#Antonio di Castri
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VenerdĂŹ 20 ottobre 2023 alle ore 21.00 aprirĂ ufficialmente la Stagione di Prosa 2023/24 del Teatro Duse di Bologna - via Cartoleria, 42 - con La Locandiera di Carlo Goldoni, regia di Antonio Latella, e con Sonia Bergamasco nel ruolo di Mirandolina. In questo nuovissimo allestimento firmato dal Teatro Stabile dellâUmbria, A. Latella mette in luce la forza rivoluzionaria e politica di un testo che vede per la prima volta una protagonista femminile, emblema di emancipazione e simbolo di un cambiamento che segnerĂ tutta la drammaturgia a venire. «Penso a CafĂ© MĂŒller di Pina Bausch. Penso ad una donna nata e cresciuta nella locanda, un luogo-mondo che accoglie infiniti mondi. Nel testo goldoniano il tema dellâereditĂ Ăš il punto cardine di tutto. Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in ereditĂ la locanda, ma anche lâordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda. In questo credo che ci sia unâinconsapevole identificazione del padre con il servo, come erede virtuale in quanto maschio. PiĂč che un uomo per la figlia, il padre sceglie un uomo per la locanda, un uomo pronto a tutto pur di proteggere la locanda. Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneitĂ : innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto lâuniverso maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilitĂ tutta lâaristocrazia. Di fatto, Mirandolina riesce in un solo colpo a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese. Non solo. Scegliendo alla fine il suo servitore come marito fa una scelta politica, mette a capo di tutto la servitĂč, nobilita i commercianti e gli artisti, facendo diventare la locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro Paese si riscriverĂ la storia che in qualche modo ci riguarda tutti. Goldoni fa anche un lavoro sulla lingua, accentuando un italiano toscano. Per essere Mirandolina bisogna essere capaci di mettersi al servizio dellâopera, ma anche non fare del proprio essere femminile una figura scontata e terribilmente civettuola, cosa che spesso abbiamo visto sui nostri palcoscenici. Spesso noi registi abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con questâopera, lâabbiamo ridimensionata cadendo nellâovvio e riportando il femminile a ciĂČ che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione. Goldoni, invece, ha fatto con questo suo testamento, una grande operazione civile e culturale. Siamo davanti ad un manifesto teatrale che dĂ iniziĂČ al teatro contemporaneo, mentre per unâassurda cecitĂ noi teatranti lo abbiamo banalizzato e reso innocente. La nostra mediocritĂ non Ăš mai stata allâaltezza dellâopera di Goldoni e, molto probabilmente, non lo sarĂČ nemmeno io. Spero, perĂČ, di rendere omaggio a un maestro che proprio con Goldoni ha saputo riscrivere parte della storia teatrale italiana. Parlo di Massimo Castri» (Antonio Latella) La trama di La Locandiera Ăš nota: Mirandolina gestisce la locanda ereditata dal padre, insieme al fedele cameriere Fabrizio al quale Ăš legata da una promessa di matrimonio fatta al genitore prima che morisse. Nella locanda, due clienti entrambi innamorati della padrona: il Conte dâAlbafiorita, che la corteggia spendendo grandi quantitĂ di denaro, e lo squattrinato Marchese di Forlipopoli, che tenta di conquistarla facendo leva sul titolo nobiliare. Con intelligenza e superioritĂ , Mirandolina argina corteggiamenti e pretendenti accettando secondo convenienza qualche dono. Gli equilibri mutano quando alla locanda arriva il misogino Cavaliere di Ripafratta. Mirandolina avverte il disprezzo che il Cavaliere nutre per le donne come una sfida e decide di mettere in atto un piano per farlo capitolare. Fra equivoci e inganni, arricchiti e movimentati anche dallâarrivo
delle due commedianti Ortensia e Dejanira, Mirandolina riesce a far innamorare il Cavaliere, che perde la testa. La quiete si ristabilisce solo quando Mirandolina accetta di sposare Fabrizio ma, come in altre opere goldoniane, la fine degli intrighi porta con sĂ© unâombra di malinconia. La Locandiera di Carlo Goldoni - regia: Antonio Latella; assistente alla regia: Marco Corsucci; interpreti: Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa; drammaturgia: Linda Dalisi; scene; Annelisa Zaccheria; costumi: Graziella Pepe; musiche e suono: Franco Visioli; luci: Simone De Angelis; foto di scena: Gianluca Pantaleo; allestimento: Teatro Stabile dellâUmbria - rimarrĂ in scena al Teatro Duse fino a domenica 22 ottobre 2023 (orario: venerdĂŹ 20 e sabato 21, ore 21.00; domenica 22, ore 16.00).
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Milano, âAgamennoneâ di Eschilo inaugura la nuova stagione dellâOsoppo Theatre Valentina Cortese
Milano, âAgamennoneâ di Eschilo inaugura la nuova stagione dellâOsoppo Theatre Valentina Cortese.  Il primo appuntamento della nuova stagione allâOsoppo Theatre Valentina Cortese di Milano segnerĂ anche lâavvio di âTheatronâ una rassegna di teatro classico realizzata in collaborazione con lâassociazione KerkĂs. Teatro antico in scena e con lâUniversitĂ Cattolica che ne curerĂ la supervisione scientifica. SarĂ la tragedia di Eschilo âAGAMENNONEâ ad aprire ufficialmente, venerdĂŹ 17 marzo, la seconda parte di stagione allâOsoppo Theatre Valentina Cortese, la nuova realtĂ culturale diretta dallâattore e regista Antonio Zanoletti, con il supporto organizzativo ed artistico della Piccola Compagnia dellâOsoppo, capitanata dallâattrice e formatrice Gabriella Carrozza. La tragedia eschilea sarĂ anche il primo appuntamento della rassegna âTheatronâ, un ciclo collaterale di tre spettacoli, con matinĂ©e rivolte a studentesse e studenti universitari e con repliche serali per unâutenza piĂč ampia, realizzato in collaborazione con lâassociazione KerkĂs-Teatro antico in scena e con lâUniversitĂ Cattolica di Milano che curerĂ la soprintendenza scientifica, nella volontĂ ispiratrice di restituire al pubblico contemporaneo dei drammi capaci di sorprendere, di comunicare idee ed emozioni, di meravigliare con una poesia ancora viva e dinamica. Lo spettacolo, in scena venerdĂŹ 17 marzo, alle ore 11.30 per gli universitari e alle ore 20.30 per il pubblico, in replica poi domenica 19 marzo alle ore 16.30, sarĂ diretto da Christian Poggioni - regista, attore e formatore dalla ventennale esperienza, giĂ interprete di lavori firmati da Giorgio Strehler, Peter Stein, Massimo Castri - e vedrĂ sul palco una compagine di giovani talenti (Roberto Bernasconi, Matteo Fasolini, Tancredi Greco, Giacomo Lisoni, Chiara Maltagliati, Anna Pimpinelli, Guglielmo Potecchi, Margherita Rigamondi e Arianna Sangiuliano) chiamati a misurarsi con una tragedia classica che racconta di vendetta, delle colpe dei padri che ricadono sui discendenti, della guerra di Troia e di un fato ineluttabile. La trama dellâAgamennone, emozionalmente molto coinvolgente, permette anche importanti riflessioni sul tema della giustizia; ragione per cui questo lavoro teatrale Ăš stato proprio in questi giorni presentato in anteprima presso il Carcere di Opera nellâambito del progetto âEducazione alla LegalitĂ â organizzato dal Tavolo interistituzionale USR Lombardia, PRAP, CGM, UIEPE e UniversitĂ , a cui ha fatto seguito un interessante dibattito post spettacolo.  âOsoppo Theatre Valentina Corteseâ Ăš sito in via Osoppo, 2, Milano Per info e prenotazioni: tel. 351 7835359 / [email protected]... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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- E lo princep respos al almirall: -Ques aço que vos volets que yo hi faça? que si fer yo puch , -volenters ho fare.- Yo , dix lalmirall , quem façats ades venir la filla del rey Manfre, germana de madona la regina Darago, que vos tenits en vostra preso aci el castell del Hou , ab aquelles dones e donzelles qui soes bi sien ; e quem façats lo castell e la vila Discle retre . - E lo princep respos , queu faria volenters. E tantost trames un seu cavaller en terra ab un leny armat, e amena madona la infanta , germana de madona la regina , ab quatre donzelles e dues dones viudes.  E lalmirall reebe les ab gran goig e ab gran alegre , e ajenollas, e besa la ma a madona la infanta.
Ramon Muntaner, Â CRĂNICA CATALANA, p. 221
Beatrice was born (probably) in Palermo around 1260. She was the first child and only daughter of Manfredi I of Sicily and his second wife, the Epirote princess Helena Angelina Doukaina (â[âŠ] et idem helenam despoti regis emathie filiam sibi matrimonialiter coppulavit, ex quibus nata fuit Beatrix.â, Bartholomaeus de Neocastro, Historia Sicula, in Giuseppe Del Re, Cronisti e Scrittori sincroni Napoletani editi ed inediti, p. 419). Itâs quite plausible the baby had been named after Manfrediâs first wife, Beatrice of Savoy (mother of Costanza, who will later become Queen consort of Aragon and co-regnant of Sicily). The little princess would soon be followed by three brothers: Enrico, Federico and Enzo (also called Anselmo or Azzolino). With three sons, Manfredi must have thought his succession was secured.
Beatriceâs father was one Federico II of Sicilyâs many illegitimate children, although born from his most beloved mistress (and possibly fourth and last wife), Bianca Lancia. Since his fatherâs death in 1250, Manfredi had governed the Kingdom of Sicily on behalf firstly of his (legitimate) half-brother Corrado and, after his death in 1254, of Corradoâs son, Corradino. In 1258, two years prior Beatriceâs birth, Manfredi had been crowned King of Sicily in Palermoâs Cathedral, de facto usurping his half-nephewâs rights.
Like it had happened with Federico, Manfredi was soon opposed by the Papacy, which didnât approve of the Hohenstaufenâs rule over Sicily (and Southern Italy with it) and the role of the King as the champion of the Ghibellines faction. In 1263, Urban VI managed to convince Charles of Anjou, younger brother of Louis IX the Saint, to present himself as a contender to the Sicilian throne. Three years later, on January 6th 1266, the French duke was crowned King of Sicily by the Pope in Rome, thus overthrowing Manfredi. On February 26th, in Benevento, the usurped King then tried to get back his kingdom by facing Charles in the open field, but failed and lost his life while fighting.
The now widowed Queen Helena had previously fled to Lucera (in Apulia) with her children (Beatrice was now six), her sister-in-law Costanza, and her step-daughter, the illegitimate Flordelis, where she thought they would be safer. When they got news of the disaster of Benevento and Manfrediâs death, they fled to Trani from where they planned to set off to Epirus. The unfortunate party was instead betrayed and handed off to the Angevin. On March 6th night, Helena and the children were taken hostage and later separated. The Queen was sent at first to Lagopesole (in Basilicata) and finally to Nocera Christianorum (now Nocera Inferiore), where she would die still in captivity in 1271.
Enrico, Federico and Enzo were taken to Castel del Monte. Following Corradinoâs death in 1268, Manfrediâs young sons (the oldest, Enrico, was just four at the time of his capture) were, to all effects, the rightful heirs to the Sicilian throne. Itâs undoubtful Charles must have wanted them gone, or at least forgotten. In 1300 they were moved to Naples, in Castel dellâOvo (which, at that time, was called San Salvatore a mare), under the order of the new Angevin king, Charles II. According to some sources, Federico and Enzo died there within the short span of a year. As for Enrico, he died alone and miserable in October 1318, he was 56.
As for Beatrice, her fate was more merciful compared to that of her mother and brothers and, for that, she had to thank her sex, which made her harmless in Charlesâ eyes (as long as she was left unmarried). After being separated from her family (she will never see them again), the six years old princess was, like her brothers, held captive (although not together) in Castel del Monte. In 1271, she was moved to Naples, in Castel dellâOvo, under the guardianship of its keeper, a French nobleman called either Landolfo or Radolfo Ytolant. Manfrediâs daughter is mentioned in a rescript of Charles dated March 5th 1272, from which we learn she had been granted at least a maid (âV Marcii xv indictionis. Neapoli. Scriptum est Iustitiario et erario Terre laboris etc. Cum ex computo facto per magistrum rationalem Nicolaum Buccellum etc. cum Landulfo milite castellano castri nostri Salvatoris ad mare de Neapoli pro expensis filie quondam Manfridi Principis Tarentini et damicelle sue. ac filie quondam comitis Iordani et damicelle sue dicto castellano in unc. auri novem et taren. sex de pecunia presentis generalis subventionis residuorum quolibet vel qua canque alia etc. persolvatis. non obstante etc. Recepturus etc.â, Monumenti n. XLIV. in Domenico Forges Davanzati, Dissertazione sulla seconda moglie del re Manfredi e suâ loro figliuoli, p. XLIII-XLIV). Like it had happened with her mother, and unlike her brothers, it appears Beatrice was treated with courtesy and respect. In her misfortune, she could count on the company of a fellow prisoner and distant relative, the daughter of Giordano Lancia dâAgliano, who was her grandmother Bianca Lanciaâs cousin and had been a loyal supporter of her father, Manfredi.
On Easter Day of 1282, an anti-Angevin rebellion sparkled in Palermo would soon transform itself into a war to get rid of the so much hated Frenchmen, the so-called War of the Sicilian Vespers. Itâs dubious that, close in her prison, Beatrice came to know about it. She might have also been surprised to know that her half-sister, Costanza, had been asked by a delegation of fellow Sicilians to take possession of what was hers by right (the throne) as she was their ânaturalis dominaâ. Her rights were shared with her husband, Pedro III of Aragon, who would personally take part in the war and be rewarded with a joint coronation in November 1282.
For Beatrice, everything changed in 1284. On June 4th, Italian Admiral Ruggero di Lauria, at the service of the Aragonese King (he was also Costanzaâs milk brother), defeated the Angevin fleet just offshore from Naples and took Carlo II prisoner. Being in clear superiority, the Sicilians could now demand (among many requests) the release of Princess Beatrice. Carloâs eldest son and heir, Carlo Martello Prince of Salerno, could nothing other than obliging them. (âSiciliani autem , & omnes faventes Petro Aragonum, incontinenti de ipsorum victoria plurimum exultantes, Nuncios, & Legatos ad quoddam Castrum ex parte Principis direxerunt , ubi quaedam filia quondam Domini Regis Manfredi sub custodia tenebatur , ut dicta filia fine ullo remedio laxaretur , quae statim fuit antedictis Legatis , & Nunciis restituta.â, Anonimo Regiense, Memoriale Potestatum Regiensium. Gestorumque iis Temporibus. Ab anno 1154 usque ad Annum 1290, in Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum scriptores ab anno aerae christianae quingentesimo ad millesimumquingentesimum, vol. VIII, p. 1158).Â
Beatrice, finally free, left Castel dellâOvo headed for Capri, where the Admiral was waiting for her. She had spent 18 long years in captivity and was now 24. From Capri she reached Sicily, where she was warmly welcomed and with a lot of enthusiasm, to meet her half-sister Costanza.Â
As the Queenâs closest free relative (both Pedro and Costanza had no interest in asking for Enricoâs release since, as a male, he had more rights than Costanza to inherit the throne), Beatrice had a great political value. At first, Ranieri Della Gherardescaâs name came up. He was the son of that Count Gherardo who had fought together with the unfortunate Corradino (the sistersâ royal cousin), and for that had been beheaded in Naples in 1268 alongside his liege. Finally the perfect candidate was found. Manfredo of Saluzzo was born in 1262 and was the son of Marquis Tommaso I and his wife Luigia of Ceva. Like Beatrice, Manfredo was strongly related to Costanza, specifically, he was her nephew since Tommaso and the Sicilian Queen were half-siblings (they were both Beatrice of Savoyâs children).
The marriage contract between the two is dated July 3rd 1286 and the contracting parties are on one side âla serenissima signora constanza regina dy aragon e dy sicilia e dil ducato de puglia principato di capuaâ and, on the other side âil marchexe thomas di sa lucio signore de conio una cum máșĄdona alexia soa moglieâ. Tommaso declares that Manfredi will inherit his title, privileges and possession upon his death. If, after the marriage is celebrated, Manfredi were to die first, Beatrice would enjoy possession of the castle and some properties. The Marquise Luisa declares to agree with her husbandâs decision (â[âŠ] e a tuto questo la marchexa aloysia madre dy manfredo consentyâ, Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 165-166). The union was formally celebrated the year after.
Beatrice bore Manfredi two children: Caterina and Federico, born presumably in 1287 (âEt da questa beatrix haue uno figlolo chiamato fredericho et una figlola chiamata Kterinaâ Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 185). In 1296 Tommaso died, so Manfredi inherited the marquisate and Beatrice became Marquise consort of Saluzzo. She will die eleven years later at 47, on November 19th 1307 (âVenne a morte nel dĂŹ 19 novembre di questâanno Beatrice di Sicilia moglie del nostro marchese Manfredo, e noi ne accertiamo il segnato giorno col mezzo del rituale del monastero di Revello , nel quale leggesi annotato: 19 novembris anniversarium d. Beatricis filiae quondam d. Manfredi regis Ceciliae et uxoris d. Manfredi primogeniti d. Thomae marchionis Saluciarum, quae huic monasterio quingen- tas untias in suo testamento legavit.â Delfino Muletti, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla cittĂ ed ai marchesi di Saluzzo, vol III, p. 76). Her husband would quickly remarry with Isabella Doria, daughter of Genoese patricians BernabĂČ Doria and Eleonora Fieschi. Isabella would give birth to five more children: Manfredi, Bonifacio, Teodoro, Violante and Eleonora.Â
As of Beatriceâs children, Caterina would marry Guglielmo Enganna, Lord of Barge (âCatherina figlola dy manfredo e de la prima moglie fu sorella dy padre e dy madre dy fede rico e fu moglie duno missere gulielmo ingana capo dy parte gebellina in questy cartiery dil pie monty verso bargie.â, Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 256). Federicoâs fate would be more complicated. Like many mothers before and after her, Isabella Doria wished to see her own firstborn, Manfredi, succeeded his father rather than her step-son. The new Marchioness of Saluzzo successfully instigated her husband against his son to the point the Marquis. in a donatio mortis causa dated 1325, disinherited Federico in favour of the second son (Federico would have settled with just his late motherâs belongings), Manfredi (âEt questo faceua a instigatione de la moglie che lo infestaua a cossi fare.â Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 224). Federicoâs natural rights were later acknowledged by an arbitral award proclaimed in 1329 by his paternal uncles Giovanni and Giorgio of Saluzzo, and finally, an arbitration verdict dated 1334 and issued by Guglielmo Earl of Biandrate and Aimone of Savoy. As a condition of peace, the future Marquis should have granted his younger brother the castle and villa of CardĂš as a fief. Stung by this defeat, Manfredi IV, his wife Isabella and beloved son Manfredi retired to Cortemilla. Federico died in 1336 and was succeeded by his son Tommaso, who would inherit his fatherâs rights and feud with the two Manfredi's. After being defeated by his half-uncle in 1341 (the older Manfredi, his grandfather, had died the year before), resulting in losing his titles, possessions and freedom, Tommaso would later regain what was of his right and rule as Marquis of Saluzzo.
Sources
-ANONIMO REGIENSE, Memoriale Potestatum Regiensium. Gestorumque iis Temporibus. Ab anno 1154 usque ad Annum 1290, in Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum scriptores ab anno aerae christianae quingentesimo ad millesimumquingentesimum, vol. VIII
-BARTHOLOMAEUS DE NEOCASTRO, Historia Sicula, in Giuseppe Del Re, Cronisti e Scrittori sincroni Napoletani editi ed inediti
- DEL GIUDICE GIUSEPPE, La famiglia di Re Manfredi
- DELLA CHIESA, GIOFFREDO, Cronaca di Saluzzo
-FORGES DAVANZATI, DOMENICO, Dissertazione sulla seconda moglie del re Manfredi e suâ loro figliuoli
- LANCIA, MANFREDI, Il complicato matrimonio di Beatrice di Sicilia
-Monferrato. Saluzzo
-MULETTI, DELFINO, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla cittĂ ed ai marchesi di Saluzzo, vol II-III
- MUNTANER, RAMON, CrĂłnica catalana
- SABA MALASPINA, Rerum Sicularum
- SAVIO, CARLO FEDELE, CardĂš. Cenni storici (1207-1922)
-Sicily/Naples: Counts & Kings
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The Global City
Alla Sala Mercato di Genova, struttura decentrata del Teatro Nazionale del capoluogo ligure, sfavillante debutto italiano di Instabili Vaganti in scena con una performance corale e trasversalmente inclusiva di piĂč generi artistici
(moreâŠ)
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Translation Exam: Latin
omnibus copiis conuocatis, Brutus orationem habuit. âmulti commilitiones rogant cur in Graeciam iter faciamus. heredes tyranni, exercitu maximo collecto, nos oppugnare parant. iam ad Asiam contenderunt. necesse est igitur eis resistere. sed cum uictoriam reportauerimus, his hostibus uictis, libertatem omnibus Romanis restituemus.â proelio commisso, Brutus in dextro cornu Octauianum uicit; Cassius autem superatus est ab Antonio et desperans ipse suÄ manu se interfecit. plurimi in campo occisi sunt, inter quos legatus decimae legionis mortuus erat fortissime pugnans. multis post diebus Antonius cornu sinistrum Bruti superauit; deinde Horatius, scuto abiecto, e campo fugit, uirtutis suae immemor. non ausus est in castris manere; itaque cogitabat quid iam facturus esset.
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Calling all the troops together, Brutus gave a speech. âMany fellow soldiers have asked why we march into Greece. The heirs of the tyrant, having collected a very large army, are preparing to attack us. Now they hurry towards Asia. Therefore, it is necessary to return. But when we return with victory, having defeated these enemies, liberty will be returned to all Romans.â Having joined the battle, Brutus defeated Octavian in the left wing; but Cassius is defeated by Antony and giving up hope he killed himself by means of his own hands. Many had been felled in the field, among whom the officer of the tenth legion had died while fighting bravely. After many days Antony vanquished Brutusâ left wing; after which Horace, having thrown away his shield, ran away from the field, having forgotten his own courage. He did not dare to remain in the camp; and so, he considered what he should do now.
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Orari di Sabato 11 Settembre
Si comincia e ATTENZIONE dal momento che qualcuno deve fare doppio turno Sabato:
ORE 09.00: GURGONE MAURIZIO vs DI CASTRI ANDREA
ORE 09.00: MARZORATI MASSIMILIANO vs MELE ALESSANDRO
ORE 10.30: ANTONELLI MARC vs MOROSI THOMAS
ORE 12.00: DE VITO DEMETRIO vs POMA ANTONIO
ORE 14.00: DE GRANDIS IGOR vs SALA ALBERTO
ORE 15.00: FORMENTI FRANCESCO vs PROCOPIO ALESSIO
ORE 15.30: MELLACE THOMAS vs vinc: GURGONE/DI CASTRI
ORE 16.30: PETTENON STEFANO vs vinc: MARZORATI/MELE
ORE 17.00: LUSARDI CARLO vs vinc: ANTONELLI/MOROSI
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Gli Imperiale e le loro residenze in Terra d'Otranto (terza parte)
Veduta di Oria (Carlo Francesco Centonze, 1643, disegno su carta, Napoli, Archivio di Stato)
 di Mirko Belfiore
 Le numerose residenze risultano interessanti anche per lo studio delle fasi progettuali intercorse per la loro realizzazione che videro allâopera diverse maestranze. In primis il leccese Mauro Manieri, consulente di fiducia degli Imperiale, presente in buona parte delle fabbriche commissionate dalla dinastia.
A questi vanno aggiunti alcune interessanti figure come il romano Filippo Barigioni, stretto collaboratore del Cardinale Giuseppe Renato e il napoletano Ferdinando Sanfelice, affermato architetto sulla scena partenopea.
Lâincrociarsi di questi tre nomi, nelle occasioni offerte dal programma di opere pubbliche e di gestione del patrimonio culturale varato dagli Imperiale durante i due secoli di governo Ăš il dato piĂč significativo di questa fase tarda del Barocco pugliese.
Anche se la cronica carenza di documenti non ha consentito sinora di distribuire con decisione la responsabilitĂ per la progettazione e lâedificazione di una buona parte di questi palazzi, resta fondamentale lâopportunitĂ verificatasi da questo incontro, inserito in un ambiente dove si rintraccia un orientamento culturale che fa da ponte fra Barocco e Neoclassico ma, allo stesso tempo, radicato ancora nel Manierismo e suggestionato da spunti RococĂČ.
Il nome del Manieri Ăš presente in tutte le fabbriche piĂč importanti come la residenza urbana di Francavilla e la Collegiata, il castello di Manduria o il palazzo di Latiano, a dimostrazione del fatto che in questo artista i feudatari trovavano piena fiducia per lâespressione del proprio gusto e dei propri desideri. Il possibile incontro con il Sanfelice viene ipotizzato dal De Dominici, il quale afferma che, durante il soggiorno giovanile a Napoli del Manieri o la presenza del napoletano a NardĂČ per le progettazioni di alcuni edifici sacri durante i primi decenni del Settecento presso il fratello vescovo Antonio (o, come afferma il Cantone, la presenza simultanea dei due nella fabbrica della Cattedrale di Salerno), possano essere stato il momento in cui essi abbiano potuto scambiare idee e suggerimenti.
Naturalmente, in queste occasioni, il Sanfelice aveva la parte del maestro vista lâetĂ piĂč tarda mentre al Manieri toccava la parte dellâinterlocutore, in un ruolo tuttâaltro che provinciale.
In questo sodalizio architettonico resta ancora da quantificare lâinserimento di una figura affermata come quella del Barigioni, il quale come architetto aveva grande credito presso il Cardinale Giuseppe Renato e che con molta probabilitĂ fu il progettista del disegno a pianta centrale della Chiesa Matrice di Francavilla, disegno realizzato in occasione della ricostruzione dellâedificio dopo il terremoto del 1743.
Negli articoli successivi verranno presentate le varie residenze della famiglia Imperiale disseminate in terra dâOtranto e analizzate attraverso piccoli excursus storico-artistici e architettonici.
(continua)
Antica carta geografica della Terra dâOtranto (Antonio Zatta , 1774, disegno su carta, 405 x 308 mm, Venezia)
 BIBLIOGRAFIA
V. Basile, Gli Imperiali in terra dâOtranto. Architettura e trasformazione urbane a Manduria, Francavilla Fontana e Oria tra XVI e XVIII secolo, Congedo editore, Galatina 2008.
V. Pacelli, Giovanfrancesco de Rosa detto Pacecco de Rosa, Paparo Edizioni, Napoli 2008.
F. Clavica e R. Jurlaro, Francavilla Fontana, Mondadori Electa, Milano 2007.
B. Croce, Un paradiso abitato da diavoli, Napoli 1891, edizione a cura di G. Galasso, Adelphi, Milano 2006.
A. Cassiano, Note sul collezionismo, nel catalogo âIl Barocco a Lecce e nel Salentoâ, a cura di A. Cassiano, collana âil Barocco in Italiaâ, De Luca editori dâArte, Roma 1995.
P. Leone de Castris, Lecce picciol Napoli, la Puglia, il Salento e la pittura napoletana dei secoli dâoro, nel catalogo âIl Barocco a Lecce e nel Salentoâ, a cura di A. Cassiano, collana âil Barocco in Italiaâ, De Luca editori dâArte, Roma 1995.
L. Galante, La pittura, nel catalogo âIl Barocco a Lecce e nel Salentoâ, a cura di A. Cassiano, De Luca editori dâArte, collana âil Barocco in Italiaâ, Roma 1995.
M. Vinci, Spigolature sul Castello di Mesagne nel secolo XVIII-XX, in âLu Lampiuneâ, anno VII, Mesagne 1991 n°1.
R. Poso, F. Clavica, Francavilla Fontana. Architettura e Immagini, Congedo editore, Galatina 1990.
A.P. Coco, Francavilla Fontana nella luce della storia, Taranto 1941, ristampa fotomeccanica Galatina 1988
C. DâAmone, Storia illustrata di Francavilla Fontana, sesto fascicolo, Francavilla Fontana 1988.
M.A. Visceglia, Territorio Feudo e Potere Locale, Terra dâOtranto tra Medioevo ed EtĂ Moderna, Coll. Lâaltra Europa, Guida Editore, Napoli 1988.
M. Paone, Inventari dei Palazzi del Principato di Francavilla (1735), Ed. Tipografica, Bari 1987.
M. Martucci, Carte topografiche di Francavilla Fontana, Oria e Casalnuovo del 1643 e documenti cartografici del principato Imperiali del secolo XVII, S.E.F., Francavilla Fontana 1986.
V. Cazzato, Architettura ed effimero nel Barocco leccese, in Barocco romano e Barocco italiano: il teatro, lâeffimero, lâallegoria, a cura di M. Fagiolo e M.L. Madonna, Gangemi Editore, Roma-Reggio Calabria, 1985.
M. Pasculli Ferrara, Arte napoletana in Puglia dal XVI al XVIII secolo, Schena editore, Fasano 1983.
G. Galasso, Puglia tra provincializzazione e modernitĂ (sec. XVI-XVIII), in âLa Puglia tra barocco e rococĂČâ, Electa, Milano 1982.
M. Manieri Elia, Architettura barocca, in âLa puglia tra barocco e rococĂČâ, Electa, Milano 1982.
A. Gambardella, Architettura e Committenza nello Stato pontificio tra Barocco e RococĂČ: un amministratore illuminato: Giuseppe Renato Imperiali, Napoli 1979.
M.A. Visceglia, Lavoro a domicilio e manifattura nel XVIII e XIX secolo: produzione, lavorazione e distribuzione del cotone in Terra dâOtranto, in Studi sulla societĂ meridionale, Napoli 1978.
A. Foscarini, Armerista e notiziario delle Famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra DâOtranto (oggi province di Lecce, Brindisi e Taranto) estinte e viventi, edizioni A. Forni, Bologna 1971.
L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, editori Vincenzo Manfredi e Giovanni de Bonis, Napoli 1797-1805, ristampa anastatica Bologna 1969-1971, libro IV.
P. Palumbo, Storia di Francavilla Fontana, Lecce 1869, ristampa anastatica, ed. Arnaldo Forni, Bari 1901.
 Per la prima parte:
Gli Imperiale e le loro residenze in Terra dâOtranto (prima parte)
Per la seconda parte:
Gli Imperiale e le loro residenze in Terra dâOtranto (seconda parte)
#famiglia Imperiale#Ferdinando Sanfelice#Filippo Barigioni#Francavilla Fontana#Giuseppe Renato Imperiale#Latiano#Mauro Manieri#Mirko Belfiore#Oria#Paesi di Terra dâOtranto#Pagine della nostra Storia#Spigolature Salentine
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SAN BENEDETTO â Sono in vendita nelle biglietterie del circuito AMAT/VivaTicket, su www.vivaticket.it e al Call center dello spettacolo delle Marche 071/2133600 i biglietti per la seconda edizione di âNel cuore, nellâanimaâ, rassegna estiva proposta da Comune e AMAT con il contributo di MiBAC e Regione Marche, in collaborazione con lâIstituto Musicale Vivaldi e con il contributo di BiM Tronto che in Piazza Piacentini.
 I tre Ritratti dâautore in musica e parole si aprono martedĂŹÂ 2 luglio con Gino Paoli & Tri(O)KĂ la â Rita Marcotulli pianoforte, Ares Tavolazzicontrabbasso, Alfredo Golino batteria â nel recital âPaoli canta Paoliâ.
 Le canzoni del cantautore genovese hanno attraversato numerose generazioni e ancora oggi consegnano le loro preziose parole al tempo e ai ricordi, raggiungendo adulti, bambini e giovani in una catena perpetua. Pioniere negli anni â60, ancora oggi Paoli conserva quello spirito di sperimentazione che lo ha sempre accompagnato e in questo suo progetto live Ăš affiancato da un trio jazz la cui classe supera il semplice ruolo di accompagnamento.
A seguire, giovedĂŹÂ 11 luglio, con âPensieri e parole. Omaggio a Lucio Battistiâ, salgono sul palco di Piazza Piacentini Peppe Servillo con il contrabbasso di Furio Di Castri, la tromba raffinata di Fabrizio Bosso, i sax di Javier Girotto, il pianoforte di Rita Marcotulli e la batteria di Mattia Barbieri.
Progetto di Servillo e Di Castri che si aggiunge agli omaggi a Modugno (âUomini in fracâ) e a Celentano (âMemorie di Adrianoâ), con gli arrangiamenti Girotto, âPensieri e paroleâ reinterpreta lâautore piĂč intimo, lirico e personale della canzone italiana, âpopolare e sofisticato, â dice il sestetto â costruttore e inventore di una canzone che Ăš patrimonio di tutti, incrociando sensibilitĂ e pensieri musicali diversi. Cantare nuovamente le sue canzoni Ăš la possibilitĂ per noi di rileggere una nostra storia minore e quotidianaâ.Â
Appuntamento finale domenica 21 luglio con Claudia Gerini & Solis String Quartet per il terzo e ultimo tributo. Con âQualche estate faâ, da unâidea di Stefano Valanzuolo con regia di Massimiliano Vado, Gerini e Solis (Vincenzo Di Donna e Luigi De Maio ai violini primo e secondo, Gerardo Morrone alla viola e Antonio Di Francia al violoncello) rendono omaggio alla âvita, poesia e musica di Franco Califanoâ.
La storia artistica del cantante romano si Ăš sempre intrecciata con quella umana, al punto che il personaggio ha spesso messo in ombra lâautore di tanti successi. âQualche estate faâ prova a riavvicinare le due dimensioni facendo di alcune canzoni molto amate il punto di partenza per raccontare la vita dellâautore: avventurosa, non sempre fortunata, vissuta con una sfrontatezza seducente o detestabile.
Sarà possibile acquistare i biglietti di posto unico euro 15 (Pensieri e parole, Qualche estate fa), euro 25 (Paoli canta Paoli) anche alla biglietteria del Teatro Concordia (largo Mazzini, 1 tel. 0735/588246) nei tre giorni precedenti gli spettacoli (orario 18/20) e alla biglietteria in Piazza Piacentini la sera di spettacolo dalle 19.
Informazioni: AMAT tel. 071/2072439, www.amatmarche.net, Comune di San Benedetto del Tronto tel. 0735/794596 â 794438 www.comunesbt.it.
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SANTA ESTASI Les Atrides de ANTONIO LATELLA
SANTA ESTASI, disons le tout de suite, est tout simplement exceptionnel. Le travail dâune annĂ©e dâAntonio Latella auprĂšs de jeunes auteurs et des acteurs a portĂ© ses fruits. Le choix des textes dâEschyle, Euripide et Sophocle disent bien le questionnement du metteur en scĂšne concernant le tragique, la famille et sur la forme de peur que cela engendre. FESTIVAL AVIGNON 2017 â PREMIERE EN FRANCE
SANTA ESTASI : un tragique originel
Lâhistoire des Atrides est celle dâune lignĂ©e maudite dont lâorigine du mal est un pĂšre â Tantale, fils mortel de Zeus â qui dĂ©cide de faire manger son fils par les dieux. Sâil est personnellement condamnĂ© au supplice, sa descendance est aussi irrĂ©mĂ©diablement punie. Pendant quatre gĂ©nĂ©rations et ce jusquâau jugement dâOreste, se succĂšdent meurtres, parricides, infanticides, viols et incestes⊠Et chaque nom de cette gĂ©nĂ©alogie pĂ©trie de violence â IphigĂ©nie, HĂ©lĂšne, Agamemnon, Ălectre⊠â est devenu sous le gĂ©nie des Sophocle, Eschyle et Euripide un hĂ©ros tragique, mythique, classique.
SANTA ESTASI : le projet
Antonio Latella prĂ©vient dâemblĂ©e : « le projet ne parle pas de moi mais des jeunes auteurs » qui ont rĂ©alisĂ© la sĂ©lection des textes. Il souhaitait aussi les « mettre face au seul maĂźtre que je connais : le travail ». Le metteur en scĂšne a proposĂ© huit de ces histoires Ă sept jeunes dramaturges de moins de trente ans afin de les revisiter et de les donner Ă interprĂ©ter Ă une nouvelle gĂ©nĂ©ration de comĂ©diens. Au sein de ce qui est devenu Santa Estasi, un spectacle de seize heures rĂ©parties sur deux reprĂ©sentations, le metteur en scĂšne italien reconnaĂźt avoir voulu poser deux principes. Une Ă©quation intellectuelle : celle de parler de la famille au sein dâune sociĂ©tĂ© qui nâoffre aucune rĂ©gulation possible. DoublĂ©e dâune rĂ©alitĂ© quâil vit avec cette jeune Ă©quipe : travailler Ă la figure paternelle et ĂȘtre dans le concret de la tradition, de lâhĂ©ritage et de la transmission. Mais Antonio Latella prĂ©vient quâil ne faut absolument pas chercher dans les textes ou les interprĂ©tations des lectures psychanalytique : « la psychanalyse nâest pas une rĂ©fĂ©rence. Le XX° siĂšcle est terminĂ©, nous sommes au XXI° siĂšcle qui nâest plus psychanalytique. Aujourdâhui, si on regarde un film porno, on ne trahit pas papa et maman ! » Le projet a pour intention de faire comprendre ce quâest le travail thĂ©Ăątral, crĂ©atif : « il faut se retrouver ensemble, auteurs et acteurs, pour faire venir les choses ». Cette partie est importante car elle permet dâintĂ©grer chez les jeunes acteurs le sens de celui-ci : « son talent est au service du projet. CâĂ©tait lâinverse au XX° siĂšcle oĂč la psychanalyse primait sur tout ». Pour Antonio Latella, il y a deux aspects au thĂ©Ăątre. Le personnage, problĂšme littĂ©raire, qui survit Ă tout et toujours. Puis il y a nous. On oublie. Mais le texte reste. Cette dualitĂ© est un des fondements de son approche.
SANTA ESTASI : la famille, le fils et la transmission
La lecture de ces piĂšces mythologiques est politique car elles interrogent en profondeur la signification de la famille, cette « communion dâĂȘtres humains » au sein de notre sociĂ©tĂ©. Avoir un fils ne signifie pas aimer ce fils. Avoir un fils câest prendre la responsabilitĂ© de lâaccompagner a minima au dĂ©but de sa vie. Quels pĂšres sont PĂ©lops, Thyeste ou encore Agamemnon ? Quels accompagnements proposent-ils Ă leurs enfants ? Meurtres, viols, abandons, mensonges⊠Comment les hĂ©ritiers peuvent-ils se construire sur ces indescriptibles violences ? Comment rompre ces cycles que certains aiment Ă nommer la fatalitĂ© ou le destin ? Ces immenses questions donnent matiĂšre en tant quâhomme pour le metteur en scĂšne : « Je me sens une responsabilitĂ© : penser Ă lâavenir, penser Ă la jeunesse surtout dans un pays comme lâItalie. Il y a de grands metteurs en scĂšne qui ont fait de grandes Ćuvres mais qui nâont jamais travaillĂ© quâĂ leur seul et propre prĂ©sent. Ă mon sens, ils nâont pas Ă©tĂ© des pĂšres mais des dictateurs ». Quel est alors le lien, le fil ? Une proposition qui, pour le nouveau directeur du thĂ©Ăątre de la Biennale de Venise, dit « clairement que nous devons nous libĂ©rer de la responsabilitĂ© de nos aĂźnĂ©s pour trouver la nĂŽtre et exister. »
On lâaura compris, le projet est abouti autant dans son contenu que dans la mise-en-scĂšne. Les seize heures du spectacle en deux jours sont sublimĂ©es par une Ă©quipe de seize jeunes acteurs. Ils portent leurs personnages (chacun jouant plusieurs rĂŽles au fil des huit sĂ©quences) sans ajouter leur pathos (bannie la psychanalyse !) ni sur-jouer. Les huits sĂ©quences des deux  jours bĂ©nĂ©ficient chacune dâune mise en scĂšne particuliĂšre. Elles portent toutes le sceau dâAntonio Latella, câest-Ă -dire une perfection dans la recherche dâune esthĂ©tique dĂ©veloppĂ©e alliant Ă©conomie de moyens et mise en visibilitĂ© du texte. Une rĂ©ussite et une maĂźtrise complĂšte dâAntonio Latella. Exceptionnel.
Distribution Adaptation Riccardo Baudino, Martina Folena, Matteo Luoni, Camilla Mattiuzzo, Francesca Merli, Silvia Rigon, Pablo Solari Mise en scÚne Antonio Latella Dramaturgie Federico Bellini, Linda Dalisi Scénographie et costumes Graziella Pepe Musique Franco Visioli LumiÚre Tommaso Checcucci Chorégraphie Francesco Manetti Assistanat à la mise en scÚne Brunella Giolivo Avec Alessandro Bay Rossi, Barbara Chichiarelli, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Mariasilvia Greco, Christian La Rosa, Leonardo Lidi, Alexis Aliosha Massine, Barbara Mattavelli, Gianpaolo Pasqualino, Federica Rosellini, Andrea Sorrentino, Emanuele Turetta, Isacco Venturini, Ilaria Matilde Vigna, Giuliana Vigogna
Production Production Emilia Romagna Teatro Fondazione (ModĂšne) Avec le soutien de la Fondation Cassa di Risparmio de ModĂšne
Antonio Latella
INTERVIEW DâANTONIO LATELLA
Antonio Latella est nĂ© dans la rĂ©gion de Naples en 1967. Issu dâune famille dâouvriers exilĂ©s Ă Turin, il quitte le lycĂ©e Ă 17 ans et intĂšgre la formation du Teatro Stabile avant de rejoindre la Bottega Teatrale, Ă©cole fondĂ©e par Vittorio Gassman Ă Florence. DĂšs lâĂąge de 22 ans, il joue pour des metteurs en scĂšne qui comptent dans lâItalie des annĂ©es 80 comme Pippo Di Marca, Luca Ronconi, Massimo Castri ou encore Tito Piscitelli. Ă trente ans, il monte son premier spectacle, Agatha de Marguerite Duras. Il ne se consacrera plus alors quâĂ ses propres recherches toutes marquĂ©es par une exploration minutieuse de lâunivers des auteurs sur lesquels il se penche : Jean Genet, Christopher Marlowe, Samuel Beckett⊠En 2001, il remporte le prix spĂ©cial Ubu pour Shakespeare et au-delĂ , sĂ©rie de relectures de Othello (1999), Macbeth (2000), RomĂ©o et Juliette (2000) et Hamlet (2001). Ses spectacles physiques, presque charnels, sâintĂ©ressent tout particuliĂšrement Ă la famille et revisitent la grande tradition verbale du thĂ©Ăątre italien. Figure incontournable du renouveau thĂ©Ăątral de son pays, il a Ă©tĂ© rĂ©cemment nommĂ© Ă la tĂȘte de la Biennale de ThĂ©Ăątre de Venise.
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International Artists headline Montréal Chamber Music Festival
Some of the worldâs finest classical musicians will pay tribute to Beethoven at the 22nd edition of the MontrĂ©al Chamber Music Festival. The theme for this yearâs 43-concert festival is âBeethoven: Passion romantique.â
âLike no other composer, Beethoven ushered in a new musical language inspired by the French Revolutionâs LibertĂ©, ĂgalitĂ©, FraternitĂ©,â says festival founder and artistic director Denis Brott. âThe festival celebrates his genius with gratitude and gusto in 2017.â
Une publication partagée par Festival Musique de chambreMTL (@festivalmusiquedechambremtl) le 3 Févr. 2017 à 13h14 PST
American String Quartet of the Moment
A favourite of music critics after sweeping the 2013 Banff International String Quartet Competition, The Dover Quartet will perform the complete Beethoven String Quartet cycle over six concerts at Pollack Hall on May 26 and 28; June 2, 4, 9 and 11.
The Dover Quartet will also join current Banff International String Quartet Competition winners, the Rolston String Quartet, for a June 8 concert at Pollack Hall. Music will include Mendelssohnâs famous String Octet, Op. 20 and the Quebec premiere of Quartet No. 1 by Zosha di Castri, which was written for last summerâs Banff competition.
Une publication partagée par Festival Musique de chambreMTL (@festivalmusiquedechambremtl) le 6 Juin 2016 à 14h13 PDT
Saturday Night Fever
The MCMFâs popular TD Jazz Series presents three Saturday evening concerts at Salle Bourgie, a gorgeous and intimate concert hall at the MontrĂ©al Museum of Fine Arts.
Canadian saxophone icon Rémi Bolduc and his band will pay tribute to legendary British jazz pianist George Shearing on June 3; Juno Award-winning virtuosic pianist and Oscar Peterson protégé Robi Botos makes his festival debut on June 10; and famed Cape Breton fiddler Natalie MacMaster and her quartet perform on June 17.
Une publication partagée par Radion sinfoniaorkesteri (RSO) (@yle_rso) le 24 Mai 2017 à 1h07 PDT
Canadian piano phenom Jan LisieckiÂ
Dubbed âa pianist who makes every note countâ by no less than The New York Times, spectacular young pianist Jan Lisiecki has become a global sensation. Lisiecki will be joined by cellist (and festival founder) Denis Brott in a recital of works by Bach, Beethoven and Chopin on June 14. Lisiecki will then perform a solo piano programme, including works by Beethoven and Chopin, on June 16.
Tribute to Leonard Cohen
One of MontrĂ©alâs favourite sons, Leonard Cohen â who passed away in November 2016 â will be honoured at a special June 17 late-night concert at Salle Bourgie. Performers include Cantor Gideon Zelermyer and the choir of Congregation Shaar Hashomayim, conducted by RoĂŻ Azoulay, who gained global attention for their performances on Cohenâs final album You Want It Darker, which was released three weeks before his death.
Quebec premieres and MCMF free concerts
The award-winning Israel and US-based Israeli Chamber Project features top musicians from around the world, and will make their long-awaited festival appearance with two concert premieres, on June 13 and 15.
The MCMF has also programmed many free concerts, notably its one-hour MatinĂ©es Musicales concerts at McGill Universityâs state-of-the-art Tanna Schulich Hall on June 10 and 17 at 10:30 a.m., as well as the fun Concerts dans les rues series of daily noon-hour concerts featuring up-and-coming musicians, from June 12 to 16.
Making Vivaldi Proud
To close their 2017 festival, the MCMF has booked the young winners of the Music Instrument Bank of The Canada Council for the Arts Competition to perform the Carnival of the Animals by Camille Saint-SaĂ«ns and Vivaldiâs masterpiece Four Seasons â complete with narration and projections â on June 18 at Pollack Hall. The young musicians will perform on violins and cellos by such legendary makers as Antonio Stradivarius and Guarnerius del GesĂč, valued at over $40 million.
For more info on the Montreal Chamber Music Festival, visit http://ift.tt/1BhfcfP. Â
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Urbanistica in Terra d'Otranto. Il caso di Francavilla e le sue porte urbiche
di Mirko Belfiore
Durante la sua secolare storia, lâabitato di Francavilla potĂ© contare sulla realizzazione di ben tre cinte murarie. La prima, con molta probabilitĂ , fu costruita durante la seconda metĂ del XIV secolo dopo che, nel 1364, la cittĂ ottenne, dal principe di Taranto Filippo II dâAngiĂČ (1329-1374), una concessione per la costruzione di nuove mura, ma di questo tracciato, purtroppo, non rimangono testimonianze.
Alcuni tempi dopo, quando a governare la cittĂ giunse il nuovo principe Giovanni Antonio del Balzo Orsini (1401-1463), ritenendo Francavilla non adeguatamente provvista di una perimetrazione difensiva, ordinĂČ la costruzione di una nuova cerchia. Questâultima Ăš riconducibile alla descrizione che ne fa lâabate Giovan Battista Pacichelli (1641-1695) il quale, facendo tappa a Francavilla, durante il suo soggiorno nel Regno di Napoli. fra il 1683 e il 1694, ci racconta di come lâimpianto urbano fosse organizzato entro mura, torri e sei porte urbiche: âAl numero concorso delle genti, che dalle convicine, e remote parti vennero a farli novelli Cittadini di Francavilla, si formo la Terra circondata da Mura, e Torri, alle qualu furono distribuite sei Porte, tre picciole e tre maggiori, le maggiori furono la prima chiamata Porta grande, hoggi detta Porta della Piazza; la seconda la Porta di SantâAntonio Abbate, hoggi del Castello; terza, che fu lâultima a farsi, La Porta Nuova; le tre picciole, la prima fu detta Porta DâElia, hoggi di San Sebastiano, la seconda Porta di San Carlo, hoggi la Rucirella, e la terza la Porta di S. NicolĂČ, hoggi detta dal volgo il Cravottoâ.
1. Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, 1703.
 2. Veduta di Francavilla, da Giovan Battista Pacichelli, 1703
 Con i secoli a venire la cittĂ non smise di crescere e anzi, sotto lâimpulso dei nuovi feudatari giunti da Genova e del ruolo raggiunto dalla stessa Francavilla in Terra dâOtranto, si giunse al superamento della cinta muraria cinquecentesca. La conseguente spinta edilizia incentivĂČ la realizzazione di nuovi quartieri abitativi, congiuntura che spinse il principe Michele III Imperiale a farsi promotore fra il XVII e XVIII secolo, della realizzazione di una nuova cerchia muraria: la terza.
3. Ritratto di Michele III Imperiali Seniore (Anonimo, XVIII secolo, olio su tela, Francavilla Fontana, Castello-residenza).
 Questâultima, oltre a difendere il numero sempre piĂč crescente di una popolazione che ormai raggiungeva il migliaio di fuochi, raggruppĂČ le nuove borgate nate a Sud, Est ed Ovest dellâantico agglomerato quattro-cinquecentesco.
Percorrendo lâasse Sud che, dallâantica piazza del Foggiaro, oggi piazza Umberto I, prosegue attraverso il Burgo Grande, si erge in tutta la sua monumentalitĂ la mole architettonica della Porta del Carmine, eretta intorno alla metĂ del XVII secolo e situata allâimboccatura di Via Roma (giĂ Via del Carmine), una delle arterie cittadine fra le piĂč scenografiche della cittĂ , sulla quale si andranno a inserire i piĂč importanti ed eleganti palazzi della nobiltĂ francavillese.
4. Porta del Carmine, XVII secolo, prospetto principale.
 Ad una prima occhiata, si puĂČ notare subito la particolaritĂ del suo prospetto, conforme ai canoni dei trattati cinquecenteschi del Serlio e del Palladio e innalzata quasi a voler imitare gli antichi archi di trionfo dâepoca romana. La struttura, deteriorata nella superficie tufacea dallâerosione degli agenti atmosferici, si presenta articolata in tre fornici, tutte contraddistinte da arcate a tutto sesto e fiancheggiate da semicolonne, questâultime poggianti su alti plinti e coronate da pregevoli capitelli compositi. Quattro dadi sporgenti e un cornicione aggettante caratterizzano la trabeazione, mentre due ricche cornici rettangolari, poste in asse coi portali laterali, realizzate forse con lo scopo di accogliere scritte mai eseguite, arricchiscono il prospetto principale.
5. Porta del Carmine. Prospetto interno
 La facciata interna, invece, presenta le medesime modanature ma, in alternativa alle semicolonne, si articola di alcune lesene finemente decorate da festoni floreali.
6. Ritratto di Michele IV Imperiale Juniore â (Anonimo, XVIII secolo, olio su tela, trafugato).
 Lungo la direttrice Sud-Est che, sempre dalla piazza del Foggiaro, procede lungo lâattuale via Regina Elena e insieme a viale Capitano Di Castri crea quellâarteria viaria che mette in comunicazione il centro della cittĂ con il Complesso conventuale di Maria S.S. della Croce, fuori le mura, si posiziona la struttura classicheggiante della Porta della Croce (o di Cagnone).
 7. Porta della Croce, 1714, Davide De Quarto e GoisuÚ Pozzerrese, prospetto principale.
 Costruita secondo le fonti intorno al 1714, dai maestri Davide De Quarto e GiosuĂš Pozzerrese, essa si caratterizza di un prospetto lapideo a bugnato, composto da una serie di pietre squadrate poste a raggiera che, ricoprendo tutta la facciata, evidenzia gli archivolti dellâarcata a tutto sesto e incornicia in chiave di volta lo stemma feudale dei committenti: gli Imperiale. Le modanature continuano in senso orizzontale lungo tutto il resto del prospetto, venendo interrotte solo dalle due semicolonne, unico elemento verticale. Questâultime, incoronate da due corpi lievemente aggettanti e poggianti su semplici basamenti quadrati, concorrono come elementi decorativi a creare un gioco chiaroscurale sulla superficie continua dei pilastri. Il medesimo effetto chiaroscurale si accentua nella doppia modanatura posta a metĂ della costruzione, da cui parte lâimpostazione dellâarco, ripresa nella parte rastremata dalle colonne e conclusa da un capitello dorico.
8. Porta della Croce. Prospetto interno
 La facciata interna, piĂč sobria, presenta alcune profilature che percorrono in senso verticale i fianchi dellâarcata e in senso orizzontale la trabeazione.
Infine, lungo la direttrice Nord-Ovest posta in posizione diametralmente opposta alla Chiesa dello Spirito Santo, in origine Complesso conventuale dei Frati minori cappuccini, trova posto Porta Cappuccini, giĂ Porta Nuova.
9. Porta Nuova, XVIII secolo, FrĂ Liborio da Manduria, prospetto principale.
 Essa, secondo le fonti coeve, fu costruita durante la seconda metĂ del XVIII secolo e fu con molta probabilitĂ realizzata dallo stesso artefice della chiesa antistante, fraâ Liborio da Manduria. Porta Nuova, rispetto a quella della Croce, si presenta con linee curve e superfici rotondeggianti, frutto di unâinterpretazione del barocco piĂč sobria e misurata. La sua struttura imponente Ăš costituita da unâarcata, sempre a tutto sesto, due semicolonne ai lati, poggianti su un alto basamento e coronate da capitelli compositi, e due ali leggermente rientranti arricchite da un fine arriccio al vertice. La trabeazione Ăš sormontata da un frontone, dai profili curvi e rettilinei, mentre la parte sommitale Ăš caratterizzata da un coronamento dalle spigolature aggettanti e un timpano a mezzaluna.
10. Porta Nuova. Prospetto interno
 Sulla parete interna, lâarco ribassato Ăš mascherato da un arco a pieno centro poggiante su due pesanti lesene. Come per la Porta della Croce, anche questo accesso al borgo seicentesco si presenta oggi isolato e poco valorizzano dalle costruzioni limitrofe, ma contribuisce a rimarcare la teatralitĂ che le porte urbiche francavillesi prospettavano ai viandanti che si apprestavano a varcare le soglie.
A queste architetture civili, vanno aggiunte le ormai scomparse Porta Paludi, Porta Pazzano (o di San Vito), Porta San Lorenzo e Porta San Carlo (o Porta Roccella).
Porta Paludi, situata nel quartiere omonimo e posizionata allâangolo fra via Simeana e la direttrice extramurale di via San Francesco dâAssisi, fu demolita nel 1925 perchĂ©: âOltre a rappresentare uno sconcio evidente, (Ăš)⊠causa grave di pericolo per la pubblica incolumitĂ , date che, nei tempi di pioggia, quel tratto di strada resta del tutto allagato [âŠ] e le acque che lĂ si raccolgono, vanno a formare dei pantani immensiâ.
Porta Pazzano invece, posizionata a Nord-Est dellâabitato seicentesco, sulla strada che collega Francavilla a San Vito dei Normanni, venne demolita nel 1952. Tramite unâistantanea dellâepoca, possiamo ricostruirne solo il prospetto Sud, semplice nelle linee e nella mole, se paragonato alle precedenti. Questâultimo, composto da un arco a tutto sesto leggermente ribassato e una trabeazione rettangolare coronata da un piccolo cornicione aggettante, presenta alcune modanature distribuite lungo tutta la facies, le quali, nellâinsieme, contribuiscono ad aggiungere un poâ di dinamismo al prospetto, altrimenti essenziale.
Di Porta di Brindisi (o di San Lorenzo), situata a cavallo fra le attuali via San Lorenzo e via Francesco Baracca, costruita dai giĂ citati Davide De Quarto e GiosuĂš Pozzerrese nel 1714 e Porta Roccella, indicata nella veduta del 1643 come Porta San Carlo, questâultima posizionata alle spalle del convento dei Padri Redentoristi sullâattuale via Barbaro Forleo, non abbiamo piĂč tracce; forse danneggiate dal terremoto del 1743, ma ancora presenti in una pianta ottocentesca della cittĂ , subirono probabilmente la stessa sorte di Porta Pazzano e Porta Paludi e quindi smantellate.
12. Pianta dellâabitato di Francavilla, con il circuito murario degli Imperiale e le porte di cittĂ , pianta del XIX secolo.
 Presso queste porte urbiche, poste sulle arterie viarie che dagli agglomerati limitrofi confluivano verso il centro di Francavilla, stazionavano i gabellieri. Questâultimi, preposti al controllo delle merci sia in entrata che in uscita, oltre che applicare i dazi preposti, sorvegliavano il flusso e il deflusso degli abitanti, impedendone lâingresso agli indesiderati. Lâimportanza di queste strutture era tale che persino la larghezza dei traini era regolamentata seguendo lâampiezza dei varchi.
Spettatrici di avvenimenti quotidiani quanto di fatti cruenti e sanguinosi, le porte urbiche furono testimoni anche di momenti di giubilo: il 29 marzo del 1740, fra due ali festanti, varcĂČ la soglia di Porta del Carmine, il corteo proveniente da Roma con la principessa Eleonora Borghese, nuova consorte del principe Michele IV Juniore: âcon lo tiro a sei, da 40 carrozze a un solo tiro, con una bellissima cavalcata di duecento para di cavalli avanti, con una Infanteria di Libardieri, [âŠ]appresso poi da 200 contadini armati sotto lo capitano Scilazza, Alfredo Carlo Di Noi, ricevendola dalla Porta sino alla piazza, sotto una bella e sontuosa Archiata fatta da Core di Donnaâ.
 BIBLIOGRAFIA
V. Basile, Gli Imperiali in terra dâOtranto. Architettura e trasformazione urbane a Manduria, Francavilla Fontana e Oria tra XVI e XVIII secolo, Congedo editore, Galatina 2008.
F. Clavica e R. Jurlaro, Francavilla Fontana, Mondadori Electa, Milano 2007.
G.D. Oltrona Visconti, Imperialis Familia, con la collab. di G Di Groppello, Piacenza 1999.
G.B. Pacichelli, Del Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici province, Parrino e Muzio, Napoli 1703, ristampa anastatica a cura di R. Jurlaro, Forni, Bologna 1999.
D. Camarda, Il terremoto del 20 febbraio 1743 a Francavilla e nellâarea del basso Ionio, Francavilla Fontana 1997.
V. Ribezzi Petrosillo, F. Clavica, Guida di Francavilla Fontana. La cittĂ degli Imperiali, Galatina, Congedo editore, Lecce 1995.
G. Galasso, Alla periferia dellâimpero. Il Regno di Napoli nel periodo spagnolo (XVI-XVII secolo), UTET, Torino 1994.
R. Poso, F. Clavica, Francavilla Fontana. Architettura e Immagini, Congedo editore, Galatina 1990.
A.P. Coco, Francavilla Fontana nella luce della storia, Taranto 1941, ristampa fotomeccanica Galatina 1988.
M.C. Forleo, Da quelle antiche voci: Francavilla Fontana. I suoi uomini, la sua cultura, Schena editore, Fasano 1988
G. Martucci, Carte topografiche di Francavilla Fontana, Oria e Casalnuovo del 1643 e documenti cartografici del principato Imperiali del secolo XVII, S.E.F., Francavilla Fontana 1986.
F. Argentina, La cittĂ natia, Schena editore, Fasano 1970.
P. Palumbo, Storia di Francavilla Fontana, Lecce 1869, ristampa anastatica, ed. Arnaldo Forni, 1901.
#Davide De Quarto#Francavilla Fontana#fraâ Liborio da Manduria#GiosuĂš Pozzerrese#Giovan Battista Pacichelli#Michele III Imperiali#Mirko Belfiore#Paesi di Terra dâOtranto#Spigolature Salentine
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Supersano. Chiara Ferrazzi, una storia di gusto, di sapori e di qualitĂ che continua
SUPERSANO bio
          Interno dello stabilimento Ferrazzi
di Maria Antonietta Bondanese
âSupersano bioâ, un logo vivace. I colori del cielo, della terra, dei frutti, del sole, evocati da un marchio in cui sono sottesi passato e presente.
Dolce e salato, creme, passate e patĂš, confezionati secondo i princĂŹpi dellâodierna agricoltura biologica, fanno bella mostra di sĂ© nei vasetti della recente produzione estiva. Una soddisfazione per Chiara Ferrazzi, nel cui sguardo aperto e vibrante brilla la luce di unâintelligenza operosa. Innovare nella tradizione. Una sfida da portare avanti, partendo, ancora una volta, da Supersano.
Come quando gli antenati, Attilio e Luigi Ferrazzi (nonno âGinoâ), approdarono in questo lembo di Meridione, provenendo da La Spezia, dove si erano stabiliti dalla natĂŹa Busto Arsizio. I âmilanesiâ, cosĂŹ li appellarono in paese in un misto, penso, di incredulitĂ e ammirazione (âmilaneseâ era anche, nel parlar comune della gente, un complemento di luogo riferito ai due, siâ che, ad esempio, âandare alâŠ, fermarsi aâŠ, lavorare daâŠâ, ecc., era come dire:â andare allo stabilimento Ferrazzi, fermarsi allo stabilimento Ferrazzi, lavorare dai Ferrazziâ, ecc.). IncredulitĂ , almeno iniziale, che uomini venuti dal Nord davvero potessero amare questa terra: remoti non erano i tempi del furore, della rabbia del Sud di fronte a un Risorgimento âmancatoâ e della brutale repressione da parte dello stato âpiemonteseâ neo-unitario.
Sequela dei traini carichi di uva
 Ammirazione, per quella straordinaria vitalitĂ imprenditrice che rompeva gli schemi del proprietario terriero guardingo e sospettoso del nuovo. In veritĂ , nel territorio in cui i fratelli Ferrazzi impiantarono lâA.G.F., la loro azienda vinicola, si andava scrivendo proprio allora una diversa storia produttiva e lâindustria cominciava ad affermarsi in un contesto da sempre rurale.
Tra fine â800 e inizi â900, infatti, in Terra dâOtranto venivano costruiti centinaia di stabilimenti con i criteri dellâenologia piĂč aggiornata, offrendo un quadro che modifica la visione di un Mezzogiorno tutto arretrato, fuori dai flussi della modernitĂ e restituisce lâimmagine di unâeconomia articolata, lontana da banali semplificazioni. Da un capo allâaltro di Terra dâOtranto era un fiorire di innovazioni tecniche accanto ad abilitĂ lavorative antiche, per rendere sempre piĂč competitivi gli impianti enologici. Basti pensare, tra Brindisi e Gallipoli, allâazienda vitivinicola âLeone de Castrisâ a Salice Salentino o a quella di âAdolfo Colossoâ ad Ugento.
Interno dello stabilimento : spazio âpesaâ
 In questo fervore di inizi sâinserisce il decollo dellâAzienda A.G.F. a Supersano, dove Gino Ferrazzi, imprenditore oculato e competente, oltrechĂ© perito agrario, esercitĂČ anche la carica di sindaco, negli anni difficili del primo conflitto mondiale, dal 6 agosto 1914 al 13 marzo 1916 e, in seguito, per i primi sei mesi del 1919, in unâ Italia scossa dalla âvittoria mutilataâ. Un impegno politico, il suo, intriso di ideali liberali e patriottici, da cui lâadesione alla Loggia âLiberi e coscientiâ di Lecce, che si batteva per un nuovo ordine di cose. Accanto a Gino, la moglie Anna Montale che, dal 1911 al 1921, risiedette a Supersano, mentre la famiglia cresceva con lâarrivo dei figli Maria, Flavio ed Italo. Intensa continuava la spola tra Supersano e La Spezia, cittĂ di transito e commercializzazione del prodotto salentino, dove i Ferrazzi si associarono a Naef e Longhi, per fondare nel 1924 una banca, che ha prosperato fino al 1967.
Scomparsi Attilio nel 1936 e Gino nel settembre 1940, lâA.G.F. prosegue lâattivitĂ nel secondo dopoguerra con la seconda generazione, Franco, Italo e Flavio. Questâultimo, giovane ufficiale e agronomo, sposa Giovanna Ercolini nel 1949, dopo essere tornato indenne dalla campagna dâAfrica e dalla dura prigionia inglese in India. (Al pensiero di tante traversĂŹe subite da papĂ Flavio, lo sguardo di Chiara si fa assorto, mentre la sua voce si spezza nel ricordoâŠ).
Dopo le ferite della guerra, la requisizione della casa di La Spezia da parte tedesca e la sua distruzione da parte americana, bisogna tornare a vivere.
I supersanesi, âdon Pippi Carrozziniâ, lâamministratore, e i fattori Michele Nutricato, âUcciuâ Elia, Egidio Visconti, hanno seguito lâazienda durante la crisi bellica, mentre âmĂšsciu Virgiliuâ Stradiotti (figlio di Michele e fratello delle fornaie Vata e Maria) ha curato la tenuta delle macchine; Antonio De Pascali (âNtoni guardia) fungeva da guardiano e Mario Vinciguerra da autista dellâazienda; ora tutto Ăš pronto per la nuova stagione della ricostruzione, che lâItalia intera intraprende dalle macerie dei bombardamenti.
Una lunga, maestosa teoria di cavalli e carretti, con grandi tini di uve fragranti, si snoda dalla contrada di Bosco Belvedere, per il corso Vittorio Emanuele, fino al palmento di casa Ferrazzi. Nel pieno della campagna, una lunghissima fila di traini carichi di botti, sosta rispettando il turno di scarico. Eâ la vendemmia 1953, impressa negli âstoriciâ fotogrammi della pellicola super 8, che narra lâevento festoso, la felice fatica di uomini, donne, ragazzi e anziani di Supersano, sorridenti allâocchio inconsueto della sorprendente cinepresa. In primo piano tanti lavoranti in bianche maniche di camicia, coppole e cappelli, biciclette, âtine di caricamentoâ, traĂŹni, camion e una gloriosa âgiardinettaâ. Immagini color del tempo, volti ed espressioni di unâepoca aspra, di sacrifici, ma non avara di coraggio e ardita nelle speranze.
Casa Ferrazzi e palmenti verso la fine degli anni venti
 Audacia che ritrovo in Chiara Ferrazzi. Una vita spesa nella scuola, imprenditrice ora per amore della terra salentina, passione di cui ha âcontagiatoâ anche Giano, lâaffabile ed arguto consorte con i meravigliosi figli, Mattia, Camilla e Francesca. Il binomio âLa Spezia-Supersanoâ, visibile ancora nella targa imbrunita allâingresso dellâA.G.F., rifiorisce dal 2009 nellâazienda âSupersano bioâ, con la fruttuosa presenza dellâagronomo-artista Antonio Giaccari, autore della rinascenza dellâazienda agricola e creatore del marchio âSupersanobioâ.
âHo voluto trovare qualcosa âdice Chiara- che mi legasse di piĂč al paeseâ. Quasi soggiorno obbligato nelle calde estati degli anni â70, per lei Ăš divenuto oggi un luogo del cuore, della memoria (nel Camposanto ai piedi della Coelimanna, ha voluto trovare ultimo riposo lâamato fratello Fabrizio), ma anche di un rinnovato slancio verso il futuro.
Ripresa la spola tra La Spezia e Supersano, Chiara impronta il suo management ai criteri dellâagricoltura biologica: âbenessere, equitĂ , precauzione, ecologiaâ: quattro pilastri che garantiscono âil rispetto per la salute dellâuomo e dellâambiente, unito alla volontĂ di riscoprire e recuperare le tradizioni tecniche agro-alimentari salentineâ. Scritto in ariose broschure, lo si puĂČ leggere anche nel sito www.supersanobio, dove un apposito link rinvia ad altre aziende di Supersano attive nellâagriturismo e nellâalberghiero.
Fare sistema, entrare in una logica integrata dei vari settori, alimentare una rete di rapporti sul territorio, Ăš necessario di fronte al mercato globale di oggi. Chiara ne ha una visione precisa, come netta Ăš stata la sua scelta per una produzione ecosostenibile, cui non Ăš estranea, credo, anche la sua sensibilitĂ per lâarte e per il bello, di cui si fa entusiasta promotrice.
Un mondo di bianco, di silenzio, di pietra si offriva infatti nellâestate 2013 al visitatore della mostra âSophiaâ, allestita da Antonio Giaccari, allâinterno del patio di casa Ferrazzi. Ideale prosieguo delle precedenti mostre di Giaccari a Poggiardo e Soleto, intitolate âPhilĂŹaâ.
Lavoranti alla vendemmia
 Eâ âun percorso infinito di conoscenza che troviamo nelle sue bianche sculture, dallâaspetto umileâŠâ, ha scritto Chiara, indicando la non esauribilitĂ per lâartista, ma anche per ognuno di noi, della ricerca di consapevolezza, di âsophĂŹaâ. Una tensione al meglio che Chiara esprime nella cura quotidiana per un prodotto di qualitĂ . Proposto in fiere locali e nazionali (âAgroalimentareâ 2011 a La Spezia; âCibusâ 2012 a Parma), il marchio âSupersano bioâ Ăš tra i migliori ambasciatori dellâeccellenza gastronomica e dellâospitalitĂ della piccola ma accogliente Supersano.
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