rainbowsparrowstories
Rainbow Sparrow Scrive Cose ✍🏻
11 posts
🇮🇹 IT | Elle | ♀️ | 21 yo | ✍🏻 Scrivo cose, il più delle volte senza senso | Studyblr & Booklover | 👩🏻‍🎓 Studentessa universitaria stremata e in crisi | ☕Follemente innamorata di Thè e Caffè | IG: NerdingRainbowSparrow
Don't wanna be here? Send us removal request.
rainbowsparrowstories · 4 years ago
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
[05/29/17]
0.09
i took my english exam this morning and i’ve had a productive day of studying for my latin exam tomorrow!! i hope that everyone’s enjoying their day, and hopefully we all get through exam season together :)
currently listening to:
don’t wanna cry - seventeen shangri-la - vixx
4K notes · View notes
rainbowsparrowstories · 4 years ago
Text
Storia realizzata per il primo e il secondo giorno di ShinDeku Pride June 2020 @shindekumonth
Day 1. Childhood Friends - Skate Park - Picnic
Day 2. Domestic AU - Takeout - Movie night
______________________________________________________________
Wattpad  |  Archive of Our Own  | EFP Fanfiction  |  FanFiction.net
______________________________________________________________
Birthdays - Chapter 1. Shinsou
Era una delle più vecchie tradizioni che avessero. 
Ogni anno per il compleanno di Shinsou, si vedevano nel posto in cui si erano conosciuti, lo skatepark che si trovava a metà strada tra le loro abitazioni e festeggiavano con un picnic e qualche acrobazia.
Una meravigliosa tradizione che durava da 14 anni e avevano sempre fatto di tutto per far sì che nessuno potesse portargliela via.
Ogni impegno veniva spostato, se non si era in paese si ritornava per quel giorno, ci si prendeva un giorno di ferie dal lavoro...
Era un evento imperdibile!
Deku aveva preparato tutto, per il picnic. 
Non mancava nulla!
Beh... nulla, a parte il festeggiato.
Sarebbe dovuto arrivare a momenti. 
C'era un po' di traffico per strada quel giorno.
Aspettarlo non era un problema per lui. Si sedette sulla tovaglia che aveva sistemato nel prato accanto allo skatepark e mentre si crogiolava al caldo dei raggi del sole la sua mente venne invasa dai ricordi.
Primavera. Ricordava distintamente il fatto che fosse primavera. Si ricordava la strada per arrivare al parco da casa sua era piena di alberi di ciliegio in fiore.
Sua madre che lo teneva per mano per evitare che corresse via, e finisse in mezzo alla strada.
Era così felice! La madre gli aveva promesso che lo avrebbe portato allo skatepark lì vicino a vedere i bambini più grandi, che facevano acrobazie con lo skateboard.
Un sogno che diventava realtà!
Era ancora troppo piccolo a quel tempo per unirsi agli altri, aveva solo cinque anni, ma poteva guardarli, e tanto gli bastava per essere felice.
Non sapeva ancora che un altro bambino quel giorno si trovava lì per lo stesso identico motivo. 
Non sapeva ancora quanto importante si sarebbe rivelato quell'incontro voluto da destino.
Avvicinarsi a Shinsou, non fu facile. In realtà probabilmente è da considerarsi una delle imprese più difficili, in cui sia mai riuscito nella sua vita fino a quel momento.
Era schivo e non si lasciava avvicinare facilmente, estremamente timido e introverso. 
Ma non c'era nessun muro che la sua testardaggine non fosse in grado di abbattere. 
Piano piano, giorno dopo giorno, riuscì a fare breccia nel muro che Shinsou aveva eretto intorno a sé.
Si vedevano al parco quasi tutti i giorni.
Le loro madri erano così felici, di quell'incontro. Nessuno dei due era mai stato molto bravo a farsi degli amici. 
Il primo picnic arrivò qualche tempo dopo. 
Per il sesto compleanno, a Shinsou venne regalato uno skateboard. Così pensò, quale migliore occasione per provarlo, se non il giorno stesso insieme al mio migliore amico?!
Fù un giorno meraviglioso. 
Lui non poteva ancora raggiungerlo, sua madre aveva paura potesse farsi male, quindi non gli aveva dato il permesso, però era felicissimo di poter sostenere Shinsou quel giorno.
Era il suo sostenitore più accanito!
Altri ricordi oltre a questi affollarono la sua testa.
Il suo primo e disastroso tentativo su uno skateboard, guidato da Shinsou, che cercava in ogni modo di aiutarlo a rimanere in piedi sulla tavola.
Il suo primo infortunio serio. Aveva 8 anni e tanta voglia di sperimentare qualcosa di un po' più pericoloso, il risultato di sicuro non era stato quello sperato.
Cadde e si ruppe un braccio. Una brutta rottura.
Il viso solitamente imperturbabile di Shinsou, era contorto in una smorfia di preoccupazione. 
Rimase accanto a lui tutto il tempo, anche in ospedale. Lo veniva a trovare tutti i giorni e alla fine dell'orario di visita erano costretti a trascinarlo via dalla sua stanza.
Fù anche il primo a firmargli il gesso. Conservava ancora quella parte di gesso. L'aveva fatta tagliare per potersela tenere. Nonostante la richiesta un po' strana, il medico che si era occupato di levargli il gesso, si era occupato di tagliargli quella parte, prima di buttare il resto. 
Shinsou era sempre molto protettivo nei suoi confronti, sia quando si metteva in pericolo da solo per la troppa testardaggine, sia quando gli capitava di scontarsi con qualche bullo.
Erano due prede facili quando erano bambini, ma si difendevano l'un l'altro. 
Poi era arrivato il loro primo bacio e i momenti di incertezza.
Avevano 15 anni e non avevano mai pensato che la loro amicizia, sarebbe potuta essere qualcosa di più. 
Quel bacio arrivò inaspettato. 
Era appena riuscito finalmente in un Trick particolarmente  difficile nel quale si era esercitato per settimane con l'aiuto di Shinsou. 
Nella foga del festeggiamento, quasi senza accorgersene, lo aveva baciato. Era sempre stato il più impulsivo tra i due. 
Da lì, il loro rapporto era mutato, si era evoluto sempre di più, sempre in meglio.
In quel parco c'erano alcuni dei momenti più belli della sua vita. Di sicuro i più importanti erano tutti lì e tutti insieme a Shinsou.
Una mano che gli accarezzava i capelli, lo riportò al momento presente.
"Scusa il ritardo amore! Oggi le strade sono un vero inferno, c'è un traffico pazzesco!"
Era appena tornato a casa dal dormitorio dell'università, appositamente per quell'occasione.
Anche lui era appena tornato per quell'occasione.
"Non ti preoccupare amore! Immaginavo sarebbe successo, così mentre ti aspettavo ho preparato tutto!"
Gli lasciò sulle labbra un bacio veloce, fugace. Ma non per questo privo di significato. Nessuno dei loro baci lo era.
"Buon compleanno, Hitoshi!"
0 notes
rainbowsparrowstories · 4 years ago
Text
Storia realizzata per il terzo giorno del Lukadrien June 2020.
Day 3. My hero
______________________________________________________________
Wattpad  |  Archive of Our Own  | EFP Fanfiction  |  FanFiction.net
______________________________________________________________
Ain't it hard keeping it so hardcore?
Correvano, tra i tetti di Parigi.
Si era fatto tardi, e ad illuminarli c'era solo la luna.
Ridevano, mentre si rincorrevano saltando di palazzo in palazzo, sempre più lontani dalla scena dell'ultimo combattimento.
Erano stanchi, ma felici di poter passare dell'altro tempo insieme prima di tornare alle loro vite.
Era bastato un solo momento di distrazione per Chat Noir, solo il momento che gli era servito per guardare Viperion, pochi metri dietro di lui.
Solo quel momento, e i suoi piedi erano scivolati sulle tegole bagnate.
Solitamente i suoi riflessi potenziati dal Miraculous, sarebbero bastati per riuscire a ritrovare immediatamente l'equilibrio, ma lo scontro di poco prima, lo aveva sfiancato molto più di quanto ci tenesse ad ammettere. 
Si sentì sprofondare nel vuoto, improvvisamente si sentiva troppo debole per riuscire ad arrestare la caduta.
Il Miraculous attutiva la maggior parte degli urti durante un combattimento e aumentava di molto la sua resistenza, ma non sarebbe bastato in quel momento a salvarlo dalle possibili conseguenze di quella caduta.
A Viperion invece un attimo era bastato per salvarlo da quella caduta disastrosa.
Saltò dal punto in cui si trovava, lo afferrò in volo e si aggrappò al primo appiglio disponibile su quel palazzo.
"Chat Noir, tutto bene?" la voce di Viperion era preoccupata, ma ferma.
Chat Noir, i muscoli ancora tesi in attesa di un impatto, che non sarebbe arrivato, si rilasso subito tra le braccia dell'altro ragazzo.
Sempre così affidabile nonostante l'inesperienza.
"Ooh! Il mio eroe!" 
La voce di Chat Noir, tremava ancora un po', ma il suo normale atteggiamento era tornato.
"Che fai? Ti salvo la vita e tu sfotti? Guarda, quasi quasi ti lascio cadere..." 
Ridendo, allentò di poco la stretta ferrea, per stuzzicarlo un po'.
"I'm off the deep end, watch as I dive in 
I'll never meet the ground!"
Chat Noir era tornato ad essere quello di sempre.
"Sai Chaton! Hai veramente una bella voce, ma comincio a capire per quale motivo Ladybug, sia sempre così tentata di darti una botta in testa una volta ogni dieci minuti. Ti saresti potuto fare veramente male! Spero tu te ne renda conto!"
Se ne rendeva conto, ma questo era l'unico modo in cui riusciva a reagire, senza lasciarsi andare al panico e dal modo in cui Viperion lo guardava, mente con cautela scendeva la parete fino ad arrivare in strada, sapeva che anche lui doveva averlo capito.
Una volta arrivati a terra, Chat Noir si rimise in piedi, ma la mano di Viperion, rimase irremovibile attorno al suo polso.
"Non è stancante?"
Chat Noir si voltò ad osservarlo, con uno sguardo incuriosito.
"Non è stancante far finta che niente possa toccarti? Scherzare su tutto quello che succede? Fingerti invulnerabile? Siamo una squadra Chat Noir, non devi sostenere il peso di tutto questo da solo. Mostrare le tue emozioni, la tua paura, non diminuirà il rispetto che proviamo nei tuoi confronti. Non devi tenerti tutto dentro, puoi fidarti di noi!"
Viperion lo aveva sorpreso. Era così abituato a dissimulare le sue emozioni, che non si era nemmeno accorto di essersi portato dietro questa abitudine dalla sua identità da civile. 
All'improvviso si sentiva così vulnerabile. 
Le parole dell'altro lo avevano colpito e questa volta non era riuscito a fare nulla per nascondere il suo stato d'animo. 
Lo colse nuovamente di sorpresa in un abbraccio.
In così poco tempo Viperion era riuscito a capirlo così bene, non era  molto che si era unito a lui e a Ladybug, eppure aveva una comprensione così profonda di entrambi.
Era straordinario!
Il suo abbraccio era così  rassicurante che Chat Noir, non poté evitare di rilassarsi. Appoggiò la testa sulla spalla di Viperion e lasciò che la sua mano si intrecciasse ai suoi capelli disordinati.
Dopo anni di solitudine, non sapeva più come stare in compagnia e nonostante Ladybug, ci avesse provato con tutta se stessa, nessuno era arrivato tanto vicino quanto Viperion, nel farlo sentire così a casa.
"Torna a casa e riposati Chaton! Per questa sera evita di saltare ancora di tetto in tetto, vai a piedi è più sicuro!" 
Viperion sciolse l'abbraccio. 
"Si è fatto proprio tardi... Devo proprio andare, questa sera ho un impegno. Mi raccomando Chat Noir, riposati!"
Detto questo, gli fece un cenno di saluto e si avviò a grande velocità. 
"Ci si vede Chaton!"
Rimase lì, ad osservarlo mentre si allontanava illuminato dalla luna. Si mosse solo quando scomparì dal suo campo visivo.
Si sarebbe arrivato una volta arrivato a casa, ma prima aveva un impegno per la serata.
  ___
Adrien aveva fatto di tutto per riuscire a convincere suo padre a lasciarlo andare da Luka con la scusa di esercitarsi al piano  e imparare a suonare un nuovo strumento.
Si era dovuto scontrare con numerose resistenze da parte di suo padre, ma alla fine era riuscito ad averla vinta. 
Appena arrivato alla barca, lo trovò lì sul ponte a sistemare gli strumenti. 
Non appena si fu avvicinato abbastanza da essere notato, lo salutò.
"Hey Luka! Scusa il ritardo, ma dopo l'akuma di questo pomeriggio, ci è voluto il doppio del tempo per convincere mio padre a lasciarmi uscire."
Luka gli sorrise.
"Non ti preoccupare, immaginavo sarebbe successo qualcosa del genere con tuo padre. Almeno ho avuto il tempo di sistemare gli strumenti!"
Riusciva sempre a trovare un lato positivo, per quanto piccolo potesse essere, in ogni cosa che accadeva.
"Perfetto! Allora cosa suoniamo di bello oggi?"
Abbandonò a terra, la borsa che portava con sé e corse verso al piano accanto a Luka.
Rifletté un po' prima di rispondere, ma alla fine si illuminò.
"Shallow!"
Lo colse di sorpresa. Era da un paio d'ore che non riusciva a togliersi quella canzone.
"Perfetto! Ottima scelta! Vada per Shallow!"
0 notes
rainbowsparrowstories · 4 years ago
Text
Storia realizzata per il secondo giorno del Lukadrien June 2020
Day 2. Duet
______________________________________________________________
Wattpad  |  Archive of Our Own | EFP Fanfiction  |  FanFiction.net
______________________________________________________________
Pas De Deux
C'era dell'eleganza nel loro modo di muoversi durante un combattimento.
Ci si potrebbe aspettare una tale armonia, dopo anni di lavoro insieme.
Eppure l'armonia che c'era tra Viperion e Chat Noir, era ben diversa da quella che avevano Ladybug e Chat noir.
Non capitava spesso che quei due facessero coppia per difendere Parigi, ma quando succedeva era un vero spettacolo.
Da come si muovevano si riusciva a capire al primo sguardo, quanto rispetto provassero l'uno per l'altro.
Un rispetto, che era stato quasi immediato tra i due.
Nessuna rivalità, nessun litigio.
Né all'inizio della loro collaborazione, né dopo.
Un rapporto alla pari, nonostante la minore esperienza di Viperion.
Ogni collaborazione era ben bilanciata.
Un'eleganza e un'armonia, che possono rivaleggiare solo con quelle di un Pas De Deux.
Non era raro, vederli andarsene insieme tra i tetti di Parigi.
Si allontanavano dalla scena per passare del tempo insieme, prima di tornare alle loro vite.
A Parigi tutti volevano sapere, anche se nessuno avrebbe mai chiesto, tutti erano più che convinti, che quei due sapessero le rispettive identità segrete.
Solo questo poteva spiegare la loro complicità. Il loro modo di muoversi l'uno accanto all'altro, ben diverso dal modo in cui Chat Noir e Ladybug avevano tra di loro.
La loro probabilmente era molto più che una semplice amicizia.
0 notes
rainbowsparrowstories · 4 years ago
Text
Tumblr media
6 notes · View notes
rainbowsparrowstories · 4 years ago
Text
Tumblr media
Black out Tuesday!
1 note · View note
rainbowsparrowstories · 4 years ago
Text
Storia realizzata per il primo giorno del @lukadrien-june
Day 1. Supernatural (ispirata alla Curse AU di lunian)
______________________________________________________________
Wattpad  |  Archive of Our Own  | EFP Fanfiction  |  FanFiction.net
______________________________________________________________
Cursed
Era passato un anno ormai dalla maledizione.
All'inizio avevano tentato di  spezzarla, ma dopo infiniti tentativi del tutto inutili, avevano semplicemente imparato a conviverci.
Si erano trasferiti in un appartamento tutto loro, perchè solo tra di loro riuscivano veramente a capire cosa significasse vivere quella maledizione.
Non dovevano nascondersi a causa delle improvvise e incontrollabili trasformazioni, o dei comportamenti animaleschi che li perseguitavano anche quando il loro corpo appariva quello di un normale essere umano.
Avevano ormai conquistato una nuova quotidianità, che era solo loro.
Le sere passate sul divano a guardare la tv. Adrien con la testa sopra le sue gambe addormentato, che fa le fusa mentre lui gli passa le dita tra i capelli.
La notte quando il sonno era più profondo e le trasformazioni erano più difficili da controllare, le loro code si intrecciavano. La  sua da serpente e quella di Adrien da gatto.
L'inverno, quando la temperatura era troppo fredda per lui e si rifugiava tra le braccia calde e accoglienti di Adrien.
L'estate, quando si sdraiavano sul parquet, sotto la finestra per riscaldarsi sotto i raggi caldi del sole. Le dita intrecciate, mentre facevano progetti per le vacanze.
Nonostante le loro profonde diversità, erano sempre riusciti a capirsi in un modo in cui gli altri non potevano.
In un modo in cui nessun altro avrebbe mai potuto.
La maledizione era arrivata dopo, ma era stata  determinante per l'evoluzione del loro rapporto.
Adesso c'era anche questo loro segreto ad unirli.
Da una forte amicizia, il loro legame era mutato in qualcosa di più. Si era fatto più forte.
Si capivano perfettamente ed erano l'uno il supporto dell'altro, e lo sarebbero stati per sempre.
2 notes · View notes
rainbowsparrowstories · 4 years ago
Text
Prompt preso dal gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart
Prompt: A un'influenza così forte da provocargli deliri e allucinazioni.
B se ne prende cura nonostante A chiami ripetutamente un vecchio amore durante il delirio.
______________________________________________________________
Wattpad  |  Archive of Our Own  |  EFP Fanfiction  |  FanFiction.net
______________________________________________________________
Odasaku
"Sfortunatamente la ferita si è infettata! È già stato medicato, ma la febbre non è ancora scesa. Dobbiamo aspettare!"
Chuya si sentiva colpevole, se fosse stato un po' più attento durante la missione, tutto questo non sarebbe successo.
Si era distratto un solo istante, uno solo! E tanto era bastato affinché riuscissero a ferire Dazai.
Se non si fosse distratto, Dazai non si sarebbe frapposto tra lui e l'uomo che stava tentando di sparargli.
Avrebbe fatto la stessa cosa per lui, ed era certo Dazai lo sapesse, ma questo non lo aiutava a sentirsi meno colpevole.
Si prendevano cura l'uno dell'altro. Sempre!
Questa situazione non avrebbe fatto eccezione.
Prese una bacinella e la riempì di acqua fredda, poi prese anche delle spugne.
La cosa più importante adesso era fa scendere la febbre!
Appena toccò la pelle di Dazai, con la pezza bagnata, il ragazzo sussultò. Il suo voltò si irrigidì per un attimo, prima di rilassarsi di nuovo.
Continuava ad agitarsi, in quel sonno indotto dalla febbre.
In quello stato sembrava così fragile Dazai, dimostrava realmente l'età che aveva.
La vita lì aveva costretti a crescere in fretta, ad assumersi delle responsabilità, ad affrontare delle esperienze, che altri adolescenti fortunatamente, non potevano nemmeno immaginare.
"Odasa... Odasaku..."
Non era la prima volta che Chuya lo sentiva pronunciare quel nome.
"Odasaku... No... Odasaku..."
Dazai continuava a chiamarlo, ma non sarebbe mai più tornato.
Era morto!
Era morto tra le sue braccia.
Lo aveva già sentito pronunciare quel nome, nel sonno.
Lo chiamava. Lo supplicava.
Si girava senza posa nel letto, per poi svegliarsi piangendo.
Al risveglio Chuya era sempre lì per consolarlo, ma non chiedeva mai, anche se sapeva e lo stesso faceva Dazai con i suoi incubi.
Tutti loro avevano incubi, nessuno escluso.
Ma nessuno ne avrebbe mai parlato!
Era così che funzionava lì nella Port Mafia.
Si veniva svegliati dai propri incubi, i più anziani di loro, non davano alcun segno della cosa, i più giovani invece ancora si svegliavano piangendo.
Affrontavi il problema da te, con i tuoi mezzi, oppure se eri fortunato, nel letto insieme a te, c'era chi avrebbe potuto aiutarti a sostenere il peso di quell'esperienza ormai così familiare.
Un'esperienza estremamente intima!
Non era permesso condividere quel dolore con altri. Un incubo equivale a debolezza, e la debolezza lì non era ammessa.
Chuya sentiva Dazai chiamare quel nome continuamente, ma non glielo avrebbe mai detto.
Sapeva quanto Dazai avesse amato Odasaku e in fondo al cuore, sperava con tutto sé stesso, che il suo amore non si fosse esaurito con la sua morte.
Sperava che un po' di quell'amore fosse rimasto e che fosse per lui.
Non voleva solo condividere solamente il letto la notte, voleva qualcosa di più.
Ma lui non era arrivato alla comprensione di Dazai che aveva raggiunto Odasaku.
Dazai per lui era ancora un mistero da svelare e rimanendo accanto a lui, sperava di poterlo capire.
0 notes
rainbowsparrowstories · 4 years ago
Text
Prompt preso dal gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart
Prompt : Nonostante B lo avesse avvertito del pericolo, quel testone di A continua a fare quello che stava facendo e si fa male.
B lo medica teneramente, nascondendo tutto tra un rimprovero e l'altro!
______________________________________________________________
Wattpad  |  Archive of Our Own   |  EFP Fanfiction  |  FanFiction.net
______________________________________________________________
Vicino a me
"Achille! Per favore, scendi da quell'albero!" la voce di Patroclo, suonava rassegnata.
"Achille! Ti prego! Scendi! Finirai solo col farti male... " un sospiro rassegnato gli sfuggì dalle labbra.
"Io ti ho avvertito, poi fai come vuoi..."
A quel puntò si lasciò l'albero alle spalle e rientrò nella loro tenda.
Amava Achille, ma la sua testardaggine a volte era troppa anche per la sua pazienza.
Se quel giorno si era svegliato con la voglia di rompersi l'osso del collo, non era affare suo.
Lo aveva avvertito, più di quello non poteva fare...
Stava risistemando la tenda, quando udì il suono di un ramo spezzato, seguito da quello di un tonfo.
Non era né sorpreso, né divertito, era invece piuttosto alterato.
Ci voleva molto per superare i limiti della sua pazienza, ma Achille con la sua testa dura, poteva alle volte tirare fuori il peggio di lui.
Uscì dalla tenda, con in volto un'espressione che comunicava un silenzioso "Te l'avevo detto!", stava giusto per comunicarglielo a parole, quando lo ritrovò a terra con lo sguardo confuso, che si teneva un braccio sanguinante stretto al petto.
Non sembrava particolarmente dolorante, ma se ne rimaneva lì fermo immobile sdraiato per terra, a fissare imbronciato i rami da cui era appena caduto.
Un piccolo gruppo di soldati si era radunato per vedere cosa fosse successo.
Patroclo sospirò, e si fece largo tra le persone che si erano radunate.
"Che cosa ti avevo detto?"
Achille aveva la faccia di chi sa di aver torto, ma non ammetterà mai di essersi sbagliato.
Posò lo sguardo su di lui, rimanendo in silenzio.
"Alzati! Vieni alla tenda che ti medico la ferita!"
Patroclo gli porse una mano, per aiutarlo ad alzarsi, ma l'altro la ignorò e si alzò da solo.
Lo seguì alla tenda senza proferire parola e si mise seduto, vicino a Patroclo, che nel frattempo stava radunando, tutto l'occorrente per medicarlo.
"Te lo avevo detto, ma tu devi sempre fare di testa tua... Come faccia una persona intelligente come te ad essere anche tanto stupida è un mistero... Ti saresti potuto fare veramente male... Cosa ti dice la testa io veramente non lo so..."
Continuava a borbottare senza posa, mentre esaminava il taglio sul braccio dell'altro.
Sangue scuro, sul suo muscolo abbronzato.
Fortunatamente non era niente di troppo serio. Il taglio non era molto profondo, ma avrebbe dovuto rimuovere alcune schegge di legno che erano rimaste incastrate.
Non era sicuramente la ferita peggiore che gli avesse dovuto medicare, dopo tutti quegli anni di guerra, ma era sicuramente la più evitabile.
Il suo corpo abbronzato era marchiato da una miriade di strisce chiare più o meno sottili, a seconda dell'entità della ferita. Questa sarebbe diventata una di quelle tantissime strisce, nulla di più.
Il biondo teneva la testa china, era intento ad osservare le dita agili del più grande che lavoravano sul taglio.
Era sempre stato più bravo di lui in quello!
Quello che lui, con le sue mani, distruggeva, Patroclo era in grado con le sue di ripararlo, di guarirlo.
Era qualcosa che aveva sempre ammirato di lui!
La pazienza e la delicatezza con cui medicava tutti i soldati di ritorno da uno scontro.
Il modo che aveva di rincuorare e tranquillizzare tutti coloro che lo circondavano.
Alzò di poco lo sguardo, per vedere l'espressione concentrata dell'altro, mentre lavorava sulla sua pelle.
Gli occhi scuri e fissi, che seguivano le mani agili e ferme. Non un attimo di esitazione, né un gesto precipitoso.
Era delicato e cercava in tutti i modi di non fargli provare dolore, anche se una ferita del genere non riusciva più a provocargli alcuna sensazione.
Spesso si chiedeva perché Patroclo fosse ancora lì, perché gli rimanesse accanto.
Lui e la sua testardaggine.
Così tanto testardo da esaurire anche la pazienza infinita di Patroclo.
Una stretta al braccio lo distrasse dai suoi pensieri, Patroclo stava finendo di aggiustare una benda sulla ferita appena curata.
Appena fu soddisfatto del suo lavoro, alzo il viso, per osservarlo, la sua espressione si fece più dolce.
Con una mano gli accarezzò una guancia, spostandogli il volto nella sua direzione, per far sì che lo guardasse negli occhi.
Occhi scuri, che si scontravano con i suoi verdi. Nonostante tutti quegli anni, non avevano perso la dolcezza che li aveva sempre caratterizzati.
"Si può sapere cosa succede? È da quando ti sei svegliato che sei così cupo!"
Il suo sguardo si era fatto più apprensivo.
"Niente! Volevo solo fare un po' di esercizio, tutto qui..."
Patroclo alzò un sopracciglio. Quella era solo l'ultima scusa che si andava ad aggiungere ad una lista piuttosto lunga, che in quei giorni stava continuando ad ampliarsi.
"Certo... E dovevi farlo proprio arrampicandoti sull'unico albero, che non avrebbe potuto sostenere il tuo peso, mi pare ovvio... Non mi prendere in giro, so perfettamente che non mi stai dicendo la verità!"
Il suo sguardo si fece più deciso, tanto da costringerlo ad abbassare il proprio, non potendo più sostenere quegli occhi fissi nei propri.
Ci volle molto tempo prima che riuscisse a mormorare.
"Quell'albero non ricorda anche a te quello sul quale ci arrampicavamo sempre sul Monte Pelio?"
Le dita di Patroclo si intrecciarono alle sue, una presa salda e decisa, incoraggiante.
"Sono qui! Puoi parlarmi di qualsiasi cosa!"
In quel momento si spezzò.
"Non riesco a dare un senso a tutto quello che stiamo vivendo, siamo qui da anni ormai e niente di tutto quello che succede pare avere una ragione!
Siamo qui per colpa mia, per il mio stupido orgoglio ferito per la mia testardaggine, a rischiare ogni giorno la vita, per una causa stupida. Ti ho trascinato in tutto questo, tu non meriti tutto questo. Vorrei solo tornare indietro, alla nostra vita di prima! Mi manca veramente!
Come fai a starmi ancora accanto? Perché lo fai? Non importa quello che faccia o dica, tu rimani sempre qui al mio fianco! Perché?"
Una singola lacrima sfuggì al suo controllo e se l'asciugò rabbiosamente con la mano libera.
Dopo un attimo di smarrimento, Patroclo lo strinse in un abbraccio.
"Sei l'uomo più testardo e orgoglioso che sia mai esistito e spesso sei anche un'idiota impulsivo, ma questo non cambia per niente l'amore che provo verso di te!"
Sciolse l'abbraccio e gli prese il volto tra le mani. Gli occhi dolci fissi sui suoi.
"Sono qui accanto a te perché ti amo e questo non devi mai metterlo in dubbio! MAI!"
Lo baciò, come se fosse la cosa più preziosa al mondo, e per un attimo gli sembrò che tutti i loro problemi non esistessero. Gli sembrava di essere tornato un ragazzino, lontano dalla guerra. Felice insieme a Patroclo.
E un giorno quella guerra sarebbe finita e loro sarebbero tornati a vivere la loro vita, felici a Ftia.
Se lo erano promesso!
Non sarebbe morto lì!
In fin dei conti che cosa gli aveva mai fatto di male Ettore?
0 notes
rainbowsparrowstories · 4 years ago
Text
Storia realizzata per l' Anonymous H/C Speed-Filling Challenge, indetta sul gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart
Prompt: Personaggio A è gravemente ammalato (niente malattie mortali) e personaggio B lo assiste, anche se i due l'ultima volta che si erano visti, avevano aspramente litigato.
______________________________________________________________
Wattpad  |  Archive of Our Own  |  EFP Fanfiction  |  FanFiction.net
______________________________________________________________
Sono qui!
Il morso dei Nekker è fatale per gli umani, ma non per i Witcher.
Questo non sta però significare, che non abbia su di loro alcun effetto.
Di questo Geralt era ben conscio quando si ritrovò a combatterli, per salvare la vita di quell'uomo, che per un atto di pura gentilezza verso dei fratelli caduti si era attardato nel bosco, per dare degna sepoltura ai loro corpi senza vita.
Un atto di gentilezza, che gli sarebbe potuto costare la vita stessa se Geralt non fosse passato di lì in quel momento.
Un morso di un Nekker, può indurre uno Witcher in uno stato di delirio.
Ed era esattamente ad un delirio che pensò, quando improvvisamente sentì la voce di Jaskier parlargli.
Non riusciva a localizzare la voce, ma la sentiva chiaramente.
Dio quanto gli era mancata quella voce, era da un anno che non sentiva la voce di Jaskier. Dal loro litigio dopo la caccia al drago. Era stato crudele, lo sapeva. Aveva riversato tutte le sue frustrazioni su Jaskier. Lui non se lo meritava!
La sua voce continuava a parlargli lo implorava di rimanere sveglio, urlava a qualcuno di andare più veloce.
Lo accompagnava di allucinazione in allucinazione.
Ricordi, persone, luoghi, nessuna connessione, solo confusione.
Unica costante la voce di Jaskier!
Se prima poteva essere solo un dubbio, ora ne era sicuro. Jaskier non era solo un'altra allucinazione, era lì accanto a lui.
Avvertiva le sue mani che si stringevano intorno alla ferita lasciata dal morso del Nekker. Le sue mani così piccole e delicate che tremavano nel tentativo di medicare la ferita.
Talvolta picchiettava gentilmente sul suo viso con il dorso delle dita per tenerlo sveglio.
Jaskier parlava di tutto ciò che gli veniva in mente, la voce veloce e tremante, ogni tanto inciampava in un singhiozzo mal trattenuto.
Stava piangendo.
Con tutte le forze che riuscì a trovare Geralt lo chiamò, tra un respiro e l'altro, la voce debole.
Jaskier gli strinse una mano tra le sue.
"Sono qui!"
La sua voce suonava così dolce in quel momento.
Geralt gli restituì la stretta in una risposta silenziosa.
"Sono qui!"
0 notes
rainbowsparrowstories · 5 years ago
Text
La tigre non è morta!
La lotta continuava.
Il Lord, voleva di nuovo Marianna con se, ma lei non lo ascoltava, era completamente presa da Sandokan. Finalmente aveva ritrovato il suo amore. Intorno a lei, non c'era niente... non vedeva la lotta che infuriava.
Non sentiva il rombo dei cannoni, il rumore degli spari e le grida degli uomini.
Niente di niente.
Solo il suo Sandokan, che le si era buttato tra le braccia, piangendo.
Lui, una tigre indomabile, che non aveva mai pianto, che non era mai crollato, si era sciolto in un lungo e silenzioso pianto, singhiozzando sommessamente e sussurrando qualcosa, che però lei non riusciva a comprendere.
Continuava a stringerlo a se con forza e dolcezza.
La paura di perdersi di nuovo era troppa per entrambi.
Gli accarezzava dolcemente il volto e gli asciugava le lacrime. Non voleva fermare quel pianto. In fin dei conti, ne aveva bisogno. Tutti hanno bisogno di piangere e liberarsi, ogni tanto!
L'unica cosa che non riusciva a capire, pur provando, era quel suo sussurrare tormentato. Non riusciva ad afferrarne il significato.
Si fece più vicina, e accostò l'orecchio al suo volto, cercando di concentrarsi il più possibile, nel caos che li circondava. "La tigre è morta! È morta per sempre!" Continuava a sussurrare ininterrottamente, come fosse un mantra.
Inizialmente rimase scossa da quelle parole. Poi ci pensò su e alla fine, attirando la sua attenzione, facendo appello a tutto il suo autocontrollo, lo guardò negli occhi e iniziò a parlargli dolcemente.
"La tigre non se n'è andata proprio da nessuna parte, ti assicuro che è ancora qui! Diciamo, che sta solo... dormendo! Si riveglierà ne sono sicura!"
Lui la guardò stupito. Quelle parole gli donarono una nuova forza.
La sua amata Perla, così bella e dolce, ma allo stesso tempo così caratterialmente forte, da sostenere entrambi in un momento così delicato.
Si alzò asciugandosi le lacrime, gli pareva di essersi risvegliato da un sogno.
Ritornò quindi consapevole, di cosa stesse accadendo intorno a loro, quel piccolo nascondiglio in cui si trovavano, non avrebbe svolto la sua funzione ancora per molto. La prese tra le braccia e corse via lontano da quel caos infernale, fino a raggiungere un luogo sicuro, e semi nascosto.
La lasciò andare, e le mise un'arma in mano. Un fucile. Raccolto mentre scappavano. "So che hai sempre desiderato stringerne uno in mano! Quale migliore occasione se non questa! Qualsiasi cosa succeda, sono sicura saprai difenderti!"
Stava per correre via, quando Marianna lo attirò a se per baciarlo. Fu un bacio veloce, avrebbero avuto il tempo per scambiarsene ancora molti in futuro, ne erano più che certi entrambi. Prima che lui se ne andasse si scambiarono uno sguardo. Lui le regalò un sorriso, tanto bello, quanto inquietante. Era sì, pieno di gioia e di amore, ma si vedeva anche qualcosa di bellico, folle ed euforico. Marianna non si spaventò, si trovavano nel bel mezzo di un conflitto, in fin dei conti. Ricambiò lo sguardo, sorridendo " Vedi di ritornare, io sarò qui ad aspettarti!"
La sua Perla, così dolce e allo stesso tempo incredibilmente forte.
Solo allora si separarono, con la piena consapevolezza, che sarebbe stato solo un breve distacco.
Sandokan, si buttò nella lotta. Combatteva, ma non più come la Tigre della Malesia, che era stato fino a poco prima, ma come un uomo nuovo, un uomo innamorato, che protegge a tutti i costi il suo amore.
La lotta fu lunga, ma vinserò. Torno ad abbracciare Marianna, ancora lì, con il fucile in mano e un sorriso fiero.
La amava e glielo dimostrò per molti anni.
Visserò insieme, felici per molto tempo.
Ma come aveva detto lei, anni prima, la Tigre della Malesia si era solo assopita, e al suo risveglio, una nuova avventura lo attendeva.
0 notes