#è proprio divertente
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Però raga sono brutte però è divertente guardarle dai
#cioè senza fare le crociate di sto cazzo#è proprio divertente#poi nsl non è male#ed è sicuramente meglio riuscita di spravvissuti daje carmine
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I’ll go into a social media exile for a bit, so idk when I’ll be back, but just picture me like this while I’m gone: working <3
#I hope to pass my exams and to have answers regarding my project when I’ll back#bye moots. I really like interacting with all of you :)) 💗#I’m leaving here Machia to look after my blog. bro better do a good job>:(#I’ve deleted the last stands of social from my phone and I’m currently blogging from my tablet(but soon it will be gone on here too).#bye Pinterest. bye YouTube#and bye tumblr for now(?)#even if I have already reduced both my online engagement and internet footprint in the past three years I always found myself attached to#the few socials that I have and until I’m not in full control I don’t want to have anything to do with any of them.#if anyone wants to ever chat I’m still on discord tho!#💗💗#ultimamente poi ho scoperto che esistono anche persone qui che condividono i miei interessi per la letteratura e l’antichità#ed è stata proprio una bella sorpresa perché non pensavo esistessero spazi online per condividere in modo divertente queste passioni#anche se da tempo cercavo un luogo del genere. dove poter semplicemente scherzare sugli uomini e donne vecchi come il mondo ai quali tengo#manco fossero mia sorella#I’m making such a scene (again)#there must be a reason as for why my friend call me drama queen constantly;)#ngl im honestly kinda excited to be totally out of touch with pop culture. idk#I just have this postive idea about it#( I have schedule a post for the 21st of September if I’m not back in time to post it lol)#byeee 🫶🫶🫶#my blog stuff
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devo smettere di lasciare che lo sport influenzi totalmente il mio umore in questo modo non è possibile non c'è un (1) fine settimana in cui sono contenta se non è il calcio è la formula 1 se non è la formula 1 è il tennis basta basta basta
#sto fine settimana mi va talmente di lusso che prevedo una bella tripletta#ma segui lo sport dicono#è divertente dicono#divertentissimo proprio..una fonte inesauribile di gioia...😐
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Mi sono appena resa conto che il motivo per cui trovo John Stones bello (fellow interistə look away please <3) è perché non sembra inglese ma ha invece dei lineamenti molto est europei e secondo me nello specifico sembra russo, soprattutto se guardi delle foto di quando era più giovane e aveva i capelli corti
Ora ssh everyone look away, ma tu lo sai che anche io trovo john stones un uomo molto bello? the slander sometimes......comunque hai ragioneeee what is this eastern realness
oddio è vero!! Ivan Kamenev ghhgghgh ...oddio un principe Myškin so real... potrebbe cambiare squadra così stanniamo in pace? ivan ti piacerebbe venire qui a P0 appena possibile con stipendio dimezzato? SPASIBA
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I took the quiz bc idk it was on my dash, but "i removed all the objectively good looking" and then 80% of these men were stunning like... thanks for tricking me into looking at handsome men 👌
ok here it is. these are all white bc once i removed all the objectively good looking and not morally bankrupt dudes from my hot dude list i was only left with white men, go figure.
i think what we have all learned today is that i cant resist a pornstache, and that the therapy isnt working <3🥰
#I don't know half of the characters#but like#i don't really care about morals if we're talking about judging how hot someone is#so <3#the only “”ugly“” ugly was the twinkish guy from peaky blinders lol#yeah cillian is hollywood hot but his eyes are not for me XD#poi l'attore di rocco schiavone che proprio è dilf snackissimo??#cioè ci mancava solo che mettevi Mastandrea XD#then again...#maybe *I* should make such a poll >:)#reblog addendum#cmq scusa il reblog e le tag#solo che trovo la cosa molto divertente
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Soltanto colleghi, io e Anna
Lavoriamo nella stessa azienda da anni entrambi. Io ho più di cinquant'anni e un po’ di… sana pancetta. Anna, il mio capo, ne ha un po’ meno di cinquanta ma è sempre una vera bellezza: piccolina ma con tutte le sue cose a posto e ben soda. Una vera sportiva. In azienda non c'è nessuno che non le sbavi dietro. Malgrado queste differenze, siamo comunque sempre andati molto d'accordo. Tra noi e con gli altri colleghi: battute, frizzi e lazzi quanti ce ne possono stare in una giornata d'impegno costante. Concentrati ogni giorno fianco a fianco, lavorando molto, ma allo stesso tempo stimandoci e aiutandoci reciprocamente. Ognuno poi a casa con la sua famiglia.
Nell'ambito di cambiamenti di rilievo nella nostra area aziendale di competenza, nell'autunno di due anni fa abbiamo dovuto trasferirci in gruppo in Spagna per un paio di mesi di aggiornamento. Eravamo una decina di colleghi e prendemmo alloggio tutti nella stessa struttura, che offriva stanze attrezzate con cucinino a prezzo conveniente. La sera poi: o tutti al ristorante lì vicino, oppure ci si arrangiava; si comperava qualcosa in rosticceria o al supermercato, quindi si cucinava e mangiava in stanza. Due fili di spaghetti, un petto di pollo, inslata: cose così.
Un sabato, tutti erano più o meno in giro per la città più vicina, tranne noi due, che avevamo deciso di prenderci una pausa. Comperata un po' di roba, ci siamo trovati quindi a spadellare e mangiare nella sua stanza da soli, io e lei. Dopo una buona cena, a dispetto delle minime condizioni organizzative, un po' di ottimo vino spagnolo, abbiamo fatto due chiacchiere in libertà e un certo grado di antica confidenza ci ha portati a superare la sottile linea di confine che separa la normale amicizia tra colleghi da sentimenti esclusivi di intimità a due.
Durante una pausa, le ho chiesto a bruciapelo: "Senti un po’: prima che me ne vada a letto, dopo tanti anni, con tutto l'affetto che c'è tra noi due, lontani da casa… me lo dai un bacio?"
"Ma che cazzo dici? Sei scemo?"
"E dai: che ti costa… non lo saprà mai nessuno…"
"Smettila: mi stai imbarazzando e facendo diventare rossa. Ora mi sto arrabbiando. Seriamente…"
"Che scema che sei… sono tristissimo; vabbè: adesso me ne vado."
"No, dai… Con quel muso da bambino deluso... Porca zozza, dai non mi far sentire in colpa… vieni qua… (e mi diede un bacio veloce e leggerissimo sulla bocca)"
"E quello che era? Che siamo: due scolaretti?"
"Porca troia, stasera… Guarda: basta che la finisci. E mi raccomando: che la cosa resti qui, chiaro?"
Quindi mi gettò le braccia al collo e mi diede un bacio da sballo, succhiandomi la lingua e lavorandosela a lungo.
"Mmmmh… va un po’ meglio…"
"Va un po’ meglio? Cazzo dici: t'ho dato un bacio che avrebbe resuscitato un morto… Mo’ mi incazzo…"
"Ma io per la verità volevo baciarti altro: le tue labbra più private… Quelle in basso…"
"Senti: adesso vai dritto dritto a fare in culo, vai… Stasera propriooo…"
"Va bene, un ultimo disperato tentativo: giuro che se me la fai solo vedere, poi me ne vado nella mia stanza… Cazzo: ci conosciamo da quasi venti anni, che c'è di male a vedersi nudi…"
"Dai, smettila: adesso veramente non sei più divertente. E togliti dalla faccia quell'espressione da cane bastonato… Mannaggia la zozza… (Fissandomi muta per venti secondi) Guarda: solo perché ti stimo, perché mi hai sempre aiutato in mille maniere… poi però ti levi subito dal cazzo, ok? Che stasera mi stai proprio a far girare i coglioni ad elica… Ti faccio licenziare, sai? Mando un'email al Personale appena esci..." A quel punto, seduta sul letto si tolse le scarpe. Guardandomi fisso negli occhi, si sfilò i sexy-jeans a pelle, poi le mutandine che mi gettò in faccia e infine allargò le sue gambe: bellissime e nude. Un miracolo d'erotismo proprio lì, davanti ai miei occhi sgranati.
Io allora scesi in ginocchio come se avessi visto la Madonna e mi avvicinai alla sua fica. Ne sentivo l'odore meraviglioso, che era per me un vero e proprio afrodisiaco.
"Aaaah… devo dire che sei proprio stupenda anche qui sotto… sei una strafica, te l'ho sempre detto… sei un vero capolavoro della natura. Sia benedetta tua madre!"
"Seeee: bonasera… Grazie, scemo… Dai… Adesso smamma…"
Anna aveva le guance rosse come un peperone, mentre si scherniva; ma comunque le si leggeva in viso che era molto lusingata dal mio apprezzamento sincero e che era intrisa di un sottile e sensuale piacere, nel sentirsi così manifestamente desiderata. E non accennava a rivestirsi. Muoveva le gambe a destra e sinistra e così facendo apriva e chiudeva la fica.
Era un gioco erotico sottilissimo, insolito e bellissimo: per me e per lei. Bellissima, Anna: che ora si trovava in una dimensione nuova, per giunta a fica nuda, esposta e con qualcuno che non era suo marito, un uomo certamente buono, ma che la dava per scontata, come mi aveva confessato più volte. E tutto ciò le piaceva: non avrebbe mai voluto che me ne andassi, ne ero sicuro. Era felice di farsi ammirare la fica e l'ano nudi dal suo collega fraterno e protettivo. Era diventata in quel momento una docile e indifesa peccatrice, ma si sentiva tranquilla e al sicuro, con me; pur trovandosi lontana da casa e dalla sua immagine ufficiale integerrima di moglie e madre di famiglia.
"Ora per finire la serata in bellezza, posso baciartela rapidamente? Daiiii…. fammelo fare…"
"Noooooo, pazzo! Ma che cazzo dici… non puoi fare sul serio…"
Intanto, allargava un po’ di più le gambe, alzando contemporaneamente il bacino. Avanzava sul bordo del letto fino quasi a cadere, offrendosi chiaramente al mio viso sempre più vicino a quella meraviglia. Ne percepivo l'odore e la vedevo evidentemente umida, palesemente preda del suo desiderio.
"Guarda, Anna: te le sfioro soltanto e rapidamente con la bocca, queste tue labbra deliziose. Poi mi alzo e me ne vado: giuro… fammelo fare: ti prego… ne ho bisogno, stasera… sono lontano da mia moglie, tu da tuo marito… non puoi farmi morire così: mi struggerò di passione, nel letto…"
"Dai, allora. Uffaaaa… ma tu guarda che cazzo mi tocca fare a me, stasera! Sbrighiamo ‘sta cazzo di faccenda. Vai molto veloce, stronzo…"
Non me lo sono fatto ripetere e ho immediatamente incollato le labbra alla sua fica, mettendo le mie mani sui suoi fianchi nudi per attirarla e stringermela tutta. E non intendevo sfiorarla romanticamente: ho iniziato direttamente a succhiarla forte e a mangiarla. Non mi sarei staccato da quel vero paradiso in Terra per tutto l'oro del mondo. Lei diceva debolmente:
"Dai, su: ma che cazzo fai… non dobbiamo… adesso staccati e vattene… daiii…. oooooh... maledetta testa di cazzo: eravamo d'accordo… suuu… dai: alzati…. aaaah…
E sussurrava quelle parole tenendo ben ferma la mia testa contro il suo bacino, che cominciava deliziosamente e sensualmente a muovere. La adoravo letteralmente. Sarei morto, pur di non staccarmi da lei. L'ho odorata, leccata, succhiata e ingoiata per una buona mezz'ora: se la meritava tutta. Giocavo con le sue grandi e piccole labbra; gliele aspiravo forte e le trattenevo, per poi rilassargliele e continuare a leccarla e mangiarla.
Le infilavo la lingua dentro, la penetravo e guizzavo ovunque. Giocavo con la sua clitoride. In breve, avevo il viso cosparso dei suoi dolcissimi umori ma non riuscivo a saziarmene. Inghiottivo tutto. Respiravo l'aria che sapeva della sua fregna: una vera cura per i polmoni e per l'anima, altro che passeggiata in montagna! Anna mugolava di puro piacere, alzando e abbassando di continuo le anche, pur di farsi leccare dall'alto in basso e in profondità. Mi diceva: “continua, cazzo! Non smettere… si: lecca bene la mia passera e il mio buco del culo. Lo desidero tanto… ooooh, se mi piace... mio marito non me l'ha mai fatto… ma tu d'ora in poi non farmelo mancare mai... ti odioooo… ooooh... bastardo...”
Venne a più riprese, inondandomi ogni volta il viso di puro miele di donna. Poi non ce la feci più: mi alzai e crollata ormai ogni barriera scopammo nudi come se fossimo marito e moglie che non si vedevano da un anno. Ci conoscevamo troppo, per non desiderarlo entrambi. La stimo moltissimo e quindi con estremo rispetto e impegno le sfondai letteralmente quella piccola fregna stupenda che avevo sempre desiderato. Lei si concedeva tutta e godendo mi diceva: “non dovrà saperlo mai nessuno, mi raccomando… intanto ficcamelo tutto bene dentro… mmmmmh… dai, mettici anche i coglioni…” Le dissi che poteva stare tranquilla: non avrei mai corso il rischio di sputtanare entrambi in azienda e di rovinare due famiglie.
A quel punto si girò a pancia in sotto, mise un cuscino sotto il bacino che così si sollevò, e allargò le natiche con le mani per offrirmi il culo. Il suo ano, per la magia che solo una donna d'esperienza e innamorata sa fare, si schiuse da solo davanti ai miei occhi stupefatti: era evidente che voleva essere inculata. Quando si dice “ha un culo che parla.” Avevo dato fuoco a un vero vulcano di passione. Volle che le venissi in culo e le sborrai lentamente dentro non so quanti getti! Una dolcissima, insospettabile, nuova puttana era incredibilmente tutta a mia disposizione! Da allora scopiamo almeno una volta a settimana. Non vi dico quanto è brava a succhiarmelo e a ingoiare tutto il mio cazzo! Riesce a farmi venire quando dice lei. Mi è entrata in testa. Sul posto di lavoro massima formalità: nulla di più delle solite battute e assolutamente nessun contatto fisico. Ci bastano gli sguardi di mezzo secondo. E i messaggi di fuoco tramite la nostra chat segreta su Telegram.
RDA
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La storia della Musica!!!!
Tre giorni di pace e musica. Tre giorni che hanno fatto la storia. Si celebra oggi il 51esimo anniversario del più grande evento di libertà, umanità e lotta pacifica: il Festival di Woodstock. Più che un concerto un pellegrinaggio, una fiera di arte e musica, una comunità, un modo di vivere che ha cambiato per sempre il concetto di libertà. Sul palco, a Bethel (una piccola città rurale nello stato di New York) si sono alternati per tre giornate alcuni tra i più grandi musicisti della storia. Musicisti che provenivano da influenze, scuole musicali e storie differenti ma che avevano in comune ciò che più contava in quei favolosi anni ’60: la controcultura.
Si passava dal rock psichedelico di Jimi Hendrix (che, pur di essere l’ultimo a esibirsi, salì sul palco alle 9 di lunedì mattina per un concerto di due ore, culminato nella provocatoria versione distorta dell’inno nazionale statunitense) e dei Grateful Dead ai suoni latini dei Santana (che regalarono un memorabile set, impreziosito dallo storico assolo di batteria del più giovane musicista in scena: Michael Shrieve) passando per il rock britannico di Joe Cocker (che regalò in scaletta le splendide cover di Just Like a Woman di Dylan e With a Little Help from my Friends dei Beatles) e degli Who all’apice della loro carriera (celebre l’invasione di palco dell’attivista Habbie Hoffman, durante il loro concerto, quasi quanto il lungo assolo di Pete Townshend durante My Generation, con lancio di chitarra finale).
C’era poi il folk, con una splendida Joan Baez su tutti, che suonò nonostante fosse al sesto mese di gravidanza, genere tipicamente statunitense che si alternava a suoni più esotici e orientali, come il sitar di Ravi Shankar. Impossibile dimenticare infine l’intensa performance della regina del soul Janis Joplin, la doppia esibizione (acustica ed elettrica) di Crosby, Stills, Nash e del “fantasma” di Neil Young, che rifiutò di farsi riprendere dalle telecamere e il divertente show dei Creedence Clearwater Revival.
1969, il ‘Moon day’ in musica..
Concerti che rimarranno nella memoria di chiunque ami la musica come simbolo di cambiamento, pace e libertà. D’impatto i presenti come pesanti furono le assenze di John Lennon, che si rifiutò di esibirsi per il mancato invito di Yoko Ono, Bob Dylan, padrone di casa (lui che all’epoca viveva proprio a Woodstock) assente per la malattia del figlio, i Rolling Stones, ancora scossi per la morte di Brian Jones e i Doors, alle prese con una serie infinita di problemi legali.
Il vero protagonista dell’evento fu però il pubblico, la “vera star” secondo l’organizzatore Michael Lang, eterogeneo quasi quanto i generi musicali. Da tutta America arrivarono studenti liceali e universitari, hippie, veterani del Vietnam, filosofi, operai e impiegati. Nessuna differenziazione di razza, etnia o colore della pelle: tutti uniti dalla voglia di stare insieme in libertà con il fango a livellare ogni diversità e i capelli lunghi come simbolo di ribellione. Un sogno che oggi sembra lontano anni luce, nelle ideologie come nell'organizzazione.
Da quel 1969 si è provato a più riprese a riproporre Woodstock, con scarsi risultati culminati nell'annullamento del concerto in programma per questo cinquantesimo anniversario, organizzato proprio da Lang e non andato in porto tra una defezione e l’altra, forse perché indigesto ai grandi organizzatori di eventi musicali mondiali. Forse, a conti fatti, meglio così: quell'atmosfera irripetibile era frutto di una spontaneità organizzativa di altri tempi, una magia fuori da ogni schema il cui risultato sensazionale, iconico e significativo fu chiaro solo anni dopo anche agli stessi partecipanti.
Vanni Paleari
PhWoodstock, 1969
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La patente è arrivata in un momento in cui io consideravo morta e sepolta la possibilità di prendere una macchina, di guidare: sebbene avessi sognato più volte di guidare (ovviamente male, perché per me sono sempre esistiti solo freno e acceleratore e nello specifico solo acceleratore e forza frenante del motore, maldetta frizione!) non mi interessava più, anzi mi dicevo che sarebbe stato bello riuscire a spostarsi coi mezzi pubblici, treni autobus, camminare a piedi. Vivevo in un paese campano che rimarrà forse il mio unico rimpianto del sud italia perché era ben strutturato: a piedi raggiungevo e facevo tutto, avevo il centro storico, il centro commerciale, farmacie a volontà, dottoressa vicino casa, un sacco di supermercati, un partito comunista, manifestazioni in piazza: tutto raggiungibile a piedi. Rimpianto perché in quanto sud non puoi campare e la gente è molesta per natura e dunque sono dovuta scappare anche da lì. Della patente, insomma, a me non me ne fregava niente, non ci pensavo affatto. Mentalmente ero ancora abbastanza inguaiata, andava meglio ma non andava bene: ero tesa come una corda di violino, il mio corpo era un fascio di nervi e questo si ripercuoteva sulla guida: l'istruttrice fece una grandissima fatica, sudava appresso a me che ero grondante di sudore terrorizzato. Iniziare a guidare è stato un trauma: ero terrorizzata dal fatto che quell'abitacolo, quell'aggeggio enorme non solo era "comandato" da me, ma mi toglieva letteralmente il terreno sotto i piedi (a questo proposito aggiungo che io ho avuto problemi anche col tapis roulant perché appunto c'era questa passerella che si muoveva in maniera "autonoma" ed io avevo paura di non riuscire a controllarla. Cosa c'entra con la guida di un auto? Beh, è la stessa identica cosa dato che ho paura di perdere il controllo). Poi io ho bisogno di capire quello che sto facendo, devo farmi uno schema in testa, non riesco a buttarmi e capire dopo, io devo sapere prima. Beh, io non riuscivo a capire cosa stavo facendo e dunque non riuscivo a rilassarmi. Comunque, alla fine sono riuscita a prendere questa benedetta patente. L'ho presa per grazia divina perché appunto l'esame fu terribile ed infatti io non ero nemmeno felice di quella patente perché non era "meritata", cioè io non riuscivo ancora a guidare, ero insicurissima ed immaginavo violentemente ancora un incidente ad ogni minimo incrocio (non riuscivo nemmeno a stare dritta nella mia carreggiata). Infatti presa la patente non ho più guidato.
La macchina invece è arrivata in un momento in cui non doveva arrivare e cioè circa un mese fa: senza lavoro, a soldi prestati (come d'altronde anche la patente), lontana da tutti, in un posto che nemmeno conosco perché chi cazzo c'è mai stata in provincia di bergamo. Sapevo che mi sarei dovuta prendere una macchina prima o poi, perché qua è tutto scomodo come in sicilia, ma avevo progettato di acquistarla in un altro momento. Reiniziare a guidare è stato semplice e soprattutto divertente: è cambiata la testa, le medicine sono servite a qualcosa. Ho fatto qualche guida assieme ad una istruttrice della zona e mi sono divertita un sacco, la sua guida è stata preziosa e lei una persona veramente gentile (oltre che strana, come tutte le persone della zona: io a tutta questa educazione non ci sono abituata e soprattutto non sono abituata a chi dice "Un quarto alle 9") ed esaltata, ovviamente pure lei di discendenza siciliana ma ormai lo so che la sicilia me la ritroverò ovunque: d'altronde i pomodori che ho comprato venivano proprio dalla città dove sono nata. Io adesso comunque guido: la macchina mi odia perché la faccio singhiozzare sempre e perché non cambio adeguatamente le marce, per non parlare di tutte le volte che la faccio spegnere o che resto appesa in una salita perché non so bilanciare bene frizione e acceleratore; la frizione mi deride perché sa che ho un odio e una repulsione spontanei nei suoi confronti; la gente quando mi guida dietro si mette a ridere quando proprio non mi bestemmia ma qua nessuno mi ha mai suonato, al massimo mi sorpassano. A volte penso che guidare è una gran bella cosa, che spero di avere i soldi prima o poi per farmi un bel pieno, pagarmi i pedaggi e andare che ne so a milano o robe simili. Penso che dovrei approfittarne del fatto di potermi spostare tranquillamente, per poter andare in posti dove ho sempre voluto andare, mi dico: wow, ma qua ho tutto così vicino! Persino voi tumbleri siete così vicini, se ci penso! A tutta questa libertà di movimento è difficile abituarsi, per una che ha sempre vissuto entro i confini di un'isola e della miseria. Certo, se arrivasse un lavoro sarebbe pure cosa gradita (mi correggo: se arrivasse un'entrata mensile, che poi si debba passare per il lavoro è solo una triste parentesi disumanizzante) ma poi penso che male che vada ho un tetto sotto il quale poter dormire: la mia auto.
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Il mondo è un gran bel posto in cui nascere se non v'importa che la felicità non sia sempre così divertente se non v'importa un po' d’inferno qua e là proprio quando tutto va bene perché anche in paradiso non è che si canti tutto il tempo Il mondo è un gran bel posto in cui nascere se non v'importa che qualcuno muoia continuamente o magari solo di fame per un po’ di tempo il che non è poi tanto male se non si tratta di voi Oh il mondo è un gran bel posto in cui nascere se non v'importa molto di qualche cervello perso su ai posti di comando o di una bomba o due di tanto in tanto sui vostri visi alzati o di simili contrattempi cui va soggetta la nostra società di Gran Marca con i suoi uomini distinti e con quelli estinti e i suoi preti e altri poliziotti e le sue svariate segregazioni e indagini parlamentari e altre costipazioni che la nostra sciocca carne eredita Sì il mondo è il posto più bello del mondo per un sacco di cose come fare buffonate e fare l'amore essere tristi e cantare canzoni sottovoce e avere ispirazioni e andare in giro guardando ogni cosa odorando fiori e dare pizzicotti alle statue e persino pensare e baciare la gente e fare bambini e portare i pantaloni e agitare cappelli e ballare e andare a nuotare nei fiumi e fare picnic nel pieno dell'estate e insomma “godendosi la vita” Sì (Lawrence Ferlinghetti)
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Di cose che non si fatica a comprendere
Mi è capitato di vedere qualche puntata di Chissà chi è, il nuovo programma di Amadeus in onda sul 9. Una coppia di concorrenti deve indovinare cosa fa una serie di sconosciuti, fra cui si intrufola un personaggio famoso che - manco a farlo apposta - ha un programma proprio sul circuito televisivo cui appartiene il 9. Uno di essi ha un legame con un altro sconosciuto, e bisogna capire chi ne sia il consanguineo. A me la trasmissione non piace. Oltre a non essere originale, è pure noiosa, sempre uguale a se stessa. Il conduttore non aiuta: crede d'esser divertente, ma non lo è per nulla. Io, poi, non lo sopporto da quando ha reso ancor più inguardabile Sanremo. E sì che si è occupato di musica per anni: dovrebbe quindi intendersene. (Ma questo è un problema mio, quindi tiriamo innanzi, come si dice). Non parliamo poi dei concorrenti: macchiette nel senso deteriore del termine, caricature di se stessi. Mi sembra di aver sentito che gli ascolti non sono gran cosa. Adesso capisco perché.
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In questo periodo mi sono accorta che non sto scrivendo più tanto qui, non scrivo chissà che cosa in realtà in generale
Questo per un mucchio di motivi e anche che forse se mi fermo a ragionare sento solo una voce urlare ma facciamo finta che questa parte non esista, la scavalchiamo
In realtà la ragione più pratica per cui non scrivo è che la psicologa mi ha detto di farlo ed è tutto divertente e giocoso finché quel qualcosa non diventa un compito, almeno per me
Io passo una vita a pensare alla formalità, allo scritto, alle leggi e alla precisione e quindi io voglio fare qualcosa liberamente solo se è libero e vocale, unidirezionale, solo io senza un pubblico, non un palco, ma una stanzetta, un banco e tanti sogni. Non sono mai stata un'adolescente vera e ora vorrei esserlo. Per me quella dimensione ribelle e punk è tutta qua, nell'inerzia del fare poco
Comunque altre cose che sono successe: c'è un bel festival dei corti e andiamo a vedere un po' tutto con la mia amica speciale E. Ho detto alla psico che mi sento come se fossi licenziata ogni giorno ed è così. Dato come unica motivazione del mio panico interiore il fatto che ci tenevo tanto, era proprio una cosa mia e io ci tenevo e basta e invece non è successo.
Ho fatto un progetto di gruppo con la mia collega M. Mi mancava sentirmi brava e avere una controparte e sentirmi ascoltata, avere una voce che risponde alle mie cose.
Ancora spero ma sottovoce e non più di tanto
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Aprire il negozio è stata un'esperienza molto difficile. Emotivamente e fisicamente. Nei mesi precedenti le cose da fare erano tantissime, ho chiesto tanto aiuto. Per fortuna ho (ho sempre avuto) una bella rete intorno ma devo ammettere che in quei momenti mi sono sentita davvero tanto sola. Le cose da fare erano troppe, fisicamente avrei dovuto essere in due tre posti contemporaneamente per farle tutte. La rete c'era ed è stata fondamentale, ma è stato difficile.
Pochi mesi prima di aprire, proprio in tutto questo fermento che mi vedeva andare avanti come un ariete a tratti stordita, mia madre ha avuto un incidente e si è rotta malamente la gamba. Una delle maglie fondamentali della mia rete si è allentata, sfibrata, sciolta. Non potevo far affidamento sul suo aiuto pratico e, soprattutto, ero diventata fisicamente indispensabile per lei, per seguire le varie visite, la riabilitazione, per permetterle di fare il suo lavoro. Come sempre tutto questo come una figlia unica, o quasi, ma questa è un'altra parentesi dolorosa. Non ricordo molto perché la mia mente fa sempre così, rimuove i momenti saturi, ma ricordo benissimo quei primi giorni concitati dopo il messaggio "Non ti spaventare, mi operano, ho avuto un incidente", ricordo che andavo in ospedale da lei ed essendo la mia macchina piena di cose del cantiere del negozio, prendevo la sua. Ogni giorno, ogni singolo giorno, la pennetta nella sua macchina mi faceva sentire questa canzone e se non la metteva lei io la cercavo per metterla a ripetizione e piangermela tutta. Era diventato il mio rito: ascoltare, cantare, piangere e farmi coccolare da questa canzone. Mi bastava questo. Mi smontavo, svuotavo e ricostruivo in quei 15 km di strada per arrivare ad essere quella forte, divertente e speranzosa, fingendo.
youtube
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Benita ha tre anni. Si cambia il pannolino da sola, è capace di aprire il pan bauletto e di richiuderlo col fil di ferro. Quando qualcosa le cade dice "Sorry", quando per sbaglio ti colpisce mentre gioca si avvicina e chiede scusa in italiano, poi ti dà un bacino. Corre per casa e ti porta ogni oggetto possibile perché vuole che tu le dia le attenzioni che probabilmente non riceve su base quotidiana. Quando la mamma le dice "Behave" torna dritta come un soldatino. La aiuta a mettere le cose in ordine nei cassetti. Ha un orsetto di peluche che si chiama Fadiah.
Parla poco italiano perché la mamma le parla soprattutto in inglese in casa.
Le sue sorelle maggiori invece l'italiano lo parlano, perché vanno a scuola; Gift (chiamata così dalla mamma proprio perché significa "regalo") ha 5 anni ed un peluche di nome Hadem che considera il suo bebè; mi chiede di giocare con lei a far finta di andare in gita o al mare perché non l'ha mai visto. Quando mi chiede di tenere il suo bebè in braccio mi spiega come si fa perché "You are the nanny". Cindy invece ha 12 anni e in casa si occupa della maggior parte delle cose, mi parla in italiano ma fa ancora fatica con le coniugazioni.
La mamma, rimasta vedova due anni fa, cerca di guadagnare quello che può. Cresce le sue figlie in un appartamento fatiscente in una zona non proprio bellissima, ma nella prima capitale d'Italia, cosa di cui si è informata e di cui va fiera. Riceve una telefonata dal fratello che le chiede soldi per il proprio matrimonio, da inviare in Nigeria, rispondendo che "Marriage is God's will, but a man's responsibility". Nel frattempo Benita mi ordina "Now you brush your teeth" perché la mamma le ha insegnato che dopo pranzo si fa così. Io però non ho pranzato, le rispondo che non ho lo spazzolino e lei mi guarda male: la risolviamo con me che la seguo in bagno e faccio finta, anche se non è soddisfatta. Usciamo dal bagno e Gift mi chiede di fare finta di andare in gita e preparare il succo di frutta: usa vecchie confezioni della cera per capelli della mamma, che tiene su uno scaffale con gli altri "giochi" (un cavo del telefono che finge siano le chiavi dell'auto, una spina che finge sia il cellulare, una pallina di gomma che sarà la frutta che portiamo in gita, un cuscino che sarà la borsa dei panini). Salgo sul divano, ossia la nostra auto, le dico di allacciare la cintura e Benita piange, perché ancora è arrabbiata io non mi sia lavata i denti con lei. Per farla tranquillizzare accetto di fare un altro gioco con lei, alle sue condizioni. Il gioco è quello in cui mi fa sedere sulla sedia e fa finta che io stia facendo la cacca, perché ha appena imparato a usare il vasino e lo trova in gioco divertente. Funziona così: lei mi prende per un braccio, mi indica una sedia, io mi siedo, lei dice "Now pupù" e io devo stare ferma qualche secondo, finché lei non decide che ho finito, poi urla "Flush" e mentre imito il rumore dello sciacquone lei guarda in basso e saluta la pupú dicendo "Bye bye". Lo fa un paio di volte, poi sono libera e posso tornare a giocare con Gift, che nel frattempo ha deciso che la nostra finta gita sarà al mare. A quel punto Benita, gelosa del attenzioni mi richiama perché decide che mi scappa di nuovo. Quindi si riparte. Gift allora mi chiede "Now we bring bebé al mare" a cui rispondo "Sorry, I'm pooping". La madre scoppia a ridere, poi sgrida le bimbe "You are stressing her!".
Quando è l'ora di andare, Gift chiede alla mamma "Can nanny stay?". Dopo poche ore con loro credono io sia la tata. Mi viene da piangere. La mamma risponde che no, nanny ha da fare e deve andare via. "Uhmmmm" mugugna Gift, unendo le mani in segno di preghiera verso la mamma. Benita mi segue a piedi nudi per le scale e deve scendere Cindy per riportala in casa.
La saluto facendo Bye Bye.
(Nanny can't stay, sorry)
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raccontaci l’appuntamento
cercherò di non romanticizzare troppo la storia (anche se è davvero difficile). il 17 luglio corro per prendere il solito bus che stavo perdendo, salgo negli ultimi posti, ovviamente abbastanza pieno. sale il controllore e si liberano dei posti, mi siedo e avevo accanto una ragazza e di fronte un ragazzo. ad un certo punto arriva un signore molto particolare, con un vestito nero, degli occhiali scuri e un anello fighissimo e io lo scrutavo. arriva e si mette a parlare con il ragazzo, non sentivo niente ma dal linguaggio del corpo sembrava si conoscessero, infatti ero sorpresa. ad un certo punto il signore chiede al ragazzo 'il bus si ferma a zona X?' e il ragazzo dice che era la prima volta che lo prendeva. continuo ad ascoltare la musica assorta nella mia ansia quotidiana e ad un certo punto il ragazzo mi gira il suo telefono con le note. io panico perché ero tipo 'ommioddio mi sta dicendo di stare attenta al tizio oppure mi sta dicendo qualcosa di divertente sul tizio'. in realtà c'era scritto - ti va di darmi il tuo numero per un caffé? -. gli tremava la mano ed era tutto imbarazzato e io ero sconvolta e confusa ma era molto carino e quindi 'why not'. mi scrive subito, gli rispondo a tratti e passa del tempo per vari drammi, cose, non so, non mi sentivo pronta. sennonché una decina di giorni fa si chiudono varie situazioni + ero con la mia collega che cercava persone da seguire con il profilo del lab (con il suo telefono) e mentre cercava un prof dice 'well questo non è sicuramente lui, però che BONO' mi giro a guardare ed era lui. rega io ero sconvolta ahah, cioè boh mi sembrava che tutto il mondo mi dicesse 'escici'. quindi gli ho risposto dopo un po', scusandomi ecc e gli ho detto che da lì a poco sarei andata in sicilia ma che al rientro ci sarei stata e così è stato. ieri ci siamo visti e boh, è stata una di quelle serate che passi e ti sembra di conoscere una persona da sempre. abbiamo ascoltato musica, siamo finiti in un chioschetto con 50-70enni che ballavano qualsiasi tipo di musica lol. La cameriera che ci ha provato con me e io pensavo solo -che bello essere viva- dopo anni di pugnalate varie è stato come prendere una boccata d'aria.
e quindi niente, è stato tutto bello, romantico, dolce e pieno di chimica. non so in realtà dove mi porterà questa cosa, ma mi importa poco. La cosa bella è che mi sono permessa di essere felice, anche solo per una sera. e lui è proprio bello e mi fa ridere tanto (musicista, compositore e insegna canto) e mi sembra un po' uscito da un libro ma va bene così. Ho solo voglia di cose leggere e lui è molto leggero e bello
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“Mi piaceva da morire quando mi chiedeva di infilarle il filo nella cruna dell’ago perché lei non ci vedeva bene. Mi faceva piacere perché quando si è piccoli sono rare le occasioni di essere utili agli adulti. Aiutavo mia nonna anche quando cucinava i fagiolini e bisognava togliere le punte. Si staccavano con le unghie e si mettevano in una pagina di giornale sul tavolo, poi si buttavano via. Oppure ricordo quando mi faceva stirare i fazzoletti. Mi piaceva arrivare con la punta del ferro da stiro proprio nell’orlo dell’angolo. O quando mi chiamava per piegare le lenzuola. Per ridere io le giravo sempre dalla parte opposta alla sua, era divertente quando, prima di venirci incontro per piegare l’ultimo giro, lei tirava forte per stenderle bene. Quanto mi ha sopportato e quanto mi ha voluto bene.”
Fabio Volo
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Ammetto che questa mattina, in camicia oversize nera e pantalone altrettanto largo, capello corto e fucsia, un po' crespo ed un po' sporco coperto dal berretto da baseball mi sentivo abbastanza personaggio. E la cosa era divertente. Sentivo la diversità addosso e la portavo con stile, tant'è che il negozio è risultato essere troppo chic per i miei gusti ed ero disgustata da quanto siano così uguali in quello che comprano ste capre. Tanta roba di finto lusso per questi finti signori!
Dato che da un po' si sono assopiti sentimenti di rabbia e di (scatto) nervoso ��� almeno nella vita vigile, perché in quella onirica invece i sogni sono così nervosi e pesanti che mi sveglio implorando pietà al mio cervello di risparmiarmi tutta questa fatica – non mi sento di dire che odio questo paese. Pure se vedo le sue contraddizioni, le sue ipocrisie, l'ignoranza di chi lo abita, non me ne frega poi chissà quanto. Loro sono così, io no ok, si sta alla larga entrambi e sinceramente avrei anche abbastanza schifo ad averci a che fare. Capisco che questo paese è letteralmente un punto morto, che le persone che lo abitano sono dei morti che camminano a livello cerebrale. Di suo non ti permette nulla questo paese: non esiste la cultura dato che l'unica edicola che faceva anche da libreria ha chiuso i battenti ed in generale non organizzano nulla, nulla che abbia una parvenza di cultura, di arte; non ti offre lavoro, lasciamo perdere gli stipendi per quelli che ci sono, ma non c'è nemmeno lavoro, il viale principale si è svuotato di negozi e bar, non c'è quasi più nulla di fatti è un viale tristissimo senza nemmeno un albero in un paese dove si arriva anche ai 42 gradi; non ci sono spazi verdi, non ci sono proprio spazi se non degli spiazi tristi di cemento lì dove lo hanno buttato, altrimenti qualche zona con accanto erbacce secche e immondizia; è oltremodo scomodo poiché dispersivo quindi se non hai un mezzo di trasporto tuo (motorino o auto) molte commissioni non puoi farle o farle è molto scomodo; autobus urbani ce ne sono due ad orari limitati come l'amministrazione di questo comune; gli autobus extraurbani hanno prezzi allucinanti e orari assurdi, la stazione dei treni non ho ancora capito a che cosa serve. È, dunque, un punto morto. Se vieni qua vuoi solo morire o sprofondare nell'apatia più assoluta, se sei un minimo diversa da queste bestie malate. Se sei come loro sei un povero pezzente nel senso più letterale e oltremodo chiuso. Tutto questo ormai non mi fa più nemmeno rabbia. La verità è che in generale non ho nemmeno più tanta voglia di arrabbiarmi. Io volevo anche dargli una possibilità a questo paese, ma come fai a dare una possibilità a tutto ciò? Da dove inizi? Qua si è arrivati alla fine.
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