Tumgik
Ciao,
Adesso di anni ne ho 23.
Ho concluso la mia carriera universitaria al meglio, questi anni sono stati belli e semplici.
Sono riuscita a laurearmi in tempo, non mi è pesato il mio percorso di studi e ti dirò di più.. cara professoressa A.. Ho trovato un bellissimo lavoro, un lavoro di quelli che tu avresti definito “importante”.. e che sinceramente, se vogliamo fare i classisti così com’eri tu, migliore del tuo.
Ieri sera, parlando della scuola mi è tornato in mente tutto lo schifo che hai fatto, il dolore che mi hai fatto provare, ormai circa una decina di anni fa.
Mi fa sorridere come, mi abbiano segnata le tue violenze psicologiche ma nonostante ciò, io sia stata più “grande” dei tuoi abusi di potere.
Ho raggiunto così tanti successi che tu nemmeno puoi immaginarlo, ho una vita serena. Sarà questa forse la mia vittoria?
Vorrei incontrarti ancora, questo sì.
Tu non eri felice vero?
Si notava, si notava dalla cattiveria che avevi dentro..
Mi dispiace tanto aver fatto quella tua cattiveria, “un po’ mia”. Mi hai incattivita forse, e devo lavorare su me stessa.
Però, cara professoressa. Io vorrei incontrarti, e provo a cercarti, vorrei guardarti in faccia e dirti tutto. Io sono una ragazza adulta ormai, soddisfatta della propria vita e dei propri successi.
Nessuno mi ha mai regalato nulla sai? Ma nessuno, oltre te, ha mai cercato di sabotarmi così tanto. Io sono la mia rivincita, le palle che ho tirato fuori nella vita lo sono, i miei obiettivi perseguiti sempre a testa alta in egual modo.
E tu? Cosa stai combinando?
Io ti immagino triste e sola, inacidita con il mondo che ti circonda.
Io me lo ricordo, la vita era stata dura con te, ti aveva tolto l’uomo che amavi, sempre che tu lo amassi.. ma questo non sono io a giudicarlo. Un ingiustizia però, è oggettivo che tu l’abbia subita.
Ma questo, ti giustifica? Puoi tu far soffrire una bambina solo perché la vita è stata dura con te? No.. non puoi. Io credo che davanti al dolore hai 2 possibilità.. tu hai scelto la più facile,la rabbia verso il prossimo, ed io ero il tuo mezzo di sfogo evidentemente. La seconda possibilità sarebbe stata troppo difficile per una persona acerba come te, l’amore, la crescita personale e una mano tesa verso gli altri sarebbero stati davvero troppo.
Vorrei guardarti negli occhi, in quegli occhi che ormai saranno vecchi e stanchi e dirti “ti sei resa conto di ciò che hai fatto?” Perché ho questo pensiero, io credo che tu nemmeno te ne sia resa conto.
Il voto più alto preso con te era 6 - - - - quando studiavo benissimo, non sapevo nemmeno potesse esistere il 6 con 4 meno. Dopo di te, la luce. Ho capito e scoperto le mie potenzialità, sono stata circondata da professori e persone che mi hanno aiutata ad ampliare le mie abilità, ho capito che il talento, la predisposizione, non bastano se non incontri qualcuno in grado di metterti in mano gli strumenti giusti. Ed io ho avuto la fortuna di incontrare persone competenti che mi hanno aiutata in questo.
Credo che, sia un po’ tua la colpa del perché io oggi mi ritengo “fortunata” e non mi do troppo merito dei successi raggiunti.
Mi hai fatto credere di valere meno di zero, hai ucciso la mia dignità proprio nel periodo della formazione, nel periodo della crescita vera e propria.
Sei stata un’emerita merda umana.
Io oggi, ho un lavoro importante, soddisfazioni nella vita e tante cose belle. Nonostante il trauma subito da te.
E tu? Cara professoressa, sempre che tu sia ancora in questo mondo,combatti ancora con la tua ira?
Ecco come una donna mi rovinò l'adolescenza,anzi la vita.
Mi presento,sono Chiara ho 13 anni (quasi 14) e frequento la terza media.. NON SONO AUTOLESIONISTA,NON SONO BIPOLARE,PER LE PERSONE SONO QUELLA RAGAZZA CHE PORTA UN PO’ D'ALLEGRIA,QUELLA CHE DA OTTIMI CONSIGLI,QUELLA PAZZA PER IL SUO AMATO SPORT,IL NUOTO,PER LORO SONO QUELLA CON IL BEL FISICO, CHE VESTE ALLA MODA. ORA VI RACCONTO COME SONO REALMENTE E PER RACCONTARVELO TORNIAMO INDIETRO NEL TEMPO,PIÚ O MENO A GENNAIO DELL'ANNO SCORSO,FACEVO SECONDA MEDIA… Iniziai a sentirmi a disagio nella mia classe,mi sentivo isolata.. Allora andai nel bagno della scuola dove incontrai una mia amica di un'altra classe iniziammo a parlare,lei era li per lo stesso motivo… Chiamammo le nostre mamme ed insieme andammo dal preside,stavo male. troppo.. Il preside non mi cambiò di classe e nei giorni successivi mi sentivo sempre male a scuola,un giorno iniziai a piangere e andai all'ingresso dalle bidelle e c'era un mio prof che per calmarmi gridava,avevo le conbulsioni. Il giorno dopo a scuola la mia prof di lettere chiese a tutti le cose che facevo a loro… Dissero tutti cose cattive che io non avevo mai fatto oppure dicevano solo quello che facevo io e non loro.. Lei mi obbligò a fare un tema dove dovevo scrivere cosa facevo agli altri,lei mi fece scrivere biglietti di scuse a tutti,lei,lei mi faceva credere di essere un mostro,ero forte fino a quel momento,non crollavo mai… Ora soffro.. La mia nuova prof di lettere è una persona stupenda.. Ho deciso di raccontarli in un tema quello che mi ha fatto quella donna,anzi quel mostro,non ero una bulla,ero una BAMBINA FRAGILE. La mia nuova prof dice che dal mio atteggiamento faccio capire che è come se volessi spaccare il mondo,allora l'ho raccontato nel tema,non so perchè ma lei mi ispira fiducia.. Da quel gennaio 2013 non credo più in me stessa e quasi ogni sera piango. Quel mostro dovrebbe pagare tutto ciò che mi ha fatto con il dolore che mi ha fatto provare,che provo ora e che proverò tutta la vita.. Perchè la ferita si chiude,ma la cicatrice resterà per sempre.. Comunque,prof .. Nel mio atteggiamento aggressivo in cui vede la voglia di spaccare il mondo,c'è anche la paura,il terrore che il mondo spacchi me. Sono cresciuta . Spero che quel mostro leggerá tutto ciò.
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Quando vi lasciate fatelo con un inchino.
Demolire non è il solo modo di uscire da un posto per tornare a vedere il cielo, non serve abbattere il tetto un tempo riparo.
Quando andate via lasciate intatte le pareti perché resti un perimetro al vuoto e uscite dalle porte delle parole misurate.
La rabbia urlatela al vento che non sia tempesta che travolge chi non ci appartiene più un tempo passione.
Che non sia mormorio che male dice e uccide.
Non raccontatevi che non è stato niente.
Non negate il grano raccolto copioso a lungo su cui ora scende il tramonto.
Lasciatevi con gratitudine.
Con mesta tristezza.
Con gli occhi umidi e con la dignità degli umani che sanno che nulla finisce dentro rimane tutto.
(Manuela Toto)
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Pubblico nuovamente un pensiero in merito a questa storia, adesso che di anni ne ho ben 20.
Cosa penso di ciò? Bene, incominciamo.
Il mio vuol essere un “documentare” una sofferenza nel corso della vita.
Possiamo iniziare dicendo che il mio pensiero rispetto ai 18 anni non è variato molto, reputo ancora quella persona un “mostro” e ho ancora quella voglia matta di trovarla per gridarle in faccia il mio dolore. Ma oltre ciò, vorrei anche dirle una cosa.. in quella classe di bulletti (che lei tanto difendeva affossando così me, la vittima, perché di vittima si tratta) SONO L’UNICA AD ANDARE ALL’UNIVERSITÀ, in un corso a numero chiuso con test d’ingresso passato al primo colpo. Quindi adesso facciamo nomi e cognomi. Cara professoressa A. Quasi, ovunque tu sia, ti sei sbagliata. O forse, la mia fortuna è stata la tua pensione e quell’ultimo anno senza te, mi hai mortificata, fatta piangere, fatta sentire una nullità. Adesso ho un sogno, laurearmi il prima possibile, trovarti solo per sbatterti in faccia la mia laurea, brutta stronza che non sei altro. Incredibile come a distanza di anni io riesca ancora a provare dolore e disprezzo per te, mi hai OBBLIGATA A SCRIVERE LETTERE DI SCUSE AI MIEI BULLI anziché tutelarmi, tu eri l’istituzione, tu non dovevi e non potevi attuare quel terrorismo psicologico nei miei confronti. Ricordo una volta in cui avevo una paura matta di entrare in aula per prendere la mia roba perché là vi eri tu.
Adesso ho vent’anni, una carriera universitaria più che buona, e sono una bella persona.
Come ti immagino? Sola e triste. E questo già mi basta. Ti odio, con tutto il mio cuore per il male che mi hai fatto perché questa ferita, anche se negli anni è guarita, ogni tanto riemerge e la causa sei tu.
SCUOLA vista COME ISTITUZIONE CHE TUTELA
—> BULLSHIT
Ecco come una donna mi rovinò l'adolescenza,anzi la vita.
Mi presento,sono Chiara ho 13 anni (quasi 14) e frequento la terza media.. NON SONO AUTOLESIONISTA,NON SONO BIPOLARE,PER LE PERSONE SONO QUELLA RAGAZZA CHE PORTA UN PO’ D'ALLEGRIA,QUELLA CHE DA OTTIMI CONSIGLI,QUELLA PAZZA PER IL SUO AMATO SPORT,IL NUOTO,PER LORO SONO QUELLA CON IL BEL FISICO, CHE VESTE ALLA MODA. ORA VI RACCONTO COME SONO REALMENTE E PER RACCONTARVELO TORNIAMO INDIETRO NEL TEMPO,PIÚ O MENO A GENNAIO DELL'ANNO SCORSO,FACEVO SECONDA MEDIA… Iniziai a sentirmi a disagio nella mia classe,mi sentivo isolata.. Allora andai nel bagno della scuola dove incontrai una mia amica di un'altra classe iniziammo a parlare,lei era li per lo stesso motivo… Chiamammo le nostre mamme ed insieme andammo dal preside,stavo male. troppo.. Il preside non mi cambiò di classe e nei giorni successivi mi sentivo sempre male a scuola,un giorno iniziai a piangere e andai all'ingresso dalle bidelle e c'era un mio prof che per calmarmi gridava,avevo le conbulsioni. Il giorno dopo a scuola la mia prof di lettere chiese a tutti le cose che facevo a loro… Dissero tutti cose cattive che io non avevo mai fatto oppure dicevano solo quello che facevo io e non loro.. Lei mi obbligò a fare un tema dove dovevo scrivere cosa facevo agli altri,lei mi fece scrivere biglietti di scuse a tutti,lei,lei mi faceva credere di essere un mostro,ero forte fino a quel momento,non crollavo mai… Ora soffro.. La mia nuova prof di lettere è una persona stupenda.. Ho deciso di raccontarli in un tema quello che mi ha fatto quella donna,anzi quel mostro,non ero una bulla,ero una BAMBINA FRAGILE. La mia nuova prof dice che dal mio atteggiamento faccio capire che è come se volessi spaccare il mondo,allora l'ho raccontato nel tema,non so perchè ma lei mi ispira fiducia.. Da quel gennaio 2013 non credo più in me stessa e quasi ogni sera piango. Quel mostro dovrebbe pagare tutto ciò che mi ha fatto con il dolore che mi ha fatto provare,che provo ora e che proverò tutta la vita.. Perchè la ferita si chiude,ma la cicatrice resterà per sempre.. Comunque,prof .. Nel mio atteggiamento aggressivo in cui vede la voglia di spaccare il mondo,c'è anche la paura,il terrore che il mondo spacchi me. Sono cresciuta . Spero che quel mostro leggerá tutto ciò.
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“Posso giurare di aver sentito per un attimo il mio cuore spezzarsi. È una strana sensazione, ti si spezza il fiato per un attimo, poi senti un vuoto perforarti lo stomaco.”
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Il mio primo amore.
Prima di lui pensavo che ogni storiella e fidanzamento da adolescenti fosse “il primo amore”,invece no. Invece, il mio primo,grande ed immenso amore è stato lui.
Tutto così di fretta,tutto così spensierato e bello,talmente bello che mesi e anni passarono velocemente.
Cavolo, se penso a quell’amore... a quanto era in grado di scombussolarmi il cuore e sorreggermi quando cadevo.. così bello da togliermi il fiato ogni volta che lo baciavo.
Penso che, quando ai tuoi 18 anni vivi una storia così, questa storia non può che segnarti per sempre. Io adesso sono fidanzata e lo amo da morire, di un amore più maturo, un amore diverso.
E se penso al mio primo amore?
Beh, avete presente un dolore che parte dal torace e scende al fianco, come una fitta, come se mancasse il fiato. Il fatto che lui mi odia mi fa ancora più male.
Come può odiarmi dopo così tanto bene? Dopo che ogni volta che aveva bisogno, nonostante tutto io provavo ad esserci. Penso che il primo amore sia tanto bello quanto stronzo. Ti insegna per la prima volta a fare i conti con la mancanza, con una presenza che si dissuade e ti lascia sola. Dicono che il primo amore lo portiamo dentro tutta la vita .. spero di no.
Spero di svegliarmi un giorno e non provare più tristezza nell’averlo perso, spero di svegliarmi e non provare più gelosia nel vederlo con altre. Sapete, il primo amore ti rende così tanto fragile che ti costringe a scappare alle prime difficoltà, perché non si è abituati a lottare. E poi, quando subentrano altre persone diventa tutto un circolo vizioso, dal quale non si può uscire. È così. Così strano, come strano è vedere la cattiveria in chi una volta ti amava più della sua stessa vita e tu non puoi che domandarti “ma cavolo, è colpa mia?” È deludente. Non auguro a nessuno di sentirsi odiato da chi prima lo amava, assomiglia quasi ad un fallimento.
Il primo amore è questo, e secondo me, ormai va solo archiviato.
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Era tanto che non leggevo i post pubblicati sul mio profilo Tumblr e ancora maggiore è il tempo passato dall’ultima pubblicazione.
Sono cresciuta cavolo, mi rendo conto che cose che anni fa mi sembravano l’inferno, cose lancinanti per la me bambina, ora, sembrano futili. Cose per cui la me bambina ha pianto notti intere e si è disperata, ora non hanno più importanza. Persone che credevo indispensabili, senza le quali pensavo di non poter vivere, eppure, sono ancora viva.
Ma sono sicura che non sia fattore di età, ovvio, crescendo le priorità cambiano ma penso sia più il tempo trascorso, le esperienze accumulate che ci hanno fatti crescere e ci hanno fatto capire cosa davvero importa. Riflettendo sulla me di adesso mi accorgo di avere solo una “soglia del dolore morale” più alta di quella che aveva la me bambina. Cavolo se mi sarebbe piaciuto dare qualche consiglio alla bambina che ero.. Le avrei detto di non disperare, che il tempo passa e ogni cosa brutta va al suo posto, le avrei detto di non piangere per un innamoramento estivo quando poi da grande manderai a puttane anni di fidanzamento, le avrei detto tante cose, anche di non rinunciare alle feste di compleanno e alle domeniche libere per uno sport che poi abbandonerà per oziare, o forse la convincerei a non abbandonarlo. Adesso voglio immaginarmi davanti ad uno specchio, questo specchio però riflette l’immagine di me bambina. Il corpo è cambiato, il modo di vestire e di portare i capelli anche. La me bambina non sa che il modo di portare i capelli è cambiato dopo che ho chiuso con la mia prima vera relazione seria e duratura. Non lo immagina nemmeno, perché? Perché per la me bambina era un dispiacere enorme anche solo un mezzo rifiuto. Ancora non sapeva di quanti rifiuti e quanti due di picche avrebbe dato un futuro solamente per noia.
Ora guardo lei, la me bambina, vorrei che fosse lei a darmi dei consigli. Lei che ragionava di cuore e sapeva sempre la strada giusta per seguirlo. Lei sfrontata, sfacciata, arrogante e incazzata. Lei che piccola forse non lo è stata mai. Vorrei incrociare il suo sguardo, il suo sguardo più arrabbiato, vorrei dirle che se ogni tanto andrà male a scuola fa niente, perché poi entrerà subito all’università al primo colpo al primo test d’ingresso.
Vorrei dirle di stare lontano da tutti i ragazzi, che quello giusto arriverà verso fine superiori. Che la prima volta non sarà come nei film e che la storia finirà per colpa proprio della me bambina, che si innamorerà della propria libertà dimenticandosi dell’amore che provava. Le dirò anche che poi si fidanzerà ancora, ma avrà sempre un piccolo rimpianto, ma questa è la storia di me adesso.
Io spero che in questo riflesso, la me bambina possa vedere la donna che voleva diventare, spero che possa riconoscere la sua stessa rabbia, tenacia e sfrontatezza. Spero che possa guardare con ammirazione e fierezza.
Ma se potessi, vorrei che mi insegnasse ancora ad usare per bene il cuore, perché quando la ne bambina è sparita, il cuore è stato sovrastato dal cervello e quindi, vorrei ritrovarmi, ritrovare ogni lato di me. Me bambina, me adulta. Semplicemente me.
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”Paura di te, delle nostre notti passate a passeggiare a vanvera per Roma, sai?, mi sembra che certe piazze e certe strade le abbiamo viste solo noi, non le ho più trovate. Mi hai portato in ristoranti sofisticati, ma dal Cinese ti sei fatto coraggio e m’hai baciato. Due giorno dopo ho provato a lasciarti: “Non funziona”, ti sei piantato sotto casa mia, hai pianto, hai detto “Aggiustiamola” e ci abbiamo provato. A insegnarmi come si tiene e si lascia tenere una mano ce n’è voluto, io bravissima a scansare, mi prendevi la mano, indicavi un’insegna e dicevi “tienimela fino a lì, manca poco”. Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia. Abbiamo noleggiato cento film, non ne abbiamo seguito uno, abbiamo smesso di camuffare i nostri difetti, la discesa del mio naso, la tua altezza, i tuoi capelli arrabbiati, i miei più arrabbiati dei tuoi, il tuo ginocchio, la cicatrice che ho vicino all’orecchio, “bella questa malformazione” hai detto passandoci il dito sopra ed era come se la disegnassi tu in quel momento, ti ho detto “allora è una benformazione”. Abbiamo costruito un vocabolario nostro, di parole minuscole ed esagerate, di progetti fatti, un figlio coi capelli inevitabilmente arrabbiati e i denti a perle, tu gli insegni a guidare la macchina ma io gli dico di andare piano, io gli scrivo le favole ma tu gli spieghi come si sogna.”
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“Hai mai visto due che non sanno come amarsi, ma si amano come pazzi?”
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“Ci sono storie che durano anni e in questi anni magari ci si innamora e disamora. Alcuni smettono di amarsi, ma rimangono comunque insieme. Altri decidono di lasciarsi, ma per farlo hanno bisogno di tempo. Prima cercano di capire se sono veramente sicuri, o se è solo una crisi passeggera. Se poi alla fine si convincono che è veramente finita, devono comunque trovare il modo di farlo, trovare le giuste parole per lenire il dolore. Ci sono persone che su questo punto possono anche perdere mesi, a volte addirittura anni. C'è anche chi ci ha perso una vita e quel passo non l'ha mai fatto. Molti non riescono a lasciare, semplicemente perché non sanno dove andare, oppure perché non riescono a sopportare l'idea di essere responsabili del dolore dell'altro. Un dolore intenso, che può provare solo qualcuno con il quale abbiamo vissuto in intimità. Si ha la convinzione che un dolore improvviso sia troppo forte e faccia maggior danno di un dolore più piccolo, ma dosato giorno dopo giorno. Questi rapporti vanno avanti anche se chi sta per essere lasciato lo ha già capito. Perché preferisce far finta di niente. Quando nessuno dei due in grado di affrontare la situazione, il meccanismo si inceppa. Entrambi sono sopraffatti dalla propria incapacità e da quella dell'altro. Allora, prendono tempo. Perdono tempo. Sfiniscono il tempo. La persona che sta per essere lasciata quasi sempre diventa più affettuosa, più gentile, più consenziente; non capisce che in questo modo peggiora la situazione, perché qualsiasi persona troppo accondiscendente perde fascino. Più si ritarda, più la vittima diventa debole. C'è anche che rimanda nella speranza che l'altro faccia un passo falso, un errore, manifesti anche solo una piccola debolezza per potersi aggrappare a quella e usarla come scusa per non sentirsi carnefice. A volte anche quando non ci si ama più e ci si rende la vita impossibile a vicenda si continua ad essere gelosi. E non ci si lascia solo per impedire ad altri di avvicinarsi. Sono tanti motivi per cui si resta insieme. Magari in una storia di cinque anni si è stati innamorati e ci siamo amati solamente per due, o tre, o quattro. Per questo la qualità di una storia non può essere misurata dalla durata. Non conta il quanto, ma il come.”
— Fabio volo, Il tempo che vorrei
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“Che tu possa essere libera, ovunque sceglierai di andare. All’università, in discoteca, a Bogotà. Che tu possa camminare a testa alta, qualsiasi persona sceglierai di amare. Un uomo, una donna, solo ed esclusivamente te stessa. Ti auguro la spensieratezza dei 20 anni e la crisi dei 30, poiché entrambe ti aiuteranno a capire quello che vuoi dalla vita. (O forse no, ma va bene lo stesso.) Ti auguro un amore che ti faccia piangere, a patto che in futuro ti insegni a scegliere solo amori che ti facciano sorridere. Ti auguro un’amica fidata, un insegnante che creda in te, una famiglia disposta a combattere al tuo fianco. (O di essere talmente forte, da farcela anche da sola.) Che tu possa sentirti bella, esattamente come desideri. In blue jeans, in minigonna o con il chador. In un corpo – bianco, nero, giallo, arcobaleno – che ti faccia sentire a casa, senza dare (troppa) importanza ai canoni della tivù. Che tu possa decidere cosa fare del tuo futuro: se studiare, lavorare, sposarti o avere figli. (O tutte insieme.) Che nessuno possa importi un amore, una professione, un orologio per la tua fertilità. Che tu possa fare l’amore senza sentirti sporca o fuori posto. Che tu possa fare l’amore sempre e solo se e quando tu ne abbia voglia. Ti auguro la tenacia di un panzer e la delicatezza di un fiore. Ti auguro animo puro e solidarietà verso le altre donne. Una mano pronta a tendersi, un cervello che vada per la sua strada, un cuore lontano dalla mediocrità. Che tu possa imparare a fregartene dei giudizi, qualsiasi bocca li pronunci. Perché sei nata con il diritto di essere la donna che sei. Perché come ha scritto qualcuno “quello che sei, dove vai, ciò che vuoi, lo sai soltanto tu“. Che le ferite collezionate non ti facciano male al punto di ucciderti, ma che ti diano la forza per ricominciare. Che tu possa rinascere dal dolore, dal vuoto, dall’oblio. Ti auguro di essere libera come l’aria, coraggiosa come il vento, impavida come un’onda nell’oceano. Ti auguro di non tradirti, accontentarti, arrenderti o annegarti. Mai. Ti auguro un sogno, un pugno di (bei) libri ed il diritto all’infanzia, alla salute e alla vita.
Che tu possa essere più forte di ogni violenza ed orrore.”
— noncontofinoadieci.com
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Sicuramente vi porterà a letto, lui ci sa fare.
Vi manderà qualche messaggio “carino” e voi gli crederete; potrete toccargli il petto, ma non il cuore, quello resterà sempre mio. Lo è sempre stato.
Sono stata le litigate furiose, i ritorni a casa senza parlarsi, ma poi la pace.
Lui mi mandava al diavolo ogni giorno, ma poi tornava sempre a riprendermi.
Quando vi vedrà vi abbraccerà e probabilmente vi dirà che siete belle, che siete roba sua;
quando invece vedrà me fingerà di non conoscermi, ma mi guarderà male lo stesso per il vestito che indosso, ma non dirà niente.
Nonostante tutto io sono sempre casa sua, mente voi siete soltanto una camera d'albergo.
Giulia Ghironi. - (via @queitaglisuipolsisporchi )
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“Sì, perchè la bellezza dei vent’anni è proprio questa: poter non dare retta a chi pretende di spiegarti l’avvenire, e poi il lavoro e poi l’amore” -Enzo Jannacci
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“Io quest'anno spero di sbagliare, di prendere un paio di porte in faccia, di sentirmi dire per l'ennesima volta “te l'avevo detto” e cadere una volta dopo l'altra. Perché vorrà dire che starò vivendo a pieno la mia vita, che farò un paio di pazzie e non avrò paura di rischiare. Perché forse sono già un po’ fuori dell'adolescenza ma non abbastanza da non potermi sentire ogni tanto un poco più piccola. Vorrà dire che mi starò prendendo la briga di vivere a pieno una buona vita priva di monotonia e piena di dubbi. E io non voglio stare ferma un attimo di più ne perdermi più nulla. Voglio rischiare di piangere una volta in più per il sapore dell'adrenalina mentre sto facendo qualcosa che non dovrei fare, e scendere di notte quando piove solo perché mi va. Voglio viaggiare anche se sto a casa e non aver paura di parlare più di quanto dovrei. E non mi aspetto nulla di più di quanto già non ho avuto, da nessun altro che non sia me.”
— Sorrisicollaterali
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“Non ti penso più, non mi manchi più eppure ti sogno spesso. È come se una parte di me non voglia lasciarti andare, mai.”
— Gliocchivelatiilcuorechebatte
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“Dicono che è perché sono una donna che non posso camminare da sola la notte per strada. Sono una donna e mi dicono sempre di fare attenzione a dove vado e con chi esco. Dicono che sono una donna, per questo non posso mangiare troppo o troppo poco e vestirmi come mi pare. Gonna corta: Puttana. Lunga: Me la tiro. E non posso dire “No” perché non può non piacermi una persona e quindi rifiutarla. Sono una donna, affermano, se lavoro devo fare il doppio per avere lo stesso stipendio di un mio collega. Sono una donna, continuano, e non posso non avere relazioni serie perché è immorale, non posso andare tranquillamente in discoteca e la laurea me la compro con due servizi al professore. Sono una donna dicevo, ed ho una dignità, un pensiero e un’ideale. Sono una donna, sono libera e sono mia. Ho una vita, avrò un lavoro e una casa dignitosa. Sarò assunta per i miei meriti, per ciò che so e che ho studiato. Sono una donna e se me ne vado in giro con un vestito corto il problema è del tuo autocontrollo e della tua sconsideratezza, non mio. Sono una donna e se dico di “No” tu togli le mani altrimenti te le trovi in manette. Sono una donna e valgo, sia se ho un uomo accanto o meno. Non è lui che mi sfama, che ha né il diritto nè il dovere di proteggermi o dettare leggi sulla mia vita. Sono una donna e cammino a testa alta sperando che un giorno i miei diritti siano gli stessi degli uomini e i miei comportamenti siano valutati allo stesso modo dalla società e da chi mi sta intorno. Sono una donna e voglio che quelle che verranno dopo di me non siano giudicate se non per qualcosa che hanno scelto di essere”
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“… certo, né una donna può obbligare un uomo, né un uomo una donna a rispondere a un amore che non si senta più. Ma allora bisogna avere la franchezza di dirlo: «Io non ti amo più».”
— Luigi Pirandello, Sogno (ma forse no), 1928-29 (L’Uomo in frak)
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