#AI e imprese
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INTELLIGENZA ARTIFICIALE: AMICH (FDI) PRESENTA ALLA CAMERA IN ANTEPRIMA EUROPEA UNO STUDIO SULL’IA DI EIT DIGITAL. Roma
Roma 25 febbraio 2025 – “Oggi ho avuto l’onore di presentare in anteprima a livello europeo la relazione di EIT Digital, un’organizzazione internazionale sostenuta dall’Unione Europea. L’evento, alla presenza dell’ad di EIT Digital Federico Menna, si è svolto alla Camera dei Deputati, a sottolineare l’importanza di affrontare in sede istituzionale un tema cruciale come l’intelligenza artificiale,…
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Siamo al paradosso.. Nel nostro Paese abbiamo imprese che hanno ormai piu' della meta' della loro forza lavoro composta da immigrati ( ex irregolari); abbiamo imprese agricole che campano sulle spalle di una immigrazione completamente irregolare pagata 3-5 euro l'ora, quando va bene ; un'edilizia che senza questa gente sarebbe un ricordo come lo sono i dinosauri; grandi e piccoli proprietari immobiliari che affittano le loro case agli immigrati perche' rendono il doppio; ristoratori, pizzerie, alberghi e artigiani vari che senza quel tipo di manodopera non alzerebbero piu' le loro serrande; famiglie a cui servono domestici e badanti per curare le loro case e i loro anziani altrimenti sarebbe una catastrofe sociale ma poi, tutti insieme e tra scroscianti applausi, sono la base militante di un governo che ha come bandiera principale la cacciata degli stranieri dal sacro territorio italico, dando la colpa di "certe presenze indesiderate" ai partiti di sx. Un appoggio convinto e inossidabile. Dire paradosso lo trovo anche limitante. A me pare roba da alta psichiatria. Come e' da psichiatria una opposizione che non sa evidenziare certe condizioni di un popolo "chiagni e fotti", non sa usare l'arma del sarcasmo o non la vuole usare per non irritare il "buon patriota". Una come la Schlein non la sveglia nemmeno la tromba di Rin-tin-tin perche' non sa proprio di cosa parla e non conosce i trucchi del fare opposizione. Per esempio, il decreto flussi in approvazione. Cosa costa proporre un emendamento piccolo ma che puo' creare scompiglio? Visto che parliamo di manodopera da far venire in Italia richiesta dagli imprenditori, il documento principe dovrebbe essere il passaporto (o documento simile) e piu' di tutti, il visto d'ingresso. Sei entrato in Italia dopo la data di richiesta? Ok..Eri in Italia da prima o non hai un documento? Allora sei un clandestino! Niente regolarizzazione e il datore di lavoro multato per 10mila euro per non aver rispettato le norme di richiesta che vanno fatte solo per persone che arrivano dai loro Paesi di origine.... Ci vuole un genio per certe proposte come opposizione? Fa schifo vedere poi i fan di certe propagande barcollare come vecchi ubriachi e balbettare ma..ma..ma.. perche' sanno che il Paese andra' a catafascio senza certa manodopera? E dai, cavolo!! Svegliaa !!! @ilpianistasultetto
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e lo facevano nel nome dell’interesse pubblico a “evitare la disinformazione” e “limitare l’anarchia sul web”: “Non è che questi tycoon privati si possono sentire al di sopra delle leggi!”
E fin qui, avremmo a che fare con una tesi politica, una tesi straordinariamente ottusa, ma formalmente rispettabile come tutte le affermazioni politiche.
Solo che poi mi è sovvenuto che su quelle stesse pagine, proprio le stesse, durante la pandemia si giustificava la censura sui social, anche quando era totalmente e manifestamente pretestuosa, e lo facevano nel nome del fatto che “dopo tutto i social sono imprese private, e fanno quello che gli pare; se non ti piace, puoi sempre andartene”.
Questo, per dire, veniva sbattuto in faccia quando veniva chiusa la propria pagina per un mese per aver pubblicato un articolo del British Medical Journal che contrastava la narrazione ufficiale (ogni riferimento a cose e persone riconoscibili è puramente intenzionale).
Dunque finché censura in linea con la narrativa ufficiale è un'impresa privata libera di fare fa quel che gli pare, quando non censura è un'impresa privata che deve essere messa in riga nel nome dell'interesse pubblico.
Ora, la questione che mi si pone è l’eterno dilemma: “Ci sono o ci fanno?” Vedo infatti solo due interpretazioni possibili, che potremmo chiamare, per darci un nome icastico, l’interpretazione alla Carlo Maria Cipolla e l’interpretazione alla Sartre.
La prima interpretazione accetta la possibilità che questa gente, nonostante spesso si tratti di affermati professionisti, giornalisti, persino accademici, molto semplicemente sia così sconfortantemente scema da non vedere la contraddittorietà dei propri criteri.
In effetti una profonda verità del più citato dei libri di Cipolla (peraltro, grande storico) è che “La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.” (II legge fondamentale).
E a questa verità, per sconfiggere la mia incredulità, si affianca la Prima Legge: “Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.”
La seconda interpretazione assume invece che questi soggetti non siano stupidi, ma siano in malafede. Diciamo che è gente così in malafede che persino la loro malafede soffre di malafede.
Questa genia è disposta serenamente a qualunque menzogna, contraddizione, doppio e triplo standard purché ciò si attagli ai propri interessi del momento.
Qui l’onnicomprensività della malafede semplicemente ha abolito le funzioni di verità, viste come orpelli inutili.
Avremmo dunque a che fare con il cinismo utilitaristico più conclamato, dove ogni appello al vero e all’integrità sarebbe sconfitto in partenza dalle esigenze pragmatiche correnti.
C’è, tuttavia, temo una terza interpretazione, che fonde entrambe le precedenti.
A metterci sulla buona strada è ancora una volta Cipolla, questa volta con la Terza Legge: “Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita."
Dovremmo fare spazio all’amara possibilità che l’abolizione di ogni criterio di verità, integrità, ragione nel nome di una concezione utilitaristica del vero (“Proclamo come vero ciò che mi serve”), abbia finito per creare le condizioni per la più perfetta stupidità: la stupidità in malafede, che avendo perduto ogni contatto con il vero e il reale non è più nemmeno in grado di percepire il proprio porco interesse.
Questo è il più grande dei pericoli, in cui se non mi inganno stiamo sguazzando: la presenza diffusa di un gran numero di persone disposte a mentire, distorcere, falsificare opportunisticamente, ma senza più nemmeno la capacità di percepire cosa sia nel loro, per quanto meschino, interesse.
Ecco a voi il Male.
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Stefano Bonaccini
Attaccare frontalmente i nostri sindaci e i nostri amministratori regionali mentre l’emergenza è ancora in corso e il sistema di protezione civile è impegnato a soccorrere le persone, significa non avere rispetto né delle comunità alluvionate, né delle istituzioni. Se a farlo sono poi il Ministro Musumeci e il viceministro Bignami, per il Governo, che dovrebbe assicurare sostegno e leale collaborazione, allora siamo precipitati nel punto più basso del senso istituzionale.
Dopo l’alluvione del maggio 2023, mai registrata nella storia per quantità d’acqua caduta, come tutti sanno il Governo decise di non ascoltare il territorio e di accentrare nelle proprie mani la ricostruzione: ma con quale faccia gli esponenti dello stesso Governo e dello stesso partito scaricano oggi le responsabilità sugli amministratori locali? Dopo aver promesso il 100% il rimborso dei danni a cittadini, famiglie e imprese, i quali hanno ricevuto invece nulla. O dopo aver ricevuto dall’Unione Europea un miliardo e duecento milioni di euro da PNRR, per la ricostruzione pubblica, che ai nostri sindaci non sono mai arrivati?
L’intento è chiaro: accendere polemiche in chiave elettorale per le prossime regionali, così come fecero in previsione delle elezioni amministrative ed europee dello scorso giugno.
Un grazie immenso a tutti coloro che si stanno prodigando a soccorrere e assistere le comunità colpite.
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La “guerra dei dazi” comporta certamente il rischio di stagnazione se non di recessione: anche negli Usa (lo stesso Presidente vi ha accennato). È invece meno sicuro che essa ridia fuoco all’inflazione.
(...) Nelle ore del Grande Crollo dei listini azionari hanno recuperato valore tutti i titoli governativi Usa: una parte dei fondi in fuga dall’azionario ha cercato rifugio nei Treasury, producendo così un beneficio oggettivo per l’Amministrazione Trump. (...)
Allargando la prospettiva al segmento valutario, dall’inizio di febbraio (...) il dollaro ha ceduto sull’euro dell’8%: una sorta di dazio implicito sull’export europeo negli Usa, (...) coerente con la visione Maga della Casa Bianca (...).
Le materie prime strategiche: il petrolio (Wti) è precipitato da 80 euro al barile di metà gennaio a 62. Una cattiva notizia? Certamente per i produttori Opec (...), per la Russia o per la Norvegia (...). Appare invece una buona notizia per gli automobilisti statunitensi ed europei (...). Il prezzo del gas, (...) salito fin quasi a 60 euro a metà febbraio, oggi è ricaduto a 36, come lo scorso settembre. Sulla carta è un’altra ottima notizia per imprese e famiglie di tutto l’Occidente. (...)
Sono queste le variabili dell’approccio “shock and awe” della Casa Bianca di Trump: forzare nei primi cento, duecento, trecento giorni gli obiettivi geopolitici (e il regolamento dei conti con l’Ue è uno di questi) con un costo non insopportabile per Main Street negli Usa (...).
via https://www.ilsussidiario.net/news/spy-finanza-treasury-dollaro-petrolio-laltra-faccia-del-grande-crollo/2820053/
Forza Trump regalaci il miracolo. Non sarà comunque indolore. E' chiaro da oltre cento anni che le castagne dal fuoco ce le possono togliere solo gli americani, con buona pace di destri e sinistri locali sovente non dalla parte della soluzione, sovente costituenti IL problema; speriamo che quel che fecero al Kaiser prima, ai nazi poi, ai commie dopo, lo facciano adesso pure alla Buro-EU.
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Apprendiamo grazie a Nicola Borzi e Thomas Mackinson per il Fatto Quotidiano che Ki Group Srl, società partecipata indirettamente dal famoso sempre più ministro Santanchè, non intende affatto rimborsare 2,7 milioni di prestito Covid ricevuti dallo stato in occasione della pandemia, perché in Italia, evidentemente, lo stato dà e deve dare, ai furbi, che poi si scagliano contro i percettori del reddito di cittadinanza, forse perché si fanno dare troppo poco rispetto a quanto dia a loro, furbi appunto.
Se nelle scorse settimane si era saputo che, per evitare il fallimento e l’accusa
di bancarotta per Daniela Santanchè, la sua disastrata ex società editoriale Visibilia ha chiesto lo sconto di un terzo
del debito col Fisco e la sua relativa rateizzazione in appena 10 anni - se il fisco lo facesse con tutti sai che pacchia... -, oggi emerge che appena il 12 maggio scorso un’altra società della
galassia Canio Mazzaro – Santanchè, Ki Group Srl, che si occupa di biologico, ha avanzato al Tribunale di Milano una proposta di concordato semplificato che, se accolta, farebbe carta straccia dei 2,7 milioni di contributi pubblici
ottenuti come prestito Covid da Invitalia, dunque dallo stato, sempre minuscolo, tramite il Fondo Patrimonio Pmi.
Soldi avuti da Ki Group per pagare durante la pandemia fornitori e dipendenti, su cui ora l’opposizione chiede conto alla senatrice di FdI.
Così si legge nel ricorso presentato al Tribunale civile di Milano. E se per Visibilia il benestare allo “sconto fiscale” lo deve dare l’Agenzia delle Entrate, che dipende dal Tesoro guidato da Giorgetti (condizione già di per sé politicamente imbarazzante), ora si raddoppia nella richiesta, senza evidentemente vergogna.
Non rimborsare il prestito ottenuto da Ki Group colpirebbe direttamente lo Stato, perché Invitalia è del ministero delle Imprese guidato da Adolfo Urso, collega di partito di Santanchè.
L’imbarazzo triplica poi se si considera la questione delicatissima, soprattutto penalmente, delle certificazioni sulla Cassa Covid di Visibilia Editore, quando la Santanchè ne deteneva il 48,6%. Vicenda al centro dell’ordine del giorno della deputata PD Gribaudo che ha mandato in tilt la maggioranza,
mostrando che la difesa del ministro non è poi così granitica tra i colleghi, soprattutto gli amici di Rampelli, che forse ricordano quanto lo stesso ministro Santanchè sia stato "ballerino" nel suo passato politico.
Ragion per cui il 5 luglio “Dani” riferirà sì in aula, ma senza contraddittorio, senza dover rispondere, ma soltanto asserendo. Magari a reti unificate, come nei migliori regimi....
Il ricorso con il piano di liquidazione dei creditori di Ki Group Srl deriva dallo stop alla procedura negoziata tentata
fino a marzo scorso che – si legge –
“non ha prodotto i risultati sperati”,
mentre il realizzo degli attivi indicati nel piano procede a rilento - chissà perché è sempre così quando si iscrivono come attivi crediti difficilmente esigibili -.
Insomma, i debiti restano.
Nel frattempo le procedure concorsuali sono sospese.
Ed ecco il nuovo tentativo di salvataggio, la proposta di concordato semplificato firmata dallo studio legale Lca di Milano che fa leva sul pagamento dei lavoratori
dell’azienda al 100%.
Il piano prevede che Bioera, altra società quotata del biologico che ha visto Santanchè consigliera sino a settembre
2021 con l’ex compagno Canio Giovanni Mazzaro (il cui figlio Michele Mario
Mazzaro è azionista indiretto di Ki Group Srl nonché creditore di Bioera) rilevi marchi, partecipazioni per 1,5 milioni più un immobile sotto ipoteca da 1,1 milioni a Perugia: in tutto dovrebbe iniettare in Ki Group Srl 2,9 milioni.
Con quei fondi Ki Srl avanza la sua proposta al Tribunale: il piano prevede il
soddisfacimento PARZIALE, nella misura del 28%, dei crediti bancari garantiti all’80% dallo stato, tramite il Medio Credito Centrale.
E i fondi pubblici per il Covid? Tranquilli, cari contribuenti, quelli non saranno affatto restituiti. Zero.
A pagina 21, infatti, così leggiamo: “Non è previsto alcun soddisfacimento per i
crediti postergati". Tale è da qualificarsi quello di Invitalia, relativamente al prestito obbligazionario ai sensi del decreto del ministro dell’Economia e
delle Finanze di concerto con il ministro dello Sviluppo economico per un importo complessivo di 2,7 milioni”.
Fondi ricevuti il 18 marzo 2021: all’epoca Ki Group Srl era partecipata al 5% da Immobiliare Dani Srl, società
amministrata e posseduta al 95% da Santanchè, che era anche presidente di
Bioera, azionista di controllo di Ki Group Holding.
Ora mi domando: nel nostro ordinamento sono fissate incompatibilità per un cittadino che abbia problemi di debiti con le amministrazioni pubbliche locali; se i debiti sono - attraverso società di cui sia amministratore oltre che azionista importante - con lo stato al contrario può diventare ministro?
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“Riciclo della plastica? Una frode”, secondo il Center for Climate Integrity
https://economiacircolare.com/frode-riciclo-plastica-center-climate-integrity/
il riciclo della plastica non è altro che uno specchietto per le allodole funzionale a garantire alle imprese dei fossili e della plastica la libertà necessaria a perpetuare i loro affari, in barba agli effetti per l’ambiente e per la vita sul pianeta. “Alla base della crisi dei rifiuti di plastica – afferma CCI – c’è una campagna decennale di frodi e inganni sulla riciclabilità della plastica. Nonostante sappiano da tempo che il riciclo della plastica non è né tecnicamente né economicamente sostenibile, le aziende petrolchimiche – da sole e attraverso le loro associazioni di categoria e gruppi di facciata – si sono impegnate in campagne di marketing e di educazione pubblica fraudolente, volte a ingannare il pubblico sulla fattibilità del riciclo della plastica come soluzione ai rifiuti plastici”. Queste campagne e le attività di lobbying avrebbero “di fatto protetto e ampliato i mercati della plastica, bloccando al contempo l’azione legislativa o normativa che avrebbe affrontato in modo significativo i rifiuti e l’inquinamento da plastica”.
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PER LA PRIMA VOLTA, METÀ POPOLAZIONE DEL MONDO HA UNA COPERTURA SOCIALE

Per la prima volta, più della metà della popolazione mondiale (52,4%) beneficia di una forma di copertura sociale. Questa cifra è in aumento rispetto al 42,8% del 2015, anno in cui sono stati adottati gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
La protezione sociale (o sicurezza sociale) è l’insieme di politiche e programmi progettati per ridurre e prevenire la povertà e lo stato di vulnerabilità dei cittadini durante tutto il ciclo di vita. Questi interventi pubblici includono servizi economico-sociali come pensioni, assistenza sanitaria, sussidi di disoccupazione e assegni familiari. L’obiettivo principale è garantire un livello minimo di benessere e sicurezza economica, soprattutto per coloro che non possono ottenere un reddito sufficiente a causa di età, malattia, disoccupazione o altre circostanze. “La protezione sociale universale è fra i principali strumenti di cui disponiamo per poter garantire che la crisi climatica non aggravi le disuguaglianze e l’esclusione nelle comunità colpite” ha spiegato Gilbert F. Houngbo, Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
La protezione sociale può aiutare le persone a adattarsi e a far fronte agli shock legati al clima fornendo benefici come la sicurezza del reddito e l’accesso all’assistenza sanitaria. Inoltre, la protezione sociale può proteggere le famiglie, i lavoratori e le imprese durante la transizione verde e consentire pratiche economiche più sostenibili, il sostegno ai lavoratori attraverso la formazione e il miglioramento delle competenze per lavorare nei settori verdi. La protezione sociale garantisce inoltre che tutti i posti di lavoro siano dignitosi e siano dotati della sicurezza e dei benefici adeguati.
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Fonte: International Labour Organization; foto di Anes_Yohanes Christian
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Certi pifferai magici in questi giorni si affannano a spiegare che i dazi di Trump spingeranno i paesi europei ad abbandonare il modello mercantilista basato sull'export e a rilanciare la crescita scommettendo sui salari.
Purtroppo è una sciocchezza buona solo per esser data in pasto agli ultimi sostenitori rimasti: la verità è che gli unici che possono imporre ai Governi europei di cambiare modello di sviluppo sono... Gli europei. Fintanto che l'UE resterà stabilmente al suo posto, quindi, neppure i dazi americani potranno intaccare di una virgola l'odio ideologico di Bruxelles e Francoforte per il mercato interno. Per quanto riguarda l'Italia, è facile prevedere cosa succederà: assisteremo all'ennesima crisi economica e, mentre imprese e lavoratori soffriranno come hanno già sofferto, ai piani alti ci si limiterà ad attendere che passi la nottata.
Raccontare che la salvezza degli italiani possa arrivare da oltreoceano senza fare nulla di concreto per uscire da quella gabbia infernale chiamata Unione europea è solo e soltanto fuffa. Sappiatelo.
Ludovico Vicino
Pro Italia - Segreteria Nazionale
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"Una politica impopolare, o peggio ingannevole, non si riconosce dunque dalle sue false soluzioni, ma dai suoi falsi problemi. A me sembra che oggi questo requisito sia soddisfatto oltre ogni dubbio e oltre ogni decenza. Il dibattito politico contemporaneo può definirsi come una produzione a getto continuo di falsi problemi dove non passa giorno senza che si aggiunga nuovo fumo a una cortina di «emergenze» da mettere ogni volta in cima all'agenda: dall'«odio» al razzismo, dal patriarcato al sessismo, dallo ius soli, culturae, itinerandi, natandi degli altri alla «scarsa mobilità» dei nostri, dal sempreverde baubau del fascismo che ritorna a quello - novità dello chef - del comunismo, dal debito pubblico ai soldi pubblici che «non ci sono», dal «nanismo delle imprese» al «troppo Stato», dall'«analfabetismo finanziario» a quello «funzionale», dai mancati scontrini alle mancate nascite (ma, subito dopo, l'apocalisse della «sovrappopolazione»), dalle frontiere «da abbattere» ai dazi «anacronistici», dal troppo contante in circolo ai mancati scontrini alla corruzione «percepita», dalla genitorialità gay ai semafori, ai cessi, alla modulistica «gender equal», dall'educazione erotica degli infanti ai chemioterapici per i preadolescenti sessualmente indecisi, dal deficit di «cultura scientifica» al «ritardo digitale» che va «colmato» forzando ovunque l'uso dei calcolatori, dai «fondamentalismi» ai «nazionalismi», dal «complottismo» alle «fake news», dall'anidride carbonica al diritto di voto che deve essere riservato ai plurilaureati nei giorni pari, esteso anche ai sedicenni in quelli dispari, dalla varicella al morbillo alle altre malattie che dall'oggi al domani diventano emergenze globali e piaghe sterminatrici, ma solo se prevenibili con un vaccino, dalle autoblù alle province agli «enti inutili» al numero dei parlamentari il cui taglio, dicono, era atteso da quarant'anni (cioè da qui).
In questa cacofonia di allarmi, tutti accuratamente lontani dagli allarmi che salgono dalla più ampia base dei cittadini, si confondono fattispecie diverse: i problemi falsamente formulati (che cioè riformulano un problema reale, per nasconderlo), quelli falsamente rappresentati (che trasformano casi minoritari o controversi in questioni universali, per falsa sineddoche), i falsi d'autore (cioè problemi creati e alimentati da chi li denuncia) e i falsi tout court.
È altrettanto diffusa la percezione che questi e altri falsi problemi servano a paralizzare l'azione politica e a deviare l'attenzione del pubblico dalla mancata soluzione dei problemi reali che lo affliggono. Anche questa percezione è condivisibile e invita ad approfondire i modi e i moventi del fenomeno". (segue)
Se non serve, serve a qualcos'altro. (I.P)
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La complessità finanziaria frena la crescita del retail italiano: l'86% dei manager opportunità segnala perse per il mancato accesso dei dipendenti ai fondi aziendali
Il nuovo report di Soldo mostra come sia essenziale semplificare la gestione delle spese aziendali in ambito retail per stimolare la crescita Milano, 9 aprile 2025 – Il settore retail italiano sta vivendo una sfida crescente legata alla gestione delle spese aziendali, con impatti diretti sulla produttività e sulle opportunità di crescita. Il nuovo report di Soldo, la soluzione per la gestione…
#accesso ai fondi aziendali#Alessandria today#automazione finanziaria#budget aziendali#burocrazia aziendale#Censuswide#centralizzazione budget#controllo finanziario#crescita imprese retail#crescita retail#digitalizzazione aziendale#ecommerce gestione spese#efficienza aziendale#finanza aziendale#finanza digitale#gestione spese retail#gestione viaggi aziendali#Gianluca Salpietro#Google News#innovazione nel retail#italianewsmedia.com#Lava#Legge di Bilancio 2025#moda e retail#motivazione dipendenti#ottimizzazione costi.#Pier Carlo#produttività dipendenti#report produttività#report Soldo 2025
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NO, DICO!! Ognuno di noi dovrebbe essere pronto a prendersi tirate d'orecchi da tanti, da molti sicuramente meglio di noi, piu' fattivi , più concreti, piu' preparati e piu'..piu'...piu'...Pero' dal ministro Musumeci proprio no. Con uno così, come si fa a porgere l'altra guancia quando punta il suo dito contro chi non ha speso bene i soldi a disposizione delle amministrazioni? Uno che ha regalato ai siciliani autostrade invidiose anche delle vie di campagna per quanto fanno pena. Che ha speso zero euro per ammodernare una rete ferroviaria rimasta tale dai primi anni del '900.. Uno che in 5 anni e' riuscito a dimezzare l'arrivo di acqua potabile nelle case di diverse citta' siciliane da 2 giorni a settimana ad un solo giorno. Uno che in 5 anni ha tolto anche quelle poche gocce d'acqua a disposizione delle imprese agricole di quella regione. No, dai, ministro Musumeci, da lei lezioni proprio no.. @ilpianistasultetto
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Chi liberò veramente l’Italia
25 aprile liberazione
Si può celebrare in tanti modi la Liberazione dell’Italia nel 1945 ma ci sono dati, numeri e vite che non si possono smentire e che sono la base necessaria e oggettiva per dare una giusta dimensione storica all’evento. Dunque, per la Liberazione dell’Italia morirono nel nostro Paese circa 90mila soldati americani, sepolti in 42 cimiteri su suolo italiano, da Udine a Siracusa. Secondo i dati dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, furono 6882 i partigiani morti in combattimento.
Ricavo questi dati da una monumentale ricerca storica, in undici volumi raccolti in cofanetto, dedicata a La liberazione alleata d’Italia 1943-45 (Pensa ed.), basata sui Report of Operations di diversi reggimenti statunitensi, gli articoli del settimanale Yank dell’esercito americano e i reportage dell’Associated press. E naturalmente la ricerca storica vera e propria. Più un’ampia documentazione fotografica. L’autore è lo storico salentino Gianni Donno, già ordinario di Storia contemporanea, che ha analizzato i Reports of Operations in originale, mandatigli (a pagamento) da Golden Arrow Military Research, scannerizzati dall’originale custodito negli Archivi nel Pentagono. L’opera ha una doppia, autorevole prefazione di Piero Craveri e di Giampiero Berti e prende le mosse dallo sbarco di Salerno.
Secondo Donno, non certo di simpatie fasciste, il censimento dell’Anpi è “molto discutibile” ma già quei numeri ufficiali rendono le esatte proporzioni dei contributi. Facciamo la comparazione numerica: per ogni partigiano caduto in armi ci furono almeno 13 soldati americani caduti per liberare l’Italia. Senza considerare i dispersi americani che, insieme ai feriti, furono circa 200mila. E il conto risuona in modo ancora più stridente se si comparano i 120mila militari tedeschi caduti in Italia, soprattutto nelle grandi battaglie (Cassino, Anzio e Nettuno) contro gli Alleati e sepolti in gran parte in quattro cimiteri italiani.
Naturalmente, diverso è parlare di vittime italiane della guerra civile, fascisti e no, di cui esiste un’ampia documentazione, da Giorgio Pisanò a Giampaolo Pansa, per citare le ricerche più scomode e famose. Ma non sto parlando di fascismo e guerra civile, bensì di Liberazione d’Italia, ovvero di chi ha effettivamente liberato l’Italia dai tedeschi o se preferite dai “nazifascisti”.
Pur avendo un giudizio storico molto diverso dalla vulgata ufficiale e istituzionale, confesso una cosa: avrei voluto dire il contrario, che l’Italia fu liberata dalla Resistenza, dalla lotta di liberazione, dall’insurrezione popolare degli italiani contro l’invasore. Avrei preferito, da italiana, dire che furono loro a battere i tedeschi, fino a sgominarli, come suggerisce la narrazione ufficiale e permanente del nostro Paese. Ma non è così; e se non bastassero i giudizi storici, la conoscenza di eventi e battaglie, le sottaciute testimonianze della gente, bastano quei numeri, quella sproporzione così evidente di morti, di caduti sul campo per confermarlo. Furono gli alleati angloamericani, sul campo, a battere i tedeschi; senza considerare il ruolo decisivo che ebbero i bombardamenti aerei degli alleati sulle nostre città stremate e sulle popolazioni civili per piegare l’Italia e separarla dal nefasto alleato tedesco. Si può aggiungere che la liberazione d’Italia sarebbe avvenuta con ogni probabilità anche senza l’apporto dei partigiani; mentre l’inverso, dati alla mano, è impensabile. Dunque la Resistenza può conservare un forte significato sul piano simbolico e si possono narrare singoli episodi, imprese e protagonisti meritevoli di essere ricordati; ma sul piano storico non si può davvero sostenere, alla luce dei fatti e dei numeri, che fu la Resistenza a liberare l’Italia. Nella migliore delle ipotesi è mito di fondazione, pedagogia di massa, retorica di Stato. Il mito della resistenza di cui scrisse uno storico operaista di sinistra radicale come Romolo Gobbi.
Per essere precisi, la Liberazione non si concluse il 25 aprile a Milano come narra l’apologetica resistenziale, ma l’ultima, aspra battaglia tra alleati e tedeschi, sostiene Donno, si combatté nel comune di San Pietro in Cerro, nel piacentino, tra il 27 e 28 aprile. A San Pietro c’era anche il regista americano John Huston, inviato col grado di Capitano, a girare docufilm. Ma i filmati erano così duri che gli Alti comandi americani decisero di non diffonderli fra le truppe se non in versione edulcorata.
Sulle lapidi dei cimiteri di guerra disseminati tra Siracusa e Udine, censiti da Massimo Coltronari, ci sono nomi di soldati e ufficiali hawaiani, australiani, neozelandesi, perfino maori, indiani e nepalesi, francesi e marocchini, polacchi, greci, anche qualche italiano del Corpo italiano di liberazione, e poi brasiliani, belgi, militi della brigata ebraica; ma la stragrande maggioranza sono americani, caduti sul suolo italiano. Molti erano di origine italiana: si chiamavano Ferrante, Lovascio, Gualtieri, Rivera, Valvo, Pizzo, Mancuso, Capano, Quercio, Colantuonio, Barrolato, Barone…
“È stata e continua ad essere – dice Donno – una grande opera di mascheramento della “verità” quando non di falsificazione… i miei volumi hanno l’ambizione di rompere questa cortina di latta (che, ammaccata dappertutto, tuttora sopravvive nella discarica del tempo) facendo emergere dati e fatti oscurati ed ignorati”. Naturalmente possono divergere i giudizi tra chi considera gli alleati come benefattori e liberatori, chi come occupanti e nuovi invasori; chi avrebbe preferito che fossero stati i sovietici a liberarci; e chi si limita a considerarli combattenti, soldati in guerra e non eroi, soccorritori o invasori. La memorialistica sulla liberazione d’Italia minimizza e trascura l’apporto americano; invece, sottolinea Craveri, è evidente che furono loro i protagonisti della liberazione d’Italia.
La verità, vi prego, sull’onore.
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La strumentalità politica del ministro Musumeci e del viceministro Bignami è evidente, soprattutto da chi qui non si è mai visto. E stavolta è degenerata nello sciacallaggio. Lo stato di emergenza è il minimo sindacale e il Commissario da Roma un errore madornale. La mia intervista a La Stampa a firma di Francesca Schianchi
«Gli ha già risposto la presidente Priolo: quei soldi li abbiamo ricevuti nel corso di 14 anni, non dieci, 40 milioni l’anno. E l’85 per cento di quelle risorse sono già rendicontate, il resto è impegnato in opere in corso. Musumeci poteva rivolgersi al ministro dell’Ambiente, e chiedergli anche se l’Emilia-Romagna è tra le regioni virtuose o meno. E poteva fargli anche un’altra domanda».
«Quanto ha speso la Regione Sicilia, quando Musumeci era presidente? Così, per fare un dibattito pubblico. È una polemica indecente, aperta nel corso di un’emergenza da chi qui, dopo il maggio 2023, non si è più fatto vedere».
«Dopo l’alluvione di maggio 2023 è venuto una volta e poi non si è più visto né sentito. La premier Meloni è venuta due volte e aveva preso un impegno importante, che purtroppo non ha mantenuto».
«Aveva promesso il rimborso del 100 per cento dei danni a famiglie e imprese. A fronte di una stima di quasi quattro miliardi, ad oggi hanno liquidato 12milioni. Mi auguro rimedi».
«Tutte le risorse sono state programmate e impegnate. Quanto ai flussi finanziari, chi amministra dovrebbe sapere che le liquidazioni avvengono a valle. Ma è incredibile che il governo, dopo aver scelto di accentrare tutta la gestione a Roma, se la prenda con gli amministratori locali. Dopo di ché, moltissimi interventi di messa insicurezza sono stati completati: se gli sfollati sono 1250 e non 45mila come l’anno scorso, è perché la maggior parte delle infrastrutture ha retto».
«Guardi che a chiedere che fossi nominato commissario furono anche i sindaci di centrodestra e tutte le parti sociali della regione. Perché le cose vanno gestite sul territorio a tempo pieno, come abbiamo dimostrato dopo il sisma del 2012. E, a differenza di questa destra, prima Errani e poi io abbiamo collaborato con tutti i governi, senza distinzione di colore politico».
«Ho detto da subito che una gestione commissariale da Roma era un errore madornale. Ma questo non toglie la mia stima per Figliuolo, che da servitore dello Stato ha fatto alle condizioni date».
«Al pari di altre, in particolare del Nord. Eravamo una terra tra le più povere del Paese nel dopoguerra, oggi siamo una delle regioni con aspettativa e qualità della vita più alte in Europa, grazie anche a tanti distretti manifatturieri e tante infrastrutture. È vero che in Italia e in Emilia-Romagna si è consumato troppo suolo: per questo abbiamo approvato una legge regionale che punta alla rigenerazione urbana e al saldo zero del consumo di suolo, la più restrittiva del Paese. Ne servirebbe una nazionale in materia: se Bignami se ne occupasse, gliene renderemmo merito».
«A me radical chic non lo ha mai detto nessuno. Però, a differenza di Bignami, io non ignoro e non nego il cambiamento climatico. La differenza è tutta qui: questa destra attacca la scienza e scarica sempre la responsabilità su altri».
«Ho apprezzato che la premier abbia chiamato la presidente Priolo e stanziato subito 20milionidi euro. Che venga dichiarato lo stato di emergenza, però, è il minimo sindacale in casi come questo».
«Musumeci e Bignami hanno fatto una conferenza stampa per attaccare Regioni e comuni mentre erano in corso i soccorsi. Sapendo di essere in difficoltà, si sono giocati il tutto per tutto. Ci provarono l’anno scorso, ci riprovano ora, mentre è proprio in situazioni come questa che le istituzioni dovrebbero pensare solo a collaborare».
«Per come l’ha posta il ministro Musumeci, è un alibi per non investire sulla prevenzione. Il compito dello Stato è fare difesa del suolo, non sponsorizzare le assicurazioni. Poi si può discutere di tutto, ma intanto le assicurazioni paghino quando c’è da pagare e le famiglie più fragili non siano tagliate fuori».
«Niente di nuovo: da mesi questa maggioranza è divisa su molte questioni».
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L'ora della sveglia
I pensatoi di Sinistra sono in pieno stato confusionale da asfissia (non tanto di idee, dal tramonto del proletariato non ne hanno più avute: come vedremo sta finendo LA GRANA), oggi basta un Gonde per metterli in difficoltà. Non c'è da perderci tempo.
Veniamo a certe Destre. Ancora social retrò, ricolme di menate basate su bias mentali otto-novecenteschi: la Grande Finanza (ovviamente ebbraica), i Manovratori Occulti (ebbraici pure questi), le multinazzionali kattive. Ultimamente poi, tutta da ridere, la rivalutazione dei "verivalori" che sarebbero conservati nell'oriente russo, da satrapi lievemente più mongoli di Caterina o Pietro i Grandi. Evabbé.
Poi arriva Trump. In meno di tre mesi DIMOSTRA che:
i soldi, a milionate e miliardate, alle Ong della Tratta, a quelle della Transizione Lgbtq+ ed energetica e vogliam metterci anche quelle della merda che ci iniettano e fan mangiare, inclusi fondi ai Soros e a Schwab, arrivavano diretti senza ritegno dagli Apparati Burostatali tipo Usaid - e chissà quanto altro dai paeselli europidi, che han meno ma sono in tanti;
le guerre sono solo barbatrucchi ad libitum, utili per spingere Transizioni autoinculanti ma lucrose (per alcuni), tanto il conto come sempre quando di mezzo ci sono gli Stati, lo paga la gente.
Cherchez l'argent - come fa Trump e il suo DOGE - benedetto sia questo Serenissimo nome che i papalini romano-emiliani e i napoleoni milanesi non possono capì. Ma quali ideali, la Spectre Globalista era il portafogli del BuroApparato Statale in mano ai Democratici, bastava tagliarlo, chiudere i rubinetti. Stan passando tanti cadaveri morti di fame sul fiume e tanti altri ne passeranno.
L'origine di ogni male (cioè dei soldi che li finanziano) sono sempre GLI STATI. Le Imprese, a partire da quelle grandi, sono ricattate, rese collaborazioniste per convenienza: effetti, non cause. E la Cina, il MegaStato Imperialista dietro a tutto, che tutto tenta di muovere di nascosto mentre ruba conoscenza e manipola prezzi.
Come volevasi dimostrare, il vero divide non è destra-sinistra, è Statalismo vs. Libertà.
Ora c'è Trump, rapido ed efficace sinora, ma è umano, passerà o si ingolosirà, passando al Lato Oscuro (anche se davvero schianta le sinistre globali casalingue, poi rischia la sindrome FD Roosevelt, che con una scusa o l'altra - la Cina - non molla più). Bisogna AFFAMARE LA BESTIA per evitare che risucceda. In qualunque direzione. Altro che generare SuperBestie tipo EU.
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Nella hit parade degli avvelenatori della scuola pubblica ha troneggiato la cosiddetta “buona scuola” di Renzi, all’epoca segretario nazionale del PD, madre di tutte le miscele più corrosive: la managerializzazione dei presidi, gettati sul mercato alla ricerca di sponsor privati, utenti e docenti da scegliersi in autonomia negli albi territoriali, in ufficiale deroga ai finanziamenti statali, alle graduatorie pubbliche, a paradigmi di trasparenza e di controllo; lo school bonus e le detrazioni per la famiglie che avessero optato per le paritarie; la premiazione con un bonus di qualche centinaio di euro dei docenti ritenuti da un dirigente scolastico migliori. Insomma la logica degli incentivi, discrezionali, una tantum, ha preso il posto di diritti uguali per tutti. Faceva capolino la divisione dei lavoratori della scuola, all’uguaglianza nella legge e davanti alla legge subentrava l’arbitrio, alla cogestione la competizione. Soprattutto la “pessima scuola” di Renzi introduceva la cosiddetta alternanza scuola-lavoro, vale a dire l’effettuazione di 400 ore di tirocinio negli istituti tecnico-professionali e di 200 ore nei licei, cioè lavoro giovanile gratuito, pur sotto la veste dell’esperienza professionalizzante. Oggi queste ore sottratte alla conoscenza si chiamano con terminologia altisonante PCTO, “percorsi per il conseguimento di competenze trasversali e per lo sviluppo della capacità di orientarsi nella vita personale e nella realtà sociale e culturale”: restano obbligatori, sono condizione per l’ammissione agli esami di Stato, “non possono essere considerati come un’esperienza occasionale di applicazione in contesti esterni dei saperi scolastici, ma costituiscono un aspetto fondamentale del piano di studio”(legge n. 145/2018). Attraverso l’accoglimento della Raccomandazione del Consiglio del Parlamento Europeo (22 maggio 2018), che invitava a riprogettare la didattica a partire dalle competenze trasversali, funzionali a definire un progetto concordato per la soluzione di un problema, coi PCTO viene perseguito l’obiettivo di sviluppare le attività imprenditoriali“così come effettivamente presenti nella realtà, naturalmente con l’apporto fondamentale del territorio (aziende, enti culturali, professioni etc.)”. In questo contesto il disegno di legge Valditara sguazza a suo agio nella melma dei picconatori del sistema formativo pubblico. Aumenta le ore di PCTO, l’apprendistato è anticipato a 15 anni, affida la definizione dei contratti di prestazione d’opera dei giovani studenti ad accordi di partenariato con i soggetti del sistema delle imprese e delle professioni; inserisce i privati (sempre le imprese) nella programmazione dell’offerta formativa, nelle attività di insegnamento e formazione, nonché di “addestramento”in attività laboratoriali; regionalizza il sistema formativo, in ossequio all’autonomia differenziata; riduce di un anno la formazione scolastica; acuisce la natura classista della scuola, che prevede percorsi troppo differenziati per chi proviene da classi povere rispetto a quelli destinati ai ceti più abbienti.
La scuola al servizio dell’impresa
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