi strutturali e architettonici del teatro romano, o almeno quello che era rimasto, con colonne doriche, frontoni e ornamenti raffinati. In realtà, anche questa porta ha una storia interessante da raccontare.
Per coloro che vivono in città perché vivono lì, per lavoro o altro, Porta Palio, come le altre porte di Verona, è una parte del paesaggio che siamo ormai abituati a confrontarsi e "ammirare" spesso solo dalla macchina, mentre abbiamo impilati, stanco e arrabbiato a causa del traffico. Anastasia, dove ha concluso. Il premio per il vincitore è stato un panno verde di 12 metri.
Ecco perché tornare una terza volta, ma ancora di più. Ha una struttura tre archi di diversa larghezza pentagonale poggiante su piloni. Nel cortile interno, ha chiamato il Mercato Vecchio, c'era un mercato di farine e cereali. Fino al 24 aprile 1945, come è stato nulla di fronte alle mine tedesche. Solo nel 1951 ha trovato la sua bellezza attuale.
Quindi, se vi capita di Verona durante il Carnevale si prega di seguire la sfilata e di fortificare con un bel piatto (uno o più) di gnocchi e dolci di carnevale. La città degli innamorati, Romeo e Giulietta. Tutto questo, in ogni caso è positivo perché un altro tour di una città uno permette di percepire nuovi aspetti e impressioni diverse da quelle del primo tempo. Lungo il lato corto è colui che secondo la tradizione fu il palazzo di Can Grande della Scala, poi la sede del Palazzo del Governo e del Podestà, e oggi ospita la sede della Prefettura della provincia e uffici di rappresentanza. E 'una delle porte che Michele Sanmicheli, il famoso architetto rinascimentale, è progettato per Verona.
Si trova all'ingresso del lungo viale che Sanmicheli stesso aveva progettato per l'espansione della città verso la pianura. Questo perché la Chiesa di San Zeno sorge sul luogo dove il corpo del vescovo di Verona fu probabilmente sepolto dopo la sua morte. La torre deve il suo nome ai proprietari originari, la Lamberti, e, probabilmente, è stato il più grande esponente della famiglia, Bozeno de Lambert, nel 1172, commissionando la costruzione. Stanco? Per avere una visione di Verona diversa dalla Torre dei Lamberti, ma altrettanto emozionante è assolutamente necessario scarpinare fino a Castel San Pietro, l'edificio che occupa ancora la sommità della collina di San Pietro. la collina nel Adige sinistra sulla quale è il Teatro Romano.
Oltre alla bellezza che si vede passeggiando per la città, Verona ha anche musei molto interessanti. Per gli appassionati (e non) di Storia Naturale, vicino al quartiere universitario e al ponte della nave è il Museo di Storia Naturale. Con una breve passeggiata dal centro si possono ammirare questo grande ingresso vecchia della città. Si attraversa, a piedi (o in esecuzione), circondato da imponente merlatura schierato per difendere. Verona sarà la vostra testimonianza.
Approfittando della presenza della piccola chiesa romanica di Santa Maria Antica, risalente al VII secolo, che ha voluto creare una sepoltura tra le abitazioni Scaligere e la chiesa stessa, che ha dato lustro alla famiglia e si nota per la sua bellezza e la grandezza. In un edificio rinascimentale che fu di proprietà della famiglia Lavezzola Pompei e progettato dal Sanmicheli, che ospita il museo. La struttura è stata donata al Comune di Verona dal conte Alessandro Pompei nel XIX secolo, ma la vocazione del sole collezioni naturalistiche del museo è venuto solo nel 1939. Durante la seconda guerra mondiale, i bombardamenti indirettamente danneggiato Palazzo Pompei, ma le collezioni sono stati portati in luoghi sicuri e non risentì.
Peter # 8221; Viene da chiesa paleocristiana dedicata al Principe degli Apostoli costruita proprio dove ora la caserma. La posizione in sé ci dice che lo scopo della caserma era quello di controllare la città. Ecco allora alcuni informazioni e curiosità in un elenco di dieci obiettivi che non sono noti, ma è sempre interessante per imparare meglio. anche allora fare un po 'Saputelli con gli amici o fidanzati / e # 8230; In ogni caso, la frase che si ripete spesso in questi casi: "Dobbiamo tornare un'altra volta per vedere il resto", che per ragioni di tempo, budget, o altro ha potuto visitare.
È possibile ammirare il centro di Verona quasi nella sua interezza, riconoscendo con facilità i luoghi più suggestivi. Sul lato verso l'interno della città, l'aspetto della porta è più rustico e imponente, fatta di pilastri bugnati di ordine toscano. Si ha davvero l'impressione di entrare in un mondo magico, quasi villaggio nordico, isolata dal resto della città. La statua, posta in quel punto nel 1865, ricorda il desiderio di unità e l'indipendenza della popolazione al momento e la presenza di Dante a Verona, ospite dei signori della città, durante il suo esilio.
Sul lato sinistro si trova il Palazzo del Consiglio, con splendida rinascimentale Loggia. Al centro si trova il monumento a Dante Alighieri. il motivo per cui la piazza è conosciuto anche con il Veronese "Piazza Dante". costruito intorno I secolo aC. Si trova a una certa distanza dal centro storico della città, raggiungibile con una piacevole passeggiata (niente di impossibile comunque). Nel centro, vicino alle vie dello shopping, nonché punto di incontro serale, Porta dei Borsari è stato costruito dai Romani con il nome di Porta Iovia (Giove) come nei pressi di un tempio dedicato a Giove Lustral. luogo al di fuori delle mura della città.
Tuttavia la zona è piena di bar e negozi e così facile per passare il tempo mentre si attende, se non sei troppo pieno di bagagli di altre persone. O per chi, pur vivendo in città o chiudere e quindi conoscendo abbastanza, sono interessati a saperne di più sui luoghi che possono aver sentito parlare solo di o a cui si è abituati. Questo prova che il suo orientamento Egli non è allineato con la rete Roman urban.
E 'un must per chi vuole passeggiare per le vie principali e più "cool" della città. L # 8217; edificio attuale è il risultato di un riarrangiamento fatta tra gli anni 1957 e 1959. assemblare i blocchi di pietra recuperati dal fondo del fiume. Nel 1945, infatti, l'edificio era stato minato dai tedeschi in ritirata.
Sono foto impressionanti dell'epoca con quasi totalmente distrutta dalle esplosioni ponte. Attenzione al caso: ho ancora Verona si dividono tra coloro che chiamano Porta Borsari Porta Borsari e chi ... Un po 'di storia.
E 'in costruzione all'inizio del Ⅰ secolo aC. probabilmente su un passaggio precedente già utilizzato prima dei romani. Se si desidera avere una visione più completa di tutto ciò che la città offre, in termini di eventi, club e di più, si prega di visitare la "Città di Verona". E 'stato Gian Galeazzo Visconti, mentre # 8217; occupazione di Verona, di erigere la Castello nel 1398. che incorporava la chiesa di San Perché attraversare? In primo luogo, non costa nulla (in tutti i sensi) e poi ti permette di vedere uno scorcio di Verona, il Teatro Romano e Castel San Pietro, diverso dal solito.
I nostri spettacoli città ancora così ben note e famose attrazioni come l'Arena, Piazza Bra, Piazza delle Erbe, il Museo di Castelvecchio e specialità internazionali, come il Vinitaly. Per ovvie associazione tutti pensano a Verona, famosa per il balcone visitatissimo ispirato dalla tragedia di Shakespeare. Per vedere a piedi.
Di solito in questi casi chi soffre di vertigini rimane a terra in attesa di amici o parenti più avventurosi, forse a guardia borse e zaini che rappresentano ostacoli in salita.
10 luoghi da visitare a Verona a piedi
Un tour proposto a Verona in dieci passi che vi porterà a visitare luoghi un po 'meno popolare di quelle che rendono la città famosa in tutto il mondo. E se E 'soprannominato il "salotto di Verona" per la sua bellezza, i suoi panorami e gli splendidi palazzi che vi si affacciano un motivo ci sarà. E secondo la tradizione era la povera gente di San Zeno Tommaso Da Vico nel 1531 lo donò a testamento un lascito per essere in grado di celebrare, almeno una volta all'anno, con gnocchi, formaggio e vino. Rimanendo sempre nella zona, una visita al Scaligero è praticamente un must. L'Arche, alle tombe degli Scaligeri. rappresentano un vero e proprio gioiello d # 8217; arte gotica. Penso che tutti (soffre di vertigini a parte) può essere il desiderio di andare avanti e godetevi lo spettacolo elevata Verona. La piazza è sede di una parte del mercati tradizionali durante il periodo natalizio. in un # 8217; magica atmosfera fatta di cioccolato, dolci, bevande calde e decorazioni natalizie di tutti i tipi, il tutto sotto lo sguardo premuroso del grande poeta. Si tratta di una costruzione militare austriaca è iniziata nel 1851 nel periodo di occupazione della città di Verona. E 'stato scelto lo stile neoromanico, perché si è ritenuto più adatto a una caserma costruita dove un tempo era un castello medievale. Di solito quando si visita per la prima volta una città che ha una certa ricchezza di luoghi degni di nota, magari con qualche giorno di anticipo, si tende (giustamente) a vogliono partecipare immediatamente il più famoso e importante centro turistico. Il quartiere di San Zeno, è rimasto al di fuori delle mura della città al '300, è stato tradizionalmente un quartiere popolare. i cui abitanti vivevano intorno accattonaggio e le attività della basilica. Il Ponte Scaligero, il ponte fortificato di Castelvecchio, che è stata completata nel periodo 1354-1356, funzione era di fornire una via di fuga dal castello. Un po 'ingombrante, ma si poteva vantarsi di aver vinto il premio # 8230; Il nome che identifica ancora la collina # 8220; S. Data la vicinanza al centro è facilmente raggiungibile a piedi, in una zona dove si respira ad ogni passo una vivace atmosfera universitaria, piena di piccoli posti per mangiare qualcosa di veloce per pranzo e poi rituffarsi il tour della città. Da ottobre a maggio, la prima Domenica del mese che costa 1 euro. Cogli l'attimo. Una volta ammirato Piazza Dante, o Signori, come si preferisce, guardare in alto e vedere una torre salire verso il cielo. L'arco di giusta misura 50 metri di luce, seguiti dai metri 29,15 e 24,11 degli altri due. La sua robustezza ha permesso il ponte indenne attraverso cinque secoli di storia e le varie pieno di # 8217; Adige. Piazza San Zeno è uno dei "cuori" di interesse storico di Verona, il luogo in cui la chiesa si trova la patrono Zeno. Può funzionare anche per chi è già la prima volta, vuole partecipare a siti diversi da quelli più famosi. Così è che l'ultimo giorno, tra il check-out in hotel ed i souvenir per la famiglia e gli amici, resta il tempo di mettere un paio di visite a luoghi meno conosciuti ma comunque molto interessanti. Recentemente, il attività didattiche. rivolta soprattutto alle scuole e alle famiglie che sono state migliorate con conseguente diverse scelte per i visitatori. Tutti # 8217; All'inizio # 8217; l'architettura delle tombe è stata ispirata dalla semplicità romana, mentre la successiva hanno carattere celebrativo e, pertanto, sono pieni di decorazioni. Un monumento che appare all'improvviso tra i vicoli di questa parte un po 'nascosta Verona (tutti di andare in giro e da scoprire la sera) e che mostra come vecchio e nuovo possono coesistere per dare ancora di più la bellezza a tutta la città. La costruzione del comune, allora il nome, è il più antico edificio sulla piazza. Tra il XIII e XIV secolo è stato costruito i palazzi Scala, che poi ha dato la forma e nome alla piazza stessa. Erano i primi residenze dei signori di Verona. Se avete in Serbia alcune dichiarazione importante per il vostro partner è un luogo ideale ... Ponte di Pietra ha bisogno di presentazioni. Cinque arcate, lunghe 95 metri e largo 4 metri, spettacolo unico durante il giorno e di notte. Fantastico panorama, molto romantico soprattutto intorno al tramonto. E 'stato uno dei principali ingressi alla città, per mezzo del quale si entrava nel massimo Decumano, il cui percorso si possono trovare in di oggi Corso Porta Borsari. Sì, naturalmente c'è "qualche" passo a salire, ma ne vale la pena. Anche gli abitanti di Verona, prima che l'attuale # 8217; insediamento romano, che aveva scelto di vivere sulla collina perché la posizione alta e la vicinanza con il fiume sotto di loro il controllo del territorio, mentre la # 8217, Alto Adige è stata una fonte di vita e un modo di trasporto o di fuga. In questo caso il riferimento è l'Arena Sanmicheli. Intorno 1295 ci sono stati collocati in cima due campane. il "Rengo" e "Marangona", usato per regolare la vita pubblica attraverso i loro colpi: il primo per le riunioni e in caso di pericolo, il secondo per il lavoro. Si dice che al sostassero "Bursarii", controllori o esattori delle tasse che erano pagare una tassa, un tributo a quei commercianti che sono entrati la città e andavano a vendere i loro prodotti al mercato di Piazza delle Erbe. biglietto di ingresso a pagamento è possibile iniziare la risalita. Alberto I della Scala, intorno al XIII secolo, restaurata l # 8217; sulla riva destra dell'arco e ha aggiunto torre in casa adiacente. Da non perdere. Di seguito è una sorta di elenco non esaustivo, di ciò che un turista potrebbe visitare (o rivisitare più precisamente) durante questa ipotetica "seconda volta". Anche prima che fosse costruita la città, ricche famiglie romane costruite sulle pendici della collina belle ville, il prossimo scavo per la costruzione del teatro completamente distrutti. Durante il Medioevo divenne a poco a poco il posto della rappresentazione del potere civile, in netto contrasto con la vicina piazza delle Erbe. supposto che nel frattempo una funzione prevalentemente commerciale. Nel Medioevo la città si era espansa e le mura romane era stato distrutto, ma la porta continuato ad avere una funzione di controllo, non militare, ma fiscale. Il nome della porta deriva dal rogo, la gara istituita nel 1208 per celebrare la vittoria di Azzo d'Este IV, capo della fazione guelfa opporsi alla Ghibellina Verona. La corsa del Palio, che cita la stessa Divina Commedia di Dante, ha iniziato proprio dal luogo dove ora sorge la monumentale porta e corse attraverso la città fino alla chiesa di S. Il ponte ha sempre saputo molte vicissitudini, distruzioni e le loro repliche. Alcuni decenni più tardi, la torre è diventato parte integrante di # 8217; edificio del Comune di Verona, costruitole intorno a causa della sua posizione strategica, ed è stata sollevata più volte fino a raggiungere l # 8217; s altezza corrente di 83 metri. Il tour è finito, ma le bellezze della Verona non finiscono qui. Esso consente di immergersi in epoche lontane e ammirare Castelvecchio, Verona e il Tirolo da un'altra prospettiva. Non si può certo dire che Piazza dei Signori è sconosciuta, dato che si trova in una posizione centrale. "Fatica" della salita lascia immediatamente spazio per l'emozione alla vista di vista mozzafiato. soprattutto se si va la sera. Il corteo che sfila per le strade della città si conclude proprio in Piazza San Zeno, dove gnocchi vengono distribuiti a tutti i presenti. Questa è l'origine leggendaria del Veronese Carnevale che ancora si svolge con la sfilata dei carri allegorici guidata dal "papà del Gnoco", un vecchio "King" con la barba e il cappello in possesso di un enorme forchetta come uno scettro sormontato da un gnocco gigante. Si può trascorrere una mattina o più in questo bellissimo museo della città che vi permetterà di scoprire molto sulla storia della zona. Pietro e resistette fino al 1801, quando le truppe di Napoleone fatto saltare in aria il castello e la chiesa.
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