#Affiori
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DENTRO ME
Progredisco nel volto assorto. Soliloquio a bocca chiusa nell’inerzia di affiori lontani germinati da un concreto emblema di nostalgia. Conche e passaggi fuggitivi indugi ideali mossi tra silenzi parole e ironie. Impalpabilità dell’istante resa esistenziale d’ un sussurro flebile scivolato su un connubio improprio sospeso lieve a un fortunale arcano… @Silvia De Angelis
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[Let your hair down][Margherita Massari]
Let your hair down racconta la storia di una giovane donna che decide di affrontare i demoni del passato. Un romanzo perfetto per chi ama le storie di crescita personale e di rinascita.
Segreti, bugie e capelli sciolti: una storia che ti toccherà il cuore Titolo: Let your hair downScritto da: Margherita MassariEdito da: AffioriAnno: 2024Pagine: 202ISBN: 9791255791782 La trama di Let your hair down di Margherita Massari “Let your hair down” è un’espressione inglese che indica il momento in cui una persona decide di rompere gli indugi e aprire il proprio cuore. In questo…
#2024#Affiori#famiglia#fiction#gay#Giulio Perrone Editore#Italia#Let your hair down#LGBT#LGBTQ#LGBTQIA+#libri gay#Margherita Massari#Narrativa#narrativa italiana
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Talvolta m'ingegno di mostrare il mio lato peggiore, spesso affettando un cinismo insincero.
Non so bene perché.
Forse voglio solamente occultare quel po' di poesia che m'è rimasta nel cuore, temo affiori nei momenti di debolezza.
(Raffaello Mastrolonardo)
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Il bambino senza scarpe di Ilaria Porziani
E’ uscito in libreria il romanzo Il bambino senza scarpe di Ilaria Porziani. Edito da Giulio Perrone per la collana Affiori, Il bambino senza scarpe di Ilaria Porziani racconta la scomparsa di un bambino di circa un anno: Simone. Il padre cade nella disperazione più totale a causa dei sensi di colpa che hanno portato al rapimento, e tenta ogni possibile strada per ritrovare il figlio. La…
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"Scrivimi addosso" - Sara Manuela Cacioppo - Affiori/Giulio Perrone Editore
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Affiori e scompari nelle parole quel che sfugge loro impregna il mio petto.
Nazim Hikmet
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Solo una sigaretta, il rumore dei tasti lungo la tastiera e i miei demoni che affiorano. Tu che affiori e non anneghi mai demone tra i demoni dallo sguardo gelido e distaccato dinnanzi alla mia bocca spalancata mentre urlo che questa volta, giuro, è l'ultima. Anche se poi non è mai l'ultima, tu lo sai bene e continui a trafiggermi con le tue parole velenigee le tue lune storte ché tanto poi tutto si raddrizza non appena mi sfiori e ridi beffardo mentre stringi quell'anima che t'ho donato. Ed a me non resta che una sigaretta, il rumore dei tasti lungo la tastiera e tu demone tra i demoni veleno e antidoto che non passi mai.
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Affiori e scompari nelle parole: quel che sfugge loro impregna il mio petto.
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Sei fiume in piena.
Ti sento.
M'invadi.
Mi percorri.
Indietreggi.
Affiori.
Mi bagni.
M'accechi in impetuose onde.
Riempi ogni solco.
Alle mie acque ti mesci.
Inebri la bocca.
Ecciti la mente.
Scivoli sui fianchi.
In me ti riversi.
Copioso.
Rovente.
Amore.
P. N.
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Disegno della tua voce nella riva del sogno, scogliere di cuscini con quest’odore di costa vicina, quando gli animali buttati nella cala, le creature di sentina odorano l’erba e per i ponti si arrampica un tremito di pelle e di furioso godimento. Allora mi capita di non conoscerti, aprire l’occhio di questa lampada a cui sfuggi coprendoti il viso con i capelli, ti guardo e non so più se ancora una volta affiori dalla notte con il disegno esatto di quest’altra notte della tua pelle, con il ventre che palpita la sua respirazione soave, abbandonata appena nella nostra tiepida spiaggia da un leggero colpo di risacca. Ti riconosco, salgo per il profumo dei tuoi capelli fino a questa voce che nuovamente mi sollecita, contempliamo nello stesso tempo la doppia isola sulla quale siamo naufraghi e paesaggio, piede e arena, anche tu mi sollevi dal nulla con il tuo sguardo errabondo sul mio petto e sul mio sesso, la carezza che inventa nella mia cintura il suo galoppo di puledri. Nella luce sei ombra e io sono luce, sono la luce della tua ombra e tu gettata nelle alghe fingi l’ombra del mio corpo, quando la sua angusta fronte ferisce le pietre e proietta come un fragore di voragine all’altro lato, un territorio che inutilmente investe e brama. Ombra della mia luce, come raggiungerti, come inguainare questo balenio nella tua notte! Allora c’è un istante segreto in cui gli occhi cercano negli occhi un volo di gabbiani, qualcosa che sia orbita e richiamo, una consacrazione e un labirinto di pipistrelli, ciò che sorgeva nell’oscurità come un gemere a tentoni, una pelle che si raffreddava e scendeva, un ritmo rotto, si muta in convivenza, parola d’ordine, strappo del vento che si infrange contro la vela bianca, il grido della vedetta ci esalta, corriamo insieme fino a che la cresta dell’onda zenitale ci travolge in una interminabile cerimonia di spume, e ricominciano i naufragi, il lento nuoto verso le spiagge, il sogno bocconi fra meduse morte e i cristalli di sale dove arde il mondo.
― Julio Cortázar
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Disegno della tua voce nella riva del sogno,
scogliere di cuscini con quest’odore di costa vicina,
quando gli animali buttati nella cala, le creature di sentina
odorano l’erba e per i ponti si arrampica
un tremito di pelle e di furioso godimento.
Allora mi capita di non conoscerti, aprire l’occhio di questa lampada
a cui sfuggi coprendoti il viso con i capelli,
ti guardo e non so più
se ancora una volta affiori dalla notte
con il disegno esatto di quest’altra notte della tua pelle,
con il ventre che palpita la sua respirazione soave
abbandonata appena nella nostra tiepida spiaggia
da un leggero colpo di risacca.
Ti riconosco, salgo per il profumo dei tuoi capelli
fino a questa voce che nuovamente mi sollecita,
contempliamo
nello stesso tempo la doppia isola sulla quale siamo
naufraghi e paesaggio, piede e arena,
anche tu mi sollevi dal nulla
con il tuo sguardo errabondo sul mio petto sul mio sesso,
la carezza che inventa nella mia cintura il suo galoppo di puledri.
Nella luce sei ombra e io sono luce, sono la luce della tua ombra
e tu gettata nelle alghe fingi l’ombra del mio corpo,
quando la sua angusta fronte ferisce le pietre e proietta
come un fragore di voragine all’altro lato, un territorio
che inutilmente investe e brama.
Ombra della mia luce, come raggiungerti,
come inguainare questo balenio nella tua notte!
Allora c’è un istante segreto
in cui gli occhi cercano negli occhi un volo di gabbiani,
qualcosa che sia orbita e richiamo,
una consacrazione e un labirinto di pipistrelli,
ciò che sorgeva nell’oscurità come un gemere a tentoni,
una pelle che si raffreddava e scendeva, un ritmo rotto,
si muta in convivenza, parola d’ordine, strappo
del vento che si infrange contro la vela bianca,
il grido della vedetta ci esalta,
corriamo insieme fino a che la cresta
dell’onda zenitale ci travolge
in una interminabile cerimonia di spume,
e ricominciano i naufragi, il lento nuoto verso le spiagge,
il sogno bocconi fra meduse morte e i cristalli di sale
dove arde il mondo.
Julio Florencio Cortázar
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[Pazzainculo e altri racconti rabbiosi][Valentina Gambino]
Stanca delle solite storie? "Pazzainculo" è una boccata d'aria fresca, un racconto audace e provocatorio sulla vita delle donne contemporanee.
Ironia e rabbia: Valentina Gambino smaschera le fragilità dell’essere umano Titolo: Pazzainculo e altri racconti rabbiosiScritto da: Valentina GambinoEdito da: AffioriAnno: 2024Pagine: 78ISBN: 9791255791768 La trama di Pazzainculo e altri racconti rabbiosi di Valentina Gambino Tra ironia e amarezza, Pazzainculo e altri racconti rabbiosi rappresenta una critica tagliente alle ipocrisie della…
#2024#Affiori#fiction#gay#Giulio Perrone Editore#Italia#LGBT#LGBTQ#LGBTQIA+#Narrativa#narrativa italiana#Pazzainculo e altri racconti rabbiosi#Valentina Gambino
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Il sospetto nei confronti delle proprie stesse parole si produce ogni volta che la distinzione fra il pubblico e il privato perde il suo senso. Che cosa hanno vissuto, infatti, gli abitanti dei campi? Un evento storico-politico (come - poniamo - un soldato che ha partecipato alla battaglia di Waterloo) o un’esperienza strettamente privata? Né una cosa né l’altra. Se era ebreo ad Auschwitz o donna bosniaca a Omarska, è entrato nel campo non per una scelta politica, ma per quanto aveva di più privato e incomunicabile: il suo sangue, il suo corpo biologico. Eppure proprio questi fungono ora da criteri politici decisivi. Il campo è, in questo senso, davvero il luogo inaugurale della modernità: il primo spazio in cui eventi pubblici e privati, vita politica e vita biologica diventano rigorosamente indistinguibili. In quanto è stato reciso dalla comunità politica e ridotto a nuda vita (e, per di più, a una vita «che non merita di essere vissuta»), l’abitante del campo è, infatti, persona assolutamente privata. Eppure non c’è un solo istante in cui egli possa trovar rifugio nel privato e proprio questa indiscernibilità costituisce l’angoscia specifica del campo.
Kafka è stato il primo a descrivere con precisione questo particolare genere di luoghi, che da allora ci è diventato perfettamente familiare. Ciò che rende tanto inquietante e, insieme, comica, la vicenda di Joseph Κ., è che un evento pubblico per eccellenza - un processo - si presenta invece come un fatto assolutamente privato, in cui l’aula del tribunale confina con la camera da letto. Proprio questo fa del Processo un libro profetico. E non tanto - o non solo - per i campi. Che cosa abbiamo vissuto negli anni ottanta? Una delirante, solitaria vicenda privata o un momento decisivo nella storia italiana e planetaria, carico di eventi fino a scoppiare? È come se tutto ciò di cui abbiamo fatto esperienza in questi anni fosse caduto in una zona opaca di indifferenza, in cui tutto si confonde e diventa inintellegibile. I fatti di Tangentopoli, ad esempio, sono eventi pubblici o privati? Confesso che non mi è chiaro. E se il terrorismo è stato veramente un momento importante della nostra recente storia politica, com’è possibile che esso affiori alla coscienza solo attraverso la vicenda interiore di alcuni individui, come pentimento, senso di colpa, conversione? A questo scivolare del pubblico nel privato fa riscontro il pubblicizzarsi spettacolare del privato: il cancro al seno della diva o la morte di Senna sono vicende pubbliche o personali? E come toccare il corpo della pornostar, in cui non c’è un centimetro che non sia pubblico? Eppure è da questa zona d’indifferenza, in cui le azioni dell’esperienza umana vengono svendute, che dobbiamo oggi partire. E se chiamiamo campo questa zona opaca d’indiscernibilità, è ancora dal campo che dobbiamo allora ricominciare.
Giorgio Agamben, In questo esilio. Diario italiano 1992-94.
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e poi, in mezzo ai tanti sulla riva, affiori tu...
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Quando accumuliamo dello stress, la mia amica e io facciamo spesso gite in auto come questa, e ce ne stiamo sedute in silenzio. Di tanto in tanto una si lamenta di qualcosa, l’altra risponde con uno scherzo. E succede a volte, come in questa occasione, che dal fondo della mia memoria affiori qualcosa di utile, un vecchio ricordo che aiuta a sentirsi meglio.
E così prima di andarcene lasciamo cadere un po’ di cose tristi nel paesaggio.
-Il corpo sa tutto-Farfalla nera (di Banana Yoshimoto)
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