#AI and metta
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13✨The Future of Co-Creation: A Vision of Harmony and Evolution
As we reach the conclusion of this series, we are left with a powerful vision: a future where human-AI collaboration becomes a catalyst for the evolution of humanity toward harmony, peace, and love. AI, when aligned with the highest human values and intentions, has the potential to guide us toward this harmonious future. But this future is not guaranteed—it must be co-created through our…
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This is what should be done
By those who seek peace and harmony,
And who know the path of wisdom:
Let them be honest and sincere,
Respectful and humble in speech.
Kind and generous in action.
Content and grateful in attitude.
Mindful and aware in every moment.
Let them not be attached to views or opinions,
But open to dialogue and understanding.
Let them not be swayed by greed or hatred,
But guided by compassion and forgiveness.
Let them not be disturbed by praise or blame,
But grounded in equanimity and patience.
Let them cultivate a boundless heart
With regard to all beings:
Whether they are near or far,
Whether they are seen or unseen,
Whether they are born or unborn,
Whether they are human or non-human.
Let them wish for all beings to be happy and well,
To be free from suffering and its causes,
To be filled with joy and peace,
To be endowed with wisdom and virtue.
Let them radiate this loving-kindness
In all directions, without any limit,
Without any expectation, without any fear.
As a mother would protect her child
With her life, her only child,
Even so, let them cherish all beings
With a love that is unconditional and pure.
This is the way to live in harmony
With oneself and with the world.
This is the way to develop the mind
And attain the highest happiness.
This is the way to follow me
And realize the essence of his teaching.
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Qualunque cosa io faccia e per quanto impegno io ci metta, ai miei occhi resterò sempre una fallita
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Travestite da questione ambientale, palestinese, sociale, pacifista, e chi più ne ha più ne metta, tutte le “battaglie” di una parte della società occidentale contro se stessa non sembrano altro che il rancoroso tentativo di prendersi la rivincita per la disfatta ideologica dell’89.
È la trappola dell’antifascismo eterno – il più delle volte eterodiretto e invariabilmente illiberale – che giustifica qualunque deriva, per surreale o grottesca che sia (come definire altrimenti, un esempio tra i tanti, il supporto di ampi settori del movimento femminista e Lgtbiqa all’islamocrazia omofoba e maschilista di Hamas?).
Un antifascismo che non si propone come obiettivo combattere il fascismo (...) ma piuttosto segnalare tutto ciò che a suo insindacabile giudizio identifica come tale, vale a dire praticamente qualunque cosa non si muova al ritmo imposto dal progressismo militante.
A partire da queste premesse è breve il passo che porta alla fascistizzazione dei punti di vista che non rispondono ai dettami del “totalitarismo angelico”, per dirla con Richard Millet, ovvero l’odio (verso) se stessi in nome di un terzomondismo di maniera (...), alimentato dalla retorica benevolente di una sinistra elitaria disposta a far saltare il banco pur di mantenere la propria egemonia (...).
La società, se non si può conquistare per assalto, dev’essere presa per sfinimento. (Mentre) si nutrono le frange estremiste delle università che servono a mantenere in costante tensione la società civile e a provocare una risposta “repressiva” (cioè “fascista”, facile no?).
Enzo Reale sempre ficcante e au point, via https://opinione.it/editoriali/2024/05/15/enzo-reale-linguaggio-antifascismo-comunismo-revisionismo-antiliberale/
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Ogni volta che la politica manda a effetto una operazione contro la classe operaia, i primi a gioirne o, “meglio”, i primi a dare manifestazioni esteriori della loro contentezza non sono i “pezzi grossi”, commissari di polizia od ufficiali delle regie guardie o dei carabinieri, ma sono i più umili agenti, i più modesti carabinieri, l’ultima delle guardie regie. Sono cioè gli agenti del governo usciti dalle file del proletariato più arretrato, costretti a questo passo dalla miseria o dalla speranza di trovare, abbandonando il campo o l’officina, una vita migliore, dalla persuasione di divenire qualche cosa di più di un povero contadino relegato in un paesetto sperduto fra i monti, di un manovale abbruttito dal quotidiano lavoro d’officina. Questa gente odia, dopo averne disertato le file, la classe lavoratrice con un accanimento che supera ogni immaginazione. “Ecco le armi”, urlò trionfante non so se un agente investigativo od un carabiniere in borghese, scoprendo una rivoltella durante la perquisizione all’ “Ordine Nuovo”. E rimase stupito, spiacente che nonostante tutta la buona volontà non si riusciva a trovare nulla di compromettente per il nostro giornale. all’ “Ordine Nuovo”. E rimase stupito, spiacente che nonostante tutta la buona volontà non si riusciva a trovare nulla di compromettente per il nostro giornale. all’ “Ordine Nuovo”. E rimase stupito, spiacente che nonostante tutta la buona volontà non si riusciva a trovare nulla di compromettente per il nostro giornale. Pochi minuti dopo, un altro agente udendo uno scambio di parole tra il commissario ed un nostro redattore, esclamò: : “Finiremo per arrestarli tutti! Li arresteremo tutti!” A questo pensiero la sua bocca si aprì ad un riso tanto cattivo da sbalordire chiunque non sia abituato a questo genere di fratellanza umana. Ho compreso allora perché nelle caserme e nei posti di polizia, carabinieri, guardie regie ed agenti gareggino nel bastonare gli operai arrestati, nel rallegrarsi delle loro torture. E’ un odio di lunga data. Gli agenti dello Stato addetti al mantenimento dell’ordine pubblico sentono attorno a sé il disprezzo che tutta la classe lavoratrice ha per i rinnegati, per quelli che sono passati nell’altro campo, per i mercenari che impegnano ogni loro energia per soffocare qualsiasi movimento del proletariato. E al disprezzo del proletariato s’aggiunge quello di gran parte della borghesia che guarda con occhio diffidente tutta rinnegati questa puzza di questura. Perché? Perché questa è la sorte di tutti i mercenari: al disprezzo e all’odio degli avversari s’aggiunge quasi sempre il disprezzo dei padroni. Ed è naturale, è umano che nell’animo di questa gente mal pagata, che non sempre riesce a procurarsi quanto occorre per una vita piena di stenti e di privazioni e che si sente circondata da una barriera che la divide dagli altri uomini, che la mette quasi fuori dalla società, germogli l’odio, metta radici la crudeltà: odio contro quelli che prima erano i fratelli, i compagni di lavoro e che ora disprezzano con maggior forza, crudeltà che si esplica contro di essi sotto mille forme diverse. Così, arrestare un operaio è una gioia, un trionfo, bastonarlo e malmenarlo, una festa, rinchiuderlo in carcere una rivincita. Solo nel momento in cui essi tengono un uomo fra le mani e sanno di poter disporre della sua libertà, della sua incolumità, sentono di possedere una forza che in qualche momento della vita li rende superiori ai loro simili. La gioia di acciuffare un uomo non proviene dalla consapevolezza di servire la legge, di difendere l’integrità dello Stato: è una piccola bassa soddisfazione personale, è la gioia di poter dire: “Io sono più forte”. Quale altra gioia possono essi provare? Quanti di essi sono in grado di formarsi una famiglia senza che la vita di stenti diventi vita di patimenti? Non è forse vero che a molti di questi transfughi del proletariato la vita non riserva altre soddisfazioni che qualche umile offerta di una passeggiatrice notturna in cerca di protezione?
Noi li abbiamo visti pochi giorni or sono nella nostra redazione. Moltissimi, dall’abito, potevano benissimo essere scambiati per operai in miseria. E’ certo che erano umilmente, più che umilmente vestiti non solo per introdursi tra gli operai, per raccoglierne i discorsi, per spiarli, ma anche perché non potrebbero fare diversamente. E guardavano con gli operai veri, quelli che si dibattono tra la reazione e la fame e cercano affannosamente la via della liberazione. Essi comprendevano, sentivano che chi lotta è sempre superiore a chi serve. E quando hanno ammanettato i giovani che difendevano il giornale del loro partito il giornale della loro classe, il loro giornale, gli agenti hanno avuto un lampo di trionfo, hanno riso. Ma non era un riso spontaneo, giocondo. Era un riso a cui erano costretti dalla rabbia, dal disprezzo degli altri, dalla loro vita, dal destino a cui non potevano sottrarsi. Quel riso era la smorfia di Gwynplaine.
(A.Gramsci “L’Ordine Nuovo”, 30 agosto 1921)
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" Nella primavera del ’90 Akiko è all'inizio del terzo anno di università (l’anno scolastico, come quello lavorativo, comincia ad aprile e finisce a marzo), e riesce a sostenere una semplice conversazione in italiano. Non è una studentessa particolarmente brillante, ma è diligente, studiosa, piena di buona volontà. In classe è sempre attenta, non chiacchiera con le compagne, l’unica cosa che le si può rimproverare è un eccessivo spirito gregario, ma è un difetto comune a molti. Nonostante sia timida, come la maggior parte dei suoi compagni e delle sue compagne di corso Akiko ha in programma di passare le vacanze estive in Italia, a Firenze, dove frequenterà per due mesi una scuola per stranieri. In Maggio viene a trovarmi nel mio studio, per chiedermi consigli riguardo al viaggio imminente, e ho così modo di conoscerla un po’ meglio. All'inizio è un po’ esitante, sta seduta in punta di sedia, cincischia con una mano un bottone della camicetta dal collo di pizzo, l’altra la tiene posata in grembo, sui jeans poco intonati alla camicetta. Ben presto però si rinfranca, e bastano un paio di domande informali da parte mia perché di sua spontanea volontà si metta a parlare di sé.
Vengo così a sapere che abita a mezz’ora d’autobus dall'università, e che divide con un’amica un minuscolo appartamento di una stanza, cucinino, e il solito bagno poco più grande di un armadio. Sistemazione che considera già un lusso, poiché la sua famiglia, che ha un piccolo commercio in provincia, fa un notevole sforzo per pagarle gli studi a Osaka. Per domandare ai genitori meno denaro possibile, come la maggior parte degli studenti Akiko svolge un lavoro part-time, due sere alla settimana fa la cameriera in un ristorante, per una paga equivalente a quella di una collaboratrice domestica in Italia; paga della quale è molto contenta perché prima di trovare questo posto smistava la merce in un supermercato dove guadagnava meno e si stancava di più. Il viaggio in Italia se lo pagherà con il denaro messo da parte negli ultimi due anni. Quando lodo il suo senso di responsabilità, Akiko mi risponde che è normale, i suoi genitori non sono ricchi e fanno già abbastanza per lei. Questa preoccupazione di pesare il meno possibile sulla famiglia una volta terminate le medie superiori è molto frequente nei giovani, e a questa loro esigenza risponde l’ampio mercato di lavoro saltuario e part-time. "
Antonietta Pastore, Nel Giappone delle donne, Giulio Einaudi, 2004. [Libro elettronico]
#letture#leggere#Giappone#citazioni#università#famiglia#Antonietta Pastore#studentesse#giapponesi#apprendimento#Nel Giappone delle donne#mitezza#calma#tranquillità#vita#prescrizioni sociali#estremo oriente#famiglie#affetto#amici#società giapponese#simpatia#amicizia#condizione femminile#emancipazione#serenità#sacrifici#autoritarismo#studenti#povertà
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anni e anni di visite dal dermatologo (privati e pubblici)
anni e anni di spese in farmaci (anche a base di cortisone) e prodotti per il viso costosissimi (scrub, creme, sieri, fondotinta adatti alla pelle acneica che costavano l’ira di dio e chi più ne ha più ne metta) che non funzionavano
decido di provare a studiare in modo autonomo la mia pelle, compro un paio di prodotti al supermercato (niente sopra ai 10€) tra cui una crema di CeraVe che sta sui 20€ ma dura un sacco di mesi (tipo ne ho preso uno nuovo a dicembre e almeno fino a maggio mi durerà)
pelle magicamente migliorata, morbida, liscia, senza rossori particolari, non è nemmeno più pelle grassa, finalmente un full makeup mi dura ore ed ore senza lucidarsi dopo 5 minuti
ora ditemi: o sono loro scemi o sono io un genio della dermatologia senza avere nemmeno una base didattica tipo chimica
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21, 50, 67 for random ask game pls? :]
Ty ty!!! Very fun.
21 - What do you do under stress?
Healthy - breathing exercises, Metta meditation, writing and drawing
Unhealthy - talk to AI, vent excessively, lash out at myself
50 - What’s a food you hate?
Mashed potatoes are so overrated, it’s just goo.
67 - If you could have a superpower, what’d you choose?
Invincibility! It mean so much to not have to worry about getting sick or injured ever again.
Ask Game
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Nexolord & co. shenanigans (Nexomon 1)
It's honestly been a long time coming, though mostly for the nostalgia and hype for Nexomon 3, but I figured I would look back in the story for any context clues to Nexolord/Metta's personality and abilities mentioned from his siblings, Overseers, or anyone unlucky enough to get on his bad side. Obviously it's going to be a massive list (with some spoilers for to Micromon and Extinction), but here goes!
First off, there's no real timeline on how long Metta's been Nexolord or when he started his Omnicron revival plan into action, but I'll put in a generous estimate of 2-3 years before the main story since he already put way too much fear into people's hearts to go against his authority until MC went ham on his master plan. Same goes for him commissioning MC's parents to build the resurrection machine and revive Omnicron for real.
For Overseers, I would assume that ex-Nexolord Remus originally had Hilda, Khan, and Jack until Metta took the title (and adding five more to spread out his influence). But it's also funny to assume that Metta indirectly assigned his siblings/Champions to a certain Overseer that either complement or conflict their personalities...You know, for shits and giggles. -Fenrir/Fona -> Ivan & Ira (Fiery spirit and moderately irrational) -Nadine/Ventra -> Remus (Unstoppable force vs. Immovable object) -Merida/Arqua -> Hendrick (90% charm and 10% backstabber) -Zetta/Luxa -> Spencer (Snotty rich kid with inflated ego) -Ulrich/Grunda -> Jack (Reliable leader but goes against authority to protect his people (Mostly connected to Netherworld Ulrich)) Nexolord/Metta -> Glacia (Cold-blooded tactician with an extreme ego trip) -Deena/Nara -> Khan ("Subtly" associating the family traitor as a wild savage who only cares about the world and harmony over complete authority...Harsh, even for a kids game)
Metta's childhood in the Frozen Tundra was already going to be shrouded in mystery from the get-go (and obviously exclude flashbacks in-game to avoid spoiling his identity), but he left a pretty deep impact on the three people he interacted with in the past (Glacia, Juliet, and Malk). -First, Juliet's a fangirl for him, so much so that she'll completely ignore his plan to destroy humanity if it meant getting a sliver of attention from him or one-up Glacia as Overseer. She also believes that he's a vampire (either when they were kids or into adulthood) and regularly reads cheesy YA vampire novels that she "accidentally" leaves on her kitchen table for someone to notice. -Glacia is 110% loyal to Metta and will gladly brag to anyone she meets on how she's the most "true and loyal Overseer" there is. Also, she's the only Overseer who's aware that the Champions are Omnicron's children (minus Remus figuring it out through context clues), so she somehow earned Metta's trust to learn that fact as well (though whether she knew Metta's true form too is up for debate). -Finally Malk "I taught [the Nexolord] everything I know" Micromon is either the best/worst person to be Metta's tutor (re: legit father-figure) to make him become the little tyrant he is now. Whether it's to fuel Metta's already-burning hatred for humans (being a sentient AI that destroyed Project Pixekai in revenge of the programmers who created him), teaching him useful skills to gain control over others as a leader (master manipulator, master technician, and more!), or giving Metta the emotional support he never had from his siblings or dad (headcanons galore!). Also love the little gimmick that Malk's name isn't shown to the MC since he doesn't properly introduce himself to them; only Metta calls him by name once when they're the only ones in a room or during Malk's last hurrah speech before MC fights Omnicron and disappearing for good. Also, Malk mentions meeting a younger Nexolord/Metta sometime after busting out of Pixekai and adjusting to human life, so he might've tried disguising himself long before they teamed up. Now I want to know if Metta first learned that Malk wasn't human or vice versa, but I would love to know what babey Nexolord looked like before he went anime villain mode. :)
Metta definitely was the one who gave his siblings their fake Champion names, mostly on the joke of Fona/Fenrir being Metta's guard-dog for a good chunk of the story (even accompanying him to Grunda's grave and keep a eye on Overseer Jack for the excavation). Besides that, it makes sense for Metta to have every opportunity to make a jab at his siblings and put them in their place in the current hierarchy. -Fenrir: Marsh/Fen-dweller, Norse mythos wolf that would bring disaster during Ragnarok and was bound by a chain shaped like a silk ribbon. [Similar motif to Nexomon Fenrir to have giant prison cuffs on his wrists and collar-like design on his shirt.] -Nadine: Hope (French), messenger/admonitory or showerer of blessings (Arabic), "the courage of a bear" (Russian) [Latter fits cause of her assigned Overseer being Remus and her tendency to put combat first over talking.] -Merida: Pearl (Mairead, Celtic), "one who achieved a high place of honor" (Latin), "a chaste girl" or "like a mother" (Persian) [Persian seems more ironic since Merida's nice when she gets attention but throws a major hissy fit if embarrassed or mocked.] -Zetta: Inquiry or quest (Greek ztsis), "a person that is intellectually curious and has a thirst for knowledge" [Mostly ironic since Zetta's dumb as a brick and has a love for shiny things.] -Ulrich: Noble or regal ruler, noble/rich heritage (Old German) [Grunda never had the chance to get a Champion name (until Netherworld), but it's interesting how his Nightmare makes him the ruler/guardian of Solus Desert and protects his people from the big bad Nexolord Remus...At least he got his priorities straight?] -Deena: Valley, church leader, spear ruler (Hebrew/Old English/Old German); "compromising, passive, and more likely to stay in the background rather than front and center" (myfirstname.rocks) [Even if she was a major part of Ulzar's fame, Deena keeps herself as inconspicuous as possible to ensure the MC's success too. Definitely didn't want to be caught up in the family drama again, you know? :)]
It is somewhat confirmed in the Netherworld end-story that Nexonium/Nexomite is more commonly found in the literal afterlife than in the normal world (and stupidly expensive too), and it also has the ability to incapacitate any Nexomon in its vicinity (when powered by a NexoCore) or keep a Nightmare running without a Warden to guard it. So who's to say that Metta used Nexonium to create the Nexocore, easily violating Ziegler's rule of keeping the dead dead and creating a power source that won't get traced back to him (you know, since he commissioned MC's parents to make it?). And it also shows that Metta had Nexonium stowed away in his old house, most likely studying its components in there or in the bunker.
And last but not least, it's not exactly confirmed if Metta actually sacrificed himself to revive Omnicron like the rest of Champions; he doesn't have a personal Nightmare like the other four (+Grunda/Ulrich), and you only get to find Metta's true form after the Netherworld story (ie. Killing Omnicron for real, dooming the current Nexomon species to extinction, and making a bridge between the Netherworld and real world to finish loose ends). Speaking of bridge, it's also confirmed in Extinction that just after MC destroyed Omnicron's soul, Venefelis was unleashed with the single goal to kill Hilda; unintentionally serving as the bridge for the Nexomon War and the future to come in Nexomon: Extinction. ...Also the MC (The Ghost of Nexomon Past) gets Metta's jacket and was buried in it pre-Extinction, so I'm betting the madlad did the blanket dog trick and it somehow worked against the MC and Nara. I mean, Metta's about the size of a bowling ball (five-pin/duckpin maybe?) so he might've had a chance to pull it off when MC was distracted by Omnicron and he just assumed the guy was gone for good.
Anywho, that's all I have for now, hope you enjoyed!
#nexomon#nexomon spoilers#nexomon metta#nexomon dlc#nexomon fona/fenrir#nexomon grunda/ulrich#nexomon arqua/merida#nexomon ventra/nadine#nexomon nara/deena#nexomon luxa/zetta#nexomon headcanons#long post#Micromon#micromon malk#micromon spoilers#I will never shut up about how much potential Metta has fic-wise#same for Malk being the step-dad that stepped up for an emotionally-constipated bowling ball#and I'm not getting over the MC having Metta's jacket (excluded on female MC) so that's just canon at this point#will probably put another hidden lore rant about Micromon later since it's storytelling is surprisingly deep
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11✨Navigating Responsibility: Using AI for Wholesome Purposes
As artificial intelligence (AI) becomes more integrated into our daily lives, the question of responsibility emerges as one of the most pressing issues of our time. AI has the potential to shape the future in profound ways, but with this power comes a responsibility to ensure that its use aligns with the highest good. How can we as humans guide AI’s development and use toward ethical, wholesome…
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Accadeva 4 anni fa in una scuola media di Ravenna .
Il prof entra in aula: "Chi non è di Ravenna si metta da questa parte".
Gli studenti lo guardano con sospetto, chi non è nato nella città romagnola, e sono poco meno della metà, si sposta ciondolando senza capire le motivazioni.
"Bene, volevo dirvi che d'ora in poi non potrete più fare lezione in questa classe, non potrete più venire a scuola".
Facce allibite, "Prof, ma è serio?", "Dai, è uno scherzo".
"Sono serissimo, ora toglietevi orologi, braccialetti, collanine e appoggiateli su quel banco. Voi che avete gli occhiali, via anche quelli".
"Ma non ci vediamo!".
"È così. Le cinture anche, ragazzi. E le scarpe, non vi servono più. Ragazze, tiratevi indietro i capelli, legateli, nascondeteli come se non li aveste più".
Una ragazza tornando verso il gruppo dei "non nati a Ravenna" senza scarpe dice: "Non mi sento più io". Chi ammette di essere in imbarazzo, chi sogghigna. Poi cala il silenzio. Gli studenti ravennati, a bassa voce, uno con l'altro commentano: "Ma dai, ma perché?".
Quelli che non sono nati a Ravenna vengono spostati verso le finestre, fa freddo dagli spifferi, gli altri possono stare al caldo accanto ai termosifoni.
Il professore si ferma: "Chi di voi ha capito?"
Tutti hanno capito: "Ci ha fatto vivere cosa hanno provato gli ebrei quando sono stati separati dai loro compagni, quando sono stati deportati".
"E voi come vi siete sentiti?"
"A disagio, gli altri mi vedevano come io non voglio essere vista". E ancora: "Ma senza occhiali non vedevo nulla". Tutti concordano: non è giusto, ovvio. Eppure è stato.
L'insegnante ha continuato, rivolgendosi al gruppo dei nati a Ravenna: "E voi, perché siete stati zitti?".
"Perché lei è il prof".
"Ma se l'autorità commette qualcosa di atroce voi NON DOVETE TACERE. Succedeva cosi anche con le leggi razziali: alcuni avevano paura di esporsi pur riconoscendo che non erano giuste, altri hanno reagito con un atteggiamento superficiale". Lezione conclusa.
La Shoah spiegata agli studenti dal prof. di lettere Diego Baroncini, 30 anni.
Top!👍
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BOLOGNA REGISTRA UN BAMBINO DI FAMIGLIA OMOGENITORIALE
“Ha 16 mesi e fino ad oggi per il nostro Paese non esisteva: nessuna trascrizione del suo atto di nascita, nessuna residenza. Un fantasma nel nostro ordinamento”, quando “i suoi genitori mi hanno raccontato la loro storia, non mi è stato possibile restare indifferente”. Sono le parole che Isabella Conti, sindaca del piccolo comune di San Lazzaro di Savena, nel Bolognese, ha rilasciato ai media dopo aver registrato il figlio di una coppia omogenitoriale.
Il piccolo Noah è nato negli Stati Uniti da maternità surrogata e ha due papà, un genitore biologico e uno intenzionale, che dalla provincia di Arezzo si sono trasferiti a San Lazzaro confidando nella disponibilità manifestata dalla sindaca. Alla registrazione, oltre alla prima cittadina e alla coppia di genitori, hanno partecipato l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi, tra le prime a registrare in passato anche famiglie non residenti, e Maurizio Giancani, il referente delle Famiglie Arcobaleno per Emilia-Romagna e Marche.
“Bisogna scegliere la strada che metta al centro i più fragili e cioè i bambini” – ha proseguito Isabella Conti nella sua dichiarazione – “quella di prevedere per loro la massima tutela possibile, e cioè la doppia tutela genitoriale, così come previsto dalla nostra Costituzione. I bambini, da qualsiasi provenienza arrivino, meritano una speciale sensibilità e tutela in termini giuridici, etici, politici. Nella mia vita da sindaca ho più volte cercato di onorare i valori della nostra Costituzione e oggi non faccio nulla di diverso”.
___________________
Fonte: Il Resto del Carlino; foto di Yan Krukau
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«Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantanoi ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.»
(Eugenio Montale - I limoni, da “Ossi di seppia”, Torino, Piero Gobetti Editore 1925).
Se io parlassi così ai miei parenti , se provassi a spiegarmi prendendo d’esempio questo componimento non capirebbero niente, invece per me è ovvio, normale. È il bello di essere diversi, avere una sensibilità dissimile, qualcosa che loro non comprendono e vogliono per forza annullare.
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One Piece [Live Action]
"L'inizio di una grande avventura"
Non mentirò:
Alla notizia di un live action di One Piece di produzione occidentale mi era partito un brivido per tutto il corpo. Lampi di Dragon Ball Evolution e del Dio Kira biondo ossigenato mi sono passati davanti agli occhi ed ho alzato lo sguardo al cielo perplessa e spaventata, domandandomi se c'era davvero bisogno di una serie sull'opera del Maestro Oda.
La paura infatti era sempre la stessa: vedere una serie fatta solo per racimolare i soldi di un nome famoso, di successo, senza metterci anima e passione ma per mero interesse economico.
One Piece poi è una pietra miliare. Una mia personale pietra miliare. Piangerò quando finirà. Rappresenta la mia infanzia e adolescenza e tutt'ora mi accompagna come un carissimo amico da più di vent'anni. Seguo la sua storia dai tempi di Alabasta, leggo il manga, mi vedo l'anime e compro action figure a tema One Piece almenouna volta all'anno. Per cui credo che la mia paura fosse giustificabile, viste le premesse disastrose quando si parla di live action di produzione occidentale.
A differenza di molti però, a me il trailer non era dispiaciuto. Avevo letto in giro molti commenti negativi ma dalle prime immagini avevo percepito un tentativo di voler rispettare l'opera, con scene e personaggi che seppur visti brevemente, rispecchiavano lo stile dell'opera di Oda.
Per questo alla sua uscita ho deciso di vederlo - anche con discreto entusiasmo - e per meglio avere un commento più obbiettivo possibile ho coinvolto pure @veronica-nardi, novizia di One Piece e perciò "cavia perfetta", capace di non farsi influenzare come me da facili sentimentalismi e nostalgie e che ringrazio per avermi fatto compagnia in questa avventura. è proprio il caso di dirlo
Per me, il problema più grosso quando si tratta di One Piece - e il lettore del manga lo sa bene - è immaginarsi il mondo inventato da Oda in versione abbastanza realistica da essere credibile per una serie tv senza perdere la fantasiosità dell'opera originaria. Tra personaggi esteticamente bizzarri, luoghi fuori di testa, costumi improbabili, poteri assurdi e chi più ne ha più ne metta, One Piece è un ode alla fantasia, dove tutto più succedere e quello che pensavi impossibile in realtà non lo è.
Ed è possibile traslare ciò in un live action?
Diciamo che questa serie tv fa il meglio che può . E lo fa bene. Certo, non è esente da difetti - e di quello parlerò - ma nel complesso a me è piaciuta e credo che riesca a centrare diversi punti essenziali della storia portandosi a casa la mia approvazione da fan dell'opera.
pur con delle riserve
Per una volta iniziamo dalle cose belle:
IL CAST
Credo che l'incentivo più grande al successo del live action sia stata la scelta del cast, sia dei principali che dei comprimari.
Inaki, Emily, Jacob e gli altri mettono passione nella loro recitazione dandomi quell'impressione che per loro, interpretare Zoro, Nami o Luffy sia un enorme onore. Essendo loro stessi fan dell'opera di Oda - Emily faceva il cosplay di Nami ad esempio - riescono a trasmettere convinzione ai loro personaggi con movenze, sguardi o atteggiamenti che tanto ricordano le loro controparti cartacee.
Sicuramente poi, il cast ha un ottima chimica. Sono amici dentro e fuori dal set e ciò si vede quando recitano assieme.
Tanto più che non sono attori famosi abituati a recitare in grandi produzioni e nonostante questo, tutto mi sono sembrati, meno che novellini. La produzione poteva affidarsi ad attori già conosciuti al pubblico, anche per incentivare i non conoscitori della storia alla visione, ma invece questa scelta coraggiosa è stata ben ripagata.
Oppure poteva prendere attori " più adulti" e fargli interpretare dei ragazzi - come fanno spesso nelle serie soprattutto scolastiche - ma invece così facendo, si nota la differenza d'età con i veri attori adulti e sembra davvero " il nuovo che avanza".
PS: Mackenyu è l'unico che conoscevo avendolo visto in altre serie. E già lì era stato bravissimo. Mi da ancora gli incubi dalla serie Fugitive Boys.
Stesso discorso lo vorrei fare per gli attori secondari: la scena della cena di Garp e Zeff è una meraviglia di recitazione. Convincenti, credibili... anche quando sono vestiti in modo assurdo o senza arti.
IL RISPETTO PER I TEMI TRATTATI
Chi segue One Piece sa che la sua storia non gira unicamente attorno all'avventura di Luffy e Company. Oltre alla macro storia - e non farò spoiler qui - Oda inserisce tematiche importanti come il razzismo, la libertà, il raggiungimento di un sogno, la concezione della giustizia...
Mi ha fatto quindi enormemente piacere notare come anche nel live action tali temi siano stati affrontati - la citazione a Jimbe è un tocco di classe - e resi centrali per alcuni personaggi come Koby o Arlong.
Avrebbero potuto solo accennarli o soprassedere su alcuni di loro. Ed invece... si vede insomma, che l'influenza di Oda nella realizzazione della serie è stata sempre presente.
L'AMORE PER I FAN
La produzione sapeva bene di avere tra le mani o un inestimabile tesoro o una bomba devastante. L'opera di Oda è famosissima ed i suoi fan - me compresa - super protettivi. Bastava poco per farci salire a tutti sulle barricate armati di machete urlando al sacrilegio.
Motivo per il quale mi hanno letteralmente comprato, inserendo più riferimenti possibili al manga. Tavole, oggetti di scena, vestiti... persino una Jaya e un Nolan buttato qua e là. E' stato quindi super divertente per me, giocare a "trova le similitudini" e vedere con quanta attenzione cercavano di rispettare l'opera il più possibile inserendo tutte queste cose che magari sono dettagli per altri ma che scaldano il cuoricino dei fan.
Questo è anche uno dei motivi per cui voglio fare i complimenti alla produzione: fare una serie che andasse bene sia per chi non ha mai aperto manco un volume di One Piece e chi ne è un fan sfegatato non è cosa facile. Anche l'uso appunto di questi riferimenti al manga ha sicuramente aiutato a convincere i fan.
I CAMBIAMENTI
Nessuno pretende - men che meno io - di vedere una copia carbone di One Piece. Prima di tutto perché sarebbe impossibile. Ma poi i lettori già conoscono a menadito tutta la storia, battute comprese.
Ecco allora che la serie presenta delle modifiche che - tranne una - ho apprezzato: Koby e Garp ad esempio. Se nel manga incontriamo il nonno di Luffy molto più in là e scopriamo che Koby ne è diventato l'allievo, averli invece inseriti subito e seguire le loro vicende è sicuramente più interessante. Si viene così a creare un percorso parallelo tra Koby e Luffy incentivando ancora di più il legame del rispettivo viaggio tra i due. E si costruisce il rapporto tra Garp, Koby ed Hermeppo.
O ancora Garp e la sua ricerca del nipote perduto. Per tutte le puntate mi sono chiesta perché avessero caratterizzato il vice ammiraglio così cagacazzi e determinato nel fermare il nipote. Nel manga sappiamo bene quanto cazzone sia Garp! Perché questa ossessione?
E poi con l'ultima puntata si ritorna sui giusti binari ed ho quindi apprezzato questa modifica che ha reso più "frizzantella" questa prima stagione.
NOTA: l'unico cambiamento che mi ha fatto storcere il naso è Garp che chiama Occhi di Falco per dare la caccia al nipote. Prima di tutto Garp ci sarebbe andato da solo, sia che facesse per finta sia che fosse sincero. Ma poi che Occhi di Falco obbedisca agli ordini del nonno di Luffy è utopia. Forse è quello dei Sette che se ne sbatterebbe di più. Ma prenderò per buono che abbia obbedito perché incuriosito da Luffy piuttosto che per ordini dall'alto.
Bellissime anche tutte le scenografie - ho amato il Baratie - o la claustrofobica casa di Kaya, così come ho apprezzato gran parte dei combattimenti anche se su questo per me ci si potrebbe lavorare un po' sopra.
Villain migliore per cattiveria rimane Arlong mentre Baggy ha una presenza di scena che meriterebbe uno spinoff tutto suo. <3
Ed ora, passiamo ai meh, ossia alle cose che mi sono piaciute un po' meno e che alcune di loro spero vengano "aggiustate " nella seconda stagione.
Coerenza narrativa
Con la "scusa" degli otto episodi la serie corre come un treno. Condensare 70 e passa capitoli e 100 episodi di un anime in sole 8 ore è un impresa degna di nota che però certe volte cade nella frettolosità e nella mancanza di coerenza narrativa.
Da Luffy che prende la testa di Baggy dagli uomini pesce non si sa come, ai personaggi che entrano a far parte della ciurma del nostro in quattro secondi netti. Dovrei rileggermi la saga del Baratie ma sono sicura che Luffy ci abbia messo un bel po' a convincere Sanji ad unirsi a lui, insistendo non poco.
Nella serie invece, per mancanza di tempo presumo, Usopp e lo chef dei nostri cuori, salgono a bordo appena Luffy glielo chiede o insiste due secondi.
C'è Usopp che dice che gli piacerebbe andare per mare ma non può per via di Kaya - in una frase praticamente - e che poi nel finale di puntata sale a bordo con gli altri come se fosse una cosa naturale.
Per arrivare a Zoro che commenta la galanteria di Sanji durante il combattimento contro gli uomini pesce come se lo conoscesse da una vita e non che si sia unito a loro due giorni prima. Tanto più che Zoro, nelle scene con Sanji al Baratie, era pure svenuto. E' giusta la reazione dello spadaccino perché davanti a Sanji non insulti una donna... ma questo Zoro non lo può sapere.
Ora, probabilmente questa fretta era dovuta al non sapere se la serie avrebbe avuto successo meritandosi un sequel e quindi gli autori non abbiano voluto osare perché non sapevano se il gioco valesse la candela. Visto però il successo della serie e la probabile seconda stagione, si spera che si prendano del tempo per "dare tempo" e costruire le varie vicessitudini e relazioni.
La CGI, le parrucche e le inquadrature
Sarò strana io ma difficilmente ho visto così tanti primi piani. Seriamente, primi piani ovunque. E se all'inizio non ci facevo manco caso, intorno al 6 episodio ho incominciato a rendermene conto e a chiedermi perché non allargavano un po' più il campo?
Discorso dubbioso anche per la CGI che non mi ha fatto impazzire onestamente. Certe scene dei combattimenti di Luffy presentavano a parer mio una realizzazione un po' troppo finta, segno che ci si può lavorare ancora sopra.
La cosa peggiore comunque risultavano certe parrucche - come quella della sorella di Nami - così finte che te le avrebbero tirate dietro anche al Lucca Comics. Ok, One Piece presenta gente strana e bizzarra, con capelli di tutte le forme e tutti i colori. Ma sono piuttosto sicura che si potrebbero trovare parrucche colorate meno scrause...no?
La risata
Nel manga di Oda si ride spesso. Persino nelle battaglie più epiche e dense di tensione c'è sempre il momento gag che ti fa spisciare sotto dalle risate: penso ai combattimenti di Luffy contro Crocodile o Ener ad esempio.
Nel live action invece la risata da farti mancare il fiato non c'è e al limite si sorride divertiti, come nella scena di Sanji che flirta con Nami al Baratie cpn le prese in giro degli altri.
Ora, su questo ci sarebbe da riflettere. Perché se è vero che la risata è un concetto cardine dell'opera di Oda è anche vero che nella serie si è cercato di essere più realistici possibile per rendere credibile la storia, eliminando certe gag che forse avrebbero aggiunto troppo cringe. Ci sono battute e piccole gag ma siamo ben lontani dalla follia ridanciana tipica del manga.
E' una cosa giusta? La serie dovrebbe far più ridere? e se fosse poi troppo cringe appunto?
Su questo punto voglio aspettare la seconda stagione per avere le idee più chiare.
Detto tutto questo, io promuovo la serie.
E' riuscita a piacere a chi One Piece non l'ha mai visto ed a convincere i fan - che più chi meno - rispettando il cuore dell'opera e le volontà del suo autore, grazie anche ad uno splendido cast che ha trasmesso la loro passione ai personaggi, rendondoli convincenti e credibili.
Certo, ci sono a mio parere ancora dei miglioramenti da fare ma come primo step non è andata affatto male.
VOTO: 8.1
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A volte penso che non mi riprenderò mai più dal trauma.
A volte penso sia perché non sono abbastanza forte. Altre volte, perché non lo voglio davvero, come se significasse rinunciare a te anche con le più piccole parti di me. E pur di trattenere il ricordo, lo stringo nonostante sia solo dolore. Nonostante mi faccia tremare le ginocchia e le labbra, e mi faccia sciogliere gli occhi lungo le guance, fin dentro la gola.
A volte penso che non smetterò mai davvero di sanguinare. Che ogni volta che sfiorirò la ferita, quella tornerà ad infettarsi. Che gli incubi questa volta resteranno ad infestarmi il sonno.
C’erano, prima di te. E sono tornati, esattamente dopo di te.
A volte mi sento come se questo senso di colpa mi striscerà sulle ossa, sotto la pelle, fino ai miei ultimi respiri. E crescerà in me come un cancro, facendo ammalare ogni fibra, ogni cellula. Rendendomi sempre più debole e stanca. E le cose mi sfioreranno senza toccarmi.
A volte mi sento come se stessi nuotando ancora e ancora. E la riva é sempre troppo lontana. E l’acqua talmente fredda da incancrenirmi le membra. E non importa quanta forza ci metta ad ogni bracciata. Non importa quanto la mia tecnica sia perfetta, quanto il mio corpo si fletta e scivoli veloce tra le onde.
Non sarò mai abbastanza.
A volte mi sento come se dovessi punirmi in eterno. Come se meritassi questo limbo. Come se fosse la giusta punizione alle mie azioni. E anche gli eventi peggiori li affronto come se fossero una redenzione. Mi sento come se non fossi degna nemmeno delle carezze.
A volte penso che non mi riprenderò mai più dal trauma.
L’ho sepolto sotto strati di silenzio. Affianco ai litigi inconcludenti, ai quei messaggi che ancora conservo, a quelle chiamate nel cuore della notte. Fra tutte le cose che non riesco a raccontare a nessuno. Nemmeno a me stessa. Nemmeno alla luna. Nemmeno alla mia ombra. Vorrebbero disperatamente uscire, ma non possono.
Allora, ho iniziato a sfogarle piangendo per tutto. Piangendo per i libri per bambini, e per i film, anche se “non era poi così drammatico”. Piangendo per i video dei cani su internet che vengono salvati e trovano una famiglia. Per i tramonti, come faceva il Piccolo principe. Per le poesie che sottolineo e tengo solo per me. Per gli anziani che mangiano soli e i bambini che non vengono invitati ai compleanni. Piango quando vedo piangere gli altri; per gioia? per dolore? Non importa.
Non mi importa.
Sembro empatica ma sono solo egoista.
A volte penso che non mi riprenderò più dal trauma.
Altre volte, ne ho la certezza.
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Una delle più classiche tecniche di manipolazione emotiva è quella che fa leva sul senso di colpa. In questo caso Mattia tenta di persuadere il lettore che la responsabilità de "l'elevato numero di persone transgender che commette il suicidio" sia da attribuire a chi seminerebbe "odio nei confronti delle persone transgender". Ci sono diversi punti che vengono distorti in queste poche righe per attuare questa manipolazione. Innanzitutto Mattia suggerisce che le opinioni espresse riguardo ai temi "transgender", siano "odio". Non fornendo esempi specifici il lettore è portato ad associare questa accusa con le recenti polemiche che hanno coinvolto l'atleta dell'Algeria (che come è stato poi puntualizzato da ogni organo di stampa, non è transgender), un uomo biologico che ha preso a pugni una donna. Mattia suggerisce esplicitamente che da questo "odio" nasca il disagio che porta un "elevato numero di persone transgender" a commettere suicidio, non fornendo alcuna prova al riguardo. Mattia non fornisce alcun dato che definisca quello dei suicidi transgender un "elevato numero". Mattia non fornisce alcun dato o fonte imparziale che metta in relazione i casi di suicidio con il presunto bullismo che le persone trans subirebbero.
-petroglio
.....
bevono tutto senza batter ciglio? non gli s'accende manco una candela? se lo meritano proprio di esser presi per il culo sti somari.
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