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#Alejandro Vecchi
susieporta · 2 years
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Domenica è il mio giorno di riposo. Smetto di essere ciò che gli altri, la famiglia, la società, il mondo, vogliono che io sia, accompagnato da Pascale e dal pupazzo "Pierrot" con cui lei giocava nella sua infanzia. Smetto di essere quello che i sei giorni di lavoro vogliono che io sia. Domenica benedetta. Non faccio sforzi. Semplicemente vivo. Non lavoro e non faccio lavorare nessuno. Dimenticavo che i soldi esistono. Non compro niente. Non leggo i giornali. Non mi rado. Cerco di mangiare il meno possibile. Quando posso digiunare, digiuno, faccio riposare lo stomaco. Se posso non parlare non parlo, faccio riposare la mente. Faccio fatica a dimenticare tutte le parole. Semplicemente mi arrendo al silenzio. Dimentica i miei rancori. Accetto di amare tutto ciò che esiste. Conservo in uno scrigno di acciaio la maggior parte dei miei desideri. Non cerco di essere qualcosa, semplicemente accetto ciò che sono veramente, anche se non sono riuscito a sapere cosa sono. Forse io sono il Pierrot che Pascalita sognava. Metto le mie scarpe più vecchie per una passeggiata senza scopo. Apprezzo il piacere immenso di respirare. Immagino di non avere un nome. Mi stacco dal passato e dal futuro. Nel presente non sono che sono. Te l'ho detto, è il mio giorno di riposo. Domani lunedì tornerò a scrivere per te con affetto. Sapere che mi leggi mi restituirà i miei sei giorni successivi della settimana. Grazie di esistere.
Alejandro Jodorowsky
Foto di @pascale_montandonjodorowsky
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albino-sun · 1 year
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Heineken - Refresh Your Music, Refresh Your Nights - Indie vs World Music from Le Cube on Vimeo.
Removes the barrier of genre, as traditional Vietnamese music and Indie Music morph into one another.
Credits Client: Heineken Agency: BBH Singapore, Le Pub and Leo Burnett Production Co: Final Frontier Animation Studio: Le Cube Director: Ralph Karam Executive Producers: Chris Colman (FF), Gus Karam (FF), Fernanda Soma (LC), Eva Amuchastegui (LC), Yanyie Tran (FF) Line Producer: Sofia Arissian, Eric Zheng Animation Director: Federico Radero Art Director: Santiago Oddis Illustrators: Lucas Andreu, Gianluca Patti, Emilia Calvo, Alejandro Durty Gonzalez, Jose Elgueta, Nahuel Sagarnaga, Juan Barabani, Nahuel Rollan, Franco Vecchi Compositing Supervisor: Adrián Mirandeborde Compositing: Adrián Mirandeborde, Fernando Lamattina, Alcides Izaguirre, Lui Nogueira 2D Animation & Tie Down: Appétit 3D Modeling, Shading, Lighting: Lui Nogueira, Fernando Lamattina, Agostina Carrera, Leo Dias, Juan Martin Miyagui Clean Up Supervisor: Laura Desmery Clean Up: Appétit, Facundo García, Juan Natch, Julieta Soloaga, Melisa Pighin, Clara Chini, Marcela Chiban, Nicolas Quintar Riboli Music & Sound Design: Massive Music
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tonin-terets · 2 years
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Heineken - Refresh Your Music, Refresh Your Nights - Indie vs World Music from Le Cube on Vimeo.
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dergarabedian · 2 years
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"El fotógrafo y el cartero: el crimen de Cabezas" se estrenará el 19 de mayo por Netflix
“El fotógrafo y el cartero: el crimen de Cabezas” se estrenará el 19 de mayo por Netflix
La empresa Netflix anunció el estreno de su nueva película documental “El fotógrafo y el cartero: el crimen de Cabezas” que estará disponible a partir del 19 de mayo. (more…)
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New Amsterdam (Serie TV) ★ 8.7 / 10
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TRADUZIONE: Italiano GENERE: Dramma ATTORI: Ryan Eggold, Freema Agyeman, Janet Montgomery, Tyler Labine, Jocko Sims, Alejandro Hernandez
Trama
Il dottor Max Goodwin viene nominato direttore del più antico ospedale pubblico americano. Mentre i medici e il personale si dimostrano titubanti, l'uomo punta a restituire l'istituto alle sue vecchie glorie.
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TRADUZIONE: Italiano GENERE: Dramma ATTORI: Ryan Eggold, Janet Montgomery, Freema Agyeman, Tyler Labine, Anupam Kher, Alejandro Hernandez
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wdonnait · 3 years
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Javier Bardem chi è: tutto sulla biografia dell'attore
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Javier Bardem chi è: tutto sulla biografia dell'attore
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Javier Bardem è un attore spagnolo, noto per aver recitato in tantissimi film che hanno fatto la storia del cinema.
Nel corso della sua carriera, ha ricevuto ben tre candidature agli Oscar, vincendone uno come miglior attore non protagonista (per il film “Non è un paese per vecchi).
Scopriamo qualcosa in più sulla sua vita!
Javier Bardem biografia
Nato a Las Palmas de Gran Canaria l’1 Marzo del 1969) Javier Angel Encinas Bardem ha 52 anni. È figlio di José Carlos Encinas Doussinague (morto nel ’95) e Pilar Bardem.
Da ragazzino, Javier partecipò ad una serie di competizioni sportive per il rugby a 15. Il suo ruolo fu davvero molto importante, tant’è che prese parte alle Nazionali giovanili spagnole. Non molto dopo, Bardem decise di intraprendere la strada della recitazione. Il suo debutto vero e proprio risale agli inizi degli anni ’90, con il film “Le età di Lulù” (in spagnolo Las edades de Lulù).
Da quel momento in poi, la sua carriera fu un rapido crescendo che lo portò ad una popolarità non indifferente a livello internazionale. 
L’apice del successo lo raggiunse nel 2008, anno in cui vinse il suo primo premio Oscar. E non molto dopo (esattamente nel 2012), ottenne la stella num 2484 di Los Angeles per la Hollywood Walk of Fame.  Tra le sue esperienze più significative nel mondo del cinema ricordiamo The Counselor  – Il procuratore, ma anche Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar ed Escobar – Il fascino del male.
Ad oggi, Bardem si può considerare senza ombra di dubbio uno degli attori più famosi del mondo hollywoodiano.
Javier Bardem vita privata
Che cosa sappiamo della vita privata di Javier Bardem?
Per quanto riguarda la sfera sentimentale, egli è sposato da oltre 10 anni (esattamente dal 14 luglio 2010) con Penelope Cruz.
Dal loro amore sono nati due figli, i quali si chiamano Leonardo (22 gennaio del 2011) e Luna (22 luglio 2013). Molti di voi già sapranno che Javier e Penelope hanno recitato insieme in vari film, come ad esempio Escobar – Il fascino del male, Prosciutto, prosciutto, The Counselor – Il procuratore e tanti altri ancora.
In merito alla religione, Bardem si dichiara ateo.
Javier Bardem instagram
Dov’è possibile seguire tutti gli aggiornamenti sull’attore spagnolo?
Ovviamente su Instagram! Sul social infatti, Javier ha un profilo ufficiale con la bellezza di 424 mila followers) lo potete trovare con il nickname @bardemantarctic.
Allo stesso tempo però, non ci sono molti contenuti inerenti alla sua vita quotidiana con la bella Penelope ma giusto alcuni post inerenti alle novità lavorative. Molto probabilmente, è una persona estremamente riservata.
Javier Bardem film
Quali sono i film in cui è presente Javier Bardem?
A seguire potete trovare tutte le sue esperienze nel mondo del cinema a partire dagli inizi degli anni ’90 ad oggi:
Le età di Lulù (Las edades de Lulù), con la regia di Bigas Luna (nel 1990)
Tacchi a spillo (Tacones lejanos), con la regia di Pedro Almodóvar (nel 1991)
Amo il tuo bel letto (Amo tu cama rica), con la regia di Emilio Martínez Lázaro (nel 1992)
Prosciutto prosciutto (Jamón jamón), con la regia di Bigas Luna (nel 1992)
L’amante bilingue (El amante bilingüe), con la regia di Vicente Aranda (nel 1993)
Huidos, regia di Sancho Gracia (nel 1993)
Uova d’oro (Huevos de oro), con la regia di Bigas Luna (nel 1993)
La teta y la luna, con la regia di Bigas Luna (nel 1994)
Días contados, con la regia di Imanol Uribe (nel 1994)
Il detective e la morte (El detective y la muerte), con la regia di Gonzalo Suárez (nel 1994)
Boca a boca, con la regia di Manuel Gómez Pereira (nel 1995)
Éxtasis, con la regia di Mariano Barroso (nel 1996)
Más que amor, frenesí, con la regia di Alfonso Albacete, Miguel Bardem e David Menkes (nel 1996)
L’amore nuoce gravemente alla salute (El amor perjudica seriamente la salud), con la regia di Manuel Gómez Pereira (nel 1996)
Mambrú, con la regia di Pedro Pérez Jiménez (nel 1996)
Airbag – Tre uomini e un casino (Airbag), regia di Juanma Bajo Ulloa (nel 1997)
Carne trémula (Carne trémula), con la regia di Pedro Almodóvar (nel 1997)
Perdita Durango, con la regia di Álex de la Iglesia (nel 1997)
Tra le gambe (Entre las piernas), con la regia di Manuel Gómez Pereira (nel 1999)
Seconda pelle (Segunda piel), con la regia di Gerardo Vera (nel 1999)
Anni 2000
Prima che sia notte (Before Night Falls), con la regia di Julian Schnabel (nel 2000)
Nessuna notizia da Dio (Sin noticias de Dios), con la regia di Agustín Díaz Yanes (nel 2001)
Danza di sangue – Dancer Upstairs (The Dancer Upstairs), con la regia di John Malkovich (nel 2002)
I lunedì al sole (Los lunes al sol), con la regia di Fernando León de Aranoa (nel 2002)
Collateral, con la regia di Michael Mann (nel 2004)
Mare dentro (Mar adentro), con la regia di Alejandro Amenábar (nel 2004)
L’ultimo inquisitore (Goya’s Ghosts), con la regia di Miloš Forman (nel 2006)
Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men), con la regia di Joel e Ethan Coen (nel 2007)
L’amore ai tempi del colera (Love in the Time of Cholera), con la regia di Mike Newell (nel 2007)
Vicky Cristina Barcelona, con la regia di Woody Allen (nel 2008)Biutiful, con la regia di Alejandro González Iñárritu (nel 2010)
Mangia prega ama (Eat Pray Love), con la regia di Ryan Murphy (nel 2010)
To the Wonder, con la regia di Terrence Malick (nel 2012)
Ma anche:
Skyfall, con la regia di Sam Mendes (nel 2012)
The Counselor – Il procuratore (The Counselor), con la regia di Ridley Scott (nel 2013)
Alacrán enamorado, con la regia di Santiago Zannou (nel 2013)
The Gunman, con la regia di Pierre Morel (nel 2015)
Il tuo ultimo sguardo (The Last Face), con la regia di Sean Penn (nel 2016)
Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar (Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales), con la regia di Joachim Rønning e Espen Sandberg (nel 2017)
Escobar – Il fascino del male (Loving Pablo), con la regia di Fernando León de Aranoa (nel 2017)
Madre! (Mother!), con la regia di Darren Aronofsky (nel 2017)
Tutti lo sanno (Todos lo saben), con la regia di Asghar Farhadi (nel 2018)
The Roads Not Taken, con la regia di Sally Potter (nel 2020)
Dune, con la regia di Denis Villeneuve (nel 2021)
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goginame · 5 years
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29 febbraio 2016
ALEJANDRO IÑARRITU E IL CINEMA SUPER – REALISTA
 Un’indagine comparata su Birdman, The Revenant e il concetto di super-realismo
Il penultimo film di Alejandro G. Iñarritu, Birdman, è stato un evento eccezionale nella cinematografia del regista messicano. The Revenant ne è la conferma. Formalmente, entrambi i film nascono da una sfida artistica, un duello tra l’uomo e la realtà, in cui trionfa l’immagine, come vittoria del primo sulla seconda e come suo superamento. Criticare Iñarritu e i suoi film per essere “solo cinema di superficie, o una questione di forma, di immagine per l’immagine”, “senza filosofia, senza metafisica, senza storia”, vuol dire abbattere il punto di forza di un regista, che è proprio nel potere delle sue immagini. Un critico dovrebbe essere un grande amante, allo stesso modo in cui un artista ama la sua opera – e il senso di un’opera è tutto nel gioco con la superficie.
Ciò che distingue Birdman da The Revenant, e dalla sua cinematografia, può essere spiegato proprio attraverso un’immagine: lo sguardo di Emma Stone che si rivolge verso l’alto alla fine del film. Non è tutto qui; Birdman non è solo un film su un super-eroe, sul superomismo, sulle turbe psicologiche di un attore in declino, sulla messa in scena della messa in scena. C’è la magia di un lunghissimo piano-sequenza, delle carrellate lente per i corridoi del teatro, della batteria jazz che entra ed esce dalla scena; a renderlo così vivo sono anche i livelli di pensiero che si creano al suo interno, lo ispessiscono, lo quadrimensionalizzano, lo fanno quasi uscir fuori dalla tela dello schermo. C’è meta-cinema, meta-critica e auto-critica in Birdman. La più importante definizione che sia stata data su questo film è all’interno del film stesso: super-realismo.
La direzione dello sguardo di Emma Stone nell’ultima scena è talmente decisiva per l’economia del film, da rendere, da sola, Birdman il film più positivo di Iñarritu; l’unica vera pars construens della sua opera, come 2001: Odissea nello spazio fu per Stanley Kubrick. Entrambi i film si concludono con uno sguardo e, quasi, comunicano tra loro: vediamo il bambino delle stelle che guarda la Terra alla fine di 2001, e la figlia di Riggan con lo sguardo rivolto al cielo alla fine di Birdman (Dave Bowman-Starchild =  Riggan Thompson-Birdman)
Per tutto il film ci chiediamo se i poteri di Riggan siano immaginari o reali; c’è almeno una scena in cui intuiamo che è solo immaginazione, e non è sbagliato affermare che si tratti di una proiezione del suo enorme ego. È una chiave di lettura che dà accesso a uno dei livelli di pensiero del film, quello psicanalitico per intenderci. Ma per entrare nel livello di pensiero super-realista, dobbiamo dimenticare tutto quello che sappiamo sulla psicologia e sulla letteratura – ecco, l’imprevedibile virtù dell’ignoranza.
Semmai, può esserci d’aiuto un po’ di filosofia del cinema. Un tipo di narrazione lineare, realista, concluderebbe il film con la morte di Riggan. Al contrario, se fossimo in un contesto fantascientifico, o surrealista, vedremmo Riggan fluttuare in aria davanti a tutti. Ma qui vediamo solo Sam, la figlia, che guarda verso l’alto. Il senso del super-realismo è, quindi, in uno spostamento di prospettiva delle strutture che determinano la nostra realtà. Non è più la realtà a determinare ciò che è possibile, ma l’uomo. Non siamo più noi, spettatori, a vedere Riggan volare; lo schema binario “Riggan in volo/Riggan morto” perde di senso, o meglio, viene destituito di valore. Ciò che conta è il “testimone”, che con il suo sguardo toglie la realtà dal suo stato di “fatto” e la riconsegna al mondo del possibile, così superandola. 
Per capire che cos’è super-realista, bisognerebbe dare un’occhiata alle esposizioni dell’artista russo Peter Rostovsky: il concetto principale è quello di una grande tela, spesso circolare o ovale, raffigurante un paesaggio mozzafiato, di fronte cui viene posizionato un piedistallo con in cima la sagoma di un uomo che guarda verso il dipinto. Anche da qui, si evince l’importanza del “testimone” come ponte tra lo spettatore e l’immagine; attraverso la sua figura, noi partecipiamo all’estasi dell’immagine. In una delle sue opere, vediamo aprirsi un interminabile paesaggio di montagna di fronte a due figure umane, presumibilimente due scalatori. Allo stesso modo, Hugh Glass (Leonardo Di Caprio) percorre il lungo viaggio attraverso le montagne in The Revenant. Seguendo la logica, dovremmo partecipare con lui all’estasi dell’agonia, dell’abbandono, della lotta per la sopravvivenza e, infine, della vendetta.L’idea di “super-realismo” è strettamente connessa all’idea di “iper-realtà” di Jean Baudrillard. Il filosofo francese, infatti, partendo da una parabola neo-marxista finì con il rovesciare il materialismo storico decretandone la fine, e arrivando a una visione estrema del mondo contemporaneo in cui scompare la realtà e con essa il soggetto. Come ogni grande filosofo, dunque, Baudrillard partì da una base di presupposti teorici condivisi, quelli della critica marxista, per superarli e approdare a una visione originale e positiva del mondo in cui viviamo oggi, fatto di schermi, immagini, icone, copie della realtà, simulacri. Seguì il sentiero tracciato da Nietzsche a colpi di martello e dinamite, quando al vecchio schema dualista di platoniana memoria, che opponeva il mondo vero delle idee a quello apparente, sostituì un mondo dove esistono solo l’apparenza e il segno, e “il virtuale è diventato più reale del reale”. La conseguenza più interessante del suo pensiero è che – tutto è arte. L’artista-uomo è passato dall’altra parte della tela, così annullandosi in essa. Nel mondo trans-estetico di Baudrillard non c’è più posto neanche per l’uomo. Anch’egli è divenuto segno tra segni, immagine tra le immagini, specchio tra gli specchi; la vecchia idea di “soggetto” non esiste più in questo mondo. L’idea del super-realismo parte da dove Baudrillard era approdato, cioè da quando si lasciò alle spalle tutto il dualismo della vecchia guardia, per giustificare ancora una volta, insieme a Nietzsche, il mondo come fenomeno estetico: “giacché solo come fenomeni estetici l’esistenza e il mondo sono eternamente giustificati”. Ma, in un certo senso, il filosofo francese rimase sempre un nostalgico, ancorato a uno sguardo critico della società in via di trasformazione. Il film che ha saputo dialogare meglio con lui è stato certamente The Matrix (1999). Infatti, il film dei fratelli Wachowski dovette creare due mondi separati per rappresentare l’idea di “iper-realtà”: The Matrix fu concepito all’interno di una struttura di pensiero dualistica, dominante dal pensiero antico fino alla modernità, da Parmenide a Platone, dalle religioni monoteiste fino a Cartesio; ma non più nel contemporaneo, non nel post-moderno, dove persino la critica e l’arte, il soggetto e l’oggetto, si fondono nel tutto-arte e nel tutto-oggetto. Perciò il significato del super-realismo è in questo “superamento”, dell’arte e del soggetto: l’arte è uscita dalla sua tela, facendosi mondo; il soggetto ha superato le vecchie categorie imposte dal pensiero antico e moderno per partecipare all’estasi del creato. Neanche la pura contemplazione è sopravvissuta alla catastrofe dei vecchi paradigmi.Baudrillard vedeva l’uomo schiacciato dal virtuale, come vittima di una società consumistica produttrice di mostri. Il super-realismo esce da questa trappola e fa un passo avanti nella comprensione del mondo in via di trasformazione: è l’uomo a creare il virtuale. Se il principio di realtà viene meno, ogni uomo ha il potere di creare da sé il suo mondo sopra il mondo, la sua rete sopra le reti, la sua super-realtà. Per questo, il super-uomo è diventato non solo filosoficamente possibile, ma necessario. Riggan sta volando di fronte agli occhi della figlia. Questa è la scelta simbolica fatta da Iñarritu.                                                                                                                                         Andrea Donini
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jgmail · 5 years
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Ulises, Alejandro y Eurasia
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Claudio Mutti   (publicado en Archivo Eurasia)
Hace algún tiempo releía el canto XXVI del Inferno de Dante (el célebre canto de Ulises). Como probablemente recordaréis, en cierto momento el Ulises dantesco recuerda la arenga con la que convenció a sus compañeros de singladura para atravesar las Columnas de Hércules: "O frati, dissi, che per cento milia - perigli siete giunti all'occidente (...)" (1). Esforzándome en vislumbrar algo de aquel sentido alegórico que, por declaración expresa de Dante, se haya oculto tras el sentido literal, he aventurado la siguiente conjetura: el Occidente evocado por Ulises en la "orazion picciola" es probable que no agote su significado en la acepción espacial y geográfica del vocablo "Occidente", que designa el lugar del "Sol que muere" (Sol occidens), el lugar donde acaba el cosmos humano y comienza el "mondo sanza gente" (2),el reino de las tinieblas y de la muerte.
Es por contra probable que el Occidente dantesco, habida cuenta la polivalencia del símbolo, señale también una fase temporal, así pues un sentido ulterior del discurso de Dante sería que sus compañeros, en cuanto "vecchi e tardi", han llegado "a l´occidente" de su existencia, esto es a la proximidad de la muerte.(3)
Y así como ellos representan a la humanidad europea ¿cómo no comprender, simultáneamente, que Europa debía llegar – y de hecho habría llegado precisamente en la época de Dante, en los inicios del siglo XIV- a la proximidad de esa fase histórico-cultural que, según lo que ha dicho René Guénon, "ha representado en realidad la muerte de muchas cosas"?
Pero Occidente, el lugar de las tinieblas, es también un símbolo de eso que Martin Heidegger ha denominado "el oscurecimiento del mundo".
"Mundo" –explica el propio Heidegger- "debe entenderse siempre en sentido espiritual", pues, "el oscurecimiento del mundo implica un despotenciamiento del espíritu".
Y la situación de Europa, continua Heidegger, "resulta mucho más fatal e irremediable en cuanto el despotenciamiento del espíritu proviene de ella misma".
Este despotenciamiento del espíritu, este oscurecimiento del mundo, ha tenido, según Guénon, su momento decisivo con el final de la gran civilización medieval (la última civilización relativamente normal conocida por Europa) y con el inicio de la cultura inmanentista y laica del Renacimiento. Según Heidegger, "aunque haya sido preparado desde el pasado, éste (el oscurecimiento del mundo, ndr) se ha manifestado definitivamente partiendo de las condiciones espirituales de la primera mitad del siglo XIX", verbigracia: mediante el triunfo del racionalismo contemporáneo, del materialismo, del individualismo liberal.
En cualquier caso, podemos afirmar que este oscurecimiento del mundo ha marchado en paralelo con lo que ha sido recientemente denominado "la occidentalización del mundo".
El infierno, en el fondo del cual acabó ese Ulises dantesco que abandonó Europa para adentrarse en las tinieblas occidentales, es un Occidente perenne (¡ley de la balanza!), porque la luz no alumbra allí jamás. Dante escapa de esta eterna tiniebla occidental e infernal gracias a la guía de Virgilio, el poeta del Imperio, el poeta de un Imperio que, como se dice en Paradiso, VI, 4-6, está por su mismo origen vinculado a Europa: "cento e cent´anni e più l´uccel di Dio – ne lo stremo d´Europa si ritenne, - vicino a' monti de' quai prima uscìo".(4)
En efecto, debemos recordar que, según Dante, el Águila imperial ("l´uccel di Dio") tuvo su origen "ne lo stremo d´Europa", esto es en la actual Anatolia, allí donde se alzaba Troya. Por otra parte, también Europa, la doncella "dall´ampio volto" que fue amada por Zeus y que dio su nombre a nuestro continente, era originaria de la ribera oriental del Mediterráneo.
Sería interesante pararse a considerar que para los Griegos y para los Romanos, y aún después para los hombres del Medioevo, la imagen geográfica de Europa se extendía hacia oriente mucho más que no en la edad moderna y en la contemporánea; pero esto sería otro discurso.(5)
Nosotros, que estamos aquí para hablar del "destino de Europa", debemos al contrario preguntarnos: ¿ quién señalará a Europa, en los umbrales del tercer milenio, el camino para salir del Occidente y volver "a riveder le stelle"?
La primera tarea consiste en efectuar una aclaración. Debemos por tanto restablecer los verdaderos términos de la relación que se establece entre Europa y Occidente, relación de natural oposición y de antagonismo; debemos refutar una escandalosa sinonimia que, impuesta por los vencedores occidentales de la Segunda Guerra Mundial, ha sido aceptada por los Europeos de la forma más acrítica e ignorante.
El concepto Occidente es relativamente nuevo y resulta sinónimo casi de modernidad; por consiguiente, como visión del mundo, Occidente es esencialmente otro respecto al espíritu que preside las manifestaciones de la civilización europea tanto en la Antigüedad como en el Medioevo.
Es cierto que la civilización occidental trata a menudo de identificar sus propias raíces con alguna de las fases histórico-culturales a través de las cuales se ha ido configurando Europa, es decir, la antigua Grecia, el mundo romano o la Cristiandad latino-germánica.
Sin embargo, es preciso objetar que, si la modernidad es "desencanto del mundo", resulta cuando menos aventurado presentar como antecedente de la civilización occidental a la cultura griega, esto es una cultura que no produce solamente anticipaciones del pensamiento moderno como el racionalismo sofistico y el mecanicismo atomista, sino que se expresa también (y sin duda en mayor medida y con mayor intensidad) en los Misterios órficos y eleusinos, en la teología de la historia de Herodoto, en la metafísica de los Presocráticos, de Platón y de Aristóteles, en la poesía religiosa de Esquilo y de Píndaro, en la teurgia y en la mística de los platónicos.
Y ni siquiera está claro en función de qué lógica Occidente tendría el derecho a remitirse a la civilización romana, que en realidad se funda precisamente sobre aquello que es más escandaloso desde el punto de vista de la modernidad, a saber: sobre la identificación del ámbito religioso con el jurídico y político. Una identificación que posteriormente se ha vuelto a dar si acaso bajo el Islam de ningún modo en la civilización occidental.
Por otro lado, el Imperio de Roma, como posteriormente también el Imperio Bizantino y el Imperio de los Otomanos, no fue un imperio occidental, sino una gran síntesis mediterránea y, en cierto medida, eurasiática. Incluso el Sacro Romano Imperio pareció recuperar una dimensión de este género, cuando, con Federico de Suabia, la corte imperial se trasladó a Palermo y el Emperador extendió su autoridad sobre Jerusalén y otras partes de Palestina. La misma Alemania, que en tanto imagen histórica del Imperio medieval ha seguido siendo hasta 1945 das Reich, "el Imperio", ha buscado siempre su propio espacio no hacia occidente, sino hacia oriente.
* * *
Volviendo a Ulises, recuerdo haber leído en alguna publicación que el Odiseo homérico, "fue el viajante (sic) de la modernidad". Una vulgaridad de este tipo, que revela la necesidad de la modernidad de inventarse una galería de antepasados, es posible precisamente porque la esencia del Odiseo homérico, prototipo del homo Europaeus, ha sido tergiversada por la propia modernidad.
De hecho, para la percepción moderna Odiseo no es lo que era para los Griegos, a saber: el anèr polytropos que, alentado por la nostalgia de los Orígenes y asistido por Atenea, es decir por el Intelecto divino, lucha contra las fuerzas inferiores y, tras un largo cautiverio en la isla occidental de Eea, retorna a una patria "central", a una "tierra del medio", que simboliza esencialmente la perfección primordial del estado humano.
La modernidad ha desfigurado al Odiseo homérico convirtiéndolo en un héroe cultural a su propia imagen y semejanza; así, colocado ante un espejo deformante, el homo Europaeus nos devuelve la imagen falaz del homo Occidentalis.
Existe luego una variante "filosófica", por llamarla de algún modo, de la misma vulgaridad: el Odiseo que describe a Penélope el lecho matrimonial tallado con la madera del olivo (el lecho de Odiseo es en realidad el símbolo homérico del Axis Mundi) según Horkheimer y Adorno sería, mira por donde, el "prototipo del burgués (que) tiene, en su smatness un hobby", aquello de "háztelo tú mismo". Los autores de la Dialéctica del iluminismo completamente ignorantes del auténtico significado del héroe homérico, han creído poder identificar, tras la máscara de Odiseo, el rostro del burgués occidental que da comienzo al desarrollo racionalista liberándose de la superstición y ejercitando su dominio sobre la naturaleza y sobre los hombres.
El Odiseo de los rabinos de (la Escuela de) Frankfurt se convierte de este modo en la metáfora de ese poder racional de dominio que se organiza como saber sistemático y tiene como sujeto al burgués occidental, "en las formas sucesivas –así lo escriben ellos – del esclavista, del libre emprendedor, del administrador".
Sin embargo, tal metáfora se basa en una típica reducción de lo superior a lo inferior, puesto que Adorno y Horkheimer identifican indebidamente el intelecto (principio de orden universal) con la razón (facultad específicamente humana, limitada, relativa e individual). Ahora bien, Odiseo, prototipo del homo Europaeus, es concretamente un símbolo del intelecto, es decir del principio espiritual que trasciende la individualidad y con ella el conjunto de elementos psíquicos y corporales, representados en el poema homérico por los compañeros del héroe.
El periplo de la Escuela de Frankfurt, nacido por iniciativa de un grupo de judíos liberales, concluye su ciclo desembocando finalmente en una explícita adhesión al judaísmo. Poco antes de morir, Horkheimer recomendó el "retorno a Yahvé" y la "eterna espera" de un Mesías que, dicho por el propio Horkheimer, no vendrá nunca. Esta posición será retomada y desarrollada por los llamados nouveaux philosophes André Glucksmann y Bernard Henri-Lévy.
Ahora, por lo que respecta a la irreductibilidad del Odiseo homérico, prototipo del homo Europaeus, a la visión judaica y a la visión moderna, nos remitimos a las palabras de un autorizado representante del pensamiento judeo-cristiano, Sergio Quinzio, el cual en Radici ebraiche del moderno afirma que no sólo la concepción griega del tiempo, sino también la concepción griega del espacio es circular, dado que el espacio odisíaco transcurre de Itaca a Itaca. El tiempo y el espacio de los Griegos –escribe Quinzio- "son el tiempo y el espacio del eterno retorno, en los que nada realmente nuevo puede suceder. Viceversa, como el tiempo judaico es lineal, así también el espacio judaico es lineal, va desde la tierra de esclavitud hacia la tierra prometida".
Por lo demás, ya Emmanuel Levinas había contrapuesto en términos de antítesis irreductible el retorno odisíaco y el éxodo bíblico, así como las figuras de Odiseo y de Abraham: el Abraham de la representación bíblica, naturalmente, porque bien distinta resulta la figura del Profeta Ibrahim tal como es trazada en el Corán; el cual rechaza de plano (ad. es. III, 60) (6) la caracterización judía y cristiana del Patriarca de Ur, haciendo de éste último un representante de la Tradición Primordial. "Al mito de Ulises que retorna a Itaca –escribe Levinas en La traccia dell'altro – querríamos contraponer la historia de Abraham que deja para siempre su patria por una tierra aún desconocida y que prohíbe a su criado volver a llevar a su hijo hasta aquel punto de partida".
Evocando a este Abraham bíblico y antiodisíaco, prototipo de los "padres peregrinos" que abandonaron Europa para establecerse en el continente occidental, Levinas ha dado forma al contramito del déraciné: una especie de "contramito fundador" de la Zivilisation occidental, en la que tiene un peso relevante lo que René Guénon llama el "aspecto 'maléfico' y desviado del nomadismo". En cualquier caso, Levinas ha tenido el mérito de contraponer explícitamente al prototipo mítico del homo Europaeus el prototipo contramítico y antitradicional del homo Occidentalis.
* * *
Así con toda justicia, se ha dicho que la Odisea, junto a la Ilíada, constituye lo que se ha calificado como la Biblia de los Griegos, del mismo modo que la Eneida será la Biblia de los Romanos. Si queremos usar un lenguaje consecuente con esta metáfora, debemos afirmar que Homero ha sido el primer profeta de Europa y que sus poemas han constituido la más antigua revelación religiosa manifestada a los Europeos.
En una página llena de pathos nietzscheano, el gran filólogo clásico e historiador de las religiones Walter Otto describe la visión homérica contraponiéndola implícitamente a la judeo-cristiana, en los siguientes términos:
"Homero se convierte en la Biblia de los Helenos (...) También su revelación tuvo un gran eco, pero mucho más viril, más fiel a la vida, más respetuosa con la realidad que el mensaje de espíritus trastornados, en contienda consigo mismos y con la vida. La religión en la que el pueblo debía ser instruido había sido primeramente revelada al corazón de los más nobles y de los más gentiles. (...) La religión de Homero era religión revelada según la opinión cierta y humana de que todo gran pensamiento es hijo de la divinidad" (W. Otto, Spirito classico e mondo cristiano, La Nuova Italia, Firenze, 1973, p.25).
En un escrito de 1931 que, investigando los orígenes del espíritu europeo, identifica en la herencia homérica la prefiguración de nuestra identidad de Europeos, Walter Otto vuelve a hablar de Homero:
"El no es por lo tanto solamente el maestro que ha creado en Europa la primera gran poesía, dando por escrito la ley viviente del arte poético europeo. No es tampoco solamente el destinado a elevarse a expresión del ser griego de modo tan grande y profundo que su obra se convierte en genio formativo de toda la nación. El es también para nosotros, aún hoy, no obstante los avatares históricos, aquél que proclama admirablemente la vida y el mundo. (....) De hecho, a través de él el espíritu griego, y con él el europeo, ha encontrado su primera expresión, que permanece válida hasta la fecha. Y si comprendiéramos de modo correcto su palabra, quizás también el significado de la ciencia y de la filosofía griegas nos mostraría su más profundo significado." (W. Otto, Lo spirito europeo e la saggezza dell'Oriente, SEB, Milano 1997, p. 11).
Junto a Homero, el otro gran maestro de la antigüedad europea es Platón. No por casualidad otro filósofo judío y liberal, Karl Popper, ha asignado a Platón el papel de padre espiritual de la corriente de "enemigos de la sociedad abierta", una corriente que partiendo del pensamiento platónico llega a los totalitarismos del siglo XX.
Popper aparte, la República de Platón resulta fundamental con relación al reconocimiento de la originaria Weltanschauung europea, porque en dicha obra encontramos expuesta de forma transparente y orgánica esa doctrina de la trifuncionalidad que, según Georges Dumézil, constituyó la característica propia de todas y cada una de las sociedades indoeuropeas, tanto de Europa como de Asia.
Como es sabido, los estudios realizados por Dumézil en el dominio de la historia de las religiones y de la lingüística han demostrado que los pueblos indoeuropeos más allá del parentesco idiomático, poseen una estructura mental específica y una concepción peculiar del hecho religioso, de la sociedad, de la soberanía, de las relaciones entre el hombre y la Divinidad. En definitiva, Dumézil ha sacado a la luz una común Weltanschauung indoeuropea, una visión del mundo plena de implicaciones teológicas y político-sociales, según la cual la comunidad puede vivir y prosperar gracias sólo a la colaboración y a la solidaridad de las tres funciones de soberanía, fuerza y fecundidad. La primera función (la soberanía) corresponde a lo sagrado, al poder y al derecho; la segunda (la fuerza) corresponde a la actividad guerrera; la tercera (la fecundidad) corresponde a la producción y a la distribución de los bienes materiales.
Ahora, si en la estructura religiosa y social ilustrada por Dumézil se manifiesta una exigencia fundamental de la más profunda mentalidad indoeuropea; si la denominada "ideología trifuncional" es una característica inherente a la mentalidad del Europeo; si ella es una de esas estructuras latentes que resultan indisociables de la cultura y el espíritu de un pueblo y si conservan de algún modo a través de las generaciones, tan es así que todavía en la Edad Media la composición de la sociedad era establecida por las tras categorías de los oratores, bellatores e laboratores y que tal tripartición sobreviviera de alguna forma hasta la Revolución Francesa – entonces sería lícito hacerse la siguiente pregunta: ¿En qué medida la concepción trifuncional puede encarnar una via para volver a pensar el mundo y la vida en términos adecuados a nuestra cualidad de Europeos?
Sobre esta interrogación no sería superfluo reflexionar seriamente.
De momento, bastaría con hacer notar que la organización liberalcapitalista de la sociedad es típica no de la civilización europea, sino de la civilización occidental. El lema de tal organización podría ser la frase proverbial que circula en los Estados Unidos: Whatever is good for General Motors is also good for the USA.(7)
De hecho, el liberal capitalismo, surgido de la Revolución Francesa con la rebelión de la tercera función, el Tercer Estado, contra las otras dos, representa por una parte el poder efectivo del elemento económico sobre el político y sobre el militar, mientras que por otro lado conlleva una penetración de la mentalidad mercantil en las capas de la sociedad.
Una sociedad normal, al contrario, es aquella en la cual gobierna la función soberana; una sociedad es aquella en la que lo político prevalece sobre lo económico.
El propio concepto de Europa debe ser contemplado a la luz de la ideología trifuncional. Más allá de las simples relaciones comerciales (tercera función), más allá de los problemas propios de la defensa común (segunda función), Europa debe afrontar la cuestión principal, que es la de su soberanía (primera función).
Este proyecto solo puede extraer su sustento de una sola fuente: nuestra tradición más auténtica.
En 1935 Martin Heidegger decía de los Alemanes de entonces lo que hoy podría decir de los Europeos en general:
"Este pueblo podrá forjarse un destino solo si es capaz de provocar en sí mismo una resonancia (...) y si sabe captar su tradición de forma creadora. (...) Y si la gran decisión concerniente a Europa no debe realizarse en el sentido de una aniquilación, solamente se realizará mediante el despliegue, a partir de este centro, de nuevas fuerzas históricas espirituales".
En otros términos: si Europa tiene todavía un futuro y si nosotros queremos encontrar una solución europea para su futuro, debemos volvernos hacia nuestros orígenes, interrogar a los maestros más antiguos de nuestra cultura y –creemos poder añadir- poner en marcha aquellas ideas que constituyen la herencia espiritual específicamente europea.
* * *
Alguno podría objetar que el punto de vista del antecitado Walter Otto, resumible en una fórmula del tipo "La Weltanschauung homérica o sea Europa", debe ser actualizado y sustituido por aquel que hallamos sintetizado en el célebre título de Novalis, La cristiandad o sea Europa.
En todo caso, el corolario de tales fórmulas, que reivindican ambas a Europa, podría ser. "La modernidad o sea Occidente". En realidad, como recuerda Franco Cardini en Nosotros y el Islam (8), "el concepto Occidente es relativamente nuevo y parece de por sí inseparable del de modernidad".
Si en cuanto visión del mundo Occidente es sinónimo de modernidad y es por ello esencialmente otro respecto al espíritu que rigió las manifestaciones de la civilización europea en la antigüedad y en la Edad media, también como elemento del simbolismo geográfico Occidente se opone a Europa de forma radical.
Aquí conviene poner en evidencia una realidad elemental, que la cultura convertida en hegemónica ha intentado oscurecer a toda costa. Basta con echar una ojeada a cualquier atlas geográfico para darse cuenta que el Occidente del mapamundi terrestre coincide con el continente americano y con las aguas oceánicas que lo rodean. Europa no es Occidente, porque se encuentra en el hemisferio oriental y es parte integrante de esa unidad continental llamada Eurasia. Así, si Europa tiene una relación de continuidad o de contacto natural con otras partes del mundo, éstas no son América, sino Asia y África. Todo esto, aun sin decirlo, el propio Cardini nos induce a pensarlo cuando abre una interrogación de este tipo: ¿Pero el ecuador es realmente una línea divisoria también en términos culturales o económicos –y de poder- más nítida del meridiano atlántico que separa el continente europeo del americano?
La tesis de la localización occidental de nuestro continente es por otra parte desmentida por la configuración geográfica de las construcciones imperiales que han unificado zonas más o menos amplias del espacio europeo. Los imperios de Alejandro, de Roma, de Bizancio, de los Otomanos fueron grandes síntesis euroasiáticas y mediterráneas. Incluso el Sacro Romano Imperio pareció recuperar una dimensión de este género, cuando, con Federico II de Suabia, la corte imperial se trasladó a Palermo y el mismo Emperador extendió su autoridad sobre Jerusalén y otras zonas de Palestina. La misma Alemania, que en tanto imagen histórica del Imperio medieval ha seguido siendo hasta 1945 das Reich, "el Imperio", ha buscado siempre su propio espacio no hacia occidente, sino hacia oriente.
Más allá de la extensión en el espacio que han alcanzado realmente y de la incidencia temporal de los efectos de ellas derivados, todas las acciones políticas que han tratado de unificar el continente han contribuido a consolidar el tejido euroasiático, más allá de las divisiones políticas, de las diferencias étnicas y de las contraposiciones culturales.
* * *
Si es cierto que los mitos implican una serie de significados sobrepuestos al literal, no sería del todo ilegítimo buscar en ese difundido arquetipo que nos habla del desmembramiento de un dios (Prajââ`pati, Osiris, Zagreus, etc.) y del posterior origen del cosmos a partir de sus miembros dispersos, un significado relacionado con el origen de la geografía terrestre. ¿Que son en realidad el conjunto de las tierras emergidas, si no un cuerpo, dividido en esas cuatro o cinco partes que hemos convenido en llamar continentes?
Tratemos primeramente de establecer el número de estos últimos, porque es posible enumerar cuatro (Eurasia, África, Oceanía, América) o quizás cinco (Eurasia, África, Oceanía, América septentrional, América meridional). A partir de su número, podremos aplicar a la geografía de nuestro planeta una analogía u otra. De hecho, para un esquema cuaternario valdrá el simbolismo de los cuatro elementos constitutivos del cosmos (aire, agua, fuego, tierra), mientras que el eje central corresponderá al elemento invisible y central, la quinta esencia, el éter.
Para un esquema quinario, viceversa, será posible aplicar el simbolismo del cuerpo humano. En tal caso, si imaginamos a los cinco continentes como partes de un cuerpo análogo al del ser humano, podríamos decir que Eurasia constituye la parte central y esencial, la que contiene la cabeza y el tronco, alojando dentro de sí pues el corazón, el cerebro y todos los demás órganos vitales, mientras que los otros cuatro continentes (África, Oceanía y las dos Américas) representan las cuatro extremidades del cuerpo.
Efectivamente, todas las regiones más importantes desde el punto de vista de la economía espiritual se hallan concentradas en Eurasia. A partir de centros euroasiáticos se han irradiado las influencias tradicionales que han alcanzado posteriormente al resto del planeta: desde el chamanismo siberiano más arcaico, que a través de migraciones protohistóricas se ha extendido por las dos Américas, hasta la revelación coránica que ha sellado el ciclo tradicional de la presente humanidad y se ha difundido igualmente más allá de los límites de Eurasia. Y esto por citar solo dos, la más antigua y.la más reciente, entre las formas tradicionales que se han manifestado originariamente en el suelo euroasiático.
Pero quisiera concluir planteando para vuestra reflexión otro mito, del cual se desprende toda la futilidad del concepto de Occidente entendido como realidad en sí misma, mientras que resulta a posteriori afirmada la conformidad de la idea del Imperio en el espacio euroasiático.
Se trata del mito de Alejandro y particularmente de la caracterización que de él ha sido realizada desde la tradición islámica, la cual en la Sura de la Caverna del Corán asigna al "Bicorne" una función no solo imperial, sino también escatológica (9). Según el simbolismo puesto de relieve desde este específico contexto tradicional, la marcha emprendida por Alejandro Magno a lo largo de la línea oeste-este traduce en el plano geográfico esa modalidad "expansiva" que la doctrina islámica denomina "amplitud". Ahora bien, "amplitud" y "exaltación" son dos términos que corresponden a las dos fases del Viaje Nocturno del Profeta Muhammad, paradigma del camino iniciático que alcanza la realización suprema.
De hecho, Fadlall`h al-Hindî ha afirmado: . "Sea la exaltación sea la amplitud han alcanzado su perfección en el Profeta, que Dios lo bendiga y le dé la Paz". Pero aquí es preciso añadir que, según un dicho tradicional del Profeta mismo, Alejandro ha sido entre todos los hombres el más semejante a él.
Y esto no solamente porque Alejandro cruza la tierra en su extensión horizontal, de oeste a este, sino también porque, según otro dicho [hadiz] atribuido al Mensajero de Dios, después de la fundación de Alejandría de Egipto el Macedonio fue llevado al cielo por un ángel. Por otra parte, las historias relativas al descenso de Alejandro al fondo del mar y a su ascensión celeste hasta la esfera del fuego han tenido amplia difusión ya sea en Oriente como en la Europa medieval.
De este modo, la figura de Alejandro puede remitirse, por los significados que conlleva, a una doctrina íntegra del Sacro Imperio, pues él, habiendo desarrollado todas sus posibilidades según los dos sentidos horizontal y vertical, es al mismo tiempo poseedor de la realeza y del sacerdocio, es simultáneamente rex y pontifex. Y su figura se coloca en el trasfondo del espacio euroasiático, que constituye no sólo el escenario histórico, sino la proyección espacial misma correspondiente a la idea del Imperio.
NOTAS
(1)NdelT.- "OH hermanos –dije-, que tras cien mil / peligros a occidente habéis llegado(...)"(XXVI, 112-13). Divina Comedia. Seguiremos siempre la traducción y edición de Giorgio Petrocchi y Luis Martínez de Merlo, Cátedra, Madrid, 1998;
(2)NdelT.- "... el mundo inhabitado" (XXVI, 117);
(3)NdelT.- "Viejos y tardos ya nos encontrábamos/ al arribar a aquella boca estrecha/ donde Hércules plantara sus columnas (...)" (XXVI, 106,108)
(4)NdelT.- "más de cien y cien años se detuvo /en el confín de Europa aquel divino/ pájaro, junto al monte en que naciera(...)"
(5)NdelT.- Resulta curioso que actualmente, en la estela de cierto discurso de Estado francés, algunos pájaros no precisamente divinos, graznen contra la supuesta "europeidad" geográfica y –sobre todo- política de Turquía, confundiendo sus propios prejuicios étnico-religiosos euro-sionistas con los orígenes sagrados indo-arios de la civilización europea;
(6)NdelT.- Debe tratarse de un error tipográfico. En realidad, las aleyas dedicadas a Ibrahim/Abraham comienzan en III, 65 y ss. Por ejemplo: "Abraham no fue judío ni cristiano, sino que fue hanif [monoteísta primordial], sometido a Dios, no asociador." (III, 67) Alcorán, edición y traducción de Julio Cortés y Jacques Jomier, Herder, Barcelona, 1986)
(7)NdelT.- Lo que es bueno para la General Motors es bueno para los Estados Unidos.
(8)NdelT.- Existe traducción española: Franco Cardini. "Nosotros y el Islam. Historia de un malentendido", Crítica, Barcelona, 2002;
(9)NdelT.- Alcorán, XVIII, 83-98;
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newamsterdam3x13ita · 3 years
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Trama
Il dottor Max Goodwin viene nominato direttore del più antico ospedale pubblico americano. Mentre i medici e il personale si dimostrano titubanti, l'uomo punta a restituire l'istituto alle sue vecchie glorie.
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tmnotizie · 5 years
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GROTTAMMARE – Giovedì 5 marzo (inizio ore 21) è in scena al Teatro delle Energie, per il cartellone Energie Vive Focus #19_20 proposto da Comune su progetto di Profili Artistici e AMAT con il contributo di MiBACT Direzione Generale dello Spettacolo e Regione Marche, Le tre vecchie da Alejandro Jodorowsky realizzato dalla compagnia Teatro Cast con la regia di Alessandro Marinelli. Interpreti gli attori Rossana Candellori, Romana Romandini, Silvia Maria Speri, Elisa Maestri.
In un ospedale psichiatrico, due vecchie sorelle vengono sottoposte a una seduta in cui sono invitate a ricordare il loro passato. Il loro atteggiamento è ostile e all’inizio entrambe tentano di falsificare gli eventi, fino a che cominciano a cedere e, come in un giallo, ripercorrono a ritroso i traumi e gli accadimenti dolorosi che le hanno segnate.
“È l’abisso– scrive Marinelli – ciò che più m’interessa indagare, la genesi d’un comportamento non allineato. Perché ciò che è diverso è spesso demonizzato. Invece, prima d’ogni altra cosa, ciò che è diverso dovrebbe essere compreso”.
Informazioni e biglietti: biglietti di posto unico in vendita a 15 euro alla Biglietteria del Teatro delle Energie (via Ischia, tel. 331 2693939) aperta il giorno di spettacolo dalle ore 19.30. Info e prevendite AMAT 071/2072439 www.amatmarche.net, Call Center dello spettacolo delle Marche 071/2133600. On line su www.vivaticket.it
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tonin-terets · 2 years
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Heineken - Refresh Your Music, Refresh Your Nights - K-Pop vs Rap from Le Cube on Vimeo.
Internet dance routines and impressive floor work break out side by side by K-pop stars and hip hop artists.
Credits Client: Heineken Agency: BBH Singapore, Le Pub and Leo Burnett Production Co: Final Frontier Animation Studio: Le Cube Director: Ralph Karam Executive Producers: Chris Colman (FF), Gus Karam (FF), Fernanda Soma (LC), Eva Amuchastegui (LC), Yanyie Tran (FF) Line Producer: Sofia Arissian, Eric Zheng Animation Director: Federico Radero Art Director: Santiago Oddis Illustrators: Lucas Andreu, Gianluca Patti, Emilia Calvo, Alejandro Durty Gonzalez, Jose Elgueta, Nahuel Sagarnaga, Juan Barabani, Nahuel Rollan, Franco Vecchi Compositing Supervisor: Adrián Mirandeborde Compositing: Adrián Mirandeborde, Fernando Lamattina, Alcides Izaguirre, Lui Nogueira 2D Animation & Tie Down: Appétit 3D Modeling, Shading, Lighting: Lui Nogueira, Fernando Lamattina, Agostina Carrera, Leo Dias, Juan Martin Miyagui Clean Up Supervisor: Laura Desmery Clean Up: Appétit, Facundo García, Juan Natch, Julieta Soloaga, Melisa Pighin, Clara Chini, Marcela Chiban, Nicolas Quintar Riboli Music & Sound Design: Massive Music
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italianaradio · 5 years
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I 20 film del decennio preferiti da Hollywood
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I 20 film del decennio preferiti da Hollywood
I 20 film del decennio preferiti da Hollywood
I 20 film del decennio preferiti da Hollywood
La fine del 2019 è anche la fine di un decennio di grande cinema, che ha dato modo di riflettere sullo stato dell’industria attraverso la nascita di nuovi generi e la rielaborazione di altri già ben noti, dall’immortale “vecchia maniera” in cui si realizzavano i film un tempo alle nuove sperimentazioni tecnologiche e linguistiche. Il tutto arricchito da vecchi maestri ancora in attività e nuove voci che promettono di scrivere pagini memorabili della settima arte negli anni a venire.
La conclusione di un decennio così ricco e variegato non manca di dar vita a numerose classifiche su ciò che è stato il meglio e il peggio di questi anni. Tra queste si situa il sondaggio lanciato dal magazine The Hollywood Reporter, che ha chiesto proprio a chi lavora nell’industria hollywoodiana di indicare i propri film preferiti di questo decennio. Al sondaggio hanno dunque partecipato oltre 3.500 membri dell’industria, dalle cui risposte è stato possibile stipulare la seguente classifica.
Ecco quali sono i 20 film del decennio preferiti da Hollywood.
Il discorso del re
Il film Il discorso del re, diretto nel 2010 da Tom Hooper conquista la ventesima posizione della classifica, affermandosi come uno dei film più amati in quel di Hollywood. Interpretato dagli attori Colin Firth, Geoffrey Rush ed Helena Bonham Carter, il film ripercorre la storia del re Giorgio VI, costretto a combattere con i propri problemi di balbuzie in vista dell’annuncio dell’ingresso dell’Inghilterra nella Seconda Guerra Mondiale.
Presentatosi con ben 12 nomination ai premi Oscar, il film trionfò in quattro delle principali categorie, rispettivamente miglior sceneggiatura originale, miglior attore protagonista, miglior regista e miglior film.
  Chiamami col tuo nome
Luca Guadagnino dirige, nel 2017, Chiamami col tuo nome, che si afferma come uno dei più apprezzati dell’anno. Il film ottiene infatti numerosi riconoscimenti, tra cui quattro nomination ai premi Oscar, trionfando poi nella categoria miglior sceneggiatura non originale. Il film è interpretato dagli attori Timothée Chalamet, Armie Hammer e Michael Stuhlbarg.
Tratto dall’omonimo romanzo, il film è ambientato nel nord Italia del 1983 ed ha per protagonista Elio, un precoce 17enne, la cui raffinatezza e le doti intellettuali gli suggeriscono che è già un adulto a pieno titolo ma c’è ancora molto di innocente e prematuro in lui. Un giorno, Oliver, un affascinante studioso americano arriva come tirocinante estivo con il compito di aiutare il padre di Elio, un eminente professore. In mezzo a quello splendido ambiente soleggiato, Elio e Oliver scoprono l’inebriante bellezza del desiderio risvegliato nel corso di un’estate che cambierà per sempre le loro vite.
C’era una volta a… Hollywood
Tra i più amati film del 2019 c’è C’era una volta a… Hollywood, il nuovo lungometraggio di Quentin Tarantino con un cast d’eccezione comprendente Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Damian Lewis, Dakota Fanning, Bruce Dern, Emile Hirsch, Luke Perry, Clifton Collins Jr., Keith Jefferson, Timothy Olyphant, Kurt Russell, Michael Madsen e Margaret Qualley.
La storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton, ex star di una serie televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth. Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Nel pieno degli eventi, Rick scopre inoltre di avere un vicino di casa molto famoso: l’attrice Sharon Tate.
Wonder Woman
Tra i cinecomic che hanno contribuito al successo del genere troviamo Wonder Woman, diretto da Patty Jenkins e interpretato dall’attrice Gal Gadot. Il film si è rivelato un enorme successo di pubblico, nonché uno dei film targati DC più apprezzati dalla critica e dal pubblico. Tale successo ha fatto sì che la casa di produzione confermasse un sequel, atteso per il 2020.
Al centro della storia del film, vi è il racconto sulle origini dell’Amazzone più famosa dei fumetti e del cinema: Diana, alias Wonder Woman. Cresciuta su un’isola paradisiaca e addestrata dalla zia Antiope per diventare una guerriera invincibile, la sua vita cambia nel momento in cui incontra il Capitano Steve Trevor, un affascinante pilota americano, i cui racconti riguardo alle violenze della Grande Guerra convincono Diana a lasciare la sua terra, certa di poter porre fine al conflitto. Ella parte così alla volta del fronte, profondamente turbata poiché crede che la guerra che sta mietendo migliaia di vittime sia in realtà opera del Dio Ares, tornato in cerca di vendetta.
Hunger Games
Film del 2012, Hunger Games è il primo capitolo di una delle saghe fantasy di maggior successo del decennio. Con protagonista Jennifer Lawrence, il film, tratto dall’omonimo romanzo, racconta la storia di Katniss Everdeen e del Tributo Peeta Mellark che, dopo aver vinto la 74esima edizione degli Hunger Games, sono costretti a cambiare vita e abbandonare familiari e amici, per intraprendere il cosiddetto Tour della Vittoria..
Accolto positivamente dalla critica, questo è stato il film più visto della saga, che ha fatto registrare ottimi incassi e ha consacrato la carriera della sua protagonista. Tale successo ha poi permesso la realizzazione dei successivi capitoli della serie.
Bohemian Rapsody
La biografia sul celebre cantante Freddie Mercury era un progetto cullato a lungo da Hollywood, e dopo una lunga gestazione è infine stato realizzato con il film Bohemian Rapsody, diretto da Bryan Singer con Rami Malek nei panni del celebre frontman dei Queen. Il film segue la storia della band dalla sua formazione sino all’iconica esibizione al Live Aid.
Grande successo di critica e pubblico, il film ha ottenuto importanti riconoscimenti cinematografici, vincendo tra gli altri premi ben quattro Oscar, come miglior montaggio, miglior montaggio sonoro, miglior sonoro e miglior attore protagonista.
Il diritto di contare
Il film Il diritto di contare, con protagoniste le attrici Taraji P. Henson, Octavia Spencer e Janelle Monae è tratto dal romanzo Hidden Figures, e racconta la storia vera della matematica, scienziata e fisica afroamericana Katherine Johnson, che collaborò con la NASA, sfidando razzismo e sessismo, tracciando le traiettorie per il Programma Mercury e la missione Apollo 11.
Il film ricevette importanti riconoscimenti all’interno dell’industria, venendo nominato ai premi Oscar per il miglior film, la miglior attrice non protagonista e la miglior sceneggiatura non originale.
Mad Max: Fury Road
Tra i più acclamati film del decennio vi è Mad Max: Fury Road, diretto da George Miller con protagonisti Tom Hardy e Charlize Theron. La pellicola è il quarto capitolo della serie dedicata a Mad Max, nonché una rivisitazione dei precedenti capitoli. Il film ha ricevuto numerosi premi e candidature, venendo nominato a dieci Oscar e aggiudicandosene sei.
Ambientato in un futuro distopico e post apocalittico in cui benzina ed acqua sono risorse quasi esaurite, Max Rockatansky si trova ad unire le forze con la guerriera Furiosa per sfuggire ad Immortan Joe, leader di un culto, e al suo esercito.
The Social Network
Indicato come uno dei migliori film del decennio, The Social Network è l’ennesima grande opera di David Fincher, che a partire dalla sceneggiatura di Aaron Sorkin dà vita ad una grande riflessione sulla piattaforma che ha cambiato il mondo della comunicazione.
Interpretato dagli attori Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake e Armie Hammer, il film ripercorre la fondazione di Facebook e l’ascesa al potere mediale da parte di Mark Zuckerberg. Indicato come una vera e propria lezione di cinema, il film tratta in modo particolarmente intelligente l’avanzamento dei nuovi media che oggi sono parte imprescindibile della vita quotidiana.
Birdman
Diretto dal messicano Alejandro Gonzáles Iñarritu, il film Birdman si è affermato come uno dei più memorabili del decennio, girato con la tecnica del piano-sequenza e arricchito da interpretazioni divenute iconiche. Nominato a nove premi Oscar, il film trionfò poi come miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia.
Con gli attori Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton, Emma Stone e Naomi Watts, il film è una brillante riflessione sulla celebrità, i pregi e i demoni che alimenta in chi la vive e chi invece vorrebbe farne parte. All’interno del film, inoltre, si ritrovano numerose altre tematiche particolarmente attuali nel mondo dello spettacolo, e che impreziosiscono il già brillante film.
Le amiche della sposa
Tra le più popolari e apprezzate commedie del decennio vi è Le amiche della sposa, che ha consacrato il talento comico di Kristen Wiig e ha reso celebre l’attrice Melissa McCarthy, nominata all’Oscar proprio per il suo ruolo.
Al centro delle vicende del film vi è Annie, incaricata dalla sua miglior amica Lillian di fare da damigella d’onore al suo matrimonio. L’impresa si rivela tuttavia più ardua del previsto nel momento in cui Annie dovrà scontrarsi contro Helen, determinata a soffiarle il ruolo di damigella per conquistare le grazie della sposa.
Argo
Con Argo, Ben Affleck ha consacrato la propria carriera da regista. Il film ha infatti ricevuto ottimi apprezzamenti da parte della critica americana e internazionale, vincendo tre premi Oscar tra cui quello per il miglior film. Interpretato dallo stesso Affleck e dagli attori John Goodman, Alan Arkin e Bryan Cranston, il film è inoltre riconosciuto come uno dei più bei lungometraggi realizzati negli ultimi anni.
Basato sul romanzo Master of Disguise: My Secret Life in the CIA, di Tony Mendez, il film si concentra sull’operazione segreta congiunta tra Stati Uniti e Canada per liberare sei cittadini americana rifugiatisi nell’ambasciata canadese nel contesto della rivoluzione iraniana avvenuta a Teheran nel 1979.
Harry Potter e i doni della morte – Parte 1
Nei primi anni di questo decennio giunge al termine una delle saghe fantasy che hanno contribuito alla ridefinizione del genere. Harry Potter e i doni della morte – Parte 1 è infatti il primo dei due capitoli dedicati all’ultimo romanzo della celebre serie, e porta a conclusione le gesta del celebre mago Harry Potter.
Interpretato nuovamente dagli attori Daniel Redcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Ralph Fiennes, Michael Gambon, Alan Rickman e Helena Bonham Carter, il film ha ottenuto l’apprezzamento da parte dei fan di tutto il mondo, incantando nuovamente grandi e piccoli con lo scontro tra il bene e il male, ambientato nel magico mondo ideato dalla scrittrice J. K. Rowling.
A Star Is Born
Presentato con successo alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2018, il film A Star Is Born segna l’esordio alla regia per l’attore Bradley Cooper, che sceglie come protagonista la cantante Lady Gaga. Indicato come uno dei film più belli ed emozionanti dell’anno, questo è il remake nonché terzo rifacimento del musical È nata una stella, del 1937.
Al centro della storia vi sono Jackson Maine, musicista alcolizzato e in lento declino, ed Ally, che viene scoperta proprio da Jackson in un night club, dove si esibiva come cantante. Grazie all’aiuto di lui, la ragazza inizia ad ottenere una popolarità sempre maggiore, ma se la sua stella sembra brillare sempre di più, quella di Jackson al contrario finisce con lo spegnersi, incrinando inevitabilmente il loro rapporto.
La La Land
Il giovane regista Damien Chazelle ripensa il genere musical con l’apprezzato film La La Land, interpretato da Ryan Goslin ed Emma Stone. Il film è un tripudio ad un cinema e ad una musica oggi quasi caduti nel dimenticatoio, e che Chazelle riporta alla ribalta con il suo atipico musical, premiato con sei Oscar.
Protagonisti sono Mia e Sebastian, lei con aspirazioni nel mondo del cinema e lui in quello della musica. I due si completano e formano una coppia inseparabile, ma le loro carriere esigeranno un sacrificio inevitabile, che li porrà dinanzi a difficili scelte di coppia.
Avengers: Endgame
Avengers: Endgame giunge a conclusione di un percorso intrapreso oltre dieci anni prima dai Marvel Studios, i quali hanno contribuito significativamente a ridefinire il concetto di cinema nell’ultimo decennio, dando vita ad un nuovo genere: il cinecomic. Il film raccoglie inoltre all’interno del proprio cast alcuni dei più celebri attori oggi presenti ad Hollywood:  Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, e Brie Larson.
Il film è ambientato dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War, con l’universo in rovina a causa del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.
Inception
Christopher Nolan è uno dei registi che più di altri ha rivoluzionato l’industria negli ultimi anni. Con i suoi film ha continuamente sfidato la nozione di Tempo, adattandola alle proprie necessità e dando vita a racconti avvincenti e cinematograficamente unici. Nominato a otto premi Oscar, tra cui miglior film, il film riportò vittorie per la miglior fotografia, il miglior sonoro, il miglior montaggio sonoro e i migliori effetti speciali.
Con Inception, interpretato da Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Ellen Page, Josep Gordon-Levitt, Michael Caine e Marion Cotillard, il regista ci porta a fare la conoscenza di Dom Cobb, il quale possiede una qualifica speciale: è in grado di inserirsi nei sogni altrui per prelevare i segreti nascosti nel più profondo del subconscio. Contattato da Saito, un potentissimo industriale giapponese, Cobb si troverà alle prese con la missione che potrebbe cambiargli la vita.
Black Panther
Black Panther è il film che ha consacrato i cinecomic, venendo nominato come miglior film ai premi Oscar e riportando le vittorie per la miglior scenografia, i migliori costumi e la miglior colonna sonora. Rivelatosi un successo planetario, il film ha inoltre incassato 700 milioni in USA e 1,3 miliardi in tutto il mondo, diventando il secondo film Marvel con il maggior incasso domestico di sempre.
In Black Panther, il protagonista, interpretato dall’attore Chadwick Boseman, deve affrontare un vecchio nemico che ha messo in discussione la sua leadership e minaccia la stabilità del Wakanda. Tra gli altri interpreti del film si annoverano Michael B. Jordan, Lupita Nyong’o, Danai Gurira, Daniel Kaluuya, Letitia Wright e Angela Bassett.
12 anni schiavo
Con 12 anni schiavo, l’acclamato regista Steve McQueen si è consacrato al grande pubblico, realizzando un film tratto dall’omonima biografia di Solomon Northup, uomo di colore che nel 1841 viene privato della sua libertà e venduto come schiavo. Da qui ha inizio la sua massacrante vita nei campi, passando di padrone in padrone, continuamente esposto ai rischi che la schiavitù comporta.
Il film ha contribuito a consacrare la carriera dell’attore Chiwetel Ejiofor, che qui recita accanto agli attori Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Brad Pitt e Lupita Nyong’o. Nominato ad otto premi Oscar, il film fu premiato per l’attrice non protagonista, la sceneggiatura non originale e come miglior film.
  Scappa – Get Out
La prima posizione della classica spetta al film Scappa – Get Out, film diretto nel 2017 da Jordan Peele. Di genere horror, ma con sfumature satiriche, il film è un’angosciante e sinistra critica socio-politica riguardo al moderno liberalismo negli Stati Uniti d’America.
Protagonista del film è l’attore di colore Daniel Kaluuya, che nell’incontrare i genitori della sua ragazza bianca si troverà a dover fare i conti con comportamenti sempre più strani e inquietanti, scoprendo ben presto terribili segreti. Il film si è rivelato uno dei maggiori successi economici dell’anno, ricevendo inoltre il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale a fronte di quattro nomination, tra cui quella per il miglior film.
Get Out
Fonte: THR
  Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
I 20 film del decennio preferiti da Hollywood
La fine del 2019 è anche la fine di un decennio di grande cinema, che ha dato modo di riflettere sullo stato dell’industria attraverso la nascita di nuovi generi e la rielaborazione di altri già ben noti, dall’immortale “vecchia maniera” in cui si realizzavano i film un tempo alle nuove sperimentazioni tecnologiche e linguistiche. Il […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Gianmaria Cataldo
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elcaribeno-24 · 7 years
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Diaz Ballester resalta aportes y visión Dr. Luis Heredia Bonetti
Santo Domingo, R.D., Junio, 2017 –Durante un Especial Almuerzo Empresarial celebrado en esta ciudad, en la cual participo como Orador Invitado, el Honorable Tomas P. Regalado, Alcalde de la Ciudad de Miami, destaco la creciente y dinámica actividad comercial y turística con el Distrito Nacional, el Gran Santo Domingo, y la Republica Dominicana en general, en especial vías el puerto y aeropuerto de Miami-Dade, enfatizando la relevancia de la gran concentración de residentes e inversionistas dominicanos, con su natural influencia en la construcción y los bienes raíces, como en los negocios.
El alcalde Regalado, recientemente escogido entre los 11 alcaldes más influyentes de los Estados Unidos, el único hispano, relato también sus interesantes encuentros con el presidente de la Republica, Danilo Medina, como con el alcalde del Distrito Nacional, David Collado.
Por su lado, Pedro Diaz Ballester, presidente de la FEDERACION DOMINICANA INTERNACIONAL de NEGOCIOS, TURISMO & DESARROLLO, Inc., organizador del exitoso evento, enfoco que continúa, en su 5to aniversario de fundación, con los objetivos de aumentar negocios, comercio y transporte internacional, beneficiando banca, finanzas, turismo, salud, seguros, la academia, y otros diversos sectores, entre La Florida, Miami-Dade, y la Ciudad de Miami, con la República Dominicana.
Reconocimientos Alcalde y Heredia Bonetti:
Durante el Almuerzo Empresarial, en celebración del 5to Aniversario de la FEDERACION, Diaz Ballester entrego sendos y motivados Reconocimientos, in memoriam al Dr. Luis Heredia Bonetti, por sus valiosos aportes a la dominicanidad, en especial vía la fundación y dedicación por al menos 20 años, de la valorada “Semana Dominicana en los Estados Unidos”, el cual fue recibido por familiares cercanos, así como al Honorable Tomas P. Regalado, Alcalde de la Ciudad de Miami, destacando su apoyo a la comunidad dominicana en Miami, como su novedosa valoración y exaltación de figuras y organizaciones dominicanas, en áreas empresariales, deportivos, culturales, académicas.
Alcalde entrega Reconocimiento y Proclama:
El Almuerzo Empresarial también sirvió de marco para celebrar la Independencia de los ESTADOS UNIDOS de America, como para que el Alcalde Regalado realizara Reconocimiento al empresario de Miami, Efrain Sora, por su labor filantrópica por décadas, en beneficio de jóvenes estudiantes del interior del país. De igual manera, Jose Alvarez, asistente del Alcalde, leyó la Proclama de la Ciudad de Miami, designando el 4 de Julio como “Dia de The Ballester Business Group”, considerando sus aportes a Miami, vía sus medios de comunicación, eventos y otras acciones, con motivo de su “40 Aniversario”, el cual fue entregado por el Alcalde de Miami a Diaz Ballester, presidente del grupo empresarial radicado en la Republica Dominicana y La Florida.
Personalidades en el Almuerzo:
Entre las personalidades asistentes se encontraban la Vice Ministra de Comercio Exterior, del Ministerio de Industria, Comercio y Mipymes, licenciada Yahaira Sosa Machado, el Vicepresidente Ejecutivo de la Cámara Americana de Comercio de la R.D. (AMCHAMDR), William Malamud, el presidente de la Federacion Dominicana de Cámaras de Comercio (FEDOCAMARAS), licenciado Claudio Fernandez Marti, la presidenta de la Asociacion de Constructores y Promotores de Viviendas, ingeniera Maria Gaton, junto a importantes directivos de ACOPROVI, el presidente de la Confederación Patronal de la Republica Dominicana (COPARDOM), licenciado Fermin Acosta Javier, el Dr. Modesto Guzman, Director General del INPOSDOM, abogado Jose Alvarez, Asistente del Alcalde de Miami, licenciado Ramon Baez Guerra, presidente de la Federacion de Asociaciones Industriales (FAI), Efrain Sora, presidente Sora Global, en Coral Gables, Jose Francisco Regalado, Experto Medioambientalista en Miami, licenciado Jose Alejandro Aybar, Rector Universidad del Caribe (UNICARIBE), licenciada Rosemary Santana, Directora de Comunicaciones, UNICARIBE COLLEGE, en Miami, licenciada Belkis Cocco de San Miguel, presidenta de la Asociacion Dominicana de Mujeres Empresarias (ADME), licenciada Carmen Rosa Anico, presidenta Asociacion de Profesionales y Empresas Inmobiliarias (AEI), por la Asociacion de Industria y Comercio de Santo Domingo Este, su presidente Joaquin Hilario, junto a varios directivos, el presidente de la Confederación Dominicana de la Pequeña y Mediana Empresa (CODOPYME), ing. Issaachart Burgos, así como altos ejecutivos de BANRESERVAS, DOMEX, Russin, Vecchi & Heredia Bonetti, y de Jimenez, Cruz, Pena, entre otros.
La Federacion Internacional del Socio # 5 a nivel mundial del estado de la Florida y 3ro de Miami, la República Dominicana, con apoyo de importantes cámaras de comercio, federaciones y asociaciones empresariales, logro generar un evento conveniente para el incremento de las relaciones y tantas oportunidades aun por desarrollar entre Miami-Santo Domingo.-.
………
Sobre la Federacion Dominicana Internacional de Negocios y Turismo: 
La Federacion Dominicana Internacional de Negocios, Turismo & Desarrollo,  es la Cámara Dominico Internacional de Comercio sin fines de lucro, más dinámica en los Estados Unidos, creada para el desarrollo exitoso de negocios internacionales, comercio, turismo, transporte, construcción, bienes raíces, pequeñas y medianas empresas, tecnología, mercadeo, entre los Estados Unidos de América, Washington, D.C., el estado de la Florida, el sur de la Florida y el condado Miami-Dade, con el sector privado y el gobierno de la República Dominicana,  así como algunos otros países, a fin de incrementar relación positiva y mayores resultados.-. 
  Ha generado concurridos Almuerzos de Negocios & Turismo, Expos de Negocios & Turismo, Misiones Comerciales desde y hacia Dominicana y Miami, como los novedosos Dominican Style Business & Tourism Networking’, la Cena Empresarial de Reconocimientos en Miami, Seminarios, Paneles, Conferencias, entre otros, y continúan desarrollando un extenso calendario de actividades para promover, difundir e incrementar oportunidades en estos renglones, entre estos destinos.
  Para obtener más información sobre próximos eventos, membresía, contactos, y actividades de la FEDERACION, puede comunicarse vías [email protected], (305)901-6390, (829) 547-0129. o en la página www.dominicanintlbusinessfed.org
  PIES FOTOS:
– El Alcalde de Miami, Tomas Regalado, se dirige a los presentes en el Almuerzo Empresarial de la Federacion Dominicana Internacional;
– Pedro Diaz Ballester, Presidente de la Federacion Internacional de Negocios y Turismo, motiva sus reconocimientos;
– El honorable Tomas Regalado, entrega a Pedro Diaz Ballester la Proclama de la Ciudad de Miami, en el 40 Aniversario de Ballester Group;
-El Alcalde de Miami, comparte con ejecutivos y lideres empresariales dominicanos, en el exitoso evento.
Alcalde Miami enfoca crecientes oportunidades negocios internacionales, turismo e inversiones con Santo Domingo Diaz Ballester resalta aportes y visión Dr. Luis Heredia Bonetti Santo Domingo, R.D., Junio, 2017 –Durante un Especial Almuerzo Empresarial celebrado en esta ciudad, en la cual participo como Orador Invitado, el Honorable Tomas P.
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tonin-terets · 2 years
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Heineken - Refresh Your Music, Refresh Your Nights from Le Cube on Vimeo.
Made to bring fans together over a shared love for music of all genres, we crafted an animation for Heineken packed with sonic switch-ups and colorful explosions. Produced with Final Frontier for BBH Singapore and Leo Burnet Vietnan, the film shows a DJ unleashing an incredible sonic eruption along with a handsome passionate lineup of performers, from K-pop stars to jazz musicians, the very moment he spins his records.
Credits Client: Heineken Agency: BBH Singapore, Le Pub and Leo Burnett Production Co: Final Frontier Animation Studio: Le Cube Director: Ralph Karam Executive Producers: Chris Colman (FF), Gus Karam (FF), Fernanda Soma (LC), Eva Amuchastegui (LC), Yanyie Tran (FF) Line Producer: Sofia Arissian, Eric Zheng Animation Director: Federico Radero Art Director: Santiago Oddis Illustrators: Lucas Andreu, Gianluca Patti, Emilia Calvo, Alejandro Durty Gonzalez, Jose Elgueta, Nahuel Sagarnaga, Juan Barabani, Nahuel Rollan, Franco Vecchi Compositing Supervisor: Adrián Mirandeborde Compositing: Adrián Mirandeborde, Fernando Lamattina, Alcides Izaguirre, Lui Nogueira 2D Animation & Tie Down: Appétit 3D Modeling, Shading, Lighting: Lui Nogueira, Fernando Lamattina, Agostina Carrera, Leo Dias, Juan Martin Miyagui Clean Up Supervisor: Laura Desmery Clean Up: Appétit, Facundo García, Juan Natch, Julieta Soloaga, Melisa Pighin, Clara Chini, Marcela Chiban, Nicolas Quintar Riboli Music & Sound Design: Massive Music
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