#26 settembre 2017
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#the urge to end it all quando ascolto questa che è talmente idilliaca e melancholic che è come essere validati nel pensarlo
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Non mi sentivo così sola dal 2017 circa
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Il mio post numero 1 del 2022
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Ferrovie Appulo Lucane: CAMBIAMO il modo di viaggiare!
Ferrovie Appulo Lucane (FAL) è una società a responsabilità limitata con socio unico al 100% il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, concessionaria di servizi ferroviari ed automobilistici che collegano le regioni Puglia e Basilicata ed operante nelle province di Bari, Matera e Potenza.
Dall’agosto del 2008 fino a settembre 2018 il ruolo di Presidente del CdA è stato ricoperto dal dott. Matteo Colamussi, tutt’ora in carica come Direttore Generale. Da settembre 2018 il Presidente del CdA è l’Avv. Rosario Almiento. Il dott. Colamussi ha esercitato la doppia funzione di Presidente del CdA e Direttore Generale a partire dal 23 Maggio 2012, quando lo stesso Consiglio di Amministrazione di cui era Presidente deliberò la sua nomina a tempo determinato per un periodo di 5 anni, per poi prorogarne i termini di altri 5 anni a partire dal 2017 e sino al 15 giugno 2022.
Il 26 Novembre 2021, la FAL srl ha avviato una selezione per la ricerca di un “nuovo” Direttore Generale che si sarebbe aggiudicato un incarico a tempo indeterminato per un compenso annuo di 140.000 Euro oltre a benefit e retribuzione incentivante rispetto ai 120.000 Euro percepiti nel 2020 dall’attuale DG.
Sin da subito abbiamo avuto forti riserve in merito ai requisiti richiesti nel bando, non solo a partire dal trattamento economico previsto, tra l’altro in contrasto con i principi di razionalizzazione della spesa pubblica, ma soprattutto per alcuni aspetti che ci sembravano troppo “esclusivi”.
Se da un lato non viene richiesta la conoscenza della lingua inglese e delle nozioni base di informatica, requisiti obbligatori per i concorsi pubblici (art. 37, c. 1, D.Lgs 165/2001 come modificato dall’art. 7, D. Lgs. 75/2017), i candidati devono avere un’esperienza pregressa quinquennale alla guida di aziende con almeno 250 dipendenti e concessionarie di trasporto pubblico ferroviario e di infrastruttura ferroviaria, e quindi di realtà molto simili, per non dire uguali, alle FAL. Fa specie, però, che la stessa necessità di ricercare determinate competenze non si presentò anche all’atto di nomina dell’attuale Direttore Generale, già Presidente del CdA, che prima del 2012 vantava tra le proprie esperienze quella di sub-agente assicurativo. Non condividiamo, oltremodo, la scelta di affidare un determinato incarico a tempo indeterminato, “costringendo” in tal modo il Ministero dei Trasporti a legarsi a vita ad una figura di vertice che dovrebbe invece ragionare su obiettivi e sulla mission che il socio unico di volta in volta andrà ad identificare.
Questi sono solo alcuni degli elementi alla base di una nostra formale istanza di annullamento in autotutela ex art. 21 octies, L.241/90, presentata il 07 Dicembre 2021 non solo al Presidente e Consiglieri del CdA, Organismo di Vigilanza ed al Direttore Risorse Dott. Vito Lamaddalena delle FAL, ma anche al Ministro, Viceministri e Sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, al dott. Angelo Mautone quale Responsabile della Direzione Generale per il trasporto pubblico locale e regionale del Ministero, ai Presidenti ed ai rispettivi Assessori ai Trasporti delle Regioni Puglia e Basilicata, alla Corte dei Conti ed alla Procura della Repubblica di Bari.
Ma nonostante tutto, volevamo comunque credere che ci trovassimo di fronte ad un primo passo nella direzione del cambiamento e della discontinuità, in definitiva rottura con le attuali modalità gestionali che hanno guidato le FAL negli ultimi dieci anni.
Ma evidentemente ci sbagliavamo!
Il concorso sta andando avanti e tra i due candidati che hanno presentato domanda di partecipazione, soltanto uno è stato ammesso alla prova orale: il dott. Matteo Colamussi.
Crediamo, pertanto, che sia necessario accendere finalmente i riflettori su una serie di criticità e di disservizi più volte evidenziati a Regioni e Ministero, che da anni ricadono su un’utenza oramai rassegnata e disaffezionata all’utilizzo del trasporto pubblico. Basti pensare, ad esempio, che per percorrere i circa 75 km della linea ferroviaria Bari-Matera ci si impiega circa 2 ore, mentre da Potenza a Bari i tempi di percorrenza sono di circa 4 ore per 150 km tra linee interrotte da più di 8 anni e servizi sostitutivi con autobus; mentre un treno Stadler ST4, uno dei nuovi convogli ferroviari acquistati nell’ambito del PO FESR 2007-2013 Asse V – Regione Puglia, è fermo nell’officina di Bari Scalo dal 2018, cannibalizzato in molte sue parti in quanto oggetto di interventi di asportazione per approvvigionamento di ricambi di ogni genere.
Matthew Lewis
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Ferrovie Appulo Lucane: CAMBIAMO il modo di viaggiare!
Ferrovie Appulo Lucane (FAL) è una società a responsabilità limitata con socio unico al 100% il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, concessionaria di servizi ferroviari ed automobilistici che collegano le regioni Puglia e Basilicata ed operante nelle province di Bari, Matera e Potenza.
Dall’agosto del 2008 fino a settembre 2018 il ruolo di Presidente del CdA è stato ricoperto dal dott. Matteo Colamussi, tutt’ora in carica come Direttore Generale. Da settembre 2018 il Presidente del CdA è l’Avv. Rosario Almiento. Il dott. Colamussi ha esercitato la doppia funzione di Presidente del CdA e Direttore Generale a partire dal 23 Maggio 2012, quando lo stesso Consiglio di Amministrazione di cui era Presidente deliberò la sua nomina a tempo determinato per un periodo di 5 anni, per poi prorogarne i termini di altri 5 anni a partire dal 2017 e sino al 15 giugno 2022.
Il 26 Novembre 2021, la FAL srl ha avviato una selezione per la ricerca di un “nuovo” Direttore Generale che si sarebbe aggiudicato un incarico a tempo indeterminato per un compenso annuo di 140.000 Euro oltre a benefit e retribuzione incentivante rispetto ai 120.000 Euro percepiti nel 2020 dall’attuale DG.
Sin da subito abbiamo avuto forti riserve in merito ai requisiti richiesti nel bando, non solo a partire dal trattamento economico previsto, tra l’altro in contrasto con i principi di razionalizzazione della spesa pubblica, ma soprattutto per alcuni aspetti che ci sembravano troppo “esclusivi”.
Se da un lato non viene richiesta la conoscenza della lingua inglese e delle nozioni base di informatica, requisiti obbligatori per i concorsi pubblici (art. 37, c. 1, D.Lgs 165/2001 come modificato dall’art. 7, D. Lgs. 75/2017), i candidati devono avere un’esperienza pregressa quinquennale alla guida di aziende con almeno 250 dipendenti e concessionarie di trasporto pubblico ferroviario e di infrastruttura ferroviaria, e quindi di realtà molto simili, per non dire uguali, alle FAL. Fa specie, però, che la stessa necessità di ricercare determinate competenze non si presentò anche all’atto di nomina dell’attuale Direttore Generale, già Presidente del CdA, che prima del 2012 vantava tra le proprie esperienze quella di sub-agente assicurativo. Non condividiamo, oltremodo, la scelta di affidare un determinato incarico a tempo indeterminato, “costringendo” in tal modo il Ministero dei Trasporti a legarsi a vita ad una figura di vertice che dovrebbe invece ragionare su obiettivi e sulla mission che il socio unico di volta in volta andrà ad identificare.
Questi sono solo alcuni degli elementi alla base di una nostra formale istanza di annullamento in autotutela ex art. 21 octies, L.241/90, presentata il 07 Dicembre 2021 non solo al Presidente e Consiglieri del CdA, Organismo di Vigilanza ed al Direttore Risorse Dott. Vito Lamaddalena delle FAL, ma anche al Ministro, Viceministri e Sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, al dott. Angelo Mautone quale Responsabile della Direzione Generale per il trasporto pubblico locale e regionale del Ministero, ai Presidenti ed ai rispettivi Assessori ai Trasporti delle Regioni Puglia e Basilicata, alla Corte dei Conti ed alla Procura della Repubblica di Bari.
Ma nonostante tutto, volevamo comunque credere che ci trovassimo di fronte ad un primo passo nella direzione del cambiamento e della discontinuità, in definitiva rottura con le attuali modalità gestionali che hanno guidato le FAL negli ultimi dieci anni.
Ma evidentemente ci sbagliavamo!
Il concorso sta andando avanti e tra i due candidati che hanno presentato domanda di partecipazione, soltanto uno è stato ammesso alla prova orale: il dott. Matteo Colamussi.
Crediamo, pertanto, che sia necessario accendere finalmente i riflettori su una serie di criticità e di disservizi più volte evidenziati a Regioni e Ministero, che da anni ricadono su un’utenza oramai rassegnata e disaffezionata all’utilizzo del trasporto pubblico. Basti pensare, ad esempio, che per percorrere i circa 75 km della linea ferroviaria Bari-Matera ci si impiega circa 2 ore, mentre da Potenza a Bari i tempi di percorrenza sono di circa 4 ore per 150 km tra linee interrotte da più di 8 anni e servizi sostitutivi con autobus; mentre un treno Stadler ST4, uno dei nuovi convogli ferroviari acquistati nell’ambito del PO FESR 2007-2013 Asse V – Regione Puglia, è fermo nell’officina di Bari Scalo dal 2018, cannibalizzato in molte sue parti in quanto oggetto di interventi di asportazione per approvvigionamento di ricambi di ogni genere.
Paul Stinson
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Martedì 26 settembre 2017
https://777babylon777.blogspot.com/2017/09/sono-stato-informato-da-numerosi-fans.html?m=1
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Parigi 2024: L’importanza dell’Abbigliamento Sportivo ai Giochi Olimpici
I Giochi della XXXIII Olimpiade, conosciuti commercialmente come Parigi 2024, si terranno a Parigi, in Francia, dal 26 luglio all’11 agosto 2024. Questo evento segnerà il centesimo anniversario dall’ultima volta che la città ha ospitato i Giochi Olimpici. L’assegnazione di Parigi come città ospitante è stata ufficializzata il 13 settembre 2017 durante la 131ª Sessione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) a Lima, in Perù. Parigi diventerà così la seconda città, dopo Londra, a ospitare per tre volte i Giochi Olimpici estivi, dopo le edizioni del 1900 e del 1924.
Assegnazione dei Giochi
Il processo di selezione della città organizzatrice dei Giochi della XXXIII Olimpiade è iniziato il 16 settembre 2015, quando il CIO ha annunciato le cinque città candidate: Budapest, Amburgo, Los Angeles, Parigi e Roma. Tuttavia, Budapest, Amburgo e Roma si sono successivamente ritirate, lasciando Parigi e Los Angeles in corsa. Il 9 giugno 2017, a causa dei ritiri, il comitato esecutivo del CIO ha proposto di assegnare contemporaneamente i Giochi del 2024 e del 2028, con Parigi scelta per il 2024 e Los Angeles per il 2028.
Il Passaggio della Torcia
Il passaggio della torcia olimpica per Parigi 2024 è iniziato il 16 aprile ad Olimpia, in Grecia. Il primo tedoforo è stato il vogatore greco Stefanos Douskos, seguito dalla nuotatrice francese Laure Manaudou. Tuttavia, la staffetta in Nuova Caledonia è stata annullata a causa di disordini locali.
Simboli e Mascotte
Per questa edizione dei Giochi, sono stati realizzati due loghi: uno per la fase di candidatura e uno ufficiale per i Giochi, svelato il 21 ottobre 2019. Il logo combina una medaglia d’oro, la fiamma olimpica e la Marianne, simboli della vittoria, dell’unione attraverso lo sport e dei valori di uguaglianza e fratellanza. La mascotte, Phryge, ispirata ai berretti frigi della Rivoluzione francese, rappresenta la libertà e l’inclusività.
Medaglie
Le medaglie di Parigi 2024 presentano gettoni di rottami di ferro dalla Torre Eiffel. Le medaglie d’oro sono realizzate con il 98,8% di argento e l’1,13% di oro, mentre le medaglie di bronzo sono realizzate con rame, zinco e stagno.
Sedi di Gara
In linea con l’Olympic Agenda 2020 del CIO, Parigi 2024 utilizzerà prevalentemente impianti esistenti o temporanei, con solo alcune strutture permanenti nuove, come l’Arena Porte de la Chapelle, il centro acquatico di Saint-Denis e lo stadio di arrampicata di Le Bourget.
Paesi Partecipanti
Nel settembre 2022, il CIO ha sospeso gli atleti del Guatemala a causa di controversie interne al Comitato Olimpico Guatemalteco. Inoltre, i Comitati Olimpici di Russia e Bielorussia sono stati sospesi per violazione della tregua olimpica, con gli atleti di questi paesi che gareggeranno come “Atleti Individuali Neutrali”.
Abbigliamento Sportivo ai Giochi Olimpici
Un elemento fondamentale per gli atleti che parteciperanno ai Giochi di Parigi 2024 sarà l’abbigliamento sportivo. Questo non solo per il comfort, ma anche per migliorare le prestazioni e garantire la sicurezza durante le competizioni. L’abbigliamento sportivo ha evoluto enormemente negli ultimi decenni, grazie a materiali tecnici avanzati che offrono leggerezza, traspirabilità e resistenza all’acqua.
L’importanza dell’abbigliamento sportivo si estende a tutte le discipline olimpiche, dove la scelta del giusto equipaggiamento può fare la differenza tra una performance mediocre e una vittoria. Gli atleti utilizzano capi specifici per ogni tipo di sport, adattati alle esigenze particolari della disciplina. Ad esempio, le scarpe tecniche sono progettate per offrire aderenza e supporto su terreni variabili, essenziali per sport come il trail running e il ciclismo.
Innovazioni Tecnologiche nell’Abbigliamento Sportivo
Le innovazioni tecnologiche nell’abbigliamento sportivo hanno rivoluzionato il modo in cui gli atleti si preparano e competono. Tessuti con proprietà di termoregolazione aiutano a mantenere una temperatura corporea ottimale, mentre materiali antibatterici e anti-odore sono fondamentali per le gare lunghe e impegnative. Inoltre, l’integrazione di sensori e dispositivi elettronici negli indumenti sportivi permette di monitorare parametri fisiologici cruciali, come la frequenza cardiaca e la temperatura corporea, ottimizzando così le prestazioni.
Conclusioni
Parigi 2024 promette di essere un evento straordinario, non solo per la storicità dell’evento, ma anche per l’attenzione all’innovazione e alla sostenibilità. L’abbigliamento sportivo giocherà un ruolo centrale nel garantire che gli atleti possano competere al meglio delle loro capacità. L’evoluzione dei materiali tecnici e delle tecnologie applicate all’abbigliamento sportivo continuerà a migliorare le prestazioni degli atleti, rendendo le competizioni sempre più emozionanti e spettacolari.
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Espulsi due cittadini stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale
Espulsi due cittadini stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale I due cittadini stranieri, espulsi dal territorio italiano perché ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale, erano soggetti fortemente radicalizzati. Sono stati espulsi oggi un cittadino tunisino e un cittadino kosovaro ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale in quanto fortemente radicalizzati. Il primo, quarantaduenne, irregolare sul territorio nazionale, è emerso all'attenzione durante un periodo di detenzione nel carcere di Piacenza in quanto, all'interno della sua cella, è stata rinvenuta la foto di un uomo armato di mitra con alle spalle la bandiera dell'ISIS e poiché lo stesso aveva assunto, nel tempo, un ruolo da leader nei confronti degli altri detenuti. Scarcerato nel 2020, lo straniero è stato più volte destinatario di provvedimenti di espulsione rimasti ineseguiti. Rintracciato lo scorso 26 settembre, è stato associato al centro di permanenza per il rimpatrio di Gradisca d'Isonzo (GO) e poi in quello di Caltanissetta. Una volta riconosciuto dalle competenti Autorità consolari tunisine, è stato rimpatriato in esecuzione del provvedimento di espulsione del Prefetto di Piacenza. Il secondo è emerso all'attenzione in seguito all'attività investigativa avviata nel 2016 dalla Digos di Venezia su un gruppo di soggetti radicalizzati, che ha portato all'arresto nel 2017 di tre cittadini kosovari sui quali erano emersi gravi indizi di colpevolezza circa la partecipazione ad un'associazione con finalità di terrorismo internazionale, in relazione alla loro adesione all'ideologia dello Stato Islamico. Nella circostanza l'interessato era stato sottoposto a perquisizione in quanto risultato in contatto con i soggetti arrestati ed espulso dal territorio nazionale in esecuzione del provvedimento emesso dal Prefetto di Venezia per motivi di sicurezza nazionale. Il 14 ottobre 2023 lo straniero è stato rintracciato in provincia di Trieste e tratto in arresto per il reato di violazione del divieto di reingresso sul territorio nazionale. A seguito di giudizio direttissimo tenutosi presso la Sezione Penale del Tribunale di Trieste è stato condannato a 8 mesi di reclusione. L'interessato è stato accompagnato presso il centro di Gradisca d'Isonzo (GO) e rimpatriato in esecuzione del decreto di espulsione emesso il 16.10.2023 dal Prefetto di Trieste. Salgono così a 56 i provvedimenti di espulsione adottati nel 2023 nei riguardi di cittadini stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Dichiarazione precompilata più semplice anche per chi usufruisce del regime forfettario
Nuove misure per la salvaguardia delle famiglie contro i possibili rincari di gas e luce al vaglio del consiglio dei ministri. Sul fronte fiscale, ecco le novità principali in arrivo: dichiarazione precompilata più semplice e per tutti anche ai forfettari. Il pagamento con F24 sbarca su Pago Pa. Chi dimentica di indicare un credito d’imposta in dichiarazione non perde più il bonus. Per le compensazioni di crediti d’imposta Iva, il limite per l’obbligo del visto di conformità del professionista scatta da 70mila euro e non più da 50mila, mentre per i crediti Ires, Irpef e Irap il limite sale da 20mila a 50mila. Bozza provvedimento, 26 articoli da dichiarazione semplificata a scadenze Dodici pagine e 26 articoli che vanno dalla semplificazione della dichiarazione dei redditi all’anticipo dal 30 novembre al 30 settembre del termine per la presentazione delle dichiarazioni in materia di imposte sui redditi e di Irap. È quanto si legge in una bozza del decreto legislativo in materia di adempimenti fiscali atteso oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri. Arriva nel 2024 in via sperimentale una modalità di presentazione semplificata della dichiarazione dei redditi precompilata per dipendenti e pensionati. L’Agenzia delle entrate, si legge nel testo, «rende disponibili al contribuente, in modo analitico, le informazioni in proprio possesso, che possono essere confermate o modificate direttamente dai contribuenti in un’apposita area riservata del sito internet della predetta Agenzia, mediante un percorso semplificato e guidato. I dati confermati o modificati vengono riportati in via automatica nella dichiarazione dei redditi, che il contribuente può presentare direttamente in via telematica». Progressivamente, saranno rese disponibili anche agli intermediari, con modalità definite insieme al garante della Privacy. Stop a cartelle ad agosto e dicembre Salvo casi di indifferibilità e urgenza - si legge ancora nella bozza del provvedimento -, dal 1° al 31 agosto e dal 1° al 31 dicembre è sospeso l’invio da parte dell’Agenzia delle entrate di comunicazioni relative ai controlli automatizzati, controlli formali e liquidazioni delle imposte sui redditi assoggettati a tassazione separata e delle lettere di compliance. Termine dichiarazioni redditi-Irap anticipato al 30 settembre Viene anticipato dal 30 novembre al 30 settembre il termine per la presentazione delle dichiarazioni in materia di imposte sui redditi e di Irap mentre per i soggetti Ires il termine è anticipato dall’ultimo giorno dell’undicesimo mese successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta all’ultimo giorno del nono mese successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta. Questa modifica consente di anticipare il controllo delle dichiarazioni e, conseguentemente, l’erogazione degli eventuali rimborsi da esso scaturenti. Dall’anno 2025 le dichiarazioni in materia di imposte sui redditi e di Irap possono essere presentate a partire dal 1° aprile, fermo restando il termine del 30 aprile per la disponibilità della dichiarazione dei redditi precompilata. Analoga disposizione è prevista per il modello 770, che potrà essere presentato a partire dal 1° aprile fino al 31 ottobre di ciascun anno. La modifica decorre dall’anno 2025. Nuovo decreto energia: un anno in più al mercato tutelato Per quanto riguarda invece il filone energia, non scatterà il 10 gennaio prossimo il passaggio al mercato libero dell’energia. Tra le soluzioni contenute nel nuovo provvedimento sull’energia, la proroga da un minimo di sei mesi al massimo di un anno per l’arrivo del “ mercato libero ” per gli utenti domestici (dieci milioni; le tariffe sono stabilire dall’Arera), una norma che doveva scattare nel 2017 e che si teme potrebbe portare un ulteriore rialzo dei prezzi. Per gli utenti domestici il passaggio dal mercato tutelato a quello libero sarà accompagnato da adeguate campagne informative, da procedure competitive per la scelta degli operatori che reggeranno la transizione con un servizio a tutele graduali. La Ue sarebbe contraria al prolungamento del regime tutelato. Per le bollette arriva una procedura ad hoc che riguarda le fasce considerate “vulnerabili” ma norme sono previste anche per la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili, il sostegno alle imprese energivore attraverso l’utilizzo di energia elettrica autoprodotto o gas italiano a prezzi - si legge nel testo - “ragionevoli”. Per gli impianti di estrazione di gas vengono previste deroghe, anche se condizionate da alcuni paletti. Un articolo prevede investimenti per salvaguardare bacini idrografici. Ok ai rigassificatori di Porto Empedocle e Gioia Tauro Norme anche sui rigassificatori, con un’accelerazione sui progetti per i nuovi rigassificatori di Porto Empedocle (investimento di Enel da 1,5 miliardi) e di Gioia Tauro del tandem Iren-Sorgenia (con analogo esborso); sull’offshore eolico e una nuova deroga per gli impianti di produzione di energia elettrica a carbone. Previsto un intervento per provare a sbloccare lo stallo sulle trivelle in Adriatico, così da migliorare l’approvvigionamento italiano di gas. La filosofia del decreto è quella di mettere in sicurezza un settore, fuori dalle dinamiche del mercato che talvolta diventano speculative, favorendo la transizione verso le rinnovabili. Con l’obiettivo anche di utilizzare strumenti diversi di tutela che siano diversi dai bonus finora previsti. Vendita di gas a prezzi calmierati per le imprese energivore Nel decreto c’è anche una misura per sciogliere il nodo del passaggio del personale dei call center ora impegnati nel settore del mercato tutelato. Il pacchetto che arriva in Cdm punta anche ad agevolare le imprese che, per caratteristiche produttive, utilizzano molta energia, come il vetro e la ceramica. Una forte agevolazione spinge alla autoproduzione elettrica da fonti rinnovabili (con anticipi dal Gse con energia a prezzi calmierati da restituire in 20 anni) mentre un articolo promuove l’uso di gas nazionale dal prezzo più basso con una rimodulazione del meccanismo chiamato Gas Release. Fondi (200 milioni l’anno dal 2024 al 2032) sono poi previsti per le regioni e le province autonome per favorire impianti rinnovabili destinando specifiche aree. Oltre a queste norme il decreto spinge anche alla creazione di un polo per l’eolico galleggiante con l’obiettivo, da qui a qualche anno, di individuare vaste aree marine che, senza impatto sul paesaggio, possano ospitare piattaforme di eolico fino a 30-50 chilometri quadrati. Un’opportunità che sarà accompagnata - sempre per parlare di energia e mare - dalla classificazione di impianti strategici per i rigassificatori on shore. Fisco, in arrivo norme su adempimenti e versamenti Oltre a quello dell’energia, l’altro dossier importante oggi all’attenzione dell’esecutivo è quello fiscale. Nei giorni scorsi il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha annunciato l’approdo in Consiglio dei ministri di «due decreti legislativi che riguardano lo statuto del contribuente e gli adempimenti e versamenti», incluso il calendario delle dichiarazioni». Leo ha sottolineato la necessità di intervenire sulle sanzioni: «In Italia - ha ricordato - ci sono 5 tipi di sanzioni ma questo sistema va cambiato». Inoltre «ci sono sanzioni amministrative disallineate rispetto al resto dell’Ue», ha continuato, sottolineando che «le sanzioni ci devono essere ma non ho visto tanti contribuenti andare in galera per evasione quindi bisogna incidere sulle sanzioni accessorie che colpiscono di più il contribuente». Read the full article
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Oggi nel 2017 è stato ratificato un trattato che vieta i test nucleari
Il 29 agosto è la Giornata internazionale contro i test nucleari. Ogni anno si ricordano gli effetti devastanti della più pericolosa arma mai creata dall’uomo. Ogni anno, il 29 agosto, il mondo si unisce per ricordare la Giornata Internazionale contro i Test Nucleari. Non si tratta soltanto di un semplice richiamo ai tragici eventi che hanno segnato il nostro passato, ma anche di un'opportunità per riflettere sulle sfide attuali e future e per riaffermare l'importanza della messa al bando totale dei test e delle bombe nucleari, in qualunque angolo del pianeta. Come è nata la Giornata Internazionale contro i Test Nucleari La Giornata Internazionale contro i test nucleari è stata istituita per la prima volta dalle Nazioni Unite nel 2009, con l'adozione all'unanimità della Risoluzione 64/35 da parte dell’Assemblea Generale. La data non è, evidentemente, casuale: essa fa infatti riferimento all'anniversario della chiusura del sito di test nucleari di Semipalatinsk, in Kazakistan, avvenuta nel 1991. Stiamo parlando di un momento estremamente significativo nella direzione del disarmo nucleare, poiché la chiusura del sito aveva messo fine ai test dell’Unione Sovietica svolti nella cornice della Guerra Fredda, conclusasi definitivamente il 26 dicembre del 1991 con la caduta del Muro di Berlino. L'obiettivo principale di questa giornata è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica e i leader mondiali sull'urgente necessità di mettere al bando definitivamente i test nucleari. Questa iniziativa è parte integrante degli sforzi internazionali per il disarmo nucleare e per evitare il ripetersi degli esperimenti già avvenuti in passato. Le conseguenze dei test nucleari Risulta evidente, anche senza conoscere nel dettaglio l’argomento, come test simili abbiano un impatto a dir poco devastante sull’ambiente e sulla salute umana. Si potrebbe pensare che si tratti di eventi legati ad un passato ormai lontano, ma sfortunatamente non è così. L’ultimo test nucleare sotterraneo in ordine di tempo è stato portato a termine dalla Corea del Nord, il 9 settembre del 2016, dunque appena 7 anni fa.
Le conseguenze di azioni simili sono impressionanti. Attraverso un test nucleare vengono rilasciate enormi quantità di radiazioni nell’atmosfera e nel suolo, con effetti a lungo termine sull’ambiente e con un ingente inquinamento radioattivo e gravissimi danni agli ecosistemi. Proprio alla luce delle caratteristiche degli elementi radioattivi presenti nelle armi atomiche, è importante ricordare che questo particolare tipo di inquinamento è in grado di persistere per anni, se non addirittura decenni o millenni (basti pensare a ciò che è accaduto dopo l’esplosione del reattore di Chernobyl). Le radiazioni provocate dai test hanno effetti terribili, evidentemente, sulla salute umana: chi vive nelle zone limitrofe dove sono stati effettuati può facilmente sviluppare malformazioni genetiche, il cancro e molte altre gravi malattie. C’è un altro elemento da non dimenticare, ovvero il tema dell’instabilità politica: qualunque test nucleare, così come la “semplice” minaccia rispetto al suo utilizzo, genera enormi tensioni tra le principali potenze mondiali, che fin dalla Seconda Guerra Mondiale sfruttano la minaccia nucleare come deterrente. Fintanto che si svolgeranno test nucleari, dunque, la pace mondiale sarà in pericolo. Strettamente connesso a quest’ultimo punto c’è la violazione degli accordi internazionali: chiunque effettui un test nucleare viola prima di tutto il Trattato di Non Proliferazione Nucleare, che punta per l’appunto a prevenire lo sviluppo di nuovi ordigni. Se non riusciremo a estirpare questa piaga, la fiducia reciproca tra le nazioni ne risentirà pesantemente e tutti gli sforzi fatti negli ultimi decenni per il disarmo nucleare risulteranno vani. La ratifica per la messa al bando delle armi nucleari C’è un altro elemento fondamentale che in questo contesto vale la pena di discutere, ovvero il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN), approvato per la prima volta dalle Nazioni Unite il 7 luglio 2017. Questo accordo ha rappresentato e rappresenta tuttora l’impegno per eliminare completamente le armi nucleari e vietare la loro produzione, possesso e uso. Nonostante sia entrato ufficialmente in vigore nel 2020, nell’ultimo anno e mezzo in modo particolare l’opinione pubblica ha avuto la sensazione che il mondo non sia mai stato così vicino ad una nuova guerra nucleare. Il motivo è evidentemente legato allo scoppio del conflitto in Ucraina nel febbraio del 2022 e alle reiterate minacce di Vladimir Putin. Ma la Russia non è nemmeno l’unico problema, in questo senso. Gli Stati Uniti si sono nuovamente avviati proprio di recente a rimpiazzare le vecchie bombe custodite nelle loro basi europee, tutto questo mentre la Corea del Sud ha iniziato a minacciare di volersi dotare di armi nucleari e aumentare le spese per gli arsenali, alla luce delle costanti intimidazioni del suo vicino di casa, Kim Jong-Un. Il Trattato per la proibizione delle Armi Nucleari potrebbe dunque, potenzialmente, essere una soluzione a questa annosa questione, se non fosse che nessun Paese dotato di armi nucleari (né tantomeno i suoi alleati) l’ha ancora sottoscritto. Le adesioni per il momento sono 68, davvero troppo poche. Le armi atomiche in Italia Tra le Nazioni che ancora non hanno aderito il TPAN c’è anche la nostra Italia, che attualmente non possiede armi nucleari proprie ma partecipa al nuclear sharing della NATO: quest’ultimo ha reso possibile al nostro Paese la custodia di una quarantina di bombe nucleari di proprietà degli Stati Uniti nelle basi militari di Ghedi (in provincia di Brescia) e di Aviano (in provincia di Pordenone). A proposito, l’Aeronautica militare USA ha aggiornato nel novembre del 2022 le norme di sicurezza per consentire il trasporto delle bombe: in questo contesto, dunque, le moderne bombe B61-12 prenderanno presto il posto dei vecchi ordigni. Il messaggio del segretario Generale Onu Lo scorso 29 agosto, in occasione della Giornata Internazionale contro i test nucleari, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha preso la parola con un comunicato ufficiale ricordando alle istituzioni internazionali e al mondo intero quanto sia importante, ancora oggi, sottolineare il ruolo del disarmi nucleare per la promozione di un clima di pace, sicurezza e collaborazione internazionale. Qui il suo discorso, ripreso dal Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite: “Dalle steppe del Kazakistan, alle acque cristalline dell’Oceano Pacifico e ai deserti dell’Australia, i test nucleari hanno avvelenato a lungo l’ambiente naturale del nostro pianeta e le specie e le persone che lo chiamano casa. La Giornata Internazionale contro i Test Nucleari rappresenta un riconoscimento globale del danno catastrofico e persistente fatto in nome della corsa agli armamenti nucleari. È un modo per ricordarci di coloro che hanno sofferto a causa della follia della politica atomica del rischio calcolato. Ed è un campanello d’allarme per il mondo, perché finalmente venga attuata una proibizione di tutti i test nucleari vincolante a livello legale. Ora che i test nucleari stanno raggiungendo nuovi livelli, è il momento giusto perché venga messo in atto il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, sostenuto da un sistema di verifica efficace. Le armi nucleari non hanno alcun posto nel nostro mondo. Non assicurano né vittoria, né sicurezza. Per progettazione, il loro unico risultato è la distruzione. Il nostro mondo è stato tenuto ostaggio da questi apparecchi di morte troppo a lungo. In questa giornata importante, invito il mondo ad agire per la salute e la sopravvivenza delle persone come del pianeta. Facciamo sì che gli esperimenti abbiano fine, ora e per sempre, e releghiamo le armi nucleari alla storia, una volta per tutte.” 29 agosto, il mondo celebra la Giornata contro i test nucleari Read the full article
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Per alcune persone i ricordi sono involucri in cui si sviluppa la vita. Non per tutti il vissuto ha lo stesso peso. Io mi ritrovo con piccoli frammenti conficcati indelebilmente nella testa, e così mi ricordo esattamente cos'è accaduto e cos'ho provato il 7 dicembre 2012, il 15 dicembre 2015, il gennaio 2017, il 23 giugno e il 13 ottobre 2020, il 19 gennaio, 26 giugno e 19 settembre 2021, il 29 ottobre 2022 e a gennaio 2023. È tutto memorizzato lì dentro, indelebilmente..
-laragazzadagliocchitristi
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Stasera in tv, martedì 26 settembre 2017
Stasera in tv, martedì 26 settembre 2017
Guida tv ai programmi di prima serata di martedì 26 settembre 2017. Rai1 propone la quarta puntata de Il Paradiso delle Signore 2 mentre Canale 5 trasmette la partita di Champions League Napoli – Feyenoord. (more…)
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RIACE
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Per la gestione dei migranti, per questo suo famoso sistema di accoglienza diffusa, un sistema ammirato in tutto il mondo, e su cui è venuto a girare un cortometraggio persino Wim Wenders, qui sono arrivati fino a 3 milioni di euro l'anno. E però, colpisce. Provi a capire come era Riace, ora che è tutto finito, cosa era, cosa non ha funzionato: e non trovi un numero. Quanti abitanti effettivi ha, per esempio, a prescindere dal dato formale dei residenti? Cioè, quale era realmente la proporzione tra italiani e stranieri? E gli italiani, che età hanno, in media? E che reddito? Quanti migranti sono stati qui? Più di 6mila, dicono. Ma che significa? Per quanto tempo? E ora, dove sono? Riace gli è stata utile? Hanno imparato, tipo, un po' di italiano? E queste associazioni a cui era affidato tutto, che bilancio avevano? E quanti dipendenti? Selezionati come? Quante spese organizzative rispetto alle spese sostanziali?
In tutti questi anni, è stato rendicontato poco o niente.
E spesso, in modo solo generico.
L'unico numero certo qui è quello che il 26 maggio, quando è stato eletto il nuovo sindaco, è stato battuto dalle agenzie di stampa di mezzo mondo. 24. I voti per Mimmo Lucano.
Ed è un numero sbagliato.
24 sono i voti che ha avuto la lista di Fratoianni alle Europee.
Eppure, Riace non ha che 2.313 abitanti. La stazione è un binario e basta, senza biglietteria né niente. Poi c'è una farmacia, e di fronte, un bar e un tabaccaio. Fine di Riace Marina. Che è una delle due parti di cui si compone Riace, ed è sostanzialmente una fila di villette strette tra il mare e la statale. 300 metri più su, a sette chilometri, c'è Riace Superiore. Con la piazza del municipio, la chiesa, un bar, una salumeria e un piccolo alimentari, altri due bar e il tabaccaio. Sono collegate da due corriere al giorno. E cioè, dall'autostop.
Il primo che si ferma ha un fuoristrada da oltre 40mila euro. E quando gli dico che sono una giornalista, mi dice subito: L'ho comprato a rate. Fa il muratore.
Sono quasi tutti operai, qui. E, curioso: molti hanno un SUV. Moltissimi.
E hanno tutti lavorato nell'accoglienza.
Tra progetti ordinari e progetti di emergenza, tra SPRAR e CAS, Riace aveva circa 300 posti. Ma a tratti, in base agli sbarchi, in base a guerre e carestie, i migranti erano più del doppio. Gestiti da Città Futura, l'associazione fondata nel 1999 da Mimmo Lucano, e altre sei associazioni minori. Ma capire come, è complicato. Google non ha molte informazioni. E quindi, l'unica è telefonare alle associazioni. Una a una. Inizio dal Girasole. Da Maria Taverniti, la sua presidente. Mi hanno detto che è a casa, vorrei chiederle se posso passare un momento. Ma mi dice: Non sono a Riace. Dico che sto qui tutta la settimana, mi dice: Non so quando torno. Chiedo allora se posso passare in sede. Mi dice che è chiusa. Se posso parlare con uno degli operatori. Mi dice che non c'è più nessuno. Chiedo se c'è un sito web da cui avere un'idea delle attività. Non c'è. Un documento, un volantino, un vecchio articolo di cronaca locale: niente.
Non trovi un pezzo di carta, qui.
In compenso, trovi le intercettazioni della Guardia di Finanza. Che ha indagato su Riace per 18 mesi. Il 2 settembre 2017 Mimmo Lucano è con Cosimina Ierinò, la sua segretaria. Ed è inferocito. Sono arrivati i fondi da Roma, e ha girato al Girasole 95mila euro: ma i fornitori continuano a chiamarlo, perché non sono stati pagati. E anche gli operatori. 95mila euro. E non bastano? "Sono dei ladri matricolati!", dice.
Dal Girasole si difendono, dicono che hanno pagato quello che hanno potuto. Che quella è solo parte dei fondi. Che quando da Roma arriverà il resto, pagheranno il resto. Ma Cosimina Ierinò è lapidaria. "Si sono fregati tutto", dice.
E la Guardia di Finanza ha decine di intercettazioni così.
Secondo la Procura di Locri, guidata tra l'altro da una toga rossa, Luigi D'Alessio, che ha ripetuto più volte alla stampa che su Riace spera davvero di essersi sbagliato, nei tre anni esaminati quasi il 30 percento dei fondi è stato usato per tutto tranne che per i migranti. Per intestarsi case. Per ristrutturare e arredare immobili estranei ai progetti di accoglienza, per concerti e festival vari. E dai conti correnti delle sette associazioni mancano all'appello 2 milioni di euro: prelevati senza giustificazione contabile. Di certo, parte sarà stata spesa per i migranti. E sarà dimostrato in aula. Ma altrettanto di certo, molte delle fatture in archivio sono, diciamo, discutibili. Per una delle case risultano comprati 87 materassi e 131 cuscini, un cartolaio ha venduto mobili. E una Fiat Doblò ha avuto rimborsi benzina per 695 km al giorno.
Il 30 agosto 2016 una 32enne del Ghana ha incassato un assegno di 10.591 euro per due mesi di lavoro. Fa treccine ai capelli.
Il 22 agosto 2017 Tonino Capone, presidente di Città Futura, parla con un amico, e spiega che preferisce spendere i fondi che avanzano, piuttosto che restituirli a Roma a fine anno. "Se si deve trovare qualcosa andiamo, e troviamo un po' di fatture [...] Che so, ci sono 3mila euro, ci sono 10mila euro che devono ritornare indietro. Andate, e vi scegliete una camera per i ragazzi [...] Ma mica gli torno i soldi indietro".
Si sente Mimmo Lucano dire: "Quello che ho scoperto è devastante".
Con altri 26 imputati, è accusato ora di associazione a delinquere per reati contro la pubblica amministrazione. Il processo è iniziato l'11 giugno.
Bahram Acar aveva 32 anni, quando è sbarcato sulla spiaggia di Riace. E ricorda ancora quella notte. In cui al buio, cercava la strada per Roma. Era il 1998. All'epoca, non esistevano SPRAR e CAS, CIE e CARA, e quindi, semplicemente, si è trovato un lavoro. "Negli ultimi tempi", ammette, "Riace non era che un parcheggio. I migranti avevano tutto pagato. Anche le sigarette. E quindi, ciondolavano tutto il giorno", dice. "Ma anche le associazioni. Assumevano amici e parenti, invece di operatori qualificati. Erano in 10 per 10 migranti. Non aveva più senso", dice. Dicendo quello che ti dicono tutti, qui. Ma proprio tutti. Delineando una parabola che inizia nel 1998. Inizia con quel primo peschereccio alla deriva. E per dieci anni, tutto viene gestito in modo artigianale. Ma inappuntabile. Di quei 2.313 residenti, 470 sono stranieri che si sono fermati qui. Di 38 diverse nazionalità. "Poi, però, i numeri sono cambiati", dice Adelina Raschellà, l'edicolante. "Ed è saltato tutto", dice. E per numeri, non intende i numeri dei migranti: intende i fondi. I fondi pubblici. Perché sono aumentati i migranti, sì. Ma il denaro: è quello che ha sfasciato tutto. Qui che così tanto denaro non si era mai visto. Era il 2011. Era la Primavera Araba. "Si era sparsa la voce che a Riace aprivano la porta a tutti, e telefonavano da tutta Italia, magari alle due di notte, chiedendo: possiamo inviarvene altri duecento, domani?", dice. E qui nessuno si tirava indietro. "Perché qui siamo tutti migranti noi per primi", dice.
"Ma è stato un disastro".
Anche perché i fondi, qui come altrove, arrivavano con mesi di ritardo. E quindi Mimmo Lucano ha rimediato con i cosiddetti bonus: i migranti ricevevano delle banconote con Marx e Mandela che i commercianti poi convertivano in euro quando Roma, infine, pagava. "Ma era insostenibile", dice Maria Chillino, della macelleria. "Un conto è se sei la Conad, coperto da una sede centrale. Ma noi intanto dovevamo saldare la merce. Le bollette". Tira fuori scatole e scatole di banconote colorate. Ha ancora 16mila euro di crediti. "E mentre, sostanzialmente, era tutto a nostro carico, per il resto era come non avere un sindaco. I migranti assorbivano ogni energia. Spesso, per esempio, qui manca l'acqua: ma nessuno veniva neppure a domandarci se avevamo bisogno di aiuto. Si limitavano ad affittare case, e stiparci dentro magari dieci ventenni che non avevano mai vissuto prima da soli. E lì, o sei africano, o sei italiano, è uguale: è ovvio che avrai problemi", dice. "Chiamavamo le associazioni, e non rispondevano mai". Giuro, dice. Domanda ai carabinieri. Domanda agli avvocati. Qui protestavano tutti.
I carabinieri, in effetti, hanno ricevuto decine di segnalazioni.
E il Comune, decine di richieste di risarcimento. Entra un cliente. Si chiama Cosimo Romano. Gli pagavano 300 euro al mese per un appartamento di 140 metri quadri. La ristrutturazione gli è costata 15mila euro. I danni superano i 10mila.
"Non abbiamo votato contro i migranti", dice Maria Chillino. "Ma contro chi gestiva i migranti". "Contro chi fingeva di gestirli".
E colpisce. Perché quello che racconta, e che racconta come fosse normale, è drammatico. Tre, quattro volte al giorno entravano in macelleria. E chiedevano un po' di carne, o degli spiccioli per un biglietto di treno. Il significato di un certo documento. Di tutto. "E tu aiutavi il primo, aiutavi il secondo, il terzo. Il quarto. Ma poi, eri costretto a dire no", dice. "E magari era poco più di un bambino. E ti restava lì, fuori dalla porta. Senza sapere dove andare e... e..." - le si spezza la voce. "Giuro. Giuro", dice. "Abbiamo dato più del possibile".
La sconfitta della sinistra è stata tutto, qui, tranne che una vittoria della destra. E non solo perché Claudio Falchi, il segretario della Lega eletto in consiglio comunale, migrante anche lui per 24 anni in Venezuela, è stato eletto con 25 voti: i numeri sono questi, a Riace - più che il partito con cui ti candidi, conta quanti amici hai. Ma soprattutto, perché tutti vogliono indietro i migranti. Ed è anche per questo che hanno scelto la Lega. Perché è al governo: è dalla Lega che ora dipendono i fondi da Roma. Perché per il resto, nessuno ha dubbi, qui: i migranti sono una ricchezza. E l'unica di Riace. Persino il nuovo sindaco, Antonio Trifoli, 49 anni, vigile urbano, uno che tra l'altro, è stato tra i fondatori di Città Futura, non ha che parole belle per Mimmo Lucano. Nessuno, qui, contesta il suo valore. Ha rianimato Riace. Solo che oltre alle parole belle, nel suo nuovo ufficio Antonio Trifoli ha anche faldoni e faldoni di debiti. 3 milioni di euro. "Per anni, il Comune non ha pagato l'acqua, la luce. Ma anche cose minime. Tipo l'impianto di aria condizionata. Nessuno si occupava più dei cittadini", dice. E per cittadini, intende tutti: italiani e stranieri. "Perché alla fine, eravamo tutti senz'acqua", dice.
Riace è stata capofila della battaglia per l'acqua bene pubblico. E gratuito. Per questo l'acquedotto, alla fine, ha ridotto la pressione. Perché il Comune ha 850mila euro di arretrati.
Qui anche la sinistra, dice, ha le sue responsabilità. E lo dice dopo una vita a sinistra. "Non avendo più leader, ha trasformato Mimmo Lucano in un simbolo. E ha finito per chiedere a Riace troppo rispetto a quello che Riace, realisticamente, era".
Perché in questi anni sono venuti tutti, qui. Registi, musicisti, scrittori. Artisti. Ma anche semplici attivisti: che ora, nelle intercettazioni, compaiono qui e lì, mentre chiedono se per caso una delle case per i migranti è libera per un weekend. Erano tutti incantati dai laboratori di artigianato. Dal vetro, le ceramiche. Le stoffe. Senza pensare, come hanno contestato più volte gli ispettori, che se sei un ingegnere iracheno, imparare a usare un telaio ti è completamente inutile. Non ha senso definirla, e soprattutto, finanziarla, come attività di "formazione professionale". Mimmo Lucano ha sempre ribattuto che la Calabria è questa. Che non c'è lavoro, qui. Non c'è niente. Ma allora, evidentemente, bisognava ricalibrare il sistema, gli hanno risposto. E per esempio, inviare qui i migranti appena sbarcati, per poi smistarli altrove. Il dibattito, è ovvio, è aperto. Anche perché in Italia, l'alternativa a Riace sono spesso i campi di pomodori in cui si è pagati 3 euro l'ora per 12 ore al giorno. "Ma alla sinistra non è mai interessato niente di tutto questo", dice Antonio Trifoli. "Ancora oggi, è vietato criticare. Anche se nessuno neppure sa dove siano ora i migranti che sono stati qui. Nessuno gli ha mai chiesto se Riace gli sia stata utile o meno".
E ora, dopo averci usato, ci hanno dimenticato, dice.
Ora stanno tutti sulla Sea Watch. Ora si sono trovati un'altra icona.
Nel momento difficile, sono spariti tutti.
Perché poi, per dieci anni qui ha funzionato tutto. Fino a quando prima lo stato, e poi la destra e la sinistra, non hanno deciso che i migranti erano un problema. Il problema.
E hanno sfasciato tutto.
E se Riace parla, ora, se racconta infine quello che tutti sapevano, ma tutti, per interesse, tacevano, incluso, appunto, lo stato, che poteva inviare qui tutti i migranti che non aveva idea di dove altro inviare, è proprio per difendere Mimmo Lucano. Che non si è intascato un euro, giurano. Mai. Di altri, noti un tenore di vita incompatibile con il reddito. Fuoristrada. Viaggi. Case nuove. Ma Mimmo Lucano no, giurano. Quello che aveva, ha. E cioè, niente. Quando il tribunale, a ottobre, gli ha vietato di stare a Riace, i primi giorni ha dormito in auto. Profugo tra i profughi. Sotto una pioggia a dirotto. Solo. E non è giusto, dicono. Non è giusto che paghi per tutti. E quando spiego che sì, mi ripetono tutti le stesse cose, la stessa storia, e però poi vogliono restare anonimi, e così sono non sono che voci di paese, dico, quando dico che ho bisogno di nomi e cognomi, si avvicina un uomo. "Scrivi", dice. "Mi chiamo Cosimo Nisticò. Lavoravo per la cooperativa L'Aquilone. Busta paga di 1200 euro, effettivi 300". Ora basta, dice. "Non è giusto".
"Non è giusto che paghi per tutti".
Perché la tesi di Mimmo Lucano, è nota. Con il costo della vita di Riace, i famosi 35 euro al giorno a migrante ricevuti dallo stato erano più che sufficienti: e quindi, era possibile investire anche in altro. Senza togliere niente a nessuno. Anzi. Perché aprire, per esempio, botteghe di artigianato, significava rilanciare l'economia. Per tutti. Anche per gli italiani. Il problema è che il laboratorio del cioccolato alla fine non solo non è stato aperto che per l'arrivo di una delegazione dell'ONU: la cui grigliata di carne, in più, è stata pagata con i fondi per i minori non accompagnati - per anni, il sistema ha funzionato, sì: ma poi, complice uno stato che fino a poco tempo fa non imponeva molti obblighi di rendicontazione, né molti vincoli di spesa, questo "altro" coperto dai 35 euro, questo extra, è diventato anche, per dire, tre appartamenti e un frantoio che ora risultano intestati a Città Futura. Comprati con scritture private non registrate. E 360mila euro di fondi pubblici. Come anche Palazzo Pinnarò. La sede di Città Futura. Il 10 luglio 2017, Mimmo Lucano parla con il suo presidente. Ha mezza Riace che gli domanda in che senso un frantoio benefici i migranti, a cosa serva, e ammette: "Non serve a niente".
Ma è tardi, ormai. Il sistema è fuori di ogni controllo.
Perché poi, anche se i presidenti delle associazioni non parlano, è sufficiente parlare con i pochi migranti che sono ancora qui. O meglio: provare a parlarci. Tento prima con un'eritrea, poi con tre nigeriane, altri due nigeriani. Due siriani. E sono qui da mesi, a volte da anni: ma non parlano una parola di italiano.
Che poi è la vera ragione per cui alla fine è saltato tutto. Quando a Riace si è capito che i primi a essere danneggiati, erano i migranti stessi. Perché qui, in realtà, a nessuno importa quello di cui discute la stampa. Le carte di identità rilasciate anche ai clandestini. I profughi ospitati anche a termini scaduti. Sono illeciti che avrebbero compiuto tutti. E per cui sono orgogliosi di Mimmo Lucano. Non sono visti come illeciti: ma come forme di disobbedienza civile. Se gli hanno votato contro, è per tutto il resto. O più esattamente: per tutti gli altri. Domenico Arcadi, il ragioniere del Comune, mi riporta giù a Riace Marina con la sua auto da 540mila chilometri. Sa meglio di chiunque altro come è andata, ma a inchiesta in corso, non può dirmi niente. Mi dice solo, amaro: Però intanto altri, altrove, trattavano con la Libia. "Qui risponderanno di abuso d'ufficio, magari. Di truffa. Ma altrove, di crimini contro l'umanità".
"Che follia", dice. "Sprecare tutto per un SUV. E ora che le indennità di disoccupazione finiranno, come camperanno? I migranti erano il solo modo per non diventare anche noi migranti".
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[Agosto 2019]
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La Ue complice della strage cancellata Al confine tra Polonia e Bielorussia continuano ad essere bloccati circa 4/5 mila profughi costretti a vivere al freddo, senza cibo e acqua, per via del ricatto sull’Ue del premier bielorusso Lukashenko. Da settembre a oggi, ci sono stati almeno 10 morti lungo quella tratta, deceduti per ipotermia e sfinimento, compreso un bambino di appena un anno. Un dramma identico a quello di circa trenta persone morte su una barca alla deriva per oltre un mese e mezzo nell’Atlantico, giunta a fine ottobre su una spiaggia di Sau Nicolau (Capo Verde), a migliaia di chilometri dalla costa del Sahara Occidentale da cui era partita. Lukashenko è infatti solo l’ultimo ad usare i profughi come arma. Lo fece Gheddafi, che apriva e chiudeva i flussi di migranti dalla Libia a seconda delle richieste che poneva. Lo ha fatto e continua a minacciare di farlo il presidente turco Erdogan col suo braccio di ferro che da anni conduce con l’Europa, e lo fanno e continuano a farlo le milizie libiche, da noi ben finanziate, trasformatesi in Guardia Costiera. Dall’inizio del 2021 fino al 15 novembre, secondo il dossier del Comitato Nuovi Desaparecidos redatto da Emilio Drudi, sarebbero morti 3.017 profughi: 2.868 nel Mediterraneo o nell’Atlantico, 149 lungo le vie di terra, nei paesi di transito in Africa, nel Medio Oriente e nella stessa Europa. Una media di circa 300 al mese. Quasi 10 al giorno. Con questo ritmo a fine dicembre si arriverà a 3.500 vittime. L’anno peggiore resta il 2016, con 5.822 tra morti e dispersi a fronte di 392.791 sbarchi: una vittima ogni 67/68 migranti arrivati. Segue il 2015 che, a fronte di 1.039.000 arrivi, ha fatto registrare 3.882 vittime: una ogni 256. Poi il 2017, con 3.498 morti su 187.792 sbarcati: uno ogni 67/68. Nessuno di questi tre anni presenta però un tasso di mortalità pari a quello del 2021 che, sempre al 15 novembre, risulta di 1 ogni 45. Nel conto delle vittime (3.017), potrebbero entrarne altre 793 che erano in 18 barche disperse nell’Atlantico. La via di fuga più letale è quella per la Spagna, nell’Atlantico verso le Canarie e nel Mediterraneo Occidentale verso le Baleari e la Penisola Iberica, con 1.639 morti, una ogni 26 migranti arrivati. Segue quella del Mediterraneo centrale, verso l’Italia e Malta: 1.201 vittime, con un tasso di mortalità di una ogni 49/50 sbarchi. Nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale, infine, i morti o dispersi risultano 28 su 6.418 arrivi in Grecia o a Cipro (uno ogni 231). All’Egeo spetta il triste primato della dissuasione attiva, respingimenti violenti attuati dalla Guardia Costiera e dalla polizia greca o da uomini in divisa militare i quali sequestrano in mare il motore fuoribordo delle barche dei migranti per lasciarle alla deriva, oppure costringono gruppi di profughi già sbarcati nelle isole egee a stiparsi su zattere di salvataggio poi rimorchiate dalle motovedette al largo e abbandonate nelle acque turche. L’altro elemento inaccettabile sono i respingimenti di massa delle forze di sicurezza di diversi Stati Ue e dell’agenzia europea Frontex oppure dati in appalto alla polizia di vari paesi africani e mediorientali sulla base di accordi miliardari stipulati dall’Ue o da singoli governi, come il Processo di Rabat (2006), di Khartoum (2014), i trattati di Malta (2015), il patto con la Turchia firmato nel 2016 sulla base di 6 miliardi e rinnovato di recente, il memorandum Italia-Libia (2017) e tutti i successivi adattamenti. A fronte di 135.773 migranti giunti in Europa al 15 novembre, ne risultano bloccati, respinti e tratti in arresto 136.437, quasi mille in più. Il primato va alla Turchia, con 49.850, seguono il Marocco (42.188), la Libia (37.957), la Tunisia (4.108) e l’Algeria (2.174). Inoltre, qualche decina tra Senegal, Mauritania e Sudan. Alcuni governi includono anche fermi e arresti di profughi divenuti semi-stanziali ma in attesa di proseguire. È il caso della Turchia e del Marocco, come una recente inchiesta del magazine dell’Eurispes ha messo in luce. È quella libica la polizia che nel 2021, secondo Drudi, ha respinto più migranti, destinandoli ai centri di detenzione lager dove le violenze sono pratica quotidiana. In dettaglio, 29.427 sono stati bloccati in mare dalle motovedette fornite dall’Italia alla Guardia Costiera libica; 8.177 a terra, nell’imminenza dell’imbarco, negli hub dove erano nascosti, vicino il confine meridionale con il Sudan e il Niger, lungo le strade che dal sud portano alla costa mediterranea, a Tripoli e in altre grandi città; 353, infine, catturati sulle spiagge dove sono rientrati per via di guasti ai natanti. Se ai 37.957 profughi sequestrati dalla Libia si aggiungono i 4.108 fermati dalla Tunisia, con un totale di 42.065 la rotta del Mediterraneo centrale è la più presidiata e difficile da superare. Insieme dunque alle responsabilità di Lukashenko, Gheddafi in passato, Erdogan e milizie libiche adesso, resta ferma la responsabilità dell’Ue che continua a costruire muri consegnando nelle mani di vari criminali migliaia di persone in fuga per la vita. Marco Omizzolo, Docente alla Sapienza di socio-politologia delle migrazioni
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The Deer King: l’uscita del film è stata rimandata al 4 febbraio, ecco il nuovo trailer
Dopo Seirei no Moribito, lo studio Prouction I.G dà vita ad un’altra avventura fantasy firmata Nahoko Uehashi.
Svelati un nuovo poster e un secondo trailer di “Shika no Ou: Yuna to Yakusoku no Tabi” (The Deer King: The Promised Journey With Yuna), che spostano, ahimè, il debutto del film d’animazione ancora una volta.
Inizialmente atteso nelle sale giapponesi per il 18 settembre 2020 e poi posticipato al 10 settembre 2021, a causa dall’emergenza Covid-19, il lungometraggio tratto dal romanzo “Shika no Ou” (The Deer King) di Nahoko Uehashi è ora programmato per il 4 febbraio 2022.
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L’opera ha ispirato di recente un manga, disegnato da Taro Sekiguchi (Yamegoku: Yakuza Yamete Itadakimasu, Yurusaba), la cui serializzazione su Young Ace Up è iniziata lo scorso 26 luglio.
Il film è stato proiettato in anteprima quest’anno all'Annecy International Animation Film Festival, al Fantasia International Film Festival, dove ha vinto il Bronze Audience Award e all'Animation Is Film Festival di Los Angeles.
L’adattamento dell’avventura fantasy è stato realizzato presso gli studi PRODUCTION I.G (Psycho-Pass, Run with the Wind) ed è stato diretto da Masashi Ando (character designer di Principessa Mononoke, La Città Incantata, Your Name e direttore dell’animazione in Tokyo Godfathers, Paranoia Agent, Quando c’era Marnie, Your Name), assieme a Masayuki Miyaji (Xam’d: Lost Memories, Fusé: Memoirs of a Huntress).
Il progetto segna il debutto alla regia per Ando, che si è occupato anche del character design e della supervisione delle animazioni. La sceneggiatura è stata invece curata da Taku Kishimoto (Haikyu!! L’asso del volley, Fruits Basket). Le musiche per la colonna sonora sono state composte da Harumi Fuuki (Tsurune, Sarusuberi: Miss Hokusai - Mirto Crespo)
La storia ha luogo in un un mondo feudale dove un grande Impero negli anni ha soggiogato e annesso vari regni. Pur lasciando loro una certa autonomia c’è chi si è opposto strenuamente al suo dominio. Uno di questi è Van, l'ex comandante di un'unità di soldati che ha combattuto l'invasione dell'Impero, senza però successo. Finito in catene, è diventato uno schiavo assegnato alle miniere di sale. Un giorno, degli strani cani selvatici con misteriose abilità e guidati da un apparente scopo, attaccano la miniera. Tutti quelli che vengono morsi finiscono per essere infettati e morire, tranne Van che quindi riesce a fuggire, portando con sé l’unica altra sopravvissuta, una bambina che chiamerà Yuna. Assistito dal suo servo Makoukan, il medico e studioso Hossaru inizia ad indagare sulla piaga portata dalle strane bestie, che nel frattempo ha colpito anche la corte.
Il romanzo è stato lanciato nel 2017 e Kadokawa l’ha pubblicato dapprima in due volumi e poi in un’edizione divisa in quattro. Nel 2019 è invece iniziata la pubblicazione del sequel, intitolato “Shika no Ou: Minasoko no Hashi”.
PRODUCTION I.G si era occupata già nel 2007 di un’altra opera della scrittrice, producendo una serie anime di 26 episodi, tratta da “Seirei no Moribito”.
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Autore: SilenziO)))
[FONTE]
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Pestaggi e abusi in 18 carceri: da Torino a Melfi - Osservatorio Repressione
L’ associazione Antigone è attualmente coinvolta in 18 procedimenti penali che hanno per oggetto violenze, torture, abusi, maltrattamenti o decessi avvenuti negli ultimi anni in varie carceri italiane. Alcuni di essi si riferiscono alle presunte reazioni violente alle rivolte scoppiate in alcune carceri tra il marzo e l’aprile 2020 per la paura generata dalla pandemia e per la chiusura dei colloqui con i parenti.
Come ha evidenziato l’avvocata Simona Filippi durante la presentazione del rapporto di Antigone, c’è il caso del carcere di Melfi che avrebbe avuto lo stesso modus operandi dei fatti di Santa Maria Capua Vetere. «È ancora più marcata la distanza temporale tra le rivolte dei detenuti, avvenute il 9 marzo – ha spiegato l’avvocata -, e l’intervento degli agenti nella notte tra il 16 e il 17 marzo con il trasferimento dei reclusi ad altri carceri». Proprio quella notte, ricostruisce Filippi, ci sarebbe stata una sorta di rappresaglia, sullo stile del carcere campano, almeno stando ai racconti «dettagliati e analoghi» raccolti dall’associazione che si è opposta all’archiviazione del caso.
Antigone è attualmente impegnata in 18 provvedimenti, la maggior parte in corso di verifiche. Il rapporto di metà anno, riporta alcuni di questi procedimenti. Si parte dal carcere di Monza. Il 6 agosto 2019, Antigone riceve una telefonata da parte di una persona che racconta di una violenta aggressione fisica che sarebbe stata subita dal fratello da parte di alcuni poliziotti penitenziari. Il 25 settembre 2019 Antigone deposita un esposto denunciando i fatti. Antigone si costituisce parte civile. Nell’udienza del 2 luglio 2021 il Gup dispone il rinvio a giudizio per 5 poliziotti penitenziari per lesioni aggravate e/ o per altri reati. La prima udienza dibattimentale è fissata al 16 novembre 2021.
Il 28 agosto 2019, invece, viene emessa ordinanza di misura cautelare per 15 agenti del carcere di San Gimignano per un brutale pestaggio avvenuto l’ 11 ottobre 2018 ai danni di un signore di 31 anni. Nel dicembre 2019 Antigone presenta un esposto e si costituisce parte civile. Il 26 novembre 2020, 5 agenti che non hanno optato per il rito abbreviato vengono rinviati a giudizio per tortura. La prossima udienza del dibattimento è fissata al 28 settembre 2021. I 10 agenti che hanno scelto il rito abbreviato sono stati condannati per tortura e lesioni aggravate, con pene che vanno dai 2 anni e 3 mesi a 2 anni e 8 mesi. Un medico è stato condannato a 4 mesi di reclusione per rifiuto di atti d’ufficio.
C’è il caso del carcere di Torino. Nel luglio 2021 è stato richiesto il rinvio a giudizio per 25 tra agenti e operatori ( tra cui il direttore del carcere) per violenze avvenute nell’istituto tra il 2017 e il 2018. Tra i reati contestati c’è anche quello di tortura. Nei confronti di 13 persone era stata emessa un’ordinanza di misura cautelare. Il 25 novembre 2019 Antigone aveva presentato un esposto.
Ancora in corso l’accertamento dei pestaggi del carcere di Opera. Nel marzo 2020 Antigone viene contattata da molti familiari di persone detenute che denunciano violenze subite il 9 marzo dai propri familiari a rivolta ormai finita. Vi avrebbero preso parte anche rappresentanti della Polizia di Stato e dei Carabinieri. Il 18 marzo Antigone deposita un esposto contro gli agenti di polizia penitenziaria per le ipotesi di abusi, violenze e torture.
Non può mancare il caso inquietante del carcere di Modena. A seguito della rivolta scoppiata l’ 8 marzo 2020 e della morte di nove persone detenute, il 18 marzo Antigone deposita un esposto contro gli agenti polizia penitenziaria ed il personale sanitario per omissioni e colpe per la morte dei detenuti.
Il 7 gennaio 2021 l’associazione deposita una integrazione al primo esposto a seguito della denuncia presentata da cinque persone detenute per le violenze, in particolare durante il trasferimento presso la Casa circondariale di Ascoli Piceno. Nell’atto vengono anche denunciate gravi omissioni che sarebbero state commesse e che avrebbero determinato il decesso di Salvatore Piscitelli presso la Casa circondariale di Ascoli Piceno. Il 26 febbraio 2021 la Procura della Repubblica ha avanzato richiesta di archiviazione, ritenendo escluso qualsiasi profilo di responsabilità in merito al decesso dei detenuti. Il 19 marzo Antigone ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione. Il 16 giugno il giudice ha emesso ordinanza con cui dichiara inammissibile l’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata da Antigone e dal Garante nazionale.
Ovviamente, nel rapporto di metà anno, c’è il caso del carcere di Melfi, questione affrontata sulle pagine de Il Dubbio. Nel marzo del 2020 Antigone viene contattata dai familiari di diverse persone detenute che denunciano gravi violenze subite nella notte tra il 16 ed il 17 marzo 2020 come punizione per la protesta scoppiata il 9 marzo. Secondo la ricostruzione di Antigone i detenuti sarebbero stati denudati, picchiati ( anche con manganelli), insultati, messi in isolamento. Molti di essi sono stati trasferiti in condizioni degradanti.
Ai detenuti sarebbero state fatte firmare dichiarazioni in cui avrebbero riferito di essere accidentalmente caduti, a spiegazione delle ferite riportate. Il 7 aprile 2020 Antigone deposita un esposto contro agenti di polizia penitenziaria e medici anche per il reato tortura. Il 3 maggio 2021, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza ha avanzato richiesta di archiviazione. Il 3 giugno Antigone ha presentato opposizione all’archiviazione.
Indagini in corso per il caso del carcere di Pavia. A marzo 2020 Antigone viene contattata da alcuni familiari di persone detenute. Questi denunciano violenze e abusi, nonché trasferimenti arbitrari posti in essere nei giorni successivi alla protesta dell’ 8 marzo 2020. La polizia avrebbe usato violenza e umiliato diverse persone detenute, colpendole, insultandole, privandole di indumenti e lasciandole senza cibo. Il 20 aprile 2020 Antigone deposita un esposto contro la polizia penitenziaria per violenze, abusi e tortura.
Per concludere, non può mancare la mattanza del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Ad aprile del 2020 Antigone viene contattata da familiari di persone detenute che denunciano torture subite il 6 aprile dai loro cari nel reparto Nilo, dove circa 300 agenti di polizia penitenziaria sarebbero entrati in tenuta antisommossa, con i volti coperti dai caschi, cosa che in seguito impedirà il riconoscimento. Le immagini delle videocamere interne, in seguito diffuse dai media, hanno documentato le brutali violenze. I medici non avrebbero refertato le lesioni. Il 20 aprile Antigone deposita un esposto contro la polizia penitenziaria, per ipotesi di tortura e percosse, e contro i medici, per ipotesi di omissione di referto, falso e favoreggiamento.
Precedentemente informa il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. A fine giugno 2021 il Gip, su richiesta della Procura, ha emesso un’ordinanza con la quale ha disposto misure cautelari nei confronti di 52 persone.
Damiano Aliprandi
da il dubbio
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[ARTICOLO] “Life goes on” dei BTS fa il suo debutto con uno storico primo posto nella Billboard Hot 100
“Con ‘Life goes on‘ i BTS si sono guadagnati un altro primo posto nella Billboard Hot 100, il terzo, nel giro di tre mesi, conquistato dal settetto coreano dopo ‘Dynamite’ prima e il remix di ‘Savage Love (Laxed-Siren Beat)’ di Jawsh 685 e Jason Derulo poi.
Si tratta, inoltre, della prima canzone cantata soprattutto in coreano ad aver debuttato direttamente al primo posto nei sessantadue anni di storia della classifica di Billboard le posizioni nella quale sono determinate, occorre specificarlo, sulla base della performance delle canzoni negli Stati Uniti in termini di streaming (sia dell’audio ufficiale che del video), passaggi in radio e unità vendute.
Di seguito una lista di tutti i traguardi storici raggiunti dai BTS con ‘Life goes on’ (la 1114esima canzone nella storia ad aver raggiunto il No.1 nella Hot 100), singolo rilasciato lo scorso 20 novembre come title track di ‘BE’, album che ha debuttato al primo posto nella Billboard 200.
Stream, vendite e passaggi in radio
Nella settimana conclusasi lo scorso 26 novembre, ‘Life goes on’ ha guadagnato 14.9 milioni di stream negli Stati Uniti e ne sono state vendute 150,000 unità, secondo i dati rilasciati dalla Nielsen Music/MRC Data. Nella settimana terminata lo scorso 29 novembre, poi, la canzone ha anche ricevuto 410.000 punti di airplay radio (N/B: un punteggio che si ottiene calcolando il rapporto tra numero di volte che una canzone viene passata da una stazione radio e ampiezza di pubblico di ascoltatori della stazione in questione), con KJYO Oklahoma City, Oklahoma, come unica radio ad aver passato la canzone un numero a due cifre di volte: 13.
La traccia ha inoltre debuttato al No.1 nella classifica per le vendite digitali (N/B: Digital Song Sales Chart) e al No.14 in quella per lo streaming (N/B: Streaming Songs Chart). Snocciolando i dati, la canzone ha venduto, nella prima settimana dal rilascio, 129,000 copie digitali (N/B: di cui si parla in termini di download) a €0,58 e 20,000 unità fisiche per cui sono stati venduti anche una cassetta al prezzo di $6.98 (N/B: €5,83 circa) e un vinile a $7.98 (N/B: €6,67 circa) con sopra inciso il singolo in questione.
Il terzo singolo dei BTS al primo posto nella Billboard Hot 100 in tre mesi
In soli tre mesi, i BTS hanno visto tre dei loro singoli debuttare al primo posto nella Billboard Hot 100. La prima a raggiungere questo traguardo è stata, nella settimana dello scorso 5 settembre, ‘Dynamite’, canzone rimasta prima per tre settimane. A seguire, poi, il remix del gruppo di ‘Savage Love (Laxed-Siren Beat)’ di Jawsh 685 e Jason Derulo, singolo che ha fatto il suo debutto in classifica nella settimana, invece, del 17 ottobre. Con ‘Life goes on’, i BTS sono ora il gruppo che ha accumulato tre primi posti nella classifica di Billboard più velocemente da quando i Bee Gees, quarantadue anni fa, stabilirono il primato in due mesi e tre settimane con un trio di singoli estratti dalla colonna sonora de ‘La febbre del sabato sera’: ‘How Deep Is Your Love’ (che rimase al No. 1 per tre settimane a partire dal 24 dicembre 1977), ‘Stayin' Alive’ (al primo posto per quattro settimane dal 4 febbraio 1978) e ‘Night Fever’ (per otto settimane al No.1 dal 18 marzo 1978).
I BTS sono diventati inoltre i primi artisti ad aver avuto i loro primi tre singoli in assoluto al primo posto più velocemente dai tempi dei Beatles che, invece, ci riuscirono in soli due mesi e tre giorni tra il primo febbraio e il 4 aprile 1964 con ‘Want to Hold Your Hand’, ‘She Loves You’ e ‘Can't Buy Me Love’.
Gli artisti coreani sono inoltre diventati i secondi artisti, nel 2020, ad aver raggiunto la prima posizione della Billboard Hot 100 con tre singoli dopo Ariana Grande e i primi a vedere tre dei propri rilasci al No.1 nelle settimane di debutto nello stesso anno dai tempi, di nuovo, dei Bee Gees.
Primo Duo/Gruppo con due singoli ad aver debuttato direttamente al primo posto
I BTS sono diventati il primo Duo/Gruppo con due debutti al No.1 nella Billboard Hot 100, risultato raggiunto con ‘Dynamite’ prima e, ora, con ‘Life goes on’, la 46esima canzone nella storia a occupare la prima posizione nella sopracitata classifica e l’11esima ad averlo fatto a partire da aprile 2020. Quest’ultimo è stato un anno da record per numero di ingressi al primo posto, se si pensa al fatto che in anni come il 1995 e il 2018 soltanto quattro canzoni ci riuscirono.
Il primo singolo cantato soprattutto in una lingua diversa dall’inglese a debuttare al No.1 nella Hot 100
Prima canzone cantata prevalentemente in coreano a raggiungere il primo posto nella Hot 100 nella storia della classifica, ‘Life goes on’ ha ottenuto questo successo per la prima volta da quando, nel 2017, per sedici settimane la classifica fu dominata da ‘Despacito’, canzone in spagnolo di Luis Fonsi e Daddy Yankee (featuring Justin Bieber). Prima di quest’ultima, soltanto la ‘Macarena (Bayside Boys Mix)’ di Los Del Rio riuscì a fare tanto quando, nel 1996, rimase per 14 settimane in cima e, prima ancora, vi era stata, nel 1987, la cover di Los Lobos, cantata interamente in spagnolo, della canzone di Ritchie Valens ‘La Bamba’.
19esimo debutto al primo posto dall’inizio del 2020
‘Life goes on’ è diventata la 19esima canzone dall’inizio del 2020 ad aver debuttato direttamente al primo posto nella Billboard Hot 100. Questo è stato l’anno in cui si è registrato il più alto numero di canzoni rimaste al primo posto nella classifica sopracitata nelle settimane di debutto da quando, nel 2006, se ne contarono diciannove (e il più alto numero di ingressi al No.1 a partire da dicembre, visto che fu dal novembre 1991 che le posizioni in classifica cominciarono a basarsi sui dati raccolti dalla Nielsen Music/MRC Data).
‘Dynamite’ di nuovo nella Top 5
Inclusa nel nuovo album dei BTS ‘BE’, ‘Dynamite’ è tornata a scalare nuovamente la Hot 100 passando dalla 14esima posizione alla terza. Tra i gruppi con più di due membri, i BTS sono diventati i primi artisti a occupare simultaneamente due posizioni della Top 3 e della Top 5 della Hot 100 nella stessa settimana dai tempi dei The Black Eyed Peas che, tra il giugno e il luglio del 2009, ottennero e mantennero questo primato per cinque settimane con ‘Boom Boom Pow’ e ‘I Gotta Feeling’.
(N/B: L’articolo è stato tradotto solo nelle sue parti riguardanti i BTS).
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©jimindipityR) | ©Billboard
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La Spezia: EMIS KILLA in SUMMER TOUR 2023, martedì 11 luglio 2023 ore 21.30, Piazza Europa
La Spezia: EMIS KILLA in SUMMER TOUR 2023, martedì 11 luglio 2023 ore 21.30, Piazza Europa. Martedì 11 luglio 2023 alle 21.30 il rapper milanese Emis Killa, con il suo Summer Tour 2023, aprirà il cartellone estivo dei concerti in programma sul palcoscenico all’aperto di Piazza Europa, nell’ambito della rassegna organizzata dal Comune della Spezia con il sostegno della Regione Liguria. Emis Killa, pseudonimo di Emiliano Rudolf Giambelli, classe 1989, nel 2007 partecipa al concorso “Tecniche Perfette”, dove vince il titolo di campione italiano di freestyle. Inizia a pubblicare i primi lavori, “Keta Music” (2009), “Champagne e spine” (2010) e “The Flow Clocker Vol. 1” (2011). Nel 2011 pubblica il disco “L’erba cattiva”, e il singolo “Parole di ghiaccio”, vince il “Best Italian Act” agli Mtv Europe Music Awards e il “Best New Artist” agli Mtv Hip Hop Awards. Nel 2013 esce l’album “Mercurio” che include la hit estiva “Maracanã”. È protagonista di uno degli eventi hip hop più noti al mondo, tutt'oggi l'unico italiano ad avervi partecipato, i Bet Hip Hop Awards. Dal 2013 al 2016 conduce “One Two One Two” su Radio Deejay e “Goal Deejay” su Sky. Nel 2015 conduce gli Mtv Awards e pubblica “Keta Music Vol. 2”. Nel 2016 è tra i giudici della quarta edizione di The Voice e a fine anno pubblica “Terza Stagione”. A fine 2017 esce “Linda”. Nell’estate del 2018 pubblica la hit radiofonica “Rollercoaster” e successivamente il singolo “Fuoco e benzina”, entrambi inclusi nell’album “Supereroe” a cui segue “Supereroe – Bat Edition”, anticipato da “Tijuana”. A giugno 2020 ha condotto “YO! Mtv Raps” la versione italiana del leggendario programma di MTV USA interamente dedicato alla musica rap. Nello stesso anno firma con Sony Music Entertainment e il 18 settembre pubblica l’album “17” con Jake La Furia, certificato disco di platino e anticipato dal singolo “Malandrino”, certificato disco d’oro. Il 26 febbraio 2021 esce il repack dell’album “17 - Dark edition”. Nel 2021 pubblica il mixtape “Keta Music vol.3”, certificato disco d’oro e terzo capitolo della saga che ha caratterizzato e accompagnato tutta la produzione del rapper. Biglietti disponibili sui circuiti on line Ticket One e Vivaticket e al Botteghino del Teatro Civico. Botteghino del Teatro Civico (ingresso da Via Carpenino). Orari della biglietteria: dal lunedì al sabato ore 8.30-12.00, il mercoledì anche dalle ore 16 alle ore 19. Info: tel. 0187-727521 Email: [email protected]... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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